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Riserva naturale integrale Isola Lachea e faraglioni dei Ciclopi

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La riserva naturale integrale Isola Lachea e faraglioni dei Ciclopi è un'area naturale protetta che è stata istituita dalla Regione Siciliana nel 1998 e affidata in gestione all'Università degli Studi di Catania. L'area protetta, oltre ad un valore paesaggistico, storico e culturale di indubbio pregio, preserva elementi faunistici e vegetativi di grande valore scientifico, sia terrestri che dei piani marini sopra litorale e infra litorale. Oltre agli uccelli, presenti sia con specie stanziali che di passo, ed alla lucertola endemica Podarcis siculus ciclopica la fauna della riserva annovera numerosi invertebrati tra cui Isopodi, Diplopodi, Collemboli, Coleotteri, Imenotteri, Ortotteri e Lepidotteri, ed una ricca fauna e flora sommerse. La riserva si trova di fronte al paese di Aci Trezza. La messa in posto dei prodotti etnei più antichi, che costituiscono oggi l'Isola Lachea ed i Faraglioni dei Ciclopi, miticamente interpretati come i massi lanciati da Polifemo contro la nave di Ulisse-Nessuno, e la Rupe di Aci Castello, risale a circa 500.000 anni fa, allorché il margine orientale dell'ampio golfo, digradante verso il bacino del mar Ionio, che allora occupava la parte meridionale dell'area dove ora si estende l'Etna fu interessato da un'intensa attività eruttiva in ambiente sottomarino. Successivamente si verificò un sollevamento, tuttora in atto, di tutta l'area che determinò l'emersione delle argille pleistoceniche, oggi sollevate fino a 300 m s.l.m. nella zona a monte di Aci Castello - Aci Trezza, e si ebbe lo spostamento dei centri di alimentazione delle manifestazioni eruttive che divennero subaeree e coprirono con i loro prodotti gran parte delle precedenti colate sottomarine, dando origine alla graduale costruzione del massiccio vulcanico etneo, quale oggi lo vediamo. Resti delle vulcaniti dovute alle eruzioni sottomarine, in prossimità del bordo dell'ampio golfo preetneo, si rinvengono oggi soltanto nella zona di Aci Castello, Aci Trezza e Ficarazzi ove sono rappresentate da affioramenti di lave a cuscini (pillows), brecce ialoclastitiche (vetro rotto) e masse magmatiche intruse sotto una sottile copertura di sedimenti. Queste antiche manifestazioni eruttive sono contemporanee alla sedimentazione dei livelli più recenti di argille marnose del Pleistocene medio, oggi affioranti estesamente a sud dell'edificio etneo e lungo la costa ionica, che costituiscono il substrato sedimentario del vulcano. Nell'Isola Lachea e nei Faraglioni dei Ciclopi sono esposti magnifici esempi di queste manifestazioni eruttive i cui prodotti risultano intercalati alla successione argillosa. Queste masse eruttive sono state interpretate come intrusioni sotto una sottile copertura di sedimenti e si accompagnano in minor misura a materiali effusi in ambiente subacqueo. Le prime sono costituite da lave massicce e/o colonnari, affioranti nell'Isola Lachea e nei Faraglioni e nell'immediato entroterra, mentre le seconde sono rappresentate da lave a pillows e ialoclastiti, affioranti nella rupe di Aci Castello, lungo le coste a nord di Aci Trezza e sulla collina a monte di quest'ultima località. Nell'isola Lachea furono rinvenuti un'ascia litica ed una tomba a grotticella artificiale attestanti la presenza umana fin dalla Preistoria. Lungo la scalinata che si diparte dall'ingresso nord dell'isola, sono presenti due piccole cisterne scavate nella roccia in una delle quali è stato rinvenuto materiale ceramico che testimonia la frequentazione dell'isola in età tardo romana. Sull'isola Lachea si individuano anche i resti di un'antica fortificazione fenicia e di un luogo di culto bizantino. D'altra parte la frequentazione dell'isola Lachea in età bizantina sarebbe attestata anche dalle monete ivi rinvenute. Nel 1803, l'isola Lachea ed i Faraglioni furono dati in enfiteusi, come pietra per pescare, e per sfruttare con l'agricoltura quel poco di terreno che c'era. Nel 1828 l'isola, assieme al territorio di Trezza, entrò a far parte del comune di Aci Castello, ma l'arcipelago restò di proprietà degli eredi dei detentori della Segrezia acese e, in seguito, alla famiglia Gravina. Il senatore del Regno Luigi Gravina nel 1896, cedette a titolo gratuito il diritto d'uso sopra l'isola e i sette scogli adiacenti per studi scientifici e sperimentali al Rettore dell'Università di Catania, Andrea Capparelli. Nacque un piccolo, ma prezioso, museo ittico e si diede possibilità per decenni alla natura di proliferare rigogliosa fra quelle rocce millenarie che divennero sempre più oggetto di ammirazione dei visitatori di ogni parte del mondo. Nel 1998 l'intero arcipelago e la fascia di mare che circonda le isole divenne Riserva Naturale Integrale, la cui gestione è affidata al CUTGANA, Centro dell'Università degli Studi di Catania. La flora dell'isola Lachea è essenzialmente costituita da piante selezionate dalla trascorsa presenza dell'uomo oppure legate ad un substrato ricco in sali per la vicinanza del mare. Tra le specie sinantropiche (specie legate ad ambienti antropizzati) si rinvengono con una certa frequenza: Oryzopsis miliacea, Senecio vulgaris, Sonchus oleraceus, Thapsia garganica, Ferula communis, Urospermum picroides, Chrysanthemum coronarium. Diverse sono anche le specie introdotte a scopo ornamentale o colturale quali Casuarina equisetifolia, Opuntia ficus-indica, Thuja orientalis, Pittosporum tobira e Ailanthus altissima. Le stazioni direttamente interessate dall'aerosol marino sono caratterizzate dalla presenza di piante rupicole legate a suoli salati quali Reichardia picroides var. maritima, Lotus cytisoides, Crithmum maritimum, Allium commutatum, Limbarda crithmoides, come pure Suaeda vera ed Atriplex halimus. Nelle piccole depressioni soggette occasionalmente agli spruzzi delle onde si insedia una particolare flora di piccole specie annuali che prediligono suoli salati fra cui Plantago coronopus, Parapholis incurva, Catapodium marinum, Frankenia pulverulenta. Significativa sotto il profilo fitogeografico è in particolare la presenza di alcune specie endemiche distribuite in Sicilia e Italia meridionale, quali Senecio squalidus, Heliotropium bocconei, Carlina hispanica ssp. globosa. Nonostante il disturbo antropico a cui sono stati sottoposti questi ambienti, le Isole dei Ciclopi possiedono ancora un notevole interesse naturalistico e paesaggistico a prescindere dalla notevole importanza riguardante soprattutto l'ambiente sottomarino ancora integro. Il panorama faunistico dell'Isola Lachea, anche se alquanto limitato in relazione alla ridottissima superficie, è abbastanza vario e comprende rappresentanti di parecchi gruppi animali, soprattutto invertebrati; si tratta per lo più di elementi di ampia valenza ecologica che ben sopportano le avverse condizioni ambientali a cui sono soggetti, in particolare l'elevato grado di salinità e le forti escursioni termiche giornaliere. Tra gli invertebrati sono stati rinvenuti componenti di vari gruppi tra cui Isopodi, Diplopodi, Collemboli, Ortotteri, Coleotteri, Imenotteri e Lepidotteri. In particolare, tra gli Aracnidi Gnafosidi vanno segnalati lo Zelotes messinai, specie endemica di Sicilia, e l'Urozelotes mysticus allo stato attuale noto unicamente per l'Isola Lachea. I vertebrati, a parte gli uccelli, sono rappresentati da qualche mammifero roditore e da pochi rettili sauri; questi ultimi annoverano l'elemento certamente più caratterizzante l'intera fauna dell'isoletta, la lucertola endemica Podarcis siculus ciclopica. Più elevato è il numero di specie di uccelli che si possono incontrare sull'isola Lachea. Data la grande mobilità di questi animali, praticamente vi si può trovare la maggior parte dell'avifauna che vive nell'antistante litorale. Poche specie utilizzano questi luoghi come sito di nidificazione, come la passera sarda e l'elegante ballerina gialla. Più numerose sono le specie che visitano occasionalmente quest'isoletta e i vicini Faraglioni soltanto per la ricerca di cibo oppure come luogo di sosta; oltre al verzellino, al fanello, alla sterpazzolina, alla tottavilla, all'occhiocotto e al piro piro piccolo, non è raro incontrare anche rapaci come il falco di palude, il falco pellegrino e persino trampolieri e limicoli. La Lachea offre anche rifugio durante il periodo di svernamento ad uccelli marini, quali il gabbiano reale mediterraneo, il gabbiano comune e il cormorano. La riserva Isola Lachea e Faraglioni dei Ciclopi è raggiungibile in auto per mezzo della S.S.114 Messina-Catania. Da Catania è raggiungibile per mezzo di Autolinea interurbana dell'AST. La sede e il centro visite si trovano in Aci Trezza. Aree naturali protette della Sicilia Area marina protetta Isole Ciclopi Isola Lachea Aci Trezza Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Riserva naturale integrale Isola Lachea e faraglioni dei Ciclopi Notizie utili su orogenesi e territorio della Riserva, su acitrezzaonline.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Riserva naturale integrale Isola Lachea e faraglioni dei Ciclopi (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Riserva naturale integrale Isola Lachea e faraglioni dei Ciclopi
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Luoghi vicini

Chiesa di San Giovanni Battista (Aci Trezza)
Chiesa di San Giovanni Battista (Aci Trezza)

La chiesa di San Giovanni Battista è un luogo di culto cattolico situato ad Aci Trezza. Chiesa principale del paese, è stata ricostruita dopo il Terremoto del Val di Noto dell'11 gennaio 1693. Venne benedetta il 14 ottobre 1696. Tra il 1746 ed il 1768, sotto la direzione dell'arciprete don Silvestro De Amico, arriva la statua del Santo Patrono. Contestualmente la popolazione aumenta e pertanto si decide di ampliare la chiesa che era a navata unica e senza la canonica. Il primo arciprete nativo di Acitrezza, don Francesco Spina che esercitò il suo ministero dal 1768 al 1808, iniziò i lavori di ampliamento e di abbellimento: vennero aggiunti stucchi, decori ed affreschi arricchendo la chiesa anche di paramenti pregevoli ed argenti preziosi. A cavallo dei secoli XIX e XX vi operò l'Arciprete don Salvatore De Maria, che la ristrutturò e soprattutto l'ampliò, costruendovi la casa canonica e la navata minore nel 1889. La fece, inoltre, ritornare parrocchia indipendente dalla chiesa madre di Aci San Filippo, come stabilito alla sua fondazione dal principe Stefano Riggio. Nel 1948 fece da sfondo al film La terra trema di Luchino Visconti, girato interamente ad Aci Trezza. Il 14 ottobre 2016, in occasione del 320º anniversario della benedizione della chiesa, è stato officiato il rito della dedicazione e consacrazione del luogo di culto alla presenza del Vescovo di Acireale Mons. Antonino Raspanti. La facciata è in stile barocco con portale classico, al di sopra del quale si trovano due celle campanarie. Il finestrone centrale è sormontato da una seconda finestra superiore con la statua del Santo Patrono, collocata in occasione del Giubileo universale della Chiesa cattolica del 1900. In cima al centro vi è un piccolo campanile a vela con una campana. Il secondo campanile turrito è laterale. L'interno è a doppia navata, con abside semicircolare nella navata maggiore, splendidamente decorato da stucchi che circondano le quattro cappelle laterali. Al suo interno, oltre alla statua lignea settecentesca di San Giovanni Battista posta all'interno di una cameretta sull'Altare maggiore, vi sono conservati dentro due nicchie nella navata minore i simulacri della Madonna della Buona Nuova e di San Giuseppe; quest'ultimo, con ogni probabilità è l'originale statua conservata nella vecchia chiesa, distrutta dal terremoto del 1693. Accanto all'altare maggiore vi è collocata una tela di Francesco Mancini, realizzata nel 1909, raffigurante la predicazione del Battista sul Giordano. Dopo le balaustre in marmo, forse appartenenti alla distrutta chiesa di San Giuseppe, troviamo un pulpito ligneo e subito dopo il più bel dipinto della Diocesi, realizzato quasi certamente da Giacinto Platania e restaurato dal Mancini nel 1908: rappresenta il Battesimo di Gesù. Accanto alla piccola porta laterale vi è l'altare con la tela della Sacra Famiglia di autore ignoto del XVIII secolo. La volta fu affrescata nel Settecento da Vincenzo Sciuto con cinque medaglioni raffiguranti la vita del Battista. Lungo tutto il perimetro interno vi è affrescata la frase biblica Inter natos mulieribus non surrexit maior Ioannes Baptista. Ecce agnus Dei tollit peccata Mundi. Infine è possibile notare sulla sinistra una statua di Santa Teresa di Gesù Bambino. La navata minore, realizzata nel 1889, conserva due opere moderne, il Gesù Cristo di Giovanni Giuffrè e la decollazione del Battista di Orazio Greco e la settecentesca Madonna del Rosario tra Santa Caterina da Siena e San Gaetano da Thiene di Matteo Desiderato. In fondo alla navata minore, prima dell'ingresso in Sagrestia dove sono collocati i dipinti degli arcipreti ed un lavabo marmoreo opera di Domenico Alati rappresentante lo stemma di Aci Trezza, si trova un altare con il Crocifisso affiancato da Maria Addolorata e Giovanni apostolo ed evangelista: è probabile che Giovanni Verga alluda a quest'opera quando cita ne I Malavoglia l'Altare dell'Addolorata. Sopra l'ingresso principale vi è la cantoria che possiede un'artistica ringhiera barocca in legno; in essa è collocato un organo del 1781 realizzato dai maestri organari Platania. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giovanni Battista Sito ufficiale, su parrocchiaacitrezza.it. Chiesa di San Giovanni Battista, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Scacco di Ognina
Scacco di Ognina

Lo Scacco di Ognina fu una battaglia navale combattuta al largo del Golfo di Catania il 27 maggio 1357 fra gli angioini di Napoli e gli Aragona di Sicilia durante le Guerre del Vespro. Dopo la mancata ratifica della Pace di Catania da parte del Parlamento siciliano il Re di Sicilia Federico IV d'Aragona si trovò in una difficile posizione perché il Regno era indebolito dai continui attacchi esterni degli angioini che erano riusciti a riconquistare parte dell'isola ed all'interno dai signori feudali della Sicilia che si opponevano con veemenza. Nel 1356 il governatore di Messina, Niccolò Cesareo, in seguito a dissidi con Artale I Alagona, richiese rinforzi a Ludovico d'Angiò, che inviò il Maresciallo Niccolò Acciaiuoli. Le truppe, assistite dal mare da ben cinque galee angioine saccheggiarono il territorio di Aci, assediando il castello. Proseguirono quindi in direzione di Catania cingendola d'assedio: ecco che Artale I Alagona uscì con la flotta ed affrontò le galere angioine, affondandone due, requisendone una terza, e mettendo in fuga le truppe nemiche. La battaglia navale, che si svolse al largo della borgata marinara catanese di Ognina ed il Castello di Aci il 27 maggio 1357, fu denominata "lo Scacco di Ognina" e segnò una svolta definitiva a favore dei siciliani nella Guerra dei Vespri siciliani, iniziata nel 1282 e conclusasi solo nel 1372, con una pausa fra il 1302 e il 1313. Steven Runciman (1958), The Sicilian Vespers. ISBN 0-521-43774-1 (trad. it.: I vespri siciliani, 1997, Edizioni Dedalo. ISBN 88-220-0508-2) Leonardo Bruni (1416), History of the Florentine People, Harvard, 2001. ISBN 0-674-00506-6 (EN) Sicilian Vespers, in Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Santi Correnti, «Il Vespro» Giovanni Battista Niccolini (1882), Vespro Siciliano: storia inedita, per cura di Corrado Gargiolli. Pubblicato da D. G. Brigola. Francesco Benigno e Giuseppe Giarrizzo, Storia della Sicilia, vol. 3, ed. Laterza, Roma-Bari, 1999. ISBN 88-421-0535-X (EN) Dennis Angelo Castillo, The Maltese Cross: a strategic history of Malta, 1ª ed., Praeger Publishers, 2005, pp. 33-34, ISBN 0-313-32329-1, Consultato: 6 aprile 2010. (EN) DeVries, Kelly, Battles of the Medieval World, New York, Barnes & Noble, 2006, ISBN 0-7607-7779-9. (CA) Jordi Bolòs, Diccionari de la Catalunya medieval (ss. VI-XV):Col·lecció El Cangur / Diccionaris, núm. 284, Barcelona, Edicions 62, 2000, ISBN 84-297-4706-0. (CA) Bernat Desclot, Llibre del rei en Pere e dels seus antecessors passats o Crónica de Bernat Desclot (CA) Ramón Muntaner, Crónica de Muntaner Crónica de Ramón Muntaner en el Instituto Lluís Vives Consultato: 6 aprile 2010 (CA) F. Xavier Hernández, Història militar de Catalunya, ISBN 84-232-0638-6. Jerónimo Zurita y Castro: Anales de la Corona de Aragón Niccolò Buscemi, La vita di Giovanni di Procida: privata e pubblica; saggio storico, 1ª ed., Reale Stamperia, 1836, pp. 190, ISBN 978-1-276-06151-3, Consultato: 3 marzo 2014. Regno di Napoli Regno di Sicilia Regno di Francia Regno di Trinacria Corona d'Aragona Ruggero di Lauria

Stazione di Cannizzaro (1867)
Stazione di Cannizzaro (1867)

La stazione di Cannizzaro era una stazione ferroviaria posta al km 246+679 del tracciato originario, poi dismesso, della linea Messina-Siracusa a servizio del comune di Cannizzaro. Venne del tutto dismessa nel 1989, i binari asportati e l'area di stazione ceduta a scopo di viabilità. La stazione di Cannizzaro venne costruita, intorno al 1866, come parte del progetto di ferrovia tra Messina e Catania approntato dalla Società Vittorio Emanuele e portato avanti in subappalto dalla "Società Vitali, Picard, Charles e C." e, dal 29 novembre 1866, dalla subentrata "Impresa Generale per la costruzione delle strade ferrate calabro-sicule". Il 3 gennaio del 1867 la stazione entrò in esercizio assieme al tronco di 47,7 km che raggiungeva la stazione di Catania Centrale. La stazione rimase pressoché nelle stesse condizioni di impianto delle origini. A metà degli anni sessanta del XX secolo venne elettrificata e un ventennio dopo ampliata nel raccordo merci del "Terminal Cargo". In seguito all'attivazione del nuovo tracciato a doppio binario in variante della ferrovia la stazione, nel 1989, venne dismessa e trasferita nella nuova sede. L'area di stazione venne ceduta al Comune di Acicastello per la realizzazione di una strada, che è anche di accesso al Terminal Cargo, e il fabbricato di stazione ceduto per usi sociali. La stazione era costituita da un piccolo fabbricato viaggiatori a una elevazione con annessi servizi e un piano caricatore con magazzino merci. Si trattava di un semplice raddoppio per incroci o precedenze con un piccolo scalo merci posto lato Messina. Comandava l'apertura e la chiusura del passaggio a livello adiacente. Era di interscambio con la Tranvia Catania-Acireale tra il 1915 e il 1934 il cui tracciato nella zona costeggiava la ferrovia, lato mare. Cannizzaro Stazione di Cannizzaro Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su vecchia stazione di Cannizzaro Variante di tracciato Carruba-Catania Centrale - Ferrovie abbandonate, su ferrovieabbandonate.it.