place

Museo Rossimoda della calzatura

Musei di StraMusei di calzature d'ItaliaMusei di moda d'ItaliaPagine con mappeVoci con codice GND
Voci con codice VIAFVoci con codice WorldCat IdentitiesVoci con modulo citazione e parametro coautoreVoci con template Museo senza Note visitatoriVoci non biografiche con codici di controllo di autorità
Villa Foscarini Rossi
Villa Foscarini Rossi

Il Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi si trova nella villa padronale del complesso architettonico seicentesco Villa Foscarini Rossi a Stra lungo la Riviera del Brenta in provincia di Venezia. Il museo si occupa di calzature e storia del costume e raccoglie una collezione di oltre 1700 modelli di calzature femminili di lusso, prodotte dal calzaturificio omonimo in collaborazione con case di alta moda. Il Museo nasce nel 1993 per volontà di Luigino Rossi, fondatore del calzaturificio Rossimoda che produce calzature femminili di lusso. Nato in origine per documentare la storia imprenditoriale dell'azienda, ha poi assunto un ruolo più ampio di documentazione sulla tradizione calzaturiera tipica della Riviera del Brenta, oltre a raccogliere esemplari di calzature antiche della tradizione veneta e di altre provenienze geografiche. Dal 2003 il museo è stato acquisito dal gruppo finanziario del lusso LVMH assieme all'azienda. Il Museo della Calzatura è uno dei partner che contribuiscono al progetto di biblioteca digitale Europeana Fashion, per il quale ha fornito 12.000 immagini digitalizzate provenienti dal suo archivio che a partire dal marzo 2015 saranno accessibili in linea. Il museo è uno dei pochi musei italiani dedicati alle calzature. È recensito nei repertori di musei aziendali e considerato rilevante nella sua specificità. Esso conserva più di 1700 modelli, la maggioranza dei quali testimonia la collaborazione dell'impresa con stilisti di tutto il mondo. In uno spazio espositivo di circa 700 metri quadri, distribuito su due piani in saloni seicenteschi, sono conservati i prototipi delle collaborazioni dell'azienda con case di moda internazionali, da Dior a Yves Saint Laurent, da Givenchy a Ungaro, a Fendi, Christian Lacroix, Pucci, Calvin Klein, Porsche e altre. Sono esposti pezzi rappresentativi della storia aziendale, del periodo storico e del contesto sociale o perché notevoli dal punto di vista tecnico ed artigianale. Al piano terra è rappresentato il minimalismo di designer americani come Donna Karan, Marc by Marc Jacobs e Porsche, mentre al piano superiore sono visibili i prodotti di designer mediterranei come Emilio Pucci, Yves Saint Laurent, Givenchy, Dior, Roger Vivier, Fendi, Lacroix, Céline e Kenzo, aventi più spazio data la longevità delle loro collaborazioni con l'azienda. Ai modelli di calzature si aggiungono stampe, schizzi e sculture della collezione privata d'arte di Luigino Rossi: gli originali schizzi di Christian Lacroix e Karl Lagerfeld, le riproduzioni delle stampe di Andy Warhol, e le cartes de vœux di Yves Saint Laurent. Turismo industriale in Italia, Milano, TCI, 2008, ISBN 9788836546336. Loghi d'Italia. Storie dell'arte di eccellere, catalogo di mostra, Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo, Roma, 21 novembre 2008 - 25 gennaio 2009. Francesco Calzolaio (a cura di), Stanze dell'ecomuseo della laguna di Venezia. Musei della cultura materiale, delle produzioni e del territorio, Venezia, Editgraf, 2006. Rosa Chiesa, Ilaria Danieli, Scarpe! I modelli che hanno fatto la storia della moda, Rizzoli, 2010, ISBN 8817041238. Marco Montemaggi, Fabio Severino, Heritage marketing. La storia dell'impresa italiana come vantaggio competitivo, FrancoAngeli, 2007, ISBN 8846487095. Monica Amari, I musei delle aziende: la cultura della tecnica tra arte e storia, Milano, FrancoAngeli, 2001, ISBN 8846432738. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi Sito ufficiale, su museodellacalzatura.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Museo Rossimoda della calzatura (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Museo Rossimoda della calzatura
Via Roma,

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Museo Rossimoda della calzaturaContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.408991 ° E 12.006847 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Giardino di Villa Foscarini Rossi

Via Roma
30039
Veneto, Italia
mapAprire su Google Maps

Villa Foscarini Rossi
Villa Foscarini Rossi
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Villa Foscarini Rossi
Villa Foscarini Rossi

Villa Foscarini, Negrelli, Rossi è una villa veneta situata a Stra in provincia di Venezia, lungo la Riviera del Brenta. È sede del museo Rossimoda della calzatura. Villa Foscarini Rossi viene costruita tra il 1617 ed il 1635 su un probabile progetto di Francesco Contini. Fu dimora, un secolo dopo, di Marco Foscarini, uno degli ultimi Dogi della Repubblica di Venezia; e successivamente delle famiglie Negrelli e Rossi, da cui prende il nome. Il 24 giugno 1995, in occasione dell'anniversario dei cinquant'anni dell'azienda Rossimoda S.p.a., la struttura è diventata, su iniziativa di Luigino Rossi ospite di tale struttura, il museo Rossimoda della calzatura. L'esposizione raccoglie alcuni prototipi di calzature prodotte dall'azienda Rossimoda S.p.a., e altri campioni regalati dai diversi brand, o collezionati da Luigino Rossi. Il percorso, strutturato sui diversi piani dell'edificio secentesco, guida il visitatore attraverso diverse sale del palazzo allestite in modo tale da mostrare un excursus della produzione calzaturiera delle diverse case di moda per le quali l'azienda ha realizzato i prodotti, tra cui Dior, Christian Lacroix, Pucci, Fendi, Yves Saint Laurent, Marc by Marc Jacobs e Kenzo. Touring Club Italiano, Guida Touring - Musei d'Italia 2000, 1999 Biblioteca dell'Immagine, Le Ville Venete, 2018 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Foscarini Rossi Sito ufficiale Villa Foscarini Rossi, su villafoscarini.it.

Villa Pisani (Stra)
Villa Pisani (Stra)

Villa Pisani, detta anche la Nazionale, è uno dei più celebri esempi di villa veneta sulla Riviera del Brenta; sorge a Stra, in provincia di Venezia, e si affaccia sul Naviglio del Brenta. È oggi sede di un museo nazionale, che conserva opere d'arte e arredi del Settecento e dell'Ottocento. La villa comprende 168 stanze e copre una superficie di 15.000 metri quadrati. Sin dal Cinquecento le famiglie più nobili di Venezia scelsero le rive del fiume Brenta per insediarvi le loro ville. All'inizio, quest'ultime erano legate all'attività agricola e poi, invece, ridisegnate per assecondare la dilagante “smania della villeggiatura” descritta anche da Carlo Goldoni nelle sue commedie. Le sponde del fiume, una volta contenuto il problema delle piene che poteva recare danni disastrosi, offrivano ai veneziani una campagna facilmente raggiungibile e coltivabile, ed anche una via d'acqua per i commerci con Padova. Questo binomio determinò nel tempo il formarsi di uno dei paesaggi storici veneti più caratterizzati da importanti ville con giardini, barchesse e broli. Tra Seicento e Settecento i proprietari di queste si sfidavano per dare enfasi e sfarzo alle ville, ormai viste come la scenografia per le molte feste che vi si tenevano nella bella stagione. L'importanza e la fama della Riviera crebbero sia in Italia che in Europa come possono dimostrarlo gli scritti di Padre Vincenzo Coronelli pubblicati nel 1709, di Johann Cristopher Volkamer del 1714 e poi, alla metà del secolo dei Lumi, di Giovanni Francesco Costa. I primi due testi trasportano a Stra la prima villa di proprietà della stessa famiglia Pisani detta di Santo Stefano.

Villa Pisani (San Pietro di Stra)
Villa Pisani (San Pietro di Stra)

Villa Pisani detta "La Barbariga" è una villa veneta situata a San Pietro di Stra, in località Barbariga. È uno dei più pregevoli palazzi della Riviera del Brenta, delimitato a nord dalla riva destra del Naviglio e a sud dalla strada comunale via Barbariga. Nel 1581 il patrizio veneziano Marco Pisani, del ramo detto "dal Banco", dichiarava di possedere a Fiessetto (come era un tempo nota la zona) un possedimento composto da otto campi con casa padronale, orto e brolo annessi. Dalla stessa fonte si viene anche a sapere che il Pisani aveva acquistato il complesso dagli eredi di Flaminio Mazza. I documenti degli anni successivi testimoniano la continua frequentazione della villa da parte dei discendenti. Il palazzo dell'epoca, tuttavia aveva forme molto più semplici, come testimoniato da un'incisione di Vincenzo Maria Coronelli del 1709: era un piccolo fabbricato caratterizzato dal tradizionale impianto tripartito, a un solo piano e ammezzato superiore, affacciato a nord su un giardino ad aiole. In base a questa raffigurazione, si è ipotizzato che l'edificio citato nel 1581 avesse subito una riedificazione all'inizio del Seicento. Superato un periodo di difficoltà economiche, grazie al matrimonio tra il proprietario Girolamo Pisani e Chiara Pisani, del ramo detto "Moretta", verso la metà del Settecento il complesso subì alcuni importanti ampliamenti. Un'incisione di Giovanni Francesco Costa mostra l'aggiunta di un grande fabbricato a destra della casa padronale e di terrazzi a coronamento delle due ali della stessa. Elena Bassi attribuisce questi interventi a Domenico Rossi, che era in quegli anni proto dei Pisani. Attorno al 1770 Pietro Vittore Pisani intraprese nuovi ingrandimenti e restauri. L'edificio venne allungato, verso est e verso ovest, con la costruzione di due lunghe ali laterali porticate, opere forse di Pietro Checchia. Il giardino fu pure arricchito, aggiungendovi statue attribuite ad Antonio Gai. La villa subì nuove sistemazioni sino ai primi dell'Ottocento, specialmente su volere di Chiara Pisani, moglie di Giovanni Barbarigo, e su progetto di Giannantonio Selva (quest'ultimo sarebbe, in particolare, l'autore dell'oratorio). Anche il parco fu modificato, secondo i canoni paesaggistici "all'inglese". Allo stesso periodo risalirebbe la torre dell'orologio, ubicata a sud dell'ingresso, oltre la strada. Alla fine dell'Ottocento la villa fu ereditata dai de Lazara Pisani Zusto, per poi passare, negli anni Sessanta, ai Dalle Molle, ai quali tuttora appartiene. In tempi recenti ha ospitato un centro di ricerche filosofiche e scientifiche. La casa padronale ha uno sviluppo decisamente orizzontale, a causa delle due ali aggiunte nella seconda metà del Settecento. Il nucleo centrale deriva dall'originaria villa secentesca e si sviluppa su due piani, organizzandosi secondo il tipico schema tripartito. La facciata principale, rivolta a sud, è perfettamente in linea con i canoni architettonici del tempo. Il portale a tutto sesto, anticipato da una breve scalinata con balaustrata, si trova lungo l'asse mediano ed è affiancato da semplici aperture rettangolari. Al piano superiore si colloca una trifora con balcone in pietra, sovrastata da una cornice modanata. Il tutto è concluso dalla tipica sopraelevazione con timpano, raccordata al tetto mediante volute. Le facciate delle due ali, adibite a funzioni di servizio e svago, sono invece più articolate e ricche. I fronti di entrambi sono scanditi da undici campate, con aperture delimitate da colonne affiancate da pilastri su cui si imposta una trabeazione continua. Tra un'apertura e l'altra si collocano vani chiusi da balaustre, ornati da cornici e timpani. Sopra la trabeazione si sviluppa un attico con finestre (alternativamente ellissoidali e rettangolari; queste ultime sono in parte coperte dai vertici dei timpani delle sottostanti finestre). La centralità delle facciate e resa da un timpano più ampio che compre tre campate. A ponente della casa padronale si collocano le scuderie. Sempre sul lato occidentale, ma affacciato alla strada, sorge l'oratorio privato; ha una struttura semplice: la facciata è coronata da un timpano e al centro si trova il portale, con frontespizio a semicerchio. Oltre il limite della proprietà, al di là della strada, si trova una torre con orologio a pianta quadrata. Esso si sviluppa su tre livelli: il piano terra presenta un portico con colonne doriche, sopra le quali si imposta un terrazzo; al centro di questo si innalzano gli ultimi due piani, all'interno dei quali si trova la scala per l'accesso al meccanismo. Come già accennato, il grande parco è un tipico giardino all'inglese con piante ad alto fusto, laghetti e montagnole. Sul suo limite settentrionale si trova l'ottocentesca "casetta del bosco", in stile neogotico. Per quanto riguarda gli interni, la villa è ornata da affreschi e stucchi di varie epoche, tra i quali si segnala un ciclo di ornamenti a cineserie. Villa Pisani detta "La Barbariga" (PDF), su irvv.regione.veneto.it, IRVV, 2005. URL consultato il 4 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2018). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Pisani

Piovego
Piovego

Il canale Piòvego è un canale artificiale emissario del Bacchiglione, lungo 10,17 km; nei secoli passati fu un'importante via di comunicazione tra Padova e Venezia. Il nome deriva dal latino publicum, e indica quindi un canale pubblico utilizzato per la navigazione. Il Piovego si origina nella parte centro-settentrionale del centro storico di Padova, presso la conca di navigazione nota come porte Contarine. Qui il tronco Maestro, derivato dal Bacchiglione in località Bassanello, si riunisce al naviglio Interno, dopo che questo si era diramato di fronte alla Specola. Quasi rettilineo, scorre da ovest a est lambendo le mura settentrionali della città e le località Stanga e San Gregorio. Entrato in comune di Noventa Padovana, tocca Noventa stessa e la frazione Noventana. L'ultimo tratto segna il confine con Vigonovo, in provincia di Venezia. Si getta nel Brenta di fronte Stra. Sua prosecuzione è il Naviglio del Brenta, che si dirama dal Brenta proprio in corrispondenza della foce. Era pressoché parallelo al canale il percorso della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina, attiva tra il 1885 e il 1954 e gestita dalla Società delle Guidovie Centrali Venete (gruppo Società Veneta). Assieme al Piovego stesso, al Brenta e alla laguna Veneta dava origine a un caratteristico sistema integrato di trasporti. Il canale venne scavato nel 1209 dai padovani, sotto le volontà, l'egida e il controllo dei signori Da Carrara, forse nel periodo di ascesa e di maggiore potere politico sociale. Serviva per far defluire tutte le acque del nord-est della città, ma serviva per congiungere la città, al Brenta e quindi attraverso questo alla Laguna veneta e a Venezia che stava per ascendere alla summa Repubblica. Fino agli anni 80 si vedevano ancora i vecchi burci ormai sfondati, sul suo fondo, dalla strada che dalla stazione conduce in centro all'urbe di Padua, idronimo greco-indoeuropeo antichissimo, che deriva da palude, da cui Padus-Po, palude, palafitte e molte altre parole a loro collegate. Dalla più grande e lunga alluvione della storia, quella del 589, tutti i territori, senza manutenzione delle rive dei fiumi e lo scavo o meglio, il riscavo dei canali, quindi la signoria carrarese fu praticamente obbligata allo scavo pubblico, visto l'aumento della popolazione, dovuto all'aumento medio della temperatura, che prima del 1000 era molto umida e fredda. Sulle sue sponde, in località Portello venne creato un porto fluviale, arricchito durante la dominazione veneziana da una scenografica scalinata e dalla suggestiva edicola, presso cui i viaggiatori per Venezia potevano partecipare alla messa prima della partenza di mezzanotte. Il porto è ritratto in alcune vedute del Canaletto. Negli anni duemila il Piovego continua a essere percorso da imbarcazioni turistiche, seppure per fini esclusivamente turistici. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piovego

Chiesa della Santissima Trinità (Fiesso d'Artico)
Chiesa della Santissima Trinità (Fiesso d'Artico)

La chiesa della Santissima Trinità è la parrocchiale di Fiesso d'Artico, in città metropolitana di Venezia e diocesi di Padova; fa parte del vicariato di Dolo. La prima citazione di una chiesa a Fiesso d'Artico risale al 1297 e si sa che questo edificio, pur essendo formalmente filiale della pieve di Sambruson, era sottoposto al priorato di Vigonza. Nel 1454 la chiesa di Fiesso fu riedificata e nel 1480, poiché il suddetto priorato aveva perduto l'autonomia, divenne proprietà del monastero padovano di Santa Sofia. L'attuale parrocchiale venne edificata tra il 1690 ed il 1727 e fu consacrata nel 1837. Il campanile venne costruito nel 1760. Anticamente alla chiesa di Fiesso erano concessi i titoli di pieve matrice e di arcipretale. Opere di pregio custodite all'interno della chiesa di Fiesso sono una pala d'altare del 1580 di scuola veneziana ispirata ad un'incisione di Albrecht Dürer e raffigurante la colomba, simboleggiante lo Spirito Santo, il Padre Eterno e Gesù Cristo, una tela seicentesca con soggetto San Carlo Borromeo in adorazione della Croce e una pala raffigurante i Santi Antonio di Padova e Osvaldo, dipinta da Giovanni Faccioli negli anni 1760-1774. Fiesso d'Artico Diocesi di Padova Regione ecclesiastica Triveneto Parrocchie della diocesi di Padova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Chiesa della Santissima Trinità Parrocchia della SS. TRINITA', su parrocchiemap.it. URL consultato il 19 marzo 2022.