place

Galatea (metropolitana di Catania)

Pagine con mappeStazioni della metropolitana di CataniaStazioni ferroviarie attivate nel 1999
La stazione di Galatea della Metropolitana di Catania
La stazione di Galatea della Metropolitana di Catania

Galatea è una stazione della metropolitana di Catania, inaugurata nel 1999, facente parte della prima tratta aperta all'esercizio, ovvero CT. Porto-Borgo. Essa è di tipologia sotterranea, ed è gestita dalla Ferrovia Circumetnea, inoltre non è presenziata dal personale, tuttavia è munita di un sistema di videosorveglianza. Ubicata nel tratto più a sud del viale Jonio possiede sei uscite tutte su quest'ultima strada, quattro rampe di scale e due ascensori che permettono di raggiungere in poche centinaia di metri molte importati strade affollate di uffici, studi, banche ed esercizi commerciali, tra le quali Piazza Galatea, V.le Africa, C.so Italia, P.zza Europa, Via Umberto I, via Pasubio, P.le Asia. Permette di raggiungere molto facilmente il lungomare di Catania. La fermata è differente dalle altre stazioni sotterranee perché realizzata a cielo aperto con l'utilizzo di un metodo che prevede lo scavo in trincea e la totale scopertura della fossa, seguita dalla costruzione del tunnel a sezione rettangolare e quindi dalla copertura con travi in cemento armato, questo sistema prende il nome di metodo Milano. In seguito all'attivazione della tratta Galatea - Giovanni XXIII - Stesicoro il 20 dicembre 2016 la stazione è divenuta posto di biforcazione tra il doppio binario in galleria e il tronco a binario unico direzione porto, con deviatoio posto alla fine della banchina in direzione della fermata Giovanni XXIII. La stazione è dotata di: Scale mobili; Ascensore per portatori di handicap (non attivo); Servizio di video sorveglianza; Biglietteria automatica; Annuncio sonoro annunciante l'arrivo dei treni. Possibilità di scambio con bus urbani AMTS in viale Africa (421) e corso Italia (421-530-534-935) Nelle immediate vicinanze (500m) vi è la fermata "Europa" del passante ferroviario di Catania con accessi su piazza Europa, costituendo un'importante nodo di scambio intermodale tra le due linee. Fermate autobus AMTS Fermata Europa passante ferroviario Sito ufficiale, Azienda,Storia della ferrovia: La linea metropolitana, su circumetnea.it. URL consultato il 20 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2012). Giovanni XXIII (metropolitana di Catania) Stesicoro (metropolitana di Catania) Metropolitana di Catania Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Galatea (EN) Galatea, su Structurae. Sito FCE, su circumetnea.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Galatea (metropolitana di Catania) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Galatea (metropolitana di Catania)
Viale Jonio, Catania Picanello-Ognina-Barriera-Canalicchio

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Collegamenti esterni Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Galatea (metropolitana di Catania)Continua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 37.5145 ° E 15.1015 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Galatea

Viale Jonio
95129 Catania, Picanello-Ognina-Barriera-Canalicchio
Sicilia, Italia
mapAprire su Google Maps

linkWikiData (Q646608)
linkOpenStreetMap (8388857185)

La stazione di Galatea della Metropolitana di Catania
La stazione di Galatea della Metropolitana di Catania
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Teatro Angelo Musco

Il teatro Angelo Musco è sito in via Umberto I a Catania ed è stata la prima sede del Teatro Stabile di Catania. Venne aperto nel 1957, su iniziativa dell'Ente provinciale per il turismo, come Accademia del teatro, venne poi utilizzato, a far data dal 1958 come prima sede per gli spettacoli del neonato Teatro Stabile di Catania. La sala molto stretta e lunga, conteneva poco più di 250 spettatori. Continuò comunque ad ospitare gli spettacoli dello Stabile per oltre un decennio fino al 1969 quando venne aperto il teatro Verga che divenne così la sede principale del Teatro Stabile. La sala del Musco comunque continuò ad ospitare alcune produzioni della stagione dello Stabile fino al 1972 quando fu distrutta da un incendio che lasciò intatte le sole strutture murarie. Dopo l'incendio venne prontamente ricostruita e la nuova sala venne dotata di circa 300 posti, incrementandone così la capienza. Fino al 2016 fu la seconda sede del Teatro Stabile ed ospitò, oltre che spettacoli del cartellone principale, produzioni destinate ai ragazzi delle scuole. Il 1º dicembre 2017 la storica "sala" pubblica, chiusa per morosità, divenne "MusT MuscoTeatro" con una nuova cordata impreditoriale guidata dal regista Giuseppe Dipasquale, dall'attrice Valeria Contadino, dal produttore teatrale Salvo Costantino, da Marco Vinci e Roberta Russo (fondatori dell'associazione "Ecco Godot"). Nel novembre 2021 passa alla gestione degli impresari teatrali Carlo Auteri e Mario Fraello del «Teatro ABC Catania». Sito ufficiale, su teatrostabilecatania.it.

Italia (metropolitana di Catania)
Italia (metropolitana di Catania)

Italia è una stazione della Metropolitana di Catania, inaugurata nel 1999, facente parte della prima tratta aperta all'esercizio, ovvero CT. Porto-Borgo. Essa è di tipologia sotterranea, ed è gestita dalla Ferrovia Circumetnea. Ubicata nel tratto più a sud del corso delle Province possiede sei uscite, due rampe di scale su V.le Vittorio Veneto, due ascensori e una rampa di scale su c.so delle Province e una rampa di scale su via Oliveto Scammacca incrocio via Firenze permettendo di raggiungere in poche centinaia di metri molte importati strade affollate di uffici, studi, banche ed esercizi commerciali, tra le quali V.le Vitt.Veneto, C.so Italia, P.zza Jolanda, P.zza Bovio, via G.Leopardi, P.zza G.Verga, P.zza Trento. Essendo posta in una zona centrale della città, permette di raggiungere alcuni tra i più importanti uffici e servizi ubicati nei pressi: Tribunale, Pretura, TAR, Provveditorato agli studi, Palazzo delle Scienze e Palazzo Ramondetta sede dei Dipartimenti di Economia e Geologia dell'Università di Catania, Uffici ASP3, vari istituti scolastici di ogni ordine e grado. La stazione e dotata di: Scale mobili; Ascensore per portatori di handicap (non attivo); Servizio di video sorveglianza; Biglietteria automatica; Annuncio sonoro annunciante l'arrivo dei treni. Nei dintorni sono presenti varie fermate di autobus urbani, su v.le Vitt.Veneto, c.so Italia e v.le Libertà con molte linee transitanti da e per il centro (ALIBUS-421-431N-431R-530-534-628N-628R-935-BRT5) Fermata autobus, linee urbane AMTS linee suburbane ed extraurbane AST-FCE-Etna Trasporti-ISEA Stazione taxi Sito ufficiale, Azienda,Storia della ferrovia: La linea metropolitana, su circumetnea.it. URL consultato il 20 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2012). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Italia (EN) Italia, su Structurae. Sito FCE, su circumetnea.it.

Città della scienza di Catania
Città della scienza di Catania

La Città della scienza, detta anche Città della scienza di Catania per distinguerla dall'omonima struttura napoletana, è un'iniziativa di promozione e di divulgazione scientifica gestita da volontari provenienti in prevalenza dall'Università degli Studi di Catania e situata in una vecchia raffineria di zolfo sita in via Simeto a Catania, non distante dalla stazione centrale. Essa è composta da un museo scientifico interattivo composto da cinque sezioni definite isole, un'area espositiva distribuita lungo un corridoio sospeso, un auditorium, alcuni laboratori e un'area ristoro. La struttura, dopo un lungo periodo di inattività con piccole aperture localizzate, è stata visitata in via sperimentale da tre istituti scolastici nel mese di maggio 2015, in vista della sua apertura definitiva prevista alla fine dello stesso anno. La Città della scienza catanese non ha avuto una genesi breve e lineare, tra ritardi e aperture a singhiozzo, trovando la sua inaugurazione sperimentale a diciotto anni dalla sua progettazione, avvenuta identificando una vecchia raffineria dismessa quale futura sede di quello che sarebbe dovuto diventare il secondo museo scientifico del Mezzogiorno. L'industria solfifera siciliana divenne portante dopo il 1851, principalmente per l'impiego dello zolfo quale anticrittogamico contro l'Oidium tuckeri, parassita della vite. Lo zolfo di Sicilia divenne piuttosto rinomato e ricercato in Europa e trovava a Catania il maggiore centro di raffineria, di smercio e di trasporto attraverso una fitta rete di ferrovie e quindi via mare. Il maggior raggruppamento di opifici era localizzato lungo l'attuale viale Africa (il nucleo maggiore di questi costituisce oggi il Centro fieristico le Ciminiere) per la breve distanza dalla stazione centrale e di conseguenza dal porto del Caito, ma non mancavano ad esempio in prossimità del Porto Ulisse nel quartiere di Ognina. Nel 1887 si contavano ben 17 raffinerie che davano lavoro a circa 40.000 persone. Tra queste, non distante dalle evocative vie dei Zolfatai e Raffineria, esisteva il laboratorio dei due fratelli Caruso Torrisi, da cui svettava la ciminiera del forno in cui si fondeva lo zolfo grezzo alta 23 metri. La tecnica usata per la raffinazione del minerale era il metodo Lamy, adottato in città dal 1844: nella caldaia in ghisa a vapore si raggiungevano i 116 °C per la fusione; lo zolfo liquido era incanalato in cilindri verticali chiusi; da qui passava ai recipienti aperti e quindi versato negli stampi rettangolari da circa 50 kg (pani o balati) o cilindrici (cannoli). Era presente anche un mulino a doppia macina per la frantumazione dello zolfo. La crisi produttiva dello zolfo siciliano si deve alla statunitense Union Sulphur Company, la quale nel 1905 applicò il metodo di fusione Frasch ad un giacimento in Louisiana particolarmente ricco, facendo crollare le borse dello zolfo europeo. Le raffinerie catanesi rimasero quindi attive con grande sforzo: nel Novecento l'unica grande produzione fu quella destinata alle polveriere usate nella prima guerra mondiale. L'industria solfifera catanese va spegnendosi a partire dal 1961 e l'opificio dei fratelli Caruso Torrisi chiuse definitivamente il decennio seguente. Gli ampi spazi furono frammentati e destinati a diverse attività quali deposito, negozi, botteghe artigiane, garage. Con l'inaugurazione e il successo della Città della scienza di Napoli nel 1996, l'Università di Catania iniziò ad interessarsi per l'apertura di una struttura analoga nella città etnea sin dal 1997 inserendo l'obbiettivo nell'ambito del Progetto Catania-Lecce finanziato con i fondi PO FESR 1994-1999 (dd MURST 2/3/98) con il titolo di Iniziativa IN10 - Città della Scienza, cui furono destinati dieci milioni di euro. Originariamente la sede prevista per l'iniziativa era l'ex casa degli esercizi spirituali, un complesso edificio costituito da ambienti di XVI, XVIII e XIX secolo, sede dell'istituto di incremento ippico e proprietà del Comune di Catania che sarebbe dovuta essere trasferita all'Università di Catania, ma in sede di definizione si optò per l'acquisto dell'ex opificio Zolfi G & L Caruso Torrisi ubicato nell'isolato stretto tra le vie Simeto e Costarelli. Il finanziamento bastò a coprire le spese di acquisto dell'immobile nel 2005 e i lavori di ristrutturazione e di adeguamento durarono dal 2006 al 2009, con un anno di ritardo sul cronoprogramma per via di diverse difficoltà (tra cui lo sgombero di alcuni occupanti abusivi), seguendo inizialmente un piano quinquennale, ma gli ultimi lavori e il rallentamento registrato intorno al 2008 consumarono le ultime risorse che non bastarono ad inaugurare la struttura per via del mancato investimento sul futuro della struttura. Dal 19 aprile al 18 maggio 2008 fu esposta la mostra S.T.ART (Scienza Tecnologia e ARTe) alla villa Zingali-Tetto in via Etnea, dal benaugurante titolo che sollecitava "l'inizio" della Città della scienza catanese. Tuttavia al proposito della mostra non seguì una effettiva apertura del complesso. Dal 31 dicembre del 2009, data di consegna dell'opera, la struttura rimase pertanto completa, ma chiusa anche per via del blocco impartito dall'allora rettore e dal direttore amministrativo dell'ateneo catanese, nonostante l'entusiasmo e la preparazione di venti persone assunte per ricoprire il ruolo di guida e informatori culturali. Nel 2010 si registrano manifestazioni di protesta e occupazioni del sito per attirare l'attenzione dei media. Alla fine del 2011 si ottenne nominalmente, dopo due anni di attesa, un finanziamento di duecentomila euro provenienti dai fondi nazionali per la diffusione della cultura scientifica i quali sarebbero serviti per lo start up. Nello stesso anno avveniva il passaggio di gestione alla Fondazione Cutgana, gestita da Angelo Messina, all'epoca dei fatti direttore dell'omonimo centro di tutela ambientale. La fondazione ottenne per il 2012 un piccolo ciclo di conferenze sfruttando l'auditorium della Città della scienza, ma tenendo ancora chiuso il resto dell'edificio. Il ciclo venne inaugurato dal fisico Antonio Zichichi e vide ospiti diverse importanti personalità del mondo scientifico e divulgativo. Tuttavia il finanziamento ottenuto nel 2011 non venne erogato e il progetto non decolla, chiudendo dopo il breve ciclo di conferenze. Angelo Messina, al centro di una serie di scandali relativi a sprechi di fondi universitari e pubblici, si dimette dalla carica di presidente della Fondazione che perde la gestione della Città della scienza. Con l'insediamento del nuovo rettore, Giacomo Pignataro, la delegata alle strutture museali universitarie è la professoressa Agata Copani, la quale, assieme ad un gruppo di docenti, tecnici e studenti universitari, in forma del tutto volontaria ha adeguato la struttura per le visite tra il 2013 e il 2014 e ribadendo la necessità di fondi necessari all'apertura definitiva, da rimodulare in quanto si prospettano nuovi lavori di adeguamento. La struttura che ricevette la Copani infatti, mancava di linea telefonica, inoltre i requisiti di sicurezza, rispettati nel periodo 2006-2009, sono cambiati e vanno adeguati. Nel 2014 il caso viene portato alla ribalta nazionale dal programma televisivo Striscia la notizia. L'apertura della struttura per via sperimentale grazie ad un accordo tra l'Università e il MIUR, prevista per la primavera immediatamente seguente, avvenne finalmente il 10 aprile del 2015, ospitando circa 50 alunni della Scuola media statale Amerigo Vespucci di Catania. Per i mesi di aprile e di maggio dell'anno sono state ospitate gratuitamente per un giorno per settimana numerosi alunni provenienti da tre scuole diverse (oltre alla Vespucci, la scuola elementare S. Giuffrida e la scuola media del Convitto Cutelli). L'apertura sperimentale è stato un test per saggiare i meccanismi della struttura e verificarne il gradimento ai fini dell'apertura definitiva. Quasi tutti i dipartimenti dell'ateneo catanese hanno contribuito riempiendo le aree espositive donando spontaneamente strumenti scientifici antichi e moderni, oltre ad alcune riproduzioni artistiche di animali realizzate riciclando i componenti di computer dismessi. Ha collaborato anche l'associazione di divulgazione scientifica fondata da Luigi Prestinenza, Stelle e Ambiente, con il prestito di due telescopi e relativi strumenti per poter osservare in sicurezza il disco solare e con la sistemazione del planetario. L'apertura sperimentale ha riscontrato un immediato successo, e ha messo in luce le criticità relative alla gestione delle visite, rivelatesi di piccola entità, tra cui la necessità di ottimizzare i tempi dilatandoli e la gestione dei gruppi. Le difficoltà sarebbero anche potute essere drasticamente inferiori qualora la struttura fosse stata testata già nel 2009. L'esito del test potrebbe quindi convincere gli investitori pubblici (il MIUR, ma anche il CNR o l'INFN) a concedere i fondi necessari per l'inaugurazione definitiva, necessaria anche alla stipula dei contratti di lavoro per il personale, fin qui volontario. Le aperture provvisorie continuano ospitando il 29 giugno dello stesso anno 32 studenti di varie fasce di età (9 provenienti dalla scuola primaria e secondaria di primo grado, 13 dalla scuola secondaria di secondo grado e 10 studenti universitari) accompagnati da docenti e interpreti in LIS, durante una visita organizzata dal Centro per l'Integrazione Attiva e Partecipata (CINAP) dell'Università di Catania e dall'Associazione Famiglie Audiolesi Etnei (AFAE), provenienti dalle città di Catania, Acireale, Paternò e Scordia. L'edificio scelto per ospitare la Città della scienza catanese ne ha anche condizionato in parte l'estetica e la gestione degli spazi. Trattandosi di un vecchio opificio, si sono potuti utilizzare i grandi ambienti destinati a deposito. Una parte dei lavori ha interessato la messa in sicurezza dell'alta ciminiera, imbrigliata in una tensostruttura che in caso di sisma violento permette alla colonna di mattoni di crollare su sé stessa in un punto localizzato e sicuro. Il cortile irregolare dove avveniva la pesatura dello zolfo, è diventato il fulcro del centro, attorno cui si distribuiscono i diversi ambienti, concepito come un luogo di incontro e di socializzazione, mentre gli elevati ambienti dalla notevole luminosità si sono prestati ad ospitare due livelli di visita, abbattendo i diaframmi realizzati dopo la chiusura della raffineria. L'edificio si trova esteso su 2700 metri quadrati distribuiti su circa 2000 m² di strutture chiuse e 700 m² costituiti dal cortile. L'ingresso è ricavato da un ambiente reso luminosissimo grazie al rivestimento di ampie superfici con lastre di vetro temperato da cui inizia uno scivolo a spirale in zinco-titanio conducente in una galleria sospesa che permette di vedere in contemporanea le attività del piano sottostante e gli spazi espositivi del secondo piano. La galleria si snoda per lunghezza attraverso tutti gli ambienti, legandoli tra loro. Le diverse sale sono concepite in funzione del visitatore evitando una cesura tra gli spazi espositivi e di interazione. La sala maggiore chiude il plesso a est ed è ritmata da tre alti pilastri rinforzati da un esoscheletro antisismico. Isolato dal percorso visita è l'auditorium, al quale si può accedere anche dalla via Costarelli. Parallelo ad esso sono i diversi ambienti di servizio e gli uffici per il personale. Il progetto della struttura è stato affidato agli architetti Pietro Cal e Salvatore Puleo. Gli spazi interni prevedono aree di interazione, espositive, di ristorazione. La distribuzione dello Science Centre - area di interazione - prende il nome di isole. Le isole delineate sono cinque: Vita, Robot, Bit, Eureka! e Spazio. Curato dal dipartimento di biologia, quest'area permette la comprensione delle discipline relative agli organismi viventi per comprenderne la diversità, il funzionamento e le interazioni dal livello molecolare a quello comunitario, attraverso i meccanismi evolutivi che condizionano i processi biologici. L'area ospita diversi microscopi, le riproduzioni tattili delle cellule (procariotica, eucariotica vegetale ed eucariotica animale) e l'albero della vita, un grande cilindro su cui è illustrata l'appartenenza delle principali specie viventi azionato dalla ruota della vita. Quest'area è dedicata alla robotica e alla realizzazione ed esposizione di automi. Tra i reperti in mostra, il braccio meccanico capace di risolvere il gioco della torre di Hanoi nel minor numero di mosse, robot capaci di calciare un pallone, salutare e inchinarsi. Questi macchinari servono a far capire quanto elaborate siano attività apparentemente semplici come i gesti quotidiani. Questa è anche l'unica area con guida museale elettronica. La sezione informatica del museo è caratterizzata dall'alta concentrazione di sofisticati elaboratori elettronici capaci di una interazione diretta tra l'uomo e il computer, di utilizzare interfacce tridimensionali, di percepire i movimenti del corpo umano e farlo interagire attraverso animazioni e simulazioni virtuali, di interagire con superfici tattili. Dedicato al mondo della fisica, l'area espositivo-ludica Eureka! possiede numerosi exhibit, ossia meccanismi concepiti per allenare la mente e imparare giocando. Si tratta di oggetti con cui interagire per apprendere i fondamentali di matematica, fisica e chimica, attraverso la sperimentazione diretta e le dimostrazioni di laboratorio riproducenti i fenomeni naturali. Il cannone di Bernoulli, per esempio, è un ventilatore capace di riprodurre il principio di Bernoulli; uno specchio curvo permette di conoscere l'anamorfismo; una bacinella retroilluminata serve a studiare la rifrazione. Eureka! convive con l'isola Spazio nel vasto salone orientale. Quest'isola è costituita dal pendolo di Foucault, a giugno 2015 ancora non attivo, dal planetario e dai telescopi. Il planetario dell'isola Spazio è un modello portatile, costituito da una volta in tela e da una tenda, sospesi in una parte del salone orientale. Grazie ad un proiettore è possibile osservare ad esempio la simulazione della volta celeste in qualsiasi orario di qualsiasi giorno, la processione del sole, le costellazioni, la simulazione di una pioggia di meteore. All'esterno, nel cortile, vengono ospitati i telescopi di proprietà dell'associazione Stelle e Ambiente per l'osservazione del sole grazie alla proiezione su un cartoncino rigido o con l'ausilio di un filtro protettivo. Sono a disposizione dei visitatori anche speciali occhialetti protettivi e vetri da saldatore, adeguati all'osservazione diretta del sole. All'interno del complesso sono ospitate diverse mostre finalizzate all'aspetto didattico ovvero al coinvolgimento emotivo-estetico. Le mostre didattiche sono distribuite lungo il corridoio sospeso, mentre le altre esposizioni non seguono percorsi lineari, incentivando la visita libera nel fruitore del museo. La filosofia delle esposizioni e delle installazioni artistiche si fonda sul pensiero di Frank Oppenheimer, fondatore dell'Exploratorium di San Francisco: "Sia l'arte che la scienza sono necessarie per comprendere pienamente la natura". La galleria sospesa è stata inaugurata con l'esposizione di oggetti appartenenti ai dipartimenti universitari dell'ateneo catanese. Adatta a ospitare mostre, nel 2015 espone diversi esemplari appartenenti alle collezioni storico-scientifiche abitualmente custodite nelle sedi dei dipartimenti di provenienza. Sono esposti esemplari di uccelli imbalsamati provenienti dal museo di zoologia di Catania, fossili del museo di paleontologia. La particolarità della galleria sta nel richiamare le sottostanti isole ludiche richiamando all'aspetto didattico il gioco e viceversa. Per esempio, al di sopra dell'isola Eureka! sono esposti alcuni esemplari dell'antica strumentazione di fisica, parte della vasta collezione universitaria (circa 200 pezzi) datati al periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Restaurati e catalogati prima dell'esposizione, alcuni di questi reperti sono pienamente funzionanti. Lungo gli ambienti esiste anche un percorso che parte dalla sala lettura per distribuirsi per tutto l'edificio intitolato Il linguaggio in mostra. Sono esposte frasi e comunicazioni verbali che conducono dalle prime articolazioni vocali al segno e alla scrittura digitale. L'area è curata dal dipartimento di Scienze Umanistiche e stimola il visitatore a porsi domande, attraverso un percorso aiutato da strumentazioni informatiche e interattive per raccontare la storia della parola umana, dalle teorie sulle origini del linguaggio alle prime forme di scrittura per giungere all'era di internet. Sparse lungo le sale sono ospiti anche diverse installazioni di arte concettuale ispirate alle scienze, attraverso proiezioni video, installazioni sonore, opere d'arte contemporanea, fotografie d'autore, in un percorso di contaminazione tra le culture che prende il nome di Arte e Scienza. Hanno contribuito in questi allestimenti: Antonio Corselli con l'opera Cyberbugs, riproduzioni artistiche di animali - in prevalenza insetti e crostacei - realizzate riciclando parti di vecchi computer; Stefano Zorzanello con le installazioni sonore di Kronophone, una installazione sonora, interattiva e permanente, capace di seguire il visitatore per tutta la durata della visita; Paolo Parisi con Observatorium, un ambiente in cartone isolato da dentro cui il visitatore può vedere il resto dell'ambiente attraverso diversi fori studiati per trasmettere l'assenza di isolamento; Federico Baronello con Paesaggi di Scienza, una mostra fotografica che combina paesaggi con elementi, immagini atte a rappresentare il paesaggio come racconto della storia (in questo caso dello sviluppo tecnologico, scientifico ed economico) ma anche di riagganciarsi a precisi riferimenti formali, quindi ideologici, del modernismo. L'angolo ricreativo, battezzato Kid corner, è adiacente alla caffetteria che costituisce un ambiente aperto, socializzante, adattabile anche per le attività di animazione. Qui si possono effettuare le pause durante la visita in un ambiente in parte all'interno, in parte in una veranda aperta che suggerisce una continuità tra l'interno e l'esterno. L'area funge da salotto comunicativo, dove potersi aggregare e discutere sui progressi della ricerca e in particolare sulle attività dell'Università di Catania. L'area bambini è uno spazio dedicato alle fasce di età prescolare, in cui giochi, libri e attività sono calibrate sulle esigenze dei piccoli, rimanendo sul tema delle scienze. La prima area della Città delle scienze ad essere sfruttata, è un ampio salone a gradoni che sfrutta il salto di quota tra la via Costarelli e il cortile interno. Conta 160 posti ed è adatto all'organizzazione di conferenze, convegni, seminari, workshop, science shows, rappresentazioni teatrali, proiezioni cinematografiche. Lo spazio è stato immaginato e progettato per dare un supporto scientifico alle attività divulgative. Progetto Hand On Universe Sito ufficiale, su cds.unict.it.

Deposito locomotive di Catania
Deposito locomotive di Catania

Il deposito locomotive di Catania è un'infrastruttura di servizio ferroviario per la sosta, la manutenzione ed il rifornimento delle locomotive ed automotrici, facente parte dei depositi locomotive delle Ferrovie dello Stato italiane; oggi è officina per il materiale rotabile di RFI. Con la previsione dell'apertura al traffico della tratta tra Messina e Catania e poco tempo dopo della prima parte della Ferrovia Palermo-Catania si delineò la necessità di avere un impianto ferroviario in grado di fornire quanto occorreva per l'esercizio a vapore delle importanti direttrici di traffico commerciale inaugurate. La società concessionaria per la costruzione delle dette linee, la Società Vittorio Emanuele il 27 agosto 1863 aveva affidato la costruzione delle nuove linee ferroviarie a una società formata dai signori Parent, Schaken e C. e Salamanca subconcessa un mese dopo a un'ulteriore società in accomandita, formata dai signori Vitali, Picard, Charles e C., costituitasi l'anno prima a Parigi i cui soci accomandanti erano Parent, Schaken e C. e gli accomandatari Vitali, Picard, Charles ed Oscar Stevens. Quest'ultima società sub-appaltò ulteriormente la costruzione dei tronchi ferroviari Alcantara-Catania, Catania-Siracusa, ed i lavori della Stazione di Catania Centrale all'impresa Beltrami Gallone e C. Nel 1866 non riuscendo a portare a termine i lavori per motivi finanziari, la Società Vittorio Emanuele pose in liquidazione la Società Vitali, Picard, Charles e C. Il 29 novembre stipulava una nuova convenzione con l'Impresa Generale per la costruzione delle strade ferrate calabro-sicule per continuare i lavori relativi tra cui la costruzione di un impianto di rimessa attiguo alla stazione. Dopo il fallimento della Vittorio Emanuele l'impianto (piuttosto dimesso e di piccole dimensioni) venne preso in carico dalla Società Italiana per le strade ferrate meridionali. Fu proprio a partire dalla fine degli anni settanta del XIX secolo che, sotto l'impulso del nuovo traffico determinato dall'arrivo a Catania per ferrovia degli zolfi dell'ennese e del nisseno per la lavorazione nelle locali industrie e per la spedizione via mare dal Porto di Catania che si delineò l'importanza strategica dell'impianto che forniva le locomotive per la Ferrovia Palermo-Catania (di fatto la linea dello zolfo). Nel 1885 a seguito delle Convenzioni alla "Meridionale" subentrò la Società per le Strade Ferrate della Sicilia; mentre nel 1870 giungeva a Catania solo il 12% della produzione isolana di zolfo nel 1885, per ferrovia, ne giungevano ben 133.000 tonnellate (circa il 43% dell'intera produzione siciliana). Proprio in conseguenza dell'importanza di tale traffico merci il deposito di Catania venne potenziato e ampliato e gli furono assegnate numerose locomotive a vapore. In seguito al passaggio alle Ferrovie dello Stato Italiane gli furono assegnate numerose tra le più potenti dell'intero parco FS come le Gr.480 e le Gr.746. Le sorti del deposito di Catania hanno seguito quelle dell'economia della Sicilia orientale: la crisi dell'industria estrattiva e dello zolfo prima e quella più recente del mercato agrumario e ortofrutticolo unita a una certa politica di abbandono del trasporto merci e viaggiatori isolano da parte delle FS. Dagli anni duemila è in corso un fortissimo ridimensionamento con la prospettiva di trasferimento degli impianti dalla sede di piazza Europa, a Catania, a quella, da realizzare di Bicocca prossima alla Zona industriale di Catania e attigua all'Interporto di Catania Bicocca. Sono state via via chiuse le rimesse circolari, le officine motori Diesel e automotrici lasciando attiva solo la piccola manutenzione. L'area occupata dal deposito locomotive è posta interamente sulle scogliere rocciose a nord della Stazione di Catania Centrale occupando sostanzialmente l'area costiera posta tra la piazza Galatea e la piazza Europa della città di Catania. Il suo limite ovest è costituito dalla linea ferroviaria per Messina e quello est dal mare Jonio. L'ingresso e l'uscita dei rotabili avvengono dal lato sud per mezzo del collegamento dell'ultimo deviatoio di punta del deposito ai binari di stazione. Il deposito, inizialmente per trazione a vapore, ha esteso la sua dotazione di rotabili alle automotrici intorno alla metà degli anni trenta divenendo quindi anche per trazione diesel. Nei primi anni sessanta in conseguenza dell'elettrificazione della linea Messina-Catania è divenuto anche un deposito per trazione elettrica. L'officina del deposito di Catania era particolarmente attrezzata per la manutenzione e la riparazione delle locomotive a vapore; con l'arrivo delle automotrici vennero approntati i reparti specializzati per la revisione e riparazione dei motori termici Diesel. In particolare nel secondo dopoguerra venne approntata la linea di revisione e riparazione del motore Fiat tipo 700, a carter secco, che equipaggiava le prime automotrici con motore sottocassa (RALn 60) e i locomotori da manovra 218. L'infrastruttura è costituita essenzialmente da alcune grandi strutture: al centro un grande fabbricato-officina a sette binari coperti con relative fosse di ispezione e lavoro e attrezzature e ponti per il sollevamento dei mezzi di trazione elettrici. Dal lato sud vi arrivano, all'esterno, 9 binari tronchi (tra cui i 7 che si prolungano all'interno). Dal lato del mare i binari si prolungano fino alla grande Piattaforma girevole ferroviaria da 21 m che permette l'accesso alla grande rimessa circolare concentrica da 36 sezioni coperte per rotabili a cui sono attigue le officine meccaniche diesel e a vapore. Dal lato interno, ad ovest, un piccolo fascio di binari tronchi di sosta termina contro un grande fabbricati per dormitorio e alloggi del personale d'impianto in servizio, oltre ai servizi. Ortogonale ad esse sul lato nord la palazzina degli uffici direzionali e del personale. Numerose altre costruzioni sparse soprattutto sul lato del mare servono per le scorte di combustibili e lubrificanti e per magazzini vari. Al centro dell'impianto, a lato della rimessa, fino alla fine degli anni sessanta esisteva un grande impianto di caricamento del carbone per le locomotive a vapore e le fosse da visita e per lo scarico delle scorie. Di queste non rimane più traccia dopo la cessazione della trazione a vapore. Le vecchie torri dell'acqua intorno ai primi anni ottanta sono state sostituite da un alto serbatoio in acciaio di forma a fungo. Il deposito, molto trafficato e importante, con un organico complessivo di personale assegnato di oltre 700 unità cominciò a perdere importanza in seguito alla riforma delle ferrovie iniziata alla fine degli anni ottanta: la chiusura delle linee dell'Alcantara e della Valle del Salso, la successiva riduzione progressiva dei servizi offerti sulle linee della Sicilia sud-orientale (con la rinuncia al traffico merci relativo alle aree del ragusano e del vittoriese), l'elettrificazione della Ferrovia Palermo-Catania e infine il trasferimento alla Regione Siciliana, (al 2015 ancora inadempiente riguardo all'attuazione di un piano ferroviario regionale), delle competenze relative al trasporto ferroviario locale hanno progressivamente ridotto a termini minimi l'occorrenza di locomotive diesel, di automotrici e di mezzi elettrici nonché di personale di macchina e di officina. Le officine che prima procedevano anche alle riparazioni importanti delle locomotive e delle automotrici sono state ridotte alla sola effettuazione delle piccole operazioni di manutenzione con riduzione del personale a poche decine di unità. Il programma di ristrutturazione degli impianti ferroviari, con interramento dell'intero tracciato ferroviario costiero, prevede il trasferimento proprietario tra le parti (FS e Comune di Catania) per la dismissione totale dell'impianto e il trasferimento di alcune strutture essenziali in un'area a sud della città di Catania. Al termine delle operazioni previste lo storico impianto scomparirà del tutto. L'impianto catanese ha, nel tempo conosciuto l'assegnazione di un grande numero e varietà di locomotive: Locomotiva FS 410 Locomotiva FS 471 Locomotiva FS 480 Locomotiva FS 625 Locomotiva FS 685 Locomotiva FS 736 Locomotiva FS 740 Locomotiva FS 741. Locomotiva FS 744 Locomotiva FS 746. Locomotiva FS 835 Locomotiva FS 851 Locomotiva FS 896 Locomotiva FS 940 da manovra Locomotiva 214 Locomotiva 218 Locomotiva 225 Locomotiva 245 Locomotiva FS D.143 da treno Locomotiva FS D.343 Locomotiva FS D.443 Per un certo periodo sono state assegnate Locomotiva FS D.341 e Locomotiva FS D.345 Automotrice ALn 56 Automotrice ALn 556 ALn 668.1500, 1600, 1000, 3000,,, Locomotiva FS E.636 L'impianto di Catania venne dotato a partire dalla scomparsa della trazione a vapore nei treni viaggiatori, (intorno alla fine degli anni sessanta), di carri riscaldo a vapore per fornire il riscaldamento nel periodo invernale alle carrozze viaggiatori di tipo più antico e perciò prive del REC (riscaldamento elettrico carrozze). All'inizio degli anni ottanta questi vennero sostituiti dai nuovi furgoni motogeneratori (Vrecz) essendosi verificato il problema opposto; essendo ormai tutte le carrozze provviste di REC, i locomotori D.343 e D.443, non erano in grado di alimentarle. Il deposito di Catania è stato inoltre sede di Carro soccorso di 1ª categoria per tutte le operazioni di soccorso in linea e pronto intervento tecnico per guasti o incidenti che riguardavano il settore trazione e i rotabili relativi. Salvatore Amoroso e Ettore Caliri, La linea di Vallelunga. La tormentata genesi del collegamento ferroviario tra Palermo e Catania, Palermo, Aracne, 1985. Renato Cesa De Marchi, Ricordi di Sicilia, in I Treni, vol. 5, n. 160, 1995, pp. 22–29Cesa De Marchi. Attilio Di Iorio, Nei depositi si cambia!, in I Treni, 19 (1998), n. 190, pp. 20–25. Attilio Di Iorio, Dalla Sicilia all'Italia centrale, in I Treni 7/8 (1998), n. 195, pp. 12–17, ETR, Salò, 1998. Iacometto Iacometti, Il nuovo deposito locomotive di catania, in Rivista tecnica delle ferrovie italiane, a. 11, 22 (1922), n. 1, pp. 1-4 e tavv. 1-2. Camillo Lacchè, Le prime strade ferrate calabro-sicule, in La tecnica professionale, Lavori e costruzioni. Impianti elettrici, 39 (1974), n. 2, pp. 21–24. Aldo Lo Monte, Giuseppe Sergi, Città e binari: Catania, in I Treni Oggi, 4 (1983), n. 27, pp. 21–29. Erminio Mascherpa e Gian Guido Turchi, 746 la grande (seconda parte), in I Treni, vol. 1, n. 156, 1995, pp. 20–32. Angelo Nascimbene, Gianfranco Berto, Depositi locomotive. Dal grande vapore all'Alta Velocità, in Tutto treno tema, (1997), n. 11, pp. 1–83. RFI, Fascicolo orario RFI 152, Catania C.le Circolazione dei mezzi di trazione da e per il Deposito Locomotive (PDF), p. 13. Aldo Riccardi, Le eclettiche Gruppo 851, in Tuttotreno, 3 (2008), n.217, pp. 26–39. Francesco Virgillito, Catania. I treni e il servizio, in Tutto treno, 12 (1999), n. 120, pp. 20–23. Stazione di Catania Centrale Ferrovia Messina-Siracusa Ferrovia Palermo-Catania Ferrovia Catania-Caltagirone-Gela Ferrovia Catania-Motta-Regalbuto Ferrovia Taormina-Alcantara-Randazzo Rete ferroviaria della Sicilia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul deposito locomotive di Catania Il deposito locomotive di Catania su Wikimapia, su wikimapia.org.

Chiesa di Santa Maria della Guardia
Chiesa di Santa Maria della Guardia

La chiesa di Santa Maria della Guardia è uno dei centri religiosi di Catania, sita nella piazzetta omonima nel quartiere Guardia, e sede principale dell'omonima parrocchia. Conta numerose opere d'arte ed una facciata di indubbio interesse storico ed architettonico. Domina l'omonima piazza con il suo profilo ed è uno tra i centri parrocchiali più importanti del quartiere, con oltre 7000 fedeli. Inizialmente costruita nella seconda metà dell'Ottocento, è stata danneggiata durante la seconda guerra mondiale ed in seguito restaurata. Nel 1865 la borgata di Guardia rappresentava una superficie arida di nuda e nera lava vulcanica. Verso il 1870-1872 alcuni fedeli, che si recavano annualmente in questa contrada, ebbero l'idea di edificare una chiesa, allo scopo di sviluppare moralmente e materialmente la ridente borgata e potere adempiere ai loro doveri religiosi nei mesi estivi. Coloro che si incaricarono di portare a termine l'ambizioso progetto furono: Prof. Salvatore Bruno dell'Università degli Studi di Catania, che concesse il terreno che sarebbe stato usato per costruire la chiesa, il Sac. Finocchiaro e l'avvocato Antonino Zappalà Spina, che si occuparono in seguito della realizzazione pratica del progetto edificando la prima chiesa, che ebbe una forma circolare. Durante la costruzione Zappalà Spina si recò in terra francese e, giungendo per mare a Marsiglia, fu colpito dalla bellezza del faro che splendeva luminosissimo sul promontorio del porto, dove una grande statua dorata di Maria a corona della chiesa, assurgeva a funzioni di faro nei confronti dei naviganti. Naturalmente questo spunto viene immediatamente colto dallo Spina, il quale designerà poi la sua chiesa con il nome chiaramente simbolico di Guardia. Le fonti sul giorno di apertura della chiesa sono discordanti: la parrocchia ricorda come data il 10 aprile 1875, altri testi il 1º aprile 1874: tutte le fonti sono però d'accordo sul fatto che la benedizione venne effettuata e officiata da Sua Eminenza il Reverendissimo Monsignore Benedetto Dusmet, Arcivescovo di Catania. Di quel giorno si conservano alcune annotazioni: Successivamente, con atto notarile 16 marzo 1877, presso il Not. Distefano Grasso, il nominato prof. Can. Salvo Bruno fece donazione del terreno, figurato a parallelogramma, dove era costruita la Chiesa, all'Arciv. Dusmet come unico parroco della Diocesi. Due anni dopo veniva affidata dallo stesso arcivescovo ai frati minori che vi aggregarono il loro convento. Questi frati, secondo le informazioni tradizionalmente tramandate nella parrocchia, si insediarono soltanto nel 1885, e non, come riportano altri testi, nel 1876. Ingrandita nel 1903, venne restaurata per l'ultima vola dopo la seconda guerra mondiale. Uno dei più importanti paramenti della chiesa è senza dubbio il quadro di Maria, dipinto presumibilmente dal pittore siciliano Antonino Gandolfo intorno al 1877 su commissione del già citato avv. Zappalà Spina. L'attribuzione del dipinto è stata a lungo incerta: infatti, fino ai giorni nostri, ben cinque membri della famiglia Gandolfo hanno seguito la vocazione di pittore, di cui quattro maschi ed una donna. Dal punto di vista cronologico, tuttavia, appare chiaro che a dipingere la "Madonna" fu sicuramente Antonino, visto che lo zio Giuseppe, di eguale fama, morì nel 1855. Il dipinto, che è ritenuto ancor oggi il "simbolo della parrocchia", è stato recentemente restaurato. Si tratta di un olio su tavola di legno, di dimensione 76 × 94 cm. La storia del dipinto è stata travagliata e difficile, motivo per cui sarà analizzata nel dettaglio nel testo seguente. Dopo la benedizione della chiesa, uno degli atti primari fu quello di far dipingere un ritratto, utile alla concretizzazione del concetto di Guardia, da parte di qualche pittore del luogo. Di questa incombenza si occupò l'avv. Spina, noto per l'indubbio contributo sia nella costruzione che nella successiva nominazione della chiesa. Per questa ragione, l'avv. Spina invitò presso la sua villa un ottimo pittore del luogo, il Gandolfo, al quale suggerì l'idea della realizzazione di un quadro. La realizzazione fu felice: nel dipingere, il Gandolfo si ispirò alla figura della Madonna di Raffaello, nota come la Madonna di "Foligno", e la ridisegnò, inserendo una serie di riferimenti alla chiesa della Guardia: ai piedi della Madonna, circondata di angeli, dipinse una giovinetta, simbolo della nascente borgata che offre il cuore a Maria; dalle braccia di Maria, il bambino Gesù, porge alla ragazza un'ancora, segno di stabilità e di fermezza della fede; a destra dipinse la chiesetta della Guardia con sullo sfondo la scogliera di San Giovanni li Cuti, a sinistra, in profondità, la Cattedrale di Catania, di cui ricordiamo naturalmente il forte significato simbolico legato alla figura di Sant'Agata, e quindi, in lontananza, il monte Etna, che all'epoca doveva essere realmente visibile dal punto ove sorgeva la chiesa. I colori del dipinto sono solo in parte quelli della pittura contemporanea al Gandolfo: il manto vermiglio, le nuvole morbide, il drappeggio nei vestiti non sono tutte caratteristiche proprie della cultura pittorica dell'epoca, in cui il Gandolfo si inserisce, ma si rifanno alla Madonna di Foligno, che segue la linea del suo tempo. Il quadro, dal punto di vista artistico, è davvero un piccolo capolavoro della pittura siciliana. Verosimilmente, la pittura del quadro venne conclusa nel 1877, diventando immediatamente il simbolo della chiesa e della protezione simbolica di essa. L'originale del quadro andò completamente distrutto durante la seconda guerra mondiale; esiste tuttavia una copia, commissionata in seguito alla distruzione della chiesa dopo il secondo conflitto mondiale, al pittore Emanuele Di Giovanni (1887-1979), allievo di Antonino Gandolfo, il quale lo copiò, insieme ad altre opere d'arte allora presenti nella chiesa. Al Di Giovanni, infatti, sono da attribuire anche alcuni dipinti conservati negli altari minori della chiesa. Da sempre impegnata in attività molteplici quali beneficenza, corsi, gruppi di preghiere ed altro, la chiesa di Santa Maria della Guardia è inoltre regolarmente impegnata in numerose attività teatrali, solitamente svolte nel piccolo teatro a lato della chiesa, nell'edificio parrocchiale. Attualmente, questo progetto ha realizzato un buon successo di pubblico; sono state infatti realizzate più di dieci rappresentazioni, con numerosi attori e addetti ai lavori quali collaboratori e costumisti. Per lo più si tratta di trasposizioni dialettali di opere di grandi scrittori per il teatro quali Mòliere e Goldoni. Da non dimenticare inoltre le rappresentazioni sacre, quali "La passione di Cristo", "San Francesco d'Assisi" ed "Il martirio di Sant'Agata". Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet Antonino Gandolfo (pittore) Emanuele Di Giovanni Sito ufficiale, su parrocchiadellaguardia.it. Chiesa di Santa Maria della Guardia, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Giovanni XXIII (metropolitana di Catania)
Giovanni XXIII (metropolitana di Catania)

Giovanni XXIII è una stazione della metropolitana di Catania, posta sulla tratta metropolitana che si dirama dalla stazione di Galatea, e che quindi si discosta dal vecchio tracciato di superficie, in direzione dell'aeroporto, penetrando all'interno del centro cittadino. Essa è di tipologia sotterranea, ed è gestita dalla Ferrovia Circumetnea. La costruzione iniziò nel novembre del 2001 con uno scavo di penetrazione a cielo aperto sulla parte a nord-est dell'omonima piazza. I lavori furono ritardati da varie vicende tecniche ed economiche. Il tratto da Galatea a Giovanni XXIII subì una prima interruzione degli scavi a causa di una condotta fognaria non prevista nel progetto esecutivo. Nel 2003, ripresi i lavori, vennero interrotti a causa di una ristrutturazione edilizia che aveva consolidato le fondamenta di un edificio in viale Africa non tenendo conto della prossimità degli scavi della galleria; per non minare la stabilità della struttura si dovette riprogettare il tratto di galleria, bandendo un nuovo appalto, con ulteriore allungamento dei tempi di costruzione. Tale tratto di tunnel fu ultimato nel 2015 impiegando una tecnica avanzata, che riduceva le sollecitazioni agli edifici sovrastanti. Il tunnel fu allacciato al tratto Borgo-Galatea e Giovanni XXIII-Stesicoro nel 2016. La fermata venne ultimata nei primi giorni di dicembre 2016 ed inaugurata il 20 dicembre dello stesso anno. La stazione è la più grande tra quelle esistenti. Fu ultimata e inaugurata contestualmente alla nuova tratta Borgo-Nesima il 30 Marzo 2017. Le uscite principali portano alla sovrastante piazza tramite rampe di scale fisse e mobili e ascensori. Altre uscite portano sul marciapiede sud di Viale Africa, tramite un breve sottopassaggio pedonale. L'edificio si sviluppa su tre livelli, il primo in superficie dove si trovano gli accessi, il secondo è costituito da un grande atrio dove sono presenti i tornelli di accesso, i distributori automatici di titoli di viaggio e alcuni locali commerciali; da qui tramite due rampe di scale fisse e mobili e ascensori si raggiunge il terzo livello dove sono presenti le banchine di accesso alle carrozze; questi due ultimi livelli si trovano sottoterra. I colori identificativi dei rivestimenti sono il bianco e il grigio, e richiamano la bicromia tipica del barocco etneo; le insegne sono color turchese. Con l'inaugurazione, è stata soppressa la fermata di Stazione FS all'interno della stazione centrale RFI posta al margine del fascio binari e raggiungibile attraverso apposito sottopassaggio. Questo ha creato una criticità nell'interscambio tra le due infrastrutture, che adesso avviene all'esterno di P.zza Giovanni XXIII, costringendo i viaggiatori ad uscire in superficie e percorrere un ampio tratto di marciapiede scoperto esposto alle intemperie. In progetto è prevista la creazione di un sottopasso pedonale tra la fermata metropolitana e la futura stazione interrata di Catania Centrale nell'ambito del riammodernamento del passante ferroviario di Catania. La fermata è il più importante nodo intermodale dell'intera linea e permette l'interscambio viaggiatori, tramite la stazione di Catania Centrale, con i servizi ferroviari a lunga percorrenza e regionali e, nella stessa piazza, con gli autobus urbani AMT dei quali si trova il capolinea nº 4(linee 421, 431N, 431R, 433, 439, 442, 530, 534, 628N, 628R, 902, 927, ALIBUS, L-EX) e, nelle autostazioni adiacenti con gli autobus suburbani ed extraurbani dell'Azienda Siciliana Trasporti (AST), della Interbus, della SAIS, della Baltour e della Eurolines con collegamenti regionali, nazionali ed internazionali. La stazione è dotata di: Ascensori per portatori di handicap; Scale mobili; Servizio di video sorveglianza; Biglietteria automatica; Annuncio sonoro annunciante l'arrivo dei treni; Esercizi commerciali (non attivi). Stazione ferroviaria di Catania Centrale Autostazione bus urbani dell'AMTS Autostazione bus suburbani ed extraurbani (AST, Interbus) Autostazione bus regionali, nazionali ed internazionali (SAIS, Interbus, Baltour, Eurolines) Stazione taxi Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Giovanni XXIII Sito FCE, su circumetnea.it. Fce-Metro sito non ufficiale, su fcemetro.altervista.org. URL consultato il 9 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2015).