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Tombelle

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Italy provincial location map 2016
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Tombelle (Tonbèłe in veneto) è una frazione divisa tra i comuni italiani di Saonara (provincia di Padova) e Vigonovo (città metropolitana di Venezia). Il paese si trova a nordovest di Vigonovo e a nord di Saonara, al centro di un'area compresa tra il canale Piovego a nord, il Brenta a est, il tronco dell'idrovia Padova-Venezia a sud e l'austostrada A13 a ovest. È tagliato in due dalla strada provinciale 17 che collega Padova alla Romea; lungo l'arteria si muove anche il confine comunale, per cui la zona a nord, più consistente, appartiene a Vigonovo e quella a sud a Saonara. La prima attestazione di Tombelle è contenuta in un documento del 1117, quando i figli del conte Rambaldo di Collalto vendettero all'abbazia di Sant'Ilario la corte di Porto, comprendente anche quindici masserie a Tenbelle e Sermada (l'attuale Sarmazza). Dal 1142 è citata Tembelle, forma rimasta in uso fino al tardo Ottocento quando si è imposta l'attuale. Considerando la prima variante, il toponimo potrebbe derivare da tempellum "tempietto, edicola", in riferimento all'antico capitello da cui si è originata l'attuale parrocchiale. Altrimenti, va collegato a tumbae, ad indicare dei dossi o dei terreni sopraelevati in una zona paludosa. La chiesa di Tombelle, intitolata alla Beata Vergine del Perpetuo Soccorso, fu fondata in concomitanza con il Santuario della Madonna della Misericordia di Terrassa Padovana (fine Quattrocento) e fu, come questo, gestita dai Canonici regolari di San Marco con sede nella chiesa di San Marco di Mantova. Inizialmente si trattava di una semplice chiesa campestre compresa nel territorio di Vigonovo, affiancata da una piccola cella monasteriale. Dopo la soppressione dell'ordine nel 1574, seguì le sorti della chiesa di San Marco di Mantova e passò ai Camaldolesi, cui successero i confratelli di San Michele in Isola nel 1778. Nel 1809, durante le soppressioni napoleoniche, non fu sconsacrata, ma divenne curazia sussidiaria della parrocchia di Vigonovo, pur godendo di un proprio beneficio e del completo esercizio della cura delle anime. Nel 1942, infine, fu istituita la parrocchia di Tombelle scorporandone il territorio da Camin, Villatora e Vigonovo. Chiesa e campanile furono restaurati all'inizio del XX secolo ma, a causa dell'aumento demografico, si provvedette a una completa ricostruzione. Progetta dall'architetto Antonio Ponti, fu ultimata nel 1947 e consacrata nel 1952. All'interno è esposta la tela con San Benedetto che consegna la Regola ai principi della terra (tra questi san Romualdo, fondatore dei Camaldolesi), opera secentesca di Carlo Ridolfi. Si localizza a ponente del centro, lungo via Vigonovese e in comune di Saonara. Nel 1743 il terreno su cui insiste il complesso era proprietà del canonicato di San Daniele e dato a livello al patrizio Pietro Zambelli. Nei sommarioni di epoca napoleonica Matteo Zambelli risulta proprietario di una «casa di Villeggiatura» eretta sullo stesso lotto; l'area limitrofa era invece di Matilde Priuli Zambelli in Folco che, successivamente, diventa intestataria di tutti i beni della zona. Quanto alla storia architettonica, si ritiene che l'impianto della villa sia di origine settecentesca, cui si sono aggiunti vari ampliamenti nel corso dell'Ottocento. Infatti, se all'inizio del secolo è citata la sola casa padronale, negli anni successivi compaiono anche una «casa da fattor» e il giardino, mentre nel più tardo catasto italiano si osserva un ampliamento verso est, che ha connesso tra loro la villa e un'adiacenza rustica. L'edificio si sviluppa su due livelli, con l'asse centrale sottolineato dalla portafinestra archivoltata al piano nobile, affacciata su un terrazzino in pietra novecentesco. Il portale d'ingresso, così come le finestre laterali, è architravato. Il partito centrale è coronato da un timpano triangolare con oculo al centro. Gli interni sono organizzati secondo il tipico schema veneziano con salone centrale passante, stanze ai lati e scala a due rampe. Al piano terra, sotto la travatura del salone, sussistano i resti di un affresco a racemi.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Tombelle (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Tombelle
Osakajo Shimbashi Bridge, Osaka Chuo

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Osakajo Shimbashi Bridge
540-8510 Osaka, Chuo
Osaka Prefecture, Japan
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osaka-johall.com

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Italy provincial location map 2016
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Luoghi vicini

Villatora
Villatora

Villatora (Viłatora in veneto) è una frazione del comune italiano di Saonara, in provincia di Padova. Sorge a nordovest di Saonara, oltre il tronco dell'idrovia Padova-Venezia. Negli ultimi anni ha subito un'importante crescita urbanistica, che l'ha resa contigua alla periferia est di Padova e a Tombelle. Villatora (prediale derivato dal personale romano Taurius) è citata per la prima volta in un documento del 1152. Allora era compresa nella corte di Sacco, a sua volta parte dei possedimenti del vescovo di Padova sin dall'897. Il paese fu in origine dipendenza della pieve di Sermazza (attuale Vigonovo), ma doveva essersi emancipato almeno dal 1171: in quell'anno è citata la chiesa dei Santi Simone e Giuda come bene dei canonici della cattedrale di Padova. Nelle varie visite pastorali l'edificio appare sempre in buono stato, benché nel 1756 il vescovo Carlo Rezzonico la reputasse insufficiente per il numero dei parrocchiani. Vent'anni dopo ne iniziò la riedificazione, conclusa nel 1780. Una nuova tornata di restauri si ebbe dagli anni 1871-72 e si concluse con la consacrazione del 6 dicembre 1919. All'interno, sulla parete destra della navata, è murato un bassorilievo raffigurante una Madonna col Bambino, di difficile datazione a causa della notevole consunzione (seconda metà del Seicento o prima metà del Settecento). Di fine Settecento sono i due angeli in marmo bianco ai lati dell'altare maggiore, scolpiti da Giuseppe Danieletti. Si colloca a fine Ottocento il dipinto raffigurante i santi titolari, firmato dal pittore Demetrio Alpago. Si trova lungo via Frassenedo, a sud del centro e della provinciale dei Vivai. Preceduta da un vasto giardino, si è evoluta da una casa colonica originaria della metà dell'Ottocento, rimaneggiata a più riprese nel secolo successivo. Sviluppata su due piani più sottotetto, gli interni sono organizzati secondo il tipico schema tripartito delle ville venete, con salone passante, quattro stanze ai lati e vano scala al centro del fianco destro. Le aperture sono molto semplici: architravate e prive di ornamenti, sono tuttavia risaltate dalle soglie aggettanti. Sopra la porta di ingresso si apre un terrazzino in ferro, a cui è rivolta una portafinestra per l'illuminazione del salone passante. I fori del sottotetto sono allineate a quelle dei piani inferiori, ma più piccole. Del complesso fa parte anche un annesso a solai ribassati. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villatora

Piovego
Piovego

Il canale Piòvego è un canale artificiale emissario del Bacchiglione, lungo 10,17 km; nei secoli passati fu un'importante via di comunicazione tra Padova e Venezia. Il nome deriva dal latino publicum, e indica quindi un canale pubblico utilizzato per la navigazione. Il Piovego si origina nella parte centro-settentrionale del centro storico di Padova, presso la conca di navigazione nota come porte Contarine. Qui il tronco Maestro, derivato dal Bacchiglione in località Bassanello, si riunisce al naviglio Interno, dopo che questo si era diramato di fronte alla Specola. Quasi rettilineo, scorre da ovest a est lambendo le mura settentrionali della città e le località Stanga e San Gregorio. Entrato in comune di Noventa Padovana, tocca Noventa stessa e la frazione Noventana. L'ultimo tratto segna il confine con Vigonovo, in provincia di Venezia. Si getta nel Brenta di fronte Stra. Sua prosecuzione è il Naviglio del Brenta, che si dirama dal Brenta proprio in corrispondenza della foce. Era pressoché parallelo al canale il percorso della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina, attiva tra il 1885 e il 1954 e gestita dalla Società delle Guidovie Centrali Venete (gruppo Società Veneta). Assieme al Piovego stesso, al Brenta e alla laguna Veneta dava origine a un caratteristico sistema integrato di trasporti. Il canale venne scavato nel 1209 dai padovani, sotto le volontà, l'egida e il controllo dei signori Da Carrara, forse nel periodo di ascesa e di maggiore potere politico sociale. Serviva per far defluire tutte le acque del nord-est della città, ma serviva per congiungere la città, al Brenta e quindi attraverso questo alla Laguna veneta e a Venezia che stava per ascendere alla summa Repubblica. Fino agli anni 80 si vedevano ancora i vecchi burci ormai sfondati, sul suo fondo, dalla strada che dalla stazione conduce in centro all'urbe di Padua, idronimo greco-indoeuropeo antichissimo, che deriva da palude, da cui Padus-Po, palude, palafitte e molte altre parole a loro collegate. Dalla più grande e lunga alluvione della storia, quella del 589, tutti i territori, senza manutenzione delle rive dei fiumi e lo scavo o meglio, il riscavo dei canali, quindi la signoria carrarese fu praticamente obbligata allo scavo pubblico, visto l'aumento della popolazione, dovuto all'aumento medio della temperatura, che prima del 1000 era molto umida e fredda. Sulle sue sponde, in località Portello venne creato un porto fluviale, arricchito durante la dominazione veneziana da una scenografica scalinata e dalla suggestiva edicola, presso cui i viaggiatori per Venezia potevano partecipare alla messa prima della partenza di mezzanotte. Il porto è ritratto in alcune vedute del Canaletto. Negli anni duemila il Piovego continua a essere percorso da imbarcazioni turistiche, seppure per fini esclusivamente turistici. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piovego

Chiesa di San Martino Vescovo (Saonara)
Chiesa di San Martino Vescovo (Saonara)

La chiesa di San Martino Vescovo è la parrocchiale di Saonara, in provincia e diocesi di Padova; fa parte del vicariato di Legnaro. La prima citazione di una chiesa a Saonara, filiale della pieve di Sant'Angelo, risale al 1130. Dalla relazione della visita pastorale del 1489 s'apprende che questa chiesa era ad un'unica navata. Il primitivo campanile, dotato di due campane, fu costruito probabilmente nel XVI secolo. Nella visita pastorale del 1669 il vescovo Gregorio Barbarigo disse che la chiesa era troppo piccola per soddisfare le esigenze della popolazione. L'attuale parrocchiale venne edificata nel 1750 per interessamento dell'allora parroco don Scaramella. Nel 1798 fu ricostruito il campanile. La chiesa fu più volte restaurata nel XIX secolo e consacrata l'8 maggio 1915 dal vescovo di Padova Luigi Pellizzo. Nel 2009 l'edificio è stato oggetto di un intervento di restauro. Opere di pregio presenti all'interno della chiesa sono un'acquasantiera, scolpita nel 1598 da maestranze venete per volere di Alessandro Tasca, una pala raffigurante San Martino che dona parte del mantello al povero, dipinta da Vincenzo Granzotto nel 1860, e due tele del Vicari, realizzate anch'esse nel 1860. L'altare maggiore è impreziosito da due statue di angeli opera del Bonazza e, così come gli altari laterali, era un tempo collocato nella chiesa di Sant'Agostino di Padova. Parrocchie della diocesi di Padova Diocesi di Padova Saonara Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Chiesa di San Martino Vescovo Chiesa di San Martino Vescovo, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Museo Rossimoda della calzatura
Museo Rossimoda della calzatura

Il Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi si trova nella villa padronale del complesso architettonico seicentesco Villa Foscarini Rossi a Stra lungo la Riviera del Brenta in provincia di Venezia. Il museo si occupa di calzature e storia del costume e raccoglie una collezione di oltre 1700 modelli di calzature femminili di lusso, prodotte dal calzaturificio omonimo in collaborazione con case di alta moda. Il Museo nasce nel 1993 per volontà di Luigino Rossi, fondatore del calzaturificio Rossimoda che produce calzature femminili di lusso. Nato in origine per documentare la storia imprenditoriale dell'azienda, ha poi assunto un ruolo più ampio di documentazione sulla tradizione calzaturiera tipica della Riviera del Brenta, oltre a raccogliere esemplari di calzature antiche della tradizione veneta e di altre provenienze geografiche. Dal 2003 il museo è stato acquisito dal gruppo finanziario del lusso LVMH assieme all'azienda. Il Museo della Calzatura è uno dei partner che contribuiscono al progetto di biblioteca digitale Europeana Fashion, per il quale ha fornito 12.000 immagini digitalizzate provenienti dal suo archivio che a partire dal marzo 2015 saranno accessibili in linea. Il museo è uno dei pochi musei italiani dedicati alle calzature. È recensito nei repertori di musei aziendali e considerato rilevante nella sua specificità. Esso conserva più di 1700 modelli, la maggioranza dei quali testimonia la collaborazione dell'impresa con stilisti di tutto il mondo. In uno spazio espositivo di circa 700 metri quadri, distribuito su due piani in saloni seicenteschi, sono conservati i prototipi delle collaborazioni dell'azienda con case di moda internazionali, da Dior a Yves Saint Laurent, da Givenchy a Ungaro, a Fendi, Christian Lacroix, Pucci, Calvin Klein, Porsche e altre. Sono esposti pezzi rappresentativi della storia aziendale, del periodo storico e del contesto sociale o perché notevoli dal punto di vista tecnico ed artigianale. Al piano terra è rappresentato il minimalismo di designer americani come Donna Karan, Marc by Marc Jacobs e Porsche, mentre al piano superiore sono visibili i prodotti di designer mediterranei come Emilio Pucci, Yves Saint Laurent, Givenchy, Dior, Roger Vivier, Fendi, Lacroix, Céline e Kenzo, aventi più spazio data la longevità delle loro collaborazioni con l'azienda. Ai modelli di calzature si aggiungono stampe, schizzi e sculture della collezione privata d'arte di Luigino Rossi: gli originali schizzi di Christian Lacroix e Karl Lagerfeld, le riproduzioni delle stampe di Andy Warhol, e le cartes de vœux di Yves Saint Laurent. Turismo industriale in Italia, Milano, TCI, 2008, ISBN 9788836546336. Loghi d'Italia. Storie dell'arte di eccellere, catalogo di mostra, Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo, Roma, 21 novembre 2008 - 25 gennaio 2009. Francesco Calzolaio (a cura di), Stanze dell'ecomuseo della laguna di Venezia. Musei della cultura materiale, delle produzioni e del territorio, Venezia, Editgraf, 2006. Rosa Chiesa, Ilaria Danieli, Scarpe! I modelli che hanno fatto la storia della moda, Rizzoli, 2010, ISBN 8817041238. Marco Montemaggi, Fabio Severino, Heritage marketing. La storia dell'impresa italiana come vantaggio competitivo, FrancoAngeli, 2007, ISBN 8846487095. Monica Amari, I musei delle aziende: la cultura della tecnica tra arte e storia, Milano, FrancoAngeli, 2001, ISBN 8846432738. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi Sito ufficiale, su museodellacalzatura.it.

Villa Foscarini Rossi
Villa Foscarini Rossi

Villa Foscarini, Negrelli, Rossi è una villa veneta situata a Stra in provincia di Venezia, lungo la Riviera del Brenta. È sede del museo Rossimoda della calzatura. Villa Foscarini Rossi viene costruita tra il 1617 ed il 1635 su un probabile progetto di Francesco Contini. Fu dimora, un secolo dopo, di Marco Foscarini, uno degli ultimi Dogi della Repubblica di Venezia; e successivamente delle famiglie Negrelli e Rossi, da cui prende il nome. Il 24 giugno 1995, in occasione dell'anniversario dei cinquant'anni dell'azienda Rossimoda S.p.a., la struttura è diventata, su iniziativa di Luigino Rossi ospite di tale struttura, il museo Rossimoda della calzatura. L'esposizione raccoglie alcuni prototipi di calzature prodotte dall'azienda Rossimoda S.p.a., e altri campioni regalati dai diversi brand, o collezionati da Luigino Rossi. Il percorso, strutturato sui diversi piani dell'edificio secentesco, guida il visitatore attraverso diverse sale del palazzo allestite in modo tale da mostrare un excursus della produzione calzaturiera delle diverse case di moda per le quali l'azienda ha realizzato i prodotti, tra cui Dior, Christian Lacroix, Pucci, Fendi, Yves Saint Laurent, Marc by Marc Jacobs e Kenzo. Touring Club Italiano, Guida Touring - Musei d'Italia 2000, 1999 Biblioteca dell'Immagine, Le Ville Venete, 2018 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Foscarini Rossi Sito ufficiale Villa Foscarini Rossi, su villafoscarini.it.

Villa Pisani (Stra)
Villa Pisani (Stra)

Villa Pisani, detta anche la Nazionale, è uno dei più celebri esempi di villa veneta sulla Riviera del Brenta; sorge a Stra, in provincia di Venezia, e si affaccia sul Naviglio del Brenta. È oggi sede di un museo nazionale, che conserva opere d'arte e arredi del Settecento e dell'Ottocento. La villa comprende 168 stanze e copre una superficie di 15.000 metri quadrati. Sin dal Cinquecento le famiglie più nobili di Venezia scelsero le rive del fiume Brenta per insediarvi le loro ville. All'inizio, quest'ultime erano legate all'attività agricola e poi, invece, ridisegnate per assecondare la dilagante “smania della villeggiatura” descritta anche da Carlo Goldoni nelle sue commedie. Le sponde del fiume, una volta contenuto il problema delle piene che poteva recare danni disastrosi, offrivano ai veneziani una campagna facilmente raggiungibile e coltivabile, ed anche una via d'acqua per i commerci con Padova. Questo binomio determinò nel tempo il formarsi di uno dei paesaggi storici veneti più caratterizzati da importanti ville con giardini, barchesse e broli. Tra Seicento e Settecento i proprietari di queste si sfidavano per dare enfasi e sfarzo alle ville, ormai viste come la scenografia per le molte feste che vi si tenevano nella bella stagione. L'importanza e la fama della Riviera crebbero sia in Italia che in Europa come possono dimostrarlo gli scritti di Padre Vincenzo Coronelli pubblicati nel 1709, di Johann Cristopher Volkamer del 1714 e poi, alla metà del secolo dei Lumi, di Giovanni Francesco Costa. I primi due testi trasportano a Stra la prima villa di proprietà della stessa famiglia Pisani detta di Santo Stefano.