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Corso Giulio Cesare

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Strade di Torino
Giulio Cesare (TORINO)
Giulio Cesare (TORINO)

Corso Giulio Cesare è una delle principali arterie stradali di Torino. Lungo circa 5,2 km, è uno dei corsi più estesi della città: inizia da piazza della Repubblica e collega il centro storico all'estrema periferia nord, terminando davanti al piazzale della Stazione di Torino Stura, con relativa area commerciale e di parcheggio. Il corso attraversa i seguenti quartieri: Aurora Barriera di Milano Rebaudengo Pietra Alta Prolungamento ideale di via Milano, il suo percorso attraversa dapprima il fiume Dora Riparia (tramite l'ottocentesco ponte Mosca) e, dopo aver incrociato corso Brescia, corso Emilia, corso Novara, corso Palermo, via Sempione, via Gottardo, corso Taranto, via Sandro Botticelli, piazza Derna, attraversa il torrente Stura di Lanzo (tramite il ponte Ferdinando di Savoia), il successivo piazzale Romolo e Remo al termine di corso Vercelli, la rotatoria della zona commerciale e il parcheggio vicino alla stazione ferroviaria Stura. Deve il nome a Giulio Cesare, che ebbe modo di soggiornare nella Julia Augusta Taurinorum in occasione della sua nomina a console romano, quando gli fu affidato il governo delle tre province romane in Gallia, dal 58 a.C. al 50 a.C. L'idea del Governo Sabaudo di realizzare un ampio e lungo corso che permettesse un facile e veloce accesso verso il centro della città da parte dei forestieri che provenivano da Milano nacque dall'approvazione del nuovo Piano urbanistico comunale del 1823, che stabiliva un ampliamento della città nel suo versante nord, verso la Dora Riparia. Da un lato, infatti, vi era la necessità di collegare il popoloso rione di Borgo Dora con le industrie del Canavese e con la più lontana Lombardia, dall'altro la volontà di completare l'assetto urbanistico dell'odierna piazza della Repubblica. Fu così che si realizzò un viale alberato che, partendo dal piazzale Emanuele Filiberto (l'attuale piazza della Repubblica), conduceva verso la campagna. In tale contesto s'inserisce anche la sostituzione del vecchio ponte in legno sulla Dora con il più funzionale e adeguato ponte Mosca che, all'epoca della sua inaugurazione, costituiva un monumentale ingresso alla città ma anche il suo confine naturale verso nord. Tale confine venne presto superato con l'avanzamento di questa importante strada cittadina che, oltre la Dora, attraversava piccoli opifici e campagne. La costruzione del corso rese inevitabile l'abbattimento di numerosi edifici i quali, nel loro dedalo di viuzze, talvolta rendevano difficoltoso il passaggio di chi voleva raggiungere in breve tempo il centro della città. Peraltro una statua bronzea di Gaio Giulio Cesare è presente presso le Porte Palatine che sorgono a breve distanza da dove ha origine il corso. Sino agli anni '20 del Novecento, l'odierno corso Giulio Cesare risultava denominato "corso Ponte Mosca", in omaggio a Carlo Bernardo Mosca, progettista nel 1823 del Ponte Mosca, che oltrepassa la Dora Riparia: infatti nelle immediate vicinanze la stazione della Ciriè-Lanzo era chiamata anche "Stazione di Torino Ponte Mosca". Procedendo dal centro verso la periferia si trovano nell'ordine: Stazione Ciriè-Lanzo - Ormai dismessa, ufficialmente chiamata "Stazione Porta Milano", oggi ospita la sede distaccata del Museo Ferroviario Piemontese e l'officina manutentiva dei rotabili del Gruppo Torinese Trasporti Chiesa di San Gioacchino - Nata in sostituzione dell'antica chiesa parrocchiale del Balon, è stata edificata su progetto dell'architetto Carlo Ceppi tra il 1876 ed il 1882. Semidistrutta durante la seconda guerra mondiale, venne ricostruita nel 1946. La chiesa è composta da tre navate, divise da colonne in marmo rosso di Verona Ponte Mosca - Edificato tra il 1823 ed il 1830, prende il nome dall'ingegnere Carlo Bernardo Mosca che ne curò il progetto. Rappresenta l'opera architettonica più ardita della Torino ottocentesca: è lunga 50 metri, con una singola campata e un arco fortemente ribassato. Per la sua realizzazione fu necessario modificare l'alveo della Dora Casa Aurora - Sorta sulle ceneri della vecchia cascina Aurora, da cui prendono il nome sia l'edificio, sia l'intero quartiere circostante, si tratta di un buon esempio di architettura moderna, progettato negli anni ottanta dall'architetto Aldo Rossi per il GFT (Gruppo Finanziario Tessile). Casa Aurora è oggi sede di uffici e di una palestra Chiesa di Maria Regina della Pace - Costruita a cavallo fra il XIX e il XX secolo, si tratta di una storica chiesa parrocchiale di Barriera di Milano, dall'eclettica architettura bizantineggiante Parco Stura - Situato sulle sponde del fiume Stura, si tratta di una grande area verde dichiarata parco pubblico nel 1994 Torri Di Vittorio - Si tratta di due grattacieli alti 70 metri e posti in prossimità dell'autostrada Torino-Trieste. Completati dalla Cooperativa "Di Vittorio" nel 1980, il complesso offre un esempio di edilizia residenziale innovativa per quell'epoca, col ricorso alla tecnologia del coffrage-tunnel mutuata dall'edilizia pubblica francese. Ancora oggi, le Torri Di Vittorio sono il primo elemento architettonico significativo per gli automobilisti che provengono dall'autostrada Sfinge egizia - Una copia della statua presente al Museo egizio, sorge sulla rotonda finale del corso all'incrocio con corso Vercelli. Fu creata nel 2006 da Giugiaro Design con un finanziamento straordinario della Fondazione CRT in occasione dei XX Giochi olimpici invernali Cinema Teatro Adua - Nato nel 1914 come "Cinema Londra", l'impianto fungeva un tempo sia da cinema sia da teatro, tant'è che nel 1937 fu rinominato "Cinema Teatro Adua". Nei giorni festivi, fino agli anni sessanta, la sala affiancava la proiezione del film a uno spettacolo di varietà. Chiuso inizialmente nel 1983, il cinema venne ristrutturato nel 1986 con un progetto che lo trasformò nel primo cinema multisala di Italia. Il teatro, dal canto suo, venne utilizzato per alcuni anni anche dal Gruppo della Rocca. La chiusura definitiva è avvenuta nel gennaio 2008 e l'anno successivo l'impianto è stato demolito. Al suo posto oggi sorge un edificio residenziale denominato "Palazzo Adua", in ricordo dello scomparso locale. Cinema Major, costruito nel 1953 e chiuso nel 2003, attualmente destinato a supermercato Edificio scolastico ospitante il "VII Istituto Tecnico Commerciale" dall'anno scolastico 1972/73, in corso Giulio Cesare 18, al quale sarà poi dato il nome di Aldo Moro nel 1979. Nell'anno scolastico 1987/88, l'edificio viene dichiarato inagibile a causa di una serie di crolli interni e successivamente demolito completamente nel 1992: attualmente è presente una grande area vuota e recintata, ancora in attesa di una destinazione d'uso. Corso Giulio Cesare, grazie anche a due corsie riservate al trasporto pubblico, è percorso dalla linea tranviaria 4, e da diverse linee di autobus, sia urbani sia extraurbani. Il tram 4 costituisce una tranvia moderna ed efficiente per la sua impostazione e realizzazione: la maggior parte del tracciato di questa linea è caratterizzato dall'autonomia della sede tranviaria rispetto al resto della carreggiata, poiché le vetture tranviarie circolano al centro della sezione stradale, separata rispetto al normale traffico veicolare privato. Secondo il progetto recentemente approvato dalla Regione Piemonte, il corso sarà intersecato dalla Linea 2 della metropolitana, il cui primo lotto prevede la realizzazione della fermata "Giulio Cesare" in prossimità dell'incrocio con la via Gottardo. A. Friedemann, Sviluppo urbano e industriate a Torino, in "Archeologia industriale", n.1, Luigi Micheletti Editore, Torino 1983. G. M. Lupo (a cura di), Cartografia di Torino 1572-1954, Stamperia Nazionale Artistica, Torino 1989. M. Passanti, Lo sviluppo urbanistico di Torino dalla fondazione all'unità d'Italia, Quaderni di studio, Torino 1969. R. Rossotti, Le strade di Torino, Newton Compton, Roma, 1995. Stradario di Torino Aurora (Torino) Barriera di Milano Pietra Alta Ponte Mosca Rebaudengo Stazione di Torino Porta Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Corso Giulio Cesare (EN) Sito con immagini su Casa Aurora, su bluffton.edu.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Corso Giulio Cesare (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Corso Giulio Cesare
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Giulio Cesare (TORINO)
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Chiesa di Maria Regina della Pace (Torino)
Chiesa di Maria Regina della Pace (Torino)

La chiesa di Maria Regina della Pace (o, come amichevolmente è chiamata dai parrocchiani, la "chiesa della Pace") è una chiesa parrocchiale, che si trova a Torino, nel quartiere Barriera di Milano (nella Circoscrizione 6): attualmente il territorio parrocchiale si estende lungo l'asse di corso Giulio Cesare, da via Monte Nero a via Cuneo e da piazza Bottesini a via Banfo; i residenti sono oltre 19.000. Intensamente desiderata e amorevolmente progettata da mons. Michele Mossotto, allora parroco della chiesa di San Gaetano da Thiene, nel quartiere Regio Parco, la chiesa iniziò a essere costruita il 10 marzo 1892, come cappella dedicata a san Benedetto da Norcia e alla regina della Pace. L'anno di inizio della costruzione non è casuale: coincideva infatti con il 50º anniversario della morte di Giuseppe Benedetto Cottolengo (allora non ancora proclamato santo), in cui onore il fondatore aveva intenzione di erigere un grande santuario. Alla costruzione della prima piccola chiesa si affiancò così il progetto della grande chiesa, i cui lavori di costruzione inizieranno cinque anni più tardi e procederanno alacremente. Già nel giugno 1901, con la solenne benedizione dell'arcivescovo Agostino Richelmy, fu inaugurata la nuova parrocchia di "Nostra Signora della Pace": un grandioso tempio dalla eclettica architettura bizantineggiante su un impianto a croce greca, le cui pareti erano man mano impreziosite da figure di santi, realizzate dallo stesso Mossotto. Nel 1912 anche il concerto di 20 campane, fornito dalla ditta Ottolina di Seregno, trovò dimora nel robusto campanile ottagonale, con terrazzo e cornicione, con graziose colonnine, coronando l'opera. Nonostante le alterne vicende vissute durante le lotte marxiste e la prima guerra mondiale la parrocchia, sempre guidata dal mons. Mossotto, era in breve tempo diventata centro di riferimento spirituale del quartiere. Quando il parroco Michele Mossotto morì, il 28 febbraio 1929, la popolazione, profondamente colpita, accorse numerosissima ai funerali dal Regio Parco e dalla Barriera di Milano. L'8 settembre 1929 entrò nella parrocchia di Nostra Signora della Pace la Congregazione degli oblati di Maria Vergine sotto la guida del superiore, padre Domenico Pechenino. Gli oblati in breve si accinsero non solo a completare l'opera materiale dell'illustre predecessore, ma soprattutto a organizzare le forze cattoliche secondo le precise direttive del papa, Pio XI: ne seguì un gran fervore della vita comunitaria, testimoniato dalla folta e devota partecipazione alla Festa Patronale della Madonna della Pace. Momento di vera crisi fu la seconda guerra mondiale: in Barriera di Milano molti furono i richiamati e tante le famiglie sfollate. Poi, alle quattro del mattino del 13 luglio 1943 un grande bombardamento si abbatté con violenza sulla città, su un'area comprendente i corsi San Maurizio, Regina Margherita e la Barriera di Milano. Il bilancio fu terribile: centinaia di vittime e decine di case distrutte e lesionate e anche la chiesa della Pace e gli adiacenti edifici parrocchiali furono gravemente danneggiati. Terminata la guerra, mentre in primo luogo si attese alla ricostruzione morale della parrocchia, s'iniziarono anche le opere di ricostruzione della chiesa parrocchiale, del campanile e della cupola, sotto lo sguardo del quarto parroco della chiesa: padre Giovanni Battista Fogliati. Un inizio di normalità fu il suono delle campane, rifuse e riposizionate, che salutarono la Pasqua del 1952. Le opere giunsero finalmente al termine nell'ottobre 1958. La chiesa aveva mutato radicalmente volto e decisamente si allineava fra le belle chiese di Torino. Nel 1964 fu costruito il grande organo, di tre tastiere, da Tamburini. A seguito del Concilio Vaticano II, ci furono altri lavori: l'area del presbiterio fu completamente rinnovata, per assumere l'aspetto che ha oggi. Nel 2018, i padri oblati hanno lasciato, dopo novant'anni di servizio, la parrocchia, che ora è retta dal clero diocesano. Arcidiocesi di Torino Parrocchie dell'arcidiocesi di Torino Barriera di Milano Edifici di culto a Torino Oblati di Maria Vergine Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Maria Regina della Pace Parrocchia Maria Regina della Pace di Torino., su facebook.com.

Teatro Ruggero Leoncavallo

Il Teatro Ruggero Leoncavallo, anche noto come Sala Polivalente Leoncavallo, è uno spazio della Città di Torino, nel quartiere Barriera di Milano (Circoscrizione VI). Il Teatro Ruggero Leoncavallo nasce negli spazi post-industriali della ex-Ceat, storica fabbria torinese (ora di proprietà indiana). La riconversione degli spazi industriali in luoghi di pubblico interesse è stata avviata nel 1995 e più volte rallentata per la necessità di compiere approfonditi lavori di bonifica ambientale. L'inaugurazione del complesso avvenne in più fasi: nel 1999 la sezione abitativa (160 alloggi di Edilizia popolare e 90 di edilizia convenzionata); nel 2005 l’assegnazione al gruppo Abele dello stabile un tempo utilizzato per gli uffici e la ristrutturazione del restante fabbricato sul fronte di via Leoncavallo per utilizzo come Sede decentrata dei Vigili Urbani, dell'Anagrafe, dei servizi assistenziali; nel 2007 vennero inaugurate la Sala polivalente e la Biblioteca civica intitolata a Primo Levi; nel 2012 il giardino retrostante. Nel 2013 la Circoscrizione 6 chiede al gruppo teatrale Barbari Invasori, guidato da Walter Revello, di creare una stagione teatrale permanente presso la sala polivalente: la scelta fu condizionata dalla costante attività del gruppo presso lo spazio, iniziata sin dal 2008 con l'istituzione di corsi professionali e di un centro prove teatrali. Nell'ottobre del 2013 venne inaugurato il progetto "Teatro Diffuso", che coinvolgeva differenti spazi in un'unica stagione teatrale: Teatro Araldo, Teatro Marchesa, Teatro del Pilone, Teatro Principessa Isabella e la sala polivalente che venne rinominata "Teatro Ruggero Leoncavallo". Negli anni seguenti, Barbari Invasori ha coinvolto il teatro nel progetto "Va tutto bene madama la Marchesa?", dedicato all'identità di genere. Attualmente il Teatro Leoncavallo comprende attività di pubblica utilità a servizio della cittadinanza. Scioltosi il gruppo Barbari Invasori nell'autunno 2014, la stagione teatrale è stata affidata al gruppo Babi che la cura tuttora sotto la direzione di Walter Revello.

Ospedale San Giovanni Bosco

L'ospedale San Giovanni Bosco fa parte dei servizi ospedalieri gestiti dalla ex-ASL TO2, ora ASL Città di Torino . L'ospedale San Giovanni Bosco è il più grande ospedale della zona nord di Torino, nato su un progetto approvato nel 1955 dal Consiglio comunale della città ed inaugurato nel 1961. L'ospedale è uno dei cinque ospedali generali di riferimento per l'area metropolitana di Torino e, come tale, sede di DEA - Dipartimento di emergenza ed accettazione (pronto soccorso). In seguito alla rimodulazione della rete emergenza urgenza prevista dalla Regione Piemonte l’ospedale è stato identificato come ospedale principale (HUB) dell’area nord della città di Torino e per gli abitanti delle aree confinanti e sede di DEA di II° Livello e riferimento per l’assistenza di maggior complessità. Le strutture attualmente presenti all’interno dell’ospedale sono : Anatomia patologica Anestesia e rianimazione Cardiologia Chirurgia generale Chirurgia toracica Chirurgia vascolare Chirurgia maxillo-facciale DH – DS multidisciplinare e centralizzato Ematologia Gastroenterologia Laboratorio Analisi Medicina e Chirurgia d’accettazione e urgenza Medicina interna per intensità di cura Nefrologia e dialisi Neurochirurgia Neurologia Neuroradiologia Oncologia Ortopedia e traumatologia Otorinolaringoiatria e chirurgia del distretto cervico-facciale. Pneumologia ambulatoriale Radiologia Recupero e rieducazione funzionale Urologia Luoghi d'interesse a Torino Sito ufficiale, su aslcittaditorino.it.

Parco Sempione (Torino)
Parco Sempione (Torino)

Il Parco Sempione è un parco pubblico della Città di Torino, posto a cavallo fra i quartieri di Borgo Vittoria (lato ovest), Barriera di Milano (lato sud-est) e Rebaudengo (lato nord-est).Si tratta del ventiseiesimo parco più grande della città, con una superficie di 88.210 m². Sino ai primi anni duemila il Parco Sempione era suddiviso in due grandi aree, separate allora dal passante ferroviario di Torino: l'area est, parte integrante dei quartieri Rebaudengo e Barriera di Milano, compresa grosso modo fra il passante ferroviario, corso Grosseto, via Luigi Boccherini, via Arturo Toscanini, via Francesco Cigna e il comprensorio dell'azienda Gondrand l'area ovest, parte integrante di Borgata Vittoria, racchiusa indicativamente fra corso Grosseto, via Sospello, via Ala di Stura, via Fossata e il passante ferroviario Fra il 2005 e il 2006 il progetto di interramento del passante ha avuto un forte impatto sull'area del parco, principalmente nella zona ovest (dal lato di Borgata Vittoria).Questa zona, di fatto, è stata invasa dai cantieri per la rimozione dei binari in superficie e per la costruzione della stazione di Torino Rebaudengo Fossata, il nuovo scalo ferroviario posto nell'ambito della Spina 4. In tal modo, l'area ovest del parco è stata fortemente rimaneggiata nella sua integrità, riducendo di gran lunga gli spazi verdi a disposizione del pubblico. D'altro canto, il lato est risulta invece integro nelle sue dimensioni e gran parte del territorio ospita oggi alcune strutture sportive, fra le quali una piscina comunale dotata di due ampie vasche, una al coperto e l'altra allo scoperto, gestita dalla storica società di nuoto Rari Nantes Torino. In passato, fra gli anni settanta e ottanta, il Parco Sempione fu più volte sede dei Punti Verdi, una rassegna estiva di spettacoli musicali e teatrali organizzata in diversi parchi della città, su iniziativa dell'Assessorato alla Cultura di Palazzo Civico. Ai giorni nostri, invece, i lavori di copertura del passante sono destinati a modificare il futuro del parco e delle zone circostanti, in quanto l'intera area occupa un tassello importante nel progetto della Spina Centrale. Si tratterà, infatti, della futura “Porta Nord di Torino”, posta sull'asse del costruendo viale della Spina e collegata direttamente al raccordo autostradale Torino-Caselle, all'altezza di corso Grosseto. Non casuale, tra l'altro, è stata la scelta di costruire qui la stazione Rebaudengo e il futuro capolinea della Linea 2 della metropolitana di Torino. Parchi di Torino (e luoghi d'interesse a Torino in generale) Spina Centrale Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco Sempione Sito della Rari Nantes Torino - Piscina Sempione, su rarinantestorino.com. URL consultato il 21 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2014).

Stazione di Torino Rebaudengo Fossata
Stazione di Torino Rebaudengo Fossata

La stazione di Torino Rebaudengo Fossata è una stazione ferroviaria per passeggeri della ferrovia Torino-Milano, localizzata nell'area del Parco Sempione, con ingresso in via Fossata. Dal 2024 costituisce anche stazione di diramazione per la ferrovia Torino-Ceres. Il cantiere ha occupato circa 55 000m² sui 75 000m² totali del Parco Sempione e il progetto originario prevedeva la costruzione di parcheggi sotterranei e di un centro commerciale: questi ulteriori lavori avrebbero dovuto occupare circa 13 000m² contribuendo alla riqualificazione della zona Nord, ma a fine 2022 non sono ancora minimamente iniziati, per cui tali progetti sono in fase di decisa ridefinizione e ridiscussione tecnica e soprattutto economica. L'impianto fu attivato come posto di movimento il 27 dicembre 2009. Con l'attivazione del passante ferroviario di Torino, RFI ha modificato l'impianto da P.M. a stazione ferroviaria il 2 dicembre 2012. Nel mese di ottobre del 2023 sono finalmente partiti i lavori di completamento degli accessi secondari alla stazione. L'accesso al fabbricato viaggiatori si trova su via Fossata, all'altezza di via Bongiovanni, ma saranno realizzati degli accessi verso via Sempione. Nonostante il nome, essa dista quasi 1 km da piazza Rebaudengo. È inoltre previsto che la futura linea 2 della metropolitana di Torino effettuerà il suo capolinea nordovest presso la stazione. La stazione è interrata, dotata di 5 binari passanti ed è posizionata all'interno della galleria Ovest Quadruplicamento del passante ferroviario. Binario 1: Usato principalmente per emergenze-incroci, collegata alla nuova Torino-Ceres. Binario 2: Treni SFM (4-7) provenienti da Alba/Fossano e diretti sulla linea Torino-Ceres. Binario 3: Treni SFM (4-7) provenienti dalla Torino-Ceres e diretti ad Alba/Fossano. Binario 4: Treni SFM (1-2-6) provenienti da Chieri/Pinerolo/Asti per Torino Stura. Binario 5: Treni SFM (1-2-6) provenienti da Torino Stura e diretti a Chieri/Pinerolo/Asti. Torino Rebaudengo Fossata è dotata di un Apparato Centrale Computerizzato (ACC) telecomandato dalla stazione di Torino Stura. Fino al dicembre 2023, la stazione contava solo sui due binari passanti della Torino - Milano. In seguito all'attivazione dell'interconnessione con la Torino - Ceres, sono stati aggiunti tre binari e gli esistenti rinominati in 4 e 5. La fermata è servita da treni metropolitani del Servizio Ferroviario Metropolitano di Torino. Nei pressi della stazione è possibile l'interscambio con le linee della rete urbana di bus GTT, cioè il 21, 46, 75 e nelle immediate vicinanze la linea tranviaria 10 e i bus 52 feriale, 67 festivo. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Fermata autobus RFI, https://donet.rfi.it/RFIPlatform/viewDocumentWebById.do?docId=%7BE0F2A807-450B-49C0-A3DF-8FCAAFEE6906%7D&docType=FL, edizione 2003. Passante ferroviario di Torino Stazione di Torino Porta Susa (1856) Stazione di Torino Dora Stazione di Torino Porta Milano Ferrovia Torino-Ceres Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Torino Rebaudengo Fossata.

Valdocco
Valdocco

Valdocco (Valdòch in piemontese) è uno storico rione della città di Torino, inserito nel quartiere Aurora. È delimitato: a nord, dalla Dora Riparia a sud, da Corso Regina Margherita (confine con il Quadrilatero Romano del Centro) ad ovest, da Corso Principe Oddone (confine con Basso San Donato) ad est, da Via Francesco Cigna (confine con Borgo Dora) La tradizione vuole che il toponimo derivi dal latino vallis occisorum (in italiano "valle degli uccisi") perché in questa zona venivano eseguite le sentenze capitali. Altre e più semplici ipotesi ricondurrebbero invece il toponimo a vallis occidentalis (a ovest, di Torino, appunto), oppure occitanis, in riferimento alle vicine valli occitane. In particolare, non è chiaro se già al tempo della colonia degli antichi romani, la parte occidentale dello stesso castrum del Quadrilatero Romano oltre le mura della cosiddetta "Porta Segusina" (nei pressi dell'attuale Piazza Savoia), fosse utilizzata per le esecuzioni capitali, ma sicuramente veniva utilizzata come necropoli.In tempi più recenti, più precisamente dal 1821 al 1835, le impiccagioni dei condannati venivano eseguite in questa zona nell'attuale piazzetta di Via Carlo Ignazio Giulio, mentre dal 1835 al 1852 venivano eseguite alla confluenza degli attuali Corso Valdocco - Via Cigna - Corso Regina Margherita, piazzetta che negli anni divenne appunto, tristemente famosa ai torinesi con il soprannome dialettale di Rondò 'dla Forca. I condannati a morte venivano spesso seguiti da un prete della Confraternita della Misericordia prima di salire al patibolo. In ricordo di quegli eventi, sulla piazzetta-rotonda, all'inizio di Corso Valdocco, una statua, fortemente voluta da tutti i carcerati d'Italia nel 1961 e opera dello scultore Virgilio Audagna, raffigura San Giuseppe Cafasso, spesso soprannominato "il prete della forca", nell'atto di confortare il condannato. Altre fonti propongono un'origine toponomastica del luogo dalla antica lingua germanica, tratta dalla radice wald (bosco o, più letteralmente, gualdo), a indicare la morfologia del territorio nei secoli passati: al pari di Vanchiglia, il terreno scosceso verso il fiume Dora formava una bassura ricca di boscaglie acquitrinose, un paesaggio naturale sopravvissuto fino all'inurbamento dell'area nel XIX secolo.. Valdocco è divenuto successivamente famoso per la nascita e per l'attuale presenza della casa madre della congregazione religiosa dei Salesiani. In questo rione, Giovanni Bosco, poi divenuto santo per la chiesa cattolica, ebbe inizialmente in uso la Tettoia Pinardi e, da qui, iniziò l'attività in favore dei ragazzi del quartiere. Per tutte le attività dei Salesiani nel rione lo stesso fece edificare l'imponente comprensorio religioso del Santuario di Maria Ausiliatrice. Il rione Valdocco, che negli anni cinquanta-sessanta è stato interessato dagli insediamenti di immigrati, conservando da allora l'aspetto tipico dei quartieri operai, termina quindi a settentrione con il ponte di Via Cigna sul fiume Dora Riparia, con la Strada e l'edificio detto del "Fortino": forse ricordando una antichissima torre di avvistamento fluviale, ma in realtà l'attuale torretta del cosiddetto "Fortino" sorse a metà del XIX secolo, in sostituzione delle concerie di Giuseppe Durio, per creare il birrificio "Kursaal-Durio", amministrato da Carlo Metzger. Oggi il Fortino è stato ristrutturato e utilizzato come sede di vari servizi e negozi. Aurora (Torino) Santuario di Maria Ausiliatrice Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Valdocco

Docks Torino Dora
Docks Torino Dora

I Docks Torino-Dora (meglio noti come Docks Dora o magazzini Dora) sono un vecchio complesso di magazzini generali posto nel quartiere di Barriera di Milano, alla periferia nord di Torino. L'impianto mercantile, raccordato in origine alla ferrovia Torino-Milano, risulta ormai dismesso dagli anni sessanta e nel corso dei decenni il complesso è stato adibito a molteplici scopi, quali ad esempio attività commerciali, di terziario, culturali e di intrattenimento. I magazzini Dora furono costruiti fra il 1912 e il 1914, in concomitanza con la nuova cinta daziaria di Torino (la cosiddetta cinta Rossi, anch'essa del 1912). L'area scelta per la loro costruzione non fu casuale, in quanto prossima sia alla ferrovia per Milano sia a molte delle più grandi industrie cittadine dell'epoca. Il quartiere Barriera di Milano (nel quale i Docks si collocano) infatti si era sviluppato dopo la seconda metà dell'ottocento fuori dalla cinta daziaria del 1853 in virtù della presenza di numerosi canali e bialere fondamentali per la fornitura di energia idraulica, in quell'asse di sviluppo industriale verso nord che si era generato dall'area protoindustriale di Borgo Dora. Al pari dei coevi Docks Porta Nuova, il nuovo impianto mercantile offriva servizio di custodia e conservazione merci - soprattutto generi alimentari - in franchigia daziaria. Le merci infatti entravano all'interno della nuova cinta daziaria, ampliata appunto nel 1912, senza dovere pagare il dazio, e potevano essere rivenduti già all'interno della città, con un vantaggio economico per gli operatori che avevano la loro sede all'interno dei Docks Dora. Diverse furono le funzioni assolte dai magazzini, che fra l'altro contavano torrefazioni e attività di lavorazione enologica e dolciaria, oltre a numerose aziende che producevano il Vermouth. I locali interrati ospitavano vini e formaggi, mentre una ghiacciaia occupava un'intera manica e riforniva di ghiaccio la città. I vagoni, inoltre, giungevano nello scalo grazie a un raccordo con la rete ferroviaria e un sistema di binari a giro, che permettevano di scaricare le merci direttamente in banchina. I magazzini generali rimasero in attività per tutto il primo Novecento e per un paio di decenni del secondo dopoguerra, andando incontro alla dismissione negli anni sessanta. Ormai dismessi dalla loro funzione originaria, i Docks Dora non tardarono a rianimarsi di vita nei decenni successivi. Al loro interno, a partire dagli anni ottanta, si contano diversi generi di attività che da ambiti quali il commercio e il terziario spaziano in manifestazioni artistico-culturali e forme di intrattenimento.Sede di gallerie d'arte contemporanea, circoli privati, studi di artisti e musicisti, sale di prova e di registrazione, studi di architettura, locali notturni, birrerie ed altro ancora sono ospitati all'interno dell'area dei vecchi magazzini. Vale la pena, a tal proposito, ricordare i club notturni che hanno animato le serate dei Docks, locali particolarmente cari alla scena musicale torinese e al nightclubbing degli anni novanta. A cavallo fra i due secoli i Docks Dora furono un vero e proprio punto di riferimento per la cultura underground e postindustriale di Torino. A seguito di una delibera comunale datata 30 ottobre 1912, la Società anonima Cooperativa dei Docks Torino-Dora costituì i nuovi magazzini generali a nord del fiume Dora, affidandosi alla progettazione dell'ing. Ernesto Fantini e alla costruzione edile dell'impresa Porcheddu. L'impresa Porcheddu all'epoca era concessionaria del sistema Hennebique, un innovativo sistema edilizio basato sui primi utilizzi del calcestruzzo armato; fu proprio a questo sistema che si ricorse nella costruzione dei Docks Dora. Il corpo dell'edificio, i cui prospetti si presentano in mattoni rossi a vista, di chiara ispirazione inglese, risulta diviso in due aree principali: quella a sud, formata da tre padiglioni che si affacciano direttamente su via Valprato, e un quarto padiglione a nord dei primi tre, e quella a nord, nella parte retrostante del complesso, composta da fabbricati paralleli di differenti altezze. La facciata su via Valprato è scandita dall'alternanza di paraste e solette tinteggiate color crema e muri in mattoni pieni a vista, di semplice impianto decorativo, essendo un edificio di servizio, eccezion fatta per le finestre al primo piano dei corpi esterni con decorazioni a "raggera" .Di particolare rilievo è l'ingresso principale sulla facciata, su cui campeggia la scritta "Magaz. Dora MCMXII". Molto suggestiva e dotata di portineria, con soprastante orologio, quest'area è coperta da un elegante velario in vetro e calcestruzzo armato, che, grazie alle sue complesse strutture reticolari, consente un'illuminazione diffusa nella zona d'accesso. Anche i padiglioni a cui si accede dall'ingresso riportano la suddivisione tra intonaci crema e mattoni a vista, evidenziando la struttura costruttiva in calcestruzzo armato. I ferri battuti alle finestre riportano il simbolo deile due "D" intrecciate delle iniziali dei magazzini. Oggi i Docks Dora ospitano attività commerciali, studi d'artista, studi di architettura, spazi creativi e coworking. I loro dintorni ha svolto un ruolo importante nelle serie televisiva Netflix, Guida astrologica per cuori infranti, che ha dato all'edificio una certa visibilità fuori da Torino all'estero. J. Brian McLoughlin, La pianificazione urbana e regionale: un approccio sistemico, Venezia, Marsilio, 1973. Lando Bortolotti, Storia della politica edilizia in Italia, Roma, Editori Riuniti, 1978. R. Curto, Mercato fondiario, valori ed estimi a Torino, Torino, Manoscritto Politecnico di Torino. Angelo Detragiache, La città nella società industriale, Torino, Giulio Einaudi, 1973. Alberto Cassone, Attilia Peano, Localizzazione industriale e programmazione regionale: il caso del Piemonte, Milano, Franco Angeli, 1983. Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali del Comune di Torino, Torino, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, 1984. AA. VV., Insediamenti e tipologie architettoniche, note per una lettura storica, Celid. Marco Vaudetti, Germana Bricarello, C. Comuzio, Un progetto per abitare i Docks Torino Dora, Torino, Clut, 1996. Vera Comoli Mandracci, Le città nella storia d'Italia - Torino, Roma-Bari, Laterza, 1983. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Docks Torino Dora

Ponte Carpanini
Ponte Carpanini

Il Ponte Carpanini è l'unico ponte mobile di Torino. Sorge sulla Dora Riparia, nel quartiere Aurora. Collega Piazza Borgo Dora e Corso Vercelli (Borgata Aurora). È intitolato a Domenico Carpanini, ex vicesindaco del capoluogo piemontese. L'opera fu realizzata a seguito dell'irrimediabile danneggiamento subito durante l'alluvione dell'ottobre 2000 dal vecchio ponte intitolato alla Principessa Clotilde di Savoia, costruito nel 1882 su progetto dell'allora ingegnere capo del comune di Torino Edoardo Pecco e che fu in seguito abbattuto. La sua realizzazione si inquadra, insieme alla riqualificazione della sponda destra del fiume tra via Cigna e corso Giulio Cesare, nel generale intervento di miglioramento di Borgo Dora. È stato costruito dalla società SAICAIM Spa e dalla ditta SISEA Spa, che l'ha completato, mentre il progetto è opera dell'architetto Giorgio De Ferrari e dell'ingegnere Francesco Ossola. Il costo dell'opera è stato di 2.400.000 euro mentre i lavori sono durati circa 16 mesi. La struttura, a campata unica e vincolata a martinetti che all'occorrenza permettono il sollevamento del ponte, è stata progettata dall'architetto Giorgio De Ferrari e dall'ingegner Francesco Ossola, che ne hanno anche seguito la realizzazione. Il ponte è lungo 43 metri e largo 12.Oltre alle due corsie centrali (7,12 metri) realizzate per il transito dei veicoli a motore e ad una pista ciclabile (2,20 metri), presenta un marciapiede laterale, a sua volta fiancheggiato da una gradinata rivestita in legno duro (2 metri) ed affacciata verso il fiume. La struttura portante pesa circa 700 tonnellate ed è costituita da grosse travature in acciaio a sezione romboidale saldate tra loro. Per il rivestimento delle spalle del ponte sono state riutilizzate le pietre provenienti dal ponte ottocentesco demolito dopo l'alluvione. In caso di piena il ponte ha la possibilità di essere sollevato fino a 1,30 metri grazie all'azione di alcuni martinetti idraulici collocati all'interno di vani interrati. Calia M., Nuovi segni sulle antiche tracce: l'area dell'Arsenale Militare di Borgo Dora a Torino, Tesi di laurea, Politecnico di Torino, facoltà di Architettura, 2001; Germak C. (a cura di), Studio De Ferrari Architetti. Opere/Works 2000-2006, Lybra Immagine, Milano, 2006 Rossotti R., I ponti di Torino. Curiosità, storie, eventi e personaggi sulle sponde dei fiumi che attraversano la città, Newton Compton, Roma, 2007; Sassi Perino, A., Torino: narrate, ponti, la vostra storia, Edizioni del Capricorno, Torino, 2002. Aurora (Torino) Dora Riparia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su ponte Carpanini Sito del Comune di Torino con scheda del ponte, su comune.torino.it. URL consultato il 18 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2007).