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Parco di Monte Urpinu

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Monte Urpinu park pond
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Il parco di Monte Urpinu è un parco cittadino di Cagliari, situato nell'omonimo quartiere. È la prima area verde della città per estensione, nonché la più antica. Nel XIV secolo a.C. sul punto più elevato dell'omonimo monte fu eretto il nuraghe Bianco, attualmente rimangono soltanto poche parti della cinta muraria poiché i massi calcarei utilizzati per la sua costruzione furono riutilizzati e sono comunque poco resistenti alle intemperie. Si presentava simile al complesso di Su Nuraxi ed era uno dei nuraghi più importanti dell'isola, presentando un muro di oltre 20 m. L'archeologo Giovanni Spano riporta che il toponimo derivi dal latino mons vulpinus, il monte sul quale trova sede il parco era infatti un tempo popolato da volpi, conigli, pernici e cinghiali. Nel tempo il bosco presente si ridimensionò fino a sparire, venendo sfruttato per il suo legname. Nel 1536 il Regno di Sardegna emise infatti un'ordinanza per contrastare il fenomeno del diboscamento illegale. GIà nel 1819 Alberto La Marmora proponeva di impiantare il Pinus pinaster, nel 1870 fu effettuato un rimboschimento con esemplari della specie Pinus halepensis sull'omonimo colle, curato dall'agronomo Rafaele Pischedda e ordinato da Edmondo Sanjust di Teulada. Nel 1930 l'Aeronautica militare costruì nel parco e nello stagno di Molentargius un deposito sotterraneo di carburanti, successivamente ampliato negli anni 1980. I ventidue serbatoi di carburante erano collegati, tramite condotte, al porto (zona "Su siccu") e agli aeroporti di Decimomannu ed Elmas. Nell'agosto del 2007 il deposito viene dismesso, ed è stato possibile visitarlo nel 2017. Il 12 febbraio 1939 il Comune di Cagliari acquistò il terreno per 1 000 000 L.. Nel 1954 effettuò un secondo rimboschimento, mentre negli anni 1980 creò cinque laghi artificiali, un campo da tennis ed una strada panoramica attorno al parco, viale Europa. Nel corso del 2022 la morte di alcuni esemplari di pavone ha rivelato la presenza di un focolaio di influenza aviaria, per questo motivo sono stati abbattuti 228 esemplari di uccelli come misura precauzionale, scatenando la protesta della città. È stato riaperto dopo circa un mese ed è in corso il ripopolamento. Oggi il parco si estende per 350000 m² ed è dotato di 14 km di viali, con suggestivi punti di vista su Cagliari e il Campidano, lo stagno di Molentargius e la spiaggia del Poetto (Su Poettu), trovandosi a 98 m s.l.m.. Il viale Europa lo percorre sulla cresta in tutta la sua lunghezza. Le specie botaniche più diffuse, non tutte spontanee ma adatte al clima mediterraneo caldo e semiarido e al suolo roccioso calcareo, sono il pino d'Aleppo, l'olivastro, il carrubo, il leccio, il lentisco, l'euforbia arborea, l'alimo, l'alaterno, la fillirea, il bagolaro, il pino delle Canarie. Tra gli animali che dimorano nel parco vi sono cigni, gallinelle d'acqua, germani reali, oche, raganelle, tartarughe e pavoni. Il parco è abitato, inoltre, da una colonia di gatti recentemente dotata di cucce. Le stesse possono ospitare fino a quattro esemplari e proteggono gli animali in caso di precipitazioni. Antonio Romagnino e Ludovica Romagnino, Cagliari, collana Le guide, 3ª ed., Edizioni Della Torre, 4 giugno 2018, ISBN 978-8873434825. Monte Urpinu Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul parco di Monte Urpinu Sito ufficiale, su comune.cagliari.it. Monte Urpinu, su SardegnaTurismo. URL consultato il 24 agosto 2023. Parco urbano di Monte Urpinu, su Touring Club Italiano. URL consultato il 24 agosto 2023. Parco di Monte Urpinu, su Associazione Parchi e Giardini d'Italia. URL consultato il 24 agosto 2023.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Parco di Monte Urpinu (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Parco di Monte Urpinu
Arburada/Viale Rafaele Pischedda, Cagliari Monte Urpinu

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Arburada/Viale Rafaele Pischedda
09129 Cagliari, Monte Urpinu
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Monte Urpinu park pond
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Luoghi vicini

Museo dell'arciconfraternita dei Genovesi

Il museo dell'arciconfraternita dei Genovesi si trova a Cagliari, in via Gemelli, presso la sede dell'arciconfraternita dei Santi Martiri Giorgio e Caterina dei Genovesi, adiacente all'omonima chiesa, nel quartiere Monte Urpinu. Il museo è costituito da una raccolta di testimonianze storico - artistiche legate all'arciconfraternita dei Genovesi, fondata a Cagliari alla fine del XVI secolo e tuttora esistente. Le sale al piano terra del museo ospitano dipinti, sculture, suppellettili e paramenti liturgici, custoditi in passato presso l'antica sede dell'arciconfraternita, la chiesa dei Santi Giorgio e Caterina, costruita in via Manno, nel quartiere Marina, e distrutta dai bombardamenti il 13 maggio 1943. Tra i dipinti, di particolare rilievo sono: La Madonna della città, opera seicentesca di scuola genovese, raffigurante la Madonna col Bambino, tra angeli, mentre offrono a san Bernardino le chiavi della città di Genova, rappresentata ai loro piedi con le mura e la caratteristica Lanterna. Cristo e Maria offrono il rosario a santi domenicani, opera di Giovanni Bernardino Azzolino, databile tra il 1620 e il 1630. Madonna con il Bambino e i santi Giorgio e Caterina, opera seicentesca del genovese Giovanni Andrea De Ferrari, collocata sull'altare maggiore dell'antica chiesa. Tra le sculture, si conserva un'opera dell'artista ligure Giuseppe Anfosso, allievo del genovese Pasquale Navone; l'opera, giunta da Genova nel 1792, è un gruppo scultoreo in legno policromo che raffigura il Martirio di santa Caterina. Diversi sono gli oggetti d'argento custoditi nel museo, tra cui una croce astile del XVII secolo, un ostensorio del XVIII secolo, il turibolo e la navicella per l'incenso del XIX secolo. Queste ultime sono opera dell'argentiere Luigi Montaldo (1782 - 1867), nato a Genova ma trasferitosi a Cagliari nei primi anni dell'800, membro dell'arciconfraternita dei Genovesi dal 1832. Interessante anche l'esposizione delle antiche vesti liturgiche, come la pianeta del XVII secolo, con ricamate le effigi dei santi Giorgio e Caterina e lo stemma di Genova. Al primo piano sono invece custoditi alcuni importanti documenti della storia dell'arciconfraternita, tra cui il volume in pergamena del 1596, redatto in lingua italiana, contenente lo statuto dell'associazione. Cagliari Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina Sito ufficiale, su web.tiscali.it. Cagliari, Museo dell'Arciconfraternita dei Genovesi, su sardegnacultura.it. URL consultato il 30 agosto 2023. Museo dell'Arciconfraternita dei Genovesi, su Touring Club Italiano. URL consultato il 30 agosto 2023. Museo dell'Arciconfraternita dei Genovesi, su Ministero della cultura. URL consultato il 30 agosto 2023.

Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina
Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina

La chiesa dei Santi Martiri Giorgio e Caterina dei Genovesi, sede della omonima confraternita, è una chiesa parrocchiale di Cagliari. L'edificio è situato in via Gemelli, alla base del colle, adibito a parco urbano, di Monte Urpinu, nell'omonimo quartiere. Una prima chiesa dedicata ai santi Giorgio e Caterina sorse a Cagliari alla fine del XVI secolo, come sede dell'"arciconfraternita dei santi martiri Giorgio e Caterina dei Genovesi". La confraternita, legata alla storia della fiorente comunità genovese di Cagliari, venne costituita nel 1587 dall'arcivescovo Francesco del Val ed eretta in arciconfraternita nel 1591 da papa Gregorio XIV. Inizialmente l'associazione aveva la sua sede presso una cappella della chiesa del convento di Santa Maria di Gesù (che occupava l'area dove oggi sorge l'ex Manifattura Tabacchi, in viale Regina Margherita). Per statuto i membri della confraternita dovevano avere origini liguri. La costruzione della nuova sede iniziò nel 1599, con la posa della prima pietra da parte dell'arcivescovo Alonso Lasso Çedeño. La chiesa, completata nel corso del XVII secolo, sorgeva in Sa Costa (attuale via Manno), nel quartiere Marina, con linee architettoniche richiamanti elementi del manierismo e del barocco, mentre gli interni custodivano diverse opere d'arte. La facciata era caratterizzata da un portale, incorniciato da due colonne tortili e da un fastigio curvilineo, contenente lo stemma di Genova. L'interno era ad unica navata con cappelle laterali. La volta a botte dell'aula si presentava decorata a cassettoni. La chiesa venne distrutta dai bombardamenti il 13 maggio del 1943, durante la seconda guerra mondiale. Finita la guerra, si pensò alla ricostruzione della chiesa dell'arciconfraternita dei Genovesi. Un primo progetto, risalente al 1947, prevedeva la ricostruzione dell'edificio nell'area della chiesa distrutta, in via Manno (questo terreno venne invece successivamente venduto al gruppo La Rinascente). Il progetto definitivo, da realizzarsi nella zona di Monte Urpinu, in un quartiere periferico in rapida espansione, venne ideato da Marco Piloni e Francesco Giachetti nel 1957. La chiesa divenne sede della parrocchia eretta il 23 novembre 1964 dall'arcivescovo Paolo Botto e da lui stesso venne consacrata il 23 novembre 1967. Nel 2001 venne realizzata la scalinata, prevista nel progetto del '57, che collega la chiesa alla sottostante via Scano. L'attuale chiesa, a pianta centrale, presenta esternamente otto facce, costituite da alte arcate paraboloidali, all'interno delle quali si alternano pareti in muratura e vetrate. Ciascuno degli otto "spicchi" che costituiscono l'edificio è raccordato a una lanterna, situata al centro e nella parte alta della chiesa. Il portale è sormontato dallo stemma di Genova, recante il motto LIBERTAS, recuperato dalle macerie dell'antica chiesa. L'interno è caratterizzato dalla luminosità che filtra dalle grandi vetrate colorate, in cui sono i disegni di Rolando Monti che rappresentano gli strumenti della passione di Cristo. Alle quattro vetrate, come già accennato, si alternano quattro pareti in muratura, in cui le pitture monocromatiche di Dino Fantini raffigurano vicende della vita dei santi Giorgio e Caterina, la Madonna (sopra l'arco del presbiterio) e infine i membri dell'arciconfraternita dei Genovesi mentre visionano il progetto della nuova chiesa (parete sopra l'ingresso). L'interno del tempio è ornato da opere d'arte e memorie provenienti dalla chiesa distrutta. Il presbiterio, recentemente restaurato, risulta alterato rispetto alla sistemazione originaria; non è più presente la balaustra, mentre l'altare maggiore con l'antico tabernacolo seicentesco è stato sostituito dalla sede del celebrante, sormontata dal Crocifisso ligneo del 1740 (precedentemente collocato nella seconda cappella a destra). L'opera, attribuita a un allievo di Anton Maria Maragliano, si staglia sullo sfondo delle canne dell'organo. Al centro dell'area presbiteriale si trova la mensa marmorea, consacrata dall'arcivescovo Giuseppe Mani il 26 aprile 2008. Le sei cappelle laterali ospitano alcune opere d'arte, come la piccola statua in corallo della Vergine di Adamo (terza cappella a sinistra), che la tradizione vuole rinvenuta in mare, all'interno di una conchiglia nel XVII secolo da un capitano genovese di nome Adamo. La piccola statua, molto venerata in passato, è collocata al centro di una raggiera dorata, ornata con pietre preziose, opera di Federico Melis. Nella stessa cappella, sotto la mensa dell'altare, si trova un pezzo di terra portato da Nikolajewka sul Don, dono degli Alpini in memoria dei caduti sardi nell'ultima battaglia della ritirata e di tutti i caduti. Tra una cappella e l'altra sono collocate antiche lampade lignee processionali. Altre opere sono custodite nel museo dell'arciconfraternita, nei locali adiacenti alla chiesa. Antioco Piseddu, Le chiese di Cagliari, illustrazioni di Gianflorest Pani, Sestu, Zonza Editori, marzo 2000, ISBN 978-88-8470-030-8. Franco Masala, Architettura dall'Unità d'Italia alla fine del '900, Nuoro, Ilisso Edizioni, 2001, ISBN 88-87825-35-1. Chiese di Cagliari Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa dei Santi Giorgio e Caterina Sito ufficiale, su santigiorgioecaterina.it. Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Cagliari, Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina, su sardegnacultura.it. URL consultato il 9 novembre 2023 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016). Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina, su Monumenti aperti. URL consultato il 9 novembre 2023.

Teatro Alfieri (Cagliari)

Il teatro Alfieri è stato un teatro di Cagliari situato in via della Pineta. Aperto negli anni sessanta come cine-teatro, fu l'unica sala teatrale per la città negli anni ottanta, dopo la chiusura del teatro Massimo (nel 1982, poi riaperto nel 2009) e prima dell'apertura del teatro Lirico (1993). Nel 2010 ha chiuso i battenti ed è rimasto sfitto in attesa di una riconversione mai avvenuta, per essere poi demolito a giugno 2020. Durante la seconda guerra mondiale vennero distrutti i due teatri più importanti di Cagliari: il Politeama Regina Margherita, per un incendio nel 1942, e il teatro Civico di Castello, dai bombardamenti del febbraio 1943. Nel 1947 venne inaugurato il teatro Massimo, ma con l'espansione di Cagliari una sola sala teatrale non bastava, ed anche quelle cinematografiche non servivano tutti i nuovi quartieri. Nel 1961, per iniziativa dell'imprenditore Umberto Cossu, venne così inaugurato il cine-teatro Alfieri, in una zona in piena espansione, in prossimità dello stadio Amsicora e al Quartiere Fieristico. Nei primi anni di attività funzionante anche come teatro, svolse prevalentemente la funzione di cinema dal 1965 fino al 1982, anno di chiusura del Massimo. Con la chiusura del Massimo per l'Alfieri cominciò una grande stagione teatrale, che è continuata sino al febbraio 2009, con la riapertura del teatro Massimo. Nel frattempo, con l'apertura dei multisala, l'Alfieri decise di non proiettare più film, se non in particolari circostanze. Nel 2010 chiuse a causa della crescente egemonia dei multisala in periferia rispetto alle sale singole e dei teatri nel centro storico della città. In progetto ci fu la conversione dell'edificio in locali residenziali e commerciali ma rimase chiuso e nella sua originale conformazione fino a giugno 2020 quando la struttura fu demolita. La decorazione del Foyer, affidata a Dino Fantini, si caratterizzava per dei bassorilievi nel soffitto e da un grande pannello ad olio dedicato al carnevale italiano. AA.VV. Almanacco di Cagliari 2010, Cagliari, 2010 Cagliari

Stazione di Cagliari Piazza Repubblica
Stazione di Cagliari Piazza Repubblica

La stazione di Cagliari Piazza Repubblica è una stazione ferroviaria, ed in seguito tranviaria, al servizio del comune di Cagliari. Fu il capolinea della ferrovia Cagliari-Isili nel capoluogo sardo dal 1968 al 2004, e, dopo lavori di adattamento e ristrutturazione, dal 2008 costituisce il capolinea della linea 1 della rete tranviaria di Cagliari. La stazione cagliaritana di Piazza Repubblica nacque nel secondo dopoguerra, quando prese forma l'intenzione di spostare il capolinea cagliaritano della ferrovia per Isili dall'originaria sede di viale Bonaria: l'area del principale scalo cagliaritano delle Ferrovie Complementari della Sardegna infatti era stata destinata dal piano regolatore comunale all'edificazione di un centro direzionale, inoltre il primo tratto della ferrovia intersecava alcune arterie stradali piuttosto trafficate del capoluogo sardo. Varie furono le sedi proposte per accogliere i treni a scartamento ridotto delle FCS, ma il Ministero dei trasporti pose come condizione per lo spostamento la scelta di uno scalo posto in posizione non periferica (in modo da non disincentivare l'utilizzo del treno) nonché la realizzazione dell'intervento senza costi per lo Stato. Venne quindi scelta una soluzione di compromesso, spostando i depositi, le officine e la direzione compartimentale delle FCS a Monserrato (all'epoca frazione di Cagliari), in una nuova stazione situata in prossimità della SS 554, da raccordare inoltre con una sorta di circonvallazione ferroviaria alla stazione FS cagliaritana (i lavori della ferrovia Monserrato-San Paolo non furono tuttavia mai portati a termine). Come capolinea venne invece scelta l'area compresa tra le centrali piazza Repubblica e via Dante, al progressivo chilometrico 1+165 della ferrovia, subito dopo il passaggio a livello che attraversava all'epoca la piazza. Il 1º dicembre 1968 il cambiamento di capolinea divenne operativo, e da allora i treni FCS si attestarono nel piccolo scalo di piazza Repubblica. Nel 1989 la struttura passò alle neonate Ferrovie della Sardegna, nate dalla fusione tra FCS e Strade Ferrate Sarde. Negli anni novanta la struttura iniziò a essere interessata anche a un servizio ferroviario di tipo metropolitano, che collegò la stazione con varie fermate situate nel tragitto tra piazza Repubblica e la stazione di Monserrato. Lo stesso tragitto sarà poi interessato all'inizio del nuovo millennio al progetto delle FdS per la realizzazione di una rete tranviaria per Cagliari e il suo hinterland: la prima delle linee della nuova infrastruttura a essere realizzata fu proprio quella frutto della riconversione del tratto urbano della ferrovia, tra piazza Repubblica e Monserrato. Per questo nel 2004 lo scalo di piazza Repubblica fu definitivamente chiuso al traffico ferroviario e il capolinea fu avanzato alla stazione di Largo Gennari, realizzata per svolgere le funzioni di impianto terminale sino alla chiusura al traffico ferroviario del tratto cagliaritano della linea per Isili. Con l'avvio dei lavori della tranvia l'edificio della stazione di piazza Repubblica fu demolito e al suo posto ne fu eretto uno nuovo, stavolta a più piani. Il costo complessivo degli interventi di ristrutturazione dello scalo (escluso lo spiazzo antistante l'ingresso di piazza Repubblica) fu di poco inferiore ai 780.000€. Il 17 marzo 2008 in occasione dell'apertura al pubblico della linea 1 della rete tranviaria cagliaritana fu inaugurato anche il rinnovato impianto di Piazza Repubblica, attivo da allora come terminal dei tram diretti verso Monserrato. Sempre nel 2008 le FdS vennero regionalizzate prendendo il nome di ARST Gestione FdS, per poi venire inglobate nell'ARST nel 2010, che da allora è il gestore dell'impianto. Da sottolineare inoltre che lo scalo, pur mantenendo caratteristiche di impianto di testa, è stato progettato con la possibilità di adattarlo a fermata passante, come previsto dal progetto per la realizzazione del tracciato tranviario tra lo scalo e la stazione RFI del capoluogo sardo. Lo scalo cagliaritano di Piazza Repubblica fu realizzato con le caratteristiche di stazione di testa nel lato nord ovest dell'omonima piazza del capoluogo sardo. La stazione fu costruita troncando la curva che, in direzione viale Bonaria, immetteva nel passaggio a livello di piazza Repubblica e per i servizi all'utenza fu costruito un piccolo fabbricato a un piano (più terrazzo) a pianta rettangolare, il cui ingresso si trovava in via Dante, mentre un secondo ingresso in piazza Repubblica fu chiuso con due serrande, davanti alle quali fino ai lavori di ristrutturazione per la tranvia erano ancora presenti gli spezzoni delle vecchie rotaie che portavano all'originario capolinea di viale Bonaria. La gestione del traffico ferroviario avveniva in loco, ad opera del locale Dirigente Movimento. La stazione durante l'attività ferroviaria presentava una banchina alle estremità laterali dei due binari, prive di copertura, a cui se ne aggiunse una terza in un secondo momento tra i due binari. Tutte le banchine erano collegate tra loro dietro il fine corsa dei binari. Con i lavori di ristrutturazione della stazione a metà anni 2000 il vecchio fabbricato viaggiatori fu abbattuto, e sostituito da uno nuovo, con pianta a L, esteso su più piani e realizzato con uno stile minimalista, atto ad ospitare anche alcuni uffici per la gestione dell'infrastruttura tranviaria. Lo scalo mantiene tuttavia la configurazione a due binari tronchi, mentre le banchine sono state ristrutturate e dotate di una pensilina metallica centrale sorretta da una serie di portali larghi quanto le banchine esterne dell'impianto. Dal punto di vista delle relazioni ferroviarie la stazione, al momento della chiusura a tale tipo di esercizio, ospitava i treni delle Ferrovie della Sardegna diretti lungo la linea per Isili, di cui era il capolinea meridionale. Inoltre dalla metà degli anni novanta la stazione fu capolinea del servizio ferroviario metropolitano delle FdS, che permetteva di raggiungere varie fermate urbane a Cagliari e Monserrato nonché le stazioni di Pirri e quella capolinea di Monserrato. Dal 2008 lo scalo è capolinea meridionale della linea 1 della rete tranviaria di Cagliari, i cui tram effettuano relazioni aventi come altro estremo la fermata di Monserrato Policlinico. La stazione sia prima che dopo la riconversione tranviaria comprendeva in un locale accessibile dal muro di recinzione sul lato est i servizi igienici, ed era inoltre dotato di una biglietteria a sportello e di una area di attesa per i passeggeri. Tali caratteristiche permangono anche dopo la riapertura per l'impiego tranviario del 2008, con in aggiunta la presenza di una biglietteria automatica. Biglietteria a sportello Biglietteria automatica Sala d'attesa Servizi igienici Dinanzi all'ingresso della stazione sul lato di via Dante è presente una fermata in cui effettuano sosta i servizi di autolinee extraurbane dell'ARST, oltre che le linee filoviarie 30 e 31 del CTM. Varie autolinee urbane di quest'ultima società osservano inoltre fermata nelle vicinanze dell'impianto, all'altro capo della piazza Repubblica e nella vicina via Alghero. Fermata filobus (via Dante stazione Metrò, linee 30 e 31) Fermata autobus Edoardo Altara, Binari a Golfo Aranci - Ferrovie e treni in Sardegna dal 1874 ad oggi, Ermanno Albertelli Editore, 1992, ISBN 88-85909-31-0. Francesco Ogliari, La sospirata rete, Milano, Cavallotti Editori, 1978. Cagliari Ferrovia Cagliari-Isili Rete tranviaria di Cagliari Stazione di Cagliari (FCS) Stazione di Monserrato

Bonaria (Cagliari)
Bonaria (Cagliari)

Bonaria è un quartiere di Cagliari di 8 347 abitanti. L'area dell'attuale quartiere di Bonaria era abitato già da prima dei Punici; i Cartaginesi nel colle omonimo costruirono una necropoli, utilizzata anche dai romani e più tardi usata come cava. Nel medioevo alla base del colle sorse la chiesa di San Bardilio, in stile romanico pisano. Sulla cima del colle, nel 1324, gli aragonesi costruirono una cittadella fortificata, dove si installarono per assediare Castel di Castro. La cappella del castello aragonese divenne successivamente santuario mariano, dove è tuttora custodita la statua della Madonna di Bonaria. La cittadella fortificata fu per due anni dal 19 giugno 1324 al 10 giugno 1326 la prima capitale del Regno di Sardegna. Oggi il quartiere è densamente popolato e, oltre ad alcune pregevoli villette, si trovano numerosi alberghi e palazzi. Il nome "Bonaria" è il termine italianizzato derivante dal catalano bon aire (aria buona), con cui gli aragonesi ribattezzarono il colle dove fondarono la loro colonia nel XIV secolo. Questo nome successivamente si legò alla statua della Vergine, rinvenuta nel 1370 e custodita nell'antica cappella del castello, dal 1335 sede del convento dei frati Mercedari. Nel 1536, il conquistador Pedro de Mendoza chiamò la città da lui fondata in America del sud "Ciudad del Espíritu Santo y Puerto Santa María del Buen Ayre", per sciogliere un voto fatto alla Madonna di Bonaria, considerata dagli spagnoli patrona dei naviganti (si tratta di quella che oggi è la città di Buenos Aires, capitale della Repubblica Argentina). Santuario e basilica di Bonaria, complesso religioso edificato tra il 1324 e il XX secolo. Convento dei Mercedari e museo di Bonaria. Cimitero monumentale di Bonaria, camposanto ottocentesco con pregevoli esempi di arte funeraria. Parco del colle di Bonaria, area verde dove si trovano alcune grotte dell'antica necropoli punico - romana e da cui si gode di vedute panoramiche sulla città. Abitanti censiti Quartieri di Cagliari Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul quartiere di Bonaria