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Palazzo Grimani (Padova)

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Palazzo Grimani è un palazzo di Padova, eretto su preesistenze medievali per volere della famiglia Grimani dai Servi a partire dal 1561 accanto al di poco precedente palazzo Zacco al Prà. Gli edifici gotici vennero risistemati ed unificati su progetto di Giovanni Antonio Rusconi, poi conclusi in chiave monumentale tra il 1621 ed il 1630 ad opera di Francesco Contin. Nel cantiere si inserì, per volere di Antonio Grimani dei Servi, l'architetto berniniano Mattia de Rossi che nel 1671 propose i progetti per un grandioso ampliamento dell'edificio, triplicandone l'estensione con una monumentale facciata di 87 metri, giungendo quindi a lambire il monastero della Misericordia. Il triplice affaccio avrebbe permesso l'esistenza di un salone a T nel palazzo esistente e - vera novità del progetto - di una lunga galleria alla francese (57 metri) che si sarebbe teatralmente affacciata sull'invaso del Pra' della Valle. Il progetto del de Rossi non trovò compimento ma fu sicuramente fondamentale per gli sviluppi dell'architettura barocca nei territori della Dominante. Giuliano Marella "Il Palazzo dei Grimani in Prato della Valle" in "Padova e il suo territorio" Agosto 1996

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Palazzo Grimani (Padova)
Corso Vittorio Emanuele II, Padova Sacra Famiglia

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Luoghi vicini

Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Padova)

La chiesa di Santa Maria delle Grazie è un edificio di culto cinquecentesco situato a Padova in via Luigi Configliachi, vicino all'incrocio con via Cavalletto, tra la zona di Vanzo e l'antico borgo di Santa Croce. Nel 1512 papa Leone X concesse ai frati Domenicani Osservanti della Congregazione Lombarda il permesso di costruire un complesso conventuale dotato di chiesa, chiostri e dormitori in Vanzo, in prossimità di Prato della Valle, in sostituzione del loro insediamento precedente situato nel Bassanello e distrutto a seguito della guerra di Cambrai (1509) e delle demolizioni necessarie per erigere una nuova cerchia muraria a difesa della città. La chiesa fu costruita tra il 1531 e il 1585 su progetto di Lorenzo da Bologna. Venne ampliata in lunghezza di circa 9 metri a partire dalla facciata nel 1710. I lavori, alla cui progettazione partecipò molto probabilmente l'architetto Giovanni Maria Falconetto, procedettero a rilento a causa della costante carenza di risorse economiche. L'opera fu ridimensionata rispetto al disegno originario, in proporzione alla modesta comunità ivi insediata. La congregazione dei Domenicani Osservanti venne soppressa nel 1771; nell'anno seguente il convento passò alle Zitelle povere, in seguito all'Ospedale dei Mendicanti. Venne poi annesso agli Orfanotrofi Riuniti. Del complesso conventuale rimane integra solo la chiesa. Attualmente, la chiesa è di proprietà dell'IPAB S.P.E.S. (Servizi alla Persona Educativi e Sociali). Tra il 2010 e il 2020 ha ospitato i laboratori di restauro dell'Istituto Veneto per i Beni Culturali. A marzo 2021 è stata siglata tra S.P.E.S. e la Fondazione Orchestra di Padova e del Veneto una convenzione che prevedeva la ristrutturazione dell'edificio e la sua trasformazione in una sala prove; tuttavia, il progetto è stato accantonato con la risoluzione consensuale della convenzione nel settembre 2022. La facciata è ripartita da lesene di ordine corinzio; nella zona centrale, sopra il portale di accesso, vi è una finestra ovale decorata con quattro cherubini, più in altro (sull'attico), sostenuta da una mensola una statua in pietra tenera della Madonna con Bimbo. Ai lati della porta di ingresso si trovano due statue pensili in pietra tenera, raffiguranti San Bonaventura e probabilmente papa Clemente XIII. Tutte le sculture provengono dalla bottega dei Bonazza. Affiancato sul lato sinistro della chiesa, un campanile con una cella formata da quattro monofore dotate di timpano arcuato. L'interno, a unica navata, presenta pareti scandita da paraste ioniche e ornate da altari settecenteschi in marmi policromi. In fondo il presbiterio accoglie un coro ligneo e un organo. Una volta a botte ribassata copre la navata. I dipinti posti sugli altari appartengono a mani diverse: la Natività della Vergine attribuita a Dario Varotari (1590), come pure gli altri dipinti realizzati da Pietro Damini, Girolamo Brusaferro e Antonio Marini, tra i secolo XVII e XVIII. Ai lati dell'altare maggiore sono collocate due notevoli statue marmoree di San Domenico e di San Vincenzo Ferreri, scolpite da Giovanni Bonazza. Bresciani Alvarez, Chiesa di S.Maria delle Grazie in Architettura a Padova, a cura di G. Lorenzoni, G. Mazzi, G. Vivianetti, introduzione di L. Puppi, Padova, Il poligrafo, 1999, pp.309-325; C.Gasparotto, Il Convento e la Chiesa di S. Agostino dei Domenicani in Padova, Firenze, Memorie domenicane, 1967, pp.132-133. A. De Marchi, Nuova guida di Padova e i suoi dintorni, Padova, Felice Rossi, 1855, p.101. G. Toffanin, Cento chiese padovane scomparse, Padova, Programma, [1988], pp.102-103. Padova. Basiliche e chiese, a cura di C. Bellinati e L. Puppi Guida di Padova, arte e storia tra via e piazze, a cura di L. Puppi, G. Toffanin, Trieste, 1983. Giovanni Maria Falconetto Monastero di S. Maria delle Grazie, su movio.beniculturali.it. Spes - Servizi alla Persona Educativi e Sociali. Porte aperte all’Oratorio di S. Maria delle Grazie: il restauro come memoria storica, su ecopolis.legambientepadova.it.

Museo del precinema
Museo del precinema

Il Museo del Precinema si trova in Prato della Valle a Padova. Il museo fu creato nel 1998 ed espone la Collezione Minici Zotti, in collaborazione con il Comune di Padova. Propone anche mostre itineranti interattive e dà in prestito oggetti a mostre prestigiose, come per la mostra 'Lanterne magique et film peint' alla Cinémathèque française di Parigi e al Museo del Cinema a Torino. La Collezione Minici Zotti è una collezione privata riguardante la storia del precinema, raccolta di Laura Minici Zotti fondatrice, esperta "lanternista" che ha viaggiato dagli anni settanta fino a qualche anno fa, portando con sé il suo spettacolo in giro per il mondo, proprio come facevano i lanternisti dell'800. Le sue rappresentazioni con la lanterna magica sono degli autentici spettacoli ispirati a quelli di epoca vittoriana. Quest'antico proiettore è il tema principale della collezione; era usato per l'intrattenimento e l'educazione del pubblico prima dell'invenzione del proiettore cinematografico. La collezione include i vetri da proiezione per la lanterna magica, originali e dipinti a mano, e tante lanterne magiche di diversi tipi e provenienze: la fantasmagorica lanterna magica, la lanterna doppia di W. Tyler, la lanterna tripla in mogano (1880 ca.), inventata da James Henry Steward, un fabbricante di ottica inglese, considerato uno dei migliori costruttori di lanterne magiche. La collezione include anche altre antiche lanterne appaiate, molte lanterne con una lente singola, la lanterna scientifica della P. Harris & Co., la lanterna americana "The Pettibone", ed infine la lanterna-cinema di Walter Gibbons. Un'acquisizione particolarmente rara da parte del Museo è una lanterna magica risalente alla fine del Settecento che proviene dalla Villa medicea di Poggio a Caiano, una residenza dove soggiornavano i Lorena, granduchi di Toscana. La lanterna magica è completa con la sua scatola originale e 108 vetri panoramici originali che raccontano le storie della mitologia della Grecia Antica e la storia di Roma. Sono anche esposte nel museo vedute ottiche per Il Mondo nuovo che risalgono al Settecento; un megaletoscopio datato 1864 ideato da Carlo Ponti, un fotografo di Venezia; una sezione dedicata alla stereoscopia e alla tecnica dell'anaglifo, e antiche macchine fotografiche, una camera oscura; giochi ottici come lo zootropio, il praxinoscopio, il taumatropio e il fenachistoscopio che si riferiscono alla storia dell'animazione. Il 7 aprile 2018 il Museo ha compiuto i suoi primi 20 anni dalla fondazione e durante i festeggiamenti la fondatrice Laura Minici Zotti ha deciso di passare il testimone al figlio, nonché professore di Storia e Tecnica della Fotografia all'Università degli Studi di Padova, Carlo Alberto Minici Zotti, incaricandolo ufficialmente del ruolo di Direttore del museo. Nei suoi due decenni di vita il Museo ha subito diversi cambiamenti anche per l'espansione delle collezioni, tanto che per mostrare interamente il teatro d'ombre del cabaret Chat Noir, le silhouette e le stereoscopie è stato necessario organizzare mostre temporanee in altri luoghi. Animazione Lanterna magica Precinema Stereoscopia Storia del Cinema Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo del precinema Museo del Precinema, La Collezione Minici Zotti, su minicizotti.it.

Stadio Silvio Appiani
Stadio Silvio Appiani

Lo stadio "Silvio Appiani" di Padova è un impianto calcistico di Padova situato in zona Prato della Valle. È stato il terreno ufficiale di gioco del Calcio Padova dal 1924 al 1994, anno in cui venne inaugurato il nuovo stadio Euganeo. Lo stadio "Appiani" ha preso il nome in onore del giocatore del Padova Silvio Appiani, morto sul Carso nel 1915 a 21 anni. Il vecchio impianto era conosciuto come la "fossa dei leoni" per la vicinanza al campo da gioco degli spettatori e per il calore che i tifosi trasmettevano alla squadra.. Lo stadio insiste in parte sugli spazi della chiesa della Misericordia ed il suo monastero. Nato il 2 agosto del 1921 per volere del consiglio comunale della Città di Padova, venne inaugurato tre anni dopo, precisamente il 19 ottobre 1924, con la partita Padova-Andrea Doria, vinta dai biancoscudati per 6-1. Nel dicembre 1926, in occasione della partita col Milan, arrivò la prima multa di cinquemila lire inflitta dal Direttorio delle divisioni superiori per il contegno scorrettissimo del pubblico nei confronti dell'arbitro e per l'inerzia dei dirigenti nel frenare le intemperanze del pubblico. Gli stessi tifosi si autotassarono per pagare la multa. Nello stadio si sono disputate diverse partite storiche del Calcio Padova, come la sfida col Grande Torino (20 febbraio 1949, tre mesi prima dalla sciagura di Superga, partita finita 4-4) e la stagione 1957-1958, con il Padova guidato da Nereo Rocco che si classificò 3º in classifica in Serie A, dietro a Juventus e Fiorentina. Il numero massimo di presenze fu raggiunto nel 1983 in occasione della gara di Coppa Italia Padova-Milan, per un totale di 25.346 spettatori. Momento importante nella storia dell'impianto fu l'incontro di rugby che il 22 ottobre 1977 oppose una selezione di giocatori del campionato italiano (il "XV del presidente") agli All Blacks neozelandesi. Tra gli anni settanta e anni ottanta all'Appiani giocò anche la squadra femminile del Gamma 3 Padova. L'Appiani chiuse ufficialmente il 29 maggio 1994 con la partita Padova-Palermo terminata 0-0. Erano passati 73 anni dall'inaugurazione del campo e il Padova sarebbe stato promosso in Serie A al termine della stagione, dopo uno spareggio con il Cesena. L'Appiani è utilizzato per le partite delle squadre giovanili del Padova: inoltre, negli anni 2000 ha ospitato anche alcune partite di società amatoriali o dilettantistiche, come quelle della Polisportiva San Precario, società nata nel 2007, e alcune finali dei campionati provinciali amatoriali CSI (seconda domenica di maggio) e altre manifestazioni sportive. Negli ultimi tempi, la società del Calcio Padova ha deciso di farvi allenare in qualche occasione anche la prima squadra. Il 27 agosto 2012 l'impianto torna ad ospitare una partita di un campionato nazionale, durante il match valevole per il primo turno di Coppa Italia Serie D tra San Paolo Padova e Trissino-Valdagno, terminata 1-2 per il club vicentino. Il 24 marzo 2013 il San Paolo Padova, vi disputa una seconda partita, questa volta valida per la 32ª giornata del campionato di Serie D contro la Virtus Vecomp Verona. La partita si è conclusa sul risultato di 1-0 per la formazione veronese. Nel 2009 è stato deciso, grazie ad un accordo tra l'Assessore allo Sport del Comune di Padova e gli ex calciatori padovani Gastone Zanon e Humberto Rosa, di ristrutturare l'impianto demolendo, inizialmente, parte della Tribuna Est (quella più a ridosso del campo) e sostituendola con una collinetta di terra in cui verranno ricostruiti i gradini, a norma di legge. Sul culmine della collinetta verrà allestita una passerella in cui chiunque potrà transitare per ammirare lo stadio. La nuova capienza dello stadio sarà di circa 2.000 posti. Il 9 febbraio 2015, sono cominciati i lavori di recupero della tribuna ovest. Il risultato finale consisterà in una nuova gradinata con oltre 900 posti a sedere, in cui le seggiole saranno colorate di bianco e di rosso riproducendo il classico scudo crociato biancoscudato. Nella parte alta saranno sistemate delle gigantografie che proporranno foto della storia del Calcio Padova, da Nereo Rocco alla riconquista della Serie A avvenuta a metà degli anni novanta. Il 22 dicembre 2015, le due ditte finanziatrici della ristrutturazione, Interbrau e Sunglass, hanno simbolicamente consegnato al Comune di Padova lo stadio Appiani dopo il primo stralcio di lavori. Sono state ristrutturate la curva sud e la tribuna ovest, quella centrale, che ha visto l'installazione di nuovi seggiolini di colore bianco e rosso e installati 20 grandi pannelli rievocativi della storia dello stadio. Eliminate completamente le barriere tra spalti e campo, sono stati installati dei parapetti in vetro con un piccolo parterre di erba sintetica che separa il terreno di gioco dalla tribuna. È stato previsto anche un secondo stralcio che metta a norma la parte sud della tribuna per arrivare a una capienza di circa 1400 spettatori. Il 16 marzo 2023 infine, è cominciato l’abbattimento della Tribuna Est. Tra Nazionale A, B, Olimpica e Under-21 in questo stadio si sono giocate 11 partite degli azzurri. Le nazionali che ha affrontato l'Italia sono state la Jugoslavia (Nazionale A, Olimpica e Under-21) la Bulgaria con l'Italia B, i Paesi Bassi con l'Olimpica e Croazia, Grecia, Svizzera, URSS, Cecoslovacchia e Portogallo con l'Under-21. La prima si svolse il 4 novembre 1925 l'ultima il 18 novembre 1993 per un totale di nove vittorie e due pareggi. Lo stadio Silvio Appiani è stato sede di un incontro amichevole della nazionale di calcio dell'Italia, disputato il 4 novembre 1925 contro la Jugoslavia e terminato con il punteggio di 2-1 in favore degli Azzurri. Il 20 marzo 1932 l'Italia B giocò contro la Bulgaria A vincendo 4-0. La Nazionale Olimpica giocò in questo stadio 2 volte. La prima fu l'8 giugno 1983 contro la Nazionale Olimpica della Jugoslavia che finì 2-2. La seconda il 13 aprile 1988 contro i Paesi Bassi. La partita fini 3-0 per l'Italia. La Nazionale Under-21 ha giocato in questo stadio per ben 7 volte. La prima volta fu il 6 gennaio 1943 contro la Croazia con il risultato di 0-0. La seconda ebbe luogo il 12 novembre 1981 contro la Grecia che uscì sconfitta per 1-0. La terza invece fu contro la Jugoslavia il 22 aprile 1987 finita anche questa 1-0 per l'Italia. Il 25 ottobre 1989 si giocò la quarta partita contro la Svizzera con il risultato finale di 1-0 per gli azzurrini. Il 12 giugno 1991 l'Italia affrontò l'URSS Under-21 sempre con una vittoria di misura per 1-0. Il sesto incontro svoltosi il 25 marzo 1992 vide l'Italia vittoriosa per 2-0 sulla Cecoslovacchia. Infine l'ultima partita si svolse il 18 novembre 1993 contro il Portogallo, sconfitto per 2-1. Il 13 aprile 2016 l'Italia Under-18 giocò contro la Francia Under-18, perdendo 2-1. Il 3 maggio 1990 in questo stadio si giocò l'amichevole Padova-Uruguay finita 4-1 per l'Uruguay. Gli allenatori erano Mario Colautti per il Padova e Óscar Washington Tabárez per l'Uruguay. L'arbitro era l'italiano Carlo Sguizzato. Il 3 agosto 1991 si disputò all'Appiani l'amichevole Padova-Real Madrid finita 0-2 per i blancos. Gli allenatori erano Bruno Mazzia per il Padova e Radomir Antić per il Real Madrid. L'arbitro era l'italiano Della Pietra. Il 6 luglio 1985 vi si giocò il V Superbowl Italiano, vinto dai Doves Bologna sugli Angels Pesaro per 27 a 11. Il 21 giugno 1989 in questo impianto si è tenuto un concerto di Vasco Rossi. Il 5 luglio 1991 sempre in questo impianto hanno suonato i Litfiba. Vasco Rossi (21 giugno 1989) Litfiba (5 luglio 1991) Inizialmente la capienza era di 9.800 spettatori. Tra il 1929 e 1949, l'Appiani subì alcune modifiche come la costruzione della curva nord e l'ampliamento della gradinata est, che prese il nome di tribuna est. La capienza raggiunse così i 24.000 posti in piedi. La struttura dell'Appiani assomiglia molto a quella degli stadi inglesi, con le tribune a ridosso del campo da gioco. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stadio Silvio Appiani Lo stadio Silvio Appiani su Padovacalcio.it, su padovacalcio.it. URL consultato il 24 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 27 giugno 2015). Foto dello stadio Silvio Appiani, su stadionbesuch.de. Inaugurato il nuovo Appiani: tribuna a ridosso del campo su mattinopadova.gelocal.it, su mattinopadova.gelocal.it.

Chiesa di Santa Maria del Torresino
Chiesa di Santa Maria del Torresino

La chiesa di Santa Maria del Pianto, conosciuta più come chiesa di Santa Maria del Torresino o chiesa del Torresino è un edificio religioso che chiude solennemente la strà del Vanzo ora via Seminario a Padova. La chiesa attuale, principiata nel 1718 secondo progetto di Gerolamo Frigimelica, sostituisce un più antico oratorio sorto accanto ad un "torresino", una torre della vecchia fortificazione intermedia poi demolita, che recava la raffigurazione della Vergine che intorno al 1450 compì alcuni miracoli. L'edificio è una delle più alte espressioni del tardobarocco veneto settecentesco. La chiesa è parrocchiale, appartenente al vicariato della Cattedrale. L'attuale edificio risale al secondo decennio del XVIII secolo e fu concepito come santuario mariano, grazie a Daniele Tebaldi, membro della confraternita di Santa Maria della Pietà e stampatore nella vicina tipografia del Seminario, istituita nel 1670 dal vescovo Gregorio Barbarigo. Tebaldi propose l'ampliamento della struttura quattrocentesca, risalente al 1479 e che conteneva la venerata immagine della Pietà, su disegno del conte Girolamo Frigimelica, architetto padovano impegnato in quegli anni nel cantiere della Cattedrale. Il progetto nasce tra il 1718-1719, ma i lavori iniziarono nel 1720 e terminarono nel 1726, anno dell'officiatura della Chiesa.Nel 1808 avvenne la trasformazione da Santuario a Chiesa Parrocchiale, in sostituzione della vicina Chiesa di san Michele Arcangelo, che venne parzialmente demolita e con ciò venne a perdere progressivamente il suo ruolo di centro devozionale; nel 1925 la demolizione dell'antica canonica, per far proso alla via Marin, comportò gravi problemi strutturali, risolti con il restauro effettuato tra il 2003 e il 2004. il nome "Torresino" deve il suo nome all' immagine della Pietà inserita in una delle torri di vedetta delle mura medievali che qui passavano, in prossimità del canale delle Acquette. Il progetto fu condizionato dalla volontà di mantenere la collocazione originaria dell'immagine sacra da sempre oggetto di venerazione. I vincoli in particolare erano due: il primo era l'individuazione di un'area che doveva scostarsi di poco dal luogo del miracolo; il secondo l'ubicazione dell'immagine della Pietà che doveva godere di una posizione privilegiata all'interno del nuovo edificio. Di qui la scelta della pianta centrale, secondo un modello che risale agli edifici tardoantichi costruiti intorno ad un sepolcro monumentale (i martyria) poi ripreso nel Rinascimento. I lavori di abbellimento proseguirono nel corso del Settecento e solo nel 1753 il Cardinale Carlo Rezzonico , vescovo di Padova e futuro Clemente XIII, presiedette all' ufficiale consacrazione della Chiesa. Nel 2012 la piazzetta antistante la chiesa è stata intitolata a Francesco Canova, medico e docente universitario, fondatore della nota organizzazione non governativa Medici con l'Africa Cuamm. Il gusto scenografico e ricco di simbologia del Torresino è debitore dell'attività del genovese Filippo Parodi, ideatore della Cappella delle Reliquie nella Basilica del Santo. Frigimelica mitiga l'esuberanza barocca recuperando in parte anche la tradizione rinascimentale di Andrea Palladio con una facciata a fronte di tempio con semicolonne corinzie intervallate da tre portali sormontati da finestroni; alcuni elementi ricordano l'idea della "torre" e rimandano all' originaria collocazione dell'immagine venerata: il tiburio merlato che corona la cupola, nascosta, e il campanile a torretta. La facciata è coronata da un timpano decorato con altorilievo attribuito a Francesco Bonazza "Gesù in pietà tra angeli". Dello stesso artista le statue sopra lo spiovente del timpano: da sinistra Maria, San Giovanni evangelista, la Croce di Cristo sostenuta da angeli, Santa Maria Maddalena e san Longino. L'interno è caratterizzato dalla solennità delle strutture con l'alternanza dell'uso della pietra tenera di Costozza e l'intonaco bianco. L'atrio rettangolare si inserisce nel volume centrale attraverso un grandioso arco a tutto sesto al cui centro si erge il presbiterio sopraelevato delimitato da otto colonne corinzie binate che sorreggono l'alto tamburo sopra il quale si innesta la cupola racchiusa nella torretta. Nell'atrio tele di Giulio Cirello e Guy Louis Vernansal a sinistra, a destra fonte battesimale e un Crocifisso processionale del XVIII secolo. Nelle nicchie dell'atrio due statue in pietra di Costozza di Tommaso Bonazza: a sinistra la Fede e a destra la Religione. Lungo tutto l'emiciclo della chiesa sono collocate entro nicchie le Virtù mariane scolpite in pietra di Costozza negli anni quaranta del settecento dal maggior esponente della famiglia Bonazza, Antonio: da sinistra la Pazienza, la Prudenza, la Verginità, la Purezza, l' Umiltà, la Carità, la Castità, l' Innocenza; alle nicchie si alternano le quattordici tele della Via Crucis dipinte da ignoto artista parigino; l'opera risale al 1722, come riportò l'erudito Pietro Brandolese alla fine del settecento. Nell'aula circolare si innestano tre cappelle: nella cappella di destra si trova l'altare dedicato alla Natività di Maria che ospita una pala di Guy Louis Vernansal; nella cappella sinistra altare della Natività di Gesù con pala di Guy Louis Vernansal; nella cappella centrale è collocato l'altare maggiore con il lacerto d'affresco della Pietà; ai lati due sculture in pietra di Costozza: a sinistra San Giovanni evangelista e a destra Santa Maria Maddalena di Giovanni Bonazza. L'altare maggiore è allineato con l'area presbiteriale, ripensata completamente dall'arch. Carlo Scarpa a partire dal 1975 fino al 1979, dopo la sua morte, con il rifacimento della pavimentazione con tessere ad "elle" che si uniscono formando riquadri diversi e il nuovo altare rettangolare in acciaio e bronzo ricoperto da una lastra di marmo proveniente dall'Algeria meridionale con inserti fossili. Le formelle del pavimento sono racchiuse in cornici di marmo bianco di Carrara. Il tamburo sopra il presbiterio è decorato a monocromo da ignoto con scene della vita di Gesù nei pennacchi; nell'ordine superiore si scorgono quattro profeti: Mosè, Isaia, Daniele e Davide. Dall' atrio si accede alla cappella invernale, già sacrestia, con tela dell' Eterno Padre, mentre sulla parete sinistra è posto un bassorilievo ligneo del 1940 di Amleto Sartori, riproducente la Pietà. Si trova inoltre una statua lignea settecentesca di san Francesco di Paola e un San Cristoforo in legno dipinto del XV secolo; sulla parete una serie di interessanti tavolette in legno dipinto del XVI e XVII secolo, probabili elementi decorativi di un soffitto a cassettoni. Chiese di Padova Diocesi di Padova Monumenti di Padova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria del Torresino Sito ufficiale, su parrocchiadeltorresino.it.