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Villa delle Peschiere

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Villa di Tobia Pallavicino detta delle Peschiere, Genova 04
Villa di Tobia Pallavicino detta delle Peschiere, Genova 04

La villa Pallavicino delle Peschiere è situata a Genova in via San Bartolomeo degli Armeni 5, nella zona di Manin, in un luogo che, nel momento in cui la villa fu edificata, si trovava all'esterno delle mura. Costruita intorno al 1560 per il patrizio genovese Tobia Pallavicino come villa suburbana, nel Seicento fu inclusa all'interno della cerchia delle Mura Nuove e, in seguito all'espansione ottocentesca, oggi si trova nel centro della città. La villa fu costruita intorno al 1560 dal ricco patrizio genovese Tobia Pallavicino, commerciante in allume, come soggiorno suburbano in posizione elevata sulla città, in una zona che - nel Cinquecento - si trovava all'esterno delle mura. Nello stesso periodo della costruzione della villa, Tobia Pallavicino commissionava anche il suo palazzo di città nella costruenda Strada Nuova, oggi via Garibaldi, meglio conosciuto come Palazzo Carrega Cataldi. I disegni della villa sono attribuiti a Galeazzo Alessi, a cominciare da Raffaele Soprani, sebbene già questi avesse manifestato alcuni dubbi sulla paternità progettuale, in particolare riguardo ad "alcune riforme e alcune aggiunte" di cui presume l'intervento di Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco, l'architetto del coevo palazzo di città. La villa subì qualche adattamento a carattere utilitario e un generale restauro prima del 1846. Il vasto parco fu tagliato dall'apertura di via Peschiera nella seconda metà dell'Ottocento. Tra gli ospiti di Villa delle Peschiere vi fu Charles Dickens, che lasciò testimonianza scritta del paesaggio di Genova e della spianata dell'Acquasola dal parco della villa. I Savoia nella Villa nascosero la Sacra Sindone quando i francesi avevano minacciato la conquista di Torino . Villa delle Peschiere segna una maturazione rispetto a villa Giustiniani Cambiaso (Albaro), la prima opera sicura dell'Alessi a Genova. Il progetto alessiano di Villa delle Peschiere risolve il rapporto con il giardino per mezzo di due ingressi di uguale importanza da entrambi il lati, realizzando un'organica continuità nello sviluppo dei vani centrali e nel rapporto con la scala. La facciata sud è più riccamente decorata, con una composizione geometrica e un sontuoso impianto decorativo a lesene ioniche e corinzie, con cornicione e balaustra. Gli ordini architettonici furono proiettati nel paesaggio del parco, con una serie di terrazzamenti scenografici e una serie di serliane che accompagna il visitatore in un crescendo trionfale, dal basso verso l'alto, dalla città alla villa. I motivi a stucco delle logge e il bagno esagonale, alquanto di moda nelle ville genovesi dell'epoca, furono realizzati da Marcello Sparzo, allievo del Castello. La ricca decorazione pittorica al piano nobile, quasi completamente conservata, è attribuita al Semino, con alcuni interventi di Luca Cambiaso, al quale si attribuisce il ciclo pittorico a tema mitologico di alcune sale laterali. Il giardino, di cui rimane memoria nei disegni di Martin-Pierre Gauthier, è oggi tagliato nella parte bassa da via Peschiera. Originariamente, il parco era ricco di apparati scenografici ed effetti prospettici, che modellavano l'immagine del giardino a terrazze digradanti, e di cui rimangono ancora il prospetto a serliana e la grotta artificiale, decorata con mosaici polimaterici e con cariatidi negli stipiti. Intorno alla villa, rimane ancora una zona pianeggante a giardino, che conserva in mezzo alla vasca una statua di Gian Giacomo Vansoldo. Catalogo delle Ville Genovesi, Italia Nostra, Genova 1967, p. 100-117. Federico Alizeri, Guida Artistica della Città di Genova, Genova 1846, p. 486. Raffaele Soprani, Le Vite de pittori scoltori et architetti genovesi, Genova, 1674 Riccardo Luccardini, La Circonvallazione a Monte. Genova. Storia dell'espansione urbana dell'Ottocento, Genova, SAGEP, 2012, p. 52. Martin-Pierre Gauthier, Les plus beaux edifices de la ville de Genes, Paris, 1832, II, tav. 1-6. Charles Dickens, Pictures from Italy, Paris 1846, p. 37. Guida d'Italia Liguria, Touring Club Italiano, 2009,p. 181. Ville di Genova Castelletto Spianata dell'Acquasola Galeazzo Alessi Wikiquote contiene citazioni di o su Villa delle Peschiere Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa delle Peschiere

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Villa delle Peschiere
Via San Bartolomeo degli Armeni, Genova Castelletto

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16122 Genova, Castelletto
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Villa di Tobia Pallavicino detta delle Peschiere, Genova 04
Villa di Tobia Pallavicino detta delle Peschiere, Genova 04
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Luoghi vicini

Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni
Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni

La chiesa di San Bartolomeo degli Armeni è un edificio religioso del quartiere Castelletto di Genova in piazza San Bartolomeo degli Armeni. La chiesa fu fondata nel 1308 da alcuni monaci basiliani provenienti dalla Montagna Nera (Armenia meridionale), invasa dai Turchi. Dell'edificio originario, probabilmente a pianta centrale, è rimasta la parte absidale, con la cupola e la cappella sinistra della testata; quella di destra, dedicata a san Pantaleo, fu distrutta nel 1883, quando fu costruito un edificio di civile abitazione che chiude la chiesa da due lati (facciata e fianco destro) nascondendone le strutture esterne, delle quali emerge soltanto il campanile. Il tempio venne notevolmente trasformato nel 1595, quando fu allungato, aggiungendo all'abside un'ampia navata unica, che risulta molto più alta della costruzione primitiva; passato nel 1650 ai barnabiti, che la officiano tuttora, fu nuovamente ristrutturato nel 1775. La storia della chiesa è strettamente legata alle vicende della reliquia del "Santo Volto di Edessa" o Mandylion: un lino dipinto a tempera raffigurante il Cristo, che il doge di Genova Leonardo Montaldo ricevette dall'imperatore di Costantinopoli e donò ai monaci dl San Bartolomeo nel 1388. Inserito in una preziosa cornice in filigrana d'oro e d'argento - capolavoro dell'oreficeria bizantina - viene esposto durante la settimana successiva alla domenica di Pentecoste. Il lino è chiamato “santo mandillo” a Genova, ma la sua originalità è ancora fonte di discussione tra gli studiosi. Ricco il corredo decorativo, in gran parte legato alla sacra reliquia. Tra gli affreschi: Gesù consegna ad Anania le sue impronte, di Giovanni Battista Paggi (XVI secolo) sulla volta del vestibolo; Storie del Santo Sudario di Orazio De Ferrari, G.B. Paggi e Giulio Benso nella controfacciata e sulla parete laterale destra; notevolissimo, sulla volta, il Martirio di San Bartolomeo di Lazzaro Tavarone (1596). Tra i quadri spiccano un'Annunciazione di G.B. Paggi, il Miracolo del cieco di Gerico di Orazio De Ferrari e il ritratto del Beato Alessandro Sauli di Giacomo Boni (1745). Sull'altare maggiore, il trittico di Turino Vanni (1415) con Madonna e santi e Storie di san Bartolomeo nella predella; alle pareti del presbiterio, Resurrezione (1559) e Ascensione (1561), tavole di Luca Cambiaso, e Angeli di Domenico Piola. Da segnalare ancora due crocifissi, quello ligneo di Anton Maria Maragliano e il grande Crocifisso ligneo barocco dell'abside attribuito a Giovanni Battista Bissoni. Alla chiesa primitiva appartengono gli affreschi quattrocenteschi posti nel vestibolo della sagrestia, con Storie della Passione, Crocifissione, Evangelisti e Dottori della Chiesa. Nella chiesa inoltre è custodita la reliquia del piede di san Bartolomeo. Nadia Pazzini Paglieri, Rinangelo Paglieri, Chiese in Liguria, Genova, Sagep Editrice, 1990, ISBN 88-7058-361-9. Genova Arcidiocesi di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Bartolomeo degli Armeni Approfondimenti sulla chiesa, su irolli.it.

Chiesa di Santo Spirito (Genova)
Chiesa di Santo Spirito (Genova)

La chiesa di Santo Spirito era una chiesa di Genova, ora soppressa, situata nel quartiere di San Vincenzo. Nella via San Vincenzo, oltre all'omonima chiesa, esisteva un tempo anche quella di Santo Spirito, pertanto la strada ancora nel XVII secolo era detta talora contrada di San Vincenzo e talora contrada di Santo Spirito. Le prime notizie della chiesa di Santo Spirito risalgono al 1157. Trovandosi nella zona suburbana di levante, dove i Fieschi avevano diverse proprietà, nel Medioevo la sua storia fu legata a quella di questa famiglia. In seguito fu officiata dalle monache clarisse sino al 1579, quindi dai padri somaschi che la tennero sino alla chiusura, che ebbe luogo con la soppressione napoleonica del 1798. Da allora l'edificio mutò varie destinazioni d'uso, tra cui si ricorda quella di ospitare al suo interno l'asilo Tollot. Fu poi sede dell'istituto tecnico commerciale "Ugolino Vivaldi", scuola parificata. Attualmente (2016) ospita un negozio di oggettistica. La chiesa, oggi corrispondente al civico n. 53 di via San Vincenzo, nella sua ultima veste seicentesca, era ad una navata, con sei cappelle laterali in sfondato e due nella parte presbiteriale. Tra i principali mecenati ci fu Agostino Pinelli Luciani (doge di Genova nel biennio 1609-1611) che fece costruire la cappella di San Giovanni Battista. Al suo interno restano, nonostante l'aula a navata unica sia stata soppalcata, alcuni bassorilievi marmorei delle cappelle ed affreschi seicenteschi, di parti delle volte e nelle stanze interne del convento. Nel XIX secolo, quando già la chiesa non era più operante, l'altare, le statue ed i marmi furono trasferiti nella chiesa di Nostra Signora della Neve di Bolzaneto. Attualmente sono in corso restauri per la parte del chiostro seicentesco.