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Laghetto di San Marco

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Navigli di Milano Laghetto di via San Marco001
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Il laghetto di San Marco è stato un bacino acqueo artificiale situato a Milano in corrispondenza della moderna via San Marco, che era la foce del Naviglio di San Marco, canale artificiale proseguimento del Naviglio della Martesana, che è stato utilizzato come secondo punto per l'ormeggio, il rimessaggio delle imbarcazioni che navigavano i Navigli lombardi dopo la Darsena di Porta Ticinese. Realizzato nel 1469, aveva come emissario la Conca di San Marco, grazie alla quale scaricava la sua portata nella Cerchia dei Navigli. Il laghetto di San Marco fu interrato nel 1935 contestualmente agli analoghi lavori di chiusura del Naviglio di San Marco, dall'omonimo ponte sulla Cerchia, davanti alla basilica, sino al ponte nei pressi del bastione, chiamato Tumbun de San Marc. Tale nome viene quasi sempre, ed erroneamente, usato per chiamare il Laghetto di San Marco. Il tombone indicava invece un punto dove le acque di due o più canali si incrociavano, creando vortici e gorghi. Nel passato il Naviglio della Martesana proseguiva il suo percorso cittadino, ora interrato, oltre le mura spagnole, sottopassando il ponte delle Gabelle e incontrando la Conca dell'Incoronata, dopo la quale cambiava nome in Naviglio di San Marco. Poco dopo, quest'ultimo, dava origine al laghetto di San Marco, che si immetteva nella Cerchia dei Navigli attraverso la Conca di San Marco. La costruzione di questo secondo approdo per le barche fu voluto per consentire al traffico fluviale proveniente dal Naviglio della Martesana di scaricare le merci evitando di immettersi nella Cerchia dei Navigli, percorso aggiuntivo che era necessario a quelle imbarcazioni provenienti da nord che volevano giungere al laghetto di Sant'Eustorgio, bacino artificiale dal cui ampliamento si originò in seguito la Darsena di Porta Ticinese. Costruito nel 1469 su un'area precedentemente occupata da un cimitero, il laghetto di San Marco fu interrato nel 1935. Al suo posto è stato ricavato un parcheggio. Il Tombone di San Marco divenne un posto celebre per i suicidi. All'ingresso e all'uscita del laghetto di San Marco erano presenti due ponti, il ponte Medici (conosciuto anche come "ponte Montebello" o "ponte dei suicidi") e un ponte situato in dirimpetto alla chiesa di San Marco. Di fronte alla chiesa era presente la Conca di San Marco, conca di navigazione che regolava la portata dell'acqua scaricata poi nella Cerchia dei Navigli. Sulla sponda ovest del laghetto di San Marco erano presenti diverse botteghe artigiane. Al laghetto di San Marco le imbarcazioni scaricavano principalmente calce e pietra per le costruzioni e – in tempi più moderni – anche la carta per l'editoria: fu proprio un barcone che trasportava carta per il Corriere della Sera l'ultimo a scaricare il proprio carico al laghetto di San Marco. Nel laghetto di San Marco arrivavano anche, provenienti da Corsico e da qui partivano le barche-corriera (el barchett de Vaver) che raggiungevano Vaprio d'Adda. Navigli (Milano) Darsena (Milano) Laghetto di Santo Stefano Porto di Mare Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Laghetto di San Marco Sistema Navigli: Il Laghetto di San Marco, su turismo.milano.it. Il laghetto di San Marco, su vecchiamilano.wordpress.com. Davide Casaroli, I Nuovi Navigli. Cammino tra storia, presente, ed un ipotetico futuro di Milano città d'acqua (PDF), su politesi.polimi.it, Politecnico di Milano.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Laghetto di San Marco (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Laghetto di San Marco
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Luoghi vicini

Liceo classico Giuseppe Parini

Il liceo ginnasio statale "Giuseppe Parini" è un liceo classico di Milano, situato in via Goito 4, vicino a Brera. Nel 1774 venne istituito, da Maria Teresa d'Austria, il "Regio Ginnasio di Brera" presso il palazzo di Brera. Nel 1773 era stata soppressa la compagnia di Gesù e, di conseguenza, furono chiuse le scuole del famoso collegio che S. Carlo Borromeo aveva fatto costruire in un antico monastero degli Umiliati in una località periferica della città chiamata, appunto nel Medioevo, Braida, da cui la parola Brera. Maria Teresa d'Austria aveva rinominato così le antichissime Scuole Palatine, di origine augustea, ospitate fino a quel momento al Broletto, trasferendole nell'ex collegio dei Gesuiti. La scuola venne inaugurata con la prolusione dell'abate Giuseppe Parini, incaricato di tenere i corsi di eloquenza: Parini divenne infatti professore di belle lettere. Nelle Scuole Palatine avevano insegnato il Landriani, celebre fisico, Paolo Frisi, matematico, il Soave, filosofo, il Beccaria e il Romagnosi, docenti di economia politica. Nel 1775-76 il conte Carlo di Firmian, ministro plenipotenziario della Lombardia austriaca, volle istituire anche un'Accademia delle Belle Arti: lo stesso Giuseppe Parini, in previsione di tale fondazione, aveva scritto le Avvertenze intorno al Segretario di un'Accademia di Belle Arti. L'Accademia ebbe in seguito un notevole sviluppo e restrinse lo spazio al Regio Ginnasio. Nel periodo napoleonico venne introdotto un nuovo ordinamento scolastico sul modello di quello francese. La scuola, sino ad allora, era organizzata con istituti che offrivano percorsi educativi simili, quindi senza un'organizzazione di tipo gerarchico. Tra i licei e i ginnasi solo questi ultimi erano a gestione comunale e la parola "ginnasio" indicava quella scuola che precede gli studi superiori, costituiti dal liceo. Effetti legislativi del 1802 portarono alla divisione del Regio Ginnasio di Brera in due diverse scuole superiori, una che continuava le "Scuole Arcimbolde", di cui era stato allievo Giuseppe Parini e che fu chiamata liceo S. Alessandro, e un'altra che divenne il liceo di Porta Nuova, che fu ospitato nel palazzo in cui precedentemente funzionava una scuola fondata per un lascito di Pier Antonio Longone e affidata ai Barnabiti: il "Collegio dei Nobili", che, dopo l'egualitarismo rivoluzionario, divenne il Collegio Longone, in cui portò avanti gli studi anche Alessandro Manzoni. Tale liceo di Porta Nuova venne ribattezzato nel 1865 sotto la denominazione di liceo "Giuseppe Parini", mentre il S. Alessandro divenne il liceo "Cesare Beccaria". La vita dell'istitituto fu influenzata nel 1923 dalla Riforma Gentile, che modificò programmi e durata dell'insegnamento classico: cinque anni per il ginnasio (tre per quello inferiore, due per quello superiore) e tre per il liceo, e nel 1940 dall'istituzione della scuola media unica. Il ginnasio perse gli anni del triennio inferiore e ne conservò il biennio superiore (IV e V ginnasio) seguito dal liceo classico. Verso gli anni trenta fu costruito un nuovo edificio su un'area che precedentemente era stata coperta dal grande Monastero di San Marco, poi trasformato in ricovero, e finalmente demolito per dare la sistemazione urbanistica attuale che nei toponimi delle vie mantiene il ricordo storico risorgimentale, come via Montebello, piazza Mentana e via Goito. In questa ultima via il 9 e 10 febbraio 1935 venne inaugurata la nuova sede scolastica mentre il collegio Longone divenne il palazzo della Questura. Nel 1966 il liceo venne coinvolto in uno scandalo che ebbe rilievo nazionale. Il giornale edito dagli studenti, La zanzara, pubblicò un'inchiesta sull'educazione sessuale e tre studenti redattori furono denunciati per stampa oscena e corruzione di minorenni. Il titolo dell'inchiesta era: Che cosa pensano le ragazze d'oggi? Negli anni novanta, invece, il liceo ha visto come studenti i rapper Dargen D'Amico e Gué Pequeno, il secondo si è diplomato con il massimo dei voti. Nel fine settimana del 16-17 ottobre 2004 un gruppo di cinque/sei studenti di quarta ginnasio si introdusse nel liceo, ostruì gli scarichi dei lavandini dei servizi igienici e aprì i rubinetti, lasciando fluire liberamente l'acqua, che nel giro di 36 ore allagò quasi tutto l'edificio (ivi compresi i locali che accoglievano i distaccamenti dell'istituto magistrale Tenca e del liceo scientifico Severi), causando danni e ammaloramenti strutturali e alle attrezzature per oltre 200 000 euro. L'azione, perpetrata allo scopo di impedire lo svolgimento di un compito in classe in programma lunedì 18, rese la scuola inagibile per diversi giorni e fino a tutto il mese di novembre i locali poterono essere utilizzati solo a turni. Il successivo 21 ottobre i responsabili confessarono le loro responsabilità all'allora preside Carlo Arrigo Pedretti. Oltre ai quindici giorni di sospensione (massimo previsto) e al 6 in condotta irrogato dalla scuola, il Tribunale dei Minorenni di Milano dispose a loro carico un anno in prova ai servizi sociali, per assistenza a pazienti ospedalieri anziani e riordino della biblioteca scolastica, con annesso sostegno psicologico. Nel 2006, stante la buona condotta e il ravvedimento dei responsabili, la Corte dichiarò estinto il reato di danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio. La vicenda ebbe risalto a livello nazionale: nel 2008 questi fatti vennero raccontati nel libro Alligatori al Parini di Giacomo Cardaci, al tempo allievo dell'istituto. Nel 2006 è stato fondato un nuovo giornale scolastico, Zabaione gestito dagli studenti. Nel maggio 2012, anche per iniziativa degli studenti, nell'atrio centrale è stata affissa una lapide in ricordo del giornalista Walter Tobagi. Liceo-Ginnasio "Giuseppe Parini." (Milano), Il R. Liceo-Ginnasio "Giuseppe Parini" nella sua nuova sede, Varese, Industrie Grafiche Amedeo Nicola, 1935, OCLC 878342546. Giacomo Cardaci, Alligatori al Parini, Milano, Mondadori, 2008, ISBN 978-88-04-57365-4, OCLC 192080612. Istituto geografico De Agostini, Letteratura italiana: schemi riassuntivi, quadri di approfondimento, Novara, Istituto geografico De Agostini, 2010, ISBN 978-88-418-6198-1, OCLC 968366423. Emanuele Pagano, Il Comune di Milano nell'età napoleonica (1800-1814), Milano, Vita & Pensiero Università, 2002, ISBN 88-343-0358-X, OCLC 718318558. Guido Nozzoli e Pier Maria Paoletti, La Zanzara: cronache e documenti di uno scandalo, Milano, Feltrinelli, 1966, OCLC 800230203, SBN IT\ICCU\NAP\0153181. Tiziano Tarli, Beat italiano: dai capelloni a Bandiera gialla, Roma, Castelvecchi, 2005, OCLC 173622174, SBN IT\ICCU\LO1\1025128. Sito ufficiale, su liceoparini.edu.it. Pagina sull'istituto, in La Scuola in Chiaro, MIUR.

Naviglio di San Marco
Naviglio di San Marco

Il Naviglio di San Marco era un canale artificiale navigabile di Milano che collegava il Naviglio della Martesana, di cui era la prosecuzione, al laghetto di San Marco. Quest'ultimo sfociava poi nella Cerchia dei Navigli grazie alla Conca di San Marco. Fu interrato tra il 1929 e il 1930 contestualmente agli analoghi lavori di chiusura della Cerchia dei Navigli. Il Naviglio di San Marco derivava il nome dalla chiesa omonima che fu costruita a partire dal 1245 e che sorgeva nei suoi pressi. A sua volta la chiesa di San Marco, che esiste tuttora, prende il nome da san Marco, santo patrono di Venezia: questa intitolazione fu voluta in onore alla città lagunare, che fece parte insieme a Milano della Lega Lombarda, alleanza militare che sconfisse l'imperatore del Sacro Romano Impero Federico Barbarossa nella battaglia di Legnano (29 maggio 1176). Dopo la decisiva sconfitta di Legnano, l'imperatore accettò un armistizio di sei anni (la cosiddetta "tregua di Venezia"), fino alla pace di Costanza, in seguito alla quale i comuni medievali dell'Italia settentrionale accettarono di restare fedeli all'Impero in cambio della piena giurisdizione locale sui loro territori. Il Naviglio di San Marco era, da un punto di vista idraulico, la continuazione del Naviglio della Martesana. Nel passato quest'ultimo proseguiva il suo percorso cittadino, ora interrato, oltre le mura spagnole, sottopassando il ponte delle Gabelle e incontrando la Conca dell'Incoronata, dopo la quale cambiava nome in Naviglio di San Marco. Il Naviglio di San Marco in seguito confluiva nel laghetto di San Marco per poi immettersi nella Cerchia dei Navigli, ponendo fine al suo corso, attraverso la Conca di San Marco, conca di navigazione costruita con il contributo di Leonardo da Vinci. Il Naviglio di San Marco, la Conca dell'Incoronata e il laghetto di San Marco furono realizzati nel 1469 contestualmente ai lavori di costruzione del Naviglio della Martesana. Il suo allacciamento alla restante parte dei canali navigabili milanesi fu compiuto nel 1496, con l'ampliamento della Cerchia dei Navigli verso nord, ovvero dal laghetto di Santo Stefano alla Conca di San Marco. Con questi lavori venne completata la Cerchia dei Navigli navigabile: da questo momento in poi fu possibile navigare senza interruzioni nel percorso tra il Lago Maggiore e il Lago di Como via navigli milanesi. fu interrato tra il 1929 e il 1930 contestualmente agli analoghi lavori di chiusura della Cerchia dei Navigli. Idrografia di Milano Navigli (Milano) Giovanni Migliara, Il naviglio di San Marco a Milano, su daldisegnoalclick.wordpress.com.

Pusterla Beatrice
Pusterla Beatrice

La Pusterla Beatrice o Porta Beatrice (in origine Pusterla di Algiso o Pusterla del Guercio) era una delle porte minori (chiamate anche "pusterle") poste sul tracciato medievale delle mura di Milano. Si trovava al termine dell'attuale via Brera, praticamente su via Pontaccio. Nel corso della sua storia ha assunto diversi denominazioni, che si sono via via alternate fino ai tempi più recenti: prima porta braida o breida, con significato di terreno incolto, poi algisia, porta San Marco e infine Beatrice. Nella non chiarissima serie dei nomi dell'arco si suppone che in principio l'arco ebbe nome di pusterla braida e successivamente di algisia, essendo stato tal Algisio Guercio proprietario nel IX secolo dei terreni incolti o braide su ambe le sponde del Naviglio e che per comodità si sarebbe aperto un varco all'interno della cinta muraria del tempo. Nella sua L'Historia di Milano del 1554 Bernardino Corio si riferisce alla pusterla come «pusterla Braida del Guercio di Algisio», rendendo più complicata l'individuazione di un nome univoco. Tuttavia non è raro che il medesimo luogo possa avere nomi diversi stratificati nel corso dei secoli. Algisio il Guercio aveva donato i terreni all'interno delle mura agli Umiliati, affinché vi si potessero stabilire ed edificare la propria casa madre. La pusterla, divenuta in seguito pubblica, venne restaurata nel 1232 dal podestà di Milano, Pietro Vento, ricadendo tuttavia in abbandono subito dopo. Fu solamente Lodovico il Moro ad occuparsene personalmente, intitolandola all'amatissima moglie appena defunta, Beatrice d'Este, da cui poi il nome più comune, quello di Pusterla Beatrice. Tale denominazione sarebbe sopravvissuta per secoli, sopravvivendo alla stessa demolizione della pusterla, avvenuta nel 1860. La pusterla ancora nel Settecento viene descritta come un edificio dalla forma rettangolare, caratterizzato dalla presenza di un arco a sesto acuto ribassato, al proprio centro. La notte, quando venivano chiusi i battenti, poteva essere confusa con una qualsiasi abitazione del quartiere. Va infine ricordato che secondo alcuni la Pusterla Beatrice coinciderebbe con la Pusterla di San Marco.

Biblioteca europea di informazione e cultura

La Biblioteca europea di informazione e cultura - più conosciuta come Biblioteca europea di Milano, o BEIC - è una biblioteca digitale multimediale. Il progetto per la realizzazione di una nuova grande biblioteca moderna per la città di Milano - sul modello di quelle istituite a cavallo del II millennio a Parigi, Monaco di Baviera, San Francisco e altrove - nasce alla fine degli anni novanta del XX secolo per iniziativa dell'associazione "Milano Biblioteca del 2000". Con lo stanziamento di Fondazione Cariplo e altre istituzioni viene redatto lo studio di fattibilità, relativo alla configurazione architettonica e a quella biblioteconomica. Nel 1999 il progetto rientra nell'ambito di un accordo di programma tra il Ministero dei beni culturali, il Comune di Milano, la Regione Lombardia, l'Università degli Studi e il Politecnico di Milano. Il progetto prevede la creazione di «una grande biblioteca pubblica, capace di soddisfare i bisogni di informazione, divulgazione e cultura interdisciplinare di un'area metropolitana di oltre 7 milioni di cittadini, e che si proponga anche come luogo d'incontro e di socializzazione». La Fondazione BEIC - partecipata dal Ministero dei Beni culturali, dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, dal Comune di Milano, dalla Regione Lombardia, dal Politecnico e dall'Università degli Studi di Milano - ha preso avvio nel 2004 con la messa punto del progetto architettonico e dando vita ad una grande nuova biblioteca digitale. La Fondazione è stata presieduta da Antonio Padoa-Schioppa, promotore del Progetto BEIC, dal 2003 al 2017; dal marzo 2017 è presieduta da Francesco Paolo Tronca, già prefetto di Milano e commissario del Comune di Roma; vicepresidente il prof. Padoa-Schioppa. Nel progetto la sede della nuova biblioteca è situata nell'area dell'ex stazione ferroviaria di Porta Vittoria, messa a disposizione dal Comune di Milano che la ha inserita nel proprio Piano regolatore (2001 e 2007). Lo studio Bolles+Wilson, vincitore del concorso internazionale di progettazione bandito dal Comune di Milano, ha predisposto il progetto architettonico definitivo e il progetto esecutivo validato dal Politecnico di Milano e approvato dal Consiglio dei lavori Pubblici nel marzo del 2009. La previsione di spesa per i lavori, gli arredi e gli oneri per la sicurezza ammontava a 152 milioni di euro. Le caratteristiche del piano architettonico e della biblioteca digitale della BEIC sono state descritte nel volume La Biblioteca Europea di Milano, edito da Skira nel 2014. In attesa dei finanziamenti richiesti al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il progetto ha subito una battuta d'arresto. Nel 2012 si è formulata un'ipotesi alternativa, tale da poter eventualmente ridurre le superfici e conseguentemente i costi di costruzione. Il 30 dicembre 2021 è stata sottoscritta una convenzione per regolare i rapporti tra Ministero della Cultura, Comune di Milano e Fondazione BEIC in ordine all'attuazione dell'«intervento Biblioteca Europea di Informazione e Cultura - BEIC» all'interno del PNRR. Nel marzo 2022 è stato indetto un nuovo concorso, del quale a luglio è stato proclamato vincitore Onsitestudio: prevede la costruzione e ultimazione della "Nuova BEIC" per il 2026. La Fondazione Beic ha acquisito e catalogato la biblioteca e l'archivio di Giuseppe Pontiggia nonché l'Archivio fotografico Paolo Monti, depositato presso il Civico archivio fotografico del Castello Sforzesco di Milano. La biblioteca digitale (BeicDL) è stata inaugurata il 30 novembre 2012 e comprende, a dicembre 2016, 32.232 documenti digitali, 90.756 registrazioni bibliografiche, 4.200 autori, 912 siti web. Il patrimonio digitale accessibile è articolato in venti collezioni ed è consultabile dal catalogo in linea. Tra le collezioni figurano: incunaboli in lingua italiana, classici del diritto in manoscritti ed edizioni antiche, atti di Accademie, Biblioteca idraulica, biblioteca musicale, classici della pittura. BeicDL comprende inoltre una serie di mostre virtuali e una sezione di progetti didattici online. Le consultazioni di risorse di BeicDL sono circa 100.000 mensili (dati dicembre 2016). La Biblioteca europea di informazione e cultura è membro del Consortium of European Research Libraries e di Europeana. A seguito della legge sul deposito legale n. 106 del 15 aprile 2004 e del successivo regolamento, la Regione Lombardia ha affidato la gestione dell'Archivio della produzione editoriale lombarda alla Fondazione BEIC, con il sostegno della Biblioteca nazionale braidense. Nel sito della Biblioteca BEIC un OPAC specifico consente la consultazione di tale archivio. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Biblioteca Europea di Informazione e Cultura Sito ufficiale, su beic.it. Biblioteca europea di informazione e cultura, su Anagrafe delle biblioteche italiane, Istituto centrale per il catalogo unico. Biblioteca europea di informazione e cultura, su Sistema archivistico nazionale, Istituto centrale per gli archivi.

Chiostro grande di San Simpliciano
Chiostro grande di San Simpliciano

Il chiostro grande di San Simpliciano, più semplicemente chiostro grande o talvolta chiostro delle due colonne, è un chiostro situato nel complesso della basilica di San Simpliciano a Milano. La costruzione del chiostro maggiore del complesso di San Simpliciano avvenne a partire dal sesto decennio del Cinquecento, qualche anno dopo l'affidamento della basilica ed il monastero all'ordine di San Benedetto: al 1559 e agli anni successivi risalgono le commissioni di uno svariato numero di colonne, in uno dei vari contratti più di cento, allo scultore Alessandro Rocchetto; colonne dalla descrizione del tutto simile a quelle del chiostro attuale. Oltretutto i registri del convento annotano ingenti ordini di mattoni a partire dal 1555, il che suggerisce che i lavori per il corpo del chiostro partirono proprio in quest'anno. Tra il 1621 ed il 1623 si ha notizia della ripresa dei lavori affidati a Francesco Maria Richini: non si sa se tuttavia questo furono semplici restauri o se i lavori non partirono mai del tutto, per cui l'aspetto del chiostro rimase sostanzialmente immutato. Il progetto complessivo del chiostro viene attribuito, seppur in maniera molto discussa, a Vincenzo Seregni. Il chiostro è formato da una serie di colonne binate di ordine tuscanico a reggere archi a tutto sesto: particolare della disposizione delle colonne, che dà anche il nome al chiostro, è che le colonne non sono accoppiate con asse parallelo ai lati del cortile, bensì con l'asso perpendicolare ad essi, soluzione decisamente più rara nell'architettura manierista. Tra l'ordine inferiore di colonne e quello del finto loggiato superiore vi è una fascia intermedia dove sono contenuti grandi triglifi che fungono da mensole per le lesene di ordine ionico dell'ordine superiore: tra le partiture individuate tra le lesene vi sono archi a tutto sesto poggianti su mensole rette da semicolonne semplici tra cui sono contenute delle finestre sovrastate da decorazione a fresco con Busti di santi. La decorazione ad archi a tutto sesto contenuti tra lesene è un chiaro omaggio al chiostro bramantesco del complesso di Sant'Ambrogio. Paolo Mezzanotte, Giacomo Bascapè, Milano nell'arte e nella storia, Milano, Bestetti, 1968, ISBN non esistente. Davide Tolomelli, Il chiostro cinquecentesco del monastero di San Simpliciano, in Arte Lombarda, n. 137, Milano, 2003. Basilica di San Simpliciano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiostro grande di San Simpliciano

Archivio storico Ricordi
Archivio storico Ricordi

L'Archivio Storico Ricordi raccoglie i documenti dell'editore musicale Ricordi dalla fondazione nel 1808 fino al 1994 e costituisce una delle più importanti raccolte musicali private del mondo. Nel 1994 l'Archivio è acquisito dal gruppo dei media Bertelsmann che da allora ne garantisce la conservazione e lo sviluppo culturale. Dal 2003 è ospitato all'interno della Biblioteca Nazionale Braidense nel Palazzo di Brera a Milano. L'Archivio conserva le partiture autografe di 23 delle 28 opere di Giuseppe Verdi, di tutte le opere di Giacomo Puccini (con la sola eccezione de La rondine), nonché di opere di Vincenzo Bellini, Gioachino Rossini e Gaetano Donizetti, fino ai contemporanei come Luigi Nono, Salvatore Sciarrino e Sylvano Bussotti. L'Archivio custodisce inoltre un ricco patrimonio iconografico legato alle prime rappresentazioni operistiche, composto da bozzetti scenici, figurini dei costumi, schizzi e piante sceniche, il fondo fotografico e quello epistolare oltre a una documentazione aziendale che permette di ricostruire la genesi dei grandi capolavori operistici. La sezione iconografica dell'Archivio dà la possibilità di conoscere un patrimonio che non è solo legato all'attività strettamente musicale, ma si estende a quello pittorico, scenografico, e delle arti minori (come ad esempio la storia del costume, i gioielli, i diversi manufatti), aziendale (ricostruendo i rapporti che intercorrevano fra editore e artista, fosse musicista, poeta o grafico), e al mondo del teatro (dall'impresario ai cantanti ai direttori d'orchestra). La collezione permette di ripercorrere la vita umana e professionale dei compositori, partendo dalle loro primissime opere, ad esempio Oberto, Conte di San Bonifacio di Giuseppe Verdi e Le Villi di Giacomo Puccini, fino ad arrivare ai loro ultimi capolavori, come il verdiano Falstaff e l'incompiuta Turandot di Puccini.

Palazzo di Brera
Palazzo di Brera

Il palazzo di Brera è un edificio storico di Milano situato in via Brera n. 28. Il palazzo, costruito nel XVII secolo per ospitare il collegio della compagnia di Gesù, ospita oggi vari istituzioni, tra le quali la pinacoteca di Brera, la Biblioteca Nazionale Braidense e l'accademia di belle arti. Il termine brera deriva dal longobardo braida e rimase nel latino medievale per indicare un "campo o un terreno in prossimità dell'abitato" o come "terra chiusa". In alcuni dialetti lombardi il termine breda indicava un possedimento costituito da più campi con una casa colonica. Nel 1173 la zona era indicata come borgo nella brera del Guercio. In un atto del 7 novembre 1178 è indicato che un terreno di 12 pertiche e otto tavole, posto nella braida detta del Guercio di Baggio (braida que fuit de Guertio de Badagio), venne acquistato per alcuni religiosi che intendevano viverci. Nel 1198 Suzo, "prelato della congregazione dei frati della braida del fu Guercio da Baggio", acquistò altri terreni confinanti. Questi frati erano Umiliati, ordine religioso riconosciuto ufficialmente da papa Innocenzo III solo nel 1201; dediti principalmente alla lavorazione della lana, divennero una potente associazioni religiosa ed economica del tardo Medioevo milanese. Il monastero di Brera costituiva la casa madre dell'ordine ed era affiancato dalla chiesa di Santa Maria in Brera. L'ordine religioso fu abolito nel 1571 con bolla pontificia di papa Pio V e il convento di Brera fu ceduto ai Gesuiti per la realizzazione di un'istituzione a scopo d'istruzione. Si impose la necessità di costruire un nuovo e più ampio edificio. I primi progetti furono realizzati da Martino Bassi e prevedevano soluzioni diverse: un cortile quadrato o rettangolare oppure tre diversi cortili. I lavori iniziarono nel 1591, ma la morte di Bassi nello stesso anno, rallentò molto la realizzazione. Nel 1615 Francesco Maria Richini, importante architetto dell'epoca in Lombardia, fu incaricato della direzione dei lavori e presentò nuovi progetti. Anche a causa della pestilenza però, il progetto venne approvato solo nel 1651. Alla morte del Richini, la direzione dei lavori passò al figlio Giandomenico e successivamente fu assegnata a Gerolamo Quadrio e a Pietro Giorgio Rossone, che mantennero il progetto del Richini. Già nel 1760 all'interno del collegio era attivo un osservatorio e attorno al 1764-1765 fu realizzata la specola astronomica che fu potenziata negli anni successivi e fu diretta da importanti astronomi dell'epoca come Ruggero Giuseppe Boscovich. Soppressa la Compagnia di Gesù nel 1773, l'edificio era ancora incompiuto e privo della facciata. Il governo austriaco affidò il completamento a Giuseppe Piermarini che lo portò a termine tra il 1778 e il 1795. Divenuto Reale Palazzo, Maria Teresa d'Austria lo adibì a sede delle Scuole Palatine (un appartamento del Palazzo fu peraltro abitato, fino alla sua morte, da Giuseppe Parini, che a partire dal 1769 tenne la cattedra di Belle Lettere) e, oltre alle già esistente scuole aperte dai Gesuiti, vi trovarono sede nuove istituzioni. La biblioteca di Brera venne fondata grazie all'unione delle biblioteche di Brera e di San Fedele, lasciate dai Gesuiti. Si aggiunsero varie donazioni di biblioteche private come quelle di Carlo Pertusati e di Albrecht von Haller. L'orto, già dei Gesuiti, dal 1774 fu trasformato in orto botanico, diretto dal padre vallombrosano Fulgenzio Witman e destinato agli studenti di botanica officinale a Brera. Nel 1817 venne affidato al collegio di Sant'Alessandro. Nel 1863 passò all'Istituto tecnico superiore di Milano e ne fu direttore Théodore Caruel. L'Accademia di belle arti venne fondata nel 1776, dotandola di un contributo annuo di 10.000 lire provenienti dai soppressi beni ecclesiastici. Nel 1786 venne realizzato un orologio pubblico che doveva servire di riferimento agli altri orologi milanesi. All'inizio dell'Ottocento si aggiunsero nuove istituzioni. L'Istituto nazionale, fondato nel 1802 a Bologna, venne trasferito a Milano nel 1810 nel palazzo di Brera con il nome di Istituto di scienze, lettere ed arti. Nel 1838 venne suddiviso in Imperial Regio Istituto Lombardo di Scienze, Lettere ed Arti e Istituto veneto. In concomitanza con le spoliazioni napoleoniche dei beni artistici italiani, parte dei dipinti sottratti alle chiese vennero fatti confluire nei centri principali per la creazione di pinacoteche a scopo didattico. A Milano nel primo decennio dell'Ottocento iniziò la creazione delle gallerie come parte dell'Accademia di belle arti; solo dal 1882 la pinacoteca di Brera si separò come istituzione autonoma ed ebbe come primo direttore Giuseppe Bertini. Dal 2013 la Società storica lombarda ha sede presso la Biblioteca Nazionale Braidense. L'edificio attuale rispetta il progetto del Richini con un esterno in mattoni di colore rosso scuro con rinforzi agli angoli. Presenta regolari paraste a bugnato e cornici sporgenti marcapiano. Le finestre hanno frontoni in pietra. Il palazzo si apre sul cortile d'onore circondato da un elegante porticato su due piani: gli archi al piano terreno sono alla serliana con colonne di ordine dorico, al primo piano gli archi alla serliana si ripetono ma con colonne di ordine jonico, mentre al centro è situato il Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore, copia in bronzo di un marmo di Antonio Canova. Durante la prima guerra mondiale le sale del palazzo di Brera furono chiuse. Dopo la sconfitta di Caporetto, i quadri della pinacoteca furono temporaneamente trasferiti a Roma. Con l'inizio della seconda guerra mondiale i quadri furono immediatamente trasferiti. Il palazzo fu colpito dai bombardamenti tra 7 e 8 agosto 1943. Dopo il conflitto fu però rapidamente ricostruito e le sale riaprirono nel 1950. G. Tiraboschi, Vetera humiliatorum monumenta, vol. 2, Milano, 1767. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo di Brera Palazzo di Brera, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.