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Lanza (metropolitana di Milano)

Linea M2 (metropolitana di Milano)Pagine con mappeStazioni della metropolitana di MilanoStazioni ferroviarie attivate nel 1978
Milano metropolitana Lanza banchina
Milano metropolitana Lanza banchina

Lanza è una stazione della linea M2 della metropolitana di Milano. La stazione fu aperta il 3 marzo 1978 come parte del prolungamento da Garibaldi FS a Cadorna FN. La stazione si trova all'interno dell'area urbana della metropolitana milanese. Sorge nelle vicinanze del Piccolo Teatro e del quartiere di Brera, che ospita l'Accademia di Belle Arti e la Pinacoteca omonime. È l'unica stazione della metropolitana milanese ad avere un ingresso in superficie sul fronte di un edificio ed una delle due (l'altra è Pero, sulla linea M1) ad avere le banchine parallele allo stesso livello ma in due canne diverse senza l'utilizzo della banchina a isola. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane, tranviarie ed automobilistiche, gestite da ATM. Fermata tram (Lanza M2, linee 2, 4, 12, 14) Fermata autobus La stazione dispone di: Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Stazione video sorvegliata Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lanza

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Lanza (metropolitana di Milano)
Foro Buonaparte, Milano Municipio 1

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20121 Milano, Municipio 1
Lombardia, Italia
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Milano metropolitana Lanza banchina
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Luoghi vicini

Casa Bottelli (piazza Castello)
Casa Bottelli (piazza Castello)

Casa Bottelli, anche noto come Palazzo Rusconi Clerici e Casa Rusconi Clerici, è un palazzo storico di Milano situato in piazza Castello al civico 16. Il palazzo fu costruito alla fine del XIX secolo (tra il 1895 e il 1897) in concomitanza con la sistemazione dell'area antistante al castello Sforzesco su progetto di Romeo Bottelli. Dopo il trasferimento da Via Meravigli 16, la famiglia nobile dell'ingegner Giulio Rusconi Clerici acquista l'edificio , stabilendovi la residenza e, più tardi, lo studio di ingegneria aperto dal figlio Giuseppe nel 1908. Dal 1973 per alcuni anni, il palazzo ospitò lo studio associato di Enzo Berlanda prima che si trasferisse in Via dei Cappuccini. La facciata, curva per adattarsi alla forma circolare della piazza, è un perfetto esempio di architettura tardo eclettica in cui elementi classici di diversi stili convivono con inserzioni moderne dell'epoca: il palazzo è tuttavia prevalentemente ispirato dagli stilemi del tardo rinascimento lombardo. Il fronte presenta quindi giustapposizioni molto fitte di vari elementi architettonici: a colonne di ordine dorico vengono aggiunte colonne a candelabro e finestre con timpani curvi, con medaglioni e graffiti negli spazi tra le finestre, mentre la balconata del piano nobile è realizzata in ghisa e ferro battuto. Attilia Lanza, Marilea Somarè, Milano e i suoi palazzi: porta Vercellina, Comasina e Nuova, Vimercate, Libreria Meravigli editrice, 1993. Ville e palazzi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Casa Bottelli

Teatro Fossati
Teatro Fossati

Il Teatro Fossati, dal 1986 noto come Piccolo Teatro Studio e dal 2013 come Teatro Studio Melato, è una struttura teatrale storica di Milano situata tra corso Garibaldi e via Rivoli, accanto al Teatro Studio Strehler. Il Teatro Fossati venne fondato dall'imprenditore Carlo Fossati e progettato dall'architetto Fermo Zuccari. La prima si tenne il 25 aprile 1859, quando ancora l'ingresso si affacciava su via Rivoli. Il teatro divenne uno dei più attivi del panorama milanese e proponeva spettacoli diurni. Nel 1881 fu il primo teatro in Italia a sperimentare la luce elettrica. Accolse ospiti di rilievo, tra i quali Franz Kafka nel 1912. Le ultime locandine risalgono al 1925. Negli anni successivi fu adibito a cinema e successivamente chiuso. Dopo una fase di crescente degrado, fu recuperato nel 1979 da Giorgio Strehler che lo inserì nel più ampio sistema teatrale costituito col Piccolo Teatro. Finanziando un restauro curato da Marco Zanuso per un costo complessivo di 10 miliardi di lire e durato quattro anni, dal 1982 al 1986, il Fossati ne uscì restaurato e divenne il "Teatro Studio". Svuotato all'interno, è diventato un laboratorio sperimentale destinato alla recitazione. È intitolato a Mariangela Melato dalla scomparsa dell'attrice nel 2013. Il teatro ha due facciate, una verso via Rivoli, l'altra, su Corso Garibaldi, ornata da decorazioni in cotto di Andrea Boni, fra le quali una statua di Giuseppe Garibaldi. Dopo la ristrutturazione l'interno si presenta vuoto, ad eccezione di alcune postazioni per sedersi. Fornace Curti Piccolo Teatro (Milano) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piccolo Teatro Studio Sito ufficiale, su piccoloteatro.org.

Museo d'arte e scienza

Il Museo d'Arte e Scienza di Milano, a due passi dal Castello Sforzesco, nasce nel 1990, per volontà del fisico tedesco Gottfried Matthaes. Ospita importanti collezioni d'Arte buddhista e africana ed una sezione didattica dedicata a Leonardo Da Vinci, ma il suo fiore all'occhiello è il percorso sul riconoscimento dell'autenticità nell'arte e nell'antiquariato. Ogni sala affronta un tema fondamentale: dalla pittura su tela e su legno alla ceramica da scavo, dai mobili d'antiquariato all'ambra e all'avorio, dagli argenti alle stampe e ai libri antichi, dagli arazzi ai tappeti, spiegando per ciascun argomento quali sono le caratteristiche che aiutano a riconoscere l'oggetto autentico da quello falso. Numerose sono inoltre le "test station", postazioni con microscopi, lenti d'ingrandimento, lampade speciali a disposizione per i visitatori per effettuare prove pratiche. La didattica del museo prevede inoltre un percorso speciale dedicato ai bambini. Altra particolarità del Museo d'Arte e Scienza è la presenza al suo interno di un laboratorio scientifico, visitabile su richiesta, dove vengono utilizzate le moderne strumentazioni che permettono di analizzare, studiare e datare la materia di cui sono fatti gli oggetti d'arte. La collezione d'arte buddhista si distingue per il numero e la qualità degli oggetti provenienti dalla Birmania e dalla Thailandia tanto da farla diventare la più importante raccolta italiana d'area indocinese. La collezione d'arte africana raccoglie invece oggetti soprattutto dalle regioni centro occidentali dell'area Sub-sahariana con oggetti di rara qualità provenienti dal Mali, dalla Costa d’Avorio e dalla Nigeria. A Leonardo Da Vinci sono invece dedicate due mostre didattiche: una al suo "Trattato della pittura", l'altra ai "vent'anni trascorsi a Milano". Il Museo è tradotto nelle principali lingue europee e dotato di testi in Braille. La sala conferenze "Sala degli Arazzi" ospita moltissimi eventi, presentazioni, conferenze ed eventi musicali. Le sale Leonardo al piano superiore ospitano mostre temporanee e corsi d'arte. Sebbene aperto nel 1990, le origini del museo sono molto più antiche: il suo fondatore, infatti, nacque a Dresda, in Germania, nel 1920 da una famiglia di antica tradizione artistica che nel 1906, grazie ai coniugi Matthaes – Kurau aprì a Dresda, allora centro dell'arte moderna europea, una scuola di pittura che successivamente fu trasferita a Berlino dove rimase attiva fino al 1936. La ricerca di nuove ispirazioni da parte degli artisti di quel periodo spiega la raccolta di alcune collezioni di cui si avvalse la scuola per uso didattico. Parte di tali collezioni sono ora esposte in questo museo, come quella di ceramica greco-romana, dichiarata dal Ministero dei Beni Culturali di eccezionale interesse storico-artistico. Gottfried Matthaes, oltre che acuto scienziato, fu un appassionato collezionista e non perse l'occasione, durante i suoi numerosi viaggi di lavoro, di raccogliere raffinati oggetti d'arte provenienti da molte parti del mondo. Nel 1990, cessata l'attività dedicata ai circuiti stampati, e mosso dal delicato tema dell'autenticità nell'arte, acquistò un'area di Palazzo Bonacossa, in piazza Castello a Milano, dove fondò il museo con il nome iniziale di "Musei Didattici per il riconoscimento del falso". Grazie alla sua formazione scientifica, nel 1992 brevetta un sistema innovativo per la datazione di oggetti in legno: la datazione con spettroscopia infrarossa. Nel 1993 il Museo prende il nome "Museo del Collezionista d'Arte" a sottolineare il suo esclusivo scopo di insegnare al collezionista di un oggetto d'arte a riconoscere un pezzo autentico da un oggetto falso attraverso basi oggettive e attraverso lo studio della materia. Nel 1996 il fondatore Gottfried Matthaes viene affiancato nella conduzione dal figlio Peter, dottore in chimica, che prende in mano la direzione del laboratorio scientifico. Poiché Gottfried Matthaes basa tutta la sua filosofia di vita sul connubio tra arte e scienza, il suo cammino evolutivo lo porta nel 2004 a trasformare il nome del Museo in "Museo d'Arte e Scienza". Nel 2010, in occasione dell'inaugurazione della mostra d'arte buddhista, avviene il primo restyling di alcune sale del museo che si conclude nel 2012. Sito ufficiale, su museoartescienza.com.

Porta Comasina (medievale)
Porta Comasina (medievale)

Porta Comasina (pronunciato Comàsina) o Porta Comacina era una delle porte maggiori poste sul tracciato medievale delle mura di Milano, che dava origine all'omonimo sestiere. La porta Comasina (o Comacina) medioevale si trovava sull'asse di via Ponte Vetero-via Mercato; era così detta perché la strada cui la porta dava/chiudeva accesso era/è indirizzata verso la città di Como. Non esistendo mappe antiche raffiguranti questa porta, per capire dove fosse situata si può fare riferimento alla mappa moderna riprodotta qui a fianco: "Mure e porte di Mediolanum" (pubblicata anche in Porte e pusterle di Milano), dove la porta Comasina è indicata col numero 7 (colore rosso). La porta medievale doveva essere collocata circa nel medesimo luogo di quella romana. Nel XVI secolo la porta, con la realizzazione delle nuove mura spagnole perse ogni funzione difensiva e venne abbattuta per fare spazio alle nuove fortificazioni circondanti il Castello Sforzesco. Le sculture che ornavano la porta, una raffigurante la Madonna e l'altra Sant'Ambrogio, sono oggi conservate nel museo del Castello Sforzesco. Dopo l'abbattimento della porta Comasina medievale la sua funzione fu poi svolta da un modesto edificio facilmente confondibile con una qualsiasi abitazione della zona; era posto, sul tracciato delle nuove mura spagnole, più esterno delle precedenti medievali rispetto al centro di Milano, al termine nord della strada che oggi ha il nome di corso Garibaldi. Oltre la porta la strada prosegue, ancora verso nord, con il nome di corso Como, attribuitole con delibera comunale del 1878. Solo nel 1826-27 il modesto edificio venne sostituito dalla monumentale porta che esiste tuttora (ma dal 1860 rinominata Porta Garibaldi), progettata dall'architetto Giacomo Moraglia. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta Comasina

Chiesa di San Protaso alle Tenaglie

La chiesa di San Protaso alle Tenaglie, chiamata anche San Protaso in Campo foris, era una chiesa di Milano. Situata nell'attuale via Legnano (in corrispondenza del civico 14) non lontano dall'incrocio con via Anfiteatro, fu demolita nel 1786. L'origine della chiesa è fatta risalire a prima dell'anno 1015 grazie a delle iscrizioni sepolcrali dove si indicava la sepoltura di tale Andrea Martignoni nella chiesa in tane anno: il suo nome "in Campo foris" era dato in quanto situata fuori dalle mura dell'epoca , per distinguerla dalla vicina Chiesa di San Protaso al Castello detta al contrario "in Campo intus" in quanto dentro le mura. La chiesa assunse più tardi, dopo il XVI secolo, il nominativo "alle Tenaglie" per la vicinanza alle tenaglie delle nuove mura spagnole di Milano: nello stesso secolo la chiesa fu completamente ricostruita. Serviliano Latuada descrive la chiesa alla sua epoca con un solo altare, mentre altri due furono tolti nei primi anni del '700 in quanto "la ristringevano ed erano indecenti": i due altari erano dedicati a Sant'Antonio Abate e al santo titolare della chiesa. L'altare maggiore era decorato con una pala d'altare raffigurante Maria Vergine dei Sette Dolori, Santo Antonio Abate e San Protaso. Serviliano Latuada, Descrizione di Milano, vol. 5, Milano, 1738. Lorenzo Sonzogno, Vicende di Milano rammentate dai nomi delle sue contrade, Milano, 1835. Paolo Rotta, Passeggiate storiche, ossia Le chiese di Milano dalla loro origine fino al presente, Milano, 1891. Chiese di Milano Chiese scomparse di Milano Chiesa di San Protaso al Castello

Acquario civico di Milano
Acquario civico di Milano

L'Acquario civico di Milano fu istituito nel 1906, nell'ambito dell'Esposizione Internazionale di Milano, ed è l'unico padiglione costruito nel parco Sempione a non essere stato smantellato una volta conclusosi l'evento. È il terzo acquario più antico d'Europa. Posizionato nell'attuale area del Parco Sempione, tra l'Arena Civica e il Castello Sforzesco, in pieno centro, l'edificio esterno è stato oggetto per 3 anni di un lungo restauro, con l'intento di offrire una dettagliata visione degli ambienti acquatici d'acqua dolce e marini italiani. La storia dell'Acquario Civico milanese prende il via nel 1906 quando a Milano si tiene una grande Esposizione Internazionale per festeggiare l'apertura del traforo del Sempione. Quello di Milano è pertanto il terzo acquario più antico d'Europa. Costruito su progetto dell'architetto Sebastiano Locati e per finanziamento del duca Giuseppe Crivelli Serbelloni, presidente della Società Lombarda per la Pesca e l'Acquicoltura, l'acquario civico di Milano viene inaugurato il 28 aprile del 1906, ed è considerato uno degli edifici di maggior pregio e significato del liberty milanese. Due anni dopo la sua inaugurazione, nel 1908, l'Acquario viene inoltre arricchito dalla costituzione di una Stazione di biologia e di bioidrologia applicata. L'Acquario continua la sua attività fino all'agosto del 1943 allorché, colpito dalle bombe anglo-americane, viene notevolmente lesionato. Nel 1952 cominciano i primi lavori di sistemazione che, nel 1960, divengono una vera e propria ristrutturazione. Questa ristrutturazione si occupò prevalentemente delle vasche e poco fece per la preservazione architettonica dell'edificio. Nel 1963 l'Acquario riapre e, sotto la guida del suo direttore Menico Torchio, ricomincia ad essere operativo sia dal punto di vista della ricerca scientifica sia di quello puramente ostensivo, rivolto al grande pubblico. Ne diviene Direttore, Mauro Mariani, nel febbraio del 1988 Intorno agli anni '90 si comincia a percepire la necessità di un ulteriore ammodernamento dello storico edificio e della concreta possibilità di una ridistribuzione di tutti gli spazi. Prende dunque il via nel 2003, ad opera degli architetti Piero De Amicis e Luigi Maria Guffanti (con la supervisione scientifica del Direttore dell'Acquario, Mauro Mariani) la ristrutturazione dell'intero edificio che, terminata nella primavera del 2006, ha permesso di restituire alla città questo importante edificio notevolmente rinnovato, celebrandone, al contempo, I primi cento anni di vita. La struttura dell'acquario civico di Milano è costituita da una palazzina di stile liberty milanese, con rimandi allo stile della secessione viennese. La facciata, decorata con maioliche floreali prodotte dalla ditta Richard-Ginori e con rilievi in cemento a tema acquatico prodotti della ditta Chini, presenta al centro una statua rappresentante il dio Nettuno, protettore delle acque, opera dello scultore Oreste Labò, sotto la quale si trova una fontana caratterizzata dal capo di un ippopotamo dal quale sgorga l'acqua. Al piano terreno si trovano le aule didattiche per le attività con le scuole, sale per ospitare mostre temporanee e un percorso espositivo preciso che si sviluppa lungo un perimetro di forma ellittica. Al primo piano si trova invece la biblioteca dell'acquario. La struttura è circondata da un giardino in forma di parco pubblico, nel quale oltre ad un percorso botanico di notevole interesse, si trovano vasche aperte all'esterno con ambienti specifici, come ad esempio quello della palude. Il progetto di ristrutturazione iniziato nel 2003 ha portato, oltre al recupero in un linguaggio contemporaneo delle qualità architettoniche e decorative dell'edificio liberty, alla ristrutturazione completa delle strutture dell'acquario, rendendolo più tecnologicamente avanzato e in grado di offrire al pubblico un ambiente espositivo ed educativo funzionale, accessibile anche agli utenti disabili. Il pian terreno è stato interamente dedicato al pubblico con la costruzione di aule didattiche per le attività con le scuole, sale per ospitare mostre temporanee e un percorso espositivo rinnovato esteticamente attraverso giochi di volumi, unitamente alla possibilità di osservare direttamente gli organismi di alcune vasche con il livello dell'acqua basso, senza l'interposizione del vetro. Nell'atrio, un'ampia scalinata permette l'accesso al seminterrato dove è stato creato un nuovo spazio con un bar e una libreria. Sono state poi realizzate due scale che, dal percorso espositivo, permettono di accedere alla terrazza la quale offre la possibilità di osservare dall'alto il giardino e gli ambienti padani ricostruiti. Il nuovo percorso espositivo dell'acquario racconta la storia dell'acqua da quando le precipitazioni atmosferiche confluiscono in un torrente montano fino ad arrivare al mare, attraverso i principali ambienti che si formano. Dieci sono le vasche degli ambienti d'acqua dolce e dodici sono quelle dedicate agli ambienti marini, di cui due a cielo aperto. Del mare vengono mostrati i principali ambienti della zona infralitorale, circalitorale e pelagica. Gli ambienti ricostruiti sono italiani e mediterranei, ad eccezione di una vasca fuori percorso che ripropone la scogliera madreporica del Mar Rosso come esempio di possibile evoluzione nei prossimi anni del Mar Mediterraneo. Le vasche di ostensione sono distribuite lungo l'ellisse espositiva, ed i visitatori possono decidere se percorrere questo viaggio seguendo la corrente o risalendola, andando cioè dalla montagna al mare o viceversa; un maggior dettaglio degli ecosistemi padani d'acqua dolce sono presentati nel giardino esterno. Oltre alle vasche, nelle sale espositive sono presentati al visitatore filmati, mostre a tema e percorsi interattivi sui diversi argomenti. È il primo tratto di un corso d'acqua (epirithron) che discende le pendici delle montagne, caratterizzato da acque decisamente fredde (temperatura inferiore a 10 °C) e ben ossigenate, da un'elevata pendenza e da un fondo di massi e ghiaia grossolana. La corrente è elevata e l'acqua scorre in modo turbolento. Le specie che vivono in questo ambiente si posizionano frequentemente sotto i sassi e hanno caratteristiche morfologiche che consentono la vita in presenza di elevata corrente e bassa temperatura. Piccole dimensioni e corpo piatto (planarie, larve di insetti) permettono di restare protetti fra le fessure o sotto i sassi, appendici uncinate (larve di Ditteri) servono ad ancorarsi alle rocce, gusci protettivi appesantiscono il corpo per non essere trascinati via dalla corrente (Tricotteri), organi adesivi permettono di aderire tenacemente al substrato (Ancylus fluviatilis). Le piante acquatiche superiori sono rare a causa della corrente che impedisce loro di radicarsi al fondo. Alghe e muschi acquatici come Fontinalis antipyretica si ancorano tenacemente a rocce o altri substrati duri. La vegetazione riparia è costituita soprattutto da bassi cespugli ed erbe. La trota fario (Salmo trutta fario) è un vorace predatore con un corpo idrodinamico e una potente muscolatura che le consentono di muoversi anche contro corrente. Di solito questa specie divide lo stesso tratto del corso d'acqua con lo scazzone e la sanguinerola. Viene illustrato il percorso del fiume dopo la sua nascita e la vita in un lago alpino. In questa fase viene spiegata la vita in una "pozza montana" ovvero un lago di ridotte dimensioni. Questa sezione presenta un tratto di fiume in montagna. In questo tratto il corso d'acqua si allarga e diventa più profondo, la pendenza si riduce notevolmente e diminuisce la velocità della corrente. L'acqua, ben ossigenata, è meno turbolenta e meno fredda rispetto al tratto precedente: scorre veloce su un fondo di sassi e ghiaia grossolana e rallenta in corrispondenza di pozze e insenature dove spesso si accumula sabbia fine o limo. Qui dominano le alghe e i muschi acquatici e, nelle zone riparate dalla corrente dove il fondo è sabbioso, compaiono le prime piante acquatiche come il ceratofillo comune (Ceratophyllum demersum) la brasca increspata (Potamogeton crispus), il ranuncolo fluitante (Ranunculus fluitans) e la peste d'acqua comune (Elodea canadensis). Il temolo (Thymallus thymallus) è una specie presente particolarmente in questo tratto idrico, facilmente riconoscibile, che condivide questo ambiente col gobione e la trota marmorata. In continuità col tratto precedente, sono presenti molte larve di insetti (efemerotteri, plecotteri, tricotteri) e altri organismi in grado di vivere in presenza di corrente. Tra la vegetazione acquatica trovano rifugio e nutrimento numerosi molluschi gasteropodi e crostacei gammaridi. Il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), caratteristico di questo ambiente, è ormai molto raro a causa dell'inquinamento e dell'introduzione di specie alloctone più resistenti. Il fiume si sposta ai piedi dei monti, in una zona tecnicamente denominata epipotamon. Qui il corso d'acqua aumenta di ampiezza, la pendenza si riduce ulteriormente rispetto ai tratti precedenti e la corrente rallenta anche se alcuni tratti si presentano ancora forti. La temperatura dell'acqua subisce notevoli variazioni stagionali e può raggiungere i 20 °C. L'acqua, limpida e ossigenata, scorre su un fondo di ghiaia e sabbia grossolana. Accanto a muschi ed alghe filamentose troviamo piante acquatiche come il ranuncolo fluitante (Ranunculus fluitans), i millefoglie (Myriophyllum), la brasca comune (Potamogeton natans) e la peste d'acqua comune (Elodea canadensis). Nei tratti a corrente lenta con fondo sabbioso compaiono le callitriche e le piante palustri. La maggior parte dei pesci presenti appartengono alla famiglia dei ciprinidi, meno esigenti dei salmonidi. Il barbo è la specie più comune in questo tratto di fiume, pesce che ha la caratteristica di riposare durante il giorno e al tramonto si impegna a "setacciare" il fondo del fiume coi propri bargigli (organi sensori) per individuare le prede nascoste. Nuotano in queste acque anche lasche, savette, vaironi, triotti e gruppi di giovani cavedani che da adulti conducono vita solitaria. Qui viene presentata l'ambiente del lago di Como (Lario), preso ad esempio per rappresentare un ideale di grande lago lombardo. Il cosiddetto metapotamon, il fiume che dopo il tratto pedemontano e lacustre scorre in pianura, con la presenza delle carpe e dei lucci. Questa sezione è divisa in due parti e presentano quei corsi d'acqua che esistono in quanto mantenuti e "lavorati dall'uomo", ovvero la roggia e il fontanile, tipici della Pianura Padana. Detta anche hypopotamon, è l'area dove il fiume si getta nel mare con delta ed estuario dove si ha il rimescolamento di acque dolci e marine. Il fiume scorre molto lentamente su un fondo genericamente sabbioso-fangoso. L'ossigeno disciolto è scarso e l'acqua è torbida per la grande quantità di materiale trasportato dal fiume. Qui vivono organismi d'acqua dolce e marini in grado di apportare le frequenti variazioni di temperatura e di salinità. La ridotta velocità di corrente permette lo sviluppo del plancton vegetale e animale. Potamogeti e miriofilli formano "foreste subacquee". Tra la fitta vegetazione, accanto alla cannuccia di palude (Phragmites australis) e alle clarici, compaiono gruppi di tife e di scirpi. Nelle anse del fiume galleggiano le ninfee e il ranuncolo a foglie capillari (Ranunculus trichophyllus). La maggior parte dei pesci sono eurialini, cioè sopportano grandi variazioni di salinità. È questa la zona in cui infatti vive lo storione che risale dal mare per riprodursi, assieme al cefalo, alla passera di mare e all'anguilla, nella fase giovanile. Come nel tratto precedente, gli organismi sono in grado di sfruttare al massimo i basi livelli di ossigeno presenti. Trovano il loro ambiente ideale vermi (oligocheti, tubificidi), numerosi insetti (ditteri, odonati, coleotteri, efemerotteri), crostacei (isopodi), molluschi gasteropodi e bivalvi (Dreissena polymorpha, Psidium). Viene qui presentato l'ambiente acquatico tipico della laguna Vasca che illustra le vaste praterie di posidonia oceanica (Posidonietum oceanicae) presenti nel Mediterraneo. Questa sezione è divisa in quattro vasche differenti, due delle quali rappresentano gli ambienti costieri marittimi italiani caratterizzati da litorale roccioso, uno è dedicato al paesaggio con fondali sabbiosi e uno dedicato esclusivamente al cavalluccio marino, una specie rara e oggi protetta, presente nelle coste italiane del Mediterraneo. Sezione divisa in due vasche dedicate all'ambiente marittimo italiano, di cui una dedicata interamente alla medusa quadrifoglio, una delle specie più particolari presenti nei nostri mari. Vasca tematica dedicata interamente al polpo (Octopus vulgaris), endemico sulle coste italiane. Area che mostra la forte presenza di relitti di imbarcazioni di tutte le epoche all'interno del Mediterraneo. Quanto essi possano essere importanti per la ricerca, cosa rappresentino per l'habitat dei pesci che vivono quel tratto marino e gli eventuali pericoli che possono esservi per la loro presenza. Un esempio di scogliera marittima dove è forte la presenza delle madrepore, viene qui riportato l'esempio del Mar Rosso. Per la scarsa profondità i limitati scambi d'acqua con l'oceano e l'area geografica arida, il Mar Rosso è considerato un bacino semi-chiuso con una salinità superiore del 10% a quella degli oceani. I lunghi e ripetuti periodi di isolamento hanno favorito la formazione di molti endemismi. Le scogliere madreporiche, dette anche reef, derivano dall'attività costruttrice dei polipi delle madrepore. I polipi formano grandi colonie composte da centinaia o migliaia di individui comunicanti tra loro che vivono all'interno di calici calcarei secreti da loro stessi. Le madrepore, per riprodursi, hanno bisogno di condizioni particolarmente stabili, acque calde, limpide, a salinità costante e un substrato duro su cui crescere. Il reef, che fornisce cibo e riparo a migliaia di organismi diversi, è un ambiente molto competitivo. I coralli usano cellule urticanti sia per alimentarsi che per conquistare uno spazio, molti molluschi e vermi scavano gallerie nelle madrepore sgretolandole, mentre la stella marina (Acanthaster planci) si nutre dei polipi corallini. Sul reef del Mar Rosso vivono circa un migliaio di pesci tra cui castagnole, damigelle e pesci pagliaccio. Alcuni sono erbivori come il pesce chirurgo, mentre altri sono predatori come la cernia. La maggior parte si nutre di invertebrati come i coloratissimi pesci angelo e pesci farfalla, tordi e donzelle, pesci palla, pesci scatola e pesci balestra. Vasca introdotta per illustrare la tendenza alla tropicalizzazione da parte del Mediterraneo, un problema a cui l'uomo sta cercando di far fronte con l'innalzarsi delle temperature delle acque. Nel 2015 l'Amministrazione comunale ha deciso l'assorbimento della Biblioteca dell'Acquario Civico nel patrimonio della Biblioteca del Museo di Storia Naturale, rinominando quest'ultima Biblioteca del Museo di Storia Naturale e dell'Acquario Civico di Milano. La consultazione dei documenti è possibile previa prenotazione presso la sede del Museo di Storia Naturale, Milano. Acquario (museo vivente) Acquariofilia Acquario di Genova Stazione zoologica Anton Dohrn Liberty a Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su acquario civico di Milano Sito ufficiale, su acquariodimilano.it. Acquario civico di Milano, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Acquario civico di Milano, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.