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Chiesa di Santa Maria a Sicola

Chiese sconsacrate di NapoliForcella (Napoli)Pagine con mappe
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La chiesa di Santa Maria a Sicola è un luogo di culto di Napoli, situata in vico Santa Maria Antesaecula, presso il rione di Forcella.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Maria a Sicola (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Maria a Sicola
Via Santa Maria Antesaecula, Napoli Municipalità 3

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Via Santa Maria Antesaecula
80137 Napoli, Municipalità 3
Campania, Italia
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Luoghi vicini

Chiesa di San Severo fuori le mura
Chiesa di San Severo fuori le mura

La chiesa di San Severo fuori le mura (meglio conosciuta come San Severo alla Sanità) è un'antica chiesa di Napoli e sorge in uno dei quartieri più popolosi del capoluogo campano (rione Sanità), in piazza San Severo a Capodimonte. Alla fine del IV secolo, il vescovo Severo, pose il suo sepolcro gentilizio sul sito dove poi vennero erette le sue catacombe. Quando le spoglie del vescovo vennero trasferite nella chiesa di San Giorgio Maggiore, la devozione popolare che circondava l'area cimiteriale andò via via a diminuire. La chiesa attuale fu eretta molto più in là, nel XVI secolo. Il tempio infatti fu costruito nel 1573 per volontà dell'arcivescovo Mario Carafa, che in seguito lo affidò ai conventuali. Nel 1680, i frati, inaugurarono un riassetto globale del complesso, attuarono dei rimaneggiamenti, mentre l'ampliamento venne affidato a Dionisio Lazzari. Nell'attiguo monastero Domenico Cimarosa mosse i primi passi nell'apprendimento della musica. La chiesa presenta una pianta a croce latina con tre cappelle per lato e transetto. A sinistra dell'atrio vi è una piccola cappella con un'antica statua del santo titolare. All'ingresso, su entrambi i lati, si trova un'acquasantiera con un angioletto in stucco che regge un drappo su cui è inciso lo stemma francescano. Sulle pareti laterali delle cappelle un ignoto pittore napoletano dell'Ottocento dipinse le immagini dei dodici apostoli su rame o a fresco. Nella prima cappella a destra si conserva una Pietà di Benedetto Torre, mentre nella seconda un'Annunciazione di Leandro Carcano. Nel braccio destro del transetto si ammira un pregevole altare in marmi policromi sovrastato da un Sant'Antonio in gloria di Antonio Cicalese. Sulla parete sinistra è collocata una Madonna del Rosario di Paolo de Matteis e su quella destra I Santi Pietro e Paolo di Pietro Lambertucci. Oltrepassata la balaustra, si accede all'area absidale con l'altare maggiore in marmi policromi, nel cui paliotto è incassato un Cristo Morto in stucco. Alle spalle ci sono, ai lati, due nicchie che accolgono le statue in stucco dei Santi Ludovico da Tolosa e Anselmo (attribuite alla mano di Giuseppe Scarola) e, al centro, la cona che racchiude una grande tavola di Dirk Hendricksz con la Madonna con il Bambino e i Santi Severo, Ludovico, Francesco e Antonio. Sopraelevato rispetto all'abside, è il coro dominato da un pregevole organo del 1780 dei fratelli Carlo e Nicola Mancini. Nel braccio sinistro del transetto si imbatte in un altro bell'altare in stucco che richiama i colori dei marmi policromi, sul quale campeggia un Miracolo delle Rose di ignoto pittore settecentesco. Accanto a questa tela, sulla destra, è murato uno splendido rilievo marmoreo di Girolamo D'Auria rappresentante la Madonna con il Bambino. Sulla parete destra è collocata una Visitazione di Paolo de Matteis, su quella sinistra I Santi Francesco e Rocco in estasi al cospetto della Madonna con il Bambino di Pietro Lambertucci. La terza cappella a sinistra permette di accedere alle eponime catacombe paleocristiane che conservano affreschi e resti lapidei del V-VII secolo. La seconda cappella contiene un Santo Vescovo in gloria della scuola di Luca Giordano (forse si tratta di Nicola Malinconico), mentre la prima un crocifisso ligneo dell'Ottocento. Adiacente alla chiesa è l'Oratorio della Confraternita dei Bianchi di Sant'Antonio col suo interno decorato da pregevoli stucchi e ben ventitré tele, molte delle quali sono state realizzate da importanti pittori locali (Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Francesco Fracanzano, Giovan Battista Spinelli, Giacinto Diano, Michele Ragolia). Vincenzo Regina, Le chiese di Napoli. Viaggio indimenticabile attraverso la storia artistica, architettonica, letteraria, civile e spirituale della Napoli sacra, Newton e Compton editore, Napoli 2004. Chiese di Napoli Figlio Velato Rione Sanità Monumenti di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Severo fuori le mura

Complesso dei Cinesi

Il complesso dei Cinesi è una struttura storico-religiosa di Napoli; è sita nel centro storico, nella omonima zona situata tra Capodimonte e il rione Sanità. Il complesso è formato da un collegio e da una chiesa monumentale. La struttura originaria era costituita da un palazzo civile; questo, nella prima metà del XVII secolo, venne trasformato in un monastero dedicato a santa Francesca Romana. Più tardi la chiesa venne ceduta dai padri olivetani a padre Matteo Ripa; costui, ritornato nel 1724 dalla Cina dove era stato missionario per 13 anni, volle che l'intero complesso venisse utilizzato come istituto d'educazione missionaria per i giovani cinesi che aveva riportato con sé da Pechino, con lo scopo di formare un clero autoctono da rimandare in Cina per evangelizzare quel popolo. Con soli cinque seminaristi nacque così il Collegio dei Cinesi. Il religioso, per l'istituzione del suo collegio, riuscì ad avere il pieno appoggio anche da papa Clemente XII, mentre, per quanto riguarda l'aiuto finanziario, venne pienamente aiutato da Carlo VI. Il complesso, con l'Unità d'Italia, fu denominato "Real Collegio Asiatico" e, in seguito, subì numerose altre vicende storiche: nel 1888 venne trasformato in Real Istituto Orientale di Napoli, nel 1897 fu trasformato in un collegio per ragazze orfane, nel 1910 fu aperto nella struttura l'ospedale Elena d'Aosta. La struttura ha subito anche varie trasformazioni architettoniche; ma, ancor oggi costituisce una pregevole testimonianza artistica ed architettonica, tra gli elementi architettonici di spicco vi è sicuramente l'androne caratterizzato da una grande volta affrescata del XVIII secolo, nel quale, inoltre, vi è lo stemma dell'istituto; da menzionare anche il mezzo busto di Matteo Ripa scolpito da Leonardo Di Candia. La chiesa della Sacra Famiglia dei Cinesi è stata inaugurata nel 1732 e rimaneggiata nel 1814. La sua facciata si svolge secondo due livelli posti orizzontalmente. Il primo, partendo dall'alto, è accompagnato da una finestra rettangolare immessa tra lesene composite e da un timpano triangolare. Il livello inferiore, è caratterizzato da un portale con timpano spezzato, al cui centro è presente un gran medaglione a volute. Il suo interno è formato da un'unica navata articolata mediante insoliti elementi architettonici, ovvero, da pareti laterali estremamente ricurve; il presbiterio, si conclude con abside e coro prospicienti l'altare maggiore. La cupola è accompagnata da un lanternino. I cherubini dell'altare maggiore, in commessa marmorea, sono di Angelo Viva. La tela sull'altare principale è di Antonio Sarnelli (1769). Vanno segnalate anche due tele della scuola di Francesco De Mura, quattro statue di santi in rame, eseguite su disegno di Francesco Solimena, e la Madonna della Misericordia in gesso di Stanislao Lista. Il bell'organo dei fratelli Mancini risale al 1792. Nella sagrestia vi sono anche opere scultoree del celebre Giuseppe Sammartino. Dopo una lunga fase di restauro, la chiesa è stata riaperta al pubblico nel giugno del 2018. Chiese di Napoli Rione Sanità La chiesa dei Cinesi a Napoli Archiviato l'11 agosto 2018 in Internet Archive.

Chiesa dei Santi Bernardo e Margherita a Fonseca
Chiesa dei Santi Bernardo e Margherita a Fonseca

La chiesa dei Santi Bernardo e Margherita a Fonseca è una chiesa monumentale di Napoli, ubicata in vico Santa Margherita a Fonseca, nel quartiere Stella. Eretta a metà del XVII secolo dall'architetto Pietro De Marino, con aula e volta a botte, alla fine del secolo fu restaurata con l'aggiunta delle cappelle, di un ingresso laterale ed infine fu costruita una cupola nel presbiterio che modificò l'illuminazione primitiva. Nel 1734 venne affidato a Domenico Vaccaro il compito di realizzare gli stucchi e gli arredamenti. La scomparsa dell'attiguo ritiro di monache (riconvertito in scuola elementare) e il terremoto del 1980 hanno causato la chiusura del tempio ai fedeli per più di venti anni, durante i quali ignoti hanno predato i pregiati marmi e i preziosi arredi sacri, oltre ad un cospicuo numero di reliquie. Le tele di Paolo De Matteis, Nicola Malinconico, Jacopo Cestaro, Paolo Finoglio e della scuola di Francesco Solimena sono state trasferite e attualmente sono esposte al Museo civico di Castel Nuovo. La struttura, lasciata a sé stessa con grave pericolo di crollo, è stata recuperata dopo anni di lavoro, alla fine dei quali, grazie alle pressioni del parroco della chiesa della Santissima Annunziata a Fonseca, l'edificio è stato riaperto con la funzione di oratorio parrocchiale, in un'area dove l'assenza di centri culturali alternativi alla strada (e di conseguenza alla delinquenza) è assai marcata. Fu fondato nel 1634, quando un ritiro di trenta vedove votate alla vita di clausura, già creato nel tardo XVII secolo, si trasferì nella zona, all'epoca stramane (extra moenia in lingua napoletana) e di proprietà della nobile famiglia dei Fonseca, dai quali tutta la zona prende il nome. Dal 1920 ospita il XIX Circolo Didattico Vincenzo Russo. Rimangono come visibili tracce del passato il bel portale coevo dalle linee morbide con lo stemma dell'antico monastero e i fregi originali lungo un lato dell'edificio che conserva anche l'originale muratura in tufo e le arcate cieche alternate a lesene sormontate da capitelli che ricalcano lo stile corinzio. Al suo interno, nonostante le varie trasformazioni per adeguarlo a struttura scolastica, l'antico aspetto è ancora osservabile, a partire dal portale interno, decorato a marmi policromi, con ai lati le due finestre usate un tempo per permettere i contatti con l'esterno. Anche una "ruota" è ancora ubicata al suo posto. La cappella interna al convento mostra nonostante le spoliazioni il pomposo apparato decorativo settecentesco. Infine, sulla volta di alcuni ambienti non accessibili e non facenti parte del plesso scolastico sono conservate decorazioni a grotteschi. Vincenzo Regina, Le chiese di Napoli. Viaggio indimenticabile attraverso la storia artistica, architettonica, letteraria, civile e spirituale della Napoli sacra, Roma, Newton Compton, 2004. ISBN 88-541-0117-6. Chiese di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Bernardo e Margherita a Fonseca

Rione Sanità
Rione Sanità

Il Rione Sanità è uno dei rioni di Napoli, facente parte della Municipalità 3 Stella-San Carlo all’Arena. Corrisponde ad un’area ubicata a nord delle mura vicereali di Napoli e precisamente a nord del Borgo dei Vergini fino alle falde della collina di Capodimonte. Precisamente inizia da piazza Vergini e comprende la zona di via Sanità, Piazza Sanità, fino alla zona dell'Ospedale San Gennaro detto dei Poveri. Il Rione Sanità fu edificato alla fine del XVI secolo in un vallone utilizzato sin dall'epoca greco-romana come luogo di sepoltura. In questo rione sono sorti ipogei ellenistici e catacombe paleocristiane, come quelle di San Gennaro e San Gaudioso, stringendo una forte relazione tra uomo e morte che si è protratta nei secoli, dimostrata dal cimitero delle Fontanelle, adoperato per ospitare le vittime della grande peste del 1656. Già nel XV secolo era situato tra le amene campagne su cui oggi sorge il rione, presso la paleocristiana basilica di San Gennaro fuori le mura e un monastero abbandonato, un lazzaretto per appestati, quello che sempre dopo la medesima infausta peste del 1656 fu ampliato e divenne l'attuale ospedale di San Gennaro dei Poveri. Perché sia stato collocato qui un ospizio per ammorbati lo si può riscontrare dall'etimo della zona, riconducibile alla sua salubritas sia naturale che sovrannaturale, dal momento che era allora incontaminata e sede delle catacombe responsabili di miracolose guarigioni. Inizialmente destinato ad accogliere importanti famiglie nobiliari e facoltosi borghesi della città (testimonianza di ciò, i maestosi palazzo Sanfelice a via Arena della Sanità e palazzo dello Spagnolo ai Vergini), col passare del tempo è diventata una delle zone più popolari di Napoli. L'emarginazione sociale è elevata, così come la disoccupazione o la sotto-occupazione, nonostante le potenzialità storico-culturali del rione, sebbene diversi siti di interesse necessitino di una migliore salvaguardia e di interventi di restauro (vedi ad esempio l'esterno di Palazzo di Majo o l'interno di Palazzo Sanfelice). Alcune associazioni di volontariato, culturali e sociali che operano nel rione si sono costituite in Rete per provare a costruire migliori condizioni di vita stimolando il senso civico e creando opportunità di uscita dal degrado per le persone del quartiere. La comunità ecclesiale del rione (esistono nel territorio due parrocchie, quella di Santa Maria della Sanità e quella di San Severo) esprime da anni una notevole vivacità, nel tentativo di superare i divari socio-culturali e di porsi come polo "attrattore" per alternative occupazionali. Ospedale di San Gennaro dei Poveri Palazzo Andreassi Palazzi Cattaneo (via Sannicandro nn.27-32) Palazzo dello Spagnolo Palazzo De Clario Palazzo De Liguoro di Presicce Palazzo De Liguoro-Santoro (Salita Capodimonte n.10) Palazzo Di Donato Palazzo di Majo Palazzo Gaudioso di Camporeale Palazzo Genovino (vico Lammatari n.26) Palazzo Lagni (via Vergini n.55) Palazzo Laviano (via Sannicandro n.11) Palazzo Marcello Palazzo Moles Palazzo Montesilvano Palazzo Peschici-Maresca (via Arena della Sanità n.6) Palazzo Ruffo di Castelcicala (via Arena della Sanità n.21) Palazzo Sanfelice Palazzo Sersale Palazzo Terralavoro alla Sanità Palazzo Traetto Basilica di San Gennaro fuori le mura Chiesa del Santissimo Crocifisso ad Antesaecula Chiesa di Santa Maria Antesaecula Basilica di Santa Maria della Sanità Chiesa di Santa Maria della Vita Chiesa dell'Immacolata e San Vincenzo Chiesa di San Severo fuori le mura (o San Severo alla Sanità) Chiostro di Santa Maria della Sanità Complesso dei Cinesi Chiesa di Maria Santissima del Carmine Il Borgo dei Vergini, detto anche borgo barocco per lo stile preponderante nelle sue architetture, è la prima zona che si incontra prima di giungere nella Sanità vera e propria (per chi proviene da via Foria). Si tratta di un'animatissima zona della città, un tempo fuori le mura, costituita dalla via dei Vergini, sede di un florido mercato all'aperto. I Vergini rappresentano il primo tratto del lungo vallone che scorre tra le alture della Stella, dei Miracoli, di Capodimonte e di Materdei. Il nome deriva da una fratria religiosa greca, quella degli eunostidi, dedita alla temperanza e, soprattutto, alla castità. Sulla strada affacciano alcune delle più importanti architetture barocche della città, come il palazzo dello Spagnolo e vari edifici religiosi: la chiesa di Santa Maria dei Vergini, la chiesa della Missione ai Vergini e la chiesa di Santa Maria Succurre Miseris ai Vergini. Nelle estreme vicinanze la chiesa di Sant'Aspreno ai Crociferi nella parte detta delle Crocelle (così veniva appellata la zona dove erano presenti i frati di San Camillo de Lellis) e la chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini detta popolarmente la Misericordiella. La strada al termine si biforca in due vie: a sinistra via Arena della Sanità e a destra via dei Cristallini, che portano alle omonime zone. Il sottosuolo della Sanità costituisce un contesto di straordinario interesse culturale per la stratificazione archeologica e storico-artistica che testimonia, senza soluzione di continuità, l’ideologia funeraria a Napoli dalla fine del IV sec. a.C. ai giorni nostri. Sono noti diversi tratti della necropoli ellenistica, i magnifici complessi delle Catacombe di San Gennaro, delle Catacombe di San Gaudioso, delle Catacombe di San Severo. Il celeberrimo Cimitero delle Fontanelle, realizzato all’interno di una gigantesca cava di tufo scavata sotto la collina di Materdei, rappresenta, unitamente al culto delle anime pezzentelle il rapporto che da sempre il popolo napoletano ha con l’aldilà. Un elenco di alcuni complessi presenti: Necropoli ellenistica di Neapolis (fine IV - inizi III secolo a.C.) Catacombe della Vita (del II secolo, l'esatta localizzazione resta ignota) Catacombe di San Gennaro (II secolo) Catacombe di San Severo (fine IV secolo) Catacombe di San Gaudioso (V secolo) Catacombe di San Vito (al di sotto dell'ex ospedale San Camillo, di incerta datazione) Catacombe di Sant'Eufemia (nei pressi del vicolo dei Lammatari, di incerta datazione) Catacombe di San Fortunato (nei pressi del vicolo dei Lammatari, di incerta datazione) Cimitero delle Fontanelle (XVII - XIX secolo) In questo rione sono stati girati un gran numero di film tra cui: L'oro di Napoli (1954), di Vittorio De Sica, con Totò, Eduardo de Filippo, Sophia Loren, Silvana Mangano Ieri, oggi, domani, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni Il furto è l'anima del commercio!?..., con Alighiero Noschese e un giovanissimo Enrico Montesano Il fantasma di via Sanità, episodio del film Pacco, doppio pacco e contropaccotto (1993) di Nanni Loy, con Marina Confalone e Gerardo Scala che figurano in questo episodio Il sindaco (1996) di Ugo Fabrizio Giordani, con Anthony Quinn, Raoul Bova e Maria Grazia Cucinotta Il sindaco del rione Sanità (2019) di Mario Martone, con Francesco Di Leva e Massimiliano Gallo Nostalgia (2022) di Mario Martone, con Pierfrancesco Favino, Francesco Di Leva e Tommaso Ragno Un paio di opere teatrali di Eduardo De Filippo sono ambientate alla Sanità: Il sindaco del rione Sanità e Il cilindro, quest'ultima ambientata in un seminterrato di via dei Cristallini. La Sanità è stata l'ambientazione della miniserie televisiva 'O professore che narra di un professore, impersonato da Sergio Castellitto, che lotta per dare un futuro ai ragazzi del quartiere e allontanarli dal disagio sociale e dalla camorra. Alla Sanità sono ambientati i due romanzi Benvenuti in casa Esposito (Giunti, 2012) e Bentornati in casa Esposito (Giunti, 2013) dello scrittore Pino Imperatore. Alcune scene della terza stagione di Gomorra - La serie sono state girate qui, così come alcune riprese di altre serie televisive, quali Rosy Abate 2 - La serie e Sense8. Alla Sanità è ambientato il film: Sodoma - L'altra faccia di Gomorra. Girato in interno a via Cristallini, in esterno a piazzetta San Severo, gradoni Cinesi, grotte tufacee alle spalle dell'ospedale San Gennaro dei poveri, interno chiesa che oggi è il Nuovo Teatro Sanità. Il film è scritto da Corrado Ardone e diretto da Vincenzo Pirozzi, entrambi nativi del rione, che hanno voluto omaggiare il proprio quartiere. Il Rione Sanità è raggiungibile tramite autobus: ci sono linee autoviarie che lambiscono il rione a sud e linee che collegano il nord della città passando per il ponte della Sanità. Tutte le linee permettono collegamenti facili e rapidi dal centro e dalle principali porte di accesso alla città (porto, aeroporto e stazione centrale). Vi è poi un minibus che penetra nel rione: C52 Piazza Cavour-Ospedale San Gennaro dei Poveri L'ascensore della Sanità, presente sul ponte, facilita l'accesso pedonale al rione superando il grande dislivello tra via Santa Teresa degli Scalzi e il rione stesso. Infine anche la metropolitana permette di arrivare al rione: le stazioni Museo e Materdei della linea 1 e la stazione di piazza Cavour della linea 2. La stazione di Materdei è quella più lontana delle tre, ma è la più vicina al cimitero delle Fontanelle, che si trova all'interno di tutto il vallone della Sanità. Nel rione Sanità c'è un campo di calcio adibito a gare dilettantistiche. Il Campo San Gennaro dei Poveri prende il nome dall'omonimo ospedale che si trova nelle vicinanze ed è raggiungibile con l'autobus ANM C52. Zone di Napoli Centro storico di Napoli Monumenti di Napoli Napoli Sito ufficiale della Basilica di S. Maria della Sanità, su santamariadellasanita.it. Fondazione Rione Sanità, su fondazionerionesanita.org. Fondazione San Gennaro, fondazionesangennaro.org