Roccaranieri è una frazione del comune di Longone Sabino, in provincia di Rieti, situata nell'alta Sabina, a sud della città di Rieti, nel territorio montuoso compreso tra le vallate dei fiumi Salto e Turano, su un'altura al margine della valle del Salto.
Il paese nacque in seguito all'incastellamento di un abitato nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista, nel luogo indicato nelle fonti alto medioevali come "Pretorio nel territorio reatino" insediamento di epoca romana.
Roccaranieri deve il suo nome ad un nobile Raniero dei conti di Cunio (lat. Cuniarius Rainerius) proveniente dai territori faentini della Romagna che, all'epoca dell'imperatore Federico I Barbarossa nel XII secolo o dell'imperatore Federico II nel XIII secolo, fortificò il borgo rendendolo una possente roccaforte dominante una strettoia nella sottostante valle del fiume Salto.
Il paese fu quindi soggetto all'abbazia di San Salvatore Maggiore, come uno dei castelli della Signoria di San Salvatore Maggiore, seguendo le vicende che interessarono tutti i castelli dell'abbazia.
Le conquiste napoleoniche in Italia all'inizio dell'Ottocento imposero allo Stato Pontificio, quindi anche ai territori abbaziali, una riorganizzazione amministrativa nel 1816: fu la definitiva frammentazione dell'unità che da secoli accomunava i castelli abbaziali.
La riforma del 1853 con la creazione dei vicini comuni di Longone e Concerviano e l'assorbimento dei territori dello Stato Pontificio nell'appena creato Regno d'Italia nel 1861 coinvolse, di nuovo, anche i paesi dell'abbazia che, insieme alla città di Rieti, vennero a far parte della provincia dell'Umbria con capoluogo Perugia fino al passaggio nel 1927, sotto il regime fascista, alla neonata provincia di Rieti.
Nel dopoguerra, con l'avvento di nuove vie di comunicazione e dei trasporti privati, a causa dell'industrializzazione e della generale modernizzazione del paese, iniziò anche per Roccaranieri, come per tutti i paesi d'area montana dell'alta Sabina, un lento ma costante declino demografico a vantaggio del vicino capoluogo e della capitale.
Il fenomeno dell'abbandono delle campagne si è accompagnato, negli ultimi decenni, da una parte ad una radicale rinaturalizzazione del territorio, con l'avanzare dei boschi a scapito delle colture nonostante la meccanizzazione dell'agricoltura e dall'altra ad uno spostamento della popolazione al di fuori del centro storico e alla conseguente espansione dell'abitato, con un accentuato incremento del patrimonio immobiliare, lungo le vie di accesso al paese.