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Circondario di Alba

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Circondario di Alba
Circondario di Alba

Il circondario di Alba era uno dei circondari in cui era suddivisa la provincia di Cuneo. In seguito all'annessione della Lombardia dal Regno Lombardo-Veneto al Regno di Sardegna (1859), fu emanato il decreto Rattazzi, che riorganizzava la struttura amministrativa del Regno, suddiviso in province, a loro volta suddivise in circondari. Il circondario di Alba fu creato come suddivisione della provincia di Cuneo; il territorio corrispondeva a quello della soppressa provincia di Alba del Regno di Sardegna, appartenuta alla divisione di Cuneo. Con l'Unità d'Italia (1861) la suddivisione in province e circondari fu estesa all'intera Italia, lasciando invariate le suddivisioni stabilite dal decreto Rattazzi. Il circondario di Alba venne soppresso nel 1926 e il territorio assegnato al circondario di Cuneo. Nel 1863, la composizione del circondario era la seguente: mandamento I di Alba Alba; Barbaresco; Neive; Neviglie; Roddi; Trezzo Tinella mandamento II di Bossolasco Albaretto della Torre; Arguello; Bossolasco; Cerretto delle Langhe; Cissone; Feisoglio; Gorzegno; Niella Belbo; San Benedetto Belbo; Serravalle delle Langhe; Somano mandamento III di Bra Bra; Pocapaglia; Santa Vittoria d'Alba mandamento IV di Canale Canale; Castagnito; Castellinaldo; Montà; Monteu Roero; Santo Stefano Roero mandamento V di Corneliano d'Alba Baldissero d'Alba; Corneliano d'Alba; Guarene; Montaldo Roero; Monticello d'Alba; Piobesi d'Alba; Sommariva Perno; Vezza d'Alba mandamento VI di Cortemilia Bergolo; Bosia; Castelletto Uzzone; Castino; Cortemilia; Cravanzana; Gorrino; Levice; Perletto; Scaletta Uzzone; Torre Bormida; Torre Uzzone mandamento VII di Diano d'Alba Benevello; Borgomale; Diano d'Alba; Grinzane; Lequio Berria; Montelupo Albese; Rodello; Serralunga d'Alba mandamento VIII di Govone Govone; Magliano d'Alba; Priocca mandamento IX di Monforte d'Alba Castelletto Monforte; Castiglione Falletto; Monchiero; Monforte d'Alba; Perno; Roddino; Sinio mandamento X di La Morra Barolo; La Morra; Novello; Verduno mandamento XI di Santo Stefano Belbo Camo; Castiglione Tinella; Cossano Belbo; Mango; Rocchetta Belbo; Santo Stefano Belbo mandamento XII di Sommariva Bosco Ceresole d'Alba; Sanfrè; Sommariva del Bosco

Estratto dall'articolo di Wikipedia Circondario di Alba (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Circondario di Alba
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Circondario di Alba
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Luoghi vicini

Barbaresco (Italia)
Barbaresco (Italia)

Barbaresco (Barbaresch in piemontese) è un comune italiano di 609 abitanti della provincia di Cuneo in Piemonte, noto per essere luogo di origine e di produzione del vino Barbaresco. Il comune rientra con l'area del paesaggio vitivinicolo di Langhe-Roero e Monferrato tra i patrimoni dell'umanità. La zona è conosciuta storicamente come barbarica sylva, dove le antiche popolazioni celtiche si ritiravano in adorazione del dio Tanaro. Si crede che questa zona sia stato il luogo di nascita dell'imperatore romano Elvio Pertinace, anche se sono decine i paesi che si contendono tale nobile nascita. Il 22 maggio 2014 è stata anche sede della partenza della cronometro Barbaresco - Barolo, dodicesima tappa del Giro d'Italia 2014, dove il colombiano Rigoberto Urán si è aggiudicato la tappa e anche la maglia rosa. Il 22 giugno 2014 il comune è stato inserito nella lista dei beni del Patrimonio dell'Umanità, in quanto fa parte del sito Unesco che comprende alcuni dei comuni più caratteristici di Langhe, Roero e Monferrato. Lo stemma e il gonfalone del Comune di Barbaresco sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica dell'11 aprile 1985. Lo stemma raffigura, su sfondo dorato, un torrione d'azzurro, merlato alla guelfa e munito di una torre quadrata dello stesso, con merlatura guelfa; l'edificio è semicircondato da una bassa cinta muraria, azzurra. Lo scudo è accompagnato dal motto De Barbarisco turris et arx. Il gonfalone è un drappo partito di giallo e di azzurro. Dagli anni trenta ai sessanta si è verificato, come altrove in Italia, lo spopolamento delle campagne che ha visto decine di barbareschesi lasciare la propria terra per dirigersi in prevalenza a Torino e nella riviera ligure. Successivamente alla contenuta immigrazione dall'Italia meridionale, negli ultimi anni Barbaresco ospita circa una sessantina di extracomunitari provenienti dall'Europa Orientale che lavorano come manodopera nelle aziende agricole. Abitanti censiti Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Barbaresco sono 86, così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative: Quasi tutti i residenti si dedicano alla viticoltura come soci della cantina sociale o con cantine a gestione familiare o con attività collegate. Il Barbaresco DOCG è commercializzato a livello internazionale tra i vini più pregiati. Le due principali aziende vinicole locali sono Gaja e I Produttori del Barbaresco. Data l'importanza del prodotto l'ottocentesca chiesa sconsacrata di San Donato è stata restaurata e adattata ad enoteca regionale. AA.VV., Il Piemonte paese per paese, Firenze, Ed. Bonechi, 1993. Barbaresco (vino) Langhe Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Barbaresco Sito ufficiale, su comune.barbaresco.cn.it. Barbarésco, su sapere.it, De Agostini.

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Neive)
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Neive)

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo è la parrocchiale di Neive in provincia di Cuneo, Piemonte. Appartiene alla vicaria delle Valli Belbo e Tinella della diocesi di Alba e risale al XII secolo. Il luogo di culto venne citato per la prima volta nel 1145, ricordato come legato alla canonica della Santa Croce a Mortara e tale resterà sino al 1263. Nel 1325, secondo la modificata giurisdizione ecclesiastica, entrò a far parte della diocesi di Alba e questo generò un contrasto tra Mortara ed Alba su chi sarebbe stato beneficiario delle decime. Nel 1474 la questione si risolse con l'assegnazione della chiesa alla canonica di Santa Maria Nova di Asti, legata ai canonici Lateranensi. La visita pastorale di monsignor Vincenzo Marino avvenuta nel 1576 la descrisse come inadeguata alle necessità della popolazione. Altre visite pastorali si succedono nel 1577 e nel 1644. Nel 1648 Giovanni Battista Farriano arricchisce con i suoi dipinti ad affresco l'altare del Santissimo Rosario. Nella seconda metà del XVII secolo e all'inizio del secolo successivo l'edificio fu oggetto di due importanti interventi di restauro che comportarono anche la sua ricostruzione quasi completa. Attorno al 1729 solo la torre campanaria risultava edificata, su progetto di Francesco Gallo, mentre il resto della struttura era ancora in situazione precaria. La situazione fu sbloccata dall'intervento di Vittorio Amedeo II di Savoia ed entro la metà del secolo la nuova chiesa fu quasi ultimata. A lavori finiti gli altari vennero assegnati a varie comunità e compagnie e furono anche decorati con stucchi policromi. Nel 1816 l'edificio venne nuovamente restaurato e modificato nelle sue forme. L'anno successivo, superata la fase delle soppressioni napoleoniche, la chiesa venne reinserita nella diocesi di Alba. Le decorazioni lignee e in tessuto del baldacchino dell'altare furono realizzate dall'intagliatore Conti e dal tessitore Colombier. Una nuova ristrutturazione fu realizzata nel 1859 e nel 1878 gli interni furono arricchiti di altre decorazioni. Nel 1887 fu costruito l'organo. L'ultimo ciclo di lavori è stato realizzato negli anni cinquanta. Il prospetto principale ha forme neoclassiche, con suddivisione in due ordini senza frontone nella parte superiore. Il portale principale architravato è affiancato, ai lati, dai due ingressi secondari, anch'essi architravati. Nel secondo ordine sono presenti tre nicchie con statue. La torre campanaria si alza in posizione arretrata, sul lato sinistro, affiancata al corpo della chiesa. L'edificio ha grandi dimensioni e la sala è suddivisa in tre navate con separazione realizzata da grandi pilastri decorati e sorreggenti archi a tutto sesto. La zona del presbiterio si raggiunge dalla navata centrale, ed è meno ampia di questa. Gli adeguamenti liturgici degli anni settanta hanno comportato la realizzazione di nuovi arredi lignei. Neive Langhe Diocesi di Alba Parrocchie della diocesi di Alba Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Pietro e Paolo Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa Parrocchiale Ss. Pietro e Paolo, su comune.neive.cn.it. URL consultato il 29 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2021).

Castagnito
Castagnito

Castagnito (Castagnì in piemontese) è un comune italiano di 2 231 abitanti della provincia di Cuneo in Piemonte. Fa parte della delimitazione geografica del Roero. Castagnito sorge nelle colline del sinistra Tanaro a 350 metri sul livello del mare. La sua origine risale al XII secolo e la sua storia vede l'alternarsi di varie signorie tra cui la diocesi di Asti e soprattutto i Rotari o Roero. Nello stemma è raffigurato su campo azzurro un ramo di castagno al naturale, posto in palo, fogliato di cinque e fruttato di due, accompagnato in punta da tre ruote d'argento, simbolo della famiglia Roero. Sotto lo scudo una lista bifida reca la latinizzazione del toponimo, Castanetum ad Tanagrum. Il gonfalone è un drappo di azzurro. La chiesa parrocchiale del capoluogo è dedicata a san Giovanni Battista. In frazione San Giuseppe vi è la chiesa parrocchiale dedicata a san Giuseppe. Al suo interno è presente un organo Berutti del XX secolo, donato alla parrocchia dalla famiglia Burgo di Torino. Abitanti censiti Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Castagnito sono 359, così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative: Comune agricolo, Castagnito vanta una frutticoltura specializzata che annovera varie specialità di frutta, ma in prevalenza pesche e pere. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Castagnito Sito ufficiale, su comune.castagnito.cn.it. Castagnito, su sapere.it, De Agostini.

Duomo di Alba
Duomo di Alba

La cattedrale di San Lorenzo è il principale luogo di culto cattolico di Alba, chiesa madre dell'omonima diocesi. L'edificio, consacrato a San Lorenzo, presenta una notevole serie di somiglianze estetico-architettoniche con il coevo Duomo di Chieri: tali somiglianze sono reperibili in parte nella struttura di scuola romanica-gotica, ma soprattutto nelle decorazioni interne; si vedano, per esempio, le decorazioni a bande orizzontali delle pareti e dei pilastri, gli stessi pilastri lobati, il colore blu delle volte a crociera. L'attuale cattedrale di San Lorenzo fu costruita tra il 1486 e il 1517 per volere del vescovo di Alba Andrea Novelli: prendendo possesso della diocesi, nel 1483, aveva notato lo stato di forte degrado in cui versava la cattedrale e ne promosse la ricostruzione. Dell'antica chiesa, già esistente nell'XI secolo, furono mantenuti soltanto il campanile, i tre portali e il portico della facciata e la cripta; le altre parti, pericolanti, vennero abbattute. Nel 1577 e nel 1584, la cattedrale ha ricevuto la visita apostolica del vescovo di Bergamo Gerolamo Regazzoni prima, poi dell'arcivescovo di Amalfi Giulio Rossino; entrambi indicarono degli interventi da fare necessariamente per adeguare la chiesa, ed in particolare il suo presbiterio, ai dettami del Concilio di Trento. Nel 1626, in seguito a due terremoti, crolla la volta a crociera della navata centrale, che viene sostituita nel 1652. Nel corso dei secoli XVIII e XIX, la cattedrale fu oggetto di restauri di consolidamento e dotata di nuovi altari e cappelle, fra cui l'altare dedicato a san Teobaldo e quello del Santissimo Sacramento. Tra il 1867 e il 1872 avviene l'ultima riplasmazione dell'edificio su progetto del vercellese Edoardo Arborio Mella, con la direzione dei lavori affidata all'architetto albese Giorgio Busca e poi all'ingegner Giuseppe Ferria per il completamento della facciata nel 1878. Nel 1870, al posto della monofora centrale, viene aperto un grande rosone circolare. A partire dal 1871, viene realizzato, da diversi artisti, l'apparato decorativo ad affresco delle volte e delle pareti. Tra il 2007 e il 2009, è stato realizzato il nuovo presbiterio ai piedi della scalinata che conduce a quello antico. La cattedrale di San Lorenzo sorge nel centro storico di Alba, in piazza Risorgimento. L'imponente edificio in stile gotico è caratterizzato di mattoncini rossi del paramento murario. Prospetta sulla piazza con l'alta facciata a salienti, suddivisa in tre sezioni da pilastri a pianta quadrata in corrispondenza delle tre navate interne. Nella parte inferiore, la facciata presenta il pronao, con arcate a sesto acuto. Mentre nelle due sezioni laterali si aprono due monofore gotiche gemelle, in quella centrale vi è l'ampio rosone circolare, del 1870. La facciata è decorata da quattro bassorilievi raffiguranti i simboli dei quattro evangelisti (1878): da sinistra, nell'ordine tradizionale, l'angelo di Matteo, il leone di Marco, il bue di Luca e l'aquila di Giovanni, di Carlo Dusio; è interessante notare che le iniziali dei quattro simboli evangelici compongono in questa sequenza proprio il nome ALBA. Al disotto del rosone, invece, vi è una statua di San Lorenzo Martire (1878) dello scultore milanese Luigi Cocchio. Alla sinistra dell'abside, vi è l'alta torre campanaria, risalente al XIII secolo e modificata nel 1477. In essa si aprono quattro ordini di finestre: dal basso, un ordine di monofore, due ordini bifore e un ordine di quadrifore (soltanto le due aperture centrali, però, sono aperte). La copertura è tramite una cuspide in mattoni a pianta ottagonale. In stile gotico - lombardo ha subito parecchie rimaneggiamenti che ne hanno alterato l'impianto originale. L'interno della chiesa è scandito in tre alte navate di quattro campate ciascuna, con profondo transetto in corrispondenza della quarta campata. Le navate, coperte con volte a crociera dipinte a cielo stellato (1870) da Carlo Costa, sono suddivise da arcate a sesto acuto poggianti su pilastri polistili bicromatici. Lungo le navate laterali, si aprono sei cappelle, tre per lato. La prima a destra è la cappella del Santo Crocifisso, con altare di Edoardo Arborio Mella in stile neogotico e alle pareti il Transito di San Giuseppe (XVIII secolo), e la Madonna con il Bambino, i Santi Filippo Neri e Grato (XVIII secolo), attribuito a Pietro Paolo Operti. La seconda è quella della Madonna del Sacro Cuore con altare neogotico, statua della Madonna e alle pareti i dipinti San Palemone abate (1827) e Sant'Eugenio papa (1840) di Agostino Cottolengo. La terza è dedicata alla Sacra Famiglia con la pala SS. Trinità e la Sacra Famiglia (1875) probabilmente di Cesare Rossi, e ai lati Madonna della Consolata e Gesù crocifisso. Nella navata sinistra, la prima è il battistero, con fonte battesimale (2007) in marmo scuro realizzato su disegno dell'architetto Ugo Della Piana (1991) e tela Battesimo di Gesù del pittore Claudio Francesco Beaumont. La seconda, dedicata alla Madonna del Rosario, ha la pala Madonna con Bambino con ai piedi S. Domenico di Guzman e S. Caterina da Siena (1888) di Enrico Reffo e alle pareti Madonna addolorata, Cristo morto e Santi (1770) di Giovanni Pirri e S. Luca che ritrae la Madonna con Bambino tra angeli attribuita a Sebastiano Taricco. La terza, dedicata a San Bovo, presenta una pala di San Bovo (1872) di Luigi Morgari, e nelle pareti S. Bovo, S. Teobaldo, S. Carlo Borromeo, S. Rocco ai piedi del crocifisso (1860) e S. Antonio abate (1591) di Ambrogio Oliva. Nel transetto si aprono due profonde cappelle (1486-1516), quella di destra dedicata al SS. Sacramento e quella di sinistra a S. Teobaldo. Nella prima, pala d'altare con Elia profeta e S. Eligio in adorazione della Madonna del Carmelo (1746), le tele Profeta Elia destato e nutrito dall'angelo e Olocausto del Profeta Elia e l'affresco nella volta Rapimento del Profeta Elia, tutte opere del pittore Francesco Antonio Cuniberti e ancora la tela Il martirio di S. Donato vescovo di Arezzo. Nella seconda, che contiene un altare (1514-1517) di Antonio Carloni costituito dalla mensa, da una predella, dalla pala e dalla cimasa (1760), gli affreschi Gloria dei Santi Tutelari di Alba (1760) di Michel Antonio Millocco nella volta e alle pareti, San Teobaldo che invoca la Trinità a protezione della città (XVII secolo), Il miracolo di San Teobaldo (1761) sempre del Millocco, SS. Trinità che incorona la Vergine Maria e due Santi (XVII secolo) e i Santi tutelari di Alba che intervengono per proteggere la città assediata (1761), ancora del Millocco. Nell'abside maggiore sopraelevato, si trova un altare barocco (1712) realizzato da Giuseppe Gaggini con una pala dedicata a S. Lorenzo (1766) del pittore Claudio Francesco Beaumont e alle pareti quattro affreschi monocromi a encausto con Episodi della vita di San Lorenzo (1871) di Luigi Cherubino Hartman. Sulla sinistra, la cattedra vescovile (1712) con baldacchino. Fra le opere più importanti custodite nella chiesa, vi è la Lastra tombale del vescovo Andrea Novelli, opera dello scultore Antonio Carloni. Nella terza campata della navata centrale, ai piedi della scalinata che conduce al presbiterio tridentino, rialzato rispetto al resto della chiesa per la presenza della sottostante cripta, vi è il nuovo presbiterio, realizzato fra il 2007 e il 2009 per volere dell'allora vescovo di Alba Sebastiano Dho. In stile moderno, è costituito dall'altare a pianta quadrata, affiancato a sinistra dall'ambone e a destra dalla nuova cattedra. In sagrestia grandi armati barocchi del Settecento e l'elegante bassorilievo policromo Madonna con Bambino, San Giovanni Battista e San Giovanni Apostolo (1507) del pittore comasco Giovanni Lorenzo Sormani. Ai lati dell'altare maggiore dell'abside, vi è il coro ligneo (1512) di Bernardino da Fossano che il vescovo Andrea Novelli gli aveva commissionato per rinnovare i decori interni del duomo. Il coro è un'opera di ebanisteria costituito da trentacinque scanni intarsiati, disposti a semicerchio su due file. Al centro è presente lo stallo episcopale, sormontato dal baldacchino e fiancheggiato da vari stalli minori (17 per parte). Sui baldacchini e sui dossali di alcuni stalli minori scorre un motivo decorativo che rappresenta l'immagine di un castello. L'elegante voluta, che separa i sedili l'uno dall'altro, ha, invece, dei motivi vegetali che si sviluppano a partire dal posa braccio. I dossali degli stalli più esterni, racchiusi da una cornice con motivi geometrici sono di pregio. Nei dossali si alternano due tipologie di soggetti: gli scorci urbani e gli oggetti della liturgia. Lungo il semicerchio, trentacinque raffigurazioni, tutte diverse tra loro, richiamano disegni prospettici della tradizione rinascimentale. Bernardino usa per gli intarsi legni differenti, in modo da creare delicate sfumature cromatiche dalle tonalità calde. Nelle raffigurazioni si notano strumenti musicali, libri rilegati, oggetti di culto, il calice rovesciato, i simboli della Passione, coppe ricolme di frutta, paesi arroccati su colline. Noemi Gabrielli, Sculture di Antonio Carlone ad Alba, in Edorado Arslan (a cura di), Arte e artisti dei laghi lombardi, I, Tipografia Editrice Antonio Noseda, Como 1959, 167-172, tavola XXXII, figure 74-75, 76-77. Silvia A. Colombo, Simonetta Coppa, I Carloni di Scaria, Fidia edizioni d'arte, Lugano 1997, 33. Massimo Bartoletti, Laura Damiani Cabrini, I Carlone di Rovio, Fidia edizioni d'arte, Lugano 1997, 67. Diocesi di Alba Architettura romanica Architettura gotica Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla cattedrale di San Lorenzo ad Alba Wikivoyage contiene informazioni turistiche sui Principali monumenti religiosi del Piemonte La cattedrale sul sito della Diocesi , su webdiocesi.chiesacattolica.it. Il nuovo presbiterio, su architetturadipietra.it. Chiesa di San Lorenzo (Alba) su BeWeB - Beni ecclesiastici in web