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Batteria Martignano

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Forte Martignano
Forte Martignano

La batteria di Martignano (originariamente Batterie Martignano) è una delle fortificazioni austro-ungariche facente parte della Fortezza di Trento (Festung Trient). Essa appartiene al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano. Anche se viene spesso identificata come Forte Martignano (Werk Martignano), i documenti originali della direzione del Genio di Trento la identificano come batteria. La batteria si trova a una quota di circa 405 metri in frazione Martignano sul versante sinistro del fiume Adige. Una strada asfaltata sul tracciato della strada militare originale alla destra della chiesa di Martignano conduce al cancello della villa privata nel cui parco sorgono i resti della batteria. Questa fortezza è una delle più antiche della Festung Trient e copre superficie di 7091 m². Infatti esso venne costruito nei primi anni del 1860, in un'ottima posizione strategica che gli permetteva di fungere da perno di collegamento tra il fronte occidentale della fortezza di Trento, il fronte settentrionale (forte Rocchetta) e il fronte orientale (Complesso fortificato di Civezzano). Dall'altura dove si trova, poteva controllare la Val d'Adige sia a nord che a sud. Infatti l'armamento comprendeva ben 12 bocche da fuoco da 15 cm e da 12 cm, di tipo M61: due erano rivolte al tagliata stradale Bus de Vela, due verso il Doss Trento, due verso Gardolo, quattro verso Martignano ed infine due verso le retrovie del complesso di Civezzano. In definitiva poteva colpire in direzione di tutti e quattro i punti cardinali, ed a ciò è dovuta la sua forma estremamente irregolare. Come tanti altri forti ottocenteschi, allo scoppio della prima guerra mondiale era già obsoleto. Fu quindi disarmato e adibito a magazzino mentre i suoi armamenti principali e secondari vennero spostati in postazioni campali poste nelle vicinanze. Alla fine della seconda guerra mondiale, e precisamente il 28 settembre 1947, fu dimesso dal Ministero della difesa e inizialmente valutato 100.000 lire e nel 1955 un milione di lire. In seguito fu trasferito dal demanio militare a quello civile; per 3 anni a Remigio Serafini con un canone pari a 500 lire l'annue e in seguito per sei anni a Carlo Giuliani. Il 3 settembre 1955 il demanio lo radiò e fu venduto il 20 novembre dell'anno successivo alla "Società Italiana Esplosivi Cheddite" di Torino, la quale lo utilizzò come polveriera. Oggi, il forte è stato incluso nel parco di una villa ed è proprietà privata. La batteria fu costruita su di un solo livello con pietra ricavata dalle cave limitrofe. Alla fine degli anni 1860 venne continuamente ammodernata con varie aggiunte. La sua struttura si presenta irregolare, con una caponiera, e due mura che, fuoriescendo da questa, riparavano cortili interni. Percorrendo il suo interno si trovano a partire dalla destra, l'alloggio degli ufficiali, uno primo alloggio per la guarnigione e la cucina. Di fronte a questi, vi erano altri tre alloggi per i soldati; infine il deposito munizioni e quello per i viveri. La parte attiva del forte, ovvero da dove di sparava, era posta a nord tra la caponiera che a sua volta era dotata di feritoie per la difesa da vicino. Altre feritoie erano naturalmente presenti lungo tutto il perimetro del forte. 4 cannoni da 12 cm. Mod. 61 in casamatta. 2 cannoni da 9 cm. Mod. 75 in cannoniera minima. V. Jeschkeit, Trento 1915 - 1918, la città militarizzata, Curcu & Genovese, 2016. G. M. Tabarelli, I forti austriaci nel Trentino e in Alto Adige, TEMI Editrice, 1990. Fortezza di Trento Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su batteria Martignano Altre immagini del forte.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Batteria Martignano (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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San Martino (Trento)
San Martino (Trento)

San Martino è un quartiere di Trento. È uno dei più antichi della città, dal momento che si è sviluppato a partire dall'antico Borgo di San Martino, che durante l'epoca medievale-rinascimentale era stretto tra il castello del Buonconsiglio e le cave della Cervara, fino ad arrivare al fiume Adige, che sino al 1864 scorreva ove è l'attuale via Manzoni. Assieme a Cristo Re, Solteri - Centochiavi, Spalliera, Piedicastello e Vela forma la circoscrizione amministrativa numero 12 del comune di Trento. Nella sua storia il quartiere ha cambiato spesso identità e trasformato la sua economia in seguito a diversi avvenimenti storici. Prima che il suo corso fosse deviato, il fiume Adige attraversava il borgo di San Martino che basava la sua economia proprio sul fatto di essere uno dei porti della città di Trento e vivo centro commerciale. All'epoca il borgo era in prevalenza abitato da artigiani provenienti dalle valli, zatterieri, barcaioli (nel XII secolo fu fondata la “Società Nautica”) e gestori di osterie, che beneficiavano dei numerosi passaggi di viandanti e dei lavoratori del luogo.. Vista la sua importanza per la città, il quartiere venne inglobato all'interno delle mura cittadine nel XIII secolo Con la deviazione del corso del fiume Adige del 1858 su decisione dell'Impero austro-ungarico, il quartiere dovette mutare la propria economia che venne a concentrarsi in prevalenza intorno all'attività estrattiva. La pietra veniva infatti ricavata dalle cave della Predara e della Malvasia dai cosiddetti “predaròi”. Tra Torre Verde e le scuole elementari Raffaello Sanzio si trovava una delle antiche porte della città, quella di San Martino o porta Germana, che costituiva l'ingresso settentrionale alla città di Trento. Torre Verde era infatti sede della dogana. Il quartiere fu poi devastato da un incendio nel 1879 e dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale nel 1944, che tra l'altro distrussero l'antica chiesa di San Martino. Torre Verde, posta a difesa della porta di San Martino (ora scomparsa), in riva all'Adige fino al 1858, fu l'antica sede della dogana. Chiesa di San Martino, l'antica chiesa (XII-XVIII secolo) andò distrutta nel maggio 1944 a causa di un bombardamento aereo durante il secondo conflitto mondiale e fu successivamente ricostruita in stile moderno in via Brennero. Affresco votivo (1587), collocato in via San Martino. Scuole elementari Raffaello Sanzio, di stile razionalista, collocate nell'omonima piazza e realizzate dall'architetto Adalberto Libera tra il 1931 e il 1933. "Il Fiume che non c'è" è una festa che dal 2008 anima il quartiere di San Martino, a maggio e a novembre durante l'Estate di San Martino nella versione San Martino Dentro. Si tratta di un insieme di installazioni artistiche, spettacoli teatrali e concerti che vengono sviluppate ogni anno attorno ad un tema diverso. La manifestazione viene organizzata dal Tavolo di San Martino, un collettivo di cui fanno parte diverse associazioni culturali, cooperative ed esercizi commerciali della zona. Il nome dell'evento richiama il fatto che, prima di essere deviato nel 1864, il fiume Adige attraversava il quartiere di San Martino.