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Forte Bravetta

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Chiesa Santa Agata Villa York
Chiesa Santa Agata Villa York

Il Forte Bravetta è uno dei 15 forti di Roma, edificati nel periodo compreso fra gli anni 1877 e 1891. Si trova nel suburbio S. VIII Gianicolense, nel territorio del Municipio Roma XII. Fu costruito a partire dal 1877 e terminato nel 1883, su una superficie di 10,6 ha, verso la fine di via di Bravetta, dalla quale prende il nome, fra la via Aurelia e la via Portuense, a poca distanza da Villa York e Casal Ninfeo nella Riserva naturale della Valle dei Casali, sui resti della villa romana di L. Fabio Pollione. Durante il periodo fascista fu adibito a luogo di esecuzione delle sentenze di morte del Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Il 17 giugno 1932 vi vennero fucilati il repubblicano Domenico Bovone e l'anarchico Angelo Sbardellotto, rei di aver progettato attentati alla vita di Mussolini. Fra l'11 ottobre 1943 e il 3 giugno 1944, nel periodo dell'occupazione tedesca di Roma furono eseguite, per ordine del Tribunale militare di Guerra germanico e per mano della Gestapo di Herbert Kappler le fucilazioni di settantasette partigiani. Un monumento, posto accanto l'ingresso del forte, ricorda i martiri della Resistenza. Tra il 1944 e il 1945 vi furono fucilati anche dei fascisti condannati a morte dall'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo. In data 9 settembre 2009 il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha inaugurato in questo luogo il "Parco dei Martiri", un nuovo giardino comunale di dieci ettari aperti al pubblico, consacrato alle vittime del nazifascismo. Nel corso della cerimonia è stato piantato un ulivo simbolo di pace donato dal Fondo Nazionale Ebraico e proveniente da Gerusalemme. In occasione della riapertura al pubblico avvenuta nel giugno 2011, si è ricordata la decisione di instaurare negli edifici del forte un "Museo della Memoria". Autori vari (a cura di), Operare i forti. Per un progetto di riconversione dei forti militari di Roma, Roma, Gangemi Editore, 2010, ISBN 978-88-492-1777-3. Elvira Cajano, Il sistema dei forti militari a Roma, Roma, Gangemi Editore, 2006, ISBN 978-88-492-1057-6. Michele Carcani, I forti di Roma, Roma, Voghera Carlo tipografo di S.M., 1883. Giorgio Giannini, I forti di Roma, Roma, Newton Compton Editori, 1998, ISBN 978-88-8183-895-0. Augusto Pompeo (a cura di), Forte Bravetta 1932-1945. Storie memorie territorio (RTF), Roma, 2000. Augusto Pompeo, Forte Bravetta. Una fabbrica di morte dal fascismo al primo dopoguerra, Roma, Odradek, 2012, ISBN 978-88-96487-21-1. Pablo Dell'Osa, Il tribunale speciale e la presidenza di Guido Cristini 1928-1932), Milano, Mursia, 2017, ISBN 978-88-425-5162-1. Martiri di Forte Bravetta Occupazione tedesca di Roma Resistenza italiana Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte Bravetta Forte Bravetta, su Progetto Forti. Francesca d'Angelo, I Forti Trionfale, Monte Mario, Braschi, Bravetta, su RomaNatura. URL consultato il 10 aprile 2020. Augusto Pompeo, I campi italiani - Le esecuzioni capitali a Roma e la frontiera orientale (1939 – 1943), su Storia XXI secolo. Augusto Pompeo, I campi italiani - Elenco dei caduti a Forte Bravetta durante la II guerra mondiale, su Storia XXI secolo.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Forte Bravetta (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Forte Bravetta
Forte Bravetta, Roma Municipio Roma XII

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Forte Bravetta

Forte Bravetta
00164 Roma, Municipio Roma XII
Lazio, Italia
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Chiesa Santa Agata Villa York
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Villa York
Villa York

Villa York è una villa romana immersa nella Valle dei Casali, nel suburbio S.VIII Gianicolense, nel territorio del Municipio Roma XII. Non è lontana da Villa Doria Pamphilj, Complesso del Buon Pastore, Casal Ninfeo e con vista sulla cupola di S. Pietro. Prende il nome dal cardinale Enrico Benedetto Stuart, duca di York, nipote di Giacomo II d'Inghilterra, del ramo cattolico degli Stuart che, alla fine del XVII secolo, in seguito alla Gloriosa rivoluzione, era stato escluso dal trono inglese. Precedentemente la villa era nota come Villa Baldinotti o Bichi Ruspoli. Nel 1647 Zenobio Baldinotti acquistò un fondo, prima proprietà ecclesiastica denominata Casal di Marcello, e iniziò la costruzione di una villa barocca e della Chiesa di Santa Chiara a Villa York, avvalendosi dell'opera di Pietro Paolo Drei. Nel 1697 la villa divenne di proprietà della marchesa Girolama Bichi Ruspoli, che si avvalse del pittore Giovanni Ulisse Cariaci per le decorazioni. Passata al principe Benedetto Giustiniani fino al 1804, divenne poi proprietà appunto del duca di York, fino al 1808, ed infine dei Silvestri e dei Troiani. La villa divenne una tipica azienda agricola e per questo pervenne in proprietà della Federconsorzi; fu poi coinvolta nella complessa vicenda della procedura concorsuale di quest'ente pubblico, con proposte di scambio da parte di immobiliaristi. La tenuta denominata "Villa York" è stata venduta a privati nel febbraio 2017. Nel 2022 sono iniziati imponenti lavori di restauro, che dovrebbero concludersi nel 2024, al fine di rendere la villa una location per eventi di lusso. Riserva naturale della Valle dei Casali Chiesa di Santa Chiara a Villa York Roma Beni culturali, su romabeniculturali.it. URL consultato il 10 maggio 2007 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2007). Comune di Roma (PDF) , su 62.149.226.249. Architetti Roma, su architettiroma.it. Esproprio 2009 (PDF) , su campotrinceratoroma.it.

Gianicolense (suburbio di Roma)
Gianicolense (suburbio di Roma)

Gianicolense è l'ottavo suburbio di Roma, indicato con S. VIII. Il nome è associato anche all'omonimo quartiere e deriva dal colle del Gianicolo. Si trova nell'area sud-ovest della città, fra la via Aurelia a nord e la via via Portuense a sud. Il suburbio confina: a nord con il suburbio S. IX Aurelio ed il quartiere Q. XIII Aurelio a est con il quartiere Q. XII Gianicolense a sud con il suburbio S. VII Portuense a ovest con le zone Z. XLIV La Pisana e Z. XLV Castel di Guido Il suburbio viene definito con deliberazione del Governatore n. 1222 del 27 febbraio 1932 con numerazione S. IX, quindi assunse l'attuale numerazione e codice in concomitanza della soppressione del suburbio S. VII Ostiense, avvenuta con variazione del dizionario toponomastico del 1º marzo 1954. Torretta dei Massimi, su via della Pisana. Torre del XII secolo. 41.868662°N 12.405292°E41°52′07.18″N, 12°24′19.05″E Torre a pianta quadrata eretta sopra i resti di una lussuosa villa romana del I secolo a.C. Casetta Mattei, su via della Casetta Mattei. Casale del XVI secolo. 41.851141°N 12.42305°E41°51′04.11″N, 12°25′22.98″E Villa York, sul vicolo di Forte Bravetta. Edificio del XVII secolo. Casal Ninfeo, su via dei Gattilusio. Casale del XVII secolo. Casino Consorti o Casino Lanfranco, sul vicolo Silvestri. Casale del XVII secolo (1646). 41.876465°N 12.435237°E41°52′35.27″N, 12°26′06.85″E Progettato e decorato dal maestro Giovanni Lanfranco. Villino Cantone, su via della Casetta Mattei. Casale del XVII secolo. 41.861776°N 12.420683°E41°51′42.39″N, 12°25′14.46″E Serenello o Villa di Sant'Isaia, su via dei Martuzzi. Villa del XVII secolo. 41.856107°N 12.431612°E41°51′21.99″N, 12°25′53.8″E Casale al Divin Maestro, su via Portuense. Casale del XIX secolo. 41.851894°N 12.428188°E41°51′06.82″N, 12°25′41.48″E Complesso del Buon Pastore, su via di Bravetta angolo via Silvestri. Edificio del XX secolo (1929-43). Villa Castello, su via di Bravetta. Villa con torretta del XX secolo. 41.884032°N 12.42378°E41°53′02.52″N, 12°25′25.61″E Elegante edificio in stile neo-medievale, attuale sede dell'ambasciata in Italia del Vietnam. Cappella Fantini, su via Portuense angolo via della Casetta Mattei. Cappella del XVII secolo. 41.850982°N 12.423563°E41°51′03.54″N, 12°25′24.83″E Convento delle Mantellate al Corviale, su via della Fanella. Convento con chiostro del XIX secolo. 41.855002°N 12.431707°E41°51′18.01″N, 12°25′54.15″E Chiesa del Santissimo Crocifisso, su via di Bravetta. Parrocchia eretta il 21 ottobre 1937 con il decreto del cardinale vicario Francesco Marchetti Selvaggiani "Quo aptius". Al suo interno si trovano diverse opere di Publio Morbiducci tra le quali il grande crocifisso sopra l'altare maggiore. Chiesa di Santa Maria della Perseveranza, su via della Pisana. Parrocchia eretta il 27 ottobre 1959 con il decreto del cardinale vicario Clemente Micara "Neminem quidem latet". Chiesa di San Girolamo a Corviale, su via dei Buonvisi. Chiesa della Sacra Famiglia a Villa Troili, su via di Villa Troili. Parrocchia eretta il 31 gennaio 1962 con il decreto del cardinale vicario Clemente Micara "Neminem fugit quanto". Chiesa dei Santi Martiri Coreani, su via degli Aldobrandeschi. Annessa al Pontificio Collegio Coreano, è luogo sussidiario di culto della parrocchia della Sacra Famiglia a Villa Troili. Chiesa di San Bruno, su via della Pisana. Chiesa di San Paolo della Croce, su via Poggio Verde. Parrocchia eretta il 1º luglio 1977 con il decreto del cardinale vicario Ugo Poletti "Il Sommo Pontefice". Chiesa della Natività di Maria, su via di Bravetta. Parrocchia eretta il 28 novembre 1981 dal cardinale vicario Ugo Poletti. Chiesa di Santa Chiara a Villa York, su via Cardinal di York. Chiesa sconsacrata situata all'interno del parco di Villa York. Chiesa di Gesù Maestro, su via Portuense. Chiesa interna al complesso della fondazione "SGM Conference Center". Forte Aurelia Antica, su via di Bravetta all'incrocio con via Aurelia Antica. Forte del XIX secolo. Forte Bravetta, su via di Bravetta. Forte del XIX secolo. Cisterna romana, su via della Vignaccia. Cisterna dell'età imperiale. 41.874291°N 12.401662°E41°52′27.45″N, 12°24′05.98″E Riserva naturale della Valle dei Casali. 41.859742°N 12.427433°E41°51′35.07″N, 12°25′38.76″E Riserva naturale della Tenuta dei Massimi Fonte di Casal Ninfeo, su via dei Gattilusio. Fonte del XVII secolo. 41.874396°N 12.417289°E41°52′27.83″N, 12°25′02.24″E Ninfeo di villa Villa York, sul vicolo di Forte Bravetta. Fontana del XVII secolo. 41.869075°N 12.430466°E41°52′08.67″N, 12°25′49.68″E Fontana del Sole, su via di Bravetta. Fontana del XX secolo alimentata dall'acquedotto del Peschiera-Capore,edificata sotto il mandato del Sindaco Rebecchini (5 novembre 1947 – 2 luglio 1956). Nel territorio del suburbio Gianicolense si estendono le zone urbanistiche 15F Corviale, 16B Buon Pastore e 16C Pisana. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gianicolense

Riserva naturale della Valle dei Casali
Riserva naturale della Valle dei Casali

La riserva naturale della Valle dei Casali è un'area naturale protetta nella città metropolitana di Roma Capitale istituita nel 1997. Incastonata nel quadrante ovest della città di Roma compresa nei quartieri Gianicolense e Portuense, delimitata da via del Casaletto, via dei Silvestri, via di Bravetta e via Portuense. È la prosecuzione ideale di villa Doria Pamphilj, grande parco storico da cui dista solo pochi metri. Il suo nome deriva dalla presenza nella città di Roma, della storica famiglia Casali. Il paesaggio è costituito da un altipiano che digrada verso il Tevere con una serie di colline e fossi. La flora è caratterizzata da pini mediterranei, aceri, palme, pioppi, salici e ginestre. Lungo i percorsi si incontrano ulivi e gelsi, a testimonianza della vocazione agricola della zona. La fauna è costituita da ricci, volpi, donnole, gheppi, poiane, cornacchie, fagiani, storni, merli, passeriformi e negli ultimi anni si è notata la presenza di diverse colonie di pappagalli nidificanti, esattamente il parrocchetto dal collare e il parrocchetto monaco. Dal punto di vista storico sono da ricordare nell'area del S.VIII Gianicolense la settecentesca villa York, appartenuta al cardinale Duca Clemente di York (tipico esempio di vigna romana realizzata secondo la concezione inglese del paesaggio naturale), villa Consorti recentemente identificata come il "casino Lanfranco" edificio progettato ed affrescato dal grande pittore Giovanni Lanfranco, il Complesso del Buon Pastore opera eccelsa di Armando Brasini, Forte Bravetta; Casal Ninfeo storico ninfeo monumentale. Mentre nell'area del S.VII Portuense la Torre Righetti, belvedere o casino di caccia sulla cima della collina di Monte Cucco, da cui si domina la valle del Tevere. Aree naturali protette del Lazio Villa York Complesso del Buon Pastore Casal Ninfeo R.N. Valle dei Casali, su RomaNatura. URL consultato l'11 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2014). Riserva Naturale della Valle dei Casali, su Parks.it.

Chiesa di Santa Maria del Carmine e San Giuseppe al Casaletto
Chiesa di Santa Maria del Carmine e San Giuseppe al Casaletto

La chiesa di Santa Maria del Carmine e San Giuseppe al Casaletto è una chiesa di Roma, nel quartiere Gianicolense, in via del Casaletto. In realtà, sono ben tre le chiese del quartiere dedicate a Santa Maria del Carmine e San Giuseppe. La primitiva chiesa fu edificata intorno al 1772 dal sacerdote Giuseppe Aluffi, ed eretta a parrocchia da Pio VI con il breve Divina virtutum dell'11 maggio 1781. Essa fu denominata “la parrocchietta” per le sue dimensioni, ma non certo per la vastità del territorio, che si estendeva su una superficie dal diametro di 32 chilometri. Per l'aumento della popolazione il piccolo edificio sacro non bastava più. Così, nel 1853, nelle sue vicinanze, fu edificata una seconda chiesa, mentre la primitiva (che per un certo periodo fu anche sconsacrata) continuava a servire da seconda chiesa parrocchiale, finché nel 1933, con la costruzione della terza chiesa, essa fu ceduta ai camilliani e da allora dedicata a san Camillo. La seconda chiesa venne dunque edificata, su progetto di Nicola Carnevari, nel 1853, a poche decine di metri dalla precedente, con le spese sostenute dallo stesso papa Pio IX, e fu consacrata il 26 maggio 1854. Nel 1857 in un terreno di proprietà della parrocchia venne eretto un cimitero, l'unico a Roma di proprietà di una chiesa, ove furono trasferite tutte le ossa che si trovavano nella prima chiesa parrocchiale. Tra il XIX ed il XX secolo la chiesa fu ingrandita con l'aggiunta di una navata sinistra e di una cappella dedicata alla Madonna della Salute. Nel luglio 1933, ai padri silvestrini, che avevano retto la parrocchia nei decenni precedenti, subentrarono i cappuccini bolognesi-romagnoli, i quali lasciarono la parrocchia nel 1994. Tali religiosi iniziarono subito i lavori per la costruzione di una nuova e più grande chiesa, capace di ospitare un migliaio di persone, e di un convento per la loro comunità. I lavori furono affidati agli architetti Tullio Rossi e Francesco Fornari e terminarono nel 1934 con la consacrazione e l'apertura al pubblico della nuova chiesa. Il precedente edificio sacro è ancora utilizzato dalla parrocchia attuale come teatro con il nome di "sala Santa Chiara". La nuova chiesa è affiancata dal battistero a sinistra e dal convento a destra. Essa è costituita da un'unica navata, con tre cappelle sul lato sinistro; la navata è suddivisa da archi, che sorreggono la copertura, in corrispondenza dei quali vi sono statue lignee che ritraggono santi dell'ordine francescano. In un altare laterale vi è l'immagine della Madonna della Salute, che in precedenza si trovava nella seconda chiesa. Nell'ultima cappella di sinistra si trova l'organo a canne Tamburini opus 681, del 1974, con 15 registri su due manuali e pedale e trasmissione mista. Nell'adiacente battistero vi è il fonte battesimale, dono di Pio IX, il cui stemma è incastonato nella vasca di marmo rosso, sorretta da una colonna di marmo cipollino.

Chiesa di Nostra Signora di Coromoto

La chiesa di Nostra Signora di Coromoto è un luogo di culto cattolico di Roma, situata nel quartiere Gianicolense, in largo Nostra Signora di Coromoto. Essa è stata costruita tra il 1976 ed il 1978 su progetto dell'architetto Massimo Battaglini (nato a Portici nel 1924), e fu inaugurata il 17 settembre 1978 dal cardinal vicario Ugo Poletti. La chiesa è sede della parrocchia omonima, istituita il 15 dicembre 1966 con decreto del cardinale vicario Luigi Traglia “Sanctissimus Dominus noster” col titolo di “San Giovanni di Dio”, mutato poi in quello attuale nel 1978. Alla chiesa è legato il titolo cardinalizio di “Nostra Signora di Coromoto in San Giovanni di Dio”, istituito il 25 maggio 1985 da Giovanni Paolo II, che aveva visitato la parrocchia il 15 marzo 1981. Il titolo della chiesa fa riferimento alla Vergine di Coromoto, la cui devozione è molto diffusa in Venezuela, di cui è patrona: la modifica del nome della parrocchia fu dovuta al contributo dato dagli italo-venezuelani alle spese di costruzione dell'edificio. L'edificio di culto si trova in posizione elevata, sopra una vasta terrazza in cemento armato cui si accede tramite due rampe di scale. Sulla terrazza si leva un'alta croce marrone in ferro, che nel 1988 sostituì quella precedente in legno. L'ingresso della chiesa è costituito da un grande portale, che fino a qualche tempo fa era sormontato dalla riproduzione fotografica di un'icona raffigurante Gesù Crocifisso con la Madonna e San Giovanni Evangelista tra i Santi Pietro e Paolo. Quest'immagine è ora sostituita da un mosaico con due angeli che sorreggono un clipeo entro il quale è una croce greca, dal cui braccio orizzontale pendono l'alfa e l'omega, prima e ultima lettera dell'alfabeto greco e perciò simboli di Cristo, principio e fine. Sotto la croce è l'iscrizione "Lucis et pacis". Il mosaico è opera del brasiliano padre Ruberval Monteiro da Silva, O.S.B., che ha realizzato anche le pitture della cripta e quelle della cappella dell'Adorazione eucaristica, al piano seminterrato sottostante la chiesa. L'edificio ha pianta irregolare, ed è costituito, all'interno, dall'aula esagonale con un'ampia abside poligonale sul lato opposto all'ingresso. Ai due lati di essa, si trovano due profonde cappelle laterali; in quella di destra è collocata la statua lignea policroma di Nostra Signora di Coromoto, accompagnata dagli stemmi musivi della Repubblica del Venezuela e degli Stati che la compongono; quella di sinistra è destinata alle confessioni dei fedeli, il cui raccoglimento è favorito dalla presenza del gruppo neogotico della Pietà, fiancheggiato da due angeli. La copertura dell'abside e dell'aula è costituita da un soffitto piano sostenuto da vistose travi lamellari in legno, mentre il paramento murario è in mattoncini ad eccezione dell'abside, che è ricoperta d'intonaco color crema. La bussola all'ingresso della chiesa comprende una vetrata serigrafata raffigurante l'Apparizione di Maria agli indios Coromoto (1988), mentre due vetrate policrome con scene bibliche, opera dell'artista Elisabetta Morelli, chiudono le asole di luce sulle pareti laterali. Su quella di sinistra si segnalano le statue in legno policromo di San Giovanni di Dio e di San Michele Arcangelo, quest'ultima dovuta ad artigiani di Ortisei. Intorno alla chiesa sono disposte le formelle in bronzo con le stazioni della Via Crucis, completate da quelle con la Resurrezione e il Battesimo di Gesù, il tutto dovuto al maestro Vincenzo Ingletti. Il presbiterio occupa quasi interamente l'abside sul lato opposto rispetto all'ingresso. Nell'area presbiteriale, rialzata di tre gradini rispetto al pavimento del resto della chiesa, si trovano l'altare maggiore, l'ambone, la sede e il tabernacolo, decorati con bassorilievi marmorei, nonché il fonte battesimale, sormontato da un gruppo in marmo del Battesimo di Gesù, di scuola romana della fine del '500; al centro dell'abside, sopra il tabernacolo, è un grande Crocifisso in terracotta smaltata, opera dello scultore Pio Fedi (Viterbo 1816 - Firenze 1892), che è fiancheggiato da due lampadari di scuola veneziana. Nel soffitto, in corrispondenza dell'altare, si apre un lucernario quadrato, suddiviso da una croce in quattro quadrati minori, che costituisce la maggiore fonte di luce naturale della chiesa. L'attuale sistemazione del presbiterio, che nel 1994 ha sostituito la precedente, dovuta a mons. Giuseppe Gulizia (parroco fino al 1990), è opera dell'ex parroco mons. Romano Rossi, dal 2008 al 2022 vescovo di Civita Castellana. La mensa dell'altare (dedicata il 27 settembre 2008) e il tabernacolo degli oli santi si devono all'attuale parroco, don Francesco Giuliani. L'organo della chiesa Ferraresi opus 43 è costituito da una consolle elettronica Viscount Hymnus 350 con registri campionati e da un corpo di canne da essa comandato situato sulla parete destra dell'aula liturgica, entro una cassa in legno. I registri reali sono dieci, per un totale di 854 canne, e sono distribuiti sulla prima e sulla seconda tastiera della consolle elettronica, che ha tre tastiere di 61 note ciascuna ed una pedaliera concavo-radiale di 32. Pierino Ratti (a cura di), Guida alle nuove Chiese di Roma, Gangemi Editore, Roma - Reggio Calabria 1990, pp. 92–93, n. 37. Claudio Rendina, Le Chiese di Roma, Newton & Compton Editori, Milano 2000. Mauro Quercioli, Quartiere XII. Gianicolense, in AA.VV, I quartieri di Roma, Newton & Compton Editori, Roma 2006. Nostra Signora di Coromoto in San Giovanni di Dio, 1978-2008: 30 anni di grazia, Parrocchia N.S. di Coromoto, Roma 2008. Rino Cammilleri, Tutti i giorni con Maria, calendario delle apparizioni, Milano, Edizioni Ares, 2020, ISBN 978-88-815-59-367. Nostra Signora di Coromoto Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Nostra Signora di Coromoto Sito ufficiale della parrocchia, su coromoto.it. Scheda della parrocchia dal sito della Diocesi di Roma, su vicariatusurbis.org. URL consultato il 12 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2013). L'organo , su audiorama.it.

Chiesa della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo (Roma)
Chiesa della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo (Roma)

La chiesa della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo è un luogo di culto cattolico di Roma, sede dell'omonima parrocchia, nel quartiere Gianicolense, in piazza della Trasfigurazione. Fu costruita, su progetto di Tullio Rossi, tra il 1934 ed il 1936, in una zona di Roma allora in crescente trasformazione ed urbanizzazione. È stata eretta in parrocchia il 18 giugno 1936 con decreto del cardinale vicario Francesco Marchetti Selvaggiani “Romanus pontifex”, ereditando titolo e dei redditi della soppressa parrocchia di San Rocco al Porto di Ripetta. Durante l'occupazione nazista di Roma, la parrocchia retta da mons. Giovanni Butinelli fu coinvolta nell'accoglienza degli ebrei voluta da Pio XII: a seguito del rastrellamento del 16 ottobre 1943, la parrocchia salvò dallo sterminio più di cento ebrei. Negli anni 70 e 80 ebbe un ruolo importante nei fermenti successivi al Concilio Vaticano II, con la creazione del gruppo e della rivista La Tenda, e nell'accoglienza degli esuli dalla dittatura militare in Argentina. Dal 2001 la parrocchia è sede del titolo cardinalizio della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo, di cui è titolare il cardinale Pedro Rubiano Sáenz, arcivescovo emerito di Bogotà. Di notevole valore artistico il portale in bronzo inaugurato in occasione del Giubileo del 2000, opera di Pierangelo Pagani, di 2,50 metri di larghezza e 5 m di altezza, che raffigura una grande croce che con le sue braccia divide il portale in quattro ante. All'interno, nell'abside, è collocata una copia della Trasfigurazione di Raffaello Sanzio. (DE) Luigi Monzo: croci e fasci – Der italienische Kirchenbau in der Zeit des Faschismus, 1919-1945. 2 vol. Karlsruhe 2017 (tesi di dottorato, Karlsruhe Institute of Technology, 2017), pp. 576-577. Claudio Rendina, Le Chiese di Roma, Roma, Newton & Compton Editori, 2000, p. 360, ISBN 978-88-541-1833-1. Valentina Cavalletti, Trasfigurazione. Una storia di desaparecidos, accoglienza e solidarietà, Roma, Archivio Storico Culturale del Municipio Roma XVI, 2006. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo Il sito ufficiale della parrocchia, su trasfigurazione.it.