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Beinasco

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Beinasco municipio
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Beinasco (Beinasch in piemontese) è un comune italiano di 17 420 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte, conurbato nell'area metropolitana del capoluogo piemontese, a soli 5 km sud-ovest da esso. Si trova in zona pianeggiante, ed è bagnato dal torrente Sangone, che lo attraversa tagliando in due il centro con le frazioni di Borgo Melano e Borgaretto dove, in quest'ultima, risiede almeno il 40% dei residenti (7 400 su 18 100). È il comune meno esteso della prima cintura di Torino, tuttavia il suo indice di densità abitativa è estremamente elevato. Il nome potrebbe derivare dal latino Benàcun, derivato a sua volta dalla fusione di un prediale romano, Batinus (da Battius), con il suffisso celto-ligure- ascus. L'attuale Beinasco nacque nel I secolo a.C. come colonia romana, edificata allo scopo di proteggere l'antica Augusta Taurinorum, in virtù della linea difensiva naturale offerta dal Sangone, funzione che continuò anche in epoca medievale. I primi documenti storici risalgono a dopo la dominazione longobarda, allorquando, all'inizi del XIII secolo l'allora Vescovo di Torino Arduino di Valperga donò il castello (di epoca medioevale) ville, territori, uomini del territorio di Benàscun a tal Federico - capostipite del ramo De' Federici - e già Signore di Piossasco. La famiglia dei Piossaschi, una delle più influenti del Piemonte medioevale, non rinunciava comunque al controllo sul comune, dato che ne fu immediatamente reinfeudata. A partire dal giugno 1239, lo stesso territorio fu gestito direttamente da Torino che, appena costituitosi come libero comune, voleva imporre il dazio alle porte della città. Nello stesso periodo vennero infatti costituiti i confini territoriali, come risulta da un decreto del vescovo di Torino Ugo Cagnola, del 1236, e nuovamente confermato nel 1288. Nel 1325 il feudo è attestato alla dominazione spagnola di tal Conte Lovencito mentre, a metà del XIV secolo Beinasco abbracciò fermamente le fazioni guelfe, e fu più volte alla mercé delle scorrerie delle truppe imperiali. Nel 1501, a riprova della capitale e del borgo sorto per difenderla, la città di Torino fu investita dal titolo di Signora di Beinasco. Il territorio passò nuovamente ai De' Federici di Piossasco sul finire del XVI secolo. Il periodo più difficile del borgo fu il Seicento, quando Beinasco fu più volte distrutto, arrivando vicino alla totale estinzione. Una prima volta fu nel 1630. In Piemonte regnava il duca Carlo Emanuele I di Savoia, figlio di Emanuele Filiberto. Aveva tentato un'abile politica di espansione alleandosi prima con i francesi e poi con gli spagnoli. Nel 1627 aveva cercato di annettersi il Ducato del Monferrato, sul quale vantava notevoli diritti ereditari. Tali diritti non erano stati sostenuti dalla Francia, per cui il ducato era stato assegnato al Duca di Mantova, proposto da Luigi XIII. Allo scoppio della guerra, nel 1630 le truppe francesi misero a ferro e fuoco il Piemonte. Fra i vari paesi distrutti vi era anche Beinasco: venne distrutta la parrocchiale, e uccisa la maggior parte della popolazione. Contemporaneamente il paese venne colpito dalla peste, così come venne colpita anche Torino, raggiungendo quell'anno il suo apice. Il Cibrario, celebre per la sua Storia di Torino, sostiene che di cento capi famiglia censiti a Beinasco prima del 1630, dopo il contagio della peste ne rimanevano solo otto. Beinasco venne devastato quasi completamente e praticamente fu sterminata l'intera popolazione, per cui il paese non esistette più, perdendo persino il diritto di formare un corpo di comunità. Carlo Emanuele II concesse nuovamente al paese il diritto di formarsi a comune. Verso il 1680 il paese sembrava finalmente essersi ripreso, quando altre due guerre lo devastarono nuovamente, anche se in maniera meno drammatica. Nel 1690 il giovane Vittorio Amedeo II, da poco salito al trono dopo la lunga reggenza della madre Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, rovesciando la precedente alleanza, dichiarò guerra alla Francia. Il Piemonte, era facilmente esposto all'esercito di Luigi XIV. A comandare le truppe invasori che dal Delfinato si erano portate in Piemonte era il comandante Nicola Catinat. Questo combatté con le sue armate una guerra spietata contro le popolazioni inermi: villaggi distrutti, campi bruciati, stragi di uomini. Mai la terra piemontese venne altrettanto devastata da un nemico. Non potendo attaccare Torino, i francesi adottarono la strategia della "terra bruciata", per indebolire la capitale e terrorizzare la popolazione e spingere il re alla battaglia decisiva in campo aperto. Anche Beinasco fece le spese di questa crudeltà e le case appena costruite furono nuovamente bruciate. Il 4 ottobre 1693, nei pressi di località Marsaglia, un piccolo villaggio sulla strada per Orbassano, si combatté una delle più aspre e sanguinose battaglie del conflitto, risoltasi in una memorabile sconfitta per Vittorio Amedeo II. Raggiunta la pace nel 1696, di li a poco Beinasco fu nuovamente coinvolta in un conflitto: la Guerra di successione spagnola dal 1701 al 1713 e ancora una volta contro i francesi. Beinasco fu nuovamente saccheggiata. Dopo un secolo di tali devastazioni e rovine, la storia di Beinasco subì una svolta. Quasi completamente distrutta, cessò la funzione di difesa di Torino, per diventare un semplice borgo agricolo ai confini della capitale. Nel 1768 parve giunto il momento di affrontare il problema della viabilità, per cui una petizione per la costruzione di un ponte fu inviata alla Gran Cancelleria. Vi era descritta la necessità, per esempio da parte del parroco, di raggiungere quelle famiglie situate sulla sponda opposta del torrente. Si dovette aspettare solo il 1839, quando, su decreto di Carlo Alberto, fu costruita la nuova strada comunale che univa Piossasco a Torino. Nel corso dell'Ottocento la popolazione della città fu per lungo tempo in costante diminuzione. Nel 1870 erano poco più di 900, mentre nei primi anni della Restaurazione, erano 1.263. All'inizio del Novecento iniziò la ripresa e la popolazione era salita a quasi 1.300 abitanti, aumentando fino a raggiungere 2.057 nel 1936. L'aumento costante della popolazione è dovuto ad un forte componente migratoria dovuta alla creazione di fornaci per laterizi. I "Fornasé", così vennero chiamati i lavoratori che si occupavano di laterizi, diventano l'immagine stessa di Beinasco, in particolare dopo la costituzione della società "Fornaci Riunite". Durante il periodo fascista la costruzione dei grandi stabilimenti Fiat del Lingotto mutò nuovamente la situazione, per cui molti lavoratori della zona di Beinasco abbandonarono le fornaci per andare a lavorare in fabbrica. Durante la seconda guerra mondiale il paese fu colpito da diverse incursioni aeree, senza subire nel complesso danni notevoli. Anche se partecipò alla resistenza non subì ritorsioni nazifasciste, a differenza di quanto accadde ai borghi vicini, come Orbassano, e soprattutto Piossasco. Nel dopoguerra la ricostruzione venne accompagnata da un enorme incremento demografico, che ha portato gli abitanti dai 2 000 degli anni anteguerra ai 18 000 del 1992. Anche Beinasco fu coinvolto nel grande boom economico che accompagnò Torino ed il Centro storico assunse sempre minore importanza. Lo stemma e il gonfalone del comune di Beinasco sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 23 dicembre 1963. Lo stemma del comune di Beinasco è formato dall'azzurro del cielo unito con il verde della campagna che rappresenta le grandi praterie ricche di fieno e di pioppi verdeggianti. Questa campagna è attraversata dal torrente Sangone. L'ancora d'oro che esce dal fiume è come una speranza che il fiume alimenti i pozzi e le fontane, irrighi ed innaffi le campagne e i campi sui quali splende il sole raggiante dall'angolo destro del capo che farà biondeggiare le messi. Il vescovo di Lodi nel 1538, dopo una visita nel paese, ordinò la costruzione di una chiesa, ma la storia della sede parrocchiale è molto travagliata. Nel corso degli anni, infatti, subì una serie di distruzioni, ricostruzioni e ristrutturazioni, a causa dei tanti assalti subiti e dal logoramento delle sue fondamenta. L'ultima e definitiva ricostruzione è avvenuta nel 1740 su progetto di Giovanni Tommaso Pronotti, allievo di Juvarra. Fu inaugurata nel 1743. La pianta è a croce greca, dotata di ampio presbiterio con abside semicircolare. All'interno si possono ammirare tre altari: al centro l'altare maggiore, sormontato da un grande crocifisso e due altari laterali, uno dedicato al Sacro Cuore e l'altro all'Immacolata Concezione. Alla destra dell'altare maggiore si trova un pulpito in legno con sculture. Il campanile della chiesa è alto 24 metri. Nel 1945 venne rinvenuta un'antica lapide funeraria romana. Ora si trova nell'atrio dell'ingresso della casa Parrocchiale. Sulla lapide è inciso in latino "Tertullae Matri" seguito da "F.T.I.", che può voler dire: "Testamento fieri iussit", che tradotto significa: "lascio per testamento". Sulla lapide, inoltre, compaiono due animali, che potrebbero essere leoni, e due alberi, probabilmente cipressi. Oltre alla chiesa di San Giacomo Apostolo la parrocchia possiede due succursali: la chiesa di san Luigi (a Borgo Melano) e la chiesa della Madonna del Rosario (a Beinasco). La parrocchia possiede, inoltre, il cinema teatro Bertolino, chiamato così in onore di Don Paolo Bertolino, parroco dal 1903 al 1960, situato sopra l'oratorio, vicino alla chiesa di San Giacomo Apostolo, e due baite a Pialpetta nel comune di Groscavallo ed in valle di Lanzo, usate per i campi estivi per i giovani e ragazzi della comunità beinaschese. Parrocchia Sant'Anna (Borgaretto), alla quale è associato un teatro parrocchiale, il Sant'Anna. Parrocchia Gesù Maestro (Fornaci), associata con la parrocchia San Giacomo Apostolo Chiesa Madonna del Rosario (Beinasco), succursale della parrocchia San Giacomo Apostolo Chiesa san Luigi (Borgo Melano), succursale della parrocchia San Giacomo Apostolo A Beinasco è presente anche una chiesa cristiana evangelica pentecostale, appartenente alle Assemblee di Dio in Italia (ADI). A Beinasco, nei pressi della centrale piazza Alfieri, è presente un castello di origine medioevale. L'edificio, che fu soggetto alla signoria del comune di Torino, è oggi di proprietà privata. Più volte rimaneggiato e trasformato nel corso dei secoli, conserva ancora tracce dell'architettura originaria, tra le quali alcune bifore. Accanto alla scuola media di primo grado Antonio Vivaldi, è presente l'auditorium A. Giancalone, nominato così in onore di un maestro delle elementari del luogo che perse la vita in seguito a un disastro aereo di cui era passeggero. Negli ultimi cinquant'anni, a partire dal 1961, la popolazione residente si è quasi quadruplicata. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2022 gli stranieri residenti sono 1052, pari al 5,91% della popolazione. La biblioteca di Beinasco viene fondata nel 1965, ospitata nella Sala del Consiglio Municipale. Una nuova sede apposta per essa, ideata da Bruno Zevi, viene costruita nel 1968, a cui sussegue il trasferimento di sede e l'assegnazione di un nome, ovvero Nino Colombo, ex-assessore alla cultura del paese che spinse molto per la sua realizzazione. Dal 2005, la biblioteca diventa polo centrale dell'Area ovest dello SBAM, e dal 2006 viene trasferita in un locale accanto al municipio. La biblioteca nella frazione di Borgaretto, intitolata a Primo Levi, nasce invece nel 1971 come semplice punto prestito, ma a partire dalla fine degli anni '90 ottiene un proprio patrimionio librario, diventando sede secondaria della biblioteca di Beinasco. Nel mese di maggio si svolge la "Fera del Cossot" ovvero la sagra dedicata allo zucchino Ogni seconda domenica del mese si svolge il consueto mercatino dell'usato, prodotti tipici, artigianali e hobbistica. Il mercatino prende luogo lungo il viale Cavour e piazza Alfieri (di fronte al municipio) Ogni anno a fine giugno inizio luglio si svolge la manifestazione "Gospel Sotto Le Stelle" organizzata dai Free Voices Gospel Choir, un appuntamento di rinomanza nazionale per la musica Gospel con la partecipazione di cori da tutta Italia ed artisti di fama internazionale Il territorio comunale è suddiviso in quattro aree: Beinasco, Borgo Melano, Borgaretto e Fornaci. Beinasco è il capoluogo comunale da cui prende il nome l'intero comune. È il quartiere più antico del comune e rappresenta il centro storico del paese. Sono presenti un castello medievale,, la torre, la passerella ciclopedonale sul Sangone, di architettura avveniristica, lunga 80 metri, che collega il centro storico con il quartiere Borgo Melano, intitolata al partigiano beinaschese Albano Zuin, il municipio, la chiesa settecentesca di San Giacomo Apostolo sede della parrocchia di Beinasco, l'ex chiesa di Santa Croce, ora ristrutturata e che attualmente ospita le riunioni del consiglio comunale, concerti e mostre, una chiesa evangelica, il comando dei carabinieri, la stazione della polizia municipale e il Monumento ai Caduti. Questo quartiere viene spesso chiamato dai beinaschesi "Beinasco centro" per distinguerlo dalle frazioni. A Borgo Melano (Borgh Melan) si trova la chiesa di San Luigi, succursale della parrocchia di San Giacomo Apostolo, caratterizzata da un diorama permanente composto da oltre 500 personaggi, la maggior parte dei quali in movimento che rappresentano, in due quadri, la nascita di Cristo e la sua passione, morte e risurrezione. In questo quartiere è presente anche il palazzetto dello sport comunale, il "PalaBeinasco", dove si svolgono le gare e i tornei di basket, calcio a 5 e pallavolo. Borgaretto (Borgarèt) è la frazione più grande del comune. Si trova al confine del Parco regionale di Stupinigi e si estende su un terreno pianeggiante formato da depositi alluvionali sulla sponda destra del Sangone. In questo quartiere è presente la chiesa ottocentesca di Sant'Anna, sede della parrocchia di Borgaretto fin dal 1940. Borgaretto è sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso, che recentemente si è gemellata con la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Santa Ninfa. Durante quest'occasione si è intitolato l'auditorium comunale di Borgaretto alla memoria di Giuseppe Giacalone. Il centro abitato è attraversato a sud dal 45º Parallelo, la linea equidistante fra il Polo Nord e l'Equatore. Le Fornaci (Le Fornase) sono un quartiere situato a nord di Beinasco, tagliato in due dalla Tangenziale sud di Torino. Il quartiere prende il nome dalle fabbriche per la produzione di mattoni (appunto le fornaci di mattoni), attorno alle quali nacque e si sviluppò il borgo. Il sorgere a Beinasco delle prime fornaci avvenne attorno al 1870. Gli addetti erano soprattutto di provenienza esterna, in massima parte toscani e friulani. Fornaci è l'area sicuramente più moderna della città, cresciuta intorno all'asse di Strada Torino di Beinasco, che si raccorda a nord con la città di Torino, in Corso Orbassano, ed allo svincolo autostradale con la Tangenziale Sud, nell'importante incrocio con la Autostrada A55, diramazione per Pinerolo. La frazione Fornaci è in gran parte è occupata dall'area industriale di Beinasco, tra la tangenziale sud di Torino, via Bellezia, via Monginevro e strada Torino. L'area residenziale storica del quartiere è quella incastonata tra la tangenziale sud di Torino ed il confine con la città di Torino. La zona di più recente sviluppo di Fornaci è sicuramente quella ad est di strada Torino, dove si è sviluppato negli anni il secondo centro commerciale per ampiezza dell'area urbana torinese, Le Fornaci. A poche decine di metri dal centro commerciale, si trova la sede del locale comitato della Croce Rossa, che dal 1972 offre servizio di assistenza e di emergenza alla popolazione. Il centro commerciale è il primo nato a Torino durante gli anni novanta. La sua superficie era relativamente limitata rispetto a quella odierna. Dalla sua fondazione ad oggi, l'area ha allargato la sua superficie con spazi commerciali, un fast food con area "drive", un ampio parcheggio multipiano ed una multisala cinematografica. Nel 2007 si sono conclusi i lavori per un ulteriore ampliamento ad ovest di strada Torino, con un nuovo corpo commerciale ed un'imponente passerella pedonale a scavalco di strada Torino. A Fornaci è presente la chiesa di Gesù Maestro, sede della parrocchia locale, associata alla parrocchia San Giacomo Apostolo di Beinasco, con cui collabora, svolge quasi tutte le attività in comune e condivide il parroco, il viceparroco e molti dei collaboratori e volontari. Dal 1881 al 1958 Beinasco fu servita dalla tranvia Torino-Orbassano-Giaveno. Piatra Neamt, dal 2001 Manilva, dal 2009 Due nativi di Beinasco hanno partecipato alle Olimpiadi 2008 a Pechino: Sebastian Giovinco, calciatore nella nazionale di calcio Italiana under 21 e calciatore del Toronto e Fabio Cerutti, centometrista nella nazionale italiana di atletica leggera. A Beinasco è presente una società calcistica: l'ASD BeiBorg militante nel girone E di Seconda Categoria. La società è nata nel 2020 dalla fusione tra le 2 società del paese: U.S.D. Beinasco Calcio. Vanta due scudetti dilettantistici (Campione d'Italia Juniores 1972/73 e Campione d'Italia Allievi 1979/80). G.S.D. Borgaretto Calcio Dalla stagione 2023/24 gioca nel campo storico di Beinasco (il Campo Spinelli) il GSD San Giorgio Piossasco Calcio. Dopo anni di assenza totale, rinasce la tifoseria del Beinasco Calcio, Curva Sud Beinasco (o South Side 2014), il 18 gennaio 2015. La Curva Sud Beinasco è gemellata dal 18 novembre 2015 con la Red White Firm Vivace Grottaferrata di Roma, dal 5 novembre 2017 con gli Ultras Pavarolo e sempre dal 2017 con gli Ultras Giaveno. Il 10 settembre 2018 il gruppo CS14 la Curva Sud Beinasco si scioglie definitivamente in seguito all’ultima partita casalinga Beiansco - Orbassano. A Borgaretto dal maggio 2013 esiste il gruppo Ultras Borgaretto Ghetto Popolare che ha seguito per alcuni anni la squadra in casa e in trasferta. Nel 2022 è nato il gruppo Ultras Birra & BeiBorg creato da alcuni ragazzi di Borgaretto che segue in tutte le partite la squadra. La società di tennis di Beinasco è l' "USTB (Unione Sportiva Dilettantistica Tennis Beinasco)" La società di basket di Beinasco è la "Beinaschese Basket OTB" che milita in serie D (Girone B) maschile. La società di pallavolo di Beinasco è la "Bussola Volley Beinasco". La società di arti marziali, Taekwondo, è "l'associazione multiculturale beinaschese Taekwondo", in collaborazione con società di tutta Italia. Per la parte storica: "Il Piemonte paese per paese" - Bonechi Editore - anno 2003 - Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Beinasco Sito ufficiale, su comune.beinasco.to.it. Beinasco, su sapere.it, De Agostini.

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Cimitero Parco di Torino

Il cimitero Parco di Torino è, per numero di defunti, il secondo cimitero cittadino. Nella seconda metà del XX secolo, in seguito ai fenomeni dell'industrializzazione e dell'immigrazione, l'aumento della popolazione indusse l'Amministrazione cittadina a prevedere un adeguato incremento delle strutture cimiteriali. Non essendo possibile ampliare ulteriormente il Cimitero Monumentale, si decise per la costruzione di un nuovo complesso, situato all'opposta periferia cittadina, in regione Gerbido, che entrò in funzione nel 1972. Venne così creato questo camposanto, ispirato ai modelli dei cimiteri parco, usuali nel Nord Europa. Con questa concezione le sepolture non sono più caratterizzate da tumuli, bensì da cippi e semplici lapidi poste sul tappeto erboso che si estende in modo continuo su tutte le sepolture. Il cimitero racchiude un cratere nel quale furono creati i complessi dei loculi, con un sistema di balconate digradanti verso la base, la cui parte centrale è sistemata a giardino. Si chiama Cimitero Parco, perché rispetto al Monumentale ha una vasta copertura tra i vari campi di giardini e alberi. Paolo Barison (1936 - 1979), allenatore di calcio e calciatore. Luigi Bertolini (1904 - 1977), allenatore di calcio e calciatore. Caterina Boratto (1915 - 2010), attrice. Antonio Bruna (1895 - 1976), calciatore. Giuseppe Busso (1913-2006), progettista Roberto Copernico (1904 - 1988), dirigente sportivo e allenatore di calcio. Emilio Ghione (1879 - 1930), attore e regista. Giovacchino Landini (1935-1985), ristoratore, vittima della strage dell'Eysel. Riza Lushta (1916 - 1997), calciatore albanese. Lidia Martorana (1928 - 2018), cantante. Rita Montagnana (1895 - 1979), politica. Piero Panciarelli (1955 - 1980), brigatista. Carlo Parola (1921 - 2000), calciatore e allenatore di calcio. Pietro Rava (1916 - 2006), calciatore e allenatore di calcio. Gino Rossetti (1904 - 1992), calciatore e allenatore di calcio. Luoghi d'interesse a Torino

Ospedale San Luigi Gonzaga

L'Azienda ospedaliera-universitaria San Luigi Gonzaga, anche conosciuta come Ospedale S. Luigi, è un ospedale polispecialistico di rilievo nazionale, con struttura a padiglioni, sede di due corsi di laurea, di laboratori di ricerca e del centro regionale antidoping. Ospita inoltre il Centro di riferimento Regionale Sclerosi Multipla (CRESM). È situata alla periferia nord di Orbassano, nell'Area Metropolitana di Torino, ma nella sua storia ha occupato altre sedi. L'inizio della storia del San Luigi Gonzaga ha una data precisa: il 26 marzo 1818. Quel giorno, alla presenza di Vittorio Emanuele I di Savoia e delle autorità del comune incominciarono i lavori dell'ospedale specializzato nella cura dei malati polmonari, all'epoca, per la maggior parte, affetti da tubercolosi. L'esigenza di un ospedale specializzato venne recepita dall'Opera Pia San Luigi Gonzaga. L'ospedale sorse nel 1826, in una sede che non era quella attuale. Originariamente, infatti, si trovava a Torino, in zona Valdocco, nell'attuale sede dell'Archivio di Stato. Il luogo per la nuova costruzione fu individuato tra via delle Ghiacciaie, via del Deposito, via Santa Chiara e strada Valdocco, rispettivamente le attuali via Giulio, via Piave, via Santa Chiara e corso Valdocco. Il progetto venne affidato a Giuseppe Maria Talucchi, esponente del neoclassicismo piemontese, che realizzò, tra l'altro, la facciata e la rotonda del cortile dell'Accademia Albertina, il completamento del Collegio dei Nobili del Guarini, in un secondo tempo sede dell'Accademia delle Scienze, nonché il portale d'ingresso dell'Università di via Verdi. Nel 1903 l'ospedale raggiunse la capienza massima di 243 posti letto; tuttavia i progressi continui della scienza nella cura delle malattie polmonari indussero l'amministrazione a non realizzare ulteriori ampliamenti, ma a costruire un nuovo ospedale destinato unicamente alla cura dei malati affetti da tubercolosi. La prima pietra del nuovo ospedale venne posta nel 1904, mentre il trasferimento da Regione Valdocco al modernissimo sanatorio suburbano di 1.000 posti letti nella zona di corso Orbassano a Torino, attuale sede dello stabilimento Fiat Mirafiori, avviene nel 1909. Il nuovo ospedale San Luigi Gonzaga nacque così in località Tre Tetti, un agglomerato di tre casette a un piano che interrompeva il deserto stradone che portava a Orbassano. Nel 1970, infine, l'ospedale San Luigi Gonzaga venne nuovamente trasferito, andando a occupare l'attuale sede. L'originaria valenza di sanatorio si evince, infatti, dalla struttura a padiglioni, con ampi terrazzi soleggiati e lunghi corridoi di collegamento, oltre che dal vastissimo parco che circonda l'ospedale. All'inizio degli anni '90, l'insediamento dell'Università degli Studi di Torino, attraverso l'acquisizione di alte professionalità, ha prodotto un significativo ampliamento delle competenze e delle specialità dando un forte impulso alla vita dell'ospedale. Di conseguenza, da prettamente pneumologico, il San Luigi si è trasformato in un moderno complesso polispecialistico. Negli anni successivi, l'istituzione del II corso di laurea in medicina e chirurgia, del corso di laurea in infermieristica e di alcune scuole di specializzazione post laurea hanno ulteriormente ampliato la collaborazione tra università e ospedale consentendo di raggiungere elevati livelli di sviluppo attraverso l'integrazione tra ricerca scientifica, assistenza e formazione professionale, caratterizzando l'ospedale, nel frattempo divenuto "azienda sanitaria ospedaliera" a rilevanza nazionale, quale vero e proprio "ospedale di insegnamento". L'iniziale vocazione al trattamento delle patologie polmonari è stata, nel corso degli anni, oggetto di profonde trasformazioni evolutive che hanno condotto il San Luigi a un presente e un futuro fortemente caratterizzati da un'offerta di interventi sanitari polispecialistici ad alto contenuto qualitativo. Si evidenzia, sempre all'interno della struttura ospedaliera, la realizzazione del centro regionale antidoping intitolato ad Alessandro Bertinaria, già destinato a rispondere alle esigenze legate ai Giochi olimpici invernali Torino 2006 e a rappresentare un centro di eccellenza e formazione nel campo della lotta all'uso delle sostanze dopanti. Attualmente è in via di realizzazione il centro di ricerca di neuroscienze della Fondazione Cavalieri Ottolenghi. Nel gennaio del 2018 è stato inaugurato il nuovo Pronto Soccorso. Nel marzo del 2018 è stata inaugurata la Palazzina dei servizi, con il nuovo Laboratorio Analisi e la nuova Farmacia Ospedaliera. L'ospedale ha una struttura composta da tre padiglioni, ciascuno di quattro piani, collegati da lunghi corridoi. Un quarto padiglione è invece destinato ai servizi. È questa una conformazione permessa dal territorio in cui l'ospedale è situato, una zona quasi priva di altre costruzioni nonché distante un chilometro circa dal più vicino centro urbano. L'ospedale ha infatti una notevole estensione orizzontale e la distanza tra le due estremità è di circa cinquecento metri. Oltre ai padiglioni citati, ve n'è uno dedicato agli ambulatori e ancora un padiglione per il pronto soccorso, il palazzo del centro antidoping, una palazzina di tre piani sede del polo biologico e una palazzina circolare sede del polo universitario. È presente inoltre una biblioteca biomedica, nonché una biblioteca generalista del sistema SBAM accanto al principale padiglione ospedaliero, con lo stesso nome dell'ospedale. L'ospedale comprende, dislocati nei vari padiglioni, i seguenti reparti: Allergologia dell'età evolutiva e non respiratoria Anatomia e istologia patologica ospedaliera Anatomia e istologia patologica universitaria Anemie e coagulopatie Anestesia e rianimazione ospedaliera Anestesia e rianimazione universitaria Cardiologia Centro delle microcitemie Centro del sonno Centro SQUID Chirurgia generale ospedaliera Chirurgia generale universitaria Chirurgia toracica Clinica malattie apparato respiratorio Day hospital multidisciplinari Dietetica e nutrizione clinica Direzione infermieristica tecnico-sanitaria e della riabilitazione Direzione sanitaria di presidio Emergenza psichiatrica Endocrinologia Farmacia Gastroenterologia Genetica medica Geriatria Ginecologia oncologica Immunoematologia e trasfusionale - AVIS Laboratorio analisi Medicina d'urgenza Medicina interna I a indirizzo endocrinologico Medicina interna II a indirizzo ematologico Medicina interna III a indirizzo metabolico (diabetologia e malattie dismetaboliche) Medicina nucleare Neurologia Oculistica Odontostomatologia Oncologia medica Oncologia polmonare Ortopedia e traumatologia Otorinolaringoiatria Pediatria Pneumologia I Pneumologia II - Fisiopatologia respiratoria Pneumologia III - Broncologia Pneumologia IV Psichiatria Radiologia Radioterapia Recupero e riabilitazione funzionale Sclerosi multipla e neurobiologia clinica - C.R. e S.M. Terapia antalgica e cure palliative Urologia La palazzina del polo biologico, sede del Dipartimento di scienze cliniche e biologiche dell'Università degli Studi di Torino comprende laboratori di ricerca in diversi ambiti disciplinari: biologia cellulare, immunologia, fisiologia, anatomopatologia, farmacologia e altri. Presso il centro didattico sono situate la aule del II corso di laurea in medicina e chirurgia dell'Università. Il primo corso di laurea ha come sede l'Azienda sanitaria ospedaliera Molinette di Torino. Le aule, la segreteria e le sale studio sono collocate in una struttura circolare completata nel 2005, che può essere utilizzata anche come sala conferenze. Dal 2006 la sede del II corso di laurea in Infermieristica è stata temporaneamente spostata in una struttura limitrofa all'ospedale, rimanendo comunque parte dell'offerta didattica universitaria dell'Azienda. Dal 2008 è diventato sede della nuova Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Torino, la Facoltà San Luigi Gonzaga che ospita il corso di laurea a ciclo unico (magistrale), il corso di laurea in riabilitazione psichiatrica e il corso di laurea magistrale in riabilitazione e, oltre al citato corso di laurea in infermieristica provvisoriamente in Via San Giacomo 2 a Beinasco, quello in infermieristica di Cuneo. Il San Luigi conta la presenza di oltre 1.500 studenti, tra futuri infermieri e medici. Il solo corso di laurea di Medicina e Chirurgia è di circa 500 studenti, ripartiti nei sei anni di corso. Ospita inoltre cinque scuole di Specializzazione e numerosi master del I e II ciclo. Una delle principali caratteristiche della Facoltà è quello di radunare nella stessa sede logistica tutti gli insegnamenti, da quelli di base a quelli degli ultimi anni clinici, consentendo una interazione tra studenti di tutti gli anni e tra tutti i docenti indipendentemente dalla materia di appartenenza. Il centro antidoping "Alessandro Bertinaria", laboratorio regionale di tossicologia, nasce nel 2004 per rispondere alle esigenze legate ai XX Giochi olimpici invernali e ai IX Giochi paralimpici invernali, come espressione consortile di quattro enti pubblici (Regione Piemonte, Università degli Studi di Torino, Istituto di medicina dello sport e AOU - Azienda ospedaliero-universitaria San Luigi Gonzaga). L'ospedale è situato oltre la periferia sud-ovest di Torino, nel comune di Orbassano e il centro abitato più vicino è quello del comune di Beinasco. Due importanti vie di scorrimento verso la città di Torino permettono di raggiungere la struttura e la pongono indirettamente in collegamento con il capoluogo piemontese: corso Allamano, a nord, e corso Orbassano, a sud-est. Un'altra importante via di scorrimento da cui si può raggiungere l'ospedale è la tangenziale sud di Torino tramite l'uscita SITO. Per quanto riguarda i mezzi pubblici l'ospedale è raggiunto da due linee suburbane di autobus (43 e 48) che lo collegano con lo stesso capoluogo e da una linea urbana del comune di Orbassano. bar interno ed esterno edicola telefoni pubblici distributori automatici di generi di conforto e abbigliamento di prima necessità pizzeria e kebab esterno servizio sociale ospedaliero servizio di mediazione culturale assistenza religiosa e spirituale mensa servizio parrucchiere sistemazioni alberghiere con strutture convenzionate Con l'Azienda ospedaliera San Luigi collaborano alcune associazioni di volontariato, di tutela dei diritti dei cittadini a associazioni dei consumatori: Associazione donatori di sangue piemonte, gruppo comunale di Orbassano - FIDAS Associazione il telaio, di Orbassano Associazione italiana donatori cornea e organi umani, sezione comunale di Orbassano Associazione italiana donatori organi, gruppo comunale di Bruino Associazione nazionale assistenza psicologica ammalati cancro Associazione per la tutela della salute Associazione volontari ospedalieri Avulss nucleo, di Orbassano Gruppo volontariato vincenziano di Orbassano Gruppo volontariato vincenziano di Beinasco Conferenza di San Vincenzo di Beinasco Luce per la vita Ufficio Relazioni con il Pubblico (a cura di). Carta dei servizi. La salute in Piemonte, Mensile di informazione del Sistema Sanitario Regionale San Luigi Gonzaga Università degli Studi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'ospedale San Luigi Gonzaga Il sito dell'ospedale San Luigi, su sanluigi.piemonte.it. Il sito del centro microcitemie dell'ospedale San Luigi, su centromicrocitemie.unito.it. URL consultato il 18 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).

Stabilimento FCA di Grugliasco
Stabilimento FCA di Grugliasco

Lo stabilimento Stellantis di Grugliasco (ufficialmente denominato Avvocato Gianni Agnelli Plant) è una fabbrica automobilistica situata nel comune di Grugliasco nella città metropolitana di Torino; costruita nel 1959 dalla Bertone, nel 2009 divenne proprietà del gruppo Gruppo Fiat, confluito a sua volta nel 2021 in Stellantis. In un piano di sviluppo della produzione, spinto anche dalla commessa ottenuta dalla NSU Motorenwerke per la fabbricazione della NSU Prinz Sport, la Carrozzeria Bertone decise la costruzione di un nuovo apparato produttivo che venne inaugurato nel 1959, in Corso Allamano, 46 Da quel momento iniziò la produzione o l'assemblaggio di versioni specifiche dei modelli di serie per conto di varie case automobilistiche, a partire dalla Fiat 850 Spider che, tra il 1965 e il 1972 venne prodotta in oltre 130.000 esemplari. Tra gli altri modelli che, oltre a essere disegnati, furono assemblati direttamente a Grugliasco vi sono la ASA 1000 GT, la Volvo 780, le versioni cabriolet dell'Opel Astra F e della Fiat Punto e la Opel Astra Coupé e Cabriolet G. Nel 2000 vi fu anche un'escursione in campo motociclette con l'assemblaggio del BMW C1. Lo stabilimento fu ceduto da Bertone al Gruppo Fiat (all'epoca già Fiat Chrysler, amministrato da Sergio Marchionne) nel 2009; l'obiettivo era quello di mantenerne la vocazione di centro per l'assemblaggio di mezzi di livello o particolari. Con la cessione, formalizzata il 6 agosto del 2009, la struttura venne ridenominata FGA-OAG (Officine Automobilistiche Grugliasco), per poi essere chiamata AGAP, acronimo di "Avvocato Gianni Agnelli Plant". Chiusa la cassa integrazione in corso dal 2008 per i suoi lavoratori (circa 1.400 lavoratori), l'impianto fu rilanciato nel corso del secondo decennio dei duemila, venendo ristrutturato ed inaugurato, nella sua forma attuale, a gennaio del 2013. Dal 2013 venne ivi assemblata anche la nuova Maserati Quattroporte e la nuova Maserati Ghibli del 2013, con l'aumento della forza lavoro a circa 1500 addetti. Nel 2022, Stellantis, in una propria ottica di riorganizzazione degli spazi, ha annunciato la volontà di vendere la struttura entro il 2024, con il trasferimento dei duecento lavoratori rimasti a Mirafiori, dove nel frattempo è stata trasferita la produzione della Maserati Quattroporte e della Maserati Ghibli. L'impianto produttivo che, mutato nel corso degli anni, si compone oggi di diversi corpi di fabbrica (capannoni produttivi, logistici, un immobile a destinazione uffici, locali tecnici,manufatti accessori) oltre a due lotti di terreno edificabili (a ridosso dei piazzali a parcheggio lungo via Bertone e di fronte allo stabilimento sul lato opposto di Corso Allamano) occupa una superficie di 115.000 metri quadrati ad uso produttivo (e 205 mila totali), ma è impiegato solo per l'attività di lastratura, con ingresso in via Cumiana, che dovrebbe concludersi entro il 2024. Negli spazi ha sede anche la Lear Corporation, con accesso da corso Allamano; una multinazionale americana che produce, anche per le Maserati, sedili e sistemi elettrici. Dopo una serie di contatti con produttori cinesi ed italiani, conclusi senza esito positivo, la destinazione d'uso resterebbe, per volontà del comune, immutata, dovendo quindi rimanere a vocazione industriale. Proposta anche online, Con l'alienazione, la fabbrica giungerebbe alla fine della propria esistenza quale parte del Gruppo. Lista dei siti produttivi FCA Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stabilimento Stellantis di Grugliasco Inaugurazione Stabilimento Maserati, su video.corriere.it. Stabilimento di Grugliasco sul sito Fiom-Cgil, su fiom-cgil.it. URL consultato il 28 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2017).

Stupinigi
Stupinigi

Stupinigi (Stupinis in piemontese) è l'unica frazione del comune di Nichelino, a sua volta conurbato a sud dell'area metropolitana di Torino, in Piemonte. Ha all'incirca 200 abitanti, e vi sono collocati la celebre Palazzina di caccia, capolavoro di Filippo Juvarra, con l'annesso parco naturale che ospita anche il Castelvecchio di Stupinigi, più un castello medioevale che fu residenza dei marchesi Pallavicino. Confina con i territori delle città di Torino e Nichelino e dei comuni di Vinovo, Candiolo e Orbassano. Terra di confine tra Torino e altri feudi, il territorio definito in età medioevale Suppunicum si estende su una zona di bosco e terreno agricolo a Stupinigi Candiolo, presentava già un piccolo castello, intorno al 1340-1350, fu venduta dalle famiglie dei Signori di Cavoretto ai "Principi" (con diploma Imperiale dei Solari), nobili Astigiani. La primitiva Palazzina fu costruita nel 1360 da Bonifacio Solaro. Il castello, chiamato Castelvecchio, fu abitato dai Savoia-Acaia che nel 1439 lo vendettero al marchese Rolando Pallavicino. Nel 1563, la proprietà fu ceduta a Emanuele Filiberto, quando questi trasferì la capitale del Ducato di Savoia da Chambéry a Torino. In seguito Emanuele Filiberto donò il territorio di Stupinigi all'Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, noto oggi come Ordine Mauriziano. Nel 1729 Vittorio Amedeo II, nella sua veste di Generale Gran Maestro dell'Ordine, decise la costruzione dell'attuale Palazzina come residenza della famiglia reale e della nobiltà torinese durante le battute di caccia. Nel 1832 la Palazzina passò alla famiglia reale, nel 1919 fu ceduta al Demanio statale, e nel 1925 ritornò all'Ordine, così come le proprietà circostanti. La frazione fu separata dal territorio comunale di Vinovo e aggregata a quello di Nichelino il 26 luglio 1868. La Palazzina di Caccia è in restauro dal 1987. Su di essa e sull'adeguamento museale lavorano gli architetti Roberto Gabetti (1925-2000), Aimaro Oreglia d'Isola e Maurizio Momo. Il Parco naturale di Stupinigi è stato istituito nel 1991 e si estende per 1732 ettari, comprendenti zone agricole e boschive. Oltre al territorio di Nichelino interessa anche parte di quelli dei comuni confinanti di Candiolo e Orbassano. I cervi sono scomparsi da più di un secolo, ma l'area è ancora popolata da scoiattoli, moscardini, volpi, donnole, faine, lepri, e varie specie di volatili, tra i quali la cicogna bianca. È collegato al Parco fluviale del Po di Torino Sud e a Pinerolo da due piste ciclabili. Noemi Gabrielli, Museo dell'Arredamento. Stupinigi La Palazzina di Caccia, Tommaso Musolini, Torino, 1966 Luigi Mallé, Stupinigi: un capolavoro del Settecento europeo tra barochetto e classicismo: architettura, pittura, scultura, arredamento, Tipografia Torinese Editrice, Torino, 1981 Alberto Cottino, Stupinigi: la "Delizia" dei Savoia, Paravia, Torino, 1996 Roberto Baffert e Francesco Fenoglio, Castelvecchio di Stupinigi: storia e trasformazioni, Cavallermaggiore, Centro Stampa, 1998, ISBN 88-86637-10-1 AA.VV, Capitoli di storia Mauriziana/V, 9.Stupinigi Storia e vicende della Reale Palazzina, Blu Editoriale, 1999 Carlo Balma Mion, Lodovico Bò (1721-1800). Misuratore, soprastante, architetto, Trento, UNI Service, 2007, ISBN 978-88-6178-060-6 Palazzina di caccia di Stupinigi Parco naturale di Stupinigi Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stupinigi Distretto Reale di Stupinigi, su distrettostupinigi.it.

Gerbido (Grugliasco)
Gerbido (Grugliasco)

Il Gerbido (Zèrb in piemontese) è una frazione del comune di Grugliasco, agli estremi confini della periferia sud-ovest di Torino, in Piemonte. I suoi confini sono : a est, dov'è concentrato il nucleo abitativo maggiore, con il quartiere di Torino Mirafiori Nord (rioni Città Giardino e Centro Europa) a sud con il quartiere di Torino Mirafiori Sud (da cui è diviso tramite Strada del Portone) ad ovest con Via Lidice e con il passante ferroviario (zona industriale di Grugliasco) a nord con Borgata Lesna di Grugliasco, da cui è separata tramite Corso Allamano. Nata come territorio totalmente agricolo nel XVII secolo, la regione del Gerbo (così veniva chiamato anticamente) inizia nei secoli successivi ad essere interessata dalla costruzione di ville e palazzi della nobiltà e dell'alta borghesia piemontese. Tuttavia la zona rimane scarsamente popolata fino ai primi decenni del '900, conoscendo solo dalla seconda metà del secolo un'intensa urbanizzazione, seppur limitata alla fascia di confine orientale con Torino, ovvero in quella porzione di territorio compreso tra Via Crea, Corso Salvemini e i limiti di Mirafiori Nord. I primi documenti che attestano l'esistenza del Gerbido sono del 1645, anno in cui avviene l'annessione del territorio al Comune di Grugliasco. Intorno alla metà del XVIII secolo i terreni del Gerbido vengono poi a far parte del Feudo di Roccafranca, insieme a parte degli attuali quartieri torinesi Mirafiori Nord e Santa Rita, comprendendo la Cascina Giajone e la Villa Amoretti. Del Feudo rimane oggi il nome Roccafranca, attribuito alla seicentesca cascina Balard, situata nell'attuale Via Gaidano (continuazione torinese di Strada del Gerbido-Via Moncalieri) e riqualificata nel 2007 in centro culturale della Circoscrizione 2 di Torino. I confini del Feudo di Roccafranca, anche detto Feudo del Gerbo, sono visibili nella Carta Corografica Dimostrativa del Territorio di Torino, realizzata dall'architetto Giovanni Lorenzo Amedeo Grossi a supporto della sua opera più importante, ovvero Guida alle cascine e vigne del territorio di Torino e' suoi contorni (1790). La descrizione del Gerbido che il Grossi fa nel primo tomo della guida è: <>. La frazione è citata successivamente anche nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati del re di Sardegna (1841) a cura di Goffredo Casalis. In questo testo è presente una definizione del territorio di Grugliasco, nella quale il Gerbido è menzionato in tal modo: <>. Inoltre è descritta anche l'antica e tuttora esistente strada che attraversa la frazione, ovvero Strada del Gerbido, che poco prima del confine con Torino cambia nome in "via Moncalieri" per la sua antica direzione proprio verso il comune di Moncalieri. Tutto ciò si evince effettivamente dal testo di Casalis, che la descrive così: <>. Il toponimo "Gerbido" è molto diffuso nel nord Italia; un tempo, con questo termine si indicavano le terre più ventose e fredde (brughiera) e di conseguenza le più incolte. Allo stesso modo i termini Gerbo (antico nome della frazione), Gerbole (frazione del vicino comune di Rivalta di Torino), Gerbaia e Gerbaio assumono il significato di "sterpaglia", "erba di palude" o "luogo molto erboso". Nonostante il significato negativo dal punto di vista agronomico, i primi contadini insediati in questo territorio riuscirono con impegno e dedizione a raggiungere ottimi risultati, in particolar modo nella coltivazione del ravanello, da cui deriva il nome della maschera cittadina Monsù Ravanin. Il territorio del Gerbido è noto per la presenza del termovalorizzatore per il trattamento dei rifiuti metropolitani, posto in realtà oltre al confine di Grugliasco e già sul territorio di Torino, ma comunemente noto come "Inceneritore del Gerbido". Per la precisione è situato tra il Cimitero Parco di Torino (a Sud) e la direttrice ferroviaria dell'Interporto S.i.to (a Nord), al di là della quale è posta la bellissima e antica Cascina Bellezia. Entrato in funzione nell'Aprile del 2013, la sua costruzione è stata accompagnata da diverse polemiche sulla sua compatibilità ambientale da parte di alcuni gruppi di ambientalisti, partiti politici e cittadini non solo grugliaschesi. Gerbido di Grugliasco ha una sua antica chiesa tuttora esistente, denominata "chiesa parrocchiale dello Spirito Santo" e situata proprio al confine con il comune di Torino, tra Via Moncalieri e Via don Giuseppe Borio. Le origini di una prima cappella risalgono probabilmente alla seconda metà del XVI secolo, sostituita, agli inizi del XVII secolo, da una di maggiori dimensioni, di cui si può ancora notare l'antico campanile. All'incirca della stessa epoca è la facciata, di scuola barocca piemontese, con mattoni a vista, sulla quale è posta una meridiana con la frase in latino "Sic mea vita fugit" ( "Così la mia vita fugge via" ). All'interno della chiesa vi è un pulpito, il cui disegno è attribuito al celebre Filippo Juvarra, più alcune splendide tele, sempre di scuola barocca. Tra il 1984 e il 1987 l'edificio fu ampliato dal lato absidale, per accogliere i fedeli aumentati nel corso degli anni. La festa patronale si celebra la domenica di Pentecoste. Sulla facciata dell'edificio religioso è inoltre posta un'epigrafe recante i nomi degli abitanti del Gerbido caduti durante la prima guerra mondiale. Su di essa è infatti presente la data indicante la durata del conflitto a partire dall'entrata in guerra del Regno d'Italia, 24 maggio 1915-4 novembre 1918, mentre di seguito vi è una dedica che reca le seguenti parole: "Il Popolo Gerbidese ai suoi modesti eroi che sacrificarono la vita per la salvezza della patria". Ancora più in basso vi è un'altra epigrafe in memoria di due uomini del luogo caduti invece durante la seconda guerra mondiale. Il Palazzo è un'antica villa con cascinale, il cui muro di cinta dell'adiacente parco costeggia Via Moncalieri, mentre sul retro presenta un giovane viale alberato che si collega con Strada del Barocchio.Edificata nella seconda metà del XVII secolo e tuttora molto ben conservata, fu una delle residenze dei nobili appartenenti alla famiglia di Filippo San Martino di Agliè. Un po' più a ovest, in Strada del Gerbido 36 (continuazione di Via Moncalieri), vi è una grande cascina, i cui allevamenti di bovini, ovini ed equini sono facilmente visibili dal vastissimo campo privato che si affaccia su la parte Ovest di Via Crea. Del complesso storico fanno parte una palazzina, un giardino e una cappella a pianta quadrata di scuola juvarriana, inizialmente di proprietà dei commercianti Villanis (inizi del XVIII secolo), successivamente dalla Famiglia Ceresole (metà del XIX secolo). Anche questa cascina presenta un viale di platani plurisecolari sul lato sud, denominato “La Lea”. Dispersa nelle campagne di Via Unità d'Italia, una traversa di Strada del Gerbido, si trova la Cappella Mandina, antica e bellissima cappella d'ispirazione barocca. Essa fa parte del cascinale dei Mandina (XVIII secolo), le cui antiche mura sulla parte opposta della strada accompagnano verso l'entrata principale, posta su Via S.Paolo. Il territorio circostante, pur trovandosi all'interno dei confini del Gerbido, può essere considerato come una località a sé (Località Mandina). Immersa tra i vasti campi delle cascine adiacenti, in una zona divisa tra agricoltura e industria, si trova la seicentesca villa Il Maggiordomo, idealmente accessibile da Via Bertone, traversa della più nota Strada del Portone a Grugliasco. Essa è considerabile come il bene architettonico più rilevante della frazione dal punto di vista storico-artistico, ma paradossalmente risulta essere anche il più trascurato.La villa è appartenuta a Valeriano Napione, maggiordomo alla corte del Principe Emanuele Filiberto di Savoia-Carignano e proprio per le somiglianze architettoniche con il famoso Palazzo Carignano di Torino, molti attribuiscono il progetto della villa al suo celebre architetto: Guarino Guarini, maggior esponente, insieme a Filippo Juvarra, del Barocco Piemontese.L'area, compresa di una cappella, una cascina e un vasto giardino con viale d'accesso in lecci e pioppi, è attualmente oggetto di massicce operazioni di restauro, con finalità di fruizione del luogo che, dopo anni di incuria e diversi progetti comunali, rimangono ancora incerte. In Strada del Portone, poco più a est di Villa Il Maggiordomo, è situata l'antica Cascina Duc, di cui si ha notizia a partire dal 1677. Essa prende il nome da quello della contessa Diana Ducco, proprietaria della cascina dal 1690 e proveniente da un'antica famiglia astigiana. Nell'area è presente una Cappella risalente alla metà del XVIII secolo, che ospita le reliquie di Papa Antero, trasportate da Roma a Giaveno nel 1611 e donate alla famiglia Claretta (Proprietari della cascina dal 1845) nel 1869. Vi è inoltre una particolare struttura ottocentesca a pianta ottagonale, che si sviluppa in altezza su tre piani ed è rivestita di mattoni a vista; essa funge da collegamento tra la cascina e la parte abitativa. Oggi la Cascina Duc offre servizi turistici e gastronomici, offrendosi come agriturismo, bed and breakfast, agrimacelleria e pastificio, oltre a produrre numerosi prodotti a base di lavanda, di cui vanta un'efficiente coltivazione in loco. Sempre in Strada del Portone, vicino all'incrocio con Corso Orbassano, è situata la Cascina Il Trotti, che prende il nome dall'antica famiglia torinese Trotti, proprietari del luogo dal 1706. vicino all'entrata, tramite cui si accede percorrendo un bellissimo viale alberato, è presente una piccola Cappella Settecentesca, rimaneggiata nel corso del XX secolo. Di fronte al Trotti, dalla parte opposta di Strada del Portone e già dunque in territorio di Torino, è presente l'altrettanto storica Cascina Carassio, unica rimasta di un complesso di tre cascine denominato dal 1820 "Tre tetti Nigra", ma oggi scomparso. Associabile al Gerbido è la località del Barocchio, situata nella parte Sud-Ovest dell'incrocio tra Via Crea e Corso Allamano, al confine con Borgata Lesna di Grugliasco e a pochi passi dal centro commerciale Shopville Le Gru. Attraversando la rurale Strada del Barocchio, si può notare una cappella sconsacrata con facciata in stile neogotico, occupata, insieme al piccolo rustico retrostante, nel 1992 e trasformata nell'attuale casa occupata Barocchio Squat Garden. Accanto ad essa, vi è la cancellata di ingresso della Villa di cui fa parte, una palazzina del '700 ottimamente conservata e oggi adibita a comunità terapeutica della Azienda sanitaria locale. L'antica proprietà del complesso storico è attribuibile secondo il Grossi al conte Sclopis Del Borgo e vi faceva parte un grande cascinale a corte chiusa, oggi soppiantato dagli impianti sportivi di proprietà del Cus Torino. L'antico territorio agricolo del Gerbido contava numerose cascine, alcune delle quali non hanno lasciato traccia di sé, mentre di altre è presente qualche resto, soffocato dall'urbanizzazione. Per le cascine scomparse possiamo fare ancora una volta riferimento agli scritti di Amedeo Grossi, che cita le cascine Beneficio (cascina della chiesa del Gerbido), La Cascinetta (appartenente all'Ordine Mauriziano e situata dietro la chiesa del Gerbido) L'Annunziata (nei pressi del Barocchio), L'Anselmetti (di cui rimane la cappella in Via Paolo Gaidano) e le cascine Bianco, Tomasina e San Paolo (nell'attuale Via Veglia; dell'ultima rimane un pilone votivo) . A sopravvivere parzialmente sono invece Il Blan, con un piccolo rustico situato in Via Volta 16 (poco visibile a causa delle costruzioni moderne che l'accerchiano) e La Cittadella, in Via Unità d'Italia, poco dopo l'incrocio con Strada Del Gerbido. Infine, all'estremità Sud di Via Crea , vi sono i resti di un cascinale di più grosse dimensioni, che sembrano rispondere, secondo il Catasto Rabbini del 1859, al nome di Cascina Nigra, oggi utilizzata come carrozzeria. Nella zona più moderna e urbanizzata del Gerbido, quella confinante con Mirafiori Nord, è presente un complesso scolastico formato dalla Scuola primaria Francesco Baracca e dalla Scuola dell'infanzia Carlo Casalegno. Questa zona vanta inoltre un buon numero di aree verdi e giardini pubblici, tra i quali il più vasto è senz'altro il "Giardino Kimberley", che ospita, grazie all'organizzazione del Centro ricreativo Kimberly House, alcuni eventi annuali dedicati agli abitanti del luogo. Di dimensioni ancora maggiori è il Giardino Don Filippo Rinaldi (comunemente chiamato Palatucci), situato però immediatamente oltre al confine torinese e appartenente dunque alla zona di Città Giardino. Quasi tutto il Gerbido è attraversato da un'efficiente rete di piste ciclabili, dall'anno 2000 in continua espansione e grazie alle quali è possibile accedere ai confinanti quartieri torinesi ed alle adiacenti località e borgate di Grugliasco. Il Gerbido è servito da tre linee di autobus: la 55, 44 e 74. La linea 55 fa capolinea nella piazza della frazione, in Via Don Borio (unica fermata suburbana), attraversando i quartieri torinesi Mirafiori Nord, Santa Rita, Borgo San Paolo, Cenisia, Cit Turin e Centro storico arrivando fino a Borgo Vanchiglia / Vanchiglietta. La linea 44, quasi totalmente suburbana, parte invece da Mirafiori Nord, per attraversare il comune di Grugliasco e quello di Collegno, fino al confine con Pianezza. In Via Don Borio è inoltre presente la stazione n.301 di un servizio di Bike sharing, TOBike, con 9 postazioni disponibili. La linea 74 fa capolinea in Via Gorini e collega Gerbido con gli ospedali in Via Ventimiglia passando per la Stazione di Torino Lingotto. Secondo il Piano Regolatore del Comune di Grugliasco, gli interventi programmati per la Borgata Gerbido sono: realizzazione di una piazza quale luogo di aggregazione e riconoscimento della comunità, riqualificazione di aree degradate e acquisizione di nuovi spazi verdi dedicati allo sport, ampliamento dei percorsi ciclabili, alleggerimento del traffico stradale gravante su Via Moncalieri tramite la realizzazione di una nuova viabilità, restauro della Cappella Mandina e riqualificazione della zona circostante, ristrutturazione di Villa Il Maggiordomo e riprogettazione dell'area. Il Gerbido partecipa, insieme alle altre borgate della città di Grugliasco, al Palio della gru e i suoi colori sono il turchese e il nero. La prima vittoria della squadra gerbidese è stata nell'edizione del 2009, replicando nel 2014 con il secondo titolo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gerbido Gerbido in festa, su gerbidoinfesta.com. Cojtà Gruliascheisa: Le borgate di Grugliasco, su cojtagrugliasco.it. URL consultato il 18 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2015).

Grugliasco
Grugliasco

Grugliasco (Grujasch in piemontese) è un comune italiano di 36 782 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte, conurbato nell'area metropolitana del capoluogo piemontese, e confinante con il comune di Torino. Confina a est e a sud con Torino, a ovest con Rivoli (fraz. Tetti Neirotti e Levi) e a nord con Collegno. Tutto il territorio è pressoché interamente pianeggiante, ad eccezione di alcune colline eoliche, e non possiede fiumi o torrenti. L'origine del nome potrebbe derivare dal prediale Gruglascum, Curlascum, da Currelio - ascum, l'antico nome del colono romano cui, all'epoca della centuriazione romana delle periferie ovest di Torino, venne forse assegnata parte di queste terre. Altri studiosi invece sostengono che il toponimo faccia riferimento agli uccelli gru, che forse un tempo sostavano qui durante le migrazioni stagionali. Sta di fatto che, la comunità di Grugliasco scelse come simbolo araldico per il proprio stemma, attestato per la prima volta nel 1613, proprio il volatile chiamato "gru". I primi documenti storici tuttavia, risalgono al 1047, quando l'Imperatore Enrico III il Nero cita il Capitolo canonicale del Duomo di San Giovanni di Torino con i diritti sui beni posseduti, tra cui la curtis Grugliascum, con la già esistente chiesa dedicata a San Cassiano di Imola, e la decima pagata al Capitolo dagli abitanti della villa. Questa si era sviluppata nel tempo, intorno al nucleo di proprietà dei canonici torinesi, che corrisponde all'attuale centro storico, accanto all'antica chiesetta dedicata a San Cassiano. Nonostante la forte devozione che li legava all'antica cappella, nel 1599 i grugliaschesi si posero sotto la 'protezione' di San Rocco contro la peste incombente: San Rocco divenne così il nuovo santo patrono del paese, e gli venne dedicata una chiesa, da cui la borgata in cui fu eretta prende il nome. L'aspetto attuale della cappella è il frutto della ristrutturazione eseguita tra il 1826 e il 1828 su progetto dell'architetto Ignazio Michela. Agli inizi del XIII secolo, il villaggio detto Grugliascum fu incluso nei possedimenti dei Savoia-Acaia, fino al 1619, quando il duca di Savoia Carlo Emanuele I lo eresse a contea, infeudandolo alla Città di Torino. La contea grugliaschese si espanse quindi economicamente e geograficamente per tutto il XVII secolo, fino ai limiti un'antica cinta muraria (abbattuta nel 1384 dai Torinesi) ed un castrum autonomo, provvisto di un "Torrazzo". Scarse sono, tuttavia, le vestigia del Basso Medioevo che si limitano alla torre civica, e ad un affresco (Madonna col Bambino) sulla facciata di San Cassiano.Inoltre, la inesistente irrigazione del territorio, privo di torrenti o fiumi, portarono ad un'urbanizzazione relativamente lenta. La creazione, nel XV secolo, di una bealera tuttora esistente, e perlopiù interrata e che viene ancora utilizzata per l'irrigazione dei campi in Strada del Gerbido, determinò un più rapido sviluppo economico del borgo. Il canale era derivato dalla Dora Riparia presso Alpignano; dopo avere attraversato Rivoli e Collegno, giungeva sino a Grugliasco, nei pressi dell'antica Cappella di San Vito (anch'essa del 1450-1490 circa), dove si diramava a sua volta in due sottocanali, il corno superiore (verso sud) e il corno inferiore (verso est). Grugliasco fu soggetta ad un'epidemia di peste nel XVI secolo, e nel XVIII secolo ottenne dignità e indipendenza territoriale da Torino. L'approvvigionamento idrico portò anche alla nascita di un opificio, intorno al XVI secolo, nei pressi di Villa Valperga. Vennero poi costruite altre filande lungo il corno superiore, che assunse il nome di via dei Filatoi. Tuttavia, nel XIX secolo l'economia serica subì una grave crisi, a causa della malattia del gelso e del predominio assunto dalla Francia in questo particolare settore tessile. Grugliasco vide una nuova espansione urbanistica ed industriale agli inizi del XX secolo, con l'espansione verso nord, grazie soprattutto al cotonificio Leumann di Collegno ed alla relativa frazione Fabbrichetta a ridosso dello stesso. Alla fine della seconda guerra mondiale, il 30 aprile 1945, il Comune, insieme a Collegno (comune limitrofo), fu luogo della strage di Grugliasco e Collegno, in cui 68 persone, tra partigiani e civili (di cui venti residenti a Grugliasco e trentadue a Collegno), vennero fucilati da una divisione di soldati tedeschi in ritirata: a questa strage seguì, il giorno successivo, la fucilazione per rappresaglia, di 29 militi fascisti della Divisione Littorio, che erano prigionieri. A ricordo di ciò, sono stati eretti tre cippi commemorativi nei luoghi dove avvenne il massacro. L'ultima espansione industriale e urbanistica fu dovuta alla vicinanza con gli stabilimenti FIAT Mirafiori, che fece di Grugliasco un polo industriale dell'indotto automobilistico: sorsero infatti gli impianti di Pininfarina, Bertone, Vignale, Westinghouse, Itca, Cimat. Agli inizi del XXI secolo ne rimangono attive solo alcune, mentre nella zona industriale si sono insediati sia il polo di interscambio merci denominato "SITO Interporto di Torino", sia i nuovi mercati ortofrutticoli torinesi C.A.A.T. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 3 luglio 1962. Il gonfalone è un drappo di colore bianco riccamente ornato di ricami d'argento. Torre civica: situata nel centro della città, in piazza S. Cassiano, può essere considerata il simbolo di Grugliasco. Venne eretta nel XV secolo a scopi difensivi, trasformata in un telegrafo Chappe dopo il passaggio di Napoleone e assumendo successivamente la funzione di torre campanaria della retrostante chiesa di S. Cassiano Chiesa di S. Cassiano: edificio millenario, la cui presenza è documentata già dal IX secolo: si trova nell'omonima piazza e rappresenta la chiesa principale della città. Ampliata e restaurata nel corso di un secolo (dalla fine del Seicento alla fine del Settecento), la chiese venne interessata dalla realizzazione di una facciata solo nel 1881, affidata allo stile classicista dell'ingegnere Ferrante. In quest'ultima occasione, venne rinvenuto l'affresco tuttora visibile, appartenente ad un precedente tentativo di realizzazione di una facciata risalente al XV secolo Chiesa dello Spirito Santo (via Moncalieri, 77-79) Cappella di San Rocco: antica cappella cinquecentesca, situata all'inizio di viale Gramsci, verso largo Polesine. Essa venne dedicata a san Rocco dopo l'epidemia di peste del 1599, evento che fece del santo il patrono della città. L'aspetto attuale è riconducibile alle ristrutturazioni ottocentesche Cappella di S. Vito: piccola cappella risalente alla fine del '400, posta in piazza Don Cocco, poco lontano da S. Cassiano. Sulla facciata è stato recentemente scoperto un quattrocentesco affresco rappresentante Cristo in trono Cappella della Confraternita di Santa Croce: posta alle spalle della chiesa di S. Cassiano, in via Giustetti, risale all'ultimo trentennio del Cinquecento, ma venne fortemente rimaneggiata in stile barocco tra il 1767 e il 1780 Villa Boriglione: visitabile dall'entrata di via Lanza, da cui parte la sua imponente cinta muraria. La villa, realizzata agli inizi del XVIII secolo, è circondata da un grande parco, dal 2000 riqualificato in Parco Culturale Le Serre. Qui avvengono diverse manifestazioni, anche musicali, mostre ed eventi culturali della città, nei suoi sotterranei è visitabile il RiMu (Rifugio/Museo) a cura dell'Associazione Cojtà Gruliascheisa Villa Claretta Assandri: situata, all'interno di un ampio giardino cintato, in via La Salle, la villa venne costruita nella seconda metà del XVII secolo e ospita oggi il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata Villa Gay di Quarti: posta nella centralissima via Lupo, al numero 87, è una villa seicentesca, anticamente parte di un vasto possedimento, che comprendeva un rustico e un enorme parco che fungeva anche da frutteto e da boschetto (oltre ad ospitare un laghetto). L'abitazione e i rustici, recentemente riportati al loro splendore, fanno parte oggi di un complesso residenziale, mentre la retrostante area verde è diventata il principale parco urbano di Grugliasco (Parco Porporati) Villa Il Palazzo: situata in borgata Gerbido, precisamente in via Moncalieri 6, venne costruita a metà del Settecento per volere del Conte Carlo di S. Martino, Marchese d'Agliè. Esternamente presenta una lunga cinta muraria decorata da vasi in terracotta, all'interno della quale vi è un giardino d'ingresso, un cortile d'onore e una cascina, quest'ultima posta alle spalle della villa Villa Il Maggiordomo: anch'essa in Borgata Gerbido, idealmente accessibile da via Bertone, prende il nome dalla carica di maggiordomo di Casa Savoia di Valeriano Napione, che la fece costruire tra il 1675 e il 1683. Per la forte somiglianza dell'edificio con Palazzo Carignano di Torino, alcuni studiosi attribuiscono il progetto architettonico a Guarino Guarini. La villa è attualmente in stato di precaria conservazione strutturale, in attesa di adeguati lavori di ristrutturazione Villa Audifredi di Mortigliengo: nel parco "San Marcellino Champagnat" di via Cotta si trova quella che nacque come residenza di villeggiatura nel XVII secolo, per poi diventare, con il conte da cui prende il nome e con il banchiere Giovanni Battista Barbaroux, un setificio ottocentesco. Nel 1903 viene acquistato e ristrutturato dai Fratelli Maristi, che ne fanno un convento, mentre oggi ospita un centro per anziani Villa Sclopis o Il Barocchio: situata tra Gerbido e Borgata Lesna, in strada del Barocchio, è appartenuta ai Conti Sclopis del Borgo, tra cui si ricordano il celebre pittore e incisore Ignazio, il letterato Alessandro e il Ministro Federigo (a quest'ultimo è dedicata una via a Torino) Le cascine storiche: esternamente al nucleo centrale della città, verso i confini con Torino, sono presenti diverse cascine costruite tra il seicento e il settecento, la maggior parte utilizzate tutt'oggi per attività agricole. In Borgata Gerbido sono presenti la Cascina Villanis (con cappella barocca e casa padronale detta Villa Ceresole), la Cascina Mandina (con elegante cappella barocca esterna alle mura), la Cascina Duc (ospitante le reliquie di sant'Antero e oggi sede di un agriturismo) e la Cascina Il Trotti (con cappella settecentesca). In Strada Antica di Grugliasco sono presenti invece i resti della Cascina Armano (con imponente villa, in stato di avanzato degrado), la Cascina Il Quaglia (situata nell'omonima borgata, che ospita a pochi metri il complesso abitativo, la barocca cappella della SS. Annunziata e il vecchio portale di strada della Pronda) e la Cascina Astrua (con annessa cappella intitolata alla Beata Vergine Consolatrice) RiMu: rifugio antiaereo sotterraneo della seconda guerra mondiale, con capienza originale di 75 persone, e annesso Museo della Grugliaschesità, in Villa Boriglione, nel Parco Culturale Le Serre. Il sito è gestito dall'associazione culturale "Cojtà Gruliascheisa", conosciuta come ideatrice del Palio della Gru dal 1984 Istituto interprovinciale per infermi di mente "Vittorio Emanuele III" (ex ospedale psichiatrico) Fra il 1951 e il 2011 la popolazione residente è aumentata di 15 volte, uno dei maggiori incrementi tra i Comuni del Piemonte. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2023 la popolazione straniera era di 1 771 abitanti, pari al 4,21% dei residenti. A partire dal 2001, Grugliasco ha iniziato ad affermarsi come uno dei principali centri di formazione del Circo Contemporaneo a livello nazionale. Il parco Le Serre ospita durante tutto l'anno una scuola di Circo Contemporaneo ed in estate la rassegna internazionale di Circo Contemporaneo "Sul Filo del Circo/Au Fil du Cirque", divenuta ormai il maggiore appuntamento italiano dedicato completamente al Circo Contemporaneo. A Grugliasco sono presenti: il Museo Gianduja il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, in Villa Claretta-Assandri il Museo dell'agricoltura del Piemonte il RiMu (Rifugio antiaereo e Museo della Grugliaschesità) presso il Parco Culturale "Le Serre" La biblioteca "Pablo Neruda" di Grugliasco nasce il 2 gennaio 1970, in un edificio originariamente d'appartenenza dei Fratelli Maristi, congregazione religiosa. Partendo da una singola stanza, la biblioteca ha ricevuto tre ampliamenti, di cui l'ultimo nel 2002. Il suo catalogo è stato informatizzato dal 1998, ed è entrata nello SBAM a partire dal 2009. Anche se san Rocco si festeggia il 16 agosto, a partire dal 2000 l'autorità ecclesiastica ha concesso ai grugliaschesi di spostare la festa patronale al 31 gennaio, in ricordo della prima processione fatta per impetrare, attraverso l'intercessione del santo, la fine della pestilenza. La chiesa principale comunque non è intitolata a san Rocco, bensì a san Cassiano. Tuttavia, in ricordo della fine della peste, ogni prima domenica di giugno, dal 1984 si celebra il noto Palio della Gru, organizzato dall'Associazione Cojtà Gruliascheisa, che vede competere sette borghi della città, in una corsa rievocativa dei monatti che trainavano i carretti dei malati di peste del 1599. I carretti della corsa sostengono una gru (simbolo della città), e percorrono un tracciato nel centro storico; il Palio termina in una fiera collettiva, nel fine settimana. La manifestazione è inserita nel circuito "Viaggio nel Tempo" della Provincia di Torino quale rievocazione storica. Nel secondo dopoguerra, Grugliasco est, confinante col comune di Torino, fu interessato con l'adiacente comune di Collegno a nord, dal progetto di Corso Marche, un nuovo boulevard che doveva attraversare le periferie della città di Torino. Successivamente, Grugliasco fu interessato dall'ampliamento della zona sud-est, detta zona Certezza (Corso Allamano/Strada antica di Grugliasco/Piccolo Hotel), e dalla riqualificazione della vicina frazione Gerbido, al confine con la zona Centro Europa del quartiere Mirafiori Nord di Torino. Il piano prevedeva il collegamento stradale dell'attuale Tangenziale autostradale ovest di Torino, con le uscite/entrate di Rivoli, dello scalo ferroviario di Interporto "Sito", e di Corso Allamano. Nel 2007 poi, secondo il piano di intervento "Corso Marche" degli architetti Augusto Cagnardi e Vittorio Gregotti, l'area settentrionale di Grugliasco diviene parte superficiale d'una serie di gallerie a più livelli: al secondo livello interrato, infatti, passeranno i treni della prevista gronda merci dell'alta velocità ferroviaria (TAV), mentre al primo livello interrato è previsto un tratto della futura tangenziale interna interrata di Torino, un innesto della Tangenziale autostradale ovest di Torino che collegherà lo svincolo della Tangenziale Nord di Savonera con lo svincolo della Tangenziale Sud del Drosso. Il corso superficiale, a tetto di questi due tunnel, sarà rimodellato con standard comuni al resto del futuro corso. Nel comune di Grugliasco il progetto avrà caratteristiche leggermente differenti rispetto alla maggior parte del piano di intervento: la ferrovia ad alta velocità, infatti, dal confine con il comune di Torino proseguirà lungo il raccordo ferroviario Torino-Modane - Interporto di Orbassano boulevard e autostrada interrata, invece, proseguiranno il loro corso lungo l'area interessata dalla via Crea fino al confine con il comune di Torino Il progetto è stato ripensato e fortemente ridimensionato dai Comuni interessati nel 2018 ed a fine 2021 non è ancora partito alcun cantiere specifico. Echirolles Barberà del Vallès Gourcy Strage di Grugliasco e Collegno Stazione di Grugliasco Filovia Torino-Rivoli Stabilimento di Grugliasco Giorgio Coda Portami su quello che canta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Grugliasco Comune di Grugliasco Sito del comune

Cappella Anselmetti
Cappella Anselmetti

La Cappella Anselmetti, dell'omonima villa-cascina scomparsa, è una piccola costruzione religiosa di Torino, sita nella zona Centro Europa del quartiere Mirafiori Nord. Nel 1730 la Città di Torino vendette i terreni che vedranno ivi costruita, su di una preesistente, una nuova cascina. Tra il 1785 e il 1790 il nuovo proprietario Carlo Vincenzo Anselmetti, banchiere, fece costruire l’edificio padronale, e il complesso venne descritto come “Villa e cascina del signor banchiere Carlo Vincenzo Anselmetti posta lungo la strada, che si dirama alla destra della strada d’Orbassano tendendo verso la Chiesa del Gerbo; il palazzo è moderno, ed ha un bel giardino avanti con una magnifica cappella attigua; ritrovasi due miglia distante da Torino”. Durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale, i danni risultarono lievi. La cascina venne demolita a metà anni '70, ad eccezione della cappella (e dell'annessa sacrestia): tutelata dalla Soprintendenza, si classificò nel nuovo piano regolatore generale come edificio di particolare interesse storico appartenente alla classe I di gran prestigio, in quanto unica costruzione settecentesca superstite nel quartiere. Dal 2002 al 2006, dopo un lungo periodo di abbandono, la cappella fu restaurata per diventare Laboratorio didattico di Storia e Storie (anche archivio permanente). Nuovi Committenti, questo il nome di tale progetto della Fondazione Adriano Olivetti finanziato attraverso i fondi del programma comunitario Urban 2 (programma che interessò, tra le altre cose, anche l'antistante Cascina Roccafranca), nacque per rispondere alla volontà informativa espressa da un gruppo di cittadini del quartiere, in particolare da insegnanti delle scuole d'infanzia e primaria Franca Mazzarello, secondaria di primo grado Corrado Alvaro-Amedeo Modigliani e del liceo scientifico Ettore Majorana. L'inaugurazione avvenne il 2 marzo 2007. Nonostante il contesto padronale, l’ingresso non si presenta rivolto all’interno dell'ex corte, bensì verso la strada; anche i viandanti e gli altri abitanti del contado potevano così usufruire del servizio religioso. edifici di culto a Torino Cascina Roccafranca Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cappella Anselmetti http://www.comune.torino.it/iter/iniziative/la_scuola_adotta_un_monumento/cappella_anselmetti.shtml Archiviato il 15 dicembre 2021 in Internet Archive. https://www.museotorino.it/view/s/7acd69363b5c4aa399e601f8eec0910a https://proteosrl.com/portfolio-page-14.php

Mirafiori Nord
Mirafiori Nord

Mirafiori Nord (Mirafior Nòrd in piemontese) è un quartiere della Circoscrizione 2 di Torino, situato nella periferia sud-ovest della città. Prende il nome dallo storico territorio di Mirafiori, posto appunto, più a sud rispetto a esso. Più precisamente, il quartiere confina: a sud col quartiere Mirafiori Sud (ovvero lungo Strada del Portone-Corso Orbassano-Corso Tazzoli) a nord col quartiere Pozzo Strada-Borgata Lesna (cavalcavia sulla ferrovia Torino-Modane di via Reni-via Tirreno) a est col quartiere Santa Rita (corso Siracusa-corso Cosenza) e Lingotto (corso Unione Sovietica) a ovest con la frazione "Gerbido" del Comune di Grugliasco (via Crea-via Allason-corso Salvemini-via Santorelli-Giardini Rinaldi/Palatucci-strada del Barocchio) Da Mirafiori Nord si accede all'autostrada Tangenziale ovest di Torino, attraverso corso Allamano e corso Orbassano. Prima dell'istituzione delle circoscrizioni, era designato come "Quartiere n. 12". Il rurale territorio era compreso nel cosiddetto "feudo di Roccafranca", nome già esistente per indicare il territorio "franco" a nord del torrente Sangone, tra i poderi privati di Mirafiori e i feudi del "Gerbido" di Grugliasco. A sua volta, il toponimo Gerbo, stava a indicare genericamente un territorio incolto, citato in una denominazione settecentesca del Grossi. Suddiviso in tenute agricole, furono erette cascine, vigne, campi coltivati intersecati da una fitta rete di bealere, il nome dei piccoli canali di irrigazione presenti in Piemonte. Le principali cascine erano la Roccafranca (o Bailarda) e la Giajone. Esistevano poi l'Anselmetti (di cui è rimasta la cappella) e la Canala, al fondo dell'attuale via Nallino, della quale oggi non resta più nulla se non un liscio terreno di campi sportivi. Stessa sorte subirono altre cascine più piccole, la Cascina Spedale di San Giovanni (Ropoli) in via Sanremo/via Dina, e l'adiacente Vaudagnotto. Oltre a esse, uno dei primi edifici del quartiere totalmente sparito fu l'"ospedaletto-sanatorio" San Luigi, all'epoca la nuova sede del precedente (1826-1908) di via Ignazio Giulio (nel quartiere Valdocco). Edificato nel 1909 sul sito dell'odierna piazza Cattaneo, fu poi abbandonato negli anni sessanta per ampliare gli stabilimenti Fiat Mirafiori, quindi riedificato nell'attuale sede fuori città nel 1970, in frazione "Gonzole", tra Orbassano e Rivalta di Torino Dopo lo spostamento della capitale d'Italia da Torino a Firenze, nel 1865, l'amministrazione comunale torinese scelse immediatamente una politica di rapida industrializzazione, a causa della crisi del settore terziario dovuta alla perdita del ruolo di capitale. Incominciò la costruzione di case soprattutto lungo le direttrici periferiche, e la cosiddetta "Barriera di Orbassano" della nuova cinta daziaria a sud-ovest della città, nel 1912 fu spostata dall'adiacente quartiere Santa Rita più a sud, sulla attuale piazza Omero. Le prime costruzioni del quartiere avvennero quindi, a ridosso di corso Siracusa; testimonianza di questo periodo è la piccola ciminiera di via Castelgomberto, 53, residuo di una vecchia fornace per mattoni, usata successivamente come cabina elettrica. Nel 1923 invece, cominciò la costruzione, secondo un piano regolatore del 1908, del lotto di villette tra via Paolo Sarpi e corso Giovanni Agnelli (all'epoca corso Vinzaglio - prolungamento). L'iniziativa fu caldeggiata soprattutto dalla Fiat, che dalla sede nel vicino quartiere Lingotto doveva trasferirsi nei nuovi stabilimenti di Mirafiori nel 1939. A causa della forte richiesta di alloggi da parte della Commissione Interna Operaia Sezione Automobili, si costituirà quindi la "Cooperativa case economiche dipendenti Fiat", che acquisterà dalla casa madre i terreni già in costruzione a un prezzo simbolico. Il primo lotto fu di dodici villette plurifamiliari di due piani. Nel 1927 furono costruite altre quindici case, arricchite con decorazioni in stile déco, con vetrate colorate. Il quartiere continuò a crescere; la crisi degli alloggi nel 1920-1925 fu il catalizzatore per una complessa e continua collaborazione tra la Fiat e il Comune di Torino, che pianificò la costruzione di circa 1.300 alloggi in più, distribuiti in otto isolati; nel 1926 l'azienda automobilistica cedette oltre 118.000 m2 di terreno all'amministrazione municipale, destinati alla costruzione di case popolari, in cambio della realizzazione di infrastrutture stradali (ad esempio il sottopassaggio stradale del vicino Lingotto e l'allargamento della zona ferroviaria adiacente agli stabilimenti del vicino quartiere Lingotto). Sul quel lotto, situato appunto a nord del nuovo stabilimento industriale Fiat Mirafiori del 1939, verrà costruito, dall'Istituto Autonomo Case Popolari, un rione, inizialmente chiamato M2 (Mirafiori2), strutturato con isolati a corte chiusa circondata da palazzine a tre o quattro piani. Queste abitazioni verranno poi assegnate soprattutto alle maestranze Fiat, secondo specifici accordi. Con la nascita dello stabilimento di Fiat Mirafiori nel 1939, la zona cosiddetta "M2" divenne spiccatamente operaia. I nuovi isolati, con le cosiddette case a "corte interna", specialmente a nord di via Giacomo Dina, costruite tra il 1930 e il 1939 in pieno regime fascista, costituirono un rione chiamato "Costanzo Ciano", dedicato al padre di Galeazzo Ciano, genero del Duce. Durante i difficili anni della guerra, verso est sorsero anche la chiesa e l'oratorio salesiano "Don Bosco", più il complesso scolastico dell'Istituto Internazionale "Edoardo Agnelli". Con la caduta del fascismo, il rione Ciano fu rinominato popolarmente "Borgo Cina" (Borgh Cin-a), soprattutto per via dell'incremento demografico di operai della vicina industria automobilistica FIAT, dal dopoguerra in poi. Questi, infatti, ogni giorno uscivano frettolosamente in massa dalle loro case colorate, riversandosi per strada verso i cancelli della fabbrica, già vestiti in tuta da lavoro, come tanti cinesi appunto, a montare in servizio nei serratissimi turni di lavoro.Negli anni cinquanta la zona venne completata con la costruzione del primo grande palazzo di corso Agnelli 148, inaugurando così la stagione dei palazzi da 7-10 piani, assai comuni durante il boom edilizio e demografico degli anni sessanta. A nord del quartiere, un complesso edilizio per un totale di 109 bassi edifici militari sorse col nome di "Casermette di Borgo San Paolo", nome dato per via del vicino quartiere, poiché la denominazione "Mirafiori Nord" era all'epoca inesistente. Esso fu situato esattamente tra via Tirreno e corso Allamano, a ridosso di via Veglia che, di fatto, taglia in due lo stesso comprensorio. Le casermette furono costruite per l'esercito durante la seconda guerra mondiale, quindi parzialmente danneggiate durante i bombardamenti del 1943, poi risistemate e utilizzate per sfollati e reduci. Dal 1947 ospitarono i profughi giuliano-dalmati mentre, dal 1966, la parte a nord di via Veglia fu destinata alla Polizia di Stato col nome di "Caserma Mario Cesale", mentre la parte a sud fu destinata a ospitare i baraccati della zona torinese di corso Polonia (quartiere Nizza-Millefonti). Dal 1985, però, anche la parte sud fu destinata a caserma militare operativa, questa volta dei Carabinieri, a sua volta suddivisa in "Caserma Angelo Pugnani" (con ingresso su corso Allamano) e "Caserma Benito Atzei" (con ingresso su via Guido Reni). Mirafiori Nord conobbe una rapidissima espansione demografica soprattutto a partire dal 1950, con l'inizio del boom economico: un enorme flusso di immigrati dal Triveneto e dall'Italia meridionale si riversò in breve tempo nel quartiere. In soli vent'anni (1951-1971) si passò da 18.700 a 141.000 abitanti e nel 1954 venne inaugurata la prima di una serie di scuole elementari, la Giovanni Vidari di via Sanremo, 46. All'interno di Borgo Cina, nel 1957 fu anche inaugurata la Chiesa del Gesù Redentore, come centro parrocchiale ideato dal cardinale Maurilio Fossati appena due anni prima, il 16 maggio 1955, su di un progetto degli architetti Nicola e Leonardo Mosso. Il piano regolatore del 1954 prevedeva inizialmente tre piazze porticate, progetto poi realizzato solo parzialmente. Le uniche due piazze costruite furono quelle intitolate a papa Giovanni XXIII (di fronte alla chiesa) e la piazza-giardino dedicata al partigiano Dante Livio Bianco. Aperte al traffico veicolare, diventarono delle isole pedonali a partire dal dicembre 1977, su impulso dei comitati spontanei di quartiere. L'area sarà riqualificata nel 2002 nell'ambito del progetto europeo "Urban 2" con l'aggiunta di fontane, giochi per i bambini e un anfiteatro all'aperto. Nel 1956-1957 la Fiat raddoppiò lo stabilimento industriale, partecipando al piano INA-Casa, e aggiungendo ancora 1.550 alloggi da assegnare ai dipendenti. In tutto il quartiere, i primi condomini a sette-dieci piani furono costruiti con le sovvenzioni della società, seguiti successivamente da alcuni condomini popolari della Gescal, e infine dalle sovvenzioni dirette della stessa industria FIAT. Grazie alla legge n. 167 del 1962 sull'edilizia convenzionata, verranno favoriti molti acquisti di terreni destinati a zone commerciali e ai servizi, ma la carenza dei servizi essenziali fu un problema di gravi proporzioni, così come la speculazione edilizia, che fece alzare il prezzo degli alloggi a partire dagli anni settanta circa. Il 27 gennaio 1972, cinquanta famiglie occuparono un palazzo di via De Canal, appena costruito dalla Gescal. Nel 1964, su Corso Siracusa vennero costruite le residenziali Torri Pitagora. Sui terreni di periferia ancora liberi fu costruito, tra il 1968 e il 1971, lungo via Gaidano-Corso Tazzoli fino a frazione Gerbido di Grugliasco, il cosiddetto "Centro Europa", ovvero una zona costituita da edilizia a prezzo di libero mercato, inizialmente composta da undici torri di dieci piani, con vialetti pedonali, una piazzetta e vari spazi verdi. Un'altra zona residenziale, costruita tra il 1950 e il 1970, fu la cosiddetta "Città Giardino", caratterizzata da villette o case molto basse, con giardini e orti, situata tra il corso Allamano e la Cascina Giajone. Il complesso edilizio sorse sull'idea inglese della garden city, già attuata pochi anni prima nel vicino quartiere Mirafiori Sud (zona tra via Monte Sei Busi e via Monte Cengio). Le prime opere di riqualificazione del quartiere avvennero con i grandi lavori di ristrutturazione e rifacimento della antica Cascina Giajone in via Guido Reni, avvenuti nel periodo tra il 1985 e il 1990. Dal 2002 al 2009 il quartiere fu ulteriormente riqualificato grazie al progetto comunale "Urban 2", finanziato dall'Unione Europea. Il programma prevedeva tre tipi di intervento: miglioramento degli spazi verdi, della mobilità sostenibile e della qualità ambientale; sviluppo delle attività economiche; iniziative di integrazione sociale e di sostegno alla cultura. Gli obiettivi raggiunti compresero l'introduzione della raccolta rifiuti porta a porta e la quota del 50% di raccolta differenziata, la riqualificazione della piazza-giardino Dante Livio Bianco e di molti spazi verdi, la riqualificazione e la messa a norma del mercato coperto "Don Grioli" nella piazza omonima, il restauro della Cascina Roccafranca (ora centro ricreativo e culturale e sede dell'Ecomuseo urbano) e della Cappella Anselmetti e la creazione del Centro per il Lavoro in via Del Prete. Un primitivo edificio dell'attuale sito di via Reni comparve già nelle carte dell'assedio di Torino del 1706, con la denominazione Iayon, di proprietà dei Padri della Consolata di Asti; il nome potrebbe a sua volta derivare dal piemontese ghiajron o giajron (ghiaia grossa, ciottolo), dal momento che, anticamente, in quel sito era presente una cava. Nel 1762-1780 il conte Giuseppe Martin Montù di Beccaria, acquistati i terreni a nord della "Roccafranca", fece demolire la precedente costruzione per far posto all'attuale impianto cascinale a corte chiusa, comprensivo di una casa distaccata per la servitù su via Balla (demolita poi nel 1981). Le tre lunghe maniche perimetrali ospitavano gli alloggi padronali e per i fittavoli, i fienili e le stalle. La particolare torretta a nord, perfettamente conservata, era invece l'antica colombaia. Nel sottosuolo era presente una ghiacciaia. L'architetto Amedeo Grossi la descriveva così nel 1790: La Cascina ospitò, tra il XIX e il XX secolo, l'allevamento della Società Torinese Cavalli; durante la seconda guerra mondiale il cortile interno fu colpito dai bombardamenti del 16 agosto 1943. Negli anni successivi, vi trovarono posto depositi di rottami, abitazioni di fortuna e varie piccole officine. Abbandonata e degradata per molti anni, fu quindi ristrutturata negli anni ottanta dal comune di Torino, che la destinò agli usi attuali. Al riguardo, fu fondamentale l'azione promotrice socio-culturale di Antonio Gamba (1932-1999), fondatore del Comitato spontaneo di Città Giardino, al quale fu dedicata l'area verde del perimetro nord. Sempre sul lato nord, fu altresì dedicata la sala polivalente della Cascina a due figure torinesi del XX secolo, don Mario Operti (al quale fu dedicata anche la sala parrocchiale della chiesa del Gesù Redentore) e lo scrittore Giovanni Fornero. Oltre che sede di un Ufficio Anagrafe e di una Biblioteca Civica, negli anni novanta e duemila fu sfruttata come sede di numerose iniziative socio-culturali. Tuttavia, in anni più recenti è stata scarsamente valorizzata. Il primitivo impianto cascinale di via Rubino angolo via Gaidano fu eretto per la Compagnia dell'Immacolata Concezione agli inizi del XVII secolo e rivenduto, nel 1689, al ricco Conte Lorenzo Ballard o Balard, quando la cascina prese il suo nome (Cassina Balarda, Belarde o Belarda). Nel 1734, l'intero feudo fu intestato ai Ballard con il nome di Contea di Rocca Franca, nome già esistente a indicare il territorio "franco" lievemente sopraelevato a nord del torrente Sangone, collocato tra i poderi privati Mirafiori e i feudi che si estendevano fino al Gerbido di Grugliasco. Dopo tre generazioni, i Ballard si estinsero e la cascina venne quindi acquistata dalla baronessa Chionio che, nel 1836-1845, fece ampliare l'edificio. Con la riduzione dei terreni agricoli dovuti allo sviluppo urbanistico e industriale, la cascina cadde in abbandono fino al 2002, quando il Comune l'acquistò e ristrutturò; dal 2007 ospita la Casa del Quartiere Cascina Roccafranca, un centro socio culturale che promuove iniziative, eventi e progetti per la cittadinanza, oltre che molti locali destinati ad attività culturali e associative. Prospiciente alla Cascina Roccafranca, dall'altro lato di via Gaidano, rimane oggi una piccola cappella del XVIII secolo, con facciata in stile barocco piemontese, che fece parte della tenuta agricola acquistata nel 1785 dal banchiere Carlo Vincenzo Anselmetti. Quest'ultimo fece ricostruire la preesistente cascina e aggiunse una villa signorile con questa cappella. Nell'Ottocento fu un altro banchiere, Paolo Nigra, a rilevarne la proprietà. Il terreno agricolo circostante diminuì con il tempo, fino a sole 50 giornate nell'anno 1957. Vicinissima alla Cascina Roccafranca, l'ingresso della cappella è rivolto sull'antica via di Grugliasco (oggi via Paolo Gaidano), per permetterne l'uso anche ai viandanti e agli abitanti del contado. Sia il palazzo padronale sia la cascina furono poi demoliti nel 1977, per far posto all'attuale complesso scolastico denominato "E11" (scuola Modigliani). Dell'antica tenuta rimase quindi solo la cappella, oggi tutelata dalla Soprintendenza ai Monumenti del Piemonte per il suo valore storico-artistico. La cappella fu quindi restaurata nel 2004, e destinata, tre anni più tardi, a laboratorio didattico, attraverso il programma Nuovi Committenti, guidato dell'associazione comunale Urban 2 e dall'artista toscano Massimo Bartolini. Nell'abside domina ancora l'immagine della Madonna della Consolata. L'Istituto Internazionale Salesiano "Edoardo Agnelli" è un complesso educativo-religioso sito nell'estrema parte est del quartiere (corso Unione Sovietica-corso Cosenza-via G. Dina), costruito tra il 1938 e il 1941 su disegno dell'architetto salesiano Giulio Valotti (lo stesso del Santuario del vicino quartiere Santa Rita), comprende il tipico oratorio, il cinema-teatro e le scuole salesiane di arti e mestieri. Si svilupparono, in seguito, scuole professionali vere e proprie, su impulso della Fiat che vedeva nell'opera dell'Istituto un mezzo per formare operai qualificati. Dopo la guerra e i bombardamenti (che danneggiarono gli edifici), i corsi ripresero nel 1946 con l'aggiunta della scuola elementare e di un'officina per le esercitazioni, di ben 4.800 m2. Nello stesso anno nacque anche l'istituto "Virginia Agnelli", dedicato all'educazione femminile, gestito dalle suore di Maria Ausiliatrice: ospitato prima in baracche di fortuna, venne ampliato a più riprese fino al 1967 con asilo infantile, scuola materna e scuole professionali per le ragazze. Oggi l'Istituto Agnelli ospita la scuola media, il liceo scientifico, l'istituto tecnico industriale e un corso professionale per periti meccanici. Parte integrante del Complesso è la chiesa di San Giovanni Bosco, con ingresso su via Paolo Sarpi, sempre progettata dall'architetto Valotti, che fu inaugurata il 19 aprile 1941 come parte integrante del complesso, ma divenne parrocchia soltanto il 20 novembre 1957. Il suo stile fonde linee dell'architettura razionalista dell'epoca con alcuni elementi tradizionali: i contrafforti, le arcate, i soffitti a rosoni e un mosaico sulla facciata. L'isolato adiacente invece, quello a ridosso di corso Agnelli, è recente opera di intervento edilizio per il nuovo complesso sportivo-ricreativo della Reale Mutua Assicurazioni. Chiesa del Santissimo Nome di Maria, situata quasi ai confini con Grugliasco, soprattutto a servizio della zona di Città Giardino. Un primo impianto religioso risale al 1957, presso il quale esisteva una semplice sala liturgica a finestre circolari e l'annessa casa parrocchiale, ancor oggi presenti sulla parte meridionale, mentre l'edificio attuale a navata unica e facciata a forma di "tenda" fu opera degli architetti Marco Ghiotti e Piero Contini, inaugurata nel 1972. La vecchia sala liturgica fu quindi destinata a uso commerciale, mentre nel 2004 fu eretto un nuovo salone parrocchiale retrostante la chiesa, più altre piccole opere di ristrutturazione e rimaneggiamento. Chiesa dell'Ascensione, sita appena dietro la Cascina Roccafranca, opera di Giovanni Canavesio del 1969. Chiesa della Pentecoste, quasi al confine col quartiere Santa Rita, opera di Mario Bianco, Bruno Villata e Bertolotti, risalente al 1976. Chiesa dello Spirito Santo, del XVII secolo, che tuttavia appartiene a frazione Gerbido di Grugliasco, nella zona agli estremi confini sud-occidentali sia del quartiere sia di Torino e talvolta chiamata "Centro Europa" (la parte ovest di via Paolo Gaidano) Chiesa del Gesù Redentore, sopracitata. Il giardino tra l'Istituto Tecnico Industriale Enzo Ferrari e Via Edoardo Rubino è intitolato a Francesco Saverio Nitti (come già la via lungo il margine settentrionale) Il giardino tra Via Amedeo Modigliani e Via Paolo Gaidano è intitolato ai Magistrati caduti nella difesa dello Stato Il giardino tra via Paolo Gaidano e Piazza Omero è intitolato al pittore Umberto Boccioni Il giardino tra Via Carlo Alfonso Nallino, Corso Enrico Tazzoli, Corso Orbassano e Via Angelo Scarsellini è intitolato a Pietro Nenni Il giardino di Piazza Dante Livio Bianco è intitolato a Emilia Mariani Il giardino tra Via Sanremo, Via Eleonora d'Arborea e Via Bernardo de Canal è intitolato a Carlo Montù Il giardino tra Via Bernardo de Canal, Via Carlo Del Prete e Via Eleonora d'Arborea è intitolato a Carlo Compans de Brichanteau Il giardino tra Corso Salvemini e la centrale elettrica e di teleriscaldamento ex-Aem-A2A, nel 2004 fu intitolato al bambino Nicholas Green Su proposta della Circoscrizione, il giardino tra via Buenos Aires 112/116 e via San Marino 119/129 (già in Santa Rita) è stato intitolato dal Comune di Torino nell`aprile 2022 al politico e ministro Tina Anselmi. Noto anche come "Palasport Tazzoli", sul corso omonimo, fu costruito in occasione delle Olimpiadi del 2006, al posto di un impianto di pattinaggio su ghiaccio preesistente. È dotato di due piste regolamentari che ospitarono gli allenamenti di hockey su ghiaccio e short track, e di una tribuna da 3.000 posti. Con sede in via Modigliani, è un complesso sportivo composto da palestra, campi di calcio a 5, piscina federale e due campi da tennis. Sita in via Palatucci, all'estremo confine ovest del quartiere con Grugliasco, l'area verde comprende i giardini pubblici dedicati al salesiano don Filippo Rinaldi, l'area ricreativa dei Volontari Italiani Donatori del Sangue e i campi sportivi dell'ASD "Beppe Viola". In piazza Pitagora, negli anni settanta e ottanta, abitò l'attrice Margherita Fumero In via Castelgomberto vissero i genitori dell'attrice e showgirl Alba Parietti, dopo essersi trasferiti dal precedente quartiere torinese di Madonna del Pilone Nel rione Borgo Cina visse e crebbe, fino agli anni del liceo, il giornalista e politico Oscar Giannino Enrico Bonasso, Maria Clotilde Fagnola; Giancarlo Libert; Bartolomeo Paolino, Santa Rita. Un santuario e un quartiere torinese, Torino, Associazione Nostre Origini, 2008. Amedeo Grossi, Guida alle vigne e cascine del territorio di Torino e suoi contorni, Torino, 1790. Laura Zanlungo e Diego Robotti, Da Miraflores alla Roccafranca. Turismo urbano a Mirafiori Nord, Torino, Hapax, 2008, ISBN 978-88-88000-25-1. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mirafiori Nord TORINO NOTIZIE - MIRAFIORI NORD, su torinonotizie.it. Sito della circoscrizione 2, su comune.torino.it. Associazione Commercianti Borgocina, Dina, San Remo (Torino), su borgocina.com. Giaione (PDF), su comune.torino.it. URL consultato il 7 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 19 giugno 2013).