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Palude Brabbia

Geografia della provincia di VaresePagine con mappe
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La Palude Brabbia è una zona umida di 459 ettari situata a sud del lago di Varese, con i vicini laghi di Biandronno, di Comabbio e Varese congiunti dal canale Brabbia costituisce un insieme ecologico di enorme importanza naturalistica. Nel 1981 viene compresa nel primo elenco dei biotopi e geotopi approvato dal consiglio regionale. Dal 1983 è stata dichiarata Riserva regionale ed affidata alla gestione dell’Amministrazione provinciale di Varese; nel 1984 viene riconosciuta con decreto del ministero dell’Agricoltura come zona umida di importanza internazionale. Un tempo le paludi erano considerate luoghi malsani, nel 1884 un ricercatore quale il Quaglia descriveva la Brabbia come fonte di "esalazioni miasmatiche, letali e febbrigene [...] con le sue acque limacciose e scialbamente lucenti". Oggi si considera la palude un ecosistema unico e necessario per l'equilibrio globale; mutando il concetto di “paesaggio” si è giunti a riconoscere la qualità estetica del patrimonio naturalistico riconsiderandolo nel contesto più vasto del patrimonio culturale globale.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palude Brabbia (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palude Brabbia
Via del Torrente,

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N 45.7855 ° E 8.7164 °
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Riserva naturale Palude Brabbia

Via del Torrente
21010
Lombardia, Italia
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Luoghi vicini

Isolino Virginia
Isolino Virginia

L'Isolino Virginia è una piccola isola del lago di Varese. Quella che apparentemente sembrerebbe una formazione naturale emersa da un lago di origine glaciale, è in realtà il risultato della sedimentazione dei detriti accumulatisi nei millenni, a seguito di un insediamento umano che sceglie la palafitta sul lago per un duplice scopo: sfruttare un habitat favorevole alla pesca e sottrarsi alle insidie di animali predatori e di tribù rivali. All'Isolino, in base ai risultati ottenuti dallo studio della stratigrafia effettuato dall'archeologo Mario Bertolone, l'insediamento umano è già rilevabile intorno alla seconda metà del V millennio a.C., in pieno Neolitico, che peraltro inizia anche in diverse altre parti d'Italia almeno tre millenni prima. Le tracce più antiche testimonianti la frequentazione umana nel Varesotto risalgono al Paleolitico superiore. Con l'avvento del Neolitico la vita dell'uomo si concentra soprattutto lungo le sponde occidentali e sud-occidentali del Lago di Varese, attorno ai laghetti che riempiono la conca ai piedi delle Prealpi varesine e che un tempo avevano bacini più ampi, alimentati da fiumi dal corso irregolare, con vaste zone acquitrinose. La piccola isola presenta un habitat lacustre, con una vegetazione ricca di ninfee e frequentata da varia fauna avicola di passo, come l'airone e il germano reale. Chiamata originariamente Isola di San Biagio e successivamente Isola di Donna Camilla Litta, essa venne ribattezzata a fine Ottocento per volere del suo ultimo proprietario, l'industriale gallaratese Andrea Ponti, con il nome attuale di Isolino Virginia in onore della moglie, Virginia Pigna. Fra 1876 e 1884 vennero effettuati a più riprese indagini e scavi archeologici patrocinati dallo stesso Ponti. Vennero così trovati resti materiali di una civiltà palafitticola. I reperti riportati alla luce sono ora conservati in parte nel museo collocato sull'isola ed in parte presso il Museo civico archeologico di Villa Mirabello a Varese, dato che la collezione archeologica di proprietà di Andrea Ponti venne donata dai suoi eredi nel 1962 al comune di Varese. Dopo l'acquisizione da parte del comune di Varese nel 1962, il trasporto dei turisti all'Isolino è stato garantito da Biandronno, comune lacustre sulla sponda ovest del lago, prima da un servizio privato di barche e in seguito da una società di navigazione. Dal 2017 un analogo servizio viene espletato da e per la Schiranna di Varese. Dal 2011 rientra tra i "Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino" protetti dall'UNESCO. Museo civico archeologico di Villa Mirabello Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su isolino Virginia