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Saonara

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Chiesa di San Martino (Saonara) 01
Chiesa di San Martino (Saonara) 01

Saonara è un comune italiano di 10 455 abitanti della provincia di Padova in Veneto, situato ad est del capoluogo.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Saonara (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Saonara
Via Vittorio Emanuele II,

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35020
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Chiesa di San Martino (Saonara) 01
Chiesa di San Martino (Saonara) 01
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Luoghi vicini

Chiesa di San Martino Vescovo (Saonara)
Chiesa di San Martino Vescovo (Saonara)

La chiesa di San Martino Vescovo è la parrocchiale di Saonara, in provincia e diocesi di Padova; fa parte del vicariato di Legnaro. La prima citazione di una chiesa a Saonara, filiale della pieve di Sant'Angelo, risale al 1130. Dalla relazione della visita pastorale del 1489 s'apprende che questa chiesa era ad un'unica navata. Il primitivo campanile, dotato di due campane, fu costruito probabilmente nel XVI secolo. Nella visita pastorale del 1669 il vescovo Gregorio Barbarigo disse che la chiesa era troppo piccola per soddisfare le esigenze della popolazione. L'attuale parrocchiale venne edificata nel 1750 per interessamento dell'allora parroco don Scaramella. Nel 1798 fu ricostruito il campanile. La chiesa fu più volte restaurata nel XIX secolo e consacrata l'8 maggio 1915 dal vescovo di Padova Luigi Pellizzo. Nel 2009 l'edificio è stato oggetto di un intervento di restauro. Opere di pregio presenti all'interno della chiesa sono un'acquasantiera, scolpita nel 1598 da maestranze venete per volere di Alessandro Tasca, una pala raffigurante San Martino che dona parte del mantello al povero, dipinta da Vincenzo Granzotto nel 1860, e due tele del Vicari, realizzate anch'esse nel 1860. L'altare maggiore è impreziosito da due statue di angeli opera del Bonazza e, così come gli altari laterali, era un tempo collocato nella chiesa di Sant'Agostino di Padova. Parrocchie della diocesi di Padova Diocesi di Padova Saonara Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Chiesa di San Martino Vescovo Chiesa di San Martino Vescovo, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Villa Valmarana (Saonara)
Villa Valmarana (Saonara)

Villa Cittadella Vigodarzere, Valmarana è una villa veneta di Saonara, in provincia di Padova. Si trova a sudest del centro, in località Caovilla, lungo la direttrice per Sant'Angelo di Piove di Sacco. Fu costruita all'inizio del XIX secolo dal nobile Antonio Vigodarzere, singolare figura di possidente e mecenate, con lo scopo di poter dare da lavorare alla popolazione locale stremata da una grave carestia. La progettazione del parco fu affidata al celebre Giuseppe Jappelli, mettendo a disposizione diciassette ettari di campagna. Morto nel 1835, al Vigodarzere successe il nipote e figlio adottivo Andrea Cittadella Vigodarzere, che concluse l'opera nel 1838. Da questi passò al figlio Gino, alla nipote Pia e al nipote di questa Ludovico Valmarana, l'attuale proprietario. Durante la seconda guerra mondiale il complesso fu occupato da soldati tedeschi e inglesi che danneggiarono gli interni del palazzo e soprattutto il parco e le sue architetture. Dopo il conflitto fu gradualmente risistemato, con lavori che si sono protratti sino ai giorni nostri. La casa padronale è un imponente volume a pianta rettangolare e a sviluppo longitudinale, rivolto verso il parco a base ellittica. L'edificio si sviluppa su due piani più soffitte, poggianti su uno zoccolo, ed è coronato dal tetto a quattro falde. La facciata si caratterizza per la lunga serie di luci architravate su tutti i livelli. Il partito centrale presenta tre aperture ravvicinate, che al piano nobile sono tre portefinestre affacciate su un terrazzo. Gli interni sono costituiti da una serie di ambienti in successione. Di particolare interesse la sala da pranzo, arredata con i mobili originali e decorata dagli affreschi di Michele Fanoli sul soffitto e da alcune tele di Chiara e Dario Varotari raffiguranti membri delle famiglie Cittadella e Vigodarzere. Degli edifici annessi va citato l'oratorio neoclassico, progettato da Angelo Sacchetti. Localizzato fuori dai limiti del parco, è un volume cilindrico introdotto da un pronao con quattro colonne ioniche e timpano triangolare; è affiancato da due edicole con monofora. All'interno si trova la tomba di Antonio Vigodarzere, ornata da un bassorilievo di Rinaldo Rinaldi, e statue di Aristide Petrilli e Pasquale Rizzoli, nonché una Madonna di Giovanni Ferrari. Nel parco si trova il complesso della grotta e della cappella dei Templari, legato ai rituali della massoneria di cui Antonio Vigodarzere fece parte. La caverna, gravemente danneggiata negli anni della guerra, ospitava la grande statua di Bafometto, anch'essa distrutta durante il conflitto. Da essa si può passare alla cappella, costruita in stile neogotico-normanno recuperando i resti della chiesa di Sant'Agostino di Padova, demolita ai primi dell'Ottocento; in essa si riconoscono la "stanza del Giuramento" e i "sepolcri dei Templari". Il parco, in cui sono collocate diverse statue a tema mitologico, ha subito dei rimaneggiamenti rispetto all'originale disegno di Jappelli. Presenta, tra l'altro, un lago con una vasta isola cui si accede attraverso due ponti. Villa Cittadella Vigodarzere, Valmarana (PDF), su irvv.regione.veneto.it, IRVV. URL consultato il 1º ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2019). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Valmarana

Villatora
Villatora

Villatora (Viłatora in veneto) è una frazione del comune italiano di Saonara, in provincia di Padova. Sorge a nordovest di Saonara, oltre il tronco dell'idrovia Padova-Venezia. Negli ultimi anni ha subito un'importante crescita urbanistica, che l'ha resa contigua alla periferia est di Padova e a Tombelle. Villatora (prediale derivato dal personale romano Taurius) è citata per la prima volta in un documento del 1152. Allora era compresa nella corte di Sacco, a sua volta parte dei possedimenti del vescovo di Padova sin dall'897. Il paese fu in origine dipendenza della pieve di Sermazza (attuale Vigonovo), ma doveva essersi emancipato almeno dal 1171: in quell'anno è citata la chiesa dei Santi Simone e Giuda come bene dei canonici della cattedrale di Padova. Nelle varie visite pastorali l'edificio appare sempre in buono stato, benché nel 1756 il vescovo Carlo Rezzonico la reputasse insufficiente per il numero dei parrocchiani. Vent'anni dopo ne iniziò la riedificazione, conclusa nel 1780. Una nuova tornata di restauri si ebbe dagli anni 1871-72 e si concluse con la consacrazione del 6 dicembre 1919. All'interno, sulla parete destra della navata, è murato un bassorilievo raffigurante una Madonna col Bambino, di difficile datazione a causa della notevole consunzione (seconda metà del Seicento o prima metà del Settecento). Di fine Settecento sono i due angeli in marmo bianco ai lati dell'altare maggiore, scolpiti da Giuseppe Danieletti. Si colloca a fine Ottocento il dipinto raffigurante i santi titolari, firmato dal pittore Demetrio Alpago. Si trova lungo via Frassenedo, a sud del centro e della provinciale dei Vivai. Preceduta da un vasto giardino, si è evoluta da una casa colonica originaria della metà dell'Ottocento, rimaneggiata a più riprese nel secolo successivo. Sviluppata su due piani più sottotetto, gli interni sono organizzati secondo il tipico schema tripartito delle ville venete, con salone passante, quattro stanze ai lati e vano scala al centro del fianco destro. Le aperture sono molto semplici: architravate e prive di ornamenti, sono tuttavia risaltate dalle soglie aggettanti. Sopra la porta di ingresso si apre un terrazzino in ferro, a cui è rivolta una portafinestra per l'illuminazione del salone passante. I fori del sottotetto sono allineate a quelle dei piani inferiori, ma più piccole. Del complesso fa parte anche un annesso a solai ribassati. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villatora

Tombelle
Tombelle

Tombelle (Tonbèłe in veneto) è una frazione divisa tra i comuni italiani di Saonara (provincia di Padova) e Vigonovo (città metropolitana di Venezia). Il paese si trova a nordovest di Vigonovo e a nord di Saonara, al centro di un'area compresa tra il canale Piovego a nord, il Brenta a est, il tronco dell'idrovia Padova-Venezia a sud e l'austostrada A13 a ovest. È tagliato in due dalla strada provinciale 17 che collega Padova alla Romea; lungo l'arteria si muove anche il confine comunale, per cui la zona a nord, più consistente, appartiene a Vigonovo e quella a sud a Saonara. La prima attestazione di Tombelle è contenuta in un documento del 1117, quando i figli del conte Rambaldo di Collalto vendettero all'abbazia di Sant'Ilario la corte di Porto, comprendente anche quindici masserie a Tenbelle e Sermada (l'attuale Sarmazza). Dal 1142 è citata Tembelle, forma rimasta in uso fino al tardo Ottocento quando si è imposta l'attuale. Considerando la prima variante, il toponimo potrebbe derivare da tempellum "tempietto, edicola", in riferimento all'antico capitello da cui si è originata l'attuale parrocchiale. Altrimenti, va collegato a tumbae, ad indicare dei dossi o dei terreni sopraelevati in una zona paludosa. La chiesa di Tombelle, intitolata alla Beata Vergine del Perpetuo Soccorso, fu fondata in concomitanza con il Santuario della Madonna della Misericordia di Terrassa Padovana (fine Quattrocento) e fu, come questo, gestita dai Canonici regolari di San Marco con sede nella chiesa di San Marco di Mantova. Inizialmente si trattava di una semplice chiesa campestre compresa nel territorio di Vigonovo, affiancata da una piccola cella monasteriale. Dopo la soppressione dell'ordine nel 1574, seguì le sorti della chiesa di San Marco di Mantova e passò ai Camaldolesi, cui successero i confratelli di San Michele in Isola nel 1778. Nel 1809, durante le soppressioni napoleoniche, non fu sconsacrata, ma divenne curazia sussidiaria della parrocchia di Vigonovo, pur godendo di un proprio beneficio e del completo esercizio della cura delle anime. Nel 1942, infine, fu istituita la parrocchia di Tombelle scorporandone il territorio da Camin, Villatora e Vigonovo. Chiesa e campanile furono restaurati all'inizio del XX secolo ma, a causa dell'aumento demografico, si provvedette a una completa ricostruzione. Progetta dall'architetto Antonio Ponti, fu ultimata nel 1947 e consacrata nel 1952. All'interno è esposta la tela con San Benedetto che consegna la Regola ai principi della terra (tra questi san Romualdo, fondatore dei Camaldolesi), opera secentesca di Carlo Ridolfi. Si localizza a ponente del centro, lungo via Vigonovese e in comune di Saonara. Nel 1743 il terreno su cui insiste il complesso era proprietà del canonicato di San Daniele e dato a livello al patrizio Pietro Zambelli. Nei sommarioni di epoca napoleonica Matteo Zambelli risulta proprietario di una «casa di Villeggiatura» eretta sullo stesso lotto; l'area limitrofa era invece di Matilde Priuli Zambelli in Folco che, successivamente, diventa intestataria di tutti i beni della zona. Quanto alla storia architettonica, si ritiene che l'impianto della villa sia di origine settecentesca, cui si sono aggiunti vari ampliamenti nel corso dell'Ottocento. Infatti, se all'inizio del secolo è citata la sola casa padronale, negli anni successivi compaiono anche una «casa da fattor» e il giardino, mentre nel più tardo catasto italiano si osserva un ampliamento verso est, che ha connesso tra loro la villa e un'adiacenza rustica. L'edificio si sviluppa su due livelli, con l'asse centrale sottolineato dalla portafinestra archivoltata al piano nobile, affacciata su un terrazzino in pietra novecentesco. Il portale d'ingresso, così come le finestre laterali, è architravato. Il partito centrale è coronato da un timpano triangolare con oculo al centro. Gli interni sono organizzati secondo il tipico schema veneziano con salone centrale passante, stanze ai lati e scala a due rampe. Al piano terra, sotto la travatura del salone, sussistano i resti di un affresco a racemi.

Piovego
Piovego

Il canale Piòvego è un canale artificiale emissario del Bacchiglione, lungo 10,17 km; nei secoli passati fu un'importante via di comunicazione tra Padova e Venezia. Il nome deriva dal latino publicum, e indica quindi un canale pubblico utilizzato per la navigazione. Il Piovego si origina nella parte centro-settentrionale del centro storico di Padova, presso la conca di navigazione nota come porte Contarine. Qui il tronco Maestro, derivato dal Bacchiglione in località Bassanello, si riunisce al naviglio Interno, dopo che questo si era diramato di fronte alla Specola. Quasi rettilineo, scorre da ovest a est lambendo le mura settentrionali della città e le località Stanga e San Gregorio. Entrato in comune di Noventa Padovana, tocca Noventa stessa e la frazione Noventana. L'ultimo tratto segna il confine con Vigonovo, in provincia di Venezia. Si getta nel Brenta di fronte Stra. Sua prosecuzione è il Naviglio del Brenta, che si dirama dal Brenta proprio in corrispondenza della foce. Era pressoché parallelo al canale il percorso della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina, attiva tra il 1885 e il 1954 e gestita dalla Società delle Guidovie Centrali Venete (gruppo Società Veneta). Assieme al Piovego stesso, al Brenta e alla laguna Veneta dava origine a un caratteristico sistema integrato di trasporti. Il canale venne scavato nel 1209 dai padovani, sotto le volontà, l'egida e il controllo dei signori Da Carrara, forse nel periodo di ascesa e di maggiore potere politico sociale. Serviva per far defluire tutte le acque del nord-est della città, ma serviva per congiungere la città, al Brenta e quindi attraverso questo alla Laguna veneta e a Venezia che stava per ascendere alla summa Repubblica. Fino agli anni 80 si vedevano ancora i vecchi burci ormai sfondati, sul suo fondo, dalla strada che dalla stazione conduce in centro all'urbe di Padua, idronimo greco-indoeuropeo antichissimo, che deriva da palude, da cui Padus-Po, palude, palafitte e molte altre parole a loro collegate. Dalla più grande e lunga alluvione della storia, quella del 589, tutti i territori, senza manutenzione delle rive dei fiumi e lo scavo o meglio, il riscavo dei canali, quindi la signoria carrarese fu praticamente obbligata allo scavo pubblico, visto l'aumento della popolazione, dovuto all'aumento medio della temperatura, che prima del 1000 era molto umida e fredda. Sulle sue sponde, in località Portello venne creato un porto fluviale, arricchito durante la dominazione veneziana da una scenografica scalinata e dalla suggestiva edicola, presso cui i viaggiatori per Venezia potevano partecipare alla messa prima della partenza di mezzanotte. Il porto è ritratto in alcune vedute del Canaletto. Negli anni duemila il Piovego continua a essere percorso da imbarcazioni turistiche, seppure per fini esclusivamente turistici. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piovego