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Martignano (Trento)

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Martignano è una frazione di medie dimensioni del comune di Trento, da cui dista circa 3 chilometri, situata sulla collina est, alle pendici del monte Calisio. Assieme a Bergamini, Cognola, Maderno, Moià, Montevaccino, San Donà di Cognola, San Vito di Cognola, Tavernaro Villamontagna e Zell forma la circoscrizione amministrativa numero 6 di Argentario di Trento. La frazione ha vissuto negli ultimi vent'anni un forte incremento demografico, a motivo della sua vicinanza con la città, oltre alle norme urbanistiche (Piano Regolatore Generale del Comune di Trento) che ne hanno consentito il corposo sviluppo edilizio.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Martignano (Trento) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Martignano (Trento)
Via ai Bolleri, Trento

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38121 Trento
Trentino-Alto Adige, Italia
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Luoghi vicini

Batteria Martignano
Batteria Martignano

La batteria di Martignano (originariamente Batterie Martignano) è una delle fortificazioni austro-ungariche facente parte della Fortezza di Trento (Festung Trient). Essa appartiene al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano. Anche se viene spesso identificata come Forte Martignano (Werk Martignano), i documenti originali della direzione del Genio di Trento la identificano come batteria. La batteria si trova a una quota di circa 405 metri in frazione Martignano sul versante sinistro del fiume Adige. Una strada asfaltata sul tracciato della strada militare originale alla destra della chiesa di Martignano conduce al cancello della villa privata nel cui parco sorgono i resti della batteria. Questa fortezza è una delle più antiche della Festung Trient e copre superficie di 7091 m². Infatti esso venne costruito nei primi anni del 1860, in un'ottima posizione strategica che gli permetteva di fungere da perno di collegamento tra il fronte occidentale della fortezza di Trento, il fronte settentrionale (forte Rocchetta) e il fronte orientale (Complesso fortificato di Civezzano). Dall'altura dove si trova, poteva controllare la Val d'Adige sia a nord che a sud. Infatti l'armamento comprendeva ben 12 bocche da fuoco da 15 cm e da 12 cm, di tipo M61: due erano rivolte al tagliata stradale Bus de Vela, due verso il Doss Trento, due verso Gardolo, quattro verso Martignano ed infine due verso le retrovie del complesso di Civezzano. In definitiva poteva colpire in direzione di tutti e quattro i punti cardinali, ed a ciò è dovuta la sua forma estremamente irregolare. Come tanti altri forti ottocenteschi, allo scoppio della prima guerra mondiale era già obsoleto. Fu quindi disarmato e adibito a magazzino mentre i suoi armamenti principali e secondari vennero spostati in postazioni campali poste nelle vicinanze. Alla fine della seconda guerra mondiale, e precisamente il 28 settembre 1947, fu dimesso dal Ministero della difesa e inizialmente valutato 100.000 lire e nel 1955 un milione di lire. In seguito fu trasferito dal demanio militare a quello civile; per 3 anni a Remigio Serafini con un canone pari a 500 lire l'annue e in seguito per sei anni a Carlo Giuliani. Il 3 settembre 1955 il demanio lo radiò e fu venduto il 20 novembre dell'anno successivo alla "Società Italiana Esplosivi Cheddite" di Torino, la quale lo utilizzò come polveriera. Oggi, il forte è stato incluso nel parco di una villa ed è proprietà privata. La batteria fu costruita su di un solo livello con pietra ricavata dalle cave limitrofe. Alla fine degli anni 1860 venne continuamente ammodernata con varie aggiunte. La sua struttura si presenta irregolare, con una caponiera, e due mura che, fuoriescendo da questa, riparavano cortili interni. Percorrendo il suo interno si trovano a partire dalla destra, l'alloggio degli ufficiali, uno primo alloggio per la guarnigione e la cucina. Di fronte a questi, vi erano altri tre alloggi per i soldati; infine il deposito munizioni e quello per i viveri. La parte attiva del forte, ovvero da dove di sparava, era posta a nord tra la caponiera che a sua volta era dotata di feritoie per la difesa da vicino. Altre feritoie erano naturalmente presenti lungo tutto il perimetro del forte. 4 cannoni da 12 cm. Mod. 61 in casamatta. 2 cannoni da 9 cm. Mod. 75 in cannoniera minima. V. Jeschkeit, Trento 1915 - 1918, la città militarizzata, Curcu & Genovese, 2016. G. M. Tabarelli, I forti austriaci nel Trentino e in Alto Adige, TEMI Editrice, 1990. Fortezza di Trento Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su batteria Martignano Altre immagini del forte.

Cognola
Cognola

Cognola è una frazione del comune di Trento situata sulla collina ad Est del capoluogo trentino, alle pendici del monte Calisio. Cognola è stato comune autonomo dal 1850 fino al 1926, quando è stato accorpato a quello di Trento (in base al R.D. del 16 settembre 1926, n. 1798). Assieme a Bergamini, Maderno, Martignano, Moià, Montevaccino, San Donà di Cognola, San Vito di Cognola, Tavernaro, Villamontagna e Zell forma la circoscrizione amministrativa numero 6 (Argentario) di Trento. Cognola si trova sulle pendici del monte Calisio, in destra idraulica del torrente Fersina, con esposizione prevalentemente sud sud-ovest. L'area è composta soprattutto da rocce sedimentarie calcaree con affioramenti di tufi basaltici di colore rossiccio. Il clima e la vegetazione sono caratteristici del limite settentrionale della zona prealpina. La collina est di Trento è stata interessata da attività antropica in tempi preistorici, a partire dal periodo mesolitico ed in particolare nel periodo neolitico, come testimoniato dall'importante sito archeologico del Riparo del Gabàn nella vicina Martignano. Durante l'Età del bronzo nella zona sono state attive fonderie, che lavoravano i metalli provenienti dalla zona mineraria di Pergine Valsugana; nello stesso periodo sono cominciati i disboscamenti e le prime coltivazioni di cereali e della vite. Come nelle altre zone attorno a Trento, anche a Cognola era presente un Castelér, luogo di rifugio e difesa comune, che corrisponde all'attuale Dos Castion. In epoca romana la zona di Cognola è organizzata in piccoli gruppi sparsi di case e case coloniche, localizzate secondo le necessità di sfruttamento agricolo della zona, caratteristica di organizzazione del territorio rimasta fino al diciannovesimo secolo. Cognola era attraversata da un ramo minore della Via Claudia Augusta, in corrispondenza delle attuali Via alla Veduta, Via alla Pellegrina e Via alle Coste. In epoca medioevale la zona subisce l'influenza dei signori di Povo (de Pao); è documentata nel Codex Vangianus la restituzione del Castello di Povo da parte di Federico Vanga durante un'assemblea solenne "nel prato di Cognola" nel 1210. Della fine del XIII secolo la prima menzione della chiesa intitolata a San Vito, San Modesto e Santa Crescenzia, fino al 1907 dipendente dalla Pieve di S. Pietro di Trento (proprietà del Capitolo della Cattedrale) e poi parrocchia autonoma. Dalla sua costruzione l'edificio sacro costituisce luogo di aggregazione religioso, sociale ed amministrativo. Nel XVI secolo Cognola è considerata alla stregua di un quartiere di Trento (Colondiello di Cognola) e nel 1672 viene concesso lo statuto comunale di Cognola, che regola la gestione del territorio ed i rapporti della popolazione con le autorità. Il magistrato consolare di Trento mantiene la competenza urbanistica. Il comune di Cognola è stato accorpato a quello di Trento il 16 settembre 1926. Storicamente Cognola comprende due nuclei distinti. Costruita sul tracciato della Via Claudia Augusta ai piedi del Dos del Oseléra, si sviluppa attorno alla piazza storica del paese, all'incrocio tra le attuali via alla Veduta e via Grezoni. È costituita da tre nuclei storici con corti interne a cui si accede attraverso portali in pietra del XVI e XVII secolo. Ha ospitato in passato i servizi della frazione (ufficio postale e negozi). Si trova ad est del Dos Castion (castelliere preistorico) tra la via omonima e Via alle Campanelle ed è costituita da un insieme compatto di edifici di epoche diverse, costruiti attorno ad un nucleo medioevale. Il complesso è detto el convent (il convento). L'origine del nome è incerta: si ipotizza derivi dall'essere stato confinante con una proprietà dei frati francescani nel XVIII secolo, oppure dall'aver ospitato per alcune settimane nel 1810 suore dell'Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo a seguito della soppressione dell'ordine. La casa torre centrale è nella sua configurazione attuale databile al XVI secolo, epoca a cui risalgono gli affreschi interni ed esterni, ma le origini sono di epoca medioevale e si ipotizza sia costruita su una torre di guardia di epoca romana. Il complesso è appartenuto in origine ai conti Lodron, il cui stemma è stato rimosso negli anni quaranta del secolo scorso dall'arco all'ingresso del cortile est per essere sottoposto a restauro (attualmente è conservato presso il lapidario del Museo Provinciale del Castello del Buonconsiglio a Trento). Il complesso passò poi ai Ferrari ed infine ai de' Lupis, a cui si dovrebbe riferire lo stemma affrescato sulla parete esterna che si affaccia sul cortile sud-est. Gli altri edifici sono costruiti in epoche successive, a partire dalla torre di guardia all'estremità dell'edificio lungo Via alle Campanelle. Questo edificio ha ospitato la sede del Comune di Cognola fino al 1922 ed un'aula della scuola elementare. Una lapide a fianco dell'ingresso del cortile nord-est ricorda la morte di due bambini, Maria Fedrizzi di 10 anni e Iginio Dorigatti di 5 anni, uccisi da un proiettile durante la Prima Guerra Mondiale, il 9 giugno 1918. Lungo il perimetro sud è presente l'unica fontana in funzione a Cognola all'inizio del XXI secolo, sulla quale in periodo natalizio viene allestito un suggestivo presepe. Nell'ultimo cinquantennio, soprattutto dopo l'edificazione del villaggio di case popolari di San Donà subito a valle di Cognola all'inizio degli anni sessanta del secolo scorso, vi è stata una grande espansione edilizia soprattutto nella zona verso la frazione di Martignano, da cui comunque Cognola rimane di fatto urbanisticamente distinta, pur facendo parte della stessa zona urbanistica denominata "Circoscrizione Argentario" (dal secondo nome del monte Calisio che sovrasta sia Martignano che Cognola e da cui nel Medioevo si estraevano minerali di argento). La chiesa di Cognola, intitolata ai santi patroni del paese, i santi Vito, Modesto e Crescenzia, risale all'inizio del XVII secolo. Cognola ospita diverse ville costruite soprattutto durante il Concilio di Trento, la più famosa è Villa Madruzzo, ora albergo ristorante. Altri edifici notevoli sono: Villa Fontanasanta, Villa Giupponi, Villa Mirabel, Villa Spath - Poli, Villa Travaglia, Casa Bernardi e Maso Bergamini. A Cognola si trova l'Orrido di Ponte Alto, la cui parte iniziale è accessibile con visite guidate. Come altri paesi circostanti, Cognola è teatro dell'Argentario Day, una giornata annuale di volontariato collettivo promossa dal Comune di Trento e dalla Circoscrizione Argentario. Negli anni '10 del XXI secolo la manifestazione è stata insignita di un'onorificenza da parte della Presidenza della Repubblica. Presso il centro civico ha inoltre sede il CCC, il Circolo Culturale Cognola. La squadra di calcio con base a Cognola è il Calisio, che trae il nome dal monte sovrastante il paese, militante in una delle più basse divisioni dell'agonismo sportivo locale. Come tutte quelle del Comune di Trento, la Circoscrizione Argentario possiede il proprio Corpo di Vigili del Fuoco volontari, con sede nei pressi della scuola media dell'Argentario, fondato nel 1896 quando l'abitato di Cognola era ancora comune autonomo. La circoscrizione Argentario, e quindi anche Cognola, è gemellata dal 2009 con il Comune di Schwaz in Austria. Già nel 1999 era stato firmato un Protocollo di Amicizia. La associazione Amici di Schwaz per il Gemellaggio, con sede a Cognola, coordina i progetti di collaborazione e scambi culturali ed economici. Quella di Cognola è la zattera più vincente del Palio dell'Oca con ben cinque successi, oltre ad un secondo e ad un terzo posto. Il simbolo di Cognola è il Muflone ed i colori degli zatterieri sono il rosso ed il giallo. Inoltre, altra partecipante alla zatterata è San Vito di Cognola (che gareggia con il simbolo della vipera) che però non ha mai ottenuto grandi risultati. Giuseppe Gorfer e Aldo Gorfer, La collina di Trento, Arti Grafiche Saturnia, Trento, 1986, ISBN 88-85013-35-X. Sergio Casetti e Claudio Tonina, Dentro l'inverno per leggere la natura del Trentino, Erre Edizioni, Trento, 1992. Enrica Buratti Rossi, Tante immagini, una storia. Cognola ed il Novecento, Bertelli Editori, Trento, 2008, ISBN 978-88-95841-03-8. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cognola Circoscrizione n. 6 - Argentario, su comune.trento.it.

San Martino (Trento)
San Martino (Trento)

San Martino è un quartiere di Trento. È uno dei più antichi della città, dal momento che si è sviluppato a partire dall'antico Borgo di San Martino, che durante l'epoca medievale-rinascimentale era stretto tra il castello del Buonconsiglio e le cave della Cervara, fino ad arrivare al fiume Adige, che sino al 1864 scorreva ove è l'attuale via Manzoni. Assieme a Cristo Re, Solteri - Centochiavi, Spalliera, Piedicastello e Vela forma la circoscrizione amministrativa numero 12 del comune di Trento. Nella sua storia il quartiere ha cambiato spesso identità e trasformato la sua economia in seguito a diversi avvenimenti storici. Prima che il suo corso fosse deviato, il fiume Adige attraversava il borgo di San Martino che basava la sua economia proprio sul fatto di essere uno dei porti della città di Trento e vivo centro commerciale. All'epoca il borgo era in prevalenza abitato da artigiani provenienti dalle valli, zatterieri, barcaioli (nel XII secolo fu fondata la “Società Nautica”) e gestori di osterie, che beneficiavano dei numerosi passaggi di viandanti e dei lavoratori del luogo.. Vista la sua importanza per la città, il quartiere venne inglobato all'interno delle mura cittadine nel XIII secolo Con la deviazione del corso del fiume Adige del 1858 su decisione dell'Impero austro-ungarico, il quartiere dovette mutare la propria economia che venne a concentrarsi in prevalenza intorno all'attività estrattiva. La pietra veniva infatti ricavata dalle cave della Predara e della Malvasia dai cosiddetti “predaròi”. Tra Torre Verde e le scuole elementari Raffaello Sanzio si trovava una delle antiche porte della città, quella di San Martino o porta Germana, che costituiva l'ingresso settentrionale alla città di Trento. Torre Verde era infatti sede della dogana. Il quartiere fu poi devastato da un incendio nel 1879 e dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale nel 1944, che tra l'altro distrussero l'antica chiesa di San Martino. Torre Verde, posta a difesa della porta di San Martino (ora scomparsa), in riva all'Adige fino al 1858, fu l'antica sede della dogana. Chiesa di San Martino, l'antica chiesa (XII-XVIII secolo) andò distrutta nel maggio 1944 a causa di un bombardamento aereo durante il secondo conflitto mondiale e fu successivamente ricostruita in stile moderno in via Brennero. Affresco votivo (1587), collocato in via San Martino. Scuole elementari Raffaello Sanzio, di stile razionalista, collocate nell'omonima piazza e realizzate dall'architetto Adalberto Libera tra il 1931 e il 1933. "Il Fiume che non c'è" è una festa che dal 2008 anima il quartiere di San Martino, a maggio e a novembre durante l'Estate di San Martino nella versione San Martino Dentro. Si tratta di un insieme di installazioni artistiche, spettacoli teatrali e concerti che vengono sviluppate ogni anno attorno ad un tema diverso. La manifestazione viene organizzata dal Tavolo di San Martino, un collettivo di cui fanno parte diverse associazioni culturali, cooperative ed esercizi commerciali della zona. Il nome dell'evento richiama il fatto che, prima di essere deviato nel 1864, il fiume Adige attraversava il quartiere di San Martino.