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Via Santa Teresa degli Scalzi

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Via Santa Teresa2
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Via Santa Teresa degli Scalzi è una delle strade principali di Napoli situata tra i quartieri Stella e in minor parte Avvocata. La strada parte dall'incrocio con via Salvator Rosa e via Enrico Pessina (per chi proviene dal centro) e termina al ponte della Sanità che la unisce con il corso Amedeo di Savoia, già detto fino al 1942 via nuova Capodimonte. Prende il nome dalla seicentesca chiesa di Santa Teresa degli Scalzi che sorge a destra della strada. Dal momento che è vicina al Museo archeologico nazionale di Napoli, un tempo sede universitaria, la strada è detta anche via Santa Teresa al Museo o agli Studi, denominazioni attualmente abbastanza dimenticate dalla popolazione.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Via Santa Teresa degli Scalzi (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Via Santa Teresa degli Scalzi
Via Santa Teresa degli Scalzi, Napoli Municipalità 3

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 40.856117 ° E 14.248408 °
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Indirizzo

Sarendib Restorant

Via Santa Teresa degli Scalzi 109
80136 Napoli, Municipalità 3
Campania, Italia
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Numero di telefono

call+390810331225

Via Santa Teresa2
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Luoghi vicini

Palazzo di Majo
Palazzo di Majo

Palazzo De Majo è un palazzo di Napoli situato all'inizio del Rione Sanità nel quartiere Stella; l'ingresso è ubicato in Discesa Sanità 68, mentre da via Santa Teresa degli Scalzi è visibile il cortile. L'edificio venne eretto nel XVIII secolo su volontà del nobile Bartolomeo de Majo. Da fonti cartografiche e documentali si è appurato che l'edificio esisteva già nel 1718 e che nel 1726 Ferdinando Sanfelice vi lavorasse per eseguirne una ristrutturazione, ricreando una suggestiva abitazione barocca al di fuori delle mura urbane. Il Sanfelice realizzò maestosamente il portale con arco mistilineo, su modello delle decorazioni borrominiane. Al di sopra del portale, un cartiglio reca la volontà del di Majo di realizzare un palazzo al di fuori della città: Il punto più pregevole è la scala tipicamente barocca: a pianta romboidale, ha una struttura a sbalzo dove sui ballatoi di riposo sono posti gli ingressi ai locali interni (che ripetono lo stesso disegno del portale), su di esse sono posizionati dei busti. La scala è posta sulla sinistra del cortile. Bernardo De Dominici, nelle sue Vite dei pittori, scultori ed architetti napoletani, non destina la minima critica alle scelte adoperate dal Sanfelice nel rifacimento del palazzo, lodando anzi ogni minimo aspetto. Il palazzo fu coinvolto nella creazione del corso Napoleone nei primi del XIX secolo. Infatti gli sbancamenti che investirono il cortile poligonale durante il decennio francese resero possibile la creazione di questa nuova arteria cittadina. Per permettere che questa scorresse in maniera rettilinea, il cortile venne tagliato, perdendo l'aspetto chiuso e assumendo una forma emiciclica. Inoltre la nuova strada fu realizzata ad una quota superiore rispetto a quella di calpestio del palazzo. Negli ultimi anni i condomini hanno provveduto al restauro dei prospetti su via Santa Teresa degli Scalzi. Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Newton Compton Editori, Napoli, 2001 Palazzi di Napoli Rione Sanità Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul palazzo di Majo

Chiesa della Santissima Annunziata a Fonseca
Chiesa della Santissima Annunziata a Fonseca

La chiesa della Santissima Annunziata a Fonseca è una chiesa di Napoli che sorge in via Fonseca, nel quartiere Stella, a ridosso del centro storico. Fu fondata nel 1620 dall'allora Arcivescovo di Napoli Cardinale Decio Carafa su un suolo appartenente alla nobile famiglia dei Fonseca acquistato nel 1616, allora detto extra moenia (al di fuori delle mura) in quanto l'area urbana si fermava al largo delle pigne (odierna piazza Cavour), che peraltro era facilmente visibile dall'alto del colle su cui la chiesa sorgeva. Ampliata nel XIX secolo, fu seriamente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Dal 2003 accanto all'antica denominazione di Santissima Annunziata la chiesa è stata dedicata a Santa Giovanna Antida Thouret, santa francese che si è prodigata a Napoli in favore dei malati degli Incurabili e che ha creato l'ordine delle Suore della Carità, presente anche nel quartiere. La facciata è costituita da quattro lesene ioniche, poggianti su una base di piperno e interrotte da una spessa cornice marcapiano. Le lesene continuano anche nella parte superiore della facciata, ma presentano in questa parte un capitello composito. Alternati alle lesene, due archi ciechi e al centro un ampio finestrone arcuato. Sul portale, sormontato da una cornice, è presente una nicchia in cui è collocata una statua della Madonna di Lourdes. L'interno a navata unica, presenta una volta a botte lunettata. Sulla volta si alternano fasce a elementi geometrici, che terminano nella semplice abside. La volta era decorata con affreschi scomparsi per i danni dei sopra citati bombardamenti che costrinsero ad un rifacimento del tetto, con la conseguente perdita delle pitture. Su ogni lato si innalzano quattro lesene composite e intervallate da tre arcate cieche sul lato destro, un'arcata cieca e due cappelle sul lato sinistro. Aprono e chiudono ogni lato due paraste dello stesso tipo. Presenti anche due lesene sull'abside, ai lati dell'altare maggiore. L'altare maggiore in alabastro cotognino proviene dalla chiesa del Divino Amore. È stato donato nel 1873 dalla chiesa di Santa Teresa degli Scalzi, alla quale era stato precedentemente donato dal demanio, al parroco Eduardo Menna, in futuro anche Vicario Generale della Diocesi di Napoli. Il tabernacolo, interamente di marmo, presenta due teste alate di putti che sovrastano la porticina del tabernacolo, dalla quale sembrano dispiegarsi due ali scolpite. Infine, nella parte più alta, una colomba in bassorilievo simboleggiante lo Spirito Santo. Al di sopra dell'altare, in una cornice dorata, il quadro raffigurante l'Annunciazione, opera di un discepolo di Luca Giordano. Era opinione comune ritenere il quadro opera dello stesso maestro napoletano, anche se gli studiosi non glielo hanno mai attribuito. Si è avanzata l'ipotesi che l'autore fosse il pittore manierista Sabato Giordano. Un po' di luce è stata fatta il 24 marzo 2004 quando, in occasione della solennità dell'Annunciazione, la tela è stata esposta dopo un necessario restauro e si è comunicata la scoperta della firma dell'autore, "Gio. Lonardo". Nelle terze cappelle laterali si ammirano altre due tele seicentesche prive di attribuzione: un Sant'Antonio da Padova con il Bambino e una Madonna con il Bambino e le Anime Purganti. Sono presenti soltanto due cappelle propriamente dette, sul lato sinistro, ma si sa con certezza che almeno fino alla seconda guerra mondiale insistevano anche delle cappelle sul lato destro. I marmi degli altari delle cappelle destre sono stati “riciclati”. Alcuni decorano gli elementi che sorreggono la mensa (aggiunta dopo la rivoluzione liturgica del Concilio Vaticano II) altri, costituiti da due paliotti, decorano la nicchia della sede (dove il sacerdote siede) e la fascia immediatamente sotto il quadro dell'Annunciazione. Nell'archivio della parrocchia è custodito l'atto di morte di Giacomo Leopardi: egli morì il 14 giugno 1837 in vico Pero 2, poco distante dalla chiesa, durante l'epidemia di colera. Questo atto ha dato origine a molte discussioni tra gli studiosi per quanto riguarda l'amministrazione dei sacramenti al poeta e la sua sepoltura. E. Manco, SS. Annunziata a Fonseca. Origini e Storia, tip. Gaeta, 2000 Chiese di Napoli Stella (Napoli) Giacomo Leopardi Monumenti di Napoli

Chiesa dei Santi Bernardo e Margherita a Fonseca
Chiesa dei Santi Bernardo e Margherita a Fonseca

La chiesa dei Santi Bernardo e Margherita a Fonseca è una chiesa monumentale di Napoli, ubicata in vico Santa Margherita a Fonseca, nel quartiere Stella. Eretta a metà del XVII secolo dall'architetto Pietro De Marino, con aula e volta a botte, alla fine del secolo fu restaurata con l'aggiunta delle cappelle, di un ingresso laterale ed infine fu costruita una cupola nel presbiterio che modificò l'illuminazione primitiva. Nel 1734 venne affidato a Domenico Vaccaro il compito di realizzare gli stucchi e gli arredamenti. La scomparsa dell'attiguo ritiro di monache (riconvertito in scuola elementare) e il terremoto del 1980 hanno causato la chiusura del tempio ai fedeli per più di venti anni, durante i quali ignoti hanno predato i pregiati marmi e i preziosi arredi sacri, oltre ad un cospicuo numero di reliquie. Le tele di Paolo De Matteis, Nicola Malinconico, Jacopo Cestaro, Paolo Finoglio e della scuola di Francesco Solimena sono state trasferite e attualmente sono esposte al Museo civico di Castel Nuovo. La struttura, lasciata a sé stessa con grave pericolo di crollo, è stata recuperata dopo anni di lavoro, alla fine dei quali, grazie alle pressioni del parroco della chiesa della Santissima Annunziata a Fonseca, l'edificio è stato riaperto con la funzione di oratorio parrocchiale, in un'area dove l'assenza di centri culturali alternativi alla strada (e di conseguenza alla delinquenza) è assai marcata. Fu fondato nel 1634, quando un ritiro di trenta vedove votate alla vita di clausura, già creato nel tardo XVII secolo, si trasferì nella zona, all'epoca stramane (extra moenia in lingua napoletana) e di proprietà della nobile famiglia dei Fonseca, dai quali tutta la zona prende il nome. Dal 1920 ospita il XIX Circolo Didattico Vincenzo Russo. Rimangono come visibili tracce del passato il bel portale coevo dalle linee morbide con lo stemma dell'antico monastero e i fregi originali lungo un lato dell'edificio che conserva anche l'originale muratura in tufo e le arcate cieche alternate a lesene sormontate da capitelli che ricalcano lo stile corinzio. Al suo interno, nonostante le varie trasformazioni per adeguarlo a struttura scolastica, l'antico aspetto è ancora osservabile, a partire dal portale interno, decorato a marmi policromi, con ai lati le due finestre usate un tempo per permettere i contatti con l'esterno. Anche una "ruota" è ancora ubicata al suo posto. La cappella interna al convento mostra nonostante le spoliazioni il pomposo apparato decorativo settecentesco. Infine, sulla volta di alcuni ambienti non accessibili e non facenti parte del plesso scolastico sono conservate decorazioni a grotteschi. Vincenzo Regina, Le chiese di Napoli. Viaggio indimenticabile attraverso la storia artistica, architettonica, letteraria, civile e spirituale della Napoli sacra, Roma, Newton Compton, 2004. ISBN 88-541-0117-6. Chiese di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Bernardo e Margherita a Fonseca

Complesso di Santa Maria di Materdei
Complesso di Santa Maria di Materdei

Il complesso di Santa Maria di Materdei è una struttura conventuale di Napoli ubicata nell'omonima piazzetta. Il complesso è stato fondato da padre Agostino de Juliis dell'Ordine dei Serviti (o servi di Maria) in tarda epoca rinascimentale, nel 1585; nel corso dei secoli venne ampiamente modificato. Tra i più importanti rimaneggiamenti, vi è quello barocco ad opera di Tagliacozzi Canale (1728): oggi dell'intervento si possono notare due piccoli portalini. Nel XIX secolo, con la prima soppressione degli ordini, il complesso fu ulteriormente rimaneggiato per poter adempiere al suo nuovo ruolo di caserma. Dopo questa destinazione la chiesa venne riaperta al culto nel 1852 e proprio in questo periodo subì un ulteriore rimaneggiamento, assumendo l'aspetto odierno; tuttavia, verso la metà del XIX secolo il convento perse definitivamente la sua originaria funzione al fine di ospitare una caserma ed un ricovero per le vedove dei soldati. Oggi è sede di un istituto scolastico. Già durante il decennio francese le opere d'arte andarono quasi tutte disperse (Giuseppe Sigismondo in sua guida della città di Napoli del 1789 cita tele di Francesco Solimena, Lorenzo De Caro e Paolo De Matteisa pagina 48); mentre è superstite una Madonna del Rosario su tavola, risalente alla seconda metà del XVI secolo ed attualmente collocata sopra l'altare destro del transetto. Rimase abbandonata fino al 1848 quando fu finalmente riconsacrata per volere dei reali Borboni. Nel 1852 divenne parrocchia per concessione del cardinale Riario Sforza con il titolo di S. Maria dell'Amore e fu affidata al canonico Raffaele Serena che vi fece eseguire da Gennaro Maldarelli due tele, raffiguranti l'Annunciazione e Il Battesimo di Cristo e visibili nelle seconde cappelle laterali.La chiesa è costituita da una sola navata con volta a botte lunettata; le strutture sono decorate in stile neoclassico, stesso discorso per la facciata. Vi è un pseudotransetto sormontato da una cupola a scodella; ai lati ci sono le cappelle. Napoli Chiese di Napoli Chiostro di Materdei Materdei Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul complesso di Santa Maria di Materdei