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Palazzo Marano Giuffrida

Architetture moderniste della SiciliaPagine con mappePalazzi di Catania
Palazzo Marano, Via Umberto I, 272, Catania, arch. Tommaso Malerba (1)
Palazzo Marano, Via Umberto I, 272, Catania, arch. Tommaso Malerba (1)

Il palazzo Marano Giuffrida è uno storico edificio residenziale in stile Liberty di Catania, posizionato lungo la via Umberto, al civico 272. Il palazzo, disegnato dall'architetto Tommaso Malerba, fu costruito nel 1907.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzo Marano Giuffrida (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palazzo Marano Giuffrida
Via Umberto Primo, Catania Picanello-Ognina-Barriera-Canalicchio

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Via Umberto Primo 272
95129 Catania, Picanello-Ognina-Barriera-Canalicchio
Sicilia, Italia
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Palazzo Marano, Via Umberto I, 272, Catania, arch. Tommaso Malerba (1)
Palazzo Marano, Via Umberto I, 272, Catania, arch. Tommaso Malerba (1)
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Luoghi vicini

Italia (metropolitana di Catania)
Italia (metropolitana di Catania)

Italia è una stazione della Metropolitana di Catania, inaugurata nel 1999, facente parte della prima tratta aperta all'esercizio, ovvero CT. Porto-Borgo. Essa è di tipologia sotterranea, ed è gestita dalla Ferrovia Circumetnea. Ubicata nel tratto più a sud del corso delle Province possiede sei uscite, due rampe di scale su V.le Vittorio Veneto, due ascensori e una rampa di scale su c.so delle Province e una rampa di scale su via Oliveto Scammacca incrocio via Firenze permettendo di raggiungere in poche centinaia di metri molte importati strade affollate di uffici, studi, banche ed esercizi commerciali, tra le quali V.le Vitt.Veneto, C.so Italia, P.zza Jolanda, P.zza Bovio, via G.Leopardi, P.zza G.Verga, P.zza Trento. Essendo posta in una zona centrale della città, permette di raggiungere alcuni tra i più importanti uffici e servizi ubicati nei pressi: Tribunale, Pretura, TAR, Provveditorato agli studi, Palazzo delle Scienze e Palazzo Ramondetta sede dei Dipartimenti di Economia e Geologia dell'Università di Catania, Uffici ASP3, vari istituti scolastici di ogni ordine e grado. La stazione e dotata di: Scale mobili; Ascensore per portatori di handicap (non attivo); Servizio di video sorveglianza; Biglietteria automatica; Annuncio sonoro annunciante l'arrivo dei treni. Nei dintorni sono presenti varie fermate di autobus urbani, su v.le Vitt.Veneto, c.so Italia e v.le Libertà con molte linee transitanti da e per il centro (ALIBUS-421-431N-431R-530-534-628N-628R-935-BRT5) Fermata autobus, linee urbane AMTS linee suburbane ed extraurbane AST-FCE-Etna Trasporti-ISEA Stazione taxi Sito ufficiale, Azienda,Storia della ferrovia: La linea metropolitana, su circumetnea.it. URL consultato il 20 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2012). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Italia (EN) Italia, su Structurae. Sito FCE, su circumetnea.it.

Città della scienza di Catania
Città della scienza di Catania

La Città della scienza, detta anche Città della scienza di Catania per distinguerla dall'omonima struttura napoletana, è un'iniziativa di promozione e di divulgazione scientifica gestita da volontari provenienti in prevalenza dall'Università degli Studi di Catania e situata in una vecchia raffineria di zolfo sita in via Simeto a Catania, non distante dalla stazione centrale. Essa è composta da un museo scientifico interattivo composto da cinque sezioni definite isole, un'area espositiva distribuita lungo un corridoio sospeso, un auditorium, alcuni laboratori e un'area ristoro. La struttura, dopo un lungo periodo di inattività con piccole aperture localizzate, è stata visitata in via sperimentale da tre istituti scolastici nel mese di maggio 2015, in vista della sua apertura definitiva prevista alla fine dello stesso anno. La Città della scienza catanese non ha avuto una genesi breve e lineare, tra ritardi e aperture a singhiozzo, trovando la sua inaugurazione sperimentale a diciotto anni dalla sua progettazione, avvenuta identificando una vecchia raffineria dismessa quale futura sede di quello che sarebbe dovuto diventare il secondo museo scientifico del Mezzogiorno. L'industria solfifera siciliana divenne portante dopo il 1851, principalmente per l'impiego dello zolfo quale anticrittogamico contro l'Oidium tuckeri, parassita della vite. Lo zolfo di Sicilia divenne piuttosto rinomato e ricercato in Europa e trovava a Catania il maggiore centro di raffineria, di smercio e di trasporto attraverso una fitta rete di ferrovie e quindi via mare. Il maggior raggruppamento di opifici era localizzato lungo l'attuale viale Africa (il nucleo maggiore di questi costituisce oggi il Centro fieristico le Ciminiere) per la breve distanza dalla stazione centrale e di conseguenza dal porto del Caito, ma non mancavano ad esempio in prossimità del Porto Ulisse nel quartiere di Ognina. Nel 1887 si contavano ben 17 raffinerie che davano lavoro a circa 40.000 persone. Tra queste, non distante dalle evocative vie dei Zolfatai e Raffineria, esisteva il laboratorio dei due fratelli Caruso Torrisi, da cui svettava la ciminiera del forno in cui si fondeva lo zolfo grezzo alta 23 metri. La tecnica usata per la raffinazione del minerale era il metodo Lamy, adottato in città dal 1844: nella caldaia in ghisa a vapore si raggiungevano i 116 °C per la fusione; lo zolfo liquido era incanalato in cilindri verticali chiusi; da qui passava ai recipienti aperti e quindi versato negli stampi rettangolari da circa 50 kg (pani o balati) o cilindrici (cannoli). Era presente anche un mulino a doppia macina per la frantumazione dello zolfo. La crisi produttiva dello zolfo siciliano si deve alla statunitense Union Sulphur Company, la quale nel 1905 applicò il metodo di fusione Frasch ad un giacimento in Louisiana particolarmente ricco, facendo crollare le borse dello zolfo europeo. Le raffinerie catanesi rimasero quindi attive con grande sforzo: nel Novecento l'unica grande produzione fu quella destinata alle polveriere usate nella prima guerra mondiale. L'industria solfifera catanese va spegnendosi a partire dal 1961 e l'opificio dei fratelli Caruso Torrisi chiuse definitivamente il decennio seguente. Gli ampi spazi furono frammentati e destinati a diverse attività quali deposito, negozi, botteghe artigiane, garage. Con l'inaugurazione e il successo della Città della scienza di Napoli nel 1996, l'Università di Catania iniziò ad interessarsi per l'apertura di una struttura analoga nella città etnea sin dal 1997 inserendo l'obbiettivo nell'ambito del Progetto Catania-Lecce finanziato con i fondi PO FESR 1994-1999 (dd MURST 2/3/98) con il titolo di Iniziativa IN10 - Città della Scienza, cui furono destinati dieci milioni di euro. Originariamente la sede prevista per l'iniziativa era l'ex casa degli esercizi spirituali, un complesso edificio costituito da ambienti di XVI, XVIII e XIX secolo, sede dell'istituto di incremento ippico e proprietà del Comune di Catania che sarebbe dovuta essere trasferita all'Università di Catania, ma in sede di definizione si optò per l'acquisto dell'ex opificio Zolfi G & L Caruso Torrisi ubicato nell'isolato stretto tra le vie Simeto e Costarelli. Il finanziamento bastò a coprire le spese di acquisto dell'immobile nel 2005 e i lavori di ristrutturazione e di adeguamento durarono dal 2006 al 2009, con un anno di ritardo sul cronoprogramma per via di diverse difficoltà (tra cui lo sgombero di alcuni occupanti abusivi), seguendo inizialmente un piano quinquennale, ma gli ultimi lavori e il rallentamento registrato intorno al 2008 consumarono le ultime risorse che non bastarono ad inaugurare la struttura per via del mancato investimento sul futuro della struttura. Dal 19 aprile al 18 maggio 2008 fu esposta la mostra S.T.ART (Scienza Tecnologia e ARTe) alla villa Zingali-Tetto in via Etnea, dal benaugurante titolo che sollecitava "l'inizio" della Città della scienza catanese. Tuttavia al proposito della mostra non seguì una effettiva apertura del complesso. Dal 31 dicembre del 2009, data di consegna dell'opera, la struttura rimase pertanto completa, ma chiusa anche per via del blocco impartito dall'allora rettore e dal direttore amministrativo dell'ateneo catanese, nonostante l'entusiasmo e la preparazione di venti persone assunte per ricoprire il ruolo di guida e informatori culturali. Nel 2010 si registrano manifestazioni di protesta e occupazioni del sito per attirare l'attenzione dei media. Alla fine del 2011 si ottenne nominalmente, dopo due anni di attesa, un finanziamento di duecentomila euro provenienti dai fondi nazionali per la diffusione della cultura scientifica i quali sarebbero serviti per lo start up. Nello stesso anno avveniva il passaggio di gestione alla Fondazione Cutgana, gestita da Angelo Messina, all'epoca dei fatti direttore dell'omonimo centro di tutela ambientale. La fondazione ottenne per il 2012 un piccolo ciclo di conferenze sfruttando l'auditorium della Città della scienza, ma tenendo ancora chiuso il resto dell'edificio. Il ciclo venne inaugurato dal fisico Antonio Zichichi e vide ospiti diverse importanti personalità del mondo scientifico e divulgativo. Tuttavia il finanziamento ottenuto nel 2011 non venne erogato e il progetto non decolla, chiudendo dopo il breve ciclo di conferenze. Angelo Messina, al centro di una serie di scandali relativi a sprechi di fondi universitari e pubblici, si dimette dalla carica di presidente della Fondazione che perde la gestione della Città della scienza. Con l'insediamento del nuovo rettore, Giacomo Pignataro, la delegata alle strutture museali universitarie è la professoressa Agata Copani, la quale, assieme ad un gruppo di docenti, tecnici e studenti universitari, in forma del tutto volontaria ha adeguato la struttura per le visite tra il 2013 e il 2014 e ribadendo la necessità di fondi necessari all'apertura definitiva, da rimodulare in quanto si prospettano nuovi lavori di adeguamento. La struttura che ricevette la Copani infatti, mancava di linea telefonica, inoltre i requisiti di sicurezza, rispettati nel periodo 2006-2009, sono cambiati e vanno adeguati. Nel 2014 il caso viene portato alla ribalta nazionale dal programma televisivo Striscia la notizia. L'apertura della struttura per via sperimentale grazie ad un accordo tra l'Università e il MIUR, prevista per la primavera immediatamente seguente, avvenne finalmente il 10 aprile del 2015, ospitando circa 50 alunni della Scuola media statale Amerigo Vespucci di Catania. Per i mesi di aprile e di maggio dell'anno sono state ospitate gratuitamente per un giorno per settimana numerosi alunni provenienti da tre scuole diverse (oltre alla Vespucci, la scuola elementare S. Giuffrida e la scuola media del Convitto Cutelli). L'apertura sperimentale è stato un test per saggiare i meccanismi della struttura e verificarne il gradimento ai fini dell'apertura definitiva. Quasi tutti i dipartimenti dell'ateneo catanese hanno contribuito riempiendo le aree espositive donando spontaneamente strumenti scientifici antichi e moderni, oltre ad alcune riproduzioni artistiche di animali realizzate riciclando i componenti di computer dismessi. Ha collaborato anche l'associazione di divulgazione scientifica fondata da Luigi Prestinenza, Stelle e Ambiente, con il prestito di due telescopi e relativi strumenti per poter osservare in sicurezza il disco solare e con la sistemazione del planetario. L'apertura sperimentale ha riscontrato un immediato successo, e ha messo in luce le criticità relative alla gestione delle visite, rivelatesi di piccola entità, tra cui la necessità di ottimizzare i tempi dilatandoli e la gestione dei gruppi. Le difficoltà sarebbero anche potute essere drasticamente inferiori qualora la struttura fosse stata testata già nel 2009. L'esito del test potrebbe quindi convincere gli investitori pubblici (il MIUR, ma anche il CNR o l'INFN) a concedere i fondi necessari per l'inaugurazione definitiva, necessaria anche alla stipula dei contratti di lavoro per il personale, fin qui volontario. Le aperture provvisorie continuano ospitando il 29 giugno dello stesso anno 32 studenti di varie fasce di età (9 provenienti dalla scuola primaria e secondaria di primo grado, 13 dalla scuola secondaria di secondo grado e 10 studenti universitari) accompagnati da docenti e interpreti in LIS, durante una visita organizzata dal Centro per l'Integrazione Attiva e Partecipata (CINAP) dell'Università di Catania e dall'Associazione Famiglie Audiolesi Etnei (AFAE), provenienti dalle città di Catania, Acireale, Paternò e Scordia. L'edificio scelto per ospitare la Città della scienza catanese ne ha anche condizionato in parte l'estetica e la gestione degli spazi. Trattandosi di un vecchio opificio, si sono potuti utilizzare i grandi ambienti destinati a deposito. Una parte dei lavori ha interessato la messa in sicurezza dell'alta ciminiera, imbrigliata in una tensostruttura che in caso di sisma violento permette alla colonna di mattoni di crollare su sé stessa in un punto localizzato e sicuro. Il cortile irregolare dove avveniva la pesatura dello zolfo, è diventato il fulcro del centro, attorno cui si distribuiscono i diversi ambienti, concepito come un luogo di incontro e di socializzazione, mentre gli elevati ambienti dalla notevole luminosità si sono prestati ad ospitare due livelli di visita, abbattendo i diaframmi realizzati dopo la chiusura della raffineria. L'edificio si trova esteso su 2700 metri quadrati distribuiti su circa 2000 m² di strutture chiuse e 700 m² costituiti dal cortile. L'ingresso è ricavato da un ambiente reso luminosissimo grazie al rivestimento di ampie superfici con lastre di vetro temperato da cui inizia uno scivolo a spirale in zinco-titanio conducente in una galleria sospesa che permette di vedere in contemporanea le attività del piano sottostante e gli spazi espositivi del secondo piano. La galleria si snoda per lunghezza attraverso tutti gli ambienti, legandoli tra loro. Le diverse sale sono concepite in funzione del visitatore evitando una cesura tra gli spazi espositivi e di interazione. La sala maggiore chiude il plesso a est ed è ritmata da tre alti pilastri rinforzati da un esoscheletro antisismico. Isolato dal percorso visita è l'auditorium, al quale si può accedere anche dalla via Costarelli. Parallelo ad esso sono i diversi ambienti di servizio e gli uffici per il personale. Il progetto della struttura è stato affidato agli architetti Pietro Cal e Salvatore Puleo. Gli spazi interni prevedono aree di interazione, espositive, di ristorazione. La distribuzione dello Science Centre - area di interazione - prende il nome di isole. Le isole delineate sono cinque: Vita, Robot, Bit, Eureka! e Spazio. Curato dal dipartimento di biologia, quest'area permette la comprensione delle discipline relative agli organismi viventi per comprenderne la diversità, il funzionamento e le interazioni dal livello molecolare a quello comunitario, attraverso i meccanismi evolutivi che condizionano i processi biologici. L'area ospita diversi microscopi, le riproduzioni tattili delle cellule (procariotica, eucariotica vegetale ed eucariotica animale) e l'albero della vita, un grande cilindro su cui è illustrata l'appartenenza delle principali specie viventi azionato dalla ruota della vita. Quest'area è dedicata alla robotica e alla realizzazione ed esposizione di automi. Tra i reperti in mostra, il braccio meccanico capace di risolvere il gioco della torre di Hanoi nel minor numero di mosse, robot capaci di calciare un pallone, salutare e inchinarsi. Questi macchinari servono a far capire quanto elaborate siano attività apparentemente semplici come i gesti quotidiani. Questa è anche l'unica area con guida museale elettronica. La sezione informatica del museo è caratterizzata dall'alta concentrazione di sofisticati elaboratori elettronici capaci di una interazione diretta tra l'uomo e il computer, di utilizzare interfacce tridimensionali, di percepire i movimenti del corpo umano e farlo interagire attraverso animazioni e simulazioni virtuali, di interagire con superfici tattili. Dedicato al mondo della fisica, l'area espositivo-ludica Eureka! possiede numerosi exhibit, ossia meccanismi concepiti per allenare la mente e imparare giocando. Si tratta di oggetti con cui interagire per apprendere i fondamentali di matematica, fisica e chimica, attraverso la sperimentazione diretta e le dimostrazioni di laboratorio riproducenti i fenomeni naturali. Il cannone di Bernoulli, per esempio, è un ventilatore capace di riprodurre il principio di Bernoulli; uno specchio curvo permette di conoscere l'anamorfismo; una bacinella retroilluminata serve a studiare la rifrazione. Eureka! convive con l'isola Spazio nel vasto salone orientale. Quest'isola è costituita dal pendolo di Foucault, a giugno 2015 ancora non attivo, dal planetario e dai telescopi. Il planetario dell'isola Spazio è un modello portatile, costituito da una volta in tela e da una tenda, sospesi in una parte del salone orientale. Grazie ad un proiettore è possibile osservare ad esempio la simulazione della volta celeste in qualsiasi orario di qualsiasi giorno, la processione del sole, le costellazioni, la simulazione di una pioggia di meteore. All'esterno, nel cortile, vengono ospitati i telescopi di proprietà dell'associazione Stelle e Ambiente per l'osservazione del sole grazie alla proiezione su un cartoncino rigido o con l'ausilio di un filtro protettivo. Sono a disposizione dei visitatori anche speciali occhialetti protettivi e vetri da saldatore, adeguati all'osservazione diretta del sole. All'interno del complesso sono ospitate diverse mostre finalizzate all'aspetto didattico ovvero al coinvolgimento emotivo-estetico. Le mostre didattiche sono distribuite lungo il corridoio sospeso, mentre le altre esposizioni non seguono percorsi lineari, incentivando la visita libera nel fruitore del museo. La filosofia delle esposizioni e delle installazioni artistiche si fonda sul pensiero di Frank Oppenheimer, fondatore dell'Exploratorium di San Francisco: "Sia l'arte che la scienza sono necessarie per comprendere pienamente la natura". La galleria sospesa è stata inaugurata con l'esposizione di oggetti appartenenti ai dipartimenti universitari dell'ateneo catanese. Adatta a ospitare mostre, nel 2015 espone diversi esemplari appartenenti alle collezioni storico-scientifiche abitualmente custodite nelle sedi dei dipartimenti di provenienza. Sono esposti esemplari di uccelli imbalsamati provenienti dal museo di zoologia di Catania, fossili del museo di paleontologia. La particolarità della galleria sta nel richiamare le sottostanti isole ludiche richiamando all'aspetto didattico il gioco e viceversa. Per esempio, al di sopra dell'isola Eureka! sono esposti alcuni esemplari dell'antica strumentazione di fisica, parte della vasta collezione universitaria (circa 200 pezzi) datati al periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Restaurati e catalogati prima dell'esposizione, alcuni di questi reperti sono pienamente funzionanti. Lungo gli ambienti esiste anche un percorso che parte dalla sala lettura per distribuirsi per tutto l'edificio intitolato Il linguaggio in mostra. Sono esposte frasi e comunicazioni verbali che conducono dalle prime articolazioni vocali al segno e alla scrittura digitale. L'area è curata dal dipartimento di Scienze Umanistiche e stimola il visitatore a porsi domande, attraverso un percorso aiutato da strumentazioni informatiche e interattive per raccontare la storia della parola umana, dalle teorie sulle origini del linguaggio alle prime forme di scrittura per giungere all'era di internet. Sparse lungo le sale sono ospiti anche diverse installazioni di arte concettuale ispirate alle scienze, attraverso proiezioni video, installazioni sonore, opere d'arte contemporanea, fotografie d'autore, in un percorso di contaminazione tra le culture che prende il nome di Arte e Scienza. Hanno contribuito in questi allestimenti: Antonio Corselli con l'opera Cyberbugs, riproduzioni artistiche di animali - in prevalenza insetti e crostacei - realizzate riciclando parti di vecchi computer; Stefano Zorzanello con le installazioni sonore di Kronophone, una installazione sonora, interattiva e permanente, capace di seguire il visitatore per tutta la durata della visita; Paolo Parisi con Observatorium, un ambiente in cartone isolato da dentro cui il visitatore può vedere il resto dell'ambiente attraverso diversi fori studiati per trasmettere l'assenza di isolamento; Federico Baronello con Paesaggi di Scienza, una mostra fotografica che combina paesaggi con elementi, immagini atte a rappresentare il paesaggio come racconto della storia (in questo caso dello sviluppo tecnologico, scientifico ed economico) ma anche di riagganciarsi a precisi riferimenti formali, quindi ideologici, del modernismo. L'angolo ricreativo, battezzato Kid corner, è adiacente alla caffetteria che costituisce un ambiente aperto, socializzante, adattabile anche per le attività di animazione. Qui si possono effettuare le pause durante la visita in un ambiente in parte all'interno, in parte in una veranda aperta che suggerisce una continuità tra l'interno e l'esterno. L'area funge da salotto comunicativo, dove potersi aggregare e discutere sui progressi della ricerca e in particolare sulle attività dell'Università di Catania. L'area bambini è uno spazio dedicato alle fasce di età prescolare, in cui giochi, libri e attività sono calibrate sulle esigenze dei piccoli, rimanendo sul tema delle scienze. La prima area della Città delle scienze ad essere sfruttata, è un ampio salone a gradoni che sfrutta il salto di quota tra la via Costarelli e il cortile interno. Conta 160 posti ed è adatto all'organizzazione di conferenze, convegni, seminari, workshop, science shows, rappresentazioni teatrali, proiezioni cinematografiche. Lo spazio è stato immaginato e progettato per dare un supporto scientifico alle attività divulgative. Progetto Hand On Universe Sito ufficiale, su cds.unict.it.

Campo dei cent'anni
Campo dei cent'anni

Il campo dei cent'anni è stato l'impianto calcistico di Catania tra il 1930 e il 1937. Vi si giocarono 104 partite ufficiali di Prima Divisione e Serie B e la squadra di casa, la Società Sportiva Catania (ribattezzata nell'ultimo anno A.F.C. Catania), perse solo nove gare. La capienza era di circa cinque-seimila spettatori. Prima della costruzione delle tribune, il terreno aveva già ospitato per anni le società calcistiche locali. Il 30 giugno 1909 vi si giocò la prima partita tra la Pro Patria e l'equipaggio di nave Regina Margherita; la squadra catanese fu soprannominata "i matti di piazza d'Armi" per il nome dell'area dove fu tracciato il campo. Si giocò ancora lì nei due decenni successivi, anche quando la piazza fu ribattezzata Esposizione e poi Giovanni Verga. Nel 1927 proprio il campo fu però la causa dell'esclusione della Catanese dalla Seconda Divisione: non era infatti un impianto a norma e qualche anno dopo si rese necessaria la costruzione delle tribune e il rifacimento del terreno. Il campo dei cent'anni fu dunque costruito grazie a una sottoscrizione popolare in un solo mese, tra agosto e settembre 1930, dalla ditta di Giovanbattista Polizzi e su progetto di Leone Leoni; fu inaugurato il 21 settembre con un'amichevole tra Catania e la Fulgor di Milano, vinta per 5-1 dai rossazzurri. Il 26 dicembre 1932 vi si disputò un'amichevole della Nazionale universitaria italiana contro quella tedesca; il 6 febbraio dell'anno dopo vi giocò la Juventus del quinquennio d'oro contro la squadra locale. Il 5 maggio 1935 vi si giocò la partita Catania-Genova 1893 2-2, che per anni sarebbe stata ammantata di leggenda perché fece sfumare le speranze dei rossazzurri di andare in Serie A. Tuttavia, già nel 1932 si iniziò a pensare di sostituirlo con un altro impianto: nell'ottobre 1933 iniziò la costruzione dello stadio Cibali che fu inaugurato il 28 novembre 1937, dopo la demolizione del campo dei cent'anni. Nel 2013 un evento in memoria di Géza Kertész fu organizzato proprio lì dove sorgeva lo stadio in cui il Catania ottenne la prima promozione in B.

Teatro Angelo Musco

Il teatro Angelo Musco è sito in via Umberto I a Catania ed è stata la prima sede del Teatro Stabile di Catania. Venne aperto nel 1957, su iniziativa dell'Ente provinciale per il turismo, come Accademia del teatro, venne poi utilizzato, a far data dal 1958 come prima sede per gli spettacoli del neonato Teatro Stabile di Catania. La sala molto stretta e lunga, conteneva poco più di 250 spettatori. Continuò comunque ad ospitare gli spettacoli dello Stabile per oltre un decennio fino al 1969 quando venne aperto il teatro Verga che divenne così la sede principale del Teatro Stabile. La sala del Musco comunque continuò ad ospitare alcune produzioni della stagione dello Stabile fino al 1972 quando fu distrutta da un incendio che lasciò intatte le sole strutture murarie. Dopo l'incendio venne prontamente ricostruita e la nuova sala venne dotata di circa 300 posti, incrementandone così la capienza. Fino al 2016 fu la seconda sede del Teatro Stabile ed ospitò, oltre che spettacoli del cartellone principale, produzioni destinate ai ragazzi delle scuole. Il 1º dicembre 2017 la storica "sala" pubblica, chiusa per morosità, divenne "MusT MuscoTeatro" con una nuova cordata impreditoriale guidata dal regista Giuseppe Dipasquale, dall'attrice Valeria Contadino, dal produttore teatrale Salvo Costantino, da Marco Vinci e Roberta Russo (fondatori dell'associazione "Ecco Godot"). Nel novembre 2021 passa alla gestione degli impresari teatrali Carlo Auteri e Mario Fraello del «Teatro ABC Catania». Sito ufficiale, su teatrostabilecatania.it.

Giovanni XXIII (metropolitana di Catania)
Giovanni XXIII (metropolitana di Catania)

Giovanni XXIII è una stazione della metropolitana di Catania, posta sulla tratta metropolitana che si dirama dalla stazione di Galatea, e che quindi si discosta dal vecchio tracciato di superficie, in direzione dell'aeroporto, penetrando all'interno del centro cittadino. Essa è di tipologia sotterranea, ed è gestita dalla Ferrovia Circumetnea. La costruzione iniziò nel novembre del 2001 con uno scavo di penetrazione a cielo aperto sulla parte a nord-est dell'omonima piazza. I lavori furono ritardati da varie vicende tecniche ed economiche. Il tratto da Galatea a Giovanni XXIII subì una prima interruzione degli scavi a causa di una condotta fognaria non prevista nel progetto esecutivo. Nel 2003, ripresi i lavori, vennero interrotti a causa di una ristrutturazione edilizia che aveva consolidato le fondamenta di un edificio in viale Africa non tenendo conto della prossimità degli scavi della galleria; per non minare la stabilità della struttura si dovette riprogettare il tratto di galleria, bandendo un nuovo appalto, con ulteriore allungamento dei tempi di costruzione. Tale tratto di tunnel fu ultimato nel 2015 impiegando una tecnica avanzata, che riduceva le sollecitazioni agli edifici sovrastanti. Il tunnel fu allacciato al tratto Borgo-Galatea e Giovanni XXIII-Stesicoro nel 2016. La fermata venne ultimata nei primi giorni di dicembre 2016 ed inaugurata il 20 dicembre dello stesso anno. La stazione è la più grande tra quelle esistenti. Fu ultimata e inaugurata contestualmente alla nuova tratta Borgo-Nesima il 30 Marzo 2017. Le uscite principali portano alla sovrastante piazza tramite rampe di scale fisse e mobili e ascensori. Altre uscite portano sul marciapiede sud di Viale Africa, tramite un breve sottopassaggio pedonale. L'edificio si sviluppa su tre livelli, il primo in superficie dove si trovano gli accessi, il secondo è costituito da un grande atrio dove sono presenti i tornelli di accesso, i distributori automatici di titoli di viaggio e alcuni locali commerciali; da qui tramite due rampe di scale fisse e mobili e ascensori si raggiunge il terzo livello dove sono presenti le banchine di accesso alle carrozze; questi due ultimi livelli si trovano sottoterra. I colori identificativi dei rivestimenti sono il bianco e il grigio, e richiamano la bicromia tipica del barocco etneo; le insegne sono color turchese. Con l'inaugurazione, è stata soppressa la fermata di Stazione FS all'interno della stazione centrale RFI posta al margine del fascio binari e raggiungibile attraverso apposito sottopassaggio. Questo ha creato una criticità nell'interscambio tra le due infrastrutture, che adesso avviene all'esterno di P.zza Giovanni XXIII, costringendo i viaggiatori ad uscire in superficie e percorrere un ampio tratto di marciapiede scoperto esposto alle intemperie. In progetto è prevista la creazione di un sottopasso pedonale tra la fermata metropolitana e la futura stazione interrata di Catania Centrale nell'ambito del riammodernamento del passante ferroviario di Catania. La fermata è il più importante nodo intermodale dell'intera linea e permette l'interscambio viaggiatori, tramite la stazione di Catania Centrale, con i servizi ferroviari a lunga percorrenza e regionali e, nella stessa piazza, con gli autobus urbani AMT dei quali si trova il capolinea nº 4(linee 421, 431N, 431R, 433, 439, 442, 530, 534, 628N, 628R, 902, 927, ALIBUS, L-EX) e, nelle autostazioni adiacenti con gli autobus suburbani ed extraurbani dell'Azienda Siciliana Trasporti (AST), della Interbus, della SAIS, della Baltour e della Eurolines con collegamenti regionali, nazionali ed internazionali. La stazione è dotata di: Ascensori per portatori di handicap; Scale mobili; Servizio di video sorveglianza; Biglietteria automatica; Annuncio sonoro annunciante l'arrivo dei treni; Esercizi commerciali (non attivi). Stazione ferroviaria di Catania Centrale Autostazione bus urbani dell'AMTS Autostazione bus suburbani ed extraurbani (AST, Interbus) Autostazione bus regionali, nazionali ed internazionali (SAIS, Interbus, Baltour, Eurolines) Stazione taxi Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Giovanni XXIII Sito FCE, su circumetnea.it. Fce-Metro sito non ufficiale, su fcemetro.altervista.org. URL consultato il 9 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2015).

Galatea (metropolitana di Catania)
Galatea (metropolitana di Catania)

Galatea è una stazione della metropolitana di Catania, inaugurata nel 1999, facente parte della prima tratta aperta all'esercizio, ovvero CT. Porto-Borgo. Essa è di tipologia sotterranea, ed è gestita dalla Ferrovia Circumetnea, inoltre non è presenziata dal personale, tuttavia è munita di un sistema di videosorveglianza. Ubicata nel tratto più a sud del viale Jonio possiede sei uscite tutte su quest'ultima strada, quattro rampe di scale e due ascensori che permettono di raggiungere in poche centinaia di metri molte importati strade affollate di uffici, studi, banche ed esercizi commerciali, tra le quali Piazza Galatea, V.le Africa, C.so Italia, P.zza Europa, Via Umberto I, via Pasubio, P.le Asia. Permette di raggiungere molto facilmente il lungomare di Catania. La fermata è differente dalle altre stazioni sotterranee perché realizzata a cielo aperto con l'utilizzo di un metodo che prevede lo scavo in trincea e la totale scopertura della fossa, seguita dalla costruzione del tunnel a sezione rettangolare e quindi dalla copertura con travi in cemento armato, questo sistema prende il nome di metodo Milano. In seguito all'attivazione della tratta Galatea - Giovanni XXIII - Stesicoro il 20 dicembre 2016 la stazione è divenuta posto di biforcazione tra il doppio binario in galleria e il tronco a binario unico direzione porto, con deviatoio posto alla fine della banchina in direzione della fermata Giovanni XXIII. La stazione è dotata di: Scale mobili; Ascensore per portatori di handicap (non attivo); Servizio di video sorveglianza; Biglietteria automatica; Annuncio sonoro annunciante l'arrivo dei treni. Possibilità di scambio con bus urbani AMTS in viale Africa (421) e corso Italia (421-530-534-935) Nelle immediate vicinanze (500m) vi è la fermata "Europa" del passante ferroviario di Catania con accessi su piazza Europa, costituendo un'importante nodo di scambio intermodale tra le due linee. Fermate autobus AMTS Fermata Europa passante ferroviario Sito ufficiale, Azienda,Storia della ferrovia: La linea metropolitana, su circumetnea.it. URL consultato il 20 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2012). Giovanni XXIII (metropolitana di Catania) Stesicoro (metropolitana di Catania) Metropolitana di Catania Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Galatea (EN) Galatea, su Structurae. Sito FCE, su circumetnea.it.