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Capolona

CapolonaPagine che utilizzano TimelinePagine con mappeSenza fonti - centri abitati della ToscanaSenza fonti - giugno 2015
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CapolonaPonteCalianoArno
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Capolona è un comune italiano di 5 157 abitanti della provincia di Arezzo in Toscana. Il nome si pensa derivi da Caput Leonis (o Campus Leonis). Le origini del paese sono remote e poco conosciute: c'è chi ritiene che lì fosse situato un antico convento di cui oggi si sarebbero perse le tracce. Oggi Capolona è un tranquillo paese immerso nella campagna toscana con caratterizzazione manifatturiera e agrituristica a soli 12 km dalla Città di Arezzo ed alle porte del Casentino. Capolona, capoluogo del comune omonimo, ha una storia singolare. Il comune si estende sulle pendici del Pratomagno verso sud e sulla riva destra dell'Arno e coincide storicamente con i possedimenti dell'antichissima abbazia di San Gennaro a Campoleone. In realtà Capolona è un nome che individua non tanto un centro in particolare, quanto tutta una zona, avendo cambiato durante i secoli la localizzazione del capoluogo; dopo l'abbandono dell'Abbazia, situata nei pressi dell'attuale abitato di Castelluccio, il territorio fu unito ad altre comunità (in particolare con Subbiano, sull'altra sponda dell'Arno) fino alla dominazione napoleonica. Nel 1808 fu istituito il distretto di Capolona, Bibbiano e Belfiore e la sede comunale fu a Castelluccio, il centro più vicino all'antica abbazia e ne acquisì il nome di Capolona. Precedentemente il nome era passato ad una località vicina, sede della pieve di San Giovanni, luogo fino ad allora chiamato Sulpiciano. In tempi più recenti, il capoluogo, e di conseguenza il nome, è passato all'attuale Capolona, un gruppo di edifici sorti ai piedi di Caliano, in corrispondenza del ponte che attraversa l'Arno ed attorno al Calzaturificio Fratelli Soldini sorto a fine degli anni cinquanta del XX secolo. Capolona ha quindi in gran parte un aspetto moderno, lungo il fiume Arno e attraversata dalla strada regionale n. 71 e dalla ferrovia Arezzo-Pratovecchio-Stia. Il comune si inserisce nel paesaggio in un punto in cui il Casentino e la valle dell'Arno si aprono in un ampio ventaglio che prelude alla grande distesa formata dalla confluenza della Val di Chiana nel Valdarno e dove il fiume Arno “torce il muso” ad Arezzo. Il territorio è solcato da brevi torrenti che scendono dal displuvio più meridionale del Pratomagno, che sopra il capoluogo è abbastanza ripido, ma si addolcisce verso Pieve San Giovanni. Capolona si trova al centro di un territorio notevolmente interessante per le sue vicende storiche: importanti ritrovamenti archeologici anche di origine neolitica sono stati scoperti intorno alle località di Cafaggio, Cafaggiolo, Cicaleto e Vico. L'abbazia di San Gennaro a Campus Leonis (da cui Capolona) fu fondata nel 972 e successivamente affidata ad alcuni monaci benedettini provenienti da Montecassino. Dal X al XII secolo nel momento della sua maggiore potenza, l'elenco delle proprietà dell'abbazia di Campoleone era enorme: castelli e corti dal Casentino all'Umbria. Fra gli ospiti illustri dell'abbazia ci fu papa Alessandro II, che vi soggiornò nel settembre 1064 (presso la località Ierna si sono rinvenute tracce del passaggio di papa Alessandro II, una medaglia con la sua effigie, fa pensare potesse essere un dono del Papa a qualche personalità di importanza che vivesse in quella zona. Essendo sita in loco una ex villa romana appartenuta a famiglia Patrizia e poi successivamente riadattata a castelletto, ove ancora oggi si può notare una torre difensiva rimaneggiata successivamente, dalle varie dominazioni). Dalla fine del secolo XIV ebbe inizio il lento declino dell'abbazia, che fu in seguito abbandonata, con conseguente decadenza del centro abitato corrispondente. Il monumento più importante di Capolona è Pieve a Sietina, giunta a noi quasi nella sua forma originaria (escluso il campanile di inizio Novecento). La Pieve a Sietina è ricordata fin dall'inizio del secolo XI con il nome di Santa Maria Maddalena di Setrina e si trova nella “terra barbaritana”, suggestiva dizione per definire una vasta area posta tra Arezzo e il Casentino dove, all'inizio dell'anno Mille, era ancora forte l'impronta delle popolazioni di stirpe germanica che nei secoli passati avevano occupato e si erano stabiliti in queste terre. Nella Pieve a Sietina ci sono affreschi trecenteschi e rinascimentali riportati al loro antico splendore da un recente restauro. Molti borghi mantengono ancora una tipica foggia medievale con tracce più o meno evidenti di strutture murarie: ricordiamo Castelluccio con la sua “Portaccia”; Pieve di Cenina, Pieve San Martino Sopr'Arno e Pieve San Giovanni con pievi antichissime e la chiesa a Il Santo con testimonianze di origine bizantine; Bibbiano con tratti ben conservati della cinta muraria, e poi Lorenzano, Baciano, Ponina, Cenina, Migliarino, Vezza, Casavecchia, Busseto, Apia, Santa Margherita, Poggio al Pino, Figline, Busenga, Ierna e tanti altri piccoli borghi e casolari dispersi nelle colline. Sono da segnalare una serie di tracce di strutture difensive e fortificate che facevano probabilmente parte del sistema difensivo risalente all'alto medioevo: Lorenzano, Casella, Caliano, Belfiore. Stemma e gonfalone sono descritti nello statuto comunale. Stemma Gonfalone Chiesa di San Michele Arcangelo a Castelluccio Pieve dei Santi Giovanni Battista e Marino a Pieve San Giovanni Pieve a Sietina Pieve di San Martino Sopr'Arno Pieve di Cenina Chiesa al Santo di Ponina Abitanti censiti Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 525 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Romania 193: 3,50% Albania 91: 1,65% Bangladesh 62: 1,12% Durante il mese di marzo (terzo week end) si svolge nel capoluogo la mostra filiera del tartufo marzuolo. A Capolona si svolge ogni anno, nel mese di maggio, una rassegna corale nazionale denominata CORINCANTO organizzata dalla locale corale polifonica "Bruno Banchetti". A Capolona si svolge ogni anno, nel mese di giugno, una festa organizzata dalla pro loco nel centro sociale "Arno". Nella frazione di Castelluccio nel terzo week end di luglio di ogni anno si svolge la rievocazione storica "Campus Leonis". Capolona è servita dalla stazione di Capolona, sulla ferrovia Arezzo-Stia. Anche la stazione di Subbiano e la stazione di Baciano, situate lungo la stessa linea, ricadono nel territorio comunale di Capolona. Classificazione sismica: zona 2 (sismicità medio-alta), Ordinanza PCM 3274 del 20/03/2003 Classificazione climatica: zona D, 2026 GR/G Diffusività atmosferica: media, Ibimet CNR 2002 Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. La principale squadra di calcio di Capolona è l'A.S.D. Deportivo Capolona, fondata nel 2013 e militante nel campionato UISP di Arezzo, eccellenza - girone A. [Allenatore: Massimo Romani, Capitano e fondatore: Nicola Bruni] Capolona è anche rappresentato dal Capolona-Quarata, squadra che milita nella prima divisione FIGC . Altri sport: ASD Capolona-Subbiano Pallavolo (fondata nel 2015), attività di pallavolo femminile. Scuola Regionale di Pallavolo FIPAV, Marchio di Qualità per il Settore Giovanile 2020-21 e 2022-24. Partecipa ai campionati di categoria giovanili nel Comitato Territoriale FIPAV Etruria. La prima squadra milita attualmente in Prima Divisione. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Capolona Sito ufficiale, su comune.capolona.ar.it.

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Campoluci
Campoluci

Campoluci è una frazione del comune italiano di Arezzo, nell'omonima provincia, in Toscana. La località di Campoluci è identificata probabilmente come lo stesso tratto di piana vicina all'Arno in cui ebbe luogo la battaglia di Arezzo del 284 a.C. in cui i romani furono sconfitti dai Galli Senoni e in cui trovò la morte Lucio Cecilio Metello Denter (secondo Polibio, console, mentre per Tito Livio "praetor"). Infatti i Galli, dopo la sconfitta nella Terza Guerra Sannitica (a cui avevano preso parte, oltre a Sanniti e Galli, anche Etruschi ed Umbri) durata dal 298 al 290 a.C., tentarono di riprendere terreno muovendo verso l'Etruria nel tentativo di sollevare una nuova insurrezione delle popolazioni italiche contro Roma. Gli Etruschi però, restarono fedeli all'alleanza ed ai trattati di pace stipulati con Roma nel 294 a.C., mentre giungeva in loro soccorso Lucio Cecilio Metello Denter a capo di due legioni. La battaglia, che appunto si svolse ad Arezzo, fu vinta dai Galli Senoni mentre l'esercito romano fu sbaragliato, Lucio Cecilio Metello Denter fu ucciso, insieme a sette tribuni militari e tredicimila soldati. Solo nell'anno successivo i romani riuscirono a sottomettere definitivamente i Galli Senoni, ponendo fine alle loro mire espansionistiche in Italia Centrale, e celebrando questa fine delle ostilità con la fondazione di una colonia in quella che era stata la capitale dei Galli in Italia, Sena Gallica, odierna Senigallia. L'origine del nome viene fatta risalire all'originale campus Lucii ("campo di Lucio") a memoria di Lucio Cecilio Metello Denter, console romano (pretore, secondo Tito Livio) che qui trovò probabilmente la morte durante la battaglia di Arezzo tra Romani e Galli Senoni del 284 a.C. È stata inoltre formulata una seconda ipotesi circa l'etimologia del toponimo, secondo cui potrebbe essere ricollegata a lucus (bosco sacro), in quanto la centuriazione romana che interessò i luoghi contigui non toccò Campoluci, forse a prova del fatto che l'area rivestiva una certa importanza sacra, appunto. Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, costruita nel 1755 e dedicata ai Santi Pietro e Paolo, è la chiesa parrocchiale. La facciata, tipicamente settecentesca, presenta un portale sormontato da una finestra squadrata. La pianta interna è ad una sola navata, con affreschi settecenteschi raffiguranti le quattro virtù cardinali nella parte della cupola, venuti alla luce dopo l'ultimo restauro, sotto affreschi posteriori di epoca novecentesca. L'edificio ha probabilmente sostituito la precedente chiesa dedicata a San Pietro di Nofio o Noffio, toponimo forse di origine altomedievale ed oscuro a noi Chiesa di San Bartolomeo, risalente al X secolo. È situata in una posizione rialzata rispetto al paese, in un nucleo di abitazioni chiamato adesso Le Greppe o Le Greppie, ma in passato denominato La Corte o Le Corti, nome che riconduce senz'altro alla curtis del periodo altomedievale, ovvero l'insieme di campi coltivati, case dei coloni e dimore, dove il signore viveva ed esercitava la sua autorità di controllo sul territorio e sulle attività rurali ad esso connesso. Tale modello, denominato "curtense", rappresentò il passaggio decisivo dal tipo di divisione e gestione economica del territorio agricolo della villa romana alla signoria fondiaria di tipo feudale. La chiesa, purtroppo in stato di rovina, presenta delle modifiche romaniche del XII secolo, mentre già nel XV secolo risultava fatiscente, tanto da essere abbandonata nello stesso periodo. Molto interessante è un prezioso oggetto proveniente dalla chiesa e attualmente custodito al Museo statale d'arte medievale e moderna, un pluteo (balaustra che di solito serviva a dividere il presbiterio dalla cantoria) in arenaria, raffigurante due pavoni (nella tradizione simbolica cristiana indicavano l'immortalità e la Resurrezione di Cristo), che si abbeverano ad un kantharos, coppa di origine greco-romana caratterizzata da due alte anse verticali, e divenuta in epoca protocristiana simbolo di purificazione. Alberto Nocentini, Agli inizi della Toponomastica Aretina in “Atti e Memorie della Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze di Arezzo”, vol. LXV, Lama (PG), Editrice Le Balze, 2003-2004, pp. 123-136. Gaetano De Sanctis, Storia dei Romani, vol. 2, Firenze, La Nuova Italia, 1960, pp. 357-358. Angelo Tafi, Immagine di Arezzo. La città oltre le mura medicee e il territorio comunale, Cortona, Calosci, 1985. Arezzo Lucio Cecilio Metello Denter Bosco sacro Etruschi Galli Senoni Battaglia di Arezzo Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Arezzo) Museo statale d'arte medievale e moderna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Campoluci https://web.archive.org/web/20160811142540/http://parrcampoluci.altervista.org/joomla/component/content/article/39-home/46-parrocchia-di-campoluci-dei-santi-pietro-e-paolo, sito della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo in Campoluci. http://www.amarantomagazine.it/news_dett.php?id=275, chiesa di S. Bartolomeo. http://www.museistataliarezzo.it/museo-arte-medievale, Museo statale d'arte medievale e moderna, Arezzo.

Pieve dei Santi Giovanni Battista e Marino
Pieve dei Santi Giovanni Battista e Marino

La pieve dei Santi Giovanni Battista e Marino, anche nota come pieve dei Santi Giovanni Battista e Martino, è un edificio sacro di Capolona che si trova in località Pieve San Giovanni. L'antica pieve fu fondata probabilmente nel V secolo ed era dedicata a santi Giovanni e Martino. Fu molto importante fino al X secolo, quando venne ceduta da Teuzo di Sassello alla badia delle Sante Flora e Lucilla. Nel Settecento venne completamente ristrutturata (nella attuale controfacciata sono visibili conci in arenaria probabilmente di epoca romanica). Fu nuovamente risistemata nella parte absidale nel 1929. La facciata del tipo a capanna presenta un interno ad aula unica con soffitto a capriate lignee. All'interno, sulle pareti laterali si trovano due altari tardomanieristi: in quello di sinistra è conservato un crocifisso ligneo trecentesco. A quello di destra è un dipinto con una Madonna col Bambino incorniciata da una tela con i Santi Domenico e Caterina da Siena e i Misteri del Rosario entrambe attribuite a Bernardino Santini, databile al 1650 - 1652 circa. All'altare maggiore è una tela seicentesca che raffigura il Battesimo di Gesù datata 1674 ed assegnabile a Giovanni Battista Biondi, allievo di Salvi Castellucci. Il Casentino e il Valdarno superiore. La storia, l'architettura, l'arte delle città e del territorio. Itinerari nel patrimonio storico-religioso, a cura di Laura Speranza, Firenze, 2000. Il Casentino, a cura di Giovanni Cherubini, Firenze, 2000. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla pieve dei Santi Giovanni Battista e Marino Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it.

Ceciliano (Arezzo)
Ceciliano (Arezzo)

Ceciliano (già Cicigliano) è una frazione del comune di Arezzo, in Toscana. È convenzionalmente divisa in Ceciliano, la parte del paese (in alto) a ovest della ferrovia, e Casenuove di Ceciliano (in basso), la parte a est della ferrovia. Il territorio della frazione è stato frequentato sin dall'epoca preistorica, come dimostrano vari ritrovamenti risalenti al Paleolitico e al Neolitico. Di particolare interesse la scoperta presso Ceciliano di un complesso industriale musteriano del Paleolitico medio di tipo "La Quina". Il borgo venne fondato nel I secolo a.C. quale villa di campagna di Tito Pomponio Attico e, nel 1018, prese il nome di Ceciliano, toponimo da annoverare tra gli esempi di prediali romani, forse in ricordo della figlia di Pomponio Attico o dalla famiglia romana che lo possedette in seguito, discendente della gens Caecilia. Fino agli anni settanta, benché distasse solo tre chilometri dal centro cittadino di Arezzo, era un vero e proprio paese di campagna, con campi coltivati a orzo e grano nella parte bassa, mentre nella parte alta, vicino alla chiesa, si trovavano stalle di vacche chianine. Negli anni ottanta l'espansione edilizia ha inglobato la frazione nella periferia aretina facendogli così perdere le precedenti caratteristiche di paese di campagna. Chiesa di San Romano, chiesa parrocchiale della frazione, è documentata per la prima volta in un diploma di Ugo e Lotario del 941. La località ospita anche la sede della televisione privata locale Teletruria che nel 2008 si è spostata dal centro di Arezzo nella parte bassa di Ceciliano ovvero a Casenuove di Ceciliano lungo la SR71. Ceciliano è la prima frazione che si incontra dirigendosi dal capoluogo verso nord sulla strada statale 71 Umbro Casentinese Romagnola. La frazione è collegata inoltre con il capoluogo a sud e la valle del Casentino a nord anche dalla linea ferroviaria Arezzo-Stia che vi ha una fermata – Ceciliano-Puglia – che serve anche la vicina località di Puglia. Nel paese è presente anche una locale squadra di calcio: la US Ceciliano, che con alterne avventure, milita tra la terza categoria e la seconda.