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Ospedale Infermi di Rimini

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Ospedale Infermi di Rimini Ingresso principale
Ospedale Infermi di Rimini Ingresso principale

L'ospedale Infermi è l'ospedale pubblico della città di Rimini, situato a sud della città, ma non lontano dal centro cittadino. A partire dal XIII secolo, a Rimini esistevano numerosi ospedali. Tra questi vanno citati quello di S. Spirito (fuori Porta Romana), dei "Battuti e Scoriati" (Borgo Sant'Andrea), di S. Bartolomeo (nei pressi dell'Arco d'Augusto), di S. Caterina (Borgo San Giuliano), dei SS. Pietro e Biagio (contrada San Biagio), di S. Giovanni Battista (Borgo San Giovanni), di S. Antonio (Santa Maria a Mare), di S. Maria in Argumine (in centro, contrada Sant'Agnese), di S. Maria della Misericordia (in centro). Il 26 giugno 1486 fu decretata l'unificazione di gran parte di questi ospedali in un'unica struttura, l'Ospedale di S. Maria della Misericordia. Lo stabile era stato donato nel 1368 dal Capitolo Lateranense alla Confraternita riminese della Beata Vergine, ed era situato sul corso d'Augusto, a breve distanza dal Ponte di Tiberio. Va specificato che il termine "ospedale" all'epoca non aveva ancora l'attuale accezione, era bensì un luogo per accogliere i forestieri. Solo successivamente gli ospedali si trasformeranno in un luogo di cura per i bisognosi. Nel settembre 1800, quando già si svolgevano funzioni sanitarie, si decise di trasferire l'ospedale cittadino all'ex Collegio dei Padri Gesuiti, oggi sede del Museo cittadino presso Palazzo Tonini. Questa rimarrà la sede dell'ospedale di Rimini fino al 1974, ad eccezione del periodo bellico della Seconda guerra mondiale quando i bombardamenti costrinsero uno spostamento temporaneo prima a San Fortunato (sul colle di Covignano) e poi sul territorio della Repubblica di San Marino. Al termine della guerra, con la sede di quel tempo rimasta gravemente danneggiata, si iniziò a pensare a una nuova struttura, ma si scelse comunque di ristrutturare lo stesso stabile. Il 14 giugno 1976 è la data che segnò l'inaugurazione della sede attuale di viale Settembrini, presso la zona della Colonnella. Prima che ospitasse il nosocomio, l'area era adibita a coltivazione agricola. Oreste Delucca, Per una storia degli ospedali riminesi nel Medioevo, Quaderni ASRI - AUSL di Rimini, 2009. Vio Cornacchia, L'ospedale dè Battuti e Scoriati in Rimini. Vio Cornacchia, L'ospedale Santo Spirito di Rimini. Vio Cornacchia, L'ospedale di Santa Maria della Misericordia di Borgo San Giuliano In Rimini. Vio Cornacchia, L'ospedale di San Lazzaro al terzo in Rimini. Giorgio Cosmacini, La medicina e la sua storia, Milano, Rizzoli, 1989. Jacques Le Goff e Jean-Charles Sournia, Per una storia delle malattie, Bari, Dedalo, 1986. Viterbo Tamburini, Pietà e Liberalità a Rimini, Rimini, Il Ponte, 1994. Anna Tonelli, L'ospedale Infermi (1800-1940) in AAVV Economia e Società a Rimini tra 800 e 900, Rimini. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su ospedale Infermi di Rimini Sito ufficiale, su auslromagna.it.

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Ospedale Infermi di Rimini
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Ospedale Infermi di Rimini Ingresso principale
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RDS Stadium
RDS Stadium

L'RDS Stadium, noto fino all'agosto 2017 come 105 Stadium, è un impianto sportivo polivalente situato a Rimini. La sua capienza ufficiale per le partite di pallacanestro è di 4 703 posti, ampliabili all'occorrenza fino a 5 001 posti in assetto sportivo e fino a 7 500 posti in assetto concerti in piedi. Facendo seguito a un iter iniziato nel settembre del 1998 con la prima delibera di approvazione del piano integrato, l'edificazione effettiva dell'impianto iniziò nell'aprile 2000. All'epoca il Basket Rimini militava in Serie A1 al Palasport Flaminio, ma la Lega Basket prevedeva di eliminare la concessione di deroghe alla norma che prevedeva una capienza minima di 5 000 posti per la massima serie. Durante la sua costruzione, il nuovo palasport era convenzionalmente denominato PalaMulazzani, nome derivante dalla ditta costruttrice Mulazzani Italino S.p.A.. Denominato 105 Stadium per motivi di sponsorizzazione sin dall'apertura, la sua inaugurazione è avvenuta il 14 dicembre 2002 in occasione del concerto di Biagio Antonacci. Per quanto riguarda la pallacanestro, il battesimo risale al 23 gennaio 2003 con un'amichevole tra i Crabs e la Montepaschi Siena, mentre il primo incontro ufficiale è stato disputato qualche giorno più tardi, ovvero il successivo 2 febbraio, con la vittoria in campionato dei Crabs su Scafati. Nel 2010 ha ospitato le final four di Coppa Italia di pallavolo femminile, vinte per la prima volta da Villa Cortese. Sempre nel 2010, l'amministrazione comunale ha affidato per 50 anni il controllo della struttura alla ditta costruttrice, appunto la Mulazzani Italino S.p.A., che si è affiancata a Stadium S.r.l.. Quattro anni dopo, tuttavia, a seguito del fallimento dell'azienda edile in questione, il Comune di Rimini ha emanato un provvedimento di risoluzione anticipata della convezione con la stessa Mulazzani Italino S.p.A.. Complice la discesa dei Crabs nel dilettantismo per ragioni economiche, la squadra ha lasciato la struttura all'inizio del campionato di Divisione Nazionale B 2011-2012 per tornare a giocare al meno dispersivo Palasport Flaminio. Nonostante l'addio dei Crabs, il 105 Stadium è rimasto frequentemente utilizzato dai concerti di importanti artisti nazionali ed internazionali, oltre che, saltuariamente, da alcuni eventi sportivi. Dal 12 al 14 agosto 2011, ad esempio, si è tenuto qui il Trofeo Tassoni, un torneo amichevole di pallacanestro fra le nazionali maschili di Italia, Grecia, Polonia e Bosnia ed Erzegovina, impegnate nella preparazione agli Europei 2011. Il 22 settembre 2012 ha ospitato la finale di Supercoppa italiana di basket tra la Montepaschi Siena e la Pallacanestro Cantù, terminata 73-80 in favore dei brianzoli. Nel febbraio 2013, la nazionale femminile italiana di tennis ha eliminato quella degli Stati Uniti (privi delle sorelle Williams) dai quarti di finale della Fed Cup 2013. Nell'agosto del 2017 l'impianto ha cambiato denominazione passando da 105 Stadium a RDS Stadium, assumendo di fatto la sponsorizzazione di un'emittente radiofonica concorrente. Nell'aprile 2021 l'RDS Stadium ha ospitato le final eight della Coppa Italia 2020-2021 di calcio a 5. Nel febbraio 2023 l'arena è stata invece sede della final eight della Coppa Italia maschile e femminile di pallamano. Nell'aprile 2022 è stato reso noto che l'RDS Stadium sarebbe diventato il primo centro federale italiano della danza sportiva attraverso la creazione di due diverse aree: un'arena "on the floor" dedicata alle danze di coppia e un'altra "on stage" per le discipline artistiche, a fronte di una riqualificazione da 4 milioni di euro provenienti dal PNRR. Il concerto del duo composto da Antonello Venditti e Francesco De Gregori, svoltosi il 15 dicembre 2023, è stato l'ultimo qui organizzato sotto la gestione ventennale da parte della società Stadium S.r.l., durante la quale si è organizzato un totale di 1 400 eventi di vario tipo. I già menzionati lavori per trasformare l'impianto nella nuova casa nazionale della danza, con inizio programmato per l'8 gennaio 2024, comporteranno l'impossibilità di realizzare concerti per circa due anni. Sito ufficiale, su stadiumrimini.net.

Stadio Romeo Neri
Stadio Romeo Neri

Lo stadio Romeo Neri di Rimini è uno stadio multiuso, oggi utilizzato prevalentemente per le partite casalinghe del Rimini. L'area su cui è costruito l'odierno Romeo Neri ha ospitato gli incontri del Rimini fin dai suoi primi anni di storia. In principio il campo era ribattezzato "prato della Sartona", nome derivante dalla contessa Teresa Sartoni, proprietaria del terreno a partire dall'anno 1812. Con la morte della nobildonna, l'appezzamento passò in eredità a un ordine religioso che istituì l'orfanotrofio Pio Felice; tuttavia, la denominazione del campo continuò a essere legata alla sua vecchia posseditrice. Su quel fondo, ai bordi del manto erboso, sorgeva il nuovo ippodromo Flaminio, inaugurato nel 1911 in sostituzione del vecchio ippodromo di San Gaudenzo. La decisione di costruire un impianto sportivo al posto dell'ippodromo fu intrapresa nel 1932, con i lavori di costruzione che iniziarono nel gennaio 1933 su progetto dell'ingegner Virginio Stramigioli, per poi concludersi circa un anno più tardi. In questa fase furono realizzati il velodromo in cemento e tre tribune (separate tra loro), per un totale di 4.000 posti, oltre a tre palestre, pista e pedane per l'atletica e servizi. La struttura, che fu intitolata "stadio del Littorio", ha ospitato l'arrivo della tappa del 2 giugno 1934 del giro d'Italia. Al termine della seconda guerra mondiale il nome dello stadio divenne semplicemente "Comunale", per poi essere intitolato al ginnasta Romeo Neri dopo la sua morte. Neri fu il primo riminese a partecipare a un'Olimpiade e, successivamente, a vincere una medaglia d'oro (ne vinse tre ai giochi di Los Angeles 1932), nonché quattro volte campione assoluto nazionale. Negli anni a seguire furono costruite tribune aggiuntive rispetto al periodo iniziale, con una prima gradinata eretta sull'attuale settore distinti a partire dagli anni '50, e la creazione della curva est negli anni '70 e '80 a ridosso del campo da gioco. Successivamente, quest'ultimo settore fu eliminato, per poi essere ricollocato al di là della pista d'atletica nel nuovo millennio. Lo stadio è stato ristrutturato una prima volta nel 1976 e una seconda volta nel 2005, per l'omologazione per la Serie B. Prima della costruzione dello stadio dei Pirati (aperto nel 1973), la struttura è stata sede degli incontri casalinghi del Rimini Baseball per qualche anno. Fra gli altri eventi, al Neri si sono anche giocati tre Superbowl italiani di football americano (nel 1984, 1987 e 1990) e una semifinale dei campionati europei di calcio femminile (1993). Nonostante il parere negativo del Comune, nel biennio 2010-2012 si sono qui disputate anche le partite interne in Serie D del Real Rimini, ovvero il vecchio Valleverde Riccione dopo il cambio di denominazione e colori sociali. Nell'ottobre del 2014, per iniziativa dei tifosi della Curva Est, le gradinate del settore Distinti sono stati ridipinte in bianco e rosso con la scritta "RIMINI 1912". Tra l'estate e l'autunno del 2015, il precedente manto in erba naturale è stato sostituito con uno nuovo in erba sintetica. Nell'ottobre 2019 si sono conclusi i lavori di adeguamento dell'impianto di illuminazione per portare lo stadio agli standard per la Serie C, utilizzando un totale di 96 lampade. Nel 2023 è stato sede del soundcheck e della data zero del tour di Vasco Rossi Vasco Live XXIII. Posti tribuna centrale: 1.193 Posti tribuna laterale est: 689 Posti tribuna laterale ovest: 689 Posti distinti: 3.225 Posti curva est: 1.639 Posti curva ovest: 2.313 Posti settore disabili: 50 Posti tribuna stampa: 52 Capienza totale: 9.768 posti Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stadio Romeo Neri Lo stadio di Rimini, su riminicalcio.com (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2007).

Palasport Flaminio
Palasport Flaminio

Il palasport Flaminio è un impianto sportivo polivalente situato a Rimini. Il progetto relativo alla sua costruzione è datato 1962. All'epoca, la città non disponeva ancora di un vero e proprio palazzetto dello sport. Il Palasport Flaminio venne realizzato in due tronconi diversi: la prima parte fu completata nel 1972, ebbe un costo di 183 milioni di lire e comprendeva solamente la piscina e la palestra ginnica, mentre un secondo lotto, quello della sala principale, fu ufficialmente aperto il 25 settembre del 1977 con una serie di eventi. Tra le discipline a cui la struttura era adibita, oltre che la pallacanestro, vi era anche la pallamano, sport di cui la città di Rimini in quegli anni contava addirittura due squadre nella massima serie. Il programma inaugurale prevedeva al mattino una commemorazione per Luciano Vendemini, seguita dall'incontro di pallamano tra Rapida Rimini e Volani Rovereto. Nel pomeriggio ci fu una sfida di pallamano femminile fra le selezioni di Italia e Istria, quindi alle ore 17:30 iniziò l'amichevole benefica di basket disputata tra l'allora Sarila Rimini guidata da Alberto Bucci e l'Auxilium Torino. Al termine, la giornata fu chiusa da un'esibizione di ginnastica artistica. Allo stesso Vendemini fu intitolata la sala principale, per l'appunto la Sala Vendemini, in memoria dell'ex cestista riminese che vestì anche la maglia della Nazionale e che morì il 20 febbraio 1977 al Palasport Villa Romiti di Forlì a causa di un improvviso malore. Il palazzetto, tra le varie discipline, veniva utilizzato anche per la pallamano: nei primi anni di vita dell'impianto, infatti, la città di Rimini annoverava in Serie A ben due squadre, nello specifico la Pallamano Rimini e l'Handball Club Rimini. Nel corso degli anni, il Palasport Flaminio venne calcato da molteplici campioni di basket, come i membri della Hall of Fame Dino Meneghin, Dražen Dalipagić, Bob McAdoo, Oscar Schmidt, George Gervin, Dino Radja e Dominique Wilkins, passando per una serie di All-Star NBA tra cui Mike Mitchell, Micheal Ray Richardson e Manu Ginóbili, oltre ad altri grandi giocatori come Darryl Dawkins e Toni Kukoč. L'impianto fu inoltre teatro di epiche sfide ed infuocati derby, per esempio quelli contro la Libertas Forlì. Dal 29 Luglio al 3 Agosto 2003, inoltre, ospitò il primo europeo di Tchoukball della storia al quale parteciparono 6 nazioni. A livello musicale, invece, nei suoi primi decenni di vita l'impianto ospitò concerti di alcuni tra i più importanti artisti della scena nazionale ma anche internazionale, come ad esempio James Brown, Ray Charles e i Rockets. A partire dal febbraio 2003, fu il nuovissimo e più capiente 105 Stadium a diventare il palazzetto cittadino di riferimento per il basket. I Crabs, infatti, disputarono la prima gara di campionato nel nuovo impianto il 2 febbraio 2003, a stagione in corso. In alcuni casi, quando il 105 Stadium era occupato da altri concerti o eventi, i biancorossi tornarono occasionalmente a giocare al Flaminio, ma si trattava di occasioni perlopiù sporadiche. Tuttavia, nel 2011, complice la caduta del club nel dilettantismo dovuta a problemi economici, il Flaminio tornò ad essere l'impianto abituale della pallacanestro riminese. I Crabs cessarono l'attività della prima squadra al termine della stagione 2017-2018, mentre a partire dall'anno successivo fu la nuova società Rinascita Basket Rimini a disputare qui i propri campionati. Il 26 gennaio 1995, il Flaminio fu teatro di un record che rimane tuttora imbattuto: Carlton Myers, stella del Basket Rimini, arrivò quel giorno a segnare 87 punti personali nell'arco di una singola partita, vinta 147-99 contro la Libertas Udine. Il precedente primato della Serie A apparteneva a Sandro Riminucci, che nel 1964 ne realizzò 77. Il 2 novembre del 1981, il concerto del gruppo new wave Ultravox tenutosi al Flaminio fu registrato e successivamente distribuito come LP bootleg con il titolo "Live in concert". Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palasport Flaminio

Arco di Augusto (Rimini)
Arco di Augusto (Rimini)

L'Arco di Augusto di Rimini è il più antico arco romano tra quelli conservati ed è stato costruito nel 27 a.C. con decreto del Senato romano al fine di onorare l'imperatore Augusto per aver restaurato la via Flaminia e le più importanti strade italiane come la via Emilia e la via Popilia; esso, infatti, segnava la fine della via Flaminia che collegava Rimini a Roma, capitale dell'Impero, confluendo poi nel decumano massimo, l'odierno corso d'Augusto, e che portava all'imbocco dell'antica via Emilia (cardo massimo). Insieme al ponte di Tiberio, è uno dei simboli della città di Rimini, tanto da comparire nello stemma della città. L'Arco d'Augusto risulta essere uno dei monumenti romani più celebri dell'Italia settentrionale, in quanto è il più antico e solenne arco onorario tra quelli conservati, ed è posizionato su una delle strade più percorse dell'Italia antica. L'arco è stato costruito in travertino di Nabresina e allo stato odierno si presenta isolato, come un grande arco trionfale, senza più la funzione originale di porta urbica monumentale; esso, infatti, era inserito nelle mura della città in opera poligonale, di cui si conserva ancora traccia ai fianchi in basso, che facevano parte della prima cinta muraria in pietra della città, risalente al III secolo a.C.. Inoltre, era affiancato da due torri lapidee preesistenti, sempre in opera poligonale, poste ai lati della precedente porta a due o tre fornici. Al fornice centrale, largo 9 m circa, si affiancano due semicolonne con fusti scanalati e capitelli corinzi, che reggono la trabeazione, il timpano e l'attico posto al di sopra di essi con un coronamento in laterizi a merli ghibellini. I quattro clipei, posti tra i capitelli e la ghiera dell'arco, rappresentano gli Dei protettori dela città, per il lato verso Roma: le divinità di Giove con il fulmine (in sinistra) e Apollo con la cetra e il corvo (in destra); mentre, per il lato verso il centro di Rimini: le divinità di Nettuno con il tridente e il delfino (in sinistra) e Minerva con il gladio e la corazza-trofeo (in destra). Al di sopra dell'apertura dell'arco, su ambo le facciate, si trova il muso di un toro, che rappresenta la forza e la potenza di Roma. Clipei presenti sull'Arco d'Augusto L'attico nella sua forma originale è andato distrutto, probabilmente a causa di terremoti, e fu ricostruito nella sua forma attuale in epoca medievale (circa X secolo d.C.), periodo in cui la città venne tenuta dai ghibellini; il documento grafico più antico del monumento in epoca medievale è il sigillo del duca Orso (X secolo), rinvenuto da Luigi Tonini, oltre che un altro sigillo della città del XIII secolo. La funzione principale dell'opera, oltre a quella di porta urbica, era quella commemorativa e propagandistica svolta dall'iscrizione presente nell'attico, andata parzialmente persa, e probabilmente da un gruppo plastico, come poteva essere la statua bronzea dell'imperatore Augusto ritratto nell'atto di condurre una quadriga. L'iscrizione, ora mutila delle parti ricostruite tra parentesi quadre, era la seguente: L'elevata larghezza del fornice, all'epoca, non avrebbe consentito di ospitare una porta e ciò è dovuto al fatto che il regime di pace al centro della propaganda politica dell'Imperatore Augusto, la cosiddetta Pax Augustea, rendeva remota la necessità di una porta civica che si potesse chiudere, non essendoci il pericolo di essere attaccati. L'Arco di Augusto rimase la porta principale della città, affiancato da edifici di modesta qualità, fino al periodo fascista, quando tra il 1936 e il 1938, per volere di Mussolini, venne isolato demolendo le costruzioni adiacenti, e anche le torri che erano tornate a fiancheggiare l'arco dopo le demolizioni. Pier Giorgio Pasini, Guida per Rimini, Neri Pozza, 1972, OCLC 2010224. URL consultato il 5 ottobre 2021. Ponte di Tiberio Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Arco di Augusto L'arco d'Augusto dal sito del comune, su comune.rimini.it. URL consultato il 25 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 25 dicembre 2013).