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Perarolo (Vigonza)

Frazioni di VigonzaPagine con mappe
Italy provincial location map 2016
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Perarolo è una frazione del comune italiano di Vigonza, in provincia di Padova.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Perarolo (Vigonza) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Perarolo (Vigonza)
Via Armando Diaz,

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Via Armando Diaz 164
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Veneto, Italia
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Luoghi vicini

Peraga (Vigonza)
Peraga (Vigonza)

Peraga è una frazione del comune di Vigonza in provincia di Padova. Peraga è anche una parrocchia, dipendente dalla Diocesi di Padova che comprende il territorio della omonima frazione e una parte di quello di competenza amministrativa del comune di Cadoneghe. Peraga si situa a nord-est di Padova, in un centro caratterizzato per la maggior parte da zone agricole. Le strade si intersecano nel graticolato romano. I percorsi d'acqua: la Tergola. Il toponimo Peraga sembra derivi dal nome latino Petrus. La parola è collegabile ad uno dei nomi più antichi di questa zona, poiché si presume che sia ricollegabile ad una persona, la quale assegnava le terre del “Graticolato Romano”. Il documento più antico nel quale compare per la prima volta il nome Petrus risale al 1025, anno nel quale viene nominata la chiesa di S. Maria di Peraga. Il nome Peraga nella forma attuale lo possiamo ritrovare scritto nelle Decime del 1297. Dai ritrovamenti nel territorio di Peraga possiamo constatare che le prime forme di vita umana si stanziarono nel VII secolo avanti Cristo. Alcuni reperti infatti testimoniano che gli Euganei, obbligati dai Veneti, si stanziarono sulla pianura e a Padova. La presenza degli Euganei si constatò non solo a Peraga, ma anche a Ponterotto e a Mandriola. Il passaggio dei romani nei territori di Peraga è accertato da numerosi reperti archeologici e dalla centuriazione del suolo. Alcuni di questi ritrovamenti sono anfore, tracce di pavimentazione in cotto, ampolle, monete in bronzo. In particolare, sono state ritrovate due iscrizioni nei pressi della chiesa parrocchiale. La prima raffigurava l’iscrizione “TAMPIA L. DIOVEI” che la gens TAMPIA dedico al dio Giove, mentre la seconda raffigurante “SEX. POM…/ SEX. ED…” probabilmente dedicata a Sesto Pompeo. Entrambi i reperti si trovano esposti al Museo Civico di Padova. Peraga è ubicata in un punto importante nell’area meridionale del Graticolato Romano situatosi all’incrocio di due grandi strade principali: la Via Cornara e la Strada del Mare. Il nome Cornara sembra faccia riferimento alla figura di Cornelia Salonina Augusta, la quale era sposa dell’imperatore Gallileo. La via passava in senso verticale e corrisponderebbe al Citra Kardinem IX. Per quanto riguarda invece la Strada del Mare non esistono più aspetti visibili, ma possiamo trovare traccia della sua esistenza grazie alla posizione attuale delle chiese. Questo grande incrocio rappresentava un punto strategico in epoca romana, in quanto su di esso si articolava il centro di pagus. Inoltre, Peraga oggigiorno non mantiene nessuna traccia stradale antica, se non in minima parte, a causa dell’influsso dei vicini fiumi Brenta, Tergola, Negrisia, il Rio, il Tergolino ed altri secondari. Prima del 1025 esisteva una cappella intitolata a Santa Maria alle dipendenze del patriarca di Aquileia. Successivamente il territorio passò ai conti di Treviso, la famiglia dei Collalto. Il primo documento dove viene citata Peraga è del 1025. La chiesetta di Santa Maria sembra essere ricordata con un capitello o edicola posto all'incrocio tra il cardo (la via Cornara) e il decumano del graticolato romano. Nel 1159 è citata in un atto di vendita la chiesa di sant'Anastasio. In un documento successivo relativo alla “decima papale” del 1297 risulta che la cappella di sant'Anastasio di Peraga e quelle di Rivale, Pianiga e Caltana dipendevano dalla pieve di Arino. L'attuale chiesa parrocchiale è consacrata a San Vincenzo di Saragozza martire (22 gennaio), (diacono del IV secolo) e sant'Anastasio da Magundat (persiano del 628), martire (celebrato nel medesimo giorno). Secondo alcuni studiosi sembra che questo abbinamento sia da collegare con la storica presenza dei possedimenti in Peraga dei monaci benedettini della Abbazia di Sant'Ilario di Venezia. L'importanza di questa frazione è strettamente legata alla famiglia da Peraga, signori di Mirano, che segnò la storia padovana del XIII e XIV secolo e ai nobili Badoer di Venezia. Nel 1572, nella prima visita pastorale, il vescovo Ormaneto certificò che la famiglia dei nobili veneziani Badoer da Peraga era “patrona” della chiesa. La personalità più prestigiosa di questa famiglia fu il cardinale Bonaventura Badoer Peraga. I Badoer cedettero nel 1809 i diritti di patronato sulla chiesa alla famiglia Comello, i quali rinunciarono nel 1851. La chiesa parrocchiale di Peraga è dedicata ai due santi Vincenzo e Anastasio anche se originariamente la chiesa era stata dedicata in onore di Santa Maria Assunta. Il 12 agosto 1802 crollò il vecchio campanile rovinando la vecchia chiesa, che venne distrutta, ma fu successivamente ricostruita e benedetta nel 1820. Dal 1953 iniziarono diversi lavori nella chiesa, tra cui il prolungamento dell’abside e l’edificazione delle cappelle e degli altari di Santa Teresa del Bambino Gesù, di Sant'Antonio da Padova e della Madonna del Rosario. I lavori di restauro si conclusero ufficialmente nel 1961 con il restauro della facciata. All'interno della chiesa parrocchiale sono custodite molte opere d’arte conosciute tra cui il dipinto di Tiziano raffigurante Madonna Assunta e la statua della Madonna del Rosario e quella di San Francesco di Paola opere di Rinaldi. Inoltre, in sacrestia è conservata l’antica ancona della Madonna del Pomo. L’ancona di marmo è situata all'interno della canonica della chiesa raffigurante la Vergine con il bambino. Lo stile risale al periodo bizantino evidenziato da alcuni tratti tipici. Il campanile è alto 48 metri fu iniziato il 10 maggio 1874. Il crollo nel 1802 ha portato alla distruzione anche della chiesa parrocchiale. In seguito, fu nuovamente ricostruito ed inaugurato il 7 ottobre 1888. L’edificio più rinomato nel paese di Peraga è il Castello dei Da Peraga. Le prime testimonianze scritte in merito al castello risalgono al 1258, tuttavia si suppone che la fortezza in questione sia stata costruita in tempi antecedenti. Il castello inizialmente aveva la funzione di proteggere gli abitanti del paese da eventuali attacchi, infatti era circondato da uno steccato e da un fossato. Successivamente vennero costruite anche delle mura per garantire una migliore protezione. Nel 1319 il castello fu danneggiato gravemente a seguito di un grande incendio per mano di Jacopo I da Carrara, ma in seguito vennero avviati i lavori di ricostruzione. Durante il periodo veneziano il castello passò dall’essere considerato una fortezza a luogo di villeggiatura per molte famiglie borghesi, come i veneziani Michelis. Nei periodi successivi il castello subii molti passaggi di proprietà tra le varie famiglie borghesi, mentre durante l’Ottocento fu oggetto di numerosi restauri e ampliamenti. Infine, nel secolo scorso il castello prese il nome di Villa Bettanini e tale denominazione è tuttora in vigore. L’intero edificio con il parco circostante fu acquisito nel 1985 dal Comune di Vigonza. L’attuale villa Bettanini oggi è sede degli uffici comunali dei settori di Cultura, Sport e Servizi sociali e ospita dal 2008 la biblioteca civica. Il parco circostante invece è sede di numerosi eventi e manifestazioni come la festa di primavera, la premiazione del premio letterario e la "Rievocazione Medievale di Petracha". La manifestazione si tiene sempre i primi di giugno per tre giorni con lo scopo di creare una vera e propria rievocazione medievale con un corteo storico formato da musicisti, sbandieratori, giullari e personaggi con abiti tipicamente medievali. Sul sedimento del vecchio castello della famiglia Da Peraga fu costruita l'attuale villa Bettanini. Infine intorno alla villa c'è un magnifico parco, grandissimo e spazioso. Il mulino di Peraga è situato vicino al castello dei Da Peraga. La vicinanza del mulino al castello esalta il suo ruolo di polo produttivo passato nelle mani delle varie famiglie nobili che si succedevano la proprietà del castello. Il primo documento ufficiale che fornisce una testimonianza certa del mulino risale al 1571 mentre la mappa dettagliata con tutte le sue caratteristiche risale al 1742. Il mulino possedeva tre ruote, le quali gli permisero di essere identificato come uno dei mulini più importanti lungo la Tergola. Tuttavia, i recenti crolli hanno distrutto molte parti dell’edificio. La struttura è per la maggior parte in muratura di color marrone. Vicino al restante complesso è situata una passerella pedonale che mette in comunicazione il mulino con il parco del castello. In prossimità del ponte sul Tergola è situata villa Pavanello risalente al Settecento. Quest’ultima è considerata una villa di impianto veneto classico, attualmente restaurata. Durante il periodo storico della Serenissima venne innalzata villa Trevisan Sacchetto con annessa barchessa. Ad essa segue la costruzione di abitazioni per lavoratori, situate a est del complesso. Annesso alla villa è situato l’oratorio di S. Gaetano da Thiene, menzionato per la prima volta nel 1827. Di origine Settecentesca è la villa Roman, composta da un grande giardino, un corpo centrale e infine ai lati sono situate le tradizionali barchesse. Infine, nel territorio è presente villa Arrigoni Zuccolo, una villa che risale al cinquecento e un imponente palazzo di campagna chiamato la masseria Ca’ Benetello. M. Benetti, Storia del territorio vigontino, a cura di Simonetta Agostini, Padova, 2000. S. Segato, Cartografie vigontine, Vigonza, 2007. L. Gallo, Vigonza e i suoi signori, Padova, 1976. V. Lazzaro, E. Cenghiaro, M. Benetti, Girovagando Vigonza, Vigonza, 2009. M. Varotto, Le terre della Tergola, Vigonza, Cierre Edizioni, 2005. A. Draghi, Luoghi e itinerari della riviera del Brenta e del miranese, Vigonza, Panda Edizioni, 2015. L. Pala, Vita di un cardinale...Bonaventura da Peraga, Peraga, 2009. A. Benetti, Peraga e le Pievi del Graticolato Romano, Verona, 1975. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Peraga Peraga.net Villa Peraga

Piovego
Piovego

Il canale Piòvego è un canale artificiale emissario del Bacchiglione, lungo 10,17 km; nei secoli passati fu un'importante via di comunicazione tra Padova e Venezia. Il nome deriva dal latino publicum, e indica quindi un canale pubblico utilizzato per la navigazione. Il Piovego si origina nella parte centro-settentrionale del centro storico di Padova, presso la conca di navigazione nota come porte Contarine. Qui il tronco Maestro, derivato dal Bacchiglione in località Bassanello, si riunisce al naviglio Interno, dopo che questo si era diramato di fronte alla Specola. Quasi rettilineo, scorre da ovest a est lambendo le mura settentrionali della città e le località Stanga e San Gregorio. Entrato in comune di Noventa Padovana, tocca Noventa stessa e la frazione Noventana. L'ultimo tratto segna il confine con Vigonovo, in provincia di Venezia. Si getta nel Brenta di fronte Stra. Sua prosecuzione è il Naviglio del Brenta, che si dirama dal Brenta proprio in corrispondenza della foce. Era pressoché parallelo al canale il percorso della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina, attiva tra il 1885 e il 1954 e gestita dalla Società delle Guidovie Centrali Venete (gruppo Società Veneta). Assieme al Piovego stesso, al Brenta e alla laguna Veneta dava origine a un caratteristico sistema integrato di trasporti. Il canale venne scavato nel 1209 dai padovani, sotto le volontà, l'egida e il controllo dei signori Da Carrara, forse nel periodo di ascesa e di maggiore potere politico sociale. Serviva per far defluire tutte le acque del nord-est della città, ma serviva per congiungere la città, al Brenta e quindi attraverso questo alla Laguna veneta e a Venezia che stava per ascendere alla summa Repubblica. Fino agli anni 80 si vedevano ancora i vecchi burci ormai sfondati, sul suo fondo, dalla strada che dalla stazione conduce in centro all'urbe di Padua, idronimo greco-indoeuropeo antichissimo, che deriva da palude, da cui Padus-Po, palude, palafitte e molte altre parole a loro collegate. Dalla più grande e lunga alluvione della storia, quella del 589, tutti i territori, senza manutenzione delle rive dei fiumi e lo scavo o meglio, il riscavo dei canali, quindi la signoria carrarese fu praticamente obbligata allo scavo pubblico, visto l'aumento della popolazione, dovuto all'aumento medio della temperatura, che prima del 1000 era molto umida e fredda. Sulle sue sponde, in località Portello venne creato un porto fluviale, arricchito durante la dominazione veneziana da una scenografica scalinata e dalla suggestiva edicola, presso cui i viaggiatori per Venezia potevano partecipare alla messa prima della partenza di mezzanotte. Il porto è ritratto in alcune vedute del Canaletto. Negli anni duemila il Piovego continua a essere percorso da imbarcazioni turistiche, seppure per fini esclusivamente turistici. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piovego

Tombelle
Tombelle

Tombelle (Tonbèłe in veneto) è una frazione divisa tra i comuni italiani di Saonara (provincia di Padova) e Vigonovo (città metropolitana di Venezia). Il paese si trova a nordovest di Vigonovo e a nord di Saonara, al centro di un'area compresa tra il canale Piovego a nord, il Brenta a est, il tronco dell'idrovia Padova-Venezia a sud e l'austostrada A13 a ovest. È tagliato in due dalla strada provinciale 17 che collega Padova alla Romea; lungo l'arteria si muove anche il confine comunale, per cui la zona a nord, più consistente, appartiene a Vigonovo e quella a sud a Saonara. La prima attestazione di Tombelle è contenuta in un documento del 1117, quando i figli del conte Rambaldo di Collalto vendettero all'abbazia di Sant'Ilario la corte di Porto, comprendente anche quindici masserie a Tenbelle e Sermada (l'attuale Sarmazza). Dal 1142 è citata Tembelle, forma rimasta in uso fino al tardo Ottocento quando si è imposta l'attuale. Considerando la prima variante, il toponimo potrebbe derivare da tempellum "tempietto, edicola", in riferimento all'antico capitello da cui si è originata l'attuale parrocchiale. Altrimenti, va collegato a tumbae, ad indicare dei dossi o dei terreni sopraelevati in una zona paludosa. La chiesa di Tombelle, intitolata alla Beata Vergine del Perpetuo Soccorso, fu fondata in concomitanza con il Santuario della Madonna della Misericordia di Terrassa Padovana (fine Quattrocento) e fu, come questo, gestita dai Canonici regolari di San Marco con sede nella chiesa di San Marco di Mantova. Inizialmente si trattava di una semplice chiesa campestre compresa nel territorio di Vigonovo, affiancata da una piccola cella monasteriale. Dopo la soppressione dell'ordine nel 1574, seguì le sorti della chiesa di San Marco di Mantova e passò ai Camaldolesi, cui successero i confratelli di San Michele in Isola nel 1778. Nel 1809, durante le soppressioni napoleoniche, non fu sconsacrata, ma divenne curazia sussidiaria della parrocchia di Vigonovo, pur godendo di un proprio beneficio e del completo esercizio della cura delle anime. Nel 1942, infine, fu istituita la parrocchia di Tombelle scorporandone il territorio da Camin, Villatora e Vigonovo. Chiesa e campanile furono restaurati all'inizio del XX secolo ma, a causa dell'aumento demografico, si provvedette a una completa ricostruzione. Progetta dall'architetto Antonio Ponti, fu ultimata nel 1947 e consacrata nel 1952. All'interno è esposta la tela con San Benedetto che consegna la Regola ai principi della terra (tra questi san Romualdo, fondatore dei Camaldolesi), opera secentesca di Carlo Ridolfi. Si localizza a ponente del centro, lungo via Vigonovese e in comune di Saonara. Nel 1743 il terreno su cui insiste il complesso era proprietà del canonicato di San Daniele e dato a livello al patrizio Pietro Zambelli. Nei sommarioni di epoca napoleonica Matteo Zambelli risulta proprietario di una «casa di Villeggiatura» eretta sullo stesso lotto; l'area limitrofa era invece di Matilde Priuli Zambelli in Folco che, successivamente, diventa intestataria di tutti i beni della zona. Quanto alla storia architettonica, si ritiene che l'impianto della villa sia di origine settecentesca, cui si sono aggiunti vari ampliamenti nel corso dell'Ottocento. Infatti, se all'inizio del secolo è citata la sola casa padronale, negli anni successivi compaiono anche una «casa da fattor» e il giardino, mentre nel più tardo catasto italiano si osserva un ampliamento verso est, che ha connesso tra loro la villa e un'adiacenza rustica. L'edificio si sviluppa su due livelli, con l'asse centrale sottolineato dalla portafinestra archivoltata al piano nobile, affacciata su un terrazzino in pietra novecentesco. Il portale d'ingresso, così come le finestre laterali, è architravato. Il partito centrale è coronato da un timpano triangolare con oculo al centro. Gli interni sono organizzati secondo il tipico schema veneziano con salone centrale passante, stanze ai lati e scala a due rampe. Al piano terra, sotto la travatura del salone, sussistano i resti di un affresco a racemi.