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Museo del fantastico e della fantascienza

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Il Mu.fant (abbreviazione di Museo del fantastico e della fantascienza) è un piccolo museo della città di Torino, il primo in Italia interamente dedicato a tematiche fantastiche e fantascientifiche. Vi si trovano collezioni che afferiscono alle differenti espressioni del genere fantastico-fantascientifico: letteratura, cinema, fumetto, collezionismo, modellismo, televisione, illustrazione. Il Mu.fant è nato nel 2009 ad opera di due esperti e appassionati, Silvia Casolari e Davide Monopoli, che hanno coinvolto nel progetto altri esperti e collezionisti. Il museo costituisce un esperimento "bottom up", "dal basso", in quanto la sua creazione è avvenuta attraverso il lavoro volontario dei suoi creatori e la partecipazione spontanea di tutti gli altri collaboratori. Nel corso del tempo, il museo è andato arricchendosi di materiali provenienti dalle collezioni dei fondatori e dalle collezioni di amici e sostenitori, nonché appassionati del genere fantastico e fantascientifico. La collezione permanente del museo include 5.000 pezzi e oggetti: libri, illustrazioni, manifesti, locandine, modelli, dischi, gadget, francobolli, riviste. La collezione è alquanto eterogenea: materiali ottocenteschi, soprattutto libri illustrati e non, stampe e cartoline; riviste di fantascienza pulp di inizio Novecento; oggetti, modelli e riviste degli anni cinquanta, come i primi robot giapponesi e le prime riviste italiane di fantascienza, sezioni specifiche dedicate alle serie cinematografiche e televisive degli anni sessanta e settanta, come Star Trek e Guerre stellari, sezioni dedicate a tematiche specifiche, come i robot, le città del futuro, gli alieni, Jules Verne, la televisione italiana di fantascienza, la proto fantascienza italiana, ecc. Delle collezioni fa parte anche una piccola biblioteca con circa 3.000 libri e 2.000 fumetti. Tutte le collezioni sono di proprietà dei fondatori e dei numerosi collezionisti che fanno parte del comitato organizzativo. "Urania" e il Mu.fant, in L'ultimo teorema, Urania, Mondadori, 9 ottobre 2012, pp. 322–, ISBN 978-88-520-2933-2. Storia della fantascienza italiana Musei di Torino (e luoghi d'interesse a Torino in generale) Sito ufficiale, su mufant.it. URL consultato il 2 febbraio 2020. Mu.Fant nel sito del comune di Torino, su comune.torino.it. URL consultato il 10 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2015). Puntata del programma televisivo Rai Wonderland dedicata al museo, su wonderland.rai.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Museo del fantastico e della fantascienza (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Museo del fantastico e della fantascienza
Via Guglielmo Reiss Romoli, Torino Borgo Vittoria

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Museo Piemontese dell’Informatica

Via Guglielmo Reiss Romoli 49bis
10148 Torino, Borgo Vittoria
Piemonte, Italia
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Numero di telefono

call+393500319477

Sito web
mupin.it

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Luoghi vicini

Museo piemontese dell'informatica

Il Museo Piemontese dell'Informatica, in sigla MuPIn detiene una delle più ricche collezioni di computer d'Europa. Complessivamente le collezioni sono composte da oltre 6000 pezzi. Il museo conserva e valorizza le collezioni di proprietà dell'associazione e dei soci che sono utilizzate per attività, senza scopo di lucro, volte alla divulgazione tecnico scientifica e mostre itineranti. Le sezioni principali in cui sono suddivise le collezioni sono: mainframe, mini computer, personal computer, home computer, console, calcolatrici e altri calcolatori. Nel 1999 nasce il progetto museale. Dopo alcuni anni di attività in collaborazione con altri gruppi di appassionati, nel 2010, prende corpo l'attuale progetto, che raduna persone dell'area torinese e non solo. Essi decidono di costituire un'associazione, senza scopo di lucro, volta alla conservazione, allo studio e alla divulgazione, attraverso mostre itineranti, sulla storia dell'informatica il cui fine è l'identificazione, la classificazione, il restauro e la conservazione non solo dei calcolatori ma di tutto ciò che è a loro legato. Nell'ottobre 2010 viene presentato il progetto allo SMAU che si tiene ogni anno a Milano. Il primo settembre 2011 viene firmato lo statuto. Nel 2016 Alluvione nel Piemonte danneggia la collezione. Il 21 dicembre Comune di Torino anonimamente vota per salvare il museo. Il museo ha anche iniziato una campagna di crowdsourcing per restaurare la collezione. Nel 2018 il Museo ha ricevuto in uso dal Comune di Torino una nuova sede in via Reiss Romoli, 49 bis, ora piazza Riccardo Valla, 5 a Torino accanto al MUFANT - Museo del Fantastico e della Fantascienza con cui realizza un polo museale nell'area nord di Torino. Il nuovo Polo Museale prevede la realizzazione di un allestimento continuo e fruibile con luoghi condivisi come l’atrio, la biglietteria, gli uffici, i laboratori, gli spazi espositivi, la biblioteca, la zona ristoro, la sala video/conferenze e l’organizzazione di attività comuni come mostre, rassegne, conferenze, presentazioni di libri con autori, proiezioni e laboratori. Il Polo museale darà vita a una narrazione condivisa fra immaginario fantastico/fantascientifico e tecnologia informatica e scienza. La collezione museale è composta da svariate sezioni; si spazia dalle calcolatrici ai mainframe, dalle console ai personal computer. Fanno parte della collezione anche prodotti non direttamente legati ai calcolatori come gadget. Il pezzo più antico della collezione risale al 1840 e si tratta di una delle medaglie del secondo Congresso degli scienziati del regno, a cui partecipò, come invitato Charles Babbage. Il MuPIn ha allestito un laboratorio di restauro, il "MuPIn Lab", per il recupero di tutti quei calcolatori che devono essere riparati e riportati alla loro originaria funzione. Questo è stato presentato durante la Mini Maker Faire di Torino, nel 2020. La biblioteca del MuPIn è una biblioteca tecnico scientifica, dispone di circa 20.000 volumi tra sezione antica e moderna, monografie, opuscoli e periodici. C'è un progetto di smaterializzazione per arrivare a digitalizzare tutto il materiale disponibile il cui pezzo più antico risale al 1865 Harper's Monthly Magazine Vol. 30. Dopo le esperienze acquisite con la partecipazione alla Notte dei Ricercatori, il MuPIn, a inizio 2015, ha avviato attività divulgative prettamente orientate all'infanzia, aderendo all'iniziativa CoderDojo della CoderDojo Foundation e creando il gruppo torinese: CoderDojo Torino. Dal 2012, il MuPIn organizza, ogni seconda settimana di ottobre, un evento indipendente legato all'Ada Lovelace Day e ha dato vita all'Ada Lovelace Day Italia. Si tratta di un evento dedicato ad Ada Lovelace, considerata la prima programmatrice della storia, e a tutte le donne che si sono affacciate al mondo STEM. Fine ultimo è rendere omaggio a queste donne e invogliare le ragazze ad approcciare il mondo della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica, colmando il gap di genere. Nel 2016 è nato il format A bit of history, un evento contenitore in cui ad una mostra di reperti storici da parte del museo e di appassionati e musei partecipanti, si affiancano laboratori di coding e robotica, per ragazze e ragazzi, e conferenze sulla storia dell'informatica dalla sua nascita al futuro che ci aspetta e al suo impatto nella società. I video dell'evento si trovano all'interno del canale YouTube del museo. Per condividere con un pubblico non solamente piemontese le proprie iniziative è stata data vita ad un canale YouTube MuPIn TV del museo al cui interno vengono pubblicati video degli eventi. Sempre legati al canale YouTube sono stati creati due format divulgativi durante la pandemia di COVID-19. Si tratta dei format "Mupin Talk" e "Umani e Macchine". Il primo è costituito da un'intervista doppia con esperti del tema della puntata. Il secondo è un'intervista singola per approfondire argomenti specifici. Inoltre, è stata data vita ad un terzo format di approfondimento relativo a personaggi o marchi specifici, dal titolo "MuPIn racconta...". A partire dall'8 dicembre 2023 è stata inaugurata una mostra semi-permanente presso l'Ecomuseo del Freidano di Settimo Torinese, dal titolo "In continua scrittura" che terminerà, se non diversamente deciso, il 29 settembre. Il museo persegue, poi, la realizzazione di eventi espositivi all'esterno della propria sede, in fase di restauro, per avvicinarsi di più al pubblico. Inoltre, partecipa ad eventi di terzi creando sinergie sul territorio piemontese ed extra piemontese. Il MuPIn sin dalla sua nascita ha iniziato ad imbastire contatti e collaborazioni con alcuni enti come l'associazione Luoghi di Relazione organizzatrice del Digital Festival o ALD per il Finding Ada. Museo nazionale degli strumenti per il calcolo (Pisa) Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci Deutsches Museum Museo regionale di scienze naturali e, in generale, musei di Torino e luoghi d'interesse a Torino Città della scienza Sito ufficiale, su mupin.it. Ecomuseo del Freidano, su ecomuseodelfreidano.it. Fondazione Galileo Galilei, su fondazionegalileogalilei.it. Museo del calcolo di Pennabilli, su mateureka.it. Finding Ada Italia, su findingada.it. URL consultato l'8 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2016). La 27ª Ora - Corriere.it, su 27esimaora.corriere.it. CoderDojo Torino, coderdojotorino.it

Parco Sempione (Torino)
Parco Sempione (Torino)

Il Parco Sempione è un parco pubblico della Città di Torino, posto a cavallo fra i quartieri di Borgo Vittoria (lato ovest), Barriera di Milano (lato sud-est) e Rebaudengo (lato nord-est).Si tratta del ventiseiesimo parco più grande della città, con una superficie di 88.210 m². Sino ai primi anni duemila il Parco Sempione era suddiviso in due grandi aree, separate allora dal passante ferroviario di Torino: l'area est, parte integrante dei quartieri Rebaudengo e Barriera di Milano, compresa grosso modo fra il passante ferroviario, corso Grosseto, via Luigi Boccherini, via Arturo Toscanini, via Francesco Cigna e il comprensorio dell'azienda Gondrand l'area ovest, parte integrante di Borgata Vittoria, racchiusa indicativamente fra corso Grosseto, via Sospello, via Ala di Stura, via Fossata e il passante ferroviario Fra il 2005 e il 2006 il progetto di interramento del passante ha avuto un forte impatto sull'area del parco, principalmente nella zona ovest (dal lato di Borgata Vittoria).Questa zona, di fatto, è stata invasa dai cantieri per la rimozione dei binari in superficie e per la costruzione della stazione di Torino Rebaudengo Fossata, il nuovo scalo ferroviario posto nell'ambito della Spina 4. In tal modo, l'area ovest del parco è stata fortemente rimaneggiata nella sua integrità, riducendo di gran lunga gli spazi verdi a disposizione del pubblico. D'altro canto, il lato est risulta invece integro nelle sue dimensioni e gran parte del territorio ospita oggi alcune strutture sportive, fra le quali una piscina comunale dotata di due ampie vasche, una al coperto e l'altra allo scoperto, gestita dalla storica società di nuoto Rari Nantes Torino. In passato, fra gli anni settanta e ottanta, il Parco Sempione fu più volte sede dei Punti Verdi, una rassegna estiva di spettacoli musicali e teatrali organizzata in diversi parchi della città, su iniziativa dell'Assessorato alla Cultura di Palazzo Civico. Ai giorni nostri, invece, i lavori di copertura del passante sono destinati a modificare il futuro del parco e delle zone circostanti, in quanto l'intera area occupa un tassello importante nel progetto della Spina Centrale. Si tratterà, infatti, della futura “Porta Nord di Torino”, posta sull'asse del costruendo viale della Spina e collegata direttamente al raccordo autostradale Torino-Caselle, all'altezza di corso Grosseto. Non casuale, tra l'altro, è stata la scelta di costruire qui la stazione Rebaudengo e il futuro capolinea della Linea 2 della metropolitana di Torino. Parchi di Torino (e luoghi d'interesse a Torino in generale) Spina Centrale Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco Sempione Sito della Rari Nantes Torino - Piscina Sempione, su rarinantestorino.com. URL consultato il 21 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2014).

Stazione di Torino Rebaudengo Fossata
Stazione di Torino Rebaudengo Fossata

La stazione di Torino Rebaudengo Fossata è una stazione ferroviaria per passeggeri della ferrovia Torino-Milano, localizzata nell'area del Parco Sempione, con ingresso in via Fossata. Dal 2024 costituisce anche stazione di diramazione per la ferrovia Torino-Ceres. Il cantiere ha occupato circa 55 000m² sui 75 000m² totali del Parco Sempione e il progetto originario prevedeva la costruzione di parcheggi sotterranei e di un centro commerciale: questi ulteriori lavori avrebbero dovuto occupare circa 13 000m² contribuendo alla riqualificazione della zona Nord, ma a fine 2022 non sono ancora minimamente iniziati, per cui tali progetti sono in fase di decisa ridefinizione e ridiscussione tecnica e soprattutto economica. L'impianto fu attivato come posto di movimento il 27 dicembre 2009. Con l'attivazione del passante ferroviario di Torino, RFI ha modificato l'impianto da P.M. a stazione ferroviaria il 2 dicembre 2012. Nel mese di ottobre del 2023 sono finalmente partiti i lavori di completamento degli accessi secondari alla stazione. L'accesso al fabbricato viaggiatori si trova su via Fossata, all'altezza di via Bongiovanni, ma saranno realizzati degli accessi verso via Sempione. Nonostante il nome, essa dista quasi 1 km da piazza Rebaudengo. È inoltre previsto che la futura linea 2 della metropolitana di Torino effettuerà il suo capolinea nordovest presso la stazione. La stazione è interrata, dotata di 5 binari passanti ed è posizionata all'interno della galleria Ovest Quadruplicamento del passante ferroviario. Binario 1: Usato principalmente per emergenze-incroci, collegata alla nuova Torino-Ceres. Binario 2: Treni SFM (4-7) provenienti da Alba/Fossano e diretti sulla linea Torino-Ceres. Binario 3: Treni SFM (4-7) provenienti dalla Torino-Ceres e diretti ad Alba/Fossano. Binario 4: Treni SFM (1-2-6) provenienti da Chieri/Pinerolo/Asti per Torino Stura. Binario 5: Treni SFM (1-2-6) provenienti da Torino Stura e diretti a Chieri/Pinerolo/Asti. Torino Rebaudengo Fossata è dotata di un Apparato Centrale Computerizzato (ACC) telecomandato dalla stazione di Torino Stura. Fino al dicembre 2023, la stazione contava solo sui due binari passanti della Torino - Milano. In seguito all'attivazione dell'interconnessione con la Torino - Ceres, sono stati aggiunti tre binari e gli esistenti rinominati in 4 e 5. La fermata è servita da treni metropolitani del Servizio Ferroviario Metropolitano di Torino. Nei pressi della stazione è possibile l'interscambio con le linee della rete urbana di bus GTT, cioè il 21, 46, 75 e nelle immediate vicinanze la linea tranviaria 10 e i bus 52 feriale, 67 festivo. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Fermata autobus RFI, https://donet.rfi.it/RFIPlatform/viewDocumentWebById.do?docId=%7BE0F2A807-450B-49C0-A3DF-8FCAAFEE6906%7D&docType=FL, edizione 2003. Passante ferroviario di Torino Stazione di Torino Porta Susa (1856) Stazione di Torino Dora Stazione di Torino Porta Milano Ferrovia Torino-Ceres Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Torino Rebaudengo Fossata.

Parco Stura
Parco Stura

Il parco Stura è un parco cittadino situato nella periferia nord di Torino, all'interno della VI Circoscrizione. Sorge lungo le sponde del torrente Stura di Lanzo ed è suddiviso in due aree: parco Stura Sud (meglio noto semplicemente come "parco Stura"), posto sul versante sud del fiume e delimitato da corso Giulio Cesare, via Sandro Botticelli, parco dell'Arrivore e torrente Stura parco Stura Nord (anche noto come "parco di Pietra Alta"), posto sul versante nord della Stura e delimitato da corso Vercelli, via Cavagnolo, via Carema, via Ivrea, piazzale Romolo e Remo e fiume Stura. Dichiarato parco dal piano regolatore di Torino del 1995, il parco Stura risulta realizzato in gran parte - principalmente nel versante nord - ed è in fase di avanzato completamento nel 2021. La evidente e progressiva situazione di degrado urbano e sociale ha fatto sì che nei primi anni duemila il parco assumesse il nome popolare di Tossic Park, per l'alta concentrazione di tossicodipendenti e spacciatori che sino alla prima metà del 2008 hanno frequentato la zona, con i conseguenti problemi di ordine pubblico e degrado della zona. Dall'attivazione del pattugliamento misto di forze dell'ordine ed esercito, i molteplici arresti e "blitz" ai danni del narcotraffico hanno causato lo spostamento della situazione al più vicino parco Sempione, fattore che ha causato le proteste della popolazione locale. Allo stato attuale, il parco Stura Sud non è più una delle zone disagiate individuate dal pacchetto sicurezza descritto su Torino, poiché i continui blitz delle forze dell'ordine e dell'esercito hanno smantellato il più grosso mercato della droga all'aperto dopo quello di Porta Palazzo. Estesi lavori di rifacimento dell'area e piantamento di nuovi arbusti e di 700 nuovi alberi hanno richiesto alcuni anni di lavoro ed hanno portato all'inaugurazione del nuovo parco in data 5 giugno 2019, nell'ambito della "Giornata Internazionale dell'Ambiente". L'area verde, di circa 80.000 m², si estende lungo la sponda sinistra del fiume Stura tra corso Vercelli e corso Giulio Cesare/via Ivrea, delimitata anche dal perimetro di via Carema, via Cavagnolo e via Ernesto Rossi ed ospitava prima dell'intervento orti abusivi e varie attività improprie (rottamatori, carrozzerie abusive, discariche di materiali vari) : la riqualificazione ha fatto parte del programma "Torino Città d'Acque" ed è terminata nell'anno 2008. L'opera di bonifica e ristrutturazione è avvenuta con il consolidamento e la ripulitura delle sponde e con il piantamento di 350 alberi come salici, aceri, tigli e querce, insieme a circa 500 arbusti. Inoltre è stato ripreso il tracciato dell'esistente viale alberato lungo la sponda, per evidenziarne la funzione di collegamento ciclopedonale con il tratto proveniente dal Lungo Stura Lazio, oltre alla realizzazione di ulteriori vialetti interni attrezzati con panchine o muretti per aree di sosta. Il parco è caratterizzato verso corso Giulio Cesare e piazzale Romolo e Remo da una collinetta sagomata culminante in un belvedere sulla sommità, come significativa porta di ingresso e punto di osservazione. Sono stati realizzati infine impianti sportivi ad accesso libero ed un parco giochi per la prima infanzia, a ridosso delle vie Carema e Cavagnolo. Parchi di Torino (e luoghi d'interesse a Torino in generale) Corso Giulio Cesare Pietra Alta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco Stura Progetto del parco Stura Nord, su comune.torino.it. URL consultato il 16 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015). Progetto del Parco Stura Sud, su comune.torino.it. URL consultato l'8 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2004).

Ospedale San Giovanni Bosco

L'ospedale San Giovanni Bosco fa parte dei servizi ospedalieri gestiti dalla ex-ASL TO2, ora ASL Città di Torino . L'ospedale San Giovanni Bosco è il più grande ospedale della zona nord di Torino, nato su un progetto approvato nel 1955 dal Consiglio comunale della città ed inaugurato nel 1961. L'ospedale è uno dei cinque ospedali generali di riferimento per l'area metropolitana di Torino e, come tale, sede di DEA - Dipartimento di emergenza ed accettazione (pronto soccorso). In seguito alla rimodulazione della rete emergenza urgenza prevista dalla Regione Piemonte l’ospedale è stato identificato come ospedale principale (HUB) dell’area nord della città di Torino e per gli abitanti delle aree confinanti e sede di DEA di II° Livello e riferimento per l’assistenza di maggior complessità. Le strutture attualmente presenti all’interno dell’ospedale sono : Anatomia patologica Anestesia e rianimazione Cardiologia Chirurgia generale Chirurgia toracica Chirurgia vascolare Chirurgia maxillo-facciale DH – DS multidisciplinare e centralizzato Ematologia Gastroenterologia Laboratorio Analisi Medicina e Chirurgia d’accettazione e urgenza Medicina interna per intensità di cura Nefrologia e dialisi Neurochirurgia Neurologia Neuroradiologia Oncologia Ortopedia e traumatologia Otorinolaringoiatria e chirurgia del distretto cervico-facciale. Pneumologia ambulatoriale Radiologia Recupero e rieducazione funzionale Urologia Luoghi d'interesse a Torino Sito ufficiale, su aslcittaditorino.it.

Corso Giulio Cesare
Corso Giulio Cesare

Corso Giulio Cesare è una delle principali arterie stradali di Torino. Lungo circa 5,2 km, è uno dei corsi più estesi della città: inizia da piazza della Repubblica e collega il centro storico all'estrema periferia nord, terminando davanti al piazzale della Stazione di Torino Stura, con relativa area commerciale e di parcheggio. Il corso attraversa i seguenti quartieri: Aurora Barriera di Milano Rebaudengo Pietra Alta Prolungamento ideale di via Milano, il suo percorso attraversa dapprima il fiume Dora Riparia (tramite l'ottocentesco ponte Mosca) e, dopo aver incrociato corso Brescia, corso Emilia, corso Novara, corso Palermo, via Sempione, via Gottardo, corso Taranto, via Sandro Botticelli, piazza Derna, attraversa il torrente Stura di Lanzo (tramite il ponte Ferdinando di Savoia), il successivo piazzale Romolo e Remo al termine di corso Vercelli, la rotatoria della zona commerciale e il parcheggio vicino alla stazione ferroviaria Stura. Deve il nome a Giulio Cesare, che ebbe modo di soggiornare nella Julia Augusta Taurinorum in occasione della sua nomina a console romano, quando gli fu affidato il governo delle tre province romane in Gallia, dal 58 a.C. al 50 a.C. L'idea del Governo Sabaudo di realizzare un ampio e lungo corso che permettesse un facile e veloce accesso verso il centro della città da parte dei forestieri che provenivano da Milano nacque dall'approvazione del nuovo Piano urbanistico comunale del 1823, che stabiliva un ampliamento della città nel suo versante nord, verso la Dora Riparia. Da un lato, infatti, vi era la necessità di collegare il popoloso rione di Borgo Dora con le industrie del Canavese e con la più lontana Lombardia, dall'altro la volontà di completare l'assetto urbanistico dell'odierna piazza della Repubblica. Fu così che si realizzò un viale alberato che, partendo dal piazzale Emanuele Filiberto (l'attuale piazza della Repubblica), conduceva verso la campagna. In tale contesto s'inserisce anche la sostituzione del vecchio ponte in legno sulla Dora con il più funzionale e adeguato ponte Mosca che, all'epoca della sua inaugurazione, costituiva un monumentale ingresso alla città ma anche il suo confine naturale verso nord. Tale confine venne presto superato con l'avanzamento di questa importante strada cittadina che, oltre la Dora, attraversava piccoli opifici e campagne. La costruzione del corso rese inevitabile l'abbattimento di numerosi edifici i quali, nel loro dedalo di viuzze, talvolta rendevano difficoltoso il passaggio di chi voleva raggiungere in breve tempo il centro della città. Peraltro una statua bronzea di Gaio Giulio Cesare è presente presso le Porte Palatine che sorgono a breve distanza da dove ha origine il corso. Sino agli anni '20 del Novecento, l'odierno corso Giulio Cesare risultava denominato "corso Ponte Mosca", in omaggio a Carlo Bernardo Mosca, progettista nel 1823 del Ponte Mosca, che oltrepassa la Dora Riparia: infatti nelle immediate vicinanze la stazione della Ciriè-Lanzo era chiamata anche "Stazione di Torino Ponte Mosca". Procedendo dal centro verso la periferia si trovano nell'ordine: Stazione Ciriè-Lanzo - Ormai dismessa, ufficialmente chiamata "Stazione Porta Milano", oggi ospita la sede distaccata del Museo Ferroviario Piemontese e l'officina manutentiva dei rotabili del Gruppo Torinese Trasporti Chiesa di San Gioacchino - Nata in sostituzione dell'antica chiesa parrocchiale del Balon, è stata edificata su progetto dell'architetto Carlo Ceppi tra il 1876 ed il 1882. Semidistrutta durante la seconda guerra mondiale, venne ricostruita nel 1946. La chiesa è composta da tre navate, divise da colonne in marmo rosso di Verona Ponte Mosca - Edificato tra il 1823 ed il 1830, prende il nome dall'ingegnere Carlo Bernardo Mosca che ne curò il progetto. Rappresenta l'opera architettonica più ardita della Torino ottocentesca: è lunga 50 metri, con una singola campata e un arco fortemente ribassato. Per la sua realizzazione fu necessario modificare l'alveo della Dora Casa Aurora - Sorta sulle ceneri della vecchia cascina Aurora, da cui prendono il nome sia l'edificio, sia l'intero quartiere circostante, si tratta di un buon esempio di architettura moderna, progettato negli anni ottanta dall'architetto Aldo Rossi per il GFT (Gruppo Finanziario Tessile). Casa Aurora è oggi sede di uffici e di una palestra Chiesa di Maria Regina della Pace - Costruita a cavallo fra il XIX e il XX secolo, si tratta di una storica chiesa parrocchiale di Barriera di Milano, dall'eclettica architettura bizantineggiante Parco Stura - Situato sulle sponde del fiume Stura, si tratta di una grande area verde dichiarata parco pubblico nel 1994 Torri Di Vittorio - Si tratta di due grattacieli alti 70 metri e posti in prossimità dell'autostrada Torino-Trieste. Completati dalla Cooperativa "Di Vittorio" nel 1980, il complesso offre un esempio di edilizia residenziale innovativa per quell'epoca, col ricorso alla tecnologia del coffrage-tunnel mutuata dall'edilizia pubblica francese. Ancora oggi, le Torri Di Vittorio sono il primo elemento architettonico significativo per gli automobilisti che provengono dall'autostrada Sfinge egizia - Una copia della statua presente al Museo egizio, sorge sulla rotonda finale del corso all'incrocio con corso Vercelli. Fu creata nel 2006 da Giugiaro Design con un finanziamento straordinario della Fondazione CRT in occasione dei XX Giochi olimpici invernali Cinema Teatro Adua - Nato nel 1914 come "Cinema Londra", l'impianto fungeva un tempo sia da cinema sia da teatro, tant'è che nel 1937 fu rinominato "Cinema Teatro Adua". Nei giorni festivi, fino agli anni sessanta, la sala affiancava la proiezione del film a uno spettacolo di varietà. Chiuso inizialmente nel 1983, il cinema venne ristrutturato nel 1986 con un progetto che lo trasformò nel primo cinema multisala di Italia. Il teatro, dal canto suo, venne utilizzato per alcuni anni anche dal Gruppo della Rocca. La chiusura definitiva è avvenuta nel gennaio 2008 e l'anno successivo l'impianto è stato demolito. Al suo posto oggi sorge un edificio residenziale denominato "Palazzo Adua", in ricordo dello scomparso locale. Cinema Major, costruito nel 1953 e chiuso nel 2003, attualmente destinato a supermercato Edificio scolastico ospitante il "VII Istituto Tecnico Commerciale" dall'anno scolastico 1972/73, in corso Giulio Cesare 18, al quale sarà poi dato il nome di Aldo Moro nel 1979. Nell'anno scolastico 1987/88, l'edificio viene dichiarato inagibile a causa di una serie di crolli interni e successivamente demolito completamente nel 1992: attualmente è presente una grande area vuota e recintata, ancora in attesa di una destinazione d'uso. Corso Giulio Cesare, grazie anche a due corsie riservate al trasporto pubblico, è percorso dalla linea tranviaria 4, e da diverse linee di autobus, sia urbani sia extraurbani. Il tram 4 costituisce una tranvia moderna ed efficiente per la sua impostazione e realizzazione: la maggior parte del tracciato di questa linea è caratterizzato dall'autonomia della sede tranviaria rispetto al resto della carreggiata, poiché le vetture tranviarie circolano al centro della sezione stradale, separata rispetto al normale traffico veicolare privato. Secondo il progetto recentemente approvato dalla Regione Piemonte, il corso sarà intersecato dalla Linea 2 della metropolitana, il cui primo lotto prevede la realizzazione della fermata "Giulio Cesare" in prossimità dell'incrocio con la via Gottardo. A. Friedemann, Sviluppo urbano e industriate a Torino, in "Archeologia industriale", n.1, Luigi Micheletti Editore, Torino 1983. G. M. Lupo (a cura di), Cartografia di Torino 1572-1954, Stamperia Nazionale Artistica, Torino 1989. M. Passanti, Lo sviluppo urbanistico di Torino dalla fondazione all'unità d'Italia, Quaderni di studio, Torino 1969. R. Rossotti, Le strade di Torino, Newton Compton, Roma, 1995. Stradario di Torino Aurora (Torino) Barriera di Milano Pietra Alta Ponte Mosca Rebaudengo Stazione di Torino Porta Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Corso Giulio Cesare (EN) Sito con immagini su Casa Aurora, su bluffton.edu.

Docks Torino Dora
Docks Torino Dora

I Docks Torino-Dora (meglio noti come Docks Dora o magazzini Dora) sono un vecchio complesso di magazzini generali posto nel quartiere di Barriera di Milano, alla periferia nord di Torino. L'impianto mercantile, raccordato in origine alla ferrovia Torino-Milano, risulta ormai dismesso dagli anni sessanta e nel corso dei decenni il complesso è stato adibito a molteplici scopi, quali ad esempio attività commerciali, di terziario, culturali e di intrattenimento. I magazzini Dora furono costruiti fra il 1912 e il 1914, in concomitanza con la nuova cinta daziaria di Torino (la cosiddetta cinta Rossi, anch'essa del 1912). L'area scelta per la loro costruzione non fu casuale, in quanto prossima sia alla ferrovia per Milano sia a molte delle più grandi industrie cittadine dell'epoca. Il quartiere Barriera di Milano (nel quale i Docks si collocano) infatti si era sviluppato dopo la seconda metà dell'ottocento fuori dalla cinta daziaria del 1853 in virtù della presenza di numerosi canali e bialere fondamentali per la fornitura di energia idraulica, in quell'asse di sviluppo industriale verso nord che si era generato dall'area protoindustriale di Borgo Dora. Al pari dei coevi Docks Porta Nuova, il nuovo impianto mercantile offriva servizio di custodia e conservazione merci - soprattutto generi alimentari - in franchigia daziaria. Le merci infatti entravano all'interno della nuova cinta daziaria, ampliata appunto nel 1912, senza dovere pagare il dazio, e potevano essere rivenduti già all'interno della città, con un vantaggio economico per gli operatori che avevano la loro sede all'interno dei Docks Dora. Diverse furono le funzioni assolte dai magazzini, che fra l'altro contavano torrefazioni e attività di lavorazione enologica e dolciaria, oltre a numerose aziende che producevano il Vermouth. I locali interrati ospitavano vini e formaggi, mentre una ghiacciaia occupava un'intera manica e riforniva di ghiaccio la città. I vagoni, inoltre, giungevano nello scalo grazie a un raccordo con la rete ferroviaria e un sistema di binari a giro, che permettevano di scaricare le merci direttamente in banchina. I magazzini generali rimasero in attività per tutto il primo Novecento e per un paio di decenni del secondo dopoguerra, andando incontro alla dismissione negli anni sessanta. Ormai dismessi dalla loro funzione originaria, i Docks Dora non tardarono a rianimarsi di vita nei decenni successivi. Al loro interno, a partire dagli anni ottanta, si contano diversi generi di attività che da ambiti quali il commercio e il terziario spaziano in manifestazioni artistico-culturali e forme di intrattenimento.Sede di gallerie d'arte contemporanea, circoli privati, studi di artisti e musicisti, sale di prova e di registrazione, studi di architettura, locali notturni, birrerie ed altro ancora sono ospitati all'interno dell'area dei vecchi magazzini. Vale la pena, a tal proposito, ricordare i club notturni che hanno animato le serate dei Docks, locali particolarmente cari alla scena musicale torinese e al nightclubbing degli anni novanta. A cavallo fra i due secoli i Docks Dora furono un vero e proprio punto di riferimento per la cultura underground e postindustriale di Torino. A seguito di una delibera comunale datata 30 ottobre 1912, la Società anonima Cooperativa dei Docks Torino-Dora costituì i nuovi magazzini generali a nord del fiume Dora, affidandosi alla progettazione dell'ing. Ernesto Fantini e alla costruzione edile dell'impresa Porcheddu. L'impresa Porcheddu all'epoca era concessionaria del sistema Hennebique, un innovativo sistema edilizio basato sui primi utilizzi del calcestruzzo armato; fu proprio a questo sistema che si ricorse nella costruzione dei Docks Dora. Il corpo dell'edificio, i cui prospetti si presentano in mattoni rossi a vista, di chiara ispirazione inglese, risulta diviso in due aree principali: quella a sud, formata da tre padiglioni che si affacciano direttamente su via Valprato, e un quarto padiglione a nord dei primi tre, e quella a nord, nella parte retrostante del complesso, composta da fabbricati paralleli di differenti altezze. La facciata su via Valprato è scandita dall'alternanza di paraste e solette tinteggiate color crema e muri in mattoni pieni a vista, di semplice impianto decorativo, essendo un edificio di servizio, eccezion fatta per le finestre al primo piano dei corpi esterni con decorazioni a "raggera" .Di particolare rilievo è l'ingresso principale sulla facciata, su cui campeggia la scritta "Magaz. Dora MCMXII". Molto suggestiva e dotata di portineria, con soprastante orologio, quest'area è coperta da un elegante velario in vetro e calcestruzzo armato, che, grazie alle sue complesse strutture reticolari, consente un'illuminazione diffusa nella zona d'accesso. Anche i padiglioni a cui si accede dall'ingresso riportano la suddivisione tra intonaci crema e mattoni a vista, evidenziando la struttura costruttiva in calcestruzzo armato. I ferri battuti alle finestre riportano il simbolo deile due "D" intrecciate delle iniziali dei magazzini. Oggi i Docks Dora ospitano attività commerciali, studi d'artista, studi di architettura, spazi creativi e coworking. I loro dintorni ha svolto un ruolo importante nelle serie televisiva Netflix, Guida astrologica per cuori infranti, che ha dato all'edificio una certa visibilità fuori da Torino all'estero. J. Brian McLoughlin, La pianificazione urbana e regionale: un approccio sistemico, Venezia, Marsilio, 1973. Lando Bortolotti, Storia della politica edilizia in Italia, Roma, Editori Riuniti, 1978. R. Curto, Mercato fondiario, valori ed estimi a Torino, Torino, Manoscritto Politecnico di Torino. Angelo Detragiache, La città nella società industriale, Torino, Giulio Einaudi, 1973. Alberto Cassone, Attilia Peano, Localizzazione industriale e programmazione regionale: il caso del Piemonte, Milano, Franco Angeli, 1983. Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali del Comune di Torino, Torino, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, 1984. AA. VV., Insediamenti e tipologie architettoniche, note per una lettura storica, Celid. Marco Vaudetti, Germana Bricarello, C. Comuzio, Un progetto per abitare i Docks Torino Dora, Torino, Clut, 1996. Vera Comoli Mandracci, Le città nella storia d'Italia - Torino, Roma-Bari, Laterza, 1983. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Docks Torino Dora

Pietra Alta
Pietra Alta

Pietra Alta, anche nota come Pietralta (Pràuta in piemontese), è un quartiere della VI Circoscrizione di Torino, situato nella periferia nord della città. Si tratta di un piccolo borgo dell'Oltrestura torinese, sorto in prossimità di importanti arterie stradali che raccolgono il traffico diretto all'interno e all'esterno di Torino. Sebbene spesso ricordata, se non del tutto confusa, con i vicini quartieri di Falchera e Rebaudengo (talvolta addirittura con Barriera di Milano), Pietra Alta è una zona sostanzialmente a sé stante rispetto ai borghi limitrofi, cresciuta così com'è in un territorio fortemente circoscritto, e sviluppatasi in modo indipendente dal contesto urbano circostante. È delimitata: a nord e a ovest, dalla Ferrovia Torino-Milano (confine con Falchera) a est dalla Autostrada A4 e da Corso Giulio Cesare a sud dalla Stura di Lanzo Il toponimo Pietra Alta affonda le sue radici nella seconda metà del XVIII secolo, quando al bivio fra la strada di Chivasso (attuale corso Vercelli) e la strada di Leinì (attuale via Cuorgnè col suo proseguimento strada provinciale di Cuorgnè) venne eretto un cippo in pietra di forma piramidale, anche noto come la Piramide. Come ricorda il Grossi, si trattava di una pietra miliare o cippo chilometrico che segnalava una distanza di due miglia da Torino, seguendo un uso antico che risale ai principi di urbanistica romana. Nel corso del tempo, il valore simbolico del manufatto dovette promuovere l'utilizzo del nome Pietra Alta quale toponimo locale, in una zona che sin dal tardo Settecento si connotava principalmente come terra di transito e punto di snodo per chi entrasse o uscisse da Torino. In età moderna, prima della nascita di una vera e propria borgata, il territorio di Pietra Alta offriva un paesaggio in parte rurale e in parte selvatico, con abbondanza di boschi a ridosso dello Stura e una significativa presenza di terreni agricoli attorno alle strade di Leinì e Chivasso (anche note nel loro insieme come strada di Agliè e Chivasso). Le mappe a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo mostrano chiaramente la morfologia della zona, che già allora rappresentava un crocevia nell'area nord di Torino. Dal punto di vista stradale, in effetti, quest'area era intersecata da due strade provinciali, le suddette strade di Leinì e Chivasso, che nel loro insieme fornivano una via di accesso primaria a chi entrasse in città da settentrione (in particolar modo dal Canavese e dalla provincia nord-est di Torino): si trattava, in realtà, non soltanto di due rotte provinciali ma in un certo senso di una primitiva strada statale, che collegava Torino con la Lombardia. Di uso locale, invece, era la strada vicinale delle Cascinette (l'odierna via Cavagnolo nel tratto di Pietralta), che collegava la zona alla borgata delle Cascinette e, più alla distanza, all'antica Abbadia di Stura, un istituto religioso fondato nel Medioevo alle porte di Torino, verso il confine con Settimo Torinese. Al di là delle strade, inoltre, un ruolo fondamentale era svolto dal porto di Leinì, un porto fluviale posto sullo Stura lungo la strada di Chivasso, vicino al bivio con la strada di Leinì: in assenza di ponti, il porto di Leinì era l'unico mezzo che permettesse di attraversare il fiume in questo tratto di Torino, grazie alle barche e ai traghetti di servizio che trasportavano i viandanti da una sponda all'altra. A proposito dello Stura, una breve parentesi merita di essere aperta al riguardo. Per molti secoli il transito del torrente era garantito da una rete portuale, che si estendeva da ovest a est nel suo percorso torinese, sino alla confluenza con il Po. L'alveo dello Stura, infatti, era soggetto a forte divagazione e, di conseguenza, non era possibile erigere ponti al di sopra di esso, correndo il rischio che, con lo spostamento del corso fluviale e l'erosione del terreno, una struttura fissa quale un ponte si rendesse inutile, se non addirittura pericolante, nel lungo periodo. Nell'area di Pietra Alta, inoltre, va anche detto che lo Stura non seguiva esattamente il suo corso odierno, in quanto il fiume scorreva un po' più a nord (in prossimità del bivio fra la strada di Chivasso e quella di Leinì) e attraversava il territorio in senso obliquo, privandolo di una porzione del suo attuale perimetro. Per quanto riguarda l'abitato, a inizio Ottocento Pietralta contava un piccolo numero di cascine, nella fattispecie le cascine Sant'Antonio (anche nota col nome Sartoris) e la Splua (altrimenti detta Bernardi). In quell'epoca, tuttavia, la comunità locale era strettamente connessa con l'abitato più a nord (la futura borgata di Falchera) poiché, prima dell'insediamento della ferrovia, non vi era alcuna divisione fra questi due luoghi. L'affinità fra queste terre trovava conferma nella realtà amministrativa e comunitaria dell'Oltrestura torinese, che a quei tempi offriva uno scenario molto più omogeneo e coeso rispetto a quello attuale: compresa per intero nel Contado di Villaretto e Cascinette, l'area sottostava alla Parrocchia dell'Abbadia di Stura al punto che il nome dell'Abbadia divenne un toponimo generico per le terre a nord del fiume. Nel corso dell'Ottocento, in una fase di forti cambiamenti nell'urbanistica torinese, Pietra Alta conobbe una lenta e graduale evoluzione, realizzata pienamente solo nel secolo successivo. Si trattò in breve di uno sviluppo tanto territoriale quanto sociale, che portò alla formazione di una prima borgata rurale e al consolidarsi di una più ampia rete viaria e di trasporti. Il territorio, innanzitutto, andò incontro a una netta definizione dei suoi confini, per via da un lato della rettifica dello Stura, il cui alveo fu spostato un po' più a sud rispetto a quello precedente, e dall'altro a causa della costruzione della ferrovia per Novara (l'attuale Torino-Milano), che delineò con precisione il confine nord-ovest della zona. La rettifica del fiume, come prima conseguenza, permise di ridisegnare la strada di Chivasso, tanto a sud quanto a nord del nuovo alveo: nell'area di Pietralta la strada venne allungata parzialmente in direzione sud-ovest, nel tratto oggi compreso fra via Cuorgnè e il ponte sullo Stura, ponendo così i presupposti per la realizzazione di un ponte (in sostituzione del vecchio porto di Leinì) e regalando alla zona un nuovo spazio di insediamento. La ferrovia per Novara, dal canto suo, apportò un cambiamento radicale nel paesaggio dell'Oltrestura, incidendo profondamente sugli sviluppi del luogo: il rettilineo dei binari, di fatto, compromise la continuità del territorio, sia nel lato settentrionale (in direzione della futura Falchera) sia nel tratto ad ovest della ferrovia (verso le cosiddette Basse di Stura); la frammentazione di quest'area ebbe effetti non secondari sull'insediamento della zona e sul sistema viario locale e, in ultima analisi, pose le basi per la suddivisione in quartieri dell'Oltrestura, processo consolidatosi pienamente solo nel Novecento. In questo scenario, il borgo di Pietra Alta cominciò a prendere forma a cavallo fra il XIX e il XX secolo quando alle cascine del posto si aggiunsero le prime case rurali, seguite da un piccolo numero di esercizi commerciali. L'abitato, in assenza di una più vasta pianificazione urbanistica, si sviluppò inizialmente in modo spontaneo e all'apparenza caotico, seguendo i tracciati delle vecchie strade: diversi edifici, alcuni dei quali ancora in piedi ai giorni nostri, furono costruiti lungo le attuali via Cuorgnè e corso Vercelli (in direzione del ponte sullo Stura), ovvero lungo le due vecchie provinciali della zona; a questi edifici se ne aggiunsero altri al di sotto di corso Vercelli, per l'esattezza in strada vicinale delle Cascinette (l'odierna via Cavagnolo) e in alcuni vicoli più interni. Un caso singolare fu quello del villaggio SNIA, un caratteristico agglomerato di case operaie costruito negli anni venti del Novecento, poco più a est dello stradone di Leinì (lungo la strada di Vercelli): il complesso residenziale, raro esempio di villaggio operaio nell'intera città, ospitava i dipendenti e le maestranze di una delle prime sedi della fabbrica "SNIA Viscosa", un grosso impianto industriale situato poco più a est, verso la zona Abbadia di Stura, tra Strada Vicinale delle Cascinette e la Strada per Vercelli (per Settimo Torinese, ovvero l'attuale Corso Romania), utilizzata per la fabbricazione della seta artificiale, fondato dai torinesi Riccardo Gualino e Giovanni Agnelli, e con altre sedi già presenti oltre a questa. Contestualmente al villaggio, venne eretta la cappella di San Michele Arcangelo, che per lungo tempo costituì la sola chiesa della zona, e negli stessi anni fu inaugurata la stazione di Torino Stura, che trovò posto in questa sede proprio grazie alla sua vicinanza con la fabbrica SNIA Viscosa. Sempre in quel periodo, fra gli anni venti e anni trenta, si attestarono a Pietralta delle importanti infrastrutture stradali e di trasporto, che, nel loro complesso, favorirono i collegamenti interni ed esterni della zona. Nel 1927, innanzitutto, fu costruito il ponte Ferdinando di Savoia, che, oltrepassando lo Stura sulla direttrice di corso Ponte Mosca (l'attuale corso Giulio Cesare), garantì un nuovo accesso da e verso Torino e permise di prolungare il corso sino all'estrema periferia nord della città, servendo così anche l'area della SNIA Viscosa. Sul proseguimento di questo corso, all'incrocio con lo stradale di Vercelli, venne realizzata nel 1932 la rampa di ingresso dell'autostrada per Milano, che di fatto consolidò ancor di più il ruolo di transito della zona, cancellando però la borgata Splua che sorgeva in questo punto. Pochi anni più tardi, nel 1934, venne eretto il cavalcavia di strada di Cuorgnè, che, scavalcando la ferrovia Torino-Milano, soppiantò definitivamente il passaggio a livello di strada di Leinì (via Cuorgnè ai giorni nostri), relegando questo tratto a un vicolo marginale nel sistema viario locale. Contestualmente al cavalcavia fu disegnato il tracciato di via Ivrea, punto di raccordo fra il ponte Ferdinando di Savoia e il nuovo asse di strada provinciale di Cuorgnè. Nel secondo dopoguerra, terminata la sua espansione verso l'esterno, Pietralta conobbe un lento e graduale sviluppo del suo abitato, fondamentalmente diverso rispetto a quello della vicina Falchera (tanto nella forma quanto nei tempi di realizzazione). La zona, di fatto, crebbe in modo incostante fino agli inizi del XXI secolo, assumendo un carattere poco omogeneo nella sua architettura e nel suo impianto urbanistico: le cause di tutto ciò vanno cercate in diversi fattori, quali ad esempio le diverse fasi di crescita del borgo, la complessa pianificazione del territorio o ancora la mescolanza fra edilizia pubblica ed edilizia privata (più accentuata rispetto al caso di Falchera). Procedendo con ordine, ad ogni modo, una prima fase di sviluppo si verificò fra gli anni cinquanta e sessanta del Novecento, quando alla vecchia borgata rurale si aggiunsero condomini e abitazioni suburbane, soprattutto sul fronte di corso Vercelli, via Ivrea e via Cavagnolo. Si trattava per lo più di costruzioni private, rappresentate in parte da piccole palazzine, talvolta solo bilivello, e in parte da stabili di medie o grandi dimensioni; non mancarono, però, anche le prime case popolari del quartiere, costruite dalla Gescal nell'isolato fra via Ivrea, via Cavagnolo e corso Vercelli. Nei decenni successivi, fra gli anni settanta e ottanta, ulteriori sviluppi riguardarono soprattutto il versante est della zona, con la fabbricazione di caseggiati e scuole (sia primarie che secondarie) e la costruzione della nuova chiesa di San Michele Arcangelo. A proposito dei caseggiati, fu abbandonato il modello della piccola palazzina e i nuovi edifici vennero sviluppati maggiormente in altezza, come avvenne, per esempio, in corso Giulio Cesare, via Ivrea, via Ribordone e, in modo ancora più evidente, in via Stefano Tempia, nei pressi dell'ex piazzale del Dazio (laddove prima vi era la cascina Sant'Antonio): in questo punto vennero erette le torri Di Vittorio, due coppie di grattacieli ad uso residenziale che segnarono profondamente il panorama di Pietra Alta. Lo stabilimento SNIA Viscosa, cessata la sua attività nel 1954, fu quindi totalmente dismesso nel 1961 e ceduto alla fabbrica di pneumatici Michelin, che ne fece uso soltanto fino ai primi anni ottanta. Dell'antico impianto degli anni trenta rimane oggi, verso Corso Romania, soltanto la curiosa Torretta dell'acqua, una torretta di circa 40 metri, eretta per conservare l'acqua per gli operai, in una graziosa imitazione di stile gotico valenzano, a sezione ottagonale. Una parte dei fabbricati poi, fu restaurata e riadibita a centro commerciale, ospitando dal 1989 il primo ipermercato Auchan di Italia e, dal 2016, anche una sede di Leroy Merlin. L'insediamento di nuovi centri per la grande distribuzione commerciale ebbe importanti ricadute sul piccolo commercio locale, tenendo presente che, sin da allora, la zona era priva di un mercato rionale e gli esercizi commerciali si limitavano tradizionalmente alle vetrine su strada, soprattutto lungo via Ivrea, via Cavagnolo e corso Vercelli. Agli inizi degli anni duemila, gli sviluppi del quartiere toccarono soprattutto il lato ad ovest di via Ivrea, con l'insediamento di imponenti complessi residenziali in via Angelo Tasca (anch'essi della cooperativa Giuseppe Di Vittorio) e la sistemazione a parco delle sponde dello Stura (il cosiddetto parco Stura nord o parco di Pietra Alta): nei pressi del parco fu ricostruito il centro sportivo del River Mosso, polisportiva locale di lunga tradizione nel quartiere.La riqualificazione del borgo negli stessi anni interessò anche corso Vercelli, con nuove aree gioco e spazi verdi (presso il bivio di strada di Cuorgnè) e il rinnovamento del piazzale di fronte alla chiesa. A nord del corso il potenziamento della ferrovia, in stretta relazione con i lavori del passante di Torino, portò al totale rifacimento della stazione Stura e alla riorganizzazione parziale dell'area circostante, ancora in fase di completamento ai giorni nostri. Si tratta di un caratteristico esempio di villaggio operaio risalente alla seconda metà degli anni venti, composto da un complesso di sedici palazzine a schiera di quattro piani ciascuna, intervallate da giardini e spazi verdi comuni. Alcuni dei progetti dell'epoca di Riccardo Gualino per dare dimora ai dipendenti ed alle maestranze della vicina fabbrica SNIA Viscosa dovevano prevedere ulteriori ampliamenti lungo corso Vercelli e corso Giulio Cesare ma, di fatto, questi sviluppi rimasero solo sulla cartaLa Torretta dell'Acqua, già citata, è ancor oggi presente nel parcheggio dell'attuale centro commerciale, lungo Corso Romania. Nel secondo dopoguerra, risanato dai danni subiti a causa dei bombardamenti, l'agglomerato di case sopravvisse alla chiusura della fabbrica SNIA Viscosa (1954), e la proprietà fu rilevata dall'Istituto Autonomo Case Popolari (IACP), oggi noto come Agenzia Territoriale per la Casa (ATC). Rotonda o rotatoria di rappresentanza posta dal 2006 all'incrocio fra corso Giulio Cesare, corso Vercelli, corso Romania e l'autostrada da e per Milano. Al centro della rotonda è fissata una riproduzione - in scala ridotta - della Sfinge di Giza, celebre monumento dell'antico Egitto che simboleggia lo storico Museo Egizio di Torino. Esempio significativo di razionalismo italiano, la palazzina del dazio - meglio nota come il Dazio o ex Dazio ai giorni nostri - fu costruita negli anni trenta per ospitare i nuovi uffici delle imposte di consumo, in seguito all'abolizione della cinta daziaria. L'edificio sorge sul piazzale posto a fronte dell'autostrada per Milano (il cosiddetto piazzale del Dazio) e nel corso degli anni ha mutato la sua destinazione d'uso (fino agli inizi del duemila vi era un comando dei vigili urbani) ed è attualmente in attesa di riqualificazione funzionale. Coppia di torri o grattacieli residenziali realizzata nel 1980 dalla Cooperativa Giuseppe Di Vittorio, facendo uso di tecnologie moderne prese a prestito dall'edilizia pubblica francese. Sorte alle spalle del piazzale del Dazio, le torri Di Vittorio si affacciano direttamente sull'autostrada per Milano e sono di fatto il primo elemento architettonico significativo per chi giunge in città dall'autostrada, per via soprattutto della loro imponente altezza (70 metri scanditi in 21 piani). A Pietra Alta la parrocchia locale fa capo alla chiesa di San Michele Arcangelo, inaugurata nel 1971 per dar spazio ai fedeli del quartiere che, fino ad allora, si riunivano nella piccola cappella del villaggio SNIA, tuttora esistente e dedicata anch'essa a San Michele. Il complesso parrocchiale, di audace architettura anni settanta, si fregia di un ulteriore titolo alla Madonna del Buon Cammino (per via della sua vicinanza all'autostrada Torino-Milano) ed è dotato di uffici parrocchiali, saloni per riunioni e spazi per la vita di oratorio. Nell'autunno 2011, inoltre, l'Assemblea Apostolica della Fede in Cristo Gesù ha inaugurato una sua chiesa nel quartiere, per l'esattezza in corso Vercelli: l'istituto, conosciuto come Chiesa apostolica antioca, prende il nome dalla vicina strada dell'Antioca, che un tempo superava la ferrovia e si dirigeva verso la storica cascina Antioca, nel territorio di Falchera. Il quartiere ospita la società River Mosso, polisportiva locale fondata nel 1970 a seguito di una preesistente società di calcio (istituita a sua volta nel 1951): la polisportiva, ad oggi, annovera diverse discipline quali calcio (anche a 5 e a 7), nuoto, pallavolo, pallacanestro, danza e arti marziali; dal 1994, inoltre, la società distribuisce un suo periodico di divulgazione (dal titolo Informa River) e al 1995 risale invece l'ente La Lokomotiva, che si occupa di tutte le attività socioculturali del River Mosso. Gli spazi verdi di Pietralta sono dislocati in più punti del quartiere, soprattutto nei suoi tratti più periferici (es. in corso Vercelli al bivio di strada di Cuorgnè o in corso Giulio Cesare nei pressi delle torri Di Vittorio). Polmone verde per eccellenza, tuttavia, è il parco Stura nord, anche noto come parco di Pietra Alta, un parco urbano realizzato nei primi anni duemila sulle sponde dello Stura, in una zona fino ad allora in forte stato di degrado: il progetto di recupero ha permesso una completa riqualificazione dell'area, dotata oggi di percorsi ciclopedonali, aree gioco e aree di sosta (anche al coperto) e contrassegnata al suo ingresso da un suggestivo belvedere, posto sulla sommità di una collinetta sagomata da stradini concentrici. In data 23 ottobre 2015 il Comune di Torino ha intitolato una porzione di giardino in Via Cavagnolo 12 ai caduti della battaglia di El Alamein, alla presenza delle autorità civili e militari. A dispetto delle sue modeste dimensioni, Pietra Alta gode di un buon numero di strade maestre dirette all'interno e all'esterno di Torino, che rendono la zona un vero e proprio crocevia nella periferia nord torinese. Da qui, infatti, nascono corso Giulio Cesare e corso Vercelli, che, sviluppati lungo le direttrici storiche della città, collegano la borgata allo stesso centro di Torino. Sul proseguimento di corso Giulio Cesare si estende poi l'autostrada per Milano, che fa di Pietralta un importante punto di ingresso per chi giunge in città da nord. La strada di Cuorgnè, dal canto suo, accoglie il traffico proveniente dal Canavese, trattandosi infatti di una strada provinciale, e sul modello delle provinciali vi è anche corso Romania, prolungamento di corso Vercelli diretto in primo luogo a Settimo Torinese. Via Ivrea, infine, svolge un ruolo di raccordo fra corso Giulio Cesare e strada di Cuorgnè e, di fatto, costituisce la via principale del quartiere al di fuori dei corsi. A proposito delle piazze è da segnalare il piazzale del Dazio (anche detto ex piazzale del Dazio), che deve il suo nome alla vecchia palazzina del dazio collocata all'interno di quest'area: di forma triangolare, il piazzale nasce all'incrocio fra corso Giulio Cesare e corso Vercelli, esattamente di fronte all'ingresso dell'autostrada, svolgendo così una funzione di rappresentanza in questo angolo di quartiere. La posizione di Pietralta, costretta fra lo Stura e la ferrovia Torino-Milano, rende necessarie delle strutture di attraversamento quali ponti, cavalcavia e sottopassi (un tempo anche passaggi a livello). I due ponti fluviali sono il ponte Ferdinando di Savoia (sull'asse di corso Giulio Cesare) e il ponte Vittorio Emanuele II (sull'asse di corso Vercelli), costruiti in tempi diversi nel corso del Novecento: mentre il primo fu eretto nel 1926 e ampliato nel 1966, il ponte Vittorio Emanuele II risale al 1964 e fu costruito in sostituzione di un vecchio ponte crollato nel 1961; fra il 1961 e il 1964 venne installato un ponte mobile provvisorio (poco più a valle del costruendo ponte Vittorio Emanuele II), una struttura di cui oggi rimangono solo più i piloni di sostegno sul letto dello Stura. Vi sono poi due ponti ferroviari al di sopra del fiume, uno dei quali ormai dismesso da prima dei lavori del passante. A proposito della ferrovia, il superamento dei binari è consentito per un verso dal cavalcavia di strada di Cuorgnè, ancora oggi il tratto più battuto per chi giunge da nord (es. da Falchera), e in misura minore dal sottopasso di via Germagnano, che collega Pietra Alta alle Basse di Stura. Di diversa natura è il sottopasso tranviario di corso Giulio Cesare, destinato unicamente al passaggio del tram 4 e inaugurato nel febbraio del 2006. Fino agli inizi del duemila vi era ancora un passaggio a livello nei pressi della stazione Stura, che collegava la zona con il lato sud di Falchera: il rifacimento della stazione, tuttavia, ha cancellato completamente questo vecchio collegamento, rendendo necessaria la costruzione di un ulteriore cavalcavia (pochi metri più a est della nuova stazione Stura), lavoro durato sei anni ed inaugurato ufficialmente dal Sindaco di Torino in data 15 luglio 2020. Provvista di strade di grande traffico, nonché di un'importante ferrovia, Pietra Alta è una zona ben servita dai mezzi pubblici, siano essi autobus, tram o treni. Il quartiere, infatti, è attraversato da più linee del GTT, su tratta sia urbana che suburbana (es. il tram 4 e gli autobus 46, 50, 51, SE1 e SE2), e il suo ruolo di snodo è confermato dalla presenza del parcheggio Stura (anch'esso del GTT), attestatosi in quest'area nel 2006 come punto di interscambio fra mezzi pubblici e privati, a servizio di chi entra o esce da Torino. Alle porte del quartiere, lungo il tracciato della ferrovia, vi è poi ancora la stazione di Torino Stura, aperta nel 1926 per rispondere alle necessità della nascente SNIA Viscosa (insediatasi in quest'area negli stessi anni) e sopravvissuta allo stabilimento sino a giungere ai giorni nostri, nonostante un radicale ammodernamento della struttura a seguito dei lavori del passante (la stazione, di fatto, è stata completamente ricostruita e ampliata tra il 2006 e il 2011). La stazione Stura, ad oggi, è attraversata dal moderno servizio ferroviario metropolitano (SFM), che offre un'importante alternativa alla rete metropolitana di Torino. Giovanni Lorenzo Amedeo Grossi, Guida alle cascine, e vigne del territorio di Torino e' suoi contorni, Torino, 1790. Pietro Abate Daga, Alle porte di Torino: studio storico-critico dello sviluppo, della vita e dei bisogni delle regioni periferiche della città, Torino, Italia industriale artistica, 1926. Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino - Vol. 1, Torino, Politecnico di Torino - Dipartimento Casa-Città, 1984. Amilcare De Leo, Mario Alba, Umberto Grassi, Falchera 50 anni, Torino, Redazione "Gente di Falchera", 2004. Paola Sereno, Torino reti e trasporti: strade, veicoli e uomini dall'Antico Regime all'età contemporanea, Torino, Archivio storico della Città di Torino, 2009. Falchera Parco Stura Rebaudengo Villaretto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pietra Alta Agenzia per lo sviluppo di Pietra Alta, su pietraalta.it. Polisportiva River Mosso, su rivermosso.it. URL consultato il 2 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2014).

Chiesa di Maria Regina della Pace (Torino)
Chiesa di Maria Regina della Pace (Torino)

La chiesa di Maria Regina della Pace (o, come amichevolmente è chiamata dai parrocchiani, la "chiesa della Pace") è una chiesa parrocchiale, che si trova a Torino, nel quartiere Barriera di Milano (nella Circoscrizione 6): attualmente il territorio parrocchiale si estende lungo l'asse di corso Giulio Cesare, da via Monte Nero a via Cuneo e da piazza Bottesini a via Banfo; i residenti sono oltre 19.000. Intensamente desiderata e amorevolmente progettata da mons. Michele Mossotto, allora parroco della chiesa di San Gaetano da Thiene, nel quartiere Regio Parco, la chiesa iniziò a essere costruita il 10 marzo 1892, come cappella dedicata a san Benedetto da Norcia e alla regina della Pace. L'anno di inizio della costruzione non è casuale: coincideva infatti con il 50º anniversario della morte di Giuseppe Benedetto Cottolengo (allora non ancora proclamato santo), in cui onore il fondatore aveva intenzione di erigere un grande santuario. Alla costruzione della prima piccola chiesa si affiancò così il progetto della grande chiesa, i cui lavori di costruzione inizieranno cinque anni più tardi e procederanno alacremente. Già nel giugno 1901, con la solenne benedizione dell'arcivescovo Agostino Richelmy, fu inaugurata la nuova parrocchia di "Nostra Signora della Pace": un grandioso tempio dalla eclettica architettura bizantineggiante su un impianto a croce greca, le cui pareti erano man mano impreziosite da figure di santi, realizzate dallo stesso Mossotto. Nel 1912 anche il concerto di 20 campane, fornito dalla ditta Ottolina di Seregno, trovò dimora nel robusto campanile ottagonale, con terrazzo e cornicione, con graziose colonnine, coronando l'opera. Nonostante le alterne vicende vissute durante le lotte marxiste e la prima guerra mondiale la parrocchia, sempre guidata dal mons. Mossotto, era in breve tempo diventata centro di riferimento spirituale del quartiere. Quando il parroco Michele Mossotto morì, il 28 febbraio 1929, la popolazione, profondamente colpita, accorse numerosissima ai funerali dal Regio Parco e dalla Barriera di Milano. L'8 settembre 1929 entrò nella parrocchia di Nostra Signora della Pace la Congregazione degli oblati di Maria Vergine sotto la guida del superiore, padre Domenico Pechenino. Gli oblati in breve si accinsero non solo a completare l'opera materiale dell'illustre predecessore, ma soprattutto a organizzare le forze cattoliche secondo le precise direttive del papa, Pio XI: ne seguì un gran fervore della vita comunitaria, testimoniato dalla folta e devota partecipazione alla Festa Patronale della Madonna della Pace. Momento di vera crisi fu la seconda guerra mondiale: in Barriera di Milano molti furono i richiamati e tante le famiglie sfollate. Poi, alle quattro del mattino del 13 luglio 1943 un grande bombardamento si abbatté con violenza sulla città, su un'area comprendente i corsi San Maurizio, Regina Margherita e la Barriera di Milano. Il bilancio fu terribile: centinaia di vittime e decine di case distrutte e lesionate e anche la chiesa della Pace e gli adiacenti edifici parrocchiali furono gravemente danneggiati. Terminata la guerra, mentre in primo luogo si attese alla ricostruzione morale della parrocchia, s'iniziarono anche le opere di ricostruzione della chiesa parrocchiale, del campanile e della cupola, sotto lo sguardo del quarto parroco della chiesa: padre Giovanni Battista Fogliati. Un inizio di normalità fu il suono delle campane, rifuse e riposizionate, che salutarono la Pasqua del 1952. Le opere giunsero finalmente al termine nell'ottobre 1958. La chiesa aveva mutato radicalmente volto e decisamente si allineava fra le belle chiese di Torino. Nel 1964 fu costruito il grande organo, di tre tastiere, da Tamburini. A seguito del Concilio Vaticano II, ci furono altri lavori: l'area del presbiterio fu completamente rinnovata, per assumere l'aspetto che ha oggi. Nel 2018, i padri oblati hanno lasciato, dopo novant'anni di servizio, la parrocchia, che ora è retta dal clero diocesano. Arcidiocesi di Torino Parrocchie dell'arcidiocesi di Torino Barriera di Milano Edifici di culto a Torino Oblati di Maria Vergine Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Maria Regina della Pace Parrocchia Maria Regina della Pace di Torino., su facebook.com.

Torri Di Vittorio
Torri Di Vittorio

Le Torri Di Vittorio sono una coppia di torri attigue, ad uso residenziale, che sorgono nel quartiere di Pietra Alta, alla periferia nord di Torino. Per l'esattezza, il complesso si trova nei pressi dell'ex piazzale del dazio, nel triangolo compreso fra corso Vercelli, corso Giulio Cesare e via Stefano Tempia. Progettate su commissione del Comune di Torino dalla Cooperativa Polithema, le due coppie di torri furono realizzate dalla Cooperativa Giuseppe Di Vittorio nel 1980 come edifici pubblici ad uso residenziale. Rappresentarono per Torino uno dei più evidenti segni di espansione urbana e, sotto la spinta dell'edilizia popolare di quegli anni, una delle più imponenti realizzazioni di edifici ad uso pubblico. Le Torri sono un segno dell'allargamento urbano torinese, dovuto essenzialmente al flusso migratorio proveniente dal meridione d'Italia, flusso formato da numerosi cittadini che, attratti da prospettive di lavoro mancanti nelle loro terre d'origine, si dirigevano dunque nel settentrione d'Italia, motivo che comportò la costruzione di molti nuovi edifici capaci di contenere il nuovo numero di residenti a Torino. Durante i Giochi Olimpici Invernali Torino 2006, le torri furono illuminate nelle ore serali, con colorazioni giallo-blu, colori simbolo della città di Torino. Le torri sorgono sull'area una volta occupata dal dazio nord e, alte circa 70 metri, sono annoverate tra gli edifici più alti del capoluogo piemontese. Esse rappresentano un primo esempio di un'edilizia pubblica innovativa, poiché sono state realizzate utilizzando la tecnologia coffrage tunnel in cemento armato, già usata in Francia. Gli edifici si compongono di due moduli doppi di torri che contano 21 piani sormontati da un tetto pensile su cui campeggiano due grandi insegne pubblicitarie. Le torri sono di particolare impatto visivo, in quanto sono il primo elemento architettonico significativo per coloro che entrano in città dall'autostrada A4 Torino-Milano, che termina proprio in corrispondenza dell'area degli edifici. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su torri Di Vittorio