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Costeggiola

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Costeggiola veduta
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Costeggiola è una località in provincia di Verona, divisa tra i comuni di Cazzano di Tramigna e di Soave. Si trova a circa 3 km da Cazzano ed a circa 4 km da Soave, sulla strada provinciale 37/a "dei ciliegi".

Estratto dall'articolo di Wikipedia Costeggiola (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Costeggiola
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Costeggiola veduta
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Chiesa dei Santi Vittore e Corona (Colognola ai Colli)
Chiesa dei Santi Vittore e Corona (Colognola ai Colli)

La chiesa dei Santi Vittore e Corona è la parrocchiale di San Vittore, frazione del comune sparso di Colognola ai Colli, in provincia di Verona. Fa parte dell'unità pastorale di Soave-Monteforte del vicariato dell'Est Veronese nella diocesi di Verona. La prima cappella nella località di San Vittore con dedicazione ai santi Vittore e Corona fu costruita a partire dal X secolo. Un atto scritto risalente al 1350 testimonia che il piccolo luogo di culto in quel periodo rientrava tra le disponibilità dei monaci cluniacensi del monastero maschile di San Gabriele di Cremona. La chiesa, costruita su uno sperone roccioso, è ben visibile all'interno della Val Tramigna. Nella visita pastorale del vescovo Ermolao Barbaro il Vecchio viene descritta una chiesa dipendente dalla chiesa parrocchiale di Monte di Colognola. I rapporti con la chiesa madre non furono mai buoni e, nel 1921, il vescovo Bartolomeo Bacilieri eresse la parrocchia di San Vittore. Nel 1927 iniziarono i lavori per la chiesa recente, inaugurata il 7 settembre 1930 da Giuseppe Manzini, un edificio molto più grande rispetto al precedente con pianta cruciforme, di cui è ancora visibile l'abside sul lato orientale. L'orientamento venne modificato da ovest-est a nord-sud, in modo che si potesse sia affacciare sulla piccola piazza sia mantenere il presbiterio preesistente per utilizzarlo fino al termine dei lavori. Poiché la chiesa precedente era collocata sul colmo dello sperone roccioso fu necessario erigere un imponente contrafforte sotto l'abside del nuovo edificio.. La facciata, rivolta a sud, a doppio ordine di lesene ioniche, con fronte triangolare, presenta quattro nicchie, rimaste vuote, mentre una monofora, al centro, è simmetrica al portale sottostante. Forse il modello di tale prospetto è quello della San Paolo in Campo Marzio a Verona. L’interno, a navata unica e copertura a botte, presenta quattro altari sulle pareti laterali, di cui i due più vicini provengono dalla chiesa sconsacrata di Santa Maria Maddalena di Dossobuono. Quello dedicato al Sacro Cuore è della prima metà del Settecento, mentre quello dedicato a Santa Teresa del Bambino Gesù, il primo a destra, è della seconda metà del Settecento, ma presenta la data del 1950, anno in cui fu ricollocato. Il secondo altare a sinistra, dedicato alla Madonna Addolorata, in marmi policromi, è del 1660, è contiene una Pietà in gesso dipinto e legno della seconda metà dell’Ottocento. Il secondo altare a destra, dedicato alla Madonna del Rosario, risale al 1700. L’altare maggiore presenta un paliotto della prima metà del Settecento. Interessante è la presenza, sulle alte pareti, di otto tele, quasi tutte in deposito temporaneo (alcune dal 1939) dal Museo di Castelvecchio di Verona e provenienti per buona parte da chiese veronesi soppresse. La Madonna in gloria e santi (prima cappella a sinistra), opera giovanile di Bernardino India, proviene dalla chiesa di San Donato alla Colomba ed è databile al settimo decennio del Cinquecento. Dello stesso autore, ma opera della maturità, è l'Annunciazione (lato destro, prima dell’abside), datata 1575, a suo tempo in San Domenico dell’Acquatraversa. La Pentecoste, parete sinistra prima dell’abside, proviene dalla chiesa dello Spirito Santo ed è attribuita a Francesco Badile, opera che ricalca i modi manieristici della metà del Cinquecento. Nella chiesa sono poi presenti tre dipinti di Sante Creara: l’Incoronazione della Vergine con santi (nel presbiterio, a sinistra, dalla chiesa di Santa Caterina da Siena, datata tra fine Cinquecento e inizio Seicento; Madonna Assunta e santi (presbiterio, a destra), dalla chiesa di Santa Margherita, con gestualità già barocca, è del primo Seicento; lAnnunciazione, nella chiesa di Santa Maria del Giglio, poi in Sant'Orsola, è arrivata nel 1979, sempre databile al primo Seicento. Il dipinto nell'abside, Quattro santi in adorazione della Croce, sorretta da Sant'Elena è opera tarda di Anselmo Canera, in origine nella chiesa di Santa Croce di Cittadella. Vicina all’entrata, a destra, è posta la tela di Pasquale Ottino, lo Sposalizio mistico di Santa Caterina, che, affine stilisticamente al San Gioacchino e San Giuseppe della cappella Pellegrini, è databile ai primi anni del terzo decennio del Seicento. La torre campanaria è antecedente alla chiesa attuale, essendo stato costruito nel 1911 in stile neo-romanico. Staccata dal corpo principale, mostra una struttura robusta, in pietra a vista chiara con inserimenti orizzontali in laterizio rosso. La cella campanaria, aperta con monofore, ospita 10 campane montate alla veronese, suonabili anche manualmente per la presenza del doppio sistema. Questi i dati del concerto: 1 – REb3 - diametro 1270 mm - peso 1121 kg - Fusa nel 1925 da Cavadini di Verona 2 – MIb3 - diametro 1135 mm - peso 775 kg - Fusa nel 1911 da Cavadini di Verona 3 – FA3 - diametro 1015 mm - peso 559 kg - Fusa nel 1911 da Cavadini di Verona 4 - SOLb3 - diametro 950 mm - peso 457 kg - Fusa nel 1911 da Cavadini di Verona 5 - LAb3 - diametro 840 mm - peso 321 kg - Fusa nel 1911 da Cavadini di Verona 6 - SIb3 - diametro 750 mm - peso 232 kg - Fusa nel 1923 da Cavadini di Verona 7 – DO4 - diametro 688 mm - peso 205 kg - Fusa nel 2003 da De Poli di Vittorio Veneto 8 – REb4 - diametro 663 mm - peso 176 kg - Fusa nel 2003 da De Poli di Vittorio Veneto 9 – MIb4 - diametro 600 mm - peso 135 kg - Fusa nel 2003 da De Poli di Vittorio Veneto 10 - FA4 - diametro 536 mm - peso 89 kg - Fusa nel 2003 da De Poli di Vittorio Veneto. Angelo Chiarello (a cura di), Le visite pastorali di P. A. Mutti (1842-46) e di B. De Riccabona (1858) nella Diocesi di Verona, Roma; Vicenza, Edizioni di storia e letteratura; Istituto per le ricerche di storia sociale e di storia religiosa, 1977, SBN IT\ICCU\VEA\0044149. Giuseppe Franco Viviani (a cura di), Chiese nel veronese, Verona, Vago di Lavagno, Società Cattolica di Assicurazione - La Grafica Editrice, 2004. Congregazione cluniacense Colognola ai Colli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa dei Santi Vittore e Corona Chiesa dei Santi Vittore e Corona - San Vittore, Colognola ai Colli, su BeWeb. URL consultato il 19 aprile 2020. Colognola ai Colli , su pedemontanaveronese.it. URL consultato il 20 aprile 2020.

Castelcerino
Castelcerino

Castelcerino è una località in provincia di Verona che fa parte del Comune di Soave. Si trova a circa 7 km da Soave e si raggiunge agevolmente grazie alla strada provinciale 58. Il paese, per la sua posizione sullo spartiacque tra la Val Tramigna e la Val d’Alpone, è ben visibile anche da lontano. Come giurisdizione ecclesiastica il paese appartiene alla Diocesi di Verona ed è sede della parrocchia di Santa Maria Maddalena. Il toponimo Castelcerino deriva dal latino Castrum Ecerin (come già documentato nel 1263), dunque castello di Icerino. Quest’ultimo nome potrebbe essere ricollegato alle figure di Ezzelino II detto il Monaco e di Ezzelino III da Romano. Per qualche tempo sembra che il paese sia stato chiamato Castalberto, come presente sull’epigrafe sotto la loggia del palazzo di giustizia a Soave . Le prime tracce storiche riguardanti Castelcerino si ricollegano alla presenza di due conventi, citati come esistenti in un documento del 1219. Come già visto parlando del toponimo, al paese sarebbe legata la figura di Ezzelino III da Romano. Fu un “castrum” conquistato per azioni belliche (in Val d’Alpone agì per togliere il dominio ai Malacapella) oppure era proprietà di famiglia già ai tempi di suo padre, cioè Ezzelino II detto il Monaco, Podestà di Verona? A questa domanda non abbiamo ancora risposta, anche se i documenti dichiarano come Cunizza da Romano, sorella di Ezzelino III, lasciò per testamento castelli e ville del veronese ai nipoti Alberti, che, lasciata la Toscana, vennero a Verona, appoggiando i ghibellini e instaurando buoni rapporti con gli Scaligeri. Il fatto che, per un periodo, il paese si fosse chiamato Castalberto, potrebbe essere d’appoggio a questa ipotesi . Tra Quattrocento e Cinquecento Castelcerino si ritrovò ad essere testimone di azioni di guerra. Prima con Niccolò Piccinino, condottiero alla testa dell’esercito visconteo in lotta contro la Serenissima per strapparle il veronese, poi durante la guerra tra Venezia e la Lega di Cambrai. In quest’ultima occasione, secondo le cronache del Zagata, Castelcerino fu incendiata da M. Antonio Colonna . Qualche secolo dopo, il 30 aprile 1809, insieme alla vicina Fittà, fu sede di aspri combattimenti corpo a corpo tra Francesi ed Austriaci. I primi occuparono Castelcerino, ma, alla fine vinsero i soldati di Casa Asburgo grazie alla discesa di truppe da Tregnago verso la Val Tramigna . La prima chiesa, dedicata a Santa Maria Maddalena, fu eretta in parrocchia verso la metà del XVI secolo. Successivamente ne fu edificata un’altra, dedicata ai Santi Nicolò e Alberto, mentre l’attuale, nuovamente dedicata a Santa Maria Maddalena, risale al XIX secolo . Da segnalare la sagra di Santa Maria Maddalena, che si svolge nella domenica antecedente, coincidente o successiva alla festa liturgica dedicata alla santa (22 luglio). Maria Steccanella, "Soave”, con appendice “Il Soave” a cura di Lamberto Paronetto, Edizioni di “Vita Veronese”, n. 71, 1973. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Castelcerino Campane del campanile della chiesa parrocchiale di Castelcerino, su youtube.com.

Chiesa di San Giorgio (Cazzano di Tramigna)
Chiesa di San Giorgio (Cazzano di Tramigna)

La chiesa di San Giorgio è la parrocchiale di Cazzano di Tramigna, in provincia e diocesi di Verona; fa parte del vicariato dell'Est Veronese. È situata nel centro del paese, in piazza Giacomo Matteotti ed è dedicata a san Giorgio martire, patrono del paese. L'edificio fu costruito nell'ultimo ventennio del XIX secolo, al posto di uno precedente che esisteva già nel XIV secolo. Venne realizzato su disegno dell'architetto don Angelo Gottardi, in stile neoromanico – neogotico, e fu consacrato il 29 settembre 1906 dal cardinale Bartolomeo Bacilieri, vescovo di Verona. La facciata è divisa in tre campi da finte lesene a tutta altezza, in funzione puramente decorativa. Nel campo centrale si trovano il portale e al di sopra una grande bifora con una vetrata raffigurante una Annunciazione. Nella lunetta un dipinto di Bolla ha sostituito quello precedente che raffigurava pure la Lotta di san Giorgio con il drago. L'interno è ad una sola navata con quattro cappelle laterali. In un locale si conservano tracce di affreschi dalla chiesa precedente. L'altare maggiore e il fonte battesimale, ottagonale e in marmo rosso, risalgono al Quattrocento. Un piccolo tabernacolo in tufo con Angeli adoranti ed i santi Giorgio e Bartolomeo (gli attuali santi patroni di Cazzano ed Illasi) è murato nell'attuale battistero . Nell'attiguo oratorio (ora utilizzato come cappella feriale) è presente una pala d'altare di G. Ceffis raffigurante la Madonna tra i santi Domenico e Carlo Borromeo. Dopo quattro anni di lavori di consolidamento e ristrutturazione, la chiesa parrocchiale è stata riaperta al culto il 20 dicembre 2008. L'attuale torre campanaria sostituisce quella precedente, innalzata intorno al 1792 e ultimata intorno al 1840. Questo campanile sostituiva a sua volta una torre crollata intorno al 1786. Nel 1891 il terremoto che ebbe come epicentro la Val d'Illasi danneggiò la cuspide del campanile, che fu per demolita ma non subito ricostruita. La cuspide riedificata venne danneggiata il 5 marzo 1960 da un fulmine, danneggiando irrimediabilmente l'intera struttura. Alcuni calcinacci caddero anche sulla chiesa, mentre al suo interno all'incirca duecento persone stavano pregando. Il parroco di allora, don Oreste Poli, decise di far costruire una nuova torre, l'attuale, affidando il progetto all'architetto Gelindo Giacomello. Il campanile fu benedetto il 13 agosto 1961 dal Vescovo di Verona mons. Giuseppe Carraro. Una lapide, con epigrafe in latino predisposta dalla prof. Maria Steccanella e oggi collocata tra l'interno della chiesa e la porta esterna del campanile, ricorda quanto successo e la fede della comunità cazzanese per riavere il proprio campanile. Dai documenti del passato risulta che nel Seicento il campanile della chiesa di S. Giorgio era dotato di due campane: la maggiore fusa nel 1608 da Bartolomeo Pisenti di Verona e la minore da Paolo Levi nel 1673 (forse fusa ad Illasi nella chiesa di S. Andrea, poi di S. Rocco, oggi Giardino musicale). Queste campane furono installate anche nel campanile sorto nel 1782, ma nel 1805 una delle due si ruppe, originando una problematica tra la comunità di Cazzano e il collegio plebano: i chierici dovevano contribuire alle spese di rifacimento della campana danneggiata e partecipare alla spesa di una terza campana oppure lasciare la situazione com'era? Non si sa come finì la questione salvo il fatto che nel 1840 vengono fuse cinque campane in Mi3 dal fonditore Francesco Cavadini. Di questo concerto di campane sappiamo che nel 1920 fu sostituita o rifusa la campana più piccola, mentre, nel 1932, sarà l'intero concerto ad essere rifuso per costituirne uno nuovo di cinque campane in Mi bemolle 3, opera della fonderia di Ettore Cavadini. Dai documenti risulta che il parroco, mons. Giuseppe Marchesini, dichiari come il nuovo insieme di campane possa soddisfare le esigenze del culto (si parla di concerto omogeneo), ma anche aiutare nel bisogno campanilistico di essere alla pari o primeggiare nei confronti delle parrocchie vicine. Il concerto di Ettore Cavadini del 1932 è ancora quello oggi presente sul campanile, anche se nel tempo si è aggiunta una campana, fusa nel 1961 dalla fonderia di Luigi II Cavadini, che ricorda la vicenda del fulmine e lo scampato pericolo. Il concerto è a doppio sistema, con motori ed elettrobattenti installati per tutte le campane ma con la possibilità di suonare manualmente alla veronese. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Giorgio Scheda sul sito ufficiale del comune, su comune.cazzanoditramigna.vr.it. Video delle campane della chiesa parrocchiale di S. Giorgio in Cazzano di Tramigna suonate alla veronese, su youtube.com.

Santuario di Santa Maria della Bassanella
Santuario di Santa Maria della Bassanella

Il santuario di Santa Maria della Bassanella è un santuario mariano risalente all'XI secolo che sorge a Soave, eretta nel Borgo Bassano, da cui prende il nome. Il tempio venne consacrato nel 1098 ed è legato ad un'apparizione mariana avvenuta nella Valle Ponsara, luogo dove sarebbe stata rinvenuta la statua della Vergine col Bambino venerata nel santuario. La chiesa era soggetta prima ai Benedettini del monastero dei santi Nazaro e Celso di Verona e poi agli Olivetani di Santa Giustina di Padova; alla caduta della Repubblica di Venezia (1797), la giurisdizione della chiesa passò al Vescovo di Verona. Nell'Ottocento l'ingegnere Zanella trasformò la chiesa rinnovandola stilisticamente e portando la facciata da ovest a nord, di fronte ad una piazza con panorama sulla bassa Val Tramigna. All'interno della chiesa abbiamo affreschi pregevoli (XIV secolo) raffiguranti San Benedetto e Santa Scolastica (segno della giurisdizione benedettina) ma anche altri santi tra cui San Cristoforo, soggetto tipico dell'iconografia della Val Tramigna in quanto legato all'acqua, e il patrono di Soave, San Lorenzo. Nel XX secolo il pittore soavese Mattielli decorò con tele ed affreschi l'interno della piccola chiesa. Ogni anno, dal 15 agosto, viene organizzato un Ottavario in onore della Madonna che vede, tra le varie celebrazioni, una fiaccolata fino al luogo dell'apparizione, in Valle Ponsara; sul percorso santuario – Ponsara sono state erette le 15 stazioni della Via Crucis (stele in pietra con bassorilievi) in occasione del IX centenario (1998). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su santuario di Santa Maria della Bassanella Santuario di Santa Maria della Bassanella, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Soave
Soave

Soave (Soàve in veneto) è un comune italiano di 7 188 abitanti della provincia di Verona in Veneto, Bandiera arancione del Touring Club Italiano. È noto per il castello Scaligero e il tipico vino che porta il suo nome. Soave dista circa 20 chilometri (in linea d'aria) da Verona. Rispetto al capoluogo è in posizione est. È facilmente raggiungibile prendendo l'autostrada A4 (uscita Soave-San Bonifacio), mentre la stazione ferroviaria più vicina è quella di San Bonifacio. Il territorio comunale ha un'altitudine che varia dai 25 metri della Bassa agli oltre 400 dell'area collinare vinicola ai piedi dei Monti Lessini, mentre il capoluogo comunale sorge a 40 m s.l.m. Si trova allo sbocco della Val Tramigna e poco distante dalla Val d'Alpone. Dalle sue colline si possono osservare i profili dei Monti Berici e dei Colli Euganei. Come giurisdizione ecclesiastica il Comune di Soave comprende le parrocchie di Soave, Castelcerino, Fittà, Castelletto e Costeggiola. La derivazione del toponimo del paese è oscura: alcuni sostengono che derivi dai Suaves (citati da Paolo Diacono nella celebre Historia Langobardorum) ovvero gli Svevi (nell'italiano medievale sono scritti come Soavi), popolazione che, con le invasioni barbariche, si stanziò nell'Italia settentrionale e che venne sottomessa dai Longobardi. Una bolla di Papa Eugenio III (1145) chiama il paese Suavium ovvero terra dei Soavi (a sua volta leggibile come terra degli Svevi). Per l'epoca romana abbiamo, come testimonianza, i sepolcreti della frazione Castelletto, quello di contrada Cernìga, quello nei pressi della chiesetta della Bassanella ed altri. Inoltre alcune lapidi vennero studiate dal Mommsen. Probabilmente, vista la vicinanza, Soave era un pagus importante nei pressi della Via Postumia. Nel 932, un diacono, tale Dagilberto, fa testamento e dispone in eredità beni posti in Soave. Documento più importante è quello che attesta per la prima volta l'esistenza del castello (934), in un secolo dove gli Ungari penetrano nell'Europa Occidentale. In realtà è probabile che il castello sorga su un antico fortilizio romano. Nel 1029 abbiamo la Pieve di San Lorenzo segnalata tra le 48 Vicarie Foranee della Diocesi di Verona.Tutt'oggi è rimasta solo la muratura perimetrale della chiesa trasformata in abitazioni ubicata nel Borgo San Lorenzo, sulla vecchia strada per Villanova. Con il trattato di Campoformio (1797) cadeva la Serenissima e iniziava la dominazione austriaca che, nel 1805, ritornò francese; Soave divenne centro del Distretto della Tramigna comprendente anche Caldiero, Colognola ai Colli e Illasi. Nel 1809 ci furono scontri tra austriaci e francesi in un'area tra Cazzano di Tramigna e Soave. Con il Congresso di Vienna (1815), il Veneto passò nel Regno Lombardo Veneto fino a quando, nel 1866, anche Soave entrò a far parte del Regno d'Italia. Lo stemma del Comune di Soave è stato concesso con decreto firmato dal Capo del Governo il 1º febbraio 1931. Santuario di Santa Maria della Bassanella - XI secolo Duomo di San Lorenzo - XIII secolo Chiesa di San Giorgio - XIII secolo. Situata in Borgo Covergnino (sulla strada per Monteforte d'Alpone si vedono le indicazioni), quasi sicuramente diede il nome al borgo in quanto Covergnino non è altro che la deformazione linguistica di conventino (ovvero piccolo convento, quello che esisteva a fianco della chiesa). Venne edificata nel Duecento per volontà dei Francescani. In facciata c'è un bassorilievo con san Giorgio a cavallo che uccide il drago. Lo stile semplice con cui venne costruita la chiesa è confermato dal rozzo campanile. Gli affreschi interni son andati irrimediabilmente perduti in quanto distrutti al tempo della peste del 1630; restano alcune tracce che si possono attribuire al Giolfino (tra fine Quattrocento e metà Cinquecento). Dal centro del soffitto della chiesa pende la coda di un animale preistorico. Chiesa di Santa Maria dei Domenicani (o Santa Maria di Monte Santo) - XV secolo. Il tempio che sorge a pochi passi da piazza Antenna, sulla strada che porta al castello, venne edificato nel 1443 inizialmente in stile romanico. Fu riedificata nello stesso secolo per consiglio e sotto la direzione di fra' Giocondo, soavese d'origine secondo la tradizione e autore della loggia che porta il suo nome in piazza dei Signori a Verona. L'interno è ad unica navata con cappelle dedicate a santa Lucia e sant'Apollonia, sante presenti anche in altri cicli pittorici della Val Tramigna. Attualmente la chiesa è usata per mostre e manifestazioni mentre l'attiguo convento ospita la biblioteca civica di Soave. Chiesa di Sant'Antonio - XVII secolo. In via San Matteo, venne fatta costruire nel 1677 da Matteo Cusani, di nobile famiglia che aveva ricchi possedimenti a Soave e in altre località della provincia veronese. L'interno presenta un altare, in stile barocco, e pregevoli quadri della Via Crucis. Chiesa di San Rocco - XV secolo. Usciti da porta Aquila, sulla strada che va a Castelcerino, venne eretta nel XV secolo sull'area di un antico cimitero romano. Nel XIX secolo, l'architetto Gottardi (quello che lavorò anche sulla chiesa parrocchiale soavese) fece voltare la facciata da ovest ad est. Qui si trovava la pala di San Rocco del Morone, portata nella parrocchiale per paura che potesse venire rubata. Attualmente la chiesa viene usata in occasione di mostre e concerti, è di proprietà del Comune soavese ed è stata da poco restaurata. Palazzo Sambonifacio - XIII secolo Palazzo di Giustizia - XIV secolo. Sorge in piazza Antenna, in pieno centro del paese. Edificato nel 1375 per volere di Cansignorio della Scala che vi insediò come rettore, governatore e giudice Pietro della famiglia Montagna (come si legge da un'iscrizione in versi sotto il poggiolo). Alla sua costruzione contribuirono i ventidue paesi sottoposti al Capitaniato soavese (tra i quali Soave, Colognola ai Colli, San Bonifacio, Monteforte d'Alpone e Bolca), elencati in una lapide (la più grande tra quelle scaligere) in facciata. È un edificio con loggia a quattro arcate; nel mezzo della facciata c'è un poggiolo sovrastato da una statua della Vergine col Bambino sulle ginocchia. Oggi il palazzo ospita un'enoteca al piano terra e ai piani superiori la sezione staccata del tribunale di Verona, con i vari uffici e la grande storica aula d'udienza. Palazzo Scaligero - XIV secolo. Costruito per volontà di Cansignorio della Scala nei pressi di Porta Aquila, era l'antica residenza dei Pretori e Governatori di Soave; successivamente, in epoca veneziana, divenne residenza dei Capitani della Serenissima. Il vicino giardino, molto suggestivo, venne donato dalla famiglia Zanella al Comune di Soave. Restaurato nel XX secolo, l'edificio ospita attualmente la sede municipale. Palazzo Cavalli - XV secolo. Edificio che sorge a lato di piazza Antenna, venne costruito nel 1411 per volontà di Nicolò Cavalli, capitano di Soave, in stile gotico – veneziano. La facciata era un tempo decorata da affreschi quattrocenteschi a soggetto mitologico attribuiti a Giovanni Maria Falconetto da Verona. Oggi il palazzo è proprietà della famiglia Pomini. Palazzo Moscardo - XVII secolo. Vennero costruite nel 1369 per volontà di Cansignorio della Scala e raccolgono al loro interno il nucleo storico di Soave. Anticamente solo tre porte si aprivano nella cinta: Porta Aquila (ora Porta Bassano) a nord, Porta Vicentina ad est e Porta Verona a sud (recentemente restaurata). Per due lati (ovest e sud) le mura sono accompagnate dal fossato naturale formato dal Tramigna. Il comune fa parte dell'associazione città del vino (ha temporaneamente sospeso l'adesione). Fa parte della zona di produzione dei vini Soave DOC e Arcole DOC. CameraSoave - Rassegna di Collezionismo e Cultura Fotografica Mostra-Scambio di Antiquariato e Modernariato Fotografico che si svolge la seconda domenica di marzo. Soave Guitar Festival Rassegna Nazionale della Chitarra Elettrica ed Acustica da Collezione che si svolge a fine aprile, in memoria di Marcel Dadi Festa medioevale del vino bianco Soave Giochi medievali e rassegna dei mestieri antichi e la caratteristica cerimonia d'investitura delle "Castellane di Suavia". Terza domenica di maggio. Soave Versus Manifestazione culturale vestita da gioco, per renderla accessibile a tutti, con contenuti specifici sul Vino: la sua storia, la degustazione, l'abbinamento gastronomico, la socializzazione. La festa dell'uva Dal 1929, è la più antica in Veneto, la terza domenica di settembre. Alla festa sono associate numerose attività di contorno. Sagra di S. Maria Maddalena Terza settimana di luglio a Castelcerino. Venerdì serata giovani con musica dal vivo mentre Sabato, Domenica e Lunedì ballo liscio. Tutte le serate saranno accompagnate da un'ottima cucina con piatti tipici. BaccoVolley Secondo fine settimana di luglio presso gli impianti sportivi. Torneo di pallavolo che coinvolge 70 squadre provenienti da tutto il nord Italia Il Chocolando in tour. Una festa in cui vengono alcuni produttori artigiani di cioccolato. Lo scambio culturale on la Germania e Francia per i ragazzi di 3ª media. La società Basket Est Veronese (ex Soave Basket) milita nel campionato regionale di Promozione (pallacanestro maschile). La principale squadra di calcio della città è l'A.S.D. Borgo Scaligero Soave che milita nel girone C di Seconda Categoria. Sorge a circa 3,5 km dal capoluogo comunale. Probabilmente prende il nome da un piccolo castello dell'Alto Medioevo. In epoca romana Castelletto fu forse un “pagus”; è stata ritrovata una vasta necropoli in cui sono stati rinvenuti molti oggetti funerari. Questa necropoli occupava l'area del cosiddetto “Cumuletto”, area su cui sorgono la vecchia chiesa parrocchiale di San Girolamo e quella nuova (XX secolo) dedicata al Sacro Cuore di Maria. Raggiungibile sia da Costeggiola che da Soave (grazie alla strada provinciale per Montecchia di Crosara), Castelcerino domina sia la vallata del Tramigna che quella dell'Alpone. Provenendo da Soave sulla provinciale per Montecchia di Crosara, ad un chilometro circa dal centro di Castelcerino, s'incontra, a destra, il bivio per Fittà (coordinate N45°27'13' ' E11°15'9' '), frazione di Soave dalla quale si gode una superba vista della Val d'Alpone (il paese è nel crinale del monte di questa valle) e della Pianura Padana. Nel piccolo centro sorge la chiesa parrocchiale dedicata a San Vincenzo Ferrer. Posta lungo la strada regionale 11 e servita da un'uscita dedicata dell'autostrada A4, Soave ospitava fra il 1881 e il 1957 una stazione della tranvia Verona-Caldiero-San Bonifacio, che rappresentò in quel periodo un'infrastruttura fondamentale per l'economia della zona. La tranvia fu sostituita nel 1959 da una filovia, soppressa nel 1981. Claye-Souilly, dal 1999 Kelheim Il comune fa parte del movimento patto dei sindaci Abitanti censiti Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Soave Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Soave Sito ufficiale, su comunesoave.it. Soave, su sapere.it, De Agostini.

Chiesa di San Lorenzo (Soave)
Chiesa di San Lorenzo (Soave)

La chiesa di San Lorenzo, denominata anche Duomo di San Lorenzo è la parrocchiale di Soave, in provincia e diocesi di Verona; fa parte del vicariato dell'Est Veronese, precisamente dell'Unità Pastorale Soave - Monteforte. Soave fu sede plebana fin dal X secolo ed è documentata a partire dal 1029, nonché presente nel la bolla di Papa Eugenio III del 1145 che elenca tutte le pievi della Diocesi di Verona. La pieve originaria si trovava nel borgo di San Lorenzo, sulla strada per Monteforte d'Alpone, ma sappiamo che già nei primi anni del XIV secolo l'edificio era in condizioni precarie e fu abbandonato per costruire un nuovo luogo di culto all'interno della cinta muraria voluta da Cansignorio della Scala ed eretta nel 1369. Nel 1744 si decise di demolire parzialmente l'edificio trecentesco, che aveva l'ingresso ad occidente, per ampliarlo visto l'aumento della popolazione e il desiderio da parte del parroco, don Giovanni Zanetti (fondatore dell'ospedale locale), di erigere un edificio che rispondesse nelle sue forme all'importanza che richiedeva la fede. Se non è accertata a livello archivistico la presenza nel cantiere dell'architetto Alessandro Pompei come estensore del progetto, sappiamo che a dirigere i lavori furono il proto Bernardo Avogari e il tagliapietre Carlo Valle. I lavori terminarono nel 1758, anno in cui, il 19 novembre, venne consacrata la chiesa dal Vescovo di Verona (nominato proprio in quell'anno Patriarca di Venezia dal Consiglio dei Pregadi della Serenissima) mons. Giovanni Bragadin (o Bragadino). Tra il 1820 e il 1821 fu restaurato il soffitto della chiesa, mentre nel 1884 il tempio assume l'attuale aspetto con l'ampliamento progettato da don Angelo Gottardi. L'unica navata fu allungata, incorporato il campanile al lato meridionale del presbiterio e ultimata la facciata, eliminando qualsiasi elemento barocco. Infine, fu realizzata la scalinata d'accesso in marmo Rosso Verona, compensando il dislivello tra il portale d'ingresso e la strada. La facciata a capanna è in stile neoclassico e rivolta verso oriente. La scalinata in marmo bianco, delimitata ai lati da una balaustra in marmo Rosso Verona porta al portale d'ingresso, rettangolare, sormontato da un timpano semicircolare, mentre più sopra trova posto un grande oculo. Ai lati del portale due coppie di semicolonne, poggianti su alte zoccolature, sorreggono la trabeazione, su cui s'imposta il timpano con cornice decorata a denti di sega, mentre una croce in ferro si trova sulla sommità. L'interno della chiesa si presenta come un'ampia aula rettangolare che conduce verso il presbiterio a pianta quadrangolare, rialzato di tre gradini e meno ampio rispetto alla navata e chiuso da un abside semicircolare L'aula, a cui danno luce oculi su ambo i lati, è coperta da un ampio controsoffitto che presenta le prime opere ad affresco del pittore soavese Adolfo Mattielli, tra cui il grande tondo, in corrispondenza del pseudo-transetto, con La presentazione delle ricchezze di San Lorenzo, mentre la specchiatura maggiore sovrastante la navata contiene il dipinto del pittore Pietro Nalin raffigurante San Lorenzo in gloria (1841), da cui si intuisce la grandezza della navata precedente all'ampliamento del Gottardi. Sempre del Mattielli sono le figure dell'Arcangelo Gabriele e della Vergine Maria nel momento dell'Annunciazione nei due pennacchi adiacenti all'arco trionfale del presbiterio. Posizionato nella parte alta della navata, sotto il cornicione, è presente un ciclo pittorico con Storie dei Santi Lorenzo e Giovanni Battista, opera dei pittori Zangrossi e Scabari, risalenti alla metà del Settecento, mentre in alcune nicchie troviamo le statue dei Santi Agostino, Luigi Gonzaga, Lorenzo, Zeno, Sebastiano, Carlo Borromeo, Giovanni Battista, nonché una Pietà, la Fortezza e la Giustizia. Sopra la bussola della porta principale è stata collocata la pala del pittore veronese Bartolomeo Scolari raffigurante La Vergine Maria col Bambino tra le Sante Lucia e Apollonia, proveniente dalla chiesa di Santa Maria dei Domenicani e realizzata con le offerte dei fedeli soavesi nel 1718. Lungo la navata sono presenti otto cappelle laterali, quattro per lato e prospicienti tra loro, mentre quelle più vicine al presbiterio (del Sacro Cuore di Gesù e del Redentore, più profonde rispetto alle altre, formano una sorta di transetto. Negli anni Settanta del Novecento fu aggiunto, all'inizio del lato sinistro della navata un piccolo altare che ospita una statua settecentesca di Sant'Antonio di Padova. Questo precede la prima cappella, che presenta un altare marmoreo, proveniente dalla chiesa precedente, con il dipinto La Vergine e i Santi Luigi Gonzaga e Girolamo, opera del pittore veronese Agostino Ugolini e attestata nella chiesa fin dal 1805, ma collocata qui durante i lavori del Gottardi assieme alle reliquie di San Quirino ottenute nel 1813 dall'Arciprete Cortese. L'altare dell'Annunciazione proviene anch'esso dalla chiesa precedente ed è così denominato dal soggetto del gruppo ligneo, di autore ignoto, databile al Seicento, raffigurante la scena evangelica. L'altare del Crocifisso, come i precedenti proveniente dalla chiesa precedente, fu eretto come altare del Corpus Domini in seguito al testamento di don Bartolomeo Fuini, sacerdote soavese morto a Roma nel 1675, che nominava erede la Compagnia del Corpo di Cristo in Soave. Nella nicchia ospitava la statua del Redentore, oggi collocata nella quarta cappella sul lato destro.. Il grandioso altare del Sacro Cuore di Gesù è opera dell'architetto Franco Spelta e fu inaugurato il 23 novembre 1946. Risulta essere lo scioglimento di una promessa fatta dall'arciprete, mons. Lodovico Aldrighetti, nel maggio 1943 se Soave sarebbe stata preservata dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale. La statua del Sacro Cuore di Gesù è opera dello scultore veronese Nereo Costantini. La prima cappella che incontriamo sul lato destro dell'ampia navata presenta, su altare della chiesa precedente, la tela del pittore veronese Paolo Farinati (siglata dal suo simbolo autografo della chiocciola e riadattata nella parte inseriore per essere inserita nell'altare barocco) con i Santi Bovo, Francesco e Antonio Abate del 1595, commissionata da Geronimo e Camillo Marogna. Tra la prima e seconda cappella è collocato il pulpito ligneo. Nel secondo altare, sempre proveniente dalla chiesa trecentesca, vi è una bella tela del pittore Antonio Giarola, detto il "Cavalier Coppa", raffigurante la Vergine col Bambino e i Santi Giovanni della Croce, Carlo Borromeo e Caterina d'Alessandria, successivo al 1630. L’altare dell’Addolorata risale al 1722, voluto dal Monte di Pietà locale. Ai due lati, nelle basi, vi sono due scudi in marmo di Carrara raffiguranti lo stemma di Soave sormontato dal leone alato della Repubblica Veneta, e. nel parapetto, il gruppo dell'Addolorata in bassorilievo. La tela dell'altare, il Compianto sul Cristo morto, è un'opera di difficile lettura a causa dei numerosi rifacimenti. Attribuita da Edoardo Arslan al pittore Giuseppe Lonardi detto lo Zangara, vissuto nel Seicento, non ha sciolto i dubbi l'ultimo restauro, vista la mancanza di tracce dell'originale. Nella cappella del pseudo-transetto dedicata al Redentore trova oggi posto il fonte battesimale, originariamente collocato all'ingresso della chiesa, sul lato sinistro. Risalente al 1430, come inciso sul manufatto, è ottagonale e in pietra dura di Sant'Ambrogio di Valpolicella. La parte superiore del fonte presenta otto quadrati e, inscritti in essi, a bassorilievo, dei rosoni, delle croci greche, la figura di San Lorenzo con la palma e la graticola, nonché lo stemma di Soave Anche qui troviamo, come nello spazio prospiciente, un grandioso altare, anche questo progettato dall'architetto Franco Spelta e inaugurato il 23 novembre 1946, in quanto scioglimento della promessa fatta dall'arciprete mons. Lodovico Aldrighetti nel maggio 1943 di erigerlo se Soave fosse stata preservata dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Al centro dell'altare, in alto, una statua lignea del Redentore, dello scultore Paolo Campsa, datata 1533, in precedenza collocata nell'attuale altare del Crocifisso. Con l'adeguamento liturgico in seguito al Concilio Vaticano II il presbiterio, tra il 1973 ed il 1974, subì alcune trasformazioni come la rimozione delle balaustre, il rinnovo della pavimentazione, il parziale smembramento dell'altare maggiore preconciliare, disegnato dal viadanese mons. Antonio Parazzi, di cui è stato mantenuto il contraltare in marmi policromi con il tabernacolo, lavorato dallo scultore veronese Grazioso Spiazzi, sovrastato dal Crocifisso cinquecentesco, e la realizzazione dei nuovi poli liturgici: ambone, altare e sede. Il nuovo altare con cui poter celebrare verso l'assemblea è in pietra bianca, rialzato su un basamento marmoreo e ornato sul fronte da una scultura a bassorilievo della chiesa precedente (ma che era stata posta nel Santuario della Madonna della Bassanella, risalente tra il XIV e il XV secolo, raffigurante la Madonna in trono con il Bambino e Santi, tutti racchiusi in cinque nicchie in stile gotico culminanti da archetti a tutto sesto ed intervallate da colonne tortili. Non mancano tracce di policromia e di doratura. Sul retro abbiamo altre due formelle con santi, di cui San Lorenzo riconoscibile per la graticola e una Santa. Anche l'ambone è in pietra bianca, sul lato sinistro dei gradini del presbiterio, e riporta sul fronte una scultura a bassorilievo della stessa epoca di quella dell'altare, con la Madonna in trono con il Bambino, delimitata da colonne tortili che reggono un arco trilobato, tra i Santi Lorenzo e Giovanni Battista, patroni della comunità soavese, raffigurati all'interno di formelle cuspidate. Anche qua non mancano tracce di policromia e doratura. La sede del celebrante è costituita da tre stalli lignei, in asse con l'altare post-conciliare, rialzata su un basamento marmoreo e con un dossale, sempre in marmo, che presenta una scultura a bassorilievo del 1883 che riproduce l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, opera di Grazioso Spiazzi. Sul lato sinistro del presbiterio è collocata una pala di Francesco Morone, con cornice lignea intagliata a candelabre dorate su sfondo azzurro, che presenta in alto una lunetta con l'Eterno in gloria e nel riquadro sottostante la Madonna col Bambino in trono e i Santi Rocco e Gioacchino. Nella predella sottostante, con stemmi, tra cui quello di Soave, sono raffigurate Scene della vita di San Rocco. Questa pala fu commissionata da "Miser Hieronimo da Soave", probabilmente il reggente della locale Confraternita di San Rocco, e collocata nella chiesa di San Rocco il 24 marzo 1529, quasi due mesi prima della morte del pittore veronese. Fu trasferita nella parrocchiale nel 1883. Sul lato destro del presbiterio vi è una vetrata artistica raffigurante San Zeno, patrono della Diocesi di Verona, e San Lorenzo, con alle spalle il castello di Soave. Il presbiterio è chiuso, in alto da una cupola emisferica su pennacchi sferici e oculo sommitale con vetrata collocata nel 1998 e raffigurante la Madonna della Bassanella, a ricordo del nono centenario dell'apparizione della Vergine Maria in località Ponsara. Il catino absidale è decorato da un affresco raffigurante Gesù Buon Pastore, opera del Mattielli. Ai lati dell'organo sono collocate due tele. Quella a sinistra, originariamente posizionata sopra la bussola d'entrata fino agli anni Settanta del XX secolo ma originaria della chiesa di Santa Maria dei Domenicani, raffigura San Pietro Martire inginocchiato di fronte alla Vergine e con due Santi Martiri. L'opera è datata 1540 e riporta la seguente iscrizione RVGERIVS - ORELANVS - RAVENA - PINXIT MDXXXX. La tela sulla destra dell'organo raffigura La Vergine Maria col Bambino tra i Santi Lorenzo e Rocco, proveniente dalla chiesa di San Rocco. Nell'abside sono visibili, dietro l'altare maggiore, alcune delle canne dell'organo dell'inglese William George Trice (1889), in origine collocato in una nicchia a sinistra del presbiterio, non racchiuso in una cassa lignea. L'organo, a due tastiere di 58 tasti ciascuna, con una pedaliera di 30 note reali, fu successivamente posto nella posizione attuale nel 1912 dal veronese Domenico Farinati, che lo modificò parzialmente, costruendo il somiere principale. Al 1944 risale l'intervento sullo strumento di Tamburini, mentre l'ultimo restauro risale al 1995, opera di Diego Bonato. Viene oggi utilizzato anche per festival organistici. Disposizione fonica dell'organo: In sacrestia è collocato l'altare di San Quirino, originariamente in chiesa, con la tela dell'Ugolini raffigurante I Santi Gaetano e Quirino con la Beata Vergine del Buon Consiglio. Altri elementi presenti nella sacrestia sono il ritratto dell'arciprete Zanetti, che volle la nuova chiesa, con epigrafe, il busto dell'arciprete don Antonio Locatelli, i quadri della Confraternita della Morte (collocati sul soppalco della chiesa di Santa Maria dei Domenicani, con soggetti Madonna con Gesù Bambino, San Pietro, San Carlo Borromeo e un membro della Confraternita, Madonna con San Giuseppe e un membro della Confraternita, Sacra Famiglia, Sant'Antonio di Padova e un membro della Confraternita, Madonna con Sant'Antonio di Padova e Gesù Bambino, tutte di autore ignoto e datate 1601), i due affreschi del Mattielli (la lunetta sopra la porta con Dio Padre e il tondo sul soffitto con Due angeli che portano la Croce. Con la demolizione parziale della vecchia chiesa, si atterrò anche il campanile e tra il 1750 ed il 1760 furono ultimati i lavori della nuova torre campanaria, l’attuale. Originariamente isolato rispetto alla chiesa, con l’ampliamento del Gottardi il campanile si trovò addossata alla parete sinistra del presbiterio. Presenta un basamento a pianta quadrangolare, con un fusto interamente intonacato. La cella campanaria presenta aperture a serliana su ogni lato, mentre sopra un tamburo a sezione ottagonale è impostata una copertura a padiglione. Il concerto campanario collocato nella torre risulta composto da 9 campane in REb3 montate alla veronese e suonabili a doppio sistema (manuale e automatizzato). Questi i dati del concerto: 1 – REb3 - diametro 1407 mm - peso 1653 kg - Fusa nel 1921 da Cavadini di Verona 2 - MIb3 - diametro 1260 mm - peso 1143 kg - Fusa nel 1904 da Cavadini di Verona 3 – FA3 - diametro 1128 mm - peso 824 kg - Fusa nel 1904 da Cavadini di Verona 4 - SOLb3 - diametro 1040 mm - peso 668 kg - Fusa nel 1904 da Cavadini di Verona 5 - LAb3 - diametro 932 mm - peso 484 kg - Fusa nel 1904 da Cavadini di Verona 6 - SIb3 - diametro 829 mm - peso 343 kg - Fusa nel 1904 da Cavadini di Verona 7 – DO4 - diametro 740 mm - peso 244 kg - Fusa nel 1904 da Cavadini di Verona 8 – REb4 - diametro 686 mm - peso 194 kg - Fusa nel 1942 da Cavadini di Verona 9 – MIb4 – diametro 619 mm - peso 136 kg - Fusa nel 1904 da Cavadini di Verona. In precedenza vi erano otto campane del fonditore veronese Selegari, rinnovate poi da Cavadini nel 1837, prima del concerto attuale, salvo rifusioni successive delle campane 1 e 8, fuso nel 1904 e installato su un castello in ferro Giuseppe Franco Viviani (a cura di), Chiese nel veronese, Verona, Vago di Lavagno, Società Cattolica di Assicurazione - La Grafica Editrice, 2004. Sancassani Pietro, Le mie campane. Storia di un’arte e di una tradizione del Millenovecento, a cura di Rognini Luciano, Sancassani Laura, Tommasi Giancarlo, Verona, Offset Print Veneta, 2001. Luigi Gardoni, Diario Veronese (1826-1850), a cura di Nicola Patria, Verona, Archivio Storico Curia Diocesana, 2010. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa parrocchiale di Soave Riprese dell'interno della chiesa con in sottofondo l'organo Trice., su youtube.com. Concerto alla veronese (automatico) delle campane della chiesa parrocchiale di Soave., su youtube.com.

Palazzo di Giustizia (Soave)
Palazzo di Giustizia (Soave)

Il Palazzo di Giustizia sorge in piazza dell'Antenna in pieno centro a Soave (VR). Ospita un'enoteca al piano terra, mentre ai piani superiori fino al 2013 ha ospitato la sezione staccata del tribunale di Verona con i vari uffici giudiziari e l'aula delle udienze. Fu edificato nei mesi di aprile, maggio, giugno, luglio dell'anno 1375, per opera di Cansignorio della Scala che vi insediò come rettore, governatore e giudice Pietro della famiglia Montagna (come si legge da un'iscrizione in versi sotto il poggiolo). Alle spese di costruzione vi concorsero i ventidue paesi, soggetti al Capitaniate di Soave, ed elencati nella lapide che si trova sotto la loggia. Vi è inciso a caratteri gotici: Sulla lapide i ventidue paesi sono incisi su tre colonne parallele. È un edificio con loggia e quattro portoni ad arco acuto di pietra sagomata, con finestre ogivali e davanzali con semplici lavori d'ornato ed armi gentilizie scolpite. Uno scalone dava accesso al piano superiore, dove si trovano gli uffici del capitano e rettore, nonché quelli del Comune per tutta la durata della Repubblica di Venezia; successivamente la sede comunale si trasferì, nel 1853, nell'edificio che ne ospita attualmente la sede. Nel mezzo della facciata è presente un poggiolo con rozza ringhiera, e sopra di esso una statua della Vergine col Bambino sulle ginocchia, scolpita in tufo ad alto rilievo, contornata da un affresco rappresentante San Lorenzo e San Giovanni Battista. In una nota presso l'archivio comunale di Soave si legge: Sotto il poggiolo è presente un'altra iscrizione di alto valore storico, come la precedente, la quale, a caratteri gotici, dice: Sotto il poggiolo della facciata vi è infissa una pietra rotonda, incorniciata, con arma scalpellata dai francesi nel 1797, e recante la dicitura: 14 B G 52 È simbolo di memoria del paese a Giovanni Bembo, capitano di Soave nel 1452. Sulla facciata si trova un'altra iscrizione per ricordare le benemerenze di Michele Battaglia, capitano nel 1538. Col passar del tempo, l'edificio subì varie modificazioni, specialmente durante il dominio dei Visconti, dei quali si può vedere sotto due bancali delle finestre il loro stemma, e nel lungo periodo della Signoria di Venezia. Un importante restauro dell'edificio venne compiuto nel 1528, sotto la reggenza del capitano Girolamo Gelsi. Sulla fine del secolo scorso, il Comune fece eseguire il restauro della facciata, manomettendo la precedente forma; ma l'opera, già avanzata nel lavoro, fu interrotta dalla Sopraintendenza dei monumenti. Il vecchio scalone, che dalla loggia portava al piano superiore, nel 1850 venne sostituito da uno con piccole colonne di stile moderno. Nel piano della loggia, fino a poco tempo fa, vi era l'ufficio del Monte di Pietà, fondato dall'Arciprete Lazzaro Dal Fior nel 1542, per salvare i bisognosi dall'usura degli Ebrei, portati in paese dopo la loro espulsione da Verona. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo di Giustizia