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Stazione di Torino Orbassano

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Il terminale intermodale di Torino Orbassano è uno scalo merci della città di Torino, attivato nel 1981 e ampliato nel 1990 a seguito della dismissione dello scalo di smistamento di Torino Vanchiglia. L'impianto è gestito in parte da RFI e in parte da FS Logistica. Fu concepito negli anni '70 per sostituire l'obsolescente scalo di smistamento carri di Torino-Lingotto, ma basato anch'esso sul concetto di "movimentazione dei carri" -già allora antiquato- anziché quello più moderno di "movimentazione delle merci" cioè dei container. È dunque basato su una enorme quantità di fasci di binari (in gran parte successivamente smantellati), ma privo di attrezzature atte alla movimentazione dei container. La sua area, pari a circa 50.000 m², è oggetto di varie idee progettuali correlate sia al passante ferroviario di Torino che al servizio ferroviario metropolitano di Torino. Le imprese ferroviarie che attualmente operano all'interno dello scalo ferroviario sono Mercitalia Logistics, Captrain, DB Cargo e C.F.I. . Lo scalo è anche sede del treno speciale chiamato Modalohr. Torino Orbassano

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Stazione di Torino Orbassano
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Beinasco
Beinasco

Beinasco (Beinasch in piemontese) è un comune italiano di 17 420 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte, conurbato nell'area metropolitana del capoluogo piemontese, a soli 5 km sud-ovest da esso. Si trova in zona pianeggiante, ed è bagnato dal torrente Sangone, che lo attraversa tagliando in due il centro con le frazioni di Borgo Melano e Borgaretto dove, in quest'ultima, risiede almeno il 40% dei residenti (7 400 su 18 100). È il comune meno esteso della prima cintura di Torino, tuttavia il suo indice di densità abitativa è estremamente elevato. Il nome potrebbe derivare dal latino Benàcun, derivato a sua volta dalla fusione di un prediale romano, Batinus (da Battius), con il suffisso celto-ligure- ascus. L'attuale Beinasco nacque nel I secolo a.C. come colonia romana, edificata allo scopo di proteggere l'antica Augusta Taurinorum, in virtù della linea difensiva naturale offerta dal Sangone, funzione che continuò anche in epoca medievale. I primi documenti storici risalgono a dopo la dominazione longobarda, allorquando, all'inizi del XIII secolo l'allora Vescovo di Torino Arduino di Valperga donò il castello (di epoca medioevale) ville, territori, uomini del territorio di Benàscun a tal Federico - capostipite del ramo De' Federici - e già Signore di Piossasco. La famiglia dei Piossaschi, una delle più influenti del Piemonte medioevale, non rinunciava comunque al controllo sul comune, dato che ne fu immediatamente reinfeudata. A partire dal giugno 1239, lo stesso territorio fu gestito direttamente da Torino che, appena costituitosi come libero comune, voleva imporre il dazio alle porte della città. Nello stesso periodo vennero infatti costituiti i confini territoriali, come risulta da un decreto del vescovo di Torino Ugo Cagnola, del 1236, e nuovamente confermato nel 1288. Nel 1325 il feudo è attestato alla dominazione spagnola di tal Conte Lovencito mentre, a metà del XIV secolo Beinasco abbracciò fermamente le fazioni guelfe, e fu più volte alla mercé delle scorrerie delle truppe imperiali. Nel 1501, a riprova della capitale e del borgo sorto per difenderla, la città di Torino fu investita dal titolo di Signora di Beinasco. Il territorio passò nuovamente ai De' Federici di Piossasco sul finire del XVI secolo. Il periodo più difficile del borgo fu il Seicento, quando Beinasco fu più volte distrutto, arrivando vicino alla totale estinzione. Una prima volta fu nel 1630. In Piemonte regnava il duca Carlo Emanuele I di Savoia, figlio di Emanuele Filiberto. Aveva tentato un'abile politica di espansione alleandosi prima con i francesi e poi con gli spagnoli. Nel 1627 aveva cercato di annettersi il Ducato del Monferrato, sul quale vantava notevoli diritti ereditari. Tali diritti non erano stati sostenuti dalla Francia, per cui il ducato era stato assegnato al Duca di Mantova, proposto da Luigi XIII. Allo scoppio della guerra, nel 1630 le truppe francesi misero a ferro e fuoco il Piemonte. Fra i vari paesi distrutti vi era anche Beinasco: venne distrutta la parrocchiale, e uccisa la maggior parte della popolazione. Contemporaneamente il paese venne colpito dalla peste, così come venne colpita anche Torino, raggiungendo quell'anno il suo apice. Il Cibrario, celebre per la sua Storia di Torino, sostiene che di cento capi famiglia censiti a Beinasco prima del 1630, dopo il contagio della peste ne rimanevano solo otto. Beinasco venne devastato quasi completamente e praticamente fu sterminata l'intera popolazione, per cui il paese non esistette più, perdendo persino il diritto di formare un corpo di comunità. Carlo Emanuele II concesse nuovamente al paese il diritto di formarsi a comune. Verso il 1680 il paese sembrava finalmente essersi ripreso, quando altre due guerre lo devastarono nuovamente, anche se in maniera meno drammatica. Nel 1690 il giovane Vittorio Amedeo II, da poco salito al trono dopo la lunga reggenza della madre Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, rovesciando la precedente alleanza, dichiarò guerra alla Francia. Il Piemonte, era facilmente esposto all'esercito di Luigi XIV. A comandare le truppe invasori che dal Delfinato si erano portate in Piemonte era il comandante Nicola Catinat. Questo combatté con le sue armate una guerra spietata contro le popolazioni inermi: villaggi distrutti, campi bruciati, stragi di uomini. Mai la terra piemontese venne altrettanto devastata da un nemico. Non potendo attaccare Torino, i francesi adottarono la strategia della "terra bruciata", per indebolire la capitale e terrorizzare la popolazione e spingere il re alla battaglia decisiva in campo aperto. Anche Beinasco fece le spese di questa crudeltà e le case appena costruite furono nuovamente bruciate. Il 4 ottobre 1693, nei pressi di località Marsaglia, un piccolo villaggio sulla strada per Orbassano, si combatté una delle più aspre e sanguinose battaglie del conflitto, risoltasi in una memorabile sconfitta per Vittorio Amedeo II. Raggiunta la pace nel 1696, di li a poco Beinasco fu nuovamente coinvolta in un conflitto: la Guerra di successione spagnola dal 1701 al 1713 e ancora una volta contro i francesi. Beinasco fu nuovamente saccheggiata. Dopo un secolo di tali devastazioni e rovine, la storia di Beinasco subì una svolta. Quasi completamente distrutta, cessò la funzione di difesa di Torino, per diventare un semplice borgo agricolo ai confini della capitale. Nel 1768 parve giunto il momento di affrontare il problema della viabilità, per cui una petizione per la costruzione di un ponte fu inviata alla Gran Cancelleria. Vi era descritta la necessità, per esempio da parte del parroco, di raggiungere quelle famiglie situate sulla sponda opposta del torrente. Si dovette aspettare solo il 1839, quando, su decreto di Carlo Alberto, fu costruita la nuova strada comunale che univa Piossasco a Torino. Nel corso dell'Ottocento la popolazione della città fu per lungo tempo in costante diminuzione. Nel 1870 erano poco più di 900, mentre nei primi anni della Restaurazione, erano 1.263. All'inizio del Novecento iniziò la ripresa e la popolazione era salita a quasi 1.300 abitanti, aumentando fino a raggiungere 2.057 nel 1936. L'aumento costante della popolazione è dovuto ad un forte componente migratoria dovuta alla creazione di fornaci per laterizi. I "Fornasé", così vennero chiamati i lavoratori che si occupavano di laterizi, diventano l'immagine stessa di Beinasco, in particolare dopo la costituzione della società "Fornaci Riunite". Durante il periodo fascista la costruzione dei grandi stabilimenti Fiat del Lingotto mutò nuovamente la situazione, per cui molti lavoratori della zona di Beinasco abbandonarono le fornaci per andare a lavorare in fabbrica. Durante la seconda guerra mondiale il paese fu colpito da diverse incursioni aeree, senza subire nel complesso danni notevoli. Anche se partecipò alla resistenza non subì ritorsioni nazifasciste, a differenza di quanto accadde ai borghi vicini, come Orbassano, e soprattutto Piossasco. Nel dopoguerra la ricostruzione venne accompagnata da un enorme incremento demografico, che ha portato gli abitanti dai 2 000 degli anni anteguerra ai 18 000 del 1992. Anche Beinasco fu coinvolto nel grande boom economico che accompagnò Torino ed il Centro storico assunse sempre minore importanza. Lo stemma e il gonfalone del comune di Beinasco sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 23 dicembre 1963. Lo stemma del comune di Beinasco è formato dall'azzurro del cielo unito con il verde della campagna che rappresenta le grandi praterie ricche di fieno e di pioppi verdeggianti. Questa campagna è attraversata dal torrente Sangone. L'ancora d'oro che esce dal fiume è come una speranza che il fiume alimenti i pozzi e le fontane, irrighi ed innaffi le campagne e i campi sui quali splende il sole raggiante dall'angolo destro del capo che farà biondeggiare le messi. Il vescovo di Lodi nel 1538, dopo una visita nel paese, ordinò la costruzione di una chiesa, ma la storia della sede parrocchiale è molto travagliata. Nel corso degli anni, infatti, subì una serie di distruzioni, ricostruzioni e ristrutturazioni, a causa dei tanti assalti subiti e dal logoramento delle sue fondamenta. L'ultima e definitiva ricostruzione è avvenuta nel 1740 su progetto di Giovanni Tommaso Pronotti, allievo di Juvarra. Fu inaugurata nel 1743. La pianta è a croce greca, dotata di ampio presbiterio con abside semicircolare. All'interno si possono ammirare tre altari: al centro l'altare maggiore, sormontato da un grande crocifisso e due altari laterali, uno dedicato al Sacro Cuore e l'altro all'Immacolata Concezione. Alla destra dell'altare maggiore si trova un pulpito in legno con sculture. Il campanile della chiesa è alto 24 metri. Nel 1945 venne rinvenuta un'antica lapide funeraria romana. Ora si trova nell'atrio dell'ingresso della casa Parrocchiale. Sulla lapide è inciso in latino "Tertullae Matri" seguito da "F.T.I.", che può voler dire: "Testamento fieri iussit", che tradotto significa: "lascio per testamento". Sulla lapide, inoltre, compaiono due animali, che potrebbero essere leoni, e due alberi, probabilmente cipressi. Oltre alla chiesa di San Giacomo Apostolo la parrocchia possiede due succursali: la chiesa di san Luigi (a Borgo Melano) e la chiesa della Madonna del Rosario (a Beinasco). La parrocchia possiede, inoltre, il cinema teatro Bertolino, chiamato così in onore di Don Paolo Bertolino, parroco dal 1903 al 1960, situato sopra l'oratorio, vicino alla chiesa di San Giacomo Apostolo, e due baite a Pialpetta nel comune di Groscavallo ed in valle di Lanzo, usate per i campi estivi per i giovani e ragazzi della comunità beinaschese. Parrocchia Sant'Anna (Borgaretto), alla quale è associato un teatro parrocchiale, il Sant'Anna. Parrocchia Gesù Maestro (Fornaci), associata con la parrocchia San Giacomo Apostolo Chiesa Madonna del Rosario (Beinasco), succursale della parrocchia San Giacomo Apostolo Chiesa san Luigi (Borgo Melano), succursale della parrocchia San Giacomo Apostolo A Beinasco è presente anche una chiesa cristiana evangelica pentecostale, appartenente alle Assemblee di Dio in Italia (ADI). A Beinasco, nei pressi della centrale piazza Alfieri, è presente un castello di origine medioevale. L'edificio, che fu soggetto alla signoria del comune di Torino, è oggi di proprietà privata. Più volte rimaneggiato e trasformato nel corso dei secoli, conserva ancora tracce dell'architettura originaria, tra le quali alcune bifore. Accanto alla scuola media di primo grado Antonio Vivaldi, è presente l'auditorium A. Giancalone, nominato così in onore di un maestro delle elementari del luogo che perse la vita in seguito a un disastro aereo di cui era passeggero. Negli ultimi cinquant'anni, a partire dal 1961, la popolazione residente si è quasi quadruplicata. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2022 gli stranieri residenti sono 1052, pari al 5,91% della popolazione. La biblioteca di Beinasco viene fondata nel 1965, ospitata nella Sala del Consiglio Municipale. Una nuova sede apposta per essa, ideata da Bruno Zevi, viene costruita nel 1968, a cui sussegue il trasferimento di sede e l'assegnazione di un nome, ovvero Nino Colombo, ex-assessore alla cultura del paese che spinse molto per la sua realizzazione. Dal 2005, la biblioteca diventa polo centrale dell'Area ovest dello SBAM, e dal 2006 viene trasferita in un locale accanto al municipio. La biblioteca nella frazione di Borgaretto, intitolata a Primo Levi, nasce invece nel 1971 come semplice punto prestito, ma a partire dalla fine degli anni '90 ottiene un proprio patrimionio librario, diventando sede secondaria della biblioteca di Beinasco. Nel mese di maggio si svolge la "Fera del Cossot" ovvero la sagra dedicata allo zucchino Ogni seconda domenica del mese si svolge il consueto mercatino dell'usato, prodotti tipici, artigianali e hobbistica. Il mercatino prende luogo lungo il viale Cavour e piazza Alfieri (di fronte al municipio) Ogni anno a fine giugno inizio luglio si svolge la manifestazione "Gospel Sotto Le Stelle" organizzata dai Free Voices Gospel Choir, un appuntamento di rinomanza nazionale per la musica Gospel con la partecipazione di cori da tutta Italia ed artisti di fama internazionale Il territorio comunale è suddiviso in quattro aree: Beinasco, Borgo Melano, Borgaretto e Fornaci. Beinasco è il capoluogo comunale da cui prende il nome l'intero comune. È il quartiere più antico del comune e rappresenta il centro storico del paese. Sono presenti un castello medievale,, la torre, la passerella ciclopedonale sul Sangone, di architettura avveniristica, lunga 80 metri, che collega il centro storico con il quartiere Borgo Melano, intitolata al partigiano beinaschese Albano Zuin, il municipio, la chiesa settecentesca di San Giacomo Apostolo sede della parrocchia di Beinasco, l'ex chiesa di Santa Croce, ora ristrutturata e che attualmente ospita le riunioni del consiglio comunale, concerti e mostre, una chiesa evangelica, il comando dei carabinieri, la stazione della polizia municipale e il Monumento ai Caduti. Questo quartiere viene spesso chiamato dai beinaschesi "Beinasco centro" per distinguerlo dalle frazioni. A Borgo Melano (Borgh Melan) si trova la chiesa di San Luigi, succursale della parrocchia di San Giacomo Apostolo, caratterizzata da un diorama permanente composto da oltre 500 personaggi, la maggior parte dei quali in movimento che rappresentano, in due quadri, la nascita di Cristo e la sua passione, morte e risurrezione. In questo quartiere è presente anche il palazzetto dello sport comunale, il "PalaBeinasco", dove si svolgono le gare e i tornei di basket, calcio a 5 e pallavolo. Borgaretto (Borgarèt) è la frazione più grande del comune. Si trova al confine del Parco regionale di Stupinigi e si estende su un terreno pianeggiante formato da depositi alluvionali sulla sponda destra del Sangone. In questo quartiere è presente la chiesa ottocentesca di Sant'Anna, sede della parrocchia di Borgaretto fin dal 1940. Borgaretto è sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso, che recentemente si è gemellata con la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Santa Ninfa. Durante quest'occasione si è intitolato l'auditorium comunale di Borgaretto alla memoria di Giuseppe Giacalone. Il centro abitato è attraversato a sud dal 45º Parallelo, la linea equidistante fra il Polo Nord e l'Equatore. Le Fornaci (Le Fornase) sono un quartiere situato a nord di Beinasco, tagliato in due dalla Tangenziale sud di Torino. Il quartiere prende il nome dalle fabbriche per la produzione di mattoni (appunto le fornaci di mattoni), attorno alle quali nacque e si sviluppò il borgo. Il sorgere a Beinasco delle prime fornaci avvenne attorno al 1870. Gli addetti erano soprattutto di provenienza esterna, in massima parte toscani e friulani. Fornaci è l'area sicuramente più moderna della città, cresciuta intorno all'asse di Strada Torino di Beinasco, che si raccorda a nord con la città di Torino, in Corso Orbassano, ed allo svincolo autostradale con la Tangenziale Sud, nell'importante incrocio con la Autostrada A55, diramazione per Pinerolo. La frazione Fornaci è in gran parte è occupata dall'area industriale di Beinasco, tra la tangenziale sud di Torino, via Bellezia, via Monginevro e strada Torino. L'area residenziale storica del quartiere è quella incastonata tra la tangenziale sud di Torino ed il confine con la città di Torino. La zona di più recente sviluppo di Fornaci è sicuramente quella ad est di strada Torino, dove si è sviluppato negli anni il secondo centro commerciale per ampiezza dell'area urbana torinese, Le Fornaci. A poche decine di metri dal centro commerciale, si trova la sede del locale comitato della Croce Rossa, che dal 1972 offre servizio di assistenza e di emergenza alla popolazione. Il centro commerciale è il primo nato a Torino durante gli anni novanta. La sua superficie era relativamente limitata rispetto a quella odierna. Dalla sua fondazione ad oggi, l'area ha allargato la sua superficie con spazi commerciali, un fast food con area "drive", un ampio parcheggio multipiano ed una multisala cinematografica. Nel 2007 si sono conclusi i lavori per un ulteriore ampliamento ad ovest di strada Torino, con un nuovo corpo commerciale ed un'imponente passerella pedonale a scavalco di strada Torino. A Fornaci è presente la chiesa di Gesù Maestro, sede della parrocchia locale, associata alla parrocchia San Giacomo Apostolo di Beinasco, con cui collabora, svolge quasi tutte le attività in comune e condivide il parroco, il viceparroco e molti dei collaboratori e volontari. Dal 1881 al 1958 Beinasco fu servita dalla tranvia Torino-Orbassano-Giaveno. Piatra Neamt, dal 2001 Manilva, dal 2009 Due nativi di Beinasco hanno partecipato alle Olimpiadi 2008 a Pechino: Sebastian Giovinco, calciatore nella nazionale di calcio Italiana under 21 e calciatore del Toronto e Fabio Cerutti, centometrista nella nazionale italiana di atletica leggera. A Beinasco è presente una società calcistica: l'ASD BeiBorg militante nel girone E di Seconda Categoria. La società è nata nel 2020 dalla fusione tra le 2 società del paese: U.S.D. Beinasco Calcio. Vanta due scudetti dilettantistici (Campione d'Italia Juniores 1972/73 e Campione d'Italia Allievi 1979/80). G.S.D. Borgaretto Calcio Dalla stagione 2023/24 gioca nel campo storico di Beinasco (il Campo Spinelli) il GSD San Giorgio Piossasco Calcio. Dopo anni di assenza totale, rinasce la tifoseria del Beinasco Calcio, Curva Sud Beinasco (o South Side 2014), il 18 gennaio 2015. La Curva Sud Beinasco è gemellata dal 18 novembre 2015 con la Red White Firm Vivace Grottaferrata di Roma, dal 5 novembre 2017 con gli Ultras Pavarolo e sempre dal 2017 con gli Ultras Giaveno. Il 10 settembre 2018 il gruppo CS14 la Curva Sud Beinasco si scioglie definitivamente in seguito all’ultima partita casalinga Beiansco - Orbassano. A Borgaretto dal maggio 2013 esiste il gruppo Ultras Borgaretto Ghetto Popolare che ha seguito per alcuni anni la squadra in casa e in trasferta. Nel 2022 è nato il gruppo Ultras Birra & BeiBorg creato da alcuni ragazzi di Borgaretto che segue in tutte le partite la squadra. La società di tennis di Beinasco è l' "USTB (Unione Sportiva Dilettantistica Tennis Beinasco)" La società di basket di Beinasco è la "Beinaschese Basket OTB" che milita in serie D (Girone B) maschile. La società di pallavolo di Beinasco è la "Bussola Volley Beinasco". La società di arti marziali, Taekwondo, è "l'associazione multiculturale beinaschese Taekwondo", in collaborazione con società di tutta Italia. Per la parte storica: "Il Piemonte paese per paese" - Bonechi Editore - anno 2003 - Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Beinasco Sito ufficiale, su comune.beinasco.to.it. Beinasco, su sapere.it, De Agostini.

Ospedale San Luigi Gonzaga

L'Azienda ospedaliera-universitaria San Luigi Gonzaga, anche conosciuta come Ospedale S. Luigi, è un ospedale polispecialistico di rilievo nazionale, con struttura a padiglioni, sede di due corsi di laurea, di laboratori di ricerca e del centro regionale antidoping. Ospita inoltre il Centro di riferimento Regionale Sclerosi Multipla (CRESM). È situata alla periferia nord di Orbassano, nell'Area Metropolitana di Torino, ma nella sua storia ha occupato altre sedi. L'inizio della storia del San Luigi Gonzaga ha una data precisa: il 26 marzo 1818. Quel giorno, alla presenza di Vittorio Emanuele I di Savoia e delle autorità del comune incominciarono i lavori dell'ospedale specializzato nella cura dei malati polmonari, all'epoca, per la maggior parte, affetti da tubercolosi. L'esigenza di un ospedale specializzato venne recepita dall'Opera Pia San Luigi Gonzaga. L'ospedale sorse nel 1826, in una sede che non era quella attuale. Originariamente, infatti, si trovava a Torino, in zona Valdocco, nell'attuale sede dell'Archivio di Stato. Il luogo per la nuova costruzione fu individuato tra via delle Ghiacciaie, via del Deposito, via Santa Chiara e strada Valdocco, rispettivamente le attuali via Giulio, via Piave, via Santa Chiara e corso Valdocco. Il progetto venne affidato a Giuseppe Maria Talucchi, esponente del neoclassicismo piemontese, che realizzò, tra l'altro, la facciata e la rotonda del cortile dell'Accademia Albertina, il completamento del Collegio dei Nobili del Guarini, in un secondo tempo sede dell'Accademia delle Scienze, nonché il portale d'ingresso dell'Università di via Verdi. Nel 1903 l'ospedale raggiunse la capienza massima di 243 posti letto; tuttavia i progressi continui della scienza nella cura delle malattie polmonari indussero l'amministrazione a non realizzare ulteriori ampliamenti, ma a costruire un nuovo ospedale destinato unicamente alla cura dei malati affetti da tubercolosi. La prima pietra del nuovo ospedale venne posta nel 1904, mentre il trasferimento da Regione Valdocco al modernissimo sanatorio suburbano di 1.000 posti letti nella zona di corso Orbassano a Torino, attuale sede dello stabilimento Fiat Mirafiori, avviene nel 1909. Il nuovo ospedale San Luigi Gonzaga nacque così in località Tre Tetti, un agglomerato di tre casette a un piano che interrompeva il deserto stradone che portava a Orbassano. Nel 1970, infine, l'ospedale San Luigi Gonzaga venne nuovamente trasferito, andando a occupare l'attuale sede. L'originaria valenza di sanatorio si evince, infatti, dalla struttura a padiglioni, con ampi terrazzi soleggiati e lunghi corridoi di collegamento, oltre che dal vastissimo parco che circonda l'ospedale. All'inizio degli anni '90, l'insediamento dell'Università degli Studi di Torino, attraverso l'acquisizione di alte professionalità, ha prodotto un significativo ampliamento delle competenze e delle specialità dando un forte impulso alla vita dell'ospedale. Di conseguenza, da prettamente pneumologico, il San Luigi si è trasformato in un moderno complesso polispecialistico. Negli anni successivi, l'istituzione del II corso di laurea in medicina e chirurgia, del corso di laurea in infermieristica e di alcune scuole di specializzazione post laurea hanno ulteriormente ampliato la collaborazione tra università e ospedale consentendo di raggiungere elevati livelli di sviluppo attraverso l'integrazione tra ricerca scientifica, assistenza e formazione professionale, caratterizzando l'ospedale, nel frattempo divenuto "azienda sanitaria ospedaliera" a rilevanza nazionale, quale vero e proprio "ospedale di insegnamento". L'iniziale vocazione al trattamento delle patologie polmonari è stata, nel corso degli anni, oggetto di profonde trasformazioni evolutive che hanno condotto il San Luigi a un presente e un futuro fortemente caratterizzati da un'offerta di interventi sanitari polispecialistici ad alto contenuto qualitativo. Si evidenzia, sempre all'interno della struttura ospedaliera, la realizzazione del centro regionale antidoping intitolato ad Alessandro Bertinaria, già destinato a rispondere alle esigenze legate ai Giochi olimpici invernali Torino 2006 e a rappresentare un centro di eccellenza e formazione nel campo della lotta all'uso delle sostanze dopanti. Attualmente è in via di realizzazione il centro di ricerca di neuroscienze della Fondazione Cavalieri Ottolenghi. Nel gennaio del 2018 è stato inaugurato il nuovo Pronto Soccorso. Nel marzo del 2018 è stata inaugurata la Palazzina dei servizi, con il nuovo Laboratorio Analisi e la nuova Farmacia Ospedaliera. L'ospedale ha una struttura composta da tre padiglioni, ciascuno di quattro piani, collegati da lunghi corridoi. Un quarto padiglione è invece destinato ai servizi. È questa una conformazione permessa dal territorio in cui l'ospedale è situato, una zona quasi priva di altre costruzioni nonché distante un chilometro circa dal più vicino centro urbano. L'ospedale ha infatti una notevole estensione orizzontale e la distanza tra le due estremità è di circa cinquecento metri. Oltre ai padiglioni citati, ve n'è uno dedicato agli ambulatori e ancora un padiglione per il pronto soccorso, il palazzo del centro antidoping, una palazzina di tre piani sede del polo biologico e una palazzina circolare sede del polo universitario. È presente inoltre una biblioteca biomedica, nonché una biblioteca generalista del sistema SBAM accanto al principale padiglione ospedaliero, con lo stesso nome dell'ospedale. L'ospedale comprende, dislocati nei vari padiglioni, i seguenti reparti: Allergologia dell'età evolutiva e non respiratoria Anatomia e istologia patologica ospedaliera Anatomia e istologia patologica universitaria Anemie e coagulopatie Anestesia e rianimazione ospedaliera Anestesia e rianimazione universitaria Cardiologia Centro delle microcitemie Centro del sonno Centro SQUID Chirurgia generale ospedaliera Chirurgia generale universitaria Chirurgia toracica Clinica malattie apparato respiratorio Day hospital multidisciplinari Dietetica e nutrizione clinica Direzione infermieristica tecnico-sanitaria e della riabilitazione Direzione sanitaria di presidio Emergenza psichiatrica Endocrinologia Farmacia Gastroenterologia Genetica medica Geriatria Ginecologia oncologica Immunoematologia e trasfusionale - AVIS Laboratorio analisi Medicina d'urgenza Medicina interna I a indirizzo endocrinologico Medicina interna II a indirizzo ematologico Medicina interna III a indirizzo metabolico (diabetologia e malattie dismetaboliche) Medicina nucleare Neurologia Oculistica Odontostomatologia Oncologia medica Oncologia polmonare Ortopedia e traumatologia Otorinolaringoiatria Pediatria Pneumologia I Pneumologia II - Fisiopatologia respiratoria Pneumologia III - Broncologia Pneumologia IV Psichiatria Radiologia Radioterapia Recupero e riabilitazione funzionale Sclerosi multipla e neurobiologia clinica - C.R. e S.M. Terapia antalgica e cure palliative Urologia La palazzina del polo biologico, sede del Dipartimento di scienze cliniche e biologiche dell'Università degli Studi di Torino comprende laboratori di ricerca in diversi ambiti disciplinari: biologia cellulare, immunologia, fisiologia, anatomopatologia, farmacologia e altri. Presso il centro didattico sono situate la aule del II corso di laurea in medicina e chirurgia dell'Università. Il primo corso di laurea ha come sede l'Azienda sanitaria ospedaliera Molinette di Torino. Le aule, la segreteria e le sale studio sono collocate in una struttura circolare completata nel 2005, che può essere utilizzata anche come sala conferenze. Dal 2006 la sede del II corso di laurea in Infermieristica è stata temporaneamente spostata in una struttura limitrofa all'ospedale, rimanendo comunque parte dell'offerta didattica universitaria dell'Azienda. Dal 2008 è diventato sede della nuova Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Torino, la Facoltà San Luigi Gonzaga che ospita il corso di laurea a ciclo unico (magistrale), il corso di laurea in riabilitazione psichiatrica e il corso di laurea magistrale in riabilitazione e, oltre al citato corso di laurea in infermieristica provvisoriamente in Via San Giacomo 2 a Beinasco, quello in infermieristica di Cuneo. Il San Luigi conta la presenza di oltre 1.500 studenti, tra futuri infermieri e medici. Il solo corso di laurea di Medicina e Chirurgia è di circa 500 studenti, ripartiti nei sei anni di corso. Ospita inoltre cinque scuole di Specializzazione e numerosi master del I e II ciclo. Una delle principali caratteristiche della Facoltà è quello di radunare nella stessa sede logistica tutti gli insegnamenti, da quelli di base a quelli degli ultimi anni clinici, consentendo una interazione tra studenti di tutti gli anni e tra tutti i docenti indipendentemente dalla materia di appartenenza. Il centro antidoping "Alessandro Bertinaria", laboratorio regionale di tossicologia, nasce nel 2004 per rispondere alle esigenze legate ai XX Giochi olimpici invernali e ai IX Giochi paralimpici invernali, come espressione consortile di quattro enti pubblici (Regione Piemonte, Università degli Studi di Torino, Istituto di medicina dello sport e AOU - Azienda ospedaliero-universitaria San Luigi Gonzaga). L'ospedale è situato oltre la periferia sud-ovest di Torino, nel comune di Orbassano e il centro abitato più vicino è quello del comune di Beinasco. Due importanti vie di scorrimento verso la città di Torino permettono di raggiungere la struttura e la pongono indirettamente in collegamento con il capoluogo piemontese: corso Allamano, a nord, e corso Orbassano, a sud-est. Un'altra importante via di scorrimento da cui si può raggiungere l'ospedale è la tangenziale sud di Torino tramite l'uscita SITO. Per quanto riguarda i mezzi pubblici l'ospedale è raggiunto da due linee suburbane di autobus (43 e 48) che lo collegano con lo stesso capoluogo e da una linea urbana del comune di Orbassano. bar interno ed esterno edicola telefoni pubblici distributori automatici di generi di conforto e abbigliamento di prima necessità pizzeria e kebab esterno servizio sociale ospedaliero servizio di mediazione culturale assistenza religiosa e spirituale mensa servizio parrucchiere sistemazioni alberghiere con strutture convenzionate Con l'Azienda ospedaliera San Luigi collaborano alcune associazioni di volontariato, di tutela dei diritti dei cittadini a associazioni dei consumatori: Associazione donatori di sangue piemonte, gruppo comunale di Orbassano - FIDAS Associazione il telaio, di Orbassano Associazione italiana donatori cornea e organi umani, sezione comunale di Orbassano Associazione italiana donatori organi, gruppo comunale di Bruino Associazione nazionale assistenza psicologica ammalati cancro Associazione per la tutela della salute Associazione volontari ospedalieri Avulss nucleo, di Orbassano Gruppo volontariato vincenziano di Orbassano Gruppo volontariato vincenziano di Beinasco Conferenza di San Vincenzo di Beinasco Luce per la vita Ufficio Relazioni con il Pubblico (a cura di). Carta dei servizi. La salute in Piemonte, Mensile di informazione del Sistema Sanitario Regionale San Luigi Gonzaga Università degli Studi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'ospedale San Luigi Gonzaga Il sito dell'ospedale San Luigi, su sanluigi.piemonte.it. Il sito del centro microcitemie dell'ospedale San Luigi, su centromicrocitemie.unito.it. URL consultato il 18 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).

Cimitero Parco di Torino

Il cimitero Parco di Torino è, per numero di defunti, il secondo cimitero cittadino. Nella seconda metà del XX secolo, in seguito ai fenomeni dell'industrializzazione e dell'immigrazione, l'aumento della popolazione indusse l'Amministrazione cittadina a prevedere un adeguato incremento delle strutture cimiteriali. Non essendo possibile ampliare ulteriormente il Cimitero Monumentale, si decise per la costruzione di un nuovo complesso, situato all'opposta periferia cittadina, in regione Gerbido, che entrò in funzione nel 1972. Venne così creato questo camposanto, ispirato ai modelli dei cimiteri parco, usuali nel Nord Europa. Con questa concezione le sepolture non sono più caratterizzate da tumuli, bensì da cippi e semplici lapidi poste sul tappeto erboso che si estende in modo continuo su tutte le sepolture. Il cimitero racchiude un cratere nel quale furono creati i complessi dei loculi, con un sistema di balconate digradanti verso la base, la cui parte centrale è sistemata a giardino. Si chiama Cimitero Parco, perché rispetto al Monumentale ha una vasta copertura tra i vari campi di giardini e alberi. Paolo Barison (1936 - 1979), allenatore di calcio e calciatore. Luigi Bertolini (1904 - 1977), allenatore di calcio e calciatore. Caterina Boratto (1915 - 2010), attrice. Antonio Bruna (1895 - 1976), calciatore. Giuseppe Busso (1913-2006), progettista Roberto Copernico (1904 - 1988), dirigente sportivo e allenatore di calcio. Emilio Ghione (1879 - 1930), attore e regista. Giovacchino Landini (1935-1985), ristoratore, vittima della strage dell'Eysel. Riza Lushta (1916 - 1997), calciatore albanese. Lidia Martorana (1928 - 2018), cantante. Rita Montagnana (1895 - 1979), politica. Piero Panciarelli (1955 - 1980), brigatista. Carlo Parola (1921 - 2000), calciatore e allenatore di calcio. Pietro Rava (1916 - 2006), calciatore e allenatore di calcio. Gino Rossetti (1904 - 1992), calciatore e allenatore di calcio. Luoghi d'interesse a Torino

Stabilimento FCA di Grugliasco
Stabilimento FCA di Grugliasco

Lo stabilimento Stellantis di Grugliasco (ufficialmente denominato Avvocato Gianni Agnelli Plant) è una fabbrica automobilistica situata nel comune di Grugliasco nella città metropolitana di Torino; costruita nel 1959 dalla Bertone, nel 2009 divenne proprietà del gruppo Gruppo Fiat, confluito a sua volta nel 2021 in Stellantis. In un piano di sviluppo della produzione, spinto anche dalla commessa ottenuta dalla NSU Motorenwerke per la fabbricazione della NSU Prinz Sport, la Carrozzeria Bertone decise la costruzione di un nuovo apparato produttivo che venne inaugurato nel 1959, in Corso Allamano, 46 Da quel momento iniziò la produzione o l'assemblaggio di versioni specifiche dei modelli di serie per conto di varie case automobilistiche, a partire dalla Fiat 850 Spider che, tra il 1965 e il 1972 venne prodotta in oltre 130.000 esemplari. Tra gli altri modelli che, oltre a essere disegnati, furono assemblati direttamente a Grugliasco vi sono la ASA 1000 GT, la Volvo 780, le versioni cabriolet dell'Opel Astra F e della Fiat Punto e la Opel Astra Coupé e Cabriolet G. Nel 2000 vi fu anche un'escursione in campo motociclette con l'assemblaggio del BMW C1. Lo stabilimento fu ceduto da Bertone al Gruppo Fiat (all'epoca già Fiat Chrysler, amministrato da Sergio Marchionne) nel 2009; l'obiettivo era quello di mantenerne la vocazione di centro per l'assemblaggio di mezzi di livello o particolari. Con la cessione, formalizzata il 6 agosto del 2009, la struttura venne ridenominata FGA-OAG (Officine Automobilistiche Grugliasco), per poi essere chiamata AGAP, acronimo di "Avvocato Gianni Agnelli Plant". Chiusa la cassa integrazione in corso dal 2008 per i suoi lavoratori (circa 1.400 lavoratori), l'impianto fu rilanciato nel corso del secondo decennio dei duemila, venendo ristrutturato ed inaugurato, nella sua forma attuale, a gennaio del 2013. Dal 2013 venne ivi assemblata anche la nuova Maserati Quattroporte e la nuova Maserati Ghibli del 2013, con l'aumento della forza lavoro a circa 1500 addetti. Nel 2022, Stellantis, in una propria ottica di riorganizzazione degli spazi, ha annunciato la volontà di vendere la struttura entro il 2024, con il trasferimento dei duecento lavoratori rimasti a Mirafiori, dove nel frattempo è stata trasferita la produzione della Maserati Quattroporte e della Maserati Ghibli. L'impianto produttivo che, mutato nel corso degli anni, si compone oggi di diversi corpi di fabbrica (capannoni produttivi, logistici, un immobile a destinazione uffici, locali tecnici,manufatti accessori) oltre a due lotti di terreno edificabili (a ridosso dei piazzali a parcheggio lungo via Bertone e di fronte allo stabilimento sul lato opposto di Corso Allamano) occupa una superficie di 115.000 metri quadrati ad uso produttivo (e 205 mila totali), ma è impiegato solo per l'attività di lastratura, con ingresso in via Cumiana, che dovrebbe concludersi entro il 2024. Negli spazi ha sede anche la Lear Corporation, con accesso da corso Allamano; una multinazionale americana che produce, anche per le Maserati, sedili e sistemi elettrici. Dopo una serie di contatti con produttori cinesi ed italiani, conclusi senza esito positivo, la destinazione d'uso resterebbe, per volontà del comune, immutata, dovendo quindi rimanere a vocazione industriale. Proposta anche online, Con l'alienazione, la fabbrica giungerebbe alla fine della propria esistenza quale parte del Gruppo. Lista dei siti produttivi FCA Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stabilimento Stellantis di Grugliasco Inaugurazione Stabilimento Maserati, su video.corriere.it. Stabilimento di Grugliasco sul sito Fiom-Cgil, su fiom-cgil.it. URL consultato il 28 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2017).

Grugliasco
Grugliasco

Grugliasco (Grujasch in piemontese) è un comune italiano di 36 782 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte, conurbato nell'area metropolitana del capoluogo piemontese, e confinante con il comune di Torino. Confina a est e a sud con Torino, a ovest con Rivoli (fraz. Tetti Neirotti e Levi) e a nord con Collegno. Tutto il territorio è pressoché interamente pianeggiante, ad eccezione di alcune colline eoliche, e non possiede fiumi o torrenti. L'origine del nome potrebbe derivare dal prediale Gruglascum, Curlascum, da Currelio - ascum, l'antico nome del colono romano cui, all'epoca della centuriazione romana delle periferie ovest di Torino, venne forse assegnata parte di queste terre. Altri studiosi invece sostengono che il toponimo faccia riferimento agli uccelli gru, che forse un tempo sostavano qui durante le migrazioni stagionali. Sta di fatto che, la comunità di Grugliasco scelse come simbolo araldico per il proprio stemma, attestato per la prima volta nel 1613, proprio il volatile chiamato "gru". I primi documenti storici tuttavia, risalgono al 1047, quando l'Imperatore Enrico III il Nero cita il Capitolo canonicale del Duomo di San Giovanni di Torino con i diritti sui beni posseduti, tra cui la curtis Grugliascum, con la già esistente chiesa dedicata a San Cassiano di Imola, e la decima pagata al Capitolo dagli abitanti della villa. Questa si era sviluppata nel tempo, intorno al nucleo di proprietà dei canonici torinesi, che corrisponde all'attuale centro storico, accanto all'antica chiesetta dedicata a San Cassiano. Nonostante la forte devozione che li legava all'antica cappella, nel 1599 i grugliaschesi si posero sotto la 'protezione' di San Rocco contro la peste incombente: San Rocco divenne così il nuovo santo patrono del paese, e gli venne dedicata una chiesa, da cui la borgata in cui fu eretta prende il nome. L'aspetto attuale della cappella è il frutto della ristrutturazione eseguita tra il 1826 e il 1828 su progetto dell'architetto Ignazio Michela. Agli inizi del XIII secolo, il villaggio detto Grugliascum fu incluso nei possedimenti dei Savoia-Acaia, fino al 1619, quando il duca di Savoia Carlo Emanuele I lo eresse a contea, infeudandolo alla Città di Torino. La contea grugliaschese si espanse quindi economicamente e geograficamente per tutto il XVII secolo, fino ai limiti un'antica cinta muraria (abbattuta nel 1384 dai Torinesi) ed un castrum autonomo, provvisto di un "Torrazzo". Scarse sono, tuttavia, le vestigia del Basso Medioevo che si limitano alla torre civica, e ad un affresco (Madonna col Bambino) sulla facciata di San Cassiano.Inoltre, la inesistente irrigazione del territorio, privo di torrenti o fiumi, portarono ad un'urbanizzazione relativamente lenta. La creazione, nel XV secolo, di una bealera tuttora esistente, e perlopiù interrata e che viene ancora utilizzata per l'irrigazione dei campi in Strada del Gerbido, determinò un più rapido sviluppo economico del borgo. Il canale era derivato dalla Dora Riparia presso Alpignano; dopo avere attraversato Rivoli e Collegno, giungeva sino a Grugliasco, nei pressi dell'antica Cappella di San Vito (anch'essa del 1450-1490 circa), dove si diramava a sua volta in due sottocanali, il corno superiore (verso sud) e il corno inferiore (verso est). Grugliasco fu soggetta ad un'epidemia di peste nel XVI secolo, e nel XVIII secolo ottenne dignità e indipendenza territoriale da Torino. L'approvvigionamento idrico portò anche alla nascita di un opificio, intorno al XVI secolo, nei pressi di Villa Valperga. Vennero poi costruite altre filande lungo il corno superiore, che assunse il nome di via dei Filatoi. Tuttavia, nel XIX secolo l'economia serica subì una grave crisi, a causa della malattia del gelso e del predominio assunto dalla Francia in questo particolare settore tessile. Grugliasco vide una nuova espansione urbanistica ed industriale agli inizi del XX secolo, con l'espansione verso nord, grazie soprattutto al cotonificio Leumann di Collegno ed alla relativa frazione Fabbrichetta a ridosso dello stesso. Alla fine della seconda guerra mondiale, il 30 aprile 1945, il Comune, insieme a Collegno (comune limitrofo), fu luogo della strage di Grugliasco e Collegno, in cui 68 persone, tra partigiani e civili (di cui venti residenti a Grugliasco e trentadue a Collegno), vennero fucilati da una divisione di soldati tedeschi in ritirata: a questa strage seguì, il giorno successivo, la fucilazione per rappresaglia, di 29 militi fascisti della Divisione Littorio, che erano prigionieri. A ricordo di ciò, sono stati eretti tre cippi commemorativi nei luoghi dove avvenne il massacro. L'ultima espansione industriale e urbanistica fu dovuta alla vicinanza con gli stabilimenti FIAT Mirafiori, che fece di Grugliasco un polo industriale dell'indotto automobilistico: sorsero infatti gli impianti di Pininfarina, Bertone, Vignale, Westinghouse, Itca, Cimat. Agli inizi del XXI secolo ne rimangono attive solo alcune, mentre nella zona industriale si sono insediati sia il polo di interscambio merci denominato "SITO Interporto di Torino", sia i nuovi mercati ortofrutticoli torinesi C.A.A.T. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 3 luglio 1962. Il gonfalone è un drappo di colore bianco riccamente ornato di ricami d'argento. Torre civica: situata nel centro della città, in piazza S. Cassiano, può essere considerata il simbolo di Grugliasco. Venne eretta nel XV secolo a scopi difensivi, trasformata in un telegrafo Chappe dopo il passaggio di Napoleone e assumendo successivamente la funzione di torre campanaria della retrostante chiesa di S. Cassiano Chiesa di S. Cassiano: edificio millenario, la cui presenza è documentata già dal IX secolo: si trova nell'omonima piazza e rappresenta la chiesa principale della città. Ampliata e restaurata nel corso di un secolo (dalla fine del Seicento alla fine del Settecento), la chiese venne interessata dalla realizzazione di una facciata solo nel 1881, affidata allo stile classicista dell'ingegnere Ferrante. In quest'ultima occasione, venne rinvenuto l'affresco tuttora visibile, appartenente ad un precedente tentativo di realizzazione di una facciata risalente al XV secolo Chiesa dello Spirito Santo (via Moncalieri, 77-79) Cappella di San Rocco: antica cappella cinquecentesca, situata all'inizio di viale Gramsci, verso largo Polesine. Essa venne dedicata a san Rocco dopo l'epidemia di peste del 1599, evento che fece del santo il patrono della città. L'aspetto attuale è riconducibile alle ristrutturazioni ottocentesche Cappella di S. Vito: piccola cappella risalente alla fine del '400, posta in piazza Don Cocco, poco lontano da S. Cassiano. Sulla facciata è stato recentemente scoperto un quattrocentesco affresco rappresentante Cristo in trono Cappella della Confraternita di Santa Croce: posta alle spalle della chiesa di S. Cassiano, in via Giustetti, risale all'ultimo trentennio del Cinquecento, ma venne fortemente rimaneggiata in stile barocco tra il 1767 e il 1780 Villa Boriglione: visitabile dall'entrata di via Lanza, da cui parte la sua imponente cinta muraria. La villa, realizzata agli inizi del XVIII secolo, è circondata da un grande parco, dal 2000 riqualificato in Parco Culturale Le Serre. Qui avvengono diverse manifestazioni, anche musicali, mostre ed eventi culturali della città, nei suoi sotterranei è visitabile il RiMu (Rifugio/Museo) a cura dell'Associazione Cojtà Gruliascheisa Villa Claretta Assandri: situata, all'interno di un ampio giardino cintato, in via La Salle, la villa venne costruita nella seconda metà del XVII secolo e ospita oggi il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata Villa Gay di Quarti: posta nella centralissima via Lupo, al numero 87, è una villa seicentesca, anticamente parte di un vasto possedimento, che comprendeva un rustico e un enorme parco che fungeva anche da frutteto e da boschetto (oltre ad ospitare un laghetto). L'abitazione e i rustici, recentemente riportati al loro splendore, fanno parte oggi di un complesso residenziale, mentre la retrostante area verde è diventata il principale parco urbano di Grugliasco (Parco Porporati) Villa Il Palazzo: situata in borgata Gerbido, precisamente in via Moncalieri 6, venne costruita a metà del Settecento per volere del Conte Carlo di S. Martino, Marchese d'Agliè. Esternamente presenta una lunga cinta muraria decorata da vasi in terracotta, all'interno della quale vi è un giardino d'ingresso, un cortile d'onore e una cascina, quest'ultima posta alle spalle della villa Villa Il Maggiordomo: anch'essa in Borgata Gerbido, idealmente accessibile da via Bertone, prende il nome dalla carica di maggiordomo di Casa Savoia di Valeriano Napione, che la fece costruire tra il 1675 e il 1683. Per la forte somiglianza dell'edificio con Palazzo Carignano di Torino, alcuni studiosi attribuiscono il progetto architettonico a Guarino Guarini. La villa è attualmente in stato di precaria conservazione strutturale, in attesa di adeguati lavori di ristrutturazione Villa Audifredi di Mortigliengo: nel parco "San Marcellino Champagnat" di via Cotta si trova quella che nacque come residenza di villeggiatura nel XVII secolo, per poi diventare, con il conte da cui prende il nome e con il banchiere Giovanni Battista Barbaroux, un setificio ottocentesco. Nel 1903 viene acquistato e ristrutturato dai Fratelli Maristi, che ne fanno un convento, mentre oggi ospita un centro per anziani Villa Sclopis o Il Barocchio: situata tra Gerbido e Borgata Lesna, in strada del Barocchio, è appartenuta ai Conti Sclopis del Borgo, tra cui si ricordano il celebre pittore e incisore Ignazio, il letterato Alessandro e il Ministro Federigo (a quest'ultimo è dedicata una via a Torino) Le cascine storiche: esternamente al nucleo centrale della città, verso i confini con Torino, sono presenti diverse cascine costruite tra il seicento e il settecento, la maggior parte utilizzate tutt'oggi per attività agricole. In Borgata Gerbido sono presenti la Cascina Villanis (con cappella barocca e casa padronale detta Villa Ceresole), la Cascina Mandina (con elegante cappella barocca esterna alle mura), la Cascina Duc (ospitante le reliquie di sant'Antero e oggi sede di un agriturismo) e la Cascina Il Trotti (con cappella settecentesca). In Strada Antica di Grugliasco sono presenti invece i resti della Cascina Armano (con imponente villa, in stato di avanzato degrado), la Cascina Il Quaglia (situata nell'omonima borgata, che ospita a pochi metri il complesso abitativo, la barocca cappella della SS. Annunziata e il vecchio portale di strada della Pronda) e la Cascina Astrua (con annessa cappella intitolata alla Beata Vergine Consolatrice) RiMu: rifugio antiaereo sotterraneo della seconda guerra mondiale, con capienza originale di 75 persone, e annesso Museo della Grugliaschesità, in Villa Boriglione, nel Parco Culturale Le Serre. Il sito è gestito dall'associazione culturale "Cojtà Gruliascheisa", conosciuta come ideatrice del Palio della Gru dal 1984 Istituto interprovinciale per infermi di mente "Vittorio Emanuele III" (ex ospedale psichiatrico) Fra il 1951 e il 2011 la popolazione residente è aumentata di 15 volte, uno dei maggiori incrementi tra i Comuni del Piemonte. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2023 la popolazione straniera era di 1 771 abitanti, pari al 4,21% dei residenti. A partire dal 2001, Grugliasco ha iniziato ad affermarsi come uno dei principali centri di formazione del Circo Contemporaneo a livello nazionale. Il parco Le Serre ospita durante tutto l'anno una scuola di Circo Contemporaneo ed in estate la rassegna internazionale di Circo Contemporaneo "Sul Filo del Circo/Au Fil du Cirque", divenuta ormai il maggiore appuntamento italiano dedicato completamente al Circo Contemporaneo. A Grugliasco sono presenti: il Museo Gianduja il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, in Villa Claretta-Assandri il Museo dell'agricoltura del Piemonte il RiMu (Rifugio antiaereo e Museo della Grugliaschesità) presso il Parco Culturale "Le Serre" La biblioteca "Pablo Neruda" di Grugliasco nasce il 2 gennaio 1970, in un edificio originariamente d'appartenenza dei Fratelli Maristi, congregazione religiosa. Partendo da una singola stanza, la biblioteca ha ricevuto tre ampliamenti, di cui l'ultimo nel 2002. Il suo catalogo è stato informatizzato dal 1998, ed è entrata nello SBAM a partire dal 2009. Anche se san Rocco si festeggia il 16 agosto, a partire dal 2000 l'autorità ecclesiastica ha concesso ai grugliaschesi di spostare la festa patronale al 31 gennaio, in ricordo della prima processione fatta per impetrare, attraverso l'intercessione del santo, la fine della pestilenza. La chiesa principale comunque non è intitolata a san Rocco, bensì a san Cassiano. Tuttavia, in ricordo della fine della peste, ogni prima domenica di giugno, dal 1984 si celebra il noto Palio della Gru, organizzato dall'Associazione Cojtà Gruliascheisa, che vede competere sette borghi della città, in una corsa rievocativa dei monatti che trainavano i carretti dei malati di peste del 1599. I carretti della corsa sostengono una gru (simbolo della città), e percorrono un tracciato nel centro storico; il Palio termina in una fiera collettiva, nel fine settimana. La manifestazione è inserita nel circuito "Viaggio nel Tempo" della Provincia di Torino quale rievocazione storica. Nel secondo dopoguerra, Grugliasco est, confinante col comune di Torino, fu interessato con l'adiacente comune di Collegno a nord, dal progetto di Corso Marche, un nuovo boulevard che doveva attraversare le periferie della città di Torino. Successivamente, Grugliasco fu interessato dall'ampliamento della zona sud-est, detta zona Certezza (Corso Allamano/Strada antica di Grugliasco/Piccolo Hotel), e dalla riqualificazione della vicina frazione Gerbido, al confine con la zona Centro Europa del quartiere Mirafiori Nord di Torino. Il piano prevedeva il collegamento stradale dell'attuale Tangenziale autostradale ovest di Torino, con le uscite/entrate di Rivoli, dello scalo ferroviario di Interporto "Sito", e di Corso Allamano. Nel 2007 poi, secondo il piano di intervento "Corso Marche" degli architetti Augusto Cagnardi e Vittorio Gregotti, l'area settentrionale di Grugliasco diviene parte superficiale d'una serie di gallerie a più livelli: al secondo livello interrato, infatti, passeranno i treni della prevista gronda merci dell'alta velocità ferroviaria (TAV), mentre al primo livello interrato è previsto un tratto della futura tangenziale interna interrata di Torino, un innesto della Tangenziale autostradale ovest di Torino che collegherà lo svincolo della Tangenziale Nord di Savonera con lo svincolo della Tangenziale Sud del Drosso. Il corso superficiale, a tetto di questi due tunnel, sarà rimodellato con standard comuni al resto del futuro corso. Nel comune di Grugliasco il progetto avrà caratteristiche leggermente differenti rispetto alla maggior parte del piano di intervento: la ferrovia ad alta velocità, infatti, dal confine con il comune di Torino proseguirà lungo il raccordo ferroviario Torino-Modane - Interporto di Orbassano boulevard e autostrada interrata, invece, proseguiranno il loro corso lungo l'area interessata dalla via Crea fino al confine con il comune di Torino Il progetto è stato ripensato e fortemente ridimensionato dai Comuni interessati nel 2018 ed a fine 2021 non è ancora partito alcun cantiere specifico. Echirolles Barberà del Vallès Gourcy Strage di Grugliasco e Collegno Stazione di Grugliasco Filovia Torino-Rivoli Stabilimento di Grugliasco Giorgio Coda Portami su quello che canta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Grugliasco Comune di Grugliasco Sito del comune

Villaggio Leumann
Villaggio Leumann

Il Villaggio Leumann (pronuncia originale corretta: /ˈlɔjman/, Vilage Leumann in piemontese), o semplicemente Leumann, è un quartiere operaio edificato alla fine dell'Ottocento a Collegno, alle porte di Torino. Il Villaggio Leumann nasce dall'idea di un illuminato imprenditore di origine elvetica, Napoleone Leumann, che trasferì l'azienda di famiglia da Voghera a Torino, beneficiando delle convenienti agevolazioni che offriva il capoluogo piemontese, reduce del contestato trasferimento della capitale prima a Firenze e poi a Roma. All'epoca, infatti, la città di Torino concedeva terreni a prezzo politico e agevolazioni fiscali, con l'intento di ricreare un nuovo ruolo di riferimento che compensasse la perdita del lustro, della centralità e delle importanti funzioni di una capitale. Inoltre un'ampia offerta di manodopera specializzata a costi ridotti completò il processo di attrazione di capitali e imprenditori, anche stranieri come Leumann, Abegg, Remmert, Metzger, Caratsch contribuendo a fare di Torino la nuova capitale dell'industria. La scelta cadde appunto sul vasto lotto di terra (circa 60.000 metri quadrati) nelle campagne circostanti il piccolo paese di Collegno, alle porte di Torino. Qui nel 1875 Isaac Leumann e il figlio Napoleone decisero di installare un nuovo sito produttivo che lavorasse il cotone, a differenza del precedente stabilimento di Voghera che trattava il lino. Fondamentale nella scelta del luogo fu anche la presenza di canali irrigui (bealera di Grugliasco) e la vicinanza di una nuova, moderna infrastruttura: la ferrovia che, correndo lungo l'asse dell'attuale Corso Francia, consentiva un rapido collegamento con Torino e la vicina Rivoli. Il Cotonificio Leumann sarà destinato ad un crescente successo sino a diventare un'azienda di notevoli dimensioni e prestigio. Tuttavia Napoleone Leumann non creò soltanto un'industria con un annesso nucleo residenziale, bensì un'area ben definita in cui lavoro, famiglia, tempo libero, istituzioni sociali e previdenziali erano strettamente connessi fra loro, formando un contesto socialmente evoluto ed efficiente. L'organizzazione urbanistica, l'architettura degli edifici, le istituzioni sociali e i servizi assistenziali in esso creati fanno del villaggio un organismo che pone al centro dei suoi obiettivi una maggiore qualità di vita delle maestranze, sia sul lavoro che nella vita privata, con concreti vantaggi riscontrabili anche nell'ottima qualità che caratterizzò i prodotti del Cotonificio Leumann. Esempi di villaggi analoghi sorsero nel medesimo periodo anche in Lombardia e in Veneto, ma il Villaggio Leumann è forse l'esempio più esteso, completo e funzionale, tale da divenire un'interessante testimonianza di carattere storico, culturale e architettonico. Malauguratamente, nei primi anni settanta la crisi occorsa al settore tessile e una gestione poco avveduta degli eredi portò alla progressiva chiusura del glorioso Cotonificio Leumann. La sorte dell'intero villaggio sembrò compromessa dallo spettro della speculazione edilizia, ma una tempestiva e consapevole operazione di mantenimento ha permesso di conservarlo pressoché intatto, nonostante la crescente e disordinata urbanizzazione circostante. La proprietà degli immobili è passata al comune di Collegno, che ne ha garantito la salvaguardia, nonché una regolare assegnazione delle abitazioni restanti, secondo la graduatoria legata all'edilizia popolare. Il villaggio è ancora intatto ai giorni nostri e possibile da visitare gratuitamente Il complesso, realizzato tra il 1875 e il 1912, ispirato alla tradizione edilizia del nord Italia del tempo, contaminata soprattutto nei tagli volumetrici dei tetti, con stilemi di derivazione svizzera, data l’origine elvetica del committente, è costituito da due comprensori residenziali ai lati dell'ex stabilimento tessile, estendendosi per circa 60.000 metri quadrati e ospitava originariamente circa un migliaio di persone tra operai, impiegati e relative famiglie. Esso comprende ancora al suo interno 59 villini e case divisi in 120 alloggi, ciascuno provvisto sin dal principio di servizi igienici annessi e un giardino condiviso al piano terreno. Attorno alle abitazioni vennero gradualmente realizzati anche gli edifici necessari ad una piccola comunità, ovvero: la scuola elementare, una palestra, i bagni pubblici, una chiesa, una cooperativa alimentare, una piccola stazione ferroviaria, un albergo e il Convitto delle Giovani Operaie. Inoltre, all'interno dello stabilimento vi trovavano luogo la mensa ma anche un ambulatorio, un asilo nido, un ufficio postale e un circolo sportivo. Fra il 1871 e il 1955 il villaggio era servito da un'apposita fermata della tranvia Torino-Rivoli, sostituita da una filovia, a sua volta soppressa nel 1979. Percorrendo il tracciato rettilineo dell'antica Strada per le Gallie, la tranvia si sviluppava per circa 12 chilometri; nel 1903 Napoleone Leumann, che già si serviva della linea per trasportare le proprie merci nel magazzino di Piazza Statuto, decise di far costruire una piccola stazione, detta la stazionetta, posta di fronte all'ingresso del cotonificio per consentire ai lavoratori pendolari di raggiungere il posto di lavoro più agevolmente. Si trattava un piccolo edificio in legno circondato per tre lati da un piccolo porticato il cui interno era originariamente costituito da un unico locale adibito a biglietteria e sala d'attesa. Alla chiusura della tranvia la stazionetta rimase a margine di quello che era diventato corso Francia e vide un periodo di decadenza diventando uno spogliatoio per i vicini campi da tennis e in seguito abbandonata a sé stessa; nel 1998 il Comune di Collegno decise di restaurarla quale unica testimonianza della cessata tranvia. Pur essendo di religione calvinista, Napoleone Leumann volle dotare il villaggio di una chiesa e nel 1907 commissiona il progetto all'ingegner Pietro Fenoglio. Essa è dedicata a Sant'Elisabetta, ed è una delle pochissime chiese in Italia, forse l'unica, realizzate in stile Liberty, pur riportando anche alcuni elementi stilistici eclettici. Il prospetto frontale è scandito da un motivo che alterna un rivestimento di mattoni a vista e fasce di litocemento. Ma ciò che marcatamente caratterizza la facciata sono i due campanili decorati a motivi geometrici, sovrastati da croci in ferro battuto. Il piccolo pronao antistante il portale di ingresso è invece sormontato da un inusuale rosone ripartito in tre parti riportante una vetrata policroma di chiara interpretazione Liberty. Il corpo interno presenta una sobrietà tipicamente calvinista, ma la pianta longitudinale della navata unica è ravvivata da una decorazione geometrica che si estende anche sulla copertura a capriate lignee. Le trifore laterali di ispirazione neo-romantica, la vetrata absidale e quella frontale sono dotate di apprezzabili vetrate policrome realizzate sotto la supervisione del maestro Domenico Smeriglio da Poirino. Napoleone Leumann era fermamente convinto che una corretta istruzione fosse uno degli elementi fondanti per avere dei buoni operai in futuro e così, nel 1903, il Villaggio Leumann ebbe la sua scuola. Ubicata nel comprensorio ovest del villaggio, l'edificio comprendeva sei classi elementari al primo piano, mentre al piano terreno c'era l'Asilo Infantile Wera, dedicato alla memoria della figlia di Leumann, scomparsa in tenera età. La scuola era frequentata dai figli degli operai e degli impiegati del cotonificio, ma anche da alcuni residenti di Collegno, poiché era l'unica scuola vicina allora esistente nel comune. La scuola forniva gratuitamente i libri di testo e vi era anche una fornita biblioteca e poteva avvalersi di attrezzature e metodi didattici più avanzati del tempo. Inoltre, a stimolare l'impegno degli scolari, Leumann organizzava periodicamente premiazioni che prevedevano doni o piccoli lasciti in denaro che veniva accreditato su libretti postali. Una particolare attenzione veniva data anche all'attività fisica con la ginnastica praticata quotidianamente nel cortile o nell'attigua palestra, compresa l'assistenza del medico del vicino cotonificio. Nel marzo del 1906 vennero attivati anche dei corsi serali per operai e, visti i concreti risultati raggiunti in ambito didattico, la scuola viene dichiarata Ente Morale per Regio Decreto. Il 6 maggio del 1906 avvenne la cerimonia alla presenza del Ministro della Pubblica Istruzione On. Paolo Boselli, insieme al Sindaco di Collegno Audifredi ed altre personalità politiche, nonché una numerosa folla festante. Nel 1910 l'edificio scolastico venne ampliato con l'innalzamento di un ulteriore piano per ospitare altre due aule e servizi. L'anno successivo, una relazione del Regio Ispettorato Scolastico giudicò la scuola del Villaggio Leumann come un modello di istruzione e di educazione sotto tutti gli aspetti rispondenti ai veri bisogni di una classe operaia. Successivamente, la scuola ospitò unicamente le classi elementari e l'asilo infantile fu trasferito presso un'altra sede. Dal 2005 sono stati ultimati i lavori di restauro conservativo e di ristrutturazione e le lezioni sono regolarmente riprese. Nel Cotonificio Leumann si effettuavano le lavorazioni di tessitura, tintura e finissaggio. La fabbrica fu attiva a pieno regime per quasi un secolo, dal 1875 fino al 1972 quando, in seguito ad una grave crisi del settore tessile, venne notevolmente ridimensionata. Continuò la propria attività fino alla chiusura avvenuta nel 2007. Il villaggio è attualmente ancora abitato da alcuni ex dipendenti del Cotonificio Leumann e, complessivamente, da circa un centinaio di famiglie. Un recente restauro ha riportato agli antichi splendori le strutture liberty più caratteristiche del villaggio come alcuni edifici dell'ex stabilimento, l'ex scuola elementare e la Stazionetta. È stata recuperata anche parte della cancellata metallica che un tempo circondava l'intero stabilimento, ma che fu requisita dal governo fascista durante il periodo bellico della seconda guerra mondiale. Inoltre il Villaggio Leumann è stato elevato a Ecomuseo sulla Cultura Materiale della provincia di Torino. È sede di un Centro di Documentazione, di saltuarie rappresentazioni espositive, teatrali ed è regolarmente visitabile da scolaresche e da comitive come esempio, con Crespi d’Adda e Schio, di villaggio operaio conservato integralmente. All'interno del villaggio è anche presente la biblioteca civica di Collegno, nel Convitto delle Operaie. All'interno del villaggio è stato ambientato il film È nata una star?, del 2012, dove si trova la casa del protagonista e nelle numerose scene di esterno è possibile quindi osservare alcuni angoli del complesso. Per quanto riguarda il settore trasporti, sono partiti nel primo semestre del 2019 i lavori per la costruzione del prolungamento della linea M1 della Metropolitana di Torino, che prevede una stazione proprio a servizio del villaggio. I documenti e materiali relativi alla storia del Villaggio Leumann e del '900 e alle attività che qui si svolgevano sono raccolti presso il Centro di documentazione Archiviato il 29 agosto 2018 in Internet Archive. omonimo di Collegno. Le opere di Pietro Fenoglio nel clima dell'art nouveau internazionale, Riccardo Nelva e Bruno Signorelli, Dedalo Libri, 1979, Bari. Napoleone Leumann Paternalismo Crespi d'Adda Nuovo quartiere operaio Lanerossi Archeologia industriale Liberty torinese Jugendstil Libreria della Dottrina Cristiana - Elledici Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villaggio Leumann Villaggio - La storia, su Associazione Amici della Scuola Leumann. URL consultato il 5 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2016). Il Villaggio Leumann in Piemonte, su Archeologia Industriale.

Istituto interprovinciale per infermi di mente
Istituto interprovinciale per infermi di mente "Vittorio Emanuele III"

L'ex-Istituto interprovinciale per infermi di mente "Vittorio Emanuele III" di Grugliasco è un complesso di edifici originariamente adibiti al mantenimento e alla cura di pazienti con problemi psichici. All'inizio del XX secolo la Provincia di Torino disponeva di tre strutture ospedaliere per la cura delle malattie psichiche: il vecchio manicomio di via Giulio, nel centro di Torino, i locali adibiti ad ospedale psichiatrico che erano stati ricavati nella ex-Certosa reale di Collegno o costruiti ex-novo nel parco circostante e una struttura più piccola realizzata tra il 1910 e il 1913 a Savonera (Venaria), progettata in origine per i malati meno problematici. La gestione di queste strutture era affidata dalla Provincia ad una Opera Pia denominata Regio manicomio di Torino. Nel 1914 a causa del sovraffollamento di queste strutture si arrivò ad un trasferimento dei pazienti di sesso maschile alla grande struttura di Collegno, mentre gli edifici di Torino e di Savonera vennero destinati alle pazienti donne. Tale risistemazione però non fu sufficiente e fu quindi necessario costruire un nuovo ospedale. La scelta del luogo cadde dopo lunghe discussioni sul comune di Grugliasco, contiguo a quello di Collegno. Tale collocazione decentrata avrebbe anche permesso lo svuotamento del vecchio manicomio di Torino, la cui collocazione centrale causava disturbo agli abitanti della zona. I lavori per la costruzione del nuovo complesso ospedaliero vennero iniziati nel 1928 e conclusi nel 1931, quando venne inaugurato l'"Istituto Interprovinciale Vittorio Emanuele III per infermi di mente in Grugliasco". La parte edilizia del progetto si deve a Mario Torretta, ingegnere dell'ufficio tecnico della Provincia di Torino, mentre gli arredamenti e gli allestimenti interni vennero progettati dal dr. Francesco Agosti, incaricato dalla struttura ospedaliera. Si trattava di una struttura interprovinciale perché la provincia di Torino deteneva solo l'85% circa della proprietà, con la rimanente quota in mano alla Provincia di Aosta. Durante la Seconda Guerra Mondiale alcuni dei padiglioni dell'ospedale vennero danneggiati dai bombardamenti, e vari degenti dovettero essere trasferiti. La provincia di Torino alla fine del conflitto riparò i danni e ripristinò la normale funzionalità degli edifici. Nel corso degli Anni Sessanta del Novecento alle strutture esistenti venne aggiunta la "Villa Azzurra", un edificio destinato ai bambini affetti da malattie mentali o semplici handicap psicofisici. La struttura, chiamata comunemente il manicomio dei bambini, godeva di una fama piuttosto sinistra e fu oggetto di varie denunce per maltrattamenti da parte delle famiglie dei suoi giovani ospiti. A causa dell'evoluzione dei trattamenti delle malattie mentali in corso in Italia negli Anni Settanta, che sfociarono nella c.d. Legge Basaglia, nel 1979 la "Villa Azzurra" venne chiusa; anche la vecchia Opera Pia fu sciolta nel 1980, con il passaggio della competenza sulle cure ai malati psichiatrici alle ASL. Il complesso comprendeva in origine quattro grandi padiglioni con settecento posti letto complessivi, l'edificio delle cucine, la camera mortuaria e la palazzina della Direzione. A questo gruppo di edifici venne in seguito aggiunta la Villa Azzurra, un padiglione cosiddetto “medico-pedagogico” destinato a bambini e bambine affetti da malattie mentali o handicap psicofisici. Una vasta area attorno agli edifici, delimitata da un lungo muro, comprendeva numerosi viali alberati, aree destinate a verde e zone agricole. Dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici in Italia, le varie aree del complesso ospedaliero hanno subito destini diversi. La zona agricola nella parte sud del complesso a partire dal 1996 è occupata dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell'Università di Torino, al quale si è poi aggiunta la Facoltà di Medicina Veterinaria, che in una parte della vecchia struttura psichiatrica gestisce a partire dal 2000 l'"Ospedale veterinario universitario". Alcuni padiglioni nella zona settentrionale del complesso sono tuttora utilizzati dalla ASL come sede del Centro Epidemiologico e come locali tecnici e base dei mezzi del pronto intervento (118) e del Soccorso alpino e speleologico L'area verde è in buona parte accessibile al pubblico ed alcuni tratti dei viali alberati sono percorsi da piste ciclabili. Massimo Moraglio, Costruire il manicomio - storia dell'ospedale psichiatrico di Grugliasco, Unicopli, 2002, ISBN 9788840007847. AA.VV., Ospedali Psichiatrici di Torino - Archivio storico, Diana Cossa (a cura di), ASL TO3. URL consultato il 9 aprile 2021. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Istituto interprovinciale per infermi di mente "Vittorio Emanuele III"

Chiesa di San Massimo (Collegno)
Chiesa di San Massimo (Collegno)

La Chiesa di San Massimo è un edificio di culto cattolico sito a Collegno, in città metropolitana e arcidiocesi di Torino; fa parte del distretto pastorale Torino Ovest. Risalente al periodo paleocristiano, subì nel corso del tempo vari interventi e modifiche. I lavori di restauro realizzati nel 1949-1950 le hanno conferito l'aspetto attuale. Durante i lavori di ristrutturazione della metà del secolo scorso sono state riportate alla luce alcune parti di un'antica basilica, assai imponente, a tre navate, risalente al secolo V d.C., che fu edificata per la sepoltura del vescovo di Torino, la cui identificazione, nei secoli, è stata oggetto di accesi dibattiti.Torino ebbe infatti due vescovi aventi il nome "Massimo": il celebre Massimo di Torino (ca. 390-420 d.C.), conosciuto anche come Massimo I - il primo dell'Arcidiocesi della città di cui si conosca il nome -, e il suo omonimo successore (Massimo II, ca. 451-465 d.C.). In una seconda fase, altomedievale, tra la fine dell'VIII e l'inizio del IX secolo, la Chiesa di San Massimo conobbe alcune parziali e prime modifiche: il vano laterale nord venne abbattuto e fu costruita una piccola abside ricavata in uno spesso muro.In una terza fase, "romanica primitiva", tra l'XI e il XII secolo, seguirono ulteriori lavori di rifacimento, di cui tuttavia si hanno scarse notizie. Nei primissimi anni del secolo XVII, data la lontananza dal centro della città, la Chiesa venne dichiarata cappella campestre. L’edificio, in uno stato ormai fatiscente, abbisognava di ingenti lavori di ristrutturazione. Nel 1688 i Certosini si offrirono di restaurare l’edificio e di ampliarlo, in modo da renderlo abbastanza grande e accogliente perché vi potessero essere celebrati gli uffici divini. Ma un accordo con l’amministrazione civica non venne mai raggiunto. Nel 1725 l'edificio venne completamente rivisitato secondo lo stile barocco del tempo. Gli interventi consistettero nella riduzione della sua superficie e nel rifacimento della facciata. La nuova fisionomia strutturale assunta dalla Chiesa di San Massimo, all'epoca costituita da un’unica navata a pianta rettangolare con abside semicircolare, restò immutata sino alla metà del secolo scorso: gli interventi del 1949-1950, coi quali la Chiesa fu sostanzialmente ricostruita, le hanno conferito l'aspetto attuale. La Chiesa, a tre navate con pilastri quadrati, si caratterizza per la facciata in cotto impreziosita da archetti e lesene e per il tetto a capriate. Le pareti interne sono intonacate e nell'abside sud è collocata la statua lignea di San Massimo, risalente alla prima metà del secolo XV. I numerosi reperti rinvenuti durante i lavori di restauro furono inizialmente esposti all'interno della cripta della Chiesa di San Massimo. In séguito, la Soprintendenza dispose il trasferimento degli artefatti presso le sale del Museo di Antichità di Torino. I sotterranei della Chiesa, per motivi di sicurezza, non sono accessibili al pubblico. Nell'antica cripta sotterranea sono conservate le tombe di due frati Agostiniani, che si occuparono della Chiesa nella prima metà del Novecento: Ludovico Cuggi (1918-1964) e Pietro Mignone (1915-1964), entrambi Agostiniani Scalzi. Alberto Crosetto, La chiesa di S. Massimo "ad quintum": fasi paleocristiane e altomedievali, in Luisella Pejrani Baricco (a cura di), Presenze longobarde. Collegno nell’alto medioevo, 2004, pp. 249-273. Daria De Bernardi Ferrero, La chiesetta di San Massimo in Collegno e le sue memorie storiche, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, Libreria dello stato, 1958. Paolo Verzone, Da Bisanzio a Carlomagno, Milano, Il Saggiatore, 1968. Arcidiocesi di Torino Collegno Massimo di Torino Museo di antichità Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa parrocchiale di San Massimo Collegno (TO): Chiesa di San Massimo, su archeocarta.org. URL consultato il 26 giugno 2022. Collegno paleocristiana, la cripta di San Massimo, su torinostoria.com. URL consultato il 26 giugno 2022. Museo di Antichità di Torino, su museireali.beniculturali.it. URL consultato il 26 giugno 2022.

Gerbido (Grugliasco)
Gerbido (Grugliasco)

Il Gerbido (Zèrb in piemontese) è una frazione del comune di Grugliasco, agli estremi confini della periferia sud-ovest di Torino, in Piemonte. I suoi confini sono : a est, dov'è concentrato il nucleo abitativo maggiore, con il quartiere di Torino Mirafiori Nord (rioni Città Giardino e Centro Europa) a sud con il quartiere di Torino Mirafiori Sud (da cui è diviso tramite Strada del Portone) ad ovest con Via Lidice e con il passante ferroviario (zona industriale di Grugliasco) a nord con Borgata Lesna di Grugliasco, da cui è separata tramite Corso Allamano. Nata come territorio totalmente agricolo nel XVII secolo, la regione del Gerbo (così veniva chiamato anticamente) inizia nei secoli successivi ad essere interessata dalla costruzione di ville e palazzi della nobiltà e dell'alta borghesia piemontese. Tuttavia la zona rimane scarsamente popolata fino ai primi decenni del '900, conoscendo solo dalla seconda metà del secolo un'intensa urbanizzazione, seppur limitata alla fascia di confine orientale con Torino, ovvero in quella porzione di territorio compreso tra Via Crea, Corso Salvemini e i limiti di Mirafiori Nord. I primi documenti che attestano l'esistenza del Gerbido sono del 1645, anno in cui avviene l'annessione del territorio al Comune di Grugliasco. Intorno alla metà del XVIII secolo i terreni del Gerbido vengono poi a far parte del Feudo di Roccafranca, insieme a parte degli attuali quartieri torinesi Mirafiori Nord e Santa Rita, comprendendo la Cascina Giajone e la Villa Amoretti. Del Feudo rimane oggi il nome Roccafranca, attribuito alla seicentesca cascina Balard, situata nell'attuale Via Gaidano (continuazione torinese di Strada del Gerbido-Via Moncalieri) e riqualificata nel 2007 in centro culturale della Circoscrizione 2 di Torino. I confini del Feudo di Roccafranca, anche detto Feudo del Gerbo, sono visibili nella Carta Corografica Dimostrativa del Territorio di Torino, realizzata dall'architetto Giovanni Lorenzo Amedeo Grossi a supporto della sua opera più importante, ovvero Guida alle cascine e vigne del territorio di Torino e' suoi contorni (1790). La descrizione del Gerbido che il Grossi fa nel primo tomo della guida è: <>. La frazione è citata successivamente anche nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati del re di Sardegna (1841) a cura di Goffredo Casalis. In questo testo è presente una definizione del territorio di Grugliasco, nella quale il Gerbido è menzionato in tal modo: <>. Inoltre è descritta anche l'antica e tuttora esistente strada che attraversa la frazione, ovvero Strada del Gerbido, che poco prima del confine con Torino cambia nome in "via Moncalieri" per la sua antica direzione proprio verso il comune di Moncalieri. Tutto ciò si evince effettivamente dal testo di Casalis, che la descrive così: <>. Il toponimo "Gerbido" è molto diffuso nel nord Italia; un tempo, con questo termine si indicavano le terre più ventose e fredde (brughiera) e di conseguenza le più incolte. Allo stesso modo i termini Gerbo (antico nome della frazione), Gerbole (frazione del vicino comune di Rivalta di Torino), Gerbaia e Gerbaio assumono il significato di "sterpaglia", "erba di palude" o "luogo molto erboso". Nonostante il significato negativo dal punto di vista agronomico, i primi contadini insediati in questo territorio riuscirono con impegno e dedizione a raggiungere ottimi risultati, in particolar modo nella coltivazione del ravanello, da cui deriva il nome della maschera cittadina Monsù Ravanin. Il territorio del Gerbido è noto per la presenza del termovalorizzatore per il trattamento dei rifiuti metropolitani, posto in realtà oltre al confine di Grugliasco e già sul territorio di Torino, ma comunemente noto come "Inceneritore del Gerbido". Per la precisione è situato tra il Cimitero Parco di Torino (a Sud) e la direttrice ferroviaria dell'Interporto S.i.to (a Nord), al di là della quale è posta la bellissima e antica Cascina Bellezia. Entrato in funzione nell'Aprile del 2013, la sua costruzione è stata accompagnata da diverse polemiche sulla sua compatibilità ambientale da parte di alcuni gruppi di ambientalisti, partiti politici e cittadini non solo grugliaschesi. Gerbido di Grugliasco ha una sua antica chiesa tuttora esistente, denominata "chiesa parrocchiale dello Spirito Santo" e situata proprio al confine con il comune di Torino, tra Via Moncalieri e Via don Giuseppe Borio. Le origini di una prima cappella risalgono probabilmente alla seconda metà del XVI secolo, sostituita, agli inizi del XVII secolo, da una di maggiori dimensioni, di cui si può ancora notare l'antico campanile. All'incirca della stessa epoca è la facciata, di scuola barocca piemontese, con mattoni a vista, sulla quale è posta una meridiana con la frase in latino "Sic mea vita fugit" ( "Così la mia vita fugge via" ). All'interno della chiesa vi è un pulpito, il cui disegno è attribuito al celebre Filippo Juvarra, più alcune splendide tele, sempre di scuola barocca. Tra il 1984 e il 1987 l'edificio fu ampliato dal lato absidale, per accogliere i fedeli aumentati nel corso degli anni. La festa patronale si celebra la domenica di Pentecoste. Sulla facciata dell'edificio religioso è inoltre posta un'epigrafe recante i nomi degli abitanti del Gerbido caduti durante la prima guerra mondiale. Su di essa è infatti presente la data indicante la durata del conflitto a partire dall'entrata in guerra del Regno d'Italia, 24 maggio 1915-4 novembre 1918, mentre di seguito vi è una dedica che reca le seguenti parole: "Il Popolo Gerbidese ai suoi modesti eroi che sacrificarono la vita per la salvezza della patria". Ancora più in basso vi è un'altra epigrafe in memoria di due uomini del luogo caduti invece durante la seconda guerra mondiale. Il Palazzo è un'antica villa con cascinale, il cui muro di cinta dell'adiacente parco costeggia Via Moncalieri, mentre sul retro presenta un giovane viale alberato che si collega con Strada del Barocchio.Edificata nella seconda metà del XVII secolo e tuttora molto ben conservata, fu una delle residenze dei nobili appartenenti alla famiglia di Filippo San Martino di Agliè. Un po' più a ovest, in Strada del Gerbido 36 (continuazione di Via Moncalieri), vi è una grande cascina, i cui allevamenti di bovini, ovini ed equini sono facilmente visibili dal vastissimo campo privato che si affaccia su la parte Ovest di Via Crea. Del complesso storico fanno parte una palazzina, un giardino e una cappella a pianta quadrata di scuola juvarriana, inizialmente di proprietà dei commercianti Villanis (inizi del XVIII secolo), successivamente dalla Famiglia Ceresole (metà del XIX secolo). Anche questa cascina presenta un viale di platani plurisecolari sul lato sud, denominato “La Lea”. Dispersa nelle campagne di Via Unità d'Italia, una traversa di Strada del Gerbido, si trova la Cappella Mandina, antica e bellissima cappella d'ispirazione barocca. Essa fa parte del cascinale dei Mandina (XVIII secolo), le cui antiche mura sulla parte opposta della strada accompagnano verso l'entrata principale, posta su Via S.Paolo. Il territorio circostante, pur trovandosi all'interno dei confini del Gerbido, può essere considerato come una località a sé (Località Mandina). Immersa tra i vasti campi delle cascine adiacenti, in una zona divisa tra agricoltura e industria, si trova la seicentesca villa Il Maggiordomo, idealmente accessibile da Via Bertone, traversa della più nota Strada del Portone a Grugliasco. Essa è considerabile come il bene architettonico più rilevante della frazione dal punto di vista storico-artistico, ma paradossalmente risulta essere anche il più trascurato.La villa è appartenuta a Valeriano Napione, maggiordomo alla corte del Principe Emanuele Filiberto di Savoia-Carignano e proprio per le somiglianze architettoniche con il famoso Palazzo Carignano di Torino, molti attribuiscono il progetto della villa al suo celebre architetto: Guarino Guarini, maggior esponente, insieme a Filippo Juvarra, del Barocco Piemontese.L'area, compresa di una cappella, una cascina e un vasto giardino con viale d'accesso in lecci e pioppi, è attualmente oggetto di massicce operazioni di restauro, con finalità di fruizione del luogo che, dopo anni di incuria e diversi progetti comunali, rimangono ancora incerte. In Strada del Portone, poco più a est di Villa Il Maggiordomo, è situata l'antica Cascina Duc, di cui si ha notizia a partire dal 1677. Essa prende il nome da quello della contessa Diana Ducco, proprietaria della cascina dal 1690 e proveniente da un'antica famiglia astigiana. Nell'area è presente una Cappella risalente alla metà del XVIII secolo, che ospita le reliquie di Papa Antero, trasportate da Roma a Giaveno nel 1611 e donate alla famiglia Claretta (Proprietari della cascina dal 1845) nel 1869. Vi è inoltre una particolare struttura ottocentesca a pianta ottagonale, che si sviluppa in altezza su tre piani ed è rivestita di mattoni a vista; essa funge da collegamento tra la cascina e la parte abitativa. Oggi la Cascina Duc offre servizi turistici e gastronomici, offrendosi come agriturismo, bed and breakfast, agrimacelleria e pastificio, oltre a produrre numerosi prodotti a base di lavanda, di cui vanta un'efficiente coltivazione in loco. Sempre in Strada del Portone, vicino all'incrocio con Corso Orbassano, è situata la Cascina Il Trotti, che prende il nome dall'antica famiglia torinese Trotti, proprietari del luogo dal 1706. vicino all'entrata, tramite cui si accede percorrendo un bellissimo viale alberato, è presente una piccola Cappella Settecentesca, rimaneggiata nel corso del XX secolo. Di fronte al Trotti, dalla parte opposta di Strada del Portone e già dunque in territorio di Torino, è presente l'altrettanto storica Cascina Carassio, unica rimasta di un complesso di tre cascine denominato dal 1820 "Tre tetti Nigra", ma oggi scomparso. Associabile al Gerbido è la località del Barocchio, situata nella parte Sud-Ovest dell'incrocio tra Via Crea e Corso Allamano, al confine con Borgata Lesna di Grugliasco e a pochi passi dal centro commerciale Shopville Le Gru. Attraversando la rurale Strada del Barocchio, si può notare una cappella sconsacrata con facciata in stile neogotico, occupata, insieme al piccolo rustico retrostante, nel 1992 e trasformata nell'attuale casa occupata Barocchio Squat Garden. Accanto ad essa, vi è la cancellata di ingresso della Villa di cui fa parte, una palazzina del '700 ottimamente conservata e oggi adibita a comunità terapeutica della Azienda sanitaria locale. L'antica proprietà del complesso storico è attribuibile secondo il Grossi al conte Sclopis Del Borgo e vi faceva parte un grande cascinale a corte chiusa, oggi soppiantato dagli impianti sportivi di proprietà del Cus Torino. L'antico territorio agricolo del Gerbido contava numerose cascine, alcune delle quali non hanno lasciato traccia di sé, mentre di altre è presente qualche resto, soffocato dall'urbanizzazione. Per le cascine scomparse possiamo fare ancora una volta riferimento agli scritti di Amedeo Grossi, che cita le cascine Beneficio (cascina della chiesa del Gerbido), La Cascinetta (appartenente all'Ordine Mauriziano e situata dietro la chiesa del Gerbido) L'Annunziata (nei pressi del Barocchio), L'Anselmetti (di cui rimane la cappella in Via Paolo Gaidano) e le cascine Bianco, Tomasina e San Paolo (nell'attuale Via Veglia; dell'ultima rimane un pilone votivo) . A sopravvivere parzialmente sono invece Il Blan, con un piccolo rustico situato in Via Volta 16 (poco visibile a causa delle costruzioni moderne che l'accerchiano) e La Cittadella, in Via Unità d'Italia, poco dopo l'incrocio con Strada Del Gerbido. Infine, all'estremità Sud di Via Crea , vi sono i resti di un cascinale di più grosse dimensioni, che sembrano rispondere, secondo il Catasto Rabbini del 1859, al nome di Cascina Nigra, oggi utilizzata come carrozzeria. Nella zona più moderna e urbanizzata del Gerbido, quella confinante con Mirafiori Nord, è presente un complesso scolastico formato dalla Scuola primaria Francesco Baracca e dalla Scuola dell'infanzia Carlo Casalegno. Questa zona vanta inoltre un buon numero di aree verdi e giardini pubblici, tra i quali il più vasto è senz'altro il "Giardino Kimberley", che ospita, grazie all'organizzazione del Centro ricreativo Kimberly House, alcuni eventi annuali dedicati agli abitanti del luogo. Di dimensioni ancora maggiori è il Giardino Don Filippo Rinaldi (comunemente chiamato Palatucci), situato però immediatamente oltre al confine torinese e appartenente dunque alla zona di Città Giardino. Quasi tutto il Gerbido è attraversato da un'efficiente rete di piste ciclabili, dall'anno 2000 in continua espansione e grazie alle quali è possibile accedere ai confinanti quartieri torinesi ed alle adiacenti località e borgate di Grugliasco. Il Gerbido è servito da tre linee di autobus: la 55, 44 e 74. La linea 55 fa capolinea nella piazza della frazione, in Via Don Borio (unica fermata suburbana), attraversando i quartieri torinesi Mirafiori Nord, Santa Rita, Borgo San Paolo, Cenisia, Cit Turin e Centro storico arrivando fino a Borgo Vanchiglia / Vanchiglietta. La linea 44, quasi totalmente suburbana, parte invece da Mirafiori Nord, per attraversare il comune di Grugliasco e quello di Collegno, fino al confine con Pianezza. In Via Don Borio è inoltre presente la stazione n.301 di un servizio di Bike sharing, TOBike, con 9 postazioni disponibili. La linea 74 fa capolinea in Via Gorini e collega Gerbido con gli ospedali in Via Ventimiglia passando per la Stazione di Torino Lingotto. Secondo il Piano Regolatore del Comune di Grugliasco, gli interventi programmati per la Borgata Gerbido sono: realizzazione di una piazza quale luogo di aggregazione e riconoscimento della comunità, riqualificazione di aree degradate e acquisizione di nuovi spazi verdi dedicati allo sport, ampliamento dei percorsi ciclabili, alleggerimento del traffico stradale gravante su Via Moncalieri tramite la realizzazione di una nuova viabilità, restauro della Cappella Mandina e riqualificazione della zona circostante, ristrutturazione di Villa Il Maggiordomo e riprogettazione dell'area. Il Gerbido partecipa, insieme alle altre borgate della città di Grugliasco, al Palio della gru e i suoi colori sono il turchese e il nero. La prima vittoria della squadra gerbidese è stata nell'edizione del 2009, replicando nel 2014 con il secondo titolo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gerbido Gerbido in festa, su gerbidoinfesta.com. Cojtà Gruliascheisa: Le borgate di Grugliasco, su cojtagrugliasco.it. URL consultato il 18 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2015).

Collegno
Collegno

Collegno (Colègn in piemontese) è un comune italiano di 48 137 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte, conurbato nell'area metropolitana del capoluogo piemontese, a soli 5 km ad ovest da esso. Si trova su di un terreno di origine alluvionale, tra Torino ad est e Rivoli ad ovest, al termine della Val di Susa, ed a pochi chilometri dalle Alpi, alle pendici del Monte Musinè. Il territorio è prevalentemente pianeggiante, ed è solcato dal fiume Dora Riparia nel tratto terminale del suo percorso. La fascia territoriale compresa tra le due sponde del fiume è oggi parte integrante del "Parco Agronaturale della Dora", che la Città di Collegno condivide con i comuni di Alpignano, Pianezza e Torino. Questa area protetta è in parte un relitto boschivo planiziale, ed in parte terreno agricolo : è qui interessante notare la parcellizzazione dei terreni, suddivisi in lotti delimitati dalle cosiddette bealere ovvero i canali di irrigazione che prendono acqua dalla Dora stessa per l'irrigazione delle colture; esse hanno una antichissima origine che deriva dal basso medioevo. È stata definita "Area di Salvaguardia Ambientale" dalla Regione Piemonte, è tutelata dal Piano Regolatore Comunale e rientra nell’oasi di protezione della cintura di Torino. La collocazione nella pianura, tra il limite della Valle di Susa e la collina Torinese, fa di quest’area un vero e proprio “corridoio ecologico” : infatti il territorio del Parco interseca le rotte di molti uccelli migratori diventando anche un punto di sosta per questi animali. La porzione di territorio comunale oggi più densamente abitata è stata costruita in tempi moderni sull'asse di corso Francia, lungo il quale non c'è oggi soluzione di continuità tra Collegno, Rivoli, Grugliasco e Torino. L'Aeroporto Aeritalia, (sigla ICAO, LIMA), l'aeroporto turistico di Torino, si trova nel territorio di Collegno. Collegno nasce duemila anni fa, in epoca romana, come stazione di posta (mansio) a cinque miglia da Torino, lungo la via del Moncenisio per la Francia. Rispetto al toponimo, l'ipotesi è che derivi dall'espressione Collegium ad quintum milium (‘ "Stazione di sosta a cinquemila passi [da Torino]"). Nei basamenti dell'attuale chiesa di San Massimo, si trovano i resti di una chiesa protoromanica, ed una raccolta di oggetti archeologici di età romana, reperiti sul territorio comunale, sono custoditi presso il Museo di Antichità di Torino. Nel periodo della dominazione longobarda, come rinvenuto durante gli scavi per la metropolitana, nell'area dell'attuale Campo Volo, si trovavano un piccolo insediamento, ed una necropoli. Successivamente, in epoca alto-medioevale, lo sviluppo urbanistico del villaggio, abbandonata l'antica posizione della mansio, subì il processo dell'incastellamento; il villaggio si concentrò a ridosso del castello, costruito intorno all'anno Mille, su un'altura scavata da un'ansa della Dora Riparia; tutto ciò che resta, ad oggi, del fortilizio, è una torre a pianta quadrata, mentre il resto della costruzione è stato trasformata nel corso dei secoli, in un edificio residenziale in stile barocco. Dal 1599 circa, fino all'abolizione del sistema feudale nel 1799, feudatari di Collegno furono i Provana, famiglia di nobili molto vicina ai Savoia. Tra le figure storiche di rilievo appartenenti a questa famiglia e legate a Collegno, vi fu l'accademico e politico Giacinto Provana di Collegno. In tempi moderni Collegno si è espanso lungo l'asse di corso Francia, a seguito dell'insediamento, in quei pressi, di manifatture industriali, prevalentemente tessili e siderurgiche. Nel 1853 il Regio manicomio di Torino fu trasferito alla Certosa di Collegno, un grande complesso la cui collocazione rendeva possibile la totale applicazione dei nuovi paradigmi manicomiali, essendo una costruzione di notevoli dimensioni situata in piena campagna, con estese aree verdi e colonie agricole in grado di offrire ai ricoverati la possibilità di lavorare. Successivamente diversi ampliamenti consistenti nella costruzione di vasti fabbricati ottocenteschi disposti a pettine e detti "padiglioni", hanno progressivamente trasformato la certosa in una delle più grandi strutture psichiatriche d'Italia. I confini dell'ambito ospedaliero coincidevano con il muro di cinta, che fu abbattuto nel 1977 con la progressiva chiusura delle strutture psichiatriche. Il manicomio di Collegno, è diventato famoso per le vicissitudini dello smemorato di Collegno (caso Bruneri-Canella) e per il caso dell'"elettricista" di Collegno, Giorgio Coda e per i suoi metodi brutali di trattamento dei pazienti minorenni. È degno di particolare menzione, dal punto di vista dell'archeologia industriale, il Villaggio Leumann. Questo complesso industriale e residenziale, era ed è rimasto uno dei pochi tentativi, in Italia, di migliorare le condizioni di vita, e di alfabetizzazione, degli operai che lavoravano alla "Leumann", e delle loro famiglie; fu progettato e realizzato ex-novo, agli inizi del Novecento, dal magnate svizzero Napoleone Leumann che qui costruì, in collaborazione con l'architetto Pietro Fenoglio, una micro-città con tanto di chiesa, stazione ferroviaria, convitto delle operaie, mensa, scuole, ed altri servizi per la comunità. Tra il 30 aprile ed il 1º maggio 1945 avvenne la strage di Grugliasco e Collegno dove furono trucidate dai tedeschi in ritirata 68 persone, a seguito di un'incursione delle formazioni partigiane, in cui persero la vita alcuni soldati tedeschi. Alla strage seguì la vendetta partigiana: 29 militi della Repubblica sociale, prigionieri, vennero prelevati dal luogo di detenzione e fucilati. L'espansione urbanistica di Collegno ebbe un'altra accelerazione nel corso degli anni '50 e '60 del Novecento, con un'imponente immigrazione dalla zona di Asti, dal Veneto, dal Mezzogiorno e dalle grandi isole italiane, e l'edificato arrivò a fondersi con quello torinese. A partire dal 2006 la parte orientale della città è raggiunta dalla metropolitana di Torino, che ha il suo capolinea in via De Amicis.Dal 2019 sono in corso lavori per il prolungamento della stessa metropolitana sino a Cascine Vica con altre due fermate previste nel territorio del comune (Leumann e Parco della Certosa). Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica n. 2621 del 17 giugno 1983. Il gonfalone è un drappo di rosso. La città di Collegno è stata insignita della medaglia d'argento al merito civile il 18 aprile 2008. Collegno ha una sua biblioteca civica, situata nel villaggio, dallo stile liberty, Leumann, all'interno del "Convitto delle Operaie". Nel decennio 1961-1971 la popolazione residente è praticamente raddoppiata, aumentando poi gradualmente nei decenni successivi. Negli ultimi dieci anni si è stabilizzata intorno ai 48 500 abitanti. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2022 i residenti stranieri sono 2.837, pari al 5,31% della popolazione. Lo statuto comunale riconosce lo status di frazione alla sola Savonera.Nello stesso documento vengono però citate altre località definite "quartieri": Centro Storico Borgata Paradiso Borgonuovo Leumann-Terracorta Oltre Dora Regina Margherita Santa Maria La stazione di Collegno è ubicata sulla ferrovia del Frejus. In via de Amicis si trova la stazione Fermi, capolinea della Linea M1 della Metropolitana di Torino. Un'altra stazione, Paradiso, che rientra nel territorio di Collegno, è situata in Corso Francia, a pochi passi dal confine con Torino. Tra il 1871 e il 1955 Collegno fu servita da due linee tranviarie, la Torino-Rivoli (1871-1955), sostituita nel 1956 da una filovia, a sua volta soppressa nel 1979, e la Torino-Pianezza (1884-1951). A Collegno è tuttora presente la casa che fu di Luciano Moglia, partigiano caduto durante la Resistenza, in cui egli ospitò incontri del comitato clandestino che preparò gli scioperi del marzo 1943. Sulla casa (sita nel viale Gramsci), che oggi ospita un asilo, è stata apposta una targa-ricordo Il sottopasso della stazione ferroviaria è stato intitolato dal 2008 a Nuto Revelli, scrittore, alpino e partigiano, che da qui partì in treno per la Campagna di Russia nel luglio 1942 Collegno, in quanto sede del Manicomio di Torino, è stata al centro negli anni venti del caso Bruneri-Canella (l'ambigua vicenda sentimentale e giudiziaria riguardante il cosiddetto 'Smemorato di Collegno'): numerosi film e documentari ne hanno raccontato la intricata storia Collegno ospita uno dei più vecchi aeroporti italiani: l'Aeroporto di Torino-Aeritalia 'Edoardo Agnelli', costruito nel 1916. A cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, sulla pista 34, venivano collaudate le vetture Abarth da competizione: tale pista esiste ancora, ma non è più utilizzata Nel quartiere Borgonuovo una rotonda stradale è stata dedicata dal Comune al Grande Torino L'area verde con giochi per bambini compresa tra via Susa e via Claviere è stata intitolata al cantautore Fabrizio de Andrè In corso Kennery angolo via Di Vittorio sorge una piazzetta intitolata al guerrigliero argentino naturalizzato cubano Ernesto Guevara de la Serna, detto "Che": una lapide commemora lui e i caduti nella guerriglia in Bolivia nel '67 Presso la chiesa parrocchiale S. Lorenzo Martire di Collegno sono presenti sculture settecentesche dell'importante scultore torinese Stefano Maria Clemente A Collegno ci sono tre squadre A.S.D. Collegno Paradiso, che milita nel girone D di Prima Categoria A.S.D. Pro Collegno Collegnese, che milita nel girone D del campionato di Seconda Categoria Piemonte-Valle d'Aosta Olympic Collegno che milita nel girone D di Prima Categoria. La società sportiva ASD Collegno Basket, nata nel 1974 e rifondata in anni recenti in collaborazione con la PMS, nella stagione 2017/18 ha militato in Serie C Gold ora militante nella serie b interregionale disputando le sue partite casalinghe al PalaCollegno. Nel 2011, a seguito del fallimento della storica società Auxilium Torino, è nata l'Auxilum Ad Quintum. Nell’anno 2017/2018, si è classificata al 2º posto del campionato U13 Maschile, e al 3º posto dell'U13 Femminile. Nel 2011 è stato inaugurato il nuovo 'Circolo del tennis' al PalaCollegno, all'esterno del palazzetto dello sport: dispone di due campi polivalenti (anche da calcetto) in erba sintetica lenta. Dal 2014 è attiva la società Collegno Rugby, che partecipa ai campionati di Serie C e giovanili. Dal 1978 è presente la società Michelin Sport Club, che partecipa alle gare nazionali, europee della Federazione Italiana Scherma. Strage di Grugliasco e Collegno Villaggio operaio Leumann Certosa reale di Collegno Smemorato di Collegno Giorgio Coda Portami su quello che canta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Collegno Sito ufficiale, su comune.collegno.to.it. Collégno, su sapere.it, De Agostini. Bealera Cossola Bealera Becchia

Stazione di Collegno
Stazione di Collegno

La stazione di Collegno è una stazione ferroviaria posta sulla Ferrovia del Frejus, a servizio dell'omonimo comune. La stazione fu inaugurata con la prima tratta della linea, da Torino a Susa, nel 1854. Il 26 novembre 1920 nel piazzale binari venne attivato l'esercizio a trazione elettrica a corrente alternata trifase. La stazione venne successivamente convertita alla corrente continua il 28 maggio 1961, insieme al resto della linea. Sul finire degli anni 2000, in contemporanea con altri lavori di ammodernamento della linea, il piazzale vede una parziale riorganizzazione con lo smantellamento di diversi binari tronchi ormai in disuso. La gestione degli impianti è affidata a Rete Ferroviaria Italiana. La stazione, essendo impresenziata, è telecomandata a distanza mediante il sistema SCC Sistema di comando e controllo, facente capo al Dirigente Centrale Operativo ubicato presso Torino Lingotto. La stazione dispone di un fabbricato viaggiatori di medie dimensioni, a pianta rettangolare e sviluppato su due piani. Il primo piano, inaccessibile all'utenza, ospitò l'appartamento per il capostazione ma al 2024 risulta disabitato. Parte del piano terreno era occupata dall'ufficio movimento e un'altra era accessibile all'utenza in quanto adibita a sala d'attesa, dotata di biglietteria a sportello, e ai locali che ospitavano i servizi igienici. Al 2020 l'intero stabile risulta non fruibile da parte dell'utenza: i servizi saranno probabilmente ripristinati a seguito della cessione in comodato d'uso dello stabile da RFI al Comune, il quale sta tentando, a partire dal 2019, di convertire l'utilizzo di numerose parti del fabbricato anche per ospitare alcune associazioni locali. Tale progetto, tuttavia, al 2024 non si è ancora concretizzato. La parete lato binari è parzialmente coperta da una pensilina in ferro per l'attesa che funge anche da protezione per alcuni servizi ai viaggiatori quali due obliteratrici, una biglietteria automatica, un orologio a muro e alcune panchine in cemento per l'attesa. Su di essa si trovano inoltre tre monitor per l'informazione sui treni in partenza, uno di essi al 2019 non più in uso, che integrano i quadri orario cartacei apposti in appositi pannelli informativi. A seguito della chiusura del FV e della sala d'attesa l'accesso ai binari avviene tramite il sottopasso, che si sviluppa in parallelo alla strada comunale ed è raccordato con i marciapiedi cittadini, consentendo quindi anche ai non viaggiatori l'attraversamento agevole e sicuro dei binari. Un ulteriore accesso è costituito da un cancello posto a lato dell'edificio, accanto al quale sono stati collocati due ulteriori pannelli informativi contenenti gli orari, protetti da una piccola tettoia. Accanto al FV sono presenti due ulteriori edifici di servizio sviluppati uno su un piano l'altro su due, entrambi inaccessibili all'utenza poiché esclusivamente in uso ad RFI. La stazione è dotata di 3 binari passanti. I primi due sono i binari di corsa della linea, a tracciato corretto: l'1 per i treni in direzione Torino Porta Nuova e il 2 per quelli in direzione Susa/Bardonecchia. Il terzo binario, a tracciato deviato, è usato solo in caso di eventuali incroci o precedenze in entrambe le direzioni. A loro servizio vi sono due banchine: la prima, a servizio del binario 1, è propinqua al FV, l'altra è ad isola, posta tra i binari 2 e 3. Esse risultano collegate mediante un sottopassaggio, i cui imbocchi sono protetti da delle apposite tettoie in lamiera, con pareti in vetro, poggianti su costruzioni in muratura. Lo stesso è anche accessibile ai diversamente abili grazie alla presenza di due ascensori. Presso la banchina ad isola sono presenti due ulteriori pensiline per l'attesa in vetro e metallo oltre che altre panchine in cemento, non riparate. La stazione è servita da tutti i treni in servizio sulla linea 3 del Servizio ferroviario metropolitano di Torino, operati da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Piemonte. Nei giorni feriali sono previsti 19 coppie di treni tra Torino Porta Nuova e Susa e 18 coppie tra Torino Porta Nuova e Bardonecchia. Questi ultimi il sabato e nei giorni festivi sono prolungati fino a Modane, oltre il confine francese. La stazione, classificata da RFI in categoria 'Silver', dispone dei seguenti servizi: Biglietteria automatica La stazione era raccordata mediante un binario per il servizio merci con la tranvia Torino-Rivoli, attiva tra il 1871 e il 1955, i cui convogli passeggeri transitavano nel vicino corso Francia. Nei dintorni della stazione sono presenti le fermate della rete urbana di bus, il 33 e il 36, ed alcune linee extraurbane per la provincia. Fermata autobus (linee 33 e 36, GTT) Ferrovia del Frejus Collegno Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Collegno