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Stazione di Igea Marina

Bellaria-Igea MarinaPagine con mappeStazioni ferroviarie attivate nel 1923Stazioni ferroviarie della provincia di RiminiStub - stazioni dell'Emilia-Romagna

La stazione di Igea Marina è una stazione ferroviaria posta sulla linea Ferrara-Rimini, a servizio del centro abitato di Bellaria-Igea Marina. La fermata di Igea Marina venne attivata il 5 luglio 1923 come "fermata balneare" e servizio limitato alla stagione estiva. Successivamente venne tramutata in stazione ordinaria, utilizzata durante tutto l'anno. La stazione è servita da treni regionali svolti da Trenitalia Tper nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la regione Emilia-Romagna. A novembre 2019, la stazione risultava frequentata da un traffico giornaliero medio di circa 207 persone (98 saliti + 109 discesi). La stazione è classificata da RFI nella categoria bronze. Roberto Renzi, Gian Guido Turchi, Aldo Viroli, Dal Rubicone al Po, in "I Treni Oggi" n. 99 (dicembre 1989), pp. 23-28.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Stazione di Igea Marina (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Stazione di Igea Marina
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Emilia-Romagna, Italia
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Bellaria-Igea Marina
Bellaria-Igea Marina

Bellaria-Igea Marina (Belèria-Igéa in romagnolo) è un comune italiano di 19.495 abitanti della provincia di Rimini in Emilia-Romagna. L'abitato si sviluppa lungo la riviera romagnola, presso la foce nel mare Adriatico del fiume Uso. Il capoluogo comunale Bellaria, situato a 14 km a nord-ovest di Rimini, si trova lungo la sponda sinistra dell'Uso. Il territorio comunale occupa una superficie di 18,17 km² e confina a nord-est con il mare Adriatico, a sud con Rimini e ad ovest con San Mauro Pascoli. È situata all'estremità meridionale della Pianura Padana e risente, seppur marginalmente, del suo clima: affacciandosi sull'alto Adriatico, la località è tra il clima mediterraneo e il continentale temperato. Se le estati sono molto calde ma costantemente ventilate e poco piovose, gli inverni hanno invece caratteristiche prettamente padane. Le precipitazioni si concentrano principalmente in primavera e autunno. L'inverno è alquanto freddo poiché esposto alle rigide correnti balcaniche e in alcuni casi siberiane che portano neve e gelo, specialmente in presenza del vento buran. Il toponimo Bellaria compare per la prima volta in un documento del 1359, come nome di una fattoria fortificata che si trovava vicino alla chiesa di Santa Margherita, presso la foce del fiume Uso. Nel 1382, posseduta dai Malatesta, vi soggiornò a forza Luigi I d'Angiò, venuto in Italia con un forte esercito francese alla conquista del regno di Napoli: … A dì XVIII d'agosto venne il duca (Luigi) e sua gente ad albergo a Bellaire e lì bruciò e guastò ciò ch'era fuori de la fortezza […] e ciò avvenne perché misser Galaotto de' Malatesti non volle dargli punto di vittovaglia per tutte le sue terre. Che nel Basso Medioevo si trattasse, come concordano le fonti, di una fortezza o comunque di un luogo fortificato spiegherebbe il toponimo Bellaria (in latino "cose atte all'uso bellico"); possiamo supporre che i Malatesta vi tenessero un deposito di armamenti e attrezzature da guerra. Nel 1412 vi fu ospite il papa Gregorio XII durante il Grande scisma d'Occidente. La località passò in diverse mani, fra cui appunto quelle dei Malatesta: attualmente ne rimane solamente il ricordo nel toponimo popolare del luogo e Castèl. Per ordine delle autorità pontificie, tra il 1673 e il 1697 venne eretta una torre di avvistamento per far fronte alle sempre più frequenti e minacciose incursioni costiere della pirateria barbaresca, la torre saracena, poco oltre l'Uso. Alla fine del XIX secolo si estendeva sulla sinistra della foce una borgata di case di pescatori, che ricoveravano le proprie barche nel fiume. Agli inizi del '900 Vittorio Belli, medico e umanista riminese, vagheggiò la fondazione di un'accademia artistica dove uomini illustri avrebbero potuto stabilirsi e creare nuove opere. Scelse un terreno di sua proprietà tra il torrente Uso e la "Torre Pedrera": beneficiava dell'aria salubre del mare ed era protetto alle spalle dalla pineta. La sua proprietà fu attraversata da un viale parallelo al mare intitolato a Tibullo, seguito da strade perpendicolari dedicate a Giovenale, Marziale, Terenzio, Perseo ed altri personaggi della Roma classica. La battezzò Igea, dea dell'igiene figlia di Asclepio. Nessuno l'aiutò a concretizzare il progetto, ma il nome Igea rimase. "Marina" le fu associato quando nella zona meridionale si installarono colonie estive per i bambini. Il comune fu istituito nel 1956 per scorporo di tre frazioni del comune di Rimini: Bellaria, Igea Marina e Bordonchio. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 18 novembre 1959. Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di azzurro. Casa Rossa, dimora estiva dello scrittore Alfredo Panzini aperta al pubblico e sede dell'"Accademia Panziniana" Torre saracena, eretta nel XVII secolo dai pescatori; all'interno ospita una raccolta malacologica e di carta moneta Parco del Gelso, vasto polmone verde, intorno all'omonimo lago, raggiunge a sud il centro di Igea Marina Parco Pavese, ubicato più a sud, in un'area attigua alla spiaggia libera. Castello Benelli, eretto per volere del conte Pietro Spina, nelle campagne di Bordonchio. Lungo il fiume Uso è stata realizzata, in occasione della risistemazione degli argini, una pista ciclo-pedonale della lunghezza di circa 6 km, che arriva verso l'interno sino a San Mauro Pascoli. Lungo il percorso sono presenti aree attrezzate per la sosta. Lungo il corso dell'Uso, in prossimità di Bellaria, sono presenti alcuni esemplari di querce e piccoli boschi a prevalenza di pioppi bianchi e neri, di salici e di pini mediterranei, ma si incontrano anche alberi da frutto e piante esotiche. Verso Igea Marina i percorsi attraversano inizialmente fitti canneti per poi proseguire in un paesaggio solcato da canali. La fauna presenta diverse specie di volatili comuni, ma non è raro incontrare anche l'airone cinerino o il martin pescatore, che nidifica nella zona. Vi si trova anche il rospo smeraldino. Tra i luoghi di interesse dislocati lungo il percorso sono "Villa Torlonia" e la chiesa di Santa Margherita, del XVIII secolo, l'ex abbazia Donegallia e il castello Benelli entrambi risalenti al XIII secolo, e la recente "Fornace di Bellaria". Abitanti censiti Dall'anno di istituzione del comune la popolazione ha subìto un netto incremento. Alle famiglie occupate nelle attività legate alla marineria e al turismo si sono aggiunti cittadini provenienti da altre regioni italiane ed extracomunitari che hanno trovato lavoro nell'edilizia. La maggior parte delle attività commerciali si trova nella parte nord del comune, oltre il fiume Uso, mentre la parte sud, eccetto la zona litoranea costituita da alberghi (aperti solo nell'estate) ed ex colonie, con i quartieri del Belverde e Bordonchio, ospita nuovi complessi residenziali. Al 31 dicembre 2022 i residenti stranieri erano 2236, pari all'11,76% della popolazione. Il "Palio dei Saraceni" è una manifestazione storica in costumi d'epoca: vi si rappresenta lo sbarco di oltre trecento personaggi da dieci imbarcazioni storiche sul porto canale (lato Bellaria). Il corteo si snoda quindi lungo le principali vie cittadine, con spettacoli di combattimento delle "compagnie d'armi" e accompagnato da musiche orientali suonate da gruppi di musicisti, fino ad arrivare alla Borgata Vecchia, trasformata in un piccolo paese arabo. La manifestazione si conclude con il "palio del Saraceno", un combattimento su una trave sospesa in aria. Dal 1983 si svolge il Bellaria Film Festival, manifestazione dedicata al cinema indipendente italiano. Dal 1998, con cadenza annuale e nella seconda metà di maggio, il locale Centro Congressi ospita lo Starcon, un convegno di fantascienza che ospita lo Sticcon dedicato al media franchise Star Trek e organizzato dallo Star Trek Italian Club, a cui negli anni si è affiancata la Italcon, convention degli scrittori di fantascienza che assegna il Premio Italia. Si svolgono incontri con attori, registi e sceneggiatori del genere fantastico, e conferenze scientifiche e letterarie dedicate ad astronomia e fantascienza. . È attiva la tradizionale attività peschereccia di Bellaria: il porto fluviale, pur migliorato non consente tuttavia l'approdo di imbarcazioni di grandi dimensioni. Il settore occupa circa 100 addetti, riuniti nella Società cooperativa Marinara, mentre altri 20 addetti circa non sono associati. Vengono praticate: la pesca a strascico, la pesca delle vongole la pesca da posta con reti a tramagli, la pesca con i "cugulli" o "bertovelli" per la cattura delle seppie e con i cestelli per le lumache di mare. Viene praticato anche l'allevamento di mitili in mare aperto a circa 3 miglia dalla costa. La maggior parte del prodotto viene oggi commercializzato attraverso la grande distribuzione, ma è recentissima la costruzione del mercato ittico all'ingrosso e se ne attende l'apertura. Il turismo balneare è favorito dai 7 km di spiaggia e dal mare poco profondo in prossimità della spiaggia, con numerosi stabilimenti balneari. Fra le diverse strutture ricettive per una ventina di anni vi è stato anche un parco acquatico, l'Aquabell, chiuso dal 2008. Per quanto riguarda l'artigianato, Bellaria-Igea Marina è rinomata soprattutto per la produzione di ceramiche. Bellaria-Igea Marina è attraversata parallelamente alla costa dalla statale Adriatica, ricostruita in variante con caratteristiche di superstrada. Sull'autostrada A14 è presente il casello Rimini Nord - Bellaria - Santarcangelo. Il territorio comunale è servito dalla stazione di Bellaria e dalla stazione di Igea Marina, poste sulla ferrovia Ferrara-Rimini e servite da treni regionali Trenitalia Tper. I trasporti interurbani di Bellaria-Igea Marina vengono svolti con autoservizi di linea gestiti da Start Romagna. La principale squadra di calcio della città è l'Associazione Calcio Bellaria Igea Marina. Nel corso del Giro d'Italia 1960 venne disputata una breve frazione a cronometro individuale con partenza a Igea Marina e arrivo a Bellaria vinta da Miguel Poblet. Il Giro ha fatto nuovamente tappa a Bellaria nel 1987 con l'arrivo della dodicesima tappa vinta da Guido Bontempi. Ha sede nel comune un "Palazzetto dello Sport" polivalente. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bellaria-Igea Marina Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Bellaria-Igea Marina Sito ufficiale, su comune.bellaria-igea-marina.rn.it.

San Mauro Mare
San Mauro Mare

San Mauro a Mare è una frazione del comune italiano di San Mauro Pascoli, nella provincia di Forlì-Cesena, in Emilia-Romagna. Sorge sulle rive del mare Adriatico nella parte meridionale della pianura Padana ad un'altezza di 2 m s.l.m.; l'abitato si sviluppa su un territorio pianeggiante che digrada dolcemente verso il mare. È situata nella Riviera romagnola, a 7 km dal centro di San Mauro Pascoli, situata tra i paesi di Savignano a Mare e Bellaria-Igea Marina. La spiaggia dove sorgono gli stabilimenti balneari è lunga 700 metri ed è costituita da sabbia finissima e acque molto basse particolarmente adatte alla balneazione. Il clima è temperato caldo, stabilmente umido, con estate molto calda (classificazione Köppen-Geiger Cfa). La Stazione meteorologica del parco Panzini si trova a 700 m dal centro del paese, i dati riportati in tabella fanno riferimento all'anno 2015. Nel 1827 nasce il Comune di San Mauro di Romagna affacciato sul mare Adriatico con un tratto costiero di 700 m compreso tra le località Due Bocche e Cagnona, che coincidono con le attuali Savignano a Mare e Bellaria. Nell'ottobre 1828 la cessione di 2075 tornature di terreno da parte della famiglia Braschi alla famiglia romana dei Torlonia porta alla formazione di uno dei latifondi più grandi di Romagna, all'interno del quale si trova il territorio costiero dove sorgerà San Mauro a Mare. La successiva bonifica di 200 ettari tra le linee dei poderi Capanni, Torretta, Cagnona e il mare trasforma una porzione di terreni improduttivi in un'area agricola in cui saranno messe a dimora culture di gelso e tabacco, le nuove terre bonificate vedranno la nascita della nuova località rivierasca. Nel gennaio 1889 viene inaugurato il tratto Cesenatico–Rimini della Ferrovia Ferrara-Rimini, determinante per la nascita del primo nucleo urbano di San Mauro a Mare. Nel 1928 con l'istituzione della Strada Statale SS16 la località viene collegata a tutta la costa adriatica, l'anno seguente il Touring Club Italiano descrive “San Mauro al Mare” come un gruppo di villette ad un km dalla nuova statale, con alcune botteghe ed una trattoria. L'arenile all'epoca è descritto essere largo dai 20 ai 30 m pianeggiante e formato da sabbia fine con dune retrostanti. Nel 1932 per Regio Decreto il nome di San Mauro di Romagna viene cambiato in San Mauro Pascoli e quello di San Mauro al Mare diviene San Mauro a Mare. Fino al termine degli anni '30 del XX secolo l'economia del paese resta prevalentemente legata all'agricoltura ed alla piccola pesca costiera svolta con le tipiche imbarcazioni in fasciame armate con vele al terzo (battane), l'attività turistica è ancora agli albori. Durante il Secondo conflitto mondiale la località si trova coinvolta nei combattimenti sulla Linea Christa attestata sul fiume Rubicone ( Linea Gotica - Fiumicino ); le forze Alleate a causa delle forti piogge e della resistenza delle truppe tedesche impiegarono dal 1 al 10 ottobre 1944 per attraversare la linea di difesa della Wehrmacht ed avanzare verso Cesenatico. Nel territorio è ancora visibile la torretta affiorante di un bunker tedesco tipo Tobruk. Negli anni 50 del XX secolo ha inizio lo sviluppo turistico con la costruzione di alberghi e strutture per i villeggianti, l'economia del paese diviene prettamente turistica e raggiunge l'apice negli anni 70. Chiesa di Santa Maria Goretti Parco Stefano Campana Parco Benelli - 21400 m²; Parco Mare Blu - 6123 m²; Parco Stefano Campana - 3000 m². Il territorio del comune è inserito all'interno dell'area naturale protetta dell'Oasi costiera dei 4 comuni, area creata nell'ambito del programma Agenda 21. Secondo i dati ISTAT, al 31 dicembre 2011 la popolazione residente nella frazione era di 1 238 abitanti, gli stranieri residenti 224, pari al 18,1% degli abitanti. Le provenienze maggiormente rappresentate erano: Europa 185 abitanti Africa 18 abitanti Asia 15 abitanti America 6 abitanti La locale parrocchia Santa Maria Goretti fa parte della Diocesi di Rimini, venne formalmente istituita con il decreto del vescovo Emilio Biancheri il 1º giugno 1963. Ne fa parte anche la chiesa Sant'Antonio in località Capanni. Ultimo sabato di maggio, Benedizione del mare e processione della Madonna del Mare. 6 luglio, processione di Santa Maria Goretti, patrona del paese. Fiera della Conchiglia, il primo weekend di luglio. La Notte Rosa, il primo weekend di luglio. Il primo nucleo cittadino sorse nei pressi dell’attuale Piazza Cesare Battisti (già Piazza Guglielmo Marconi), per poi occupare l'area fino al vecchio tragitto della Strada Statale Adriatica che ne rappresenta il confine sud-ovest. In base ai dati ISTAT gli edifici presenti alla data del 31 dicembre 2011 erano stati costruiti nei seguenti intervalli temporali: I residenti alla data 31 dicembre 2011 erano 1238 distribuiti su una superficie di 0,450 m², gli edifici complessivamente 277 di cui 271 utilizzati, di questi 225 erano classificati come edilizia residenziale, gli altri 46 edifici sono classificati come commerciali o produttivi. Le strutture alberghiere presenti nell’anno 2015 erano 39 e per la quasi totalità situati tra la linea ferroviaria ed il mare. L'unico campeggio presente occupa una area di 16700 m² a valle della ferrovia. Tabella arrivi turistici Certificazioni ambientali Il territorio di San Mauro a Mare è certificato secondo la norma UNI EN ISO 14001:2004 dal febbraio 2008 e registrato secondo il Regolamento EMAS (Eco Management and Audit Scheme), dal giugno 2008, la certificazione interessa tutto il Comune di San Mauro Pascoli. Bandiera blu, San Mauro a Mare ha ottenuto il riconoscimento assegnato dalla FEE (Foundation for Environmental Education) dal 2006 al 2015. San Mauro a Mare è una località balneare dotata di strutture alberghiere, stabilimenti balneari e servizi collegati. L'abitato è costeggiato dalla Strada statale 16 Adriatica, dalla quale è raggiungibile l'autostrada A14, caselli di Valle del Rubicone (10,40 km) e Rimini nord (22,47 km). I trasporti interurbani di San Mauro a Mare vengono svolti con autoservizi di linea gestiti dalla società Start Romagna. La principale società calcistica è la A.S.D. Virtus San Mauro Mare, fondata nel 1973. Milita attualmente nel campionato di serie C femminile. Touring Club Italiano, Guida turistica del Touring Club Italiano, Milano 1929 Susanna Calandrini, San Mauro, Giovedìa, la Torre, Pazzini Editore 1989 Amedeo Montemaggi, Linea Gotica 1944 pagg. 215, Editrice Museo dell'Aviazione, Rimini 2002 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Mauro Mare Wikivoyage contiene informazioni turistiche su San Mauro Mare Informazione turistica del Comune di San Mauro Pascoli, su sanmauromare.net. Parrocchia S. Maria Goretti - San Mauro Mare, su sanmaurogoretti.it. URL consultato il 23 luglio 2016 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2016).

Italia in miniatura
Italia in miniatura

Italia in miniatura è un parco in miniatura situato nel comune di Rimini, nel quartiere di Viserbella. Fondato nel 1970 da Ivo Rambaldi, dal 2020 è di proprietà della Costa Edutainment (che possiede inoltre l'Aquafan e l'Oltremare di Riccione). L'area centrale del parco ospita oltre 270 riproduzioni in scala di monumenti, chiese, palazzi e piazze italiane ed è immersa in un paesaggio naturale in scala costituito da cinquemila veri alberi in miniatura. Attorno al nucleo sono presenti numerose attrazioni meccaniche e tematiche. La superficie complessiva del parco è di 85.000 m². Il parco, che dalla sua inaugurazione fino a tutto il 2019 è stato di proprietà della famiglia Rambaldi, totalizza 500 000 ingressi annui. La stagione di apertura al pubblico va dal mese di marzo all'inizio di novembre. Italia in miniatura è membro International Association of Miniature Parks (IAMP), l'associazione internazionale che riunisce i parchi in miniatura di tutto il mondo. Italia in miniatura fu fondata nel 1970 da Ivo Rambaldi, imprenditore nel settore dei termosanitari, ispirato dalla visita di un parco in miniatura compiuta all'estero. Parchi in miniatura erano stati aperti sin dal primo Novecento, e dagli anni 1930 si erano affermati in Europa come attrazioni turistiche. Tra i primi esempi Bekonscot in Inghilterra e Madurodam nei Paesi Bassi vicino all'Aia. Il primo monumento a vedere la luce fu la basilica di Sant'Apollinare in Classe di Ravenna, in omaggio alla città di nascita di Rambaldi. I lavori iniziarono alla fine del 1967 e dopo tre anni di lavoro e una spesa di 300 milioni di lire, il 4 luglio 1970 "Italia in miniatura" apriva al pubblico, esponendo le prime 50 miniature collocate su una superficie complessiva di 20.000 m². Il successo del parco e il numero crescente dei visitatori rese necessario un ampliamento, dapprima allo scopo di aumentare la superficie visitabile e introdurre nuove attrazioni, successivamente per estendere ulteriormente la tematizzazione del parco non solo alla geografia e all'architettura italiana, ma anche alle fiabe e agli stili di vita degli italiani. Italia in miniatura prende il nome dal nucleo originale del parco: una riproduzione della penisola italiana, sulla quale sono installate 253 miniature dei più noti monumenti, palazzi e chiese italiane, meticolosamente riprodotte in scala e rappresentanti tutte le regioni italiane. Le miniature sono circondate da un paesaggio di colline, fiumi, laghi, mari e ferrovie elettriche in scala funzionanti, fra oltre 5000 veri alberi in miniatura, che rispecchiano la distribuzione della flora italiana. A margine dell'Italia in miniatura esiste un'area più piccola dedicata all'Europa in miniatura, nella quale trovano posto venti monumenti in rappresentanza di tredici paesi europei. Nel 2012, in occasione del centenario dalla morte di Giovanni Pascoli, è stata aggiunta la miniatura n. 273 del parco, rappresentante la casa natale del poeta romagnolo. Tra le attrazioni presenti nel parco si contano una torre panoramica (mongolfiere), una piccola valle preistorica, una monorotaia a trazione elettrica che percorre il perimetro del parco, una simulazione della discesa delle rapide di un fiume su canoe (fino al 2017, dal 2018 prende il nome di Vecchia segheria subendo un completo restyling), Pinocchio, la riproduzione di una parte della città di Venezia in scala 1:5, un'area realizzata per ospitare spettacoli ed eventi, un padiglione dedicato alla comprensione di scienza e tecnologia, lo sling shot chiuso nel 2016, la scuola guida interattiva, la riproduzione della rocca Malatestiana di Rimini in scala 1:3, un'area dedicata ai videogiochi ma rimossa nel 2017, un'area riservata ai pappagalli e You Mini un'attrazione che permette di ottenere riproduzioni in scala delle persone. La mascotte del parco si chiama Emme e rappresenta un extraterrestre di color verde atterrato sulla Terra con la missione di studiare l'Italia e raccontarne le meraviglie. Emme è presente anche nelle strisce a fumetti The M-Files prodotte dal parco e disegnate da Alfredo Boschini e sulla comunicazione rivolta ai target più giovani. Rimini Rimini, film di Sergio Corbucci (1987) con Jerry Calà, Paolo Villaggio, Andrea Roncato, Gigi Sammarchi, Maurizio Micheli, Serena Grandi, Eleonora Brigliadori, Laura Antonelli. Da zero a dieci, film di Luciano Ligabue (2002) con Pierfrancesco Favino ed Elisabetta Cavallotti. Io & Marilyn, di Leonardo Pieraccioni (2009) con Leonardo Pieraccioni, Barbara Tabita, Massimo Ceccherini, Luca Laurenti, Francesco Guccini. Italy: Love It, or Leave It, documentario di Gustav Hofer e Luca Ragazzi (2011) Sigle di trasmissioni e collegamenti con vari programmi Rai e Mediaset sono stati realizzati al parco: Ma che sera (sigla: Tanti Auguri, di Raffaella Carrà) (Rai Uno 1978), Su le mani, con Carlo Conti e Pupo (Rai 2 1996), Melaverde (con Edoardo Raspelli e Gabriella Carlucci, puntata, Rete4, 2005), Occhio alla spesa (con Alessandro di Pietro, puntata, Rai 1, 2006), Quelli che il calcio (con Simona Ventura e Roberto Giacobbo, collegamento, Rai 2, 2007), Luce alle stelle (sigla di Rai2 notte, 2010), Lo show dei record (condotto da Gerry Scotti, puntata, Canale 5, 2011), Ciak, si canta! (Clip di Matilde Brandi, Rai Uno, 2011) e Il viaggio (documentario di Pippo Baudo, Rai Tre, 2012). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Italia in miniatura [1] Sito web ufficiale Italia in miniatura [2] Sito web del luna park della Scienza [3] Sling Shot

Ponte di San Vito
Ponte di San Vito

Il ponte romano di San Vito, conosciuto localmente anche come il Pontaccio (e Puntaz in romagnolo), era un ponte romano a San Vito, una frazione ai confini di Rimini, Santarcangelo di Romagna e San Mauro Pascoli, nella regione dell'Emilia-Romagna, nel Italia settentrionale. Risalente al regno dell'imperatore Augusto, il ponte si trovava su un tracciato della Via Emilia, l'antica strada romana che collegava Ariminum (la moderna Rimini) e Placentia (Piacenza). Il ponte attraversava il fiume Uso, che ora scorre a pochi metri a est. Nel XIV secolo, Galeotto I Malatesta, signore di Rimini, sostituì il ponte; un arco del ponte medievale rimane ancora esistente sopra le pietre augustee. Le pietre dei ponti, apprezzate per la loro eccellente qualità, furono estratte nei secoli successivi, contribuendo anche ai restauri del Ponte di Tiberio di Rimini. Nel ottobre 2022, il governo municipale di Rimini ha incorporato l'arco esistente in un parco pubblico. Il ponte augusteo era probabilmente monumentale, con una lunghezza totale di circa 90 metri (300 piedi), e con otto o più archi. Nei secoli recenti, gli storici riminesi hanno rivendicato il ponte come il luogo in cui Giulio Cesare attraversò il Rubicone. Il ponte di San Vito fu quasi certamente costruito durante il regno dell'imperatore romano Augusto, dato sia dalle pietre che da una pietra miliare ritrovato a pochi metri dal ponte nel 1949, che attribuisce il restauro della strada alla commissione di Augusto nel 2 a.C.. Fu costruito sulla Via Emilia, un'antica strada romana tra Ariminum (la moderna Rimini) e Placentia (Piacenza) che risale a Marco Emilio Lepido nel 187 a.C.. La sezione della Via Emilia tra Savignano sul Rubicone e Santa Giustina, ora conosciuta come Via Emilia Vecchia, sostituì un precedente percorso della strada attraverso Santarcangelo di Romagna. Il ponte augusteo probabilmente sostituì un ponte precedente. Attraversava il fiume Uso, che scorre da Perticara, una frazione di Novafeltria, fino al mare Adriatico a Bellaria-Igea Marina. Il fiume ora scorre a pochi metri a est del ponte. Nel XIV secolo, Galeotto I Malatesta, signore di Rimini, sostituì il ponte augusteo nel tentativo di ridurre l'importanza di Santarcangelo, che era diventata un vicariato sotto i papi di Avignone. Un arco del ponte medievale rimane ancora esistente sopra le pietre augustee. Nei secoli successivi, a seguito del crollo del ponte medievale, San Vito divenne rinomata come cava, utilizzando le pietre del ponte augusteo, note per la loro eccellente qualità. Le pietre furono utilizzate per ripavimentare il pavimento della cattedrale di Santa Colomba di Rimini e potrebbero essere state utilizzate anche per la costruzione del Tempio Malatestiano. Nel 1550, Leandro Alberti scrisse nella sua Descrittione di tutta Italia che "era anticamente quivi sulla via Emilia un ponte di pietra... di cui insino ad oggi appaiono i vestigi". Nel 1680, Agostino Martinelli, un architetto di Ferrara incaricato di restaurare un arco del Ponte d'Augusto di Rimini, recuperò blocchi di calcare bianco di Aurisina dal fiume a San Vito; i blocchi erano identici a quelli del ponte riminese. Nel 1735, Giulio Alberoni permise ulteriori "marmi che sono rimasti delle antiche ruine ... quali stanno inutilmente nell’acqua" di essere rimossi per il restauro del Ponte d'Augusto. Fino alla seconda guerra mondiale, durante le stagioni secche, i resti di un blocco di calcare, noto come le Genghe, emergevano dal letto del fiume Uso; il blocco era utilizzato dalle donne di San Vito per lavare i panni. Era situato a poche decine di metri dall'arco esistente. Nel 1959, uno scavo condotto da Riccardo Gizdulich identificò il ponte come medievale. Nel 1988, lo storico locale Giovanni Rimondini pubblicò una raccolta di testimonianze sul ponte augusteo. La raccolta fu seguita da uno scavo archeologico nel 2004, commissionato dal comune di Rimini e guidato dall'archeologo locale Marcello Cartoceti, su sollecitazione del parroco locale. Lo scavo ha portato alla luce i resti del ponte augusteo sotto l'arco medievale sopravvissuto. La prima trincea dello scavo procedeva da una struttura esistente verso il fiume, scoprendo solo terra e ghiaia. Una seconda trincea verso la chiesa del villaggio ha scoperto uno sperone di frangiflutti che suggeriva che il punto di partenza fosse un pilone. Esponendo la parte a monte dello sperone, lo scavo ha scoperto pietre regolarmente sagomate del ponte romano e un pilastro medievale a pochi centimetri sotto la trincea originale. A partire dagli anni 2000, il comune di Rimini ha acquistato l'area attorno all'arco in due fasi. Nel 2021, ha annunciato che avrebbe riqualificato l'area, fornendole accesso pubblico e abilitando iniziative ricreative estive. I residenti locali avevano richiesto che il ponte diventasse uno spazio culturale per oltre vent'anni. L'anno seguente, gli scavi associati alla riqualificazione hanno recuperato la pavimentazione della via Emilia. Il 16 ottobre 2022, la riqualificazione è stata inaugurata da Jamil Sadegholvaad, sindaco di Rimini. L'arco esistente è circondato da un percorso circolare, ed è accessibile dalla chiesa del villaggio. I percorsi sono illuminati di notte. Il ponte è fatto di blocchi di calcare bianco di Aurisina, noto come pietra d'Istria. È stato utilizzato anche calcare rosso ammonitico di Verona, simile a quello usato come lastra di fondazione nel ponte augusteo a Savignano sul Rubicone. La lunghezza totale del ponte era probabilmente di circa 90 metri (300 piedi), più lunga del Ponte di Tiberio di Rimini, come suggerito anche dal numero di pietre recuperate. Nel 2019, per spiegare la lunghezza del ponte, Rimondini ipotizzò che potessero esserci stati due ponti, che attraversavano l'Uso in diversi meandri, a cui Cartoceti rispose che, localmente, i Romani costruivano più comunemente un grande ponte su fiumi larghi piuttosto che due separati. Un disegno del 1825 dell'ingegnere locale Maurizio Brighenti indicava l'area dove le fondazioni dei piloni del ponte emergerebbero dal letto del fiume durante le stagioni secche. Il disegno suggeriva che il ponte avesse otto o più archi, terminando sulla riva destra dell'Uso attuale. Dopo essere stati pubblicati da Rimondini, i disegni di Brighenti andarono perduti negli archivi statali di Forlì. Lo scavo del 2004 suggerì che due archi avevano un diametro di almeno 5,6 metri (18 piedi), mentre il pilone aveva uno spessore di 2,9 metri (9,5 piedi). Per gli storici che identificano l'Uso con lo storico attraversamento del Rubicone da parte di Giulio Cesare nel 49 a.C., che aprì la guerra civile di Cesare, il Ponte di San Vito sarebbe stato il punto di attraversamento di Cesare. Con l'eccezione di Luigi Tonini, la maggior parte degli storici locali riminesi favoriva la rivendicazione dell'Uso rispetto a quella del Fiumicino di Savignano di Romagna e del Pisciatello, un affluente del Fiumicino che scorre più vicino a Cesena. Gli storici locali e gli archeologi hanno sostenuto ulteriori scavi archeologici del Ponte di San Vito per comprendere queste incertezze. Altri sostenitori della rivendicazione dell'Uso sostengono che il punto di attraversamento di Cesare non fosse San Vito, ma vicino a una pineta presso la foce dell'Uso a Bellaria, lungo la via Popilia. Scrivendo su San Vito nel 1681, Martinelli, che restaurò il Ponte di Tiberio, si meravigliava che un ponte così grandioso fosse stato costruito per "un picciol torrente da superarsi con li salti". Egli opinava: Nel permesso di Alberoni del 1735 per rimuovere più pietre dalla cava, il ponte a San Vito viene chiamato le "antiche ruine del Ponte del Fiume Rubicone volgarmente chiamato Uso quali stanno inutilmente nell’acqua". Il 4 agosto 1933, il governo del dittatore fascista italiano Benito Mussolini, con decreto di Vittorio Emanuele III, rinominò Savignano come Savignano del Rubicone, dando sostegno alla rivendicazione del Fiumicino. Nonostante il sostegno ufficiale al Fiumincino, che fu rinominato Rubicone, gli storici locali continuarono a dibattere sul sito dell'antico fiume, credendo che la decisione fosse arbitraria e politicamente motivata. Negli anni del dopoguerra, Augusto Campana, uno storico locale che scrisse sulla via Emilia, espresse interesse per la rivendicazione di San Vito. Nel ventunesimo secolo, l'interesse per il Ponte di San Vito ha rivitalizzato il sostegno per la rivendicazione dell'Uso. Nel marzo-aprile 2013, un articolo di Rimondini in Ariminum, la pubblicazione di storia e cultura locale del Rotary Club di Rimini, ha riesaminato la rivendicazione di San Vito. Coincidentally, Per coincidenza, Daisuke Konishi, un giornalista della Kyodo News, stava terminando un report sulle rivendicazioni storiche del Rubicone. La rivendicazione di San Vito è stata quindi presentata in diversi report sui media nazionali e internazionali, inclusi Avvenire, Il Resto del Carlino, La Voce, e diversi giornali giapponesi. Nel agosto 2013, le diverse rivendicazioni del fiume sono state presentate in un processo simulato a San Mauro Pascoli, portando a ulteriori coperture stampa. Nel luglio 2018, uno spettacolo sul processo a Cesare è stato reinterpretato al ponte. Nel novembre 2019, il Rotary Club di Rimini ha ospitato una conferenza sulla rivendicazione di San Vito nel Museo della Città di Rimini. L'archeogeografo francese Gérard Chouquer ha identificato l'Uso come la sponda occidentale del conoide alluvionale della Marecchia, e sospettava che questo fosse probabilmente l'estremità della centuriazione di Rimini, e quindi i confini della colonia romana tra i suoi anni fondativi del 286 a.C. e il 171 a.C.. Il Rubicone era il limes (limite) della Gallia Cisalpina. La pietra miliare recuperata nel 1949 registra 7 miglia romane da Ariminum. Nella Tabula Peutingeriana, il Rubicone è segnato tra Ad confluentes (identificato con San Giovanni in Compito) sulla sua sponda sinistra e 12 miglia romane sulla sua sponda destra. Supponendo che entrambi i marcatori si riferiscano ad Ad confluentes, se l'etichetta per Ad confluentes è intesa a riferirsi a un insediamento sulla sponda occidentale del Rubicone, allora il Fiumicino tra San Giovanni in Compito e Savignano è un candidato principale per il Rubicone. Se invece l'etichetta è intesa a riferirsi a un insediamento a un salto nella strada più a ovest del Rubicone piuttosto che a un insediamento vicino al Rubicone, allora il Rubicone si troverebbe a metà strada tra Ariminum and Ad confluentes, per cui l'Uso a San Vito sarebbe un candidato coincidente. La pietra miliare suggerisce che la strada attraverso San Vito fu restaurata nel 2 a.C., molto tempo dopo l'attraversamento di Cesare. Tuttavia, non è chiaro perché Augusto abbia deviato la via Emilia attraverso San Vito, che escludeva Santarcangelo di Romagna sulla precedente rotta della via Emilia, con un risparmio di tempo di viaggio poco discernibile. Infatti, il fiume era più largo a San Vito di quanto non fosse vicino a Santarcangelo, dove era attraversato da un ponte di pietra. Commemorare l'attraversamento di Cesare a San Vito potrebbe essere una ragione per la deviazione della strada, particolarmente data la natura monumentale del ponte. La chiesa parrocchiale di San Vito è registrata per la prima volta tra l'889 e l'898. La sua vicinanza al fiume, che è soggetto a forti inondazioni, suggerisce che potrebbe aver custodito un'area considerata storicamente importante o sacra.