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Chiesa di San Michele Arcangelo (Capolona)

Chiese dedicate a san Michele ArcangeloChiese di CapolonaPagine con mappeStub - chiese della provincia di Arezzo
CastelluccioCapolanoMicheleArcangelo1
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La chiesa di San Michele Arcangelo è un edificio sacro di Capolona che si trova in località Castelluccio. Conosciuta nel Trecento con il nome di Sant'Angelo in Fabriciano, venne unita nel 1770 alla pieve di Santa Maria Maddalena a Sietina. Venne ricostruita completamente nella seconda metà dell'Ottocento. Sul fianco destro si erge la torre campanaria con orologio che sostituisce un più antico campanile a vela. L'interno ad una navata, conserva un gruppo ligneo raffigurante la Madonna col il Bambino, ridipinta pesantemente e forse proveniente dalla vicina abbazia di Capolona. La scultura è circondata da una serie di 15 formelle dipinte con i Misteri del Rosario di ambito vasariano della seconda metà del Cinquecento. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Michele Arcangelo Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Michele Arcangelo (Capolona) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Michele Arcangelo (Capolona)
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Luoghi vicini

Campoluci
Campoluci

Campoluci è una frazione del comune italiano di Arezzo, nell'omonima provincia, in Toscana. La località di Campoluci è identificata probabilmente come lo stesso tratto di piana vicina all'Arno in cui ebbe luogo la battaglia di Arezzo del 284 a.C. in cui i romani furono sconfitti dai Galli Senoni e in cui trovò la morte Lucio Cecilio Metello Denter (secondo Polibio, console, mentre per Tito Livio "praetor"). Infatti i Galli, dopo la sconfitta nella Terza Guerra Sannitica (a cui avevano preso parte, oltre a Sanniti e Galli, anche Etruschi ed Umbri) durata dal 298 al 290 a.C., tentarono di riprendere terreno muovendo verso l'Etruria nel tentativo di sollevare una nuova insurrezione delle popolazioni italiche contro Roma. Gli Etruschi però, restarono fedeli all'alleanza ed ai trattati di pace stipulati con Roma nel 294 a.C., mentre giungeva in loro soccorso Lucio Cecilio Metello Denter a capo di due legioni. La battaglia, che appunto si svolse ad Arezzo, fu vinta dai Galli Senoni mentre l'esercito romano fu sbaragliato, Lucio Cecilio Metello Denter fu ucciso, insieme a sette tribuni militari e tredicimila soldati. Solo nell'anno successivo i romani riuscirono a sottomettere definitivamente i Galli Senoni, ponendo fine alle loro mire espansionistiche in Italia Centrale, e celebrando questa fine delle ostilità con la fondazione di una colonia in quella che era stata la capitale dei Galli in Italia, Sena Gallica, odierna Senigallia. L'origine del nome viene fatta risalire all'originale campus Lucii ("campo di Lucio") a memoria di Lucio Cecilio Metello Denter, console romano (pretore, secondo Tito Livio) che qui trovò probabilmente la morte durante la battaglia di Arezzo tra Romani e Galli Senoni del 284 a.C. È stata inoltre formulata una seconda ipotesi circa l'etimologia del toponimo, secondo cui potrebbe essere ricollegata a lucus (bosco sacro), in quanto la centuriazione romana che interessò i luoghi contigui non toccò Campoluci, forse a prova del fatto che l'area rivestiva una certa importanza sacra, appunto. Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, costruita nel 1755 e dedicata ai Santi Pietro e Paolo, è la chiesa parrocchiale. La facciata, tipicamente settecentesca, presenta un portale sormontato da una finestra squadrata. La pianta interna è ad una sola navata, con affreschi settecenteschi raffiguranti le quattro virtù cardinali nella parte della cupola, venuti alla luce dopo l'ultimo restauro, sotto affreschi posteriori di epoca novecentesca. L'edificio ha probabilmente sostituito la precedente chiesa dedicata a San Pietro di Nofio o Noffio, toponimo forse di origine altomedievale ed oscuro a noi Chiesa di San Bartolomeo, risalente al X secolo. È situata in una posizione rialzata rispetto al paese, in un nucleo di abitazioni chiamato adesso Le Greppe o Le Greppie, ma in passato denominato La Corte o Le Corti, nome che riconduce senz'altro alla curtis del periodo altomedievale, ovvero l'insieme di campi coltivati, case dei coloni e dimore, dove il signore viveva ed esercitava la sua autorità di controllo sul territorio e sulle attività rurali ad esso connesso. Tale modello, denominato "curtense", rappresentò il passaggio decisivo dal tipo di divisione e gestione economica del territorio agricolo della villa romana alla signoria fondiaria di tipo feudale. La chiesa, purtroppo in stato di rovina, presenta delle modifiche romaniche del XII secolo, mentre già nel XV secolo risultava fatiscente, tanto da essere abbandonata nello stesso periodo. Molto interessante è un prezioso oggetto proveniente dalla chiesa e attualmente custodito al Museo statale d'arte medievale e moderna, un pluteo (balaustra che di solito serviva a dividere il presbiterio dalla cantoria) in arenaria, raffigurante due pavoni (nella tradizione simbolica cristiana indicavano l'immortalità e la Resurrezione di Cristo), che si abbeverano ad un kantharos, coppa di origine greco-romana caratterizzata da due alte anse verticali, e divenuta in epoca protocristiana simbolo di purificazione. Alberto Nocentini, Agli inizi della Toponomastica Aretina in “Atti e Memorie della Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze di Arezzo”, vol. LXV, Lama (PG), Editrice Le Balze, 2003-2004, pp. 123-136. Gaetano De Sanctis, Storia dei Romani, vol. 2, Firenze, La Nuova Italia, 1960, pp. 357-358. Angelo Tafi, Immagine di Arezzo. La città oltre le mura medicee e il territorio comunale, Cortona, Calosci, 1985. Arezzo Lucio Cecilio Metello Denter Bosco sacro Etruschi Galli Senoni Battaglia di Arezzo Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Arezzo) Museo statale d'arte medievale e moderna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Campoluci https://web.archive.org/web/20160811142540/http://parrcampoluci.altervista.org/joomla/component/content/article/39-home/46-parrocchia-di-campoluci-dei-santi-pietro-e-paolo, sito della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo in Campoluci. http://www.amarantomagazine.it/news_dett.php?id=275, chiesa di S. Bartolomeo. http://www.museistataliarezzo.it/museo-arte-medievale, Museo statale d'arte medievale e moderna, Arezzo.

Pieve dei Santi Giovanni Battista e Marino
Pieve dei Santi Giovanni Battista e Marino

La pieve dei Santi Giovanni Battista e Marino, anche nota come pieve dei Santi Giovanni Battista e Martino, è un edificio sacro di Capolona che si trova in località Pieve San Giovanni. L'antica pieve fu fondata probabilmente nel V secolo ed era dedicata a santi Giovanni e Martino. Fu molto importante fino al X secolo, quando venne ceduta da Teuzo di Sassello alla badia delle Sante Flora e Lucilla. Nel Settecento venne completamente ristrutturata (nella attuale controfacciata sono visibili conci in arenaria probabilmente di epoca romanica). Fu nuovamente risistemata nella parte absidale nel 1929. La facciata del tipo a capanna presenta un interno ad aula unica con soffitto a capriate lignee. All'interno, sulle pareti laterali si trovano due altari tardomanieristi: in quello di sinistra è conservato un crocifisso ligneo trecentesco. A quello di destra è un dipinto con una Madonna col Bambino incorniciata da una tela con i Santi Domenico e Caterina da Siena e i Misteri del Rosario entrambe attribuite a Bernardino Santini, databile al 1650 - 1652 circa. All'altare maggiore è una tela seicentesca che raffigura il Battesimo di Gesù datata 1674 ed assegnabile a Giovanni Battista Biondi, allievo di Salvi Castellucci. Il Casentino e il Valdarno superiore. La storia, l'architettura, l'arte delle città e del territorio. Itinerari nel patrimonio storico-religioso, a cura di Laura Speranza, Firenze, 2000. Il Casentino, a cura di Giovanni Cherubini, Firenze, 2000. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla pieve dei Santi Giovanni Battista e Marino Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it.

Ceciliano (Arezzo)
Ceciliano (Arezzo)

Ceciliano (già Cicigliano) è una frazione del comune di Arezzo, in Toscana. È convenzionalmente divisa in Ceciliano, la parte del paese (in alto) a ovest della ferrovia, e Casenuove di Ceciliano (in basso), la parte a est della ferrovia. Il territorio della frazione è stato frequentato sin dall'epoca preistorica, come dimostrano vari ritrovamenti risalenti al Paleolitico e al Neolitico. Di particolare interesse la scoperta presso Ceciliano di un complesso industriale musteriano del Paleolitico medio di tipo "La Quina". Il borgo venne fondato nel I secolo a.C. quale villa di campagna di Tito Pomponio Attico e, nel 1018, prese il nome di Ceciliano, toponimo da annoverare tra gli esempi di prediali romani, forse in ricordo della figlia di Pomponio Attico o dalla famiglia romana che lo possedette in seguito, discendente della gens Caecilia. Fino agli anni settanta, benché distasse solo tre chilometri dal centro cittadino di Arezzo, era un vero e proprio paese di campagna, con campi coltivati a orzo e grano nella parte bassa, mentre nella parte alta, vicino alla chiesa, si trovavano stalle di vacche chianine. Negli anni ottanta l'espansione edilizia ha inglobato la frazione nella periferia aretina facendogli così perdere le precedenti caratteristiche di paese di campagna. Chiesa di San Romano, chiesa parrocchiale della frazione, è documentata per la prima volta in un diploma di Ugo e Lotario del 941. La località ospita anche la sede della televisione privata locale Teletruria che nel 2008 si è spostata dal centro di Arezzo nella parte bassa di Ceciliano ovvero a Casenuove di Ceciliano lungo la SR71. Ceciliano è la prima frazione che si incontra dirigendosi dal capoluogo verso nord sulla strada statale 71 Umbro Casentinese Romagnola. La frazione è collegata inoltre con il capoluogo a sud e la valle del Casentino a nord anche dalla linea ferroviaria Arezzo-Stia che vi ha una fermata – Ceciliano-Puglia – che serve anche la vicina località di Puglia. Nel paese è presente anche una locale squadra di calcio: la US Ceciliano, che con alterne avventure, milita tra la terza categoria e la seconda.