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Liceo ginnasio statale Vincenzo Monti

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Il Liceo ginnasio statale "Vincenzo Monti" è un liceo classico della città di Cesena, in provincia di Forlì-Cesena. Questo liceo è stato frequentato negli ultimi anni del 1800, da Renato Serra uno scrittore, critico letterario di Cesena famoso per aver scritto il libro Esame di coscienza di un critico letterario. Il 10 ottobre 1860 fu istituito il Regio Liceo Provinciale di Cesena, aperto agli studenti a partire dal 2 gennaio 1861, con 16 iscritti, e la sua prima sede fu presso il Ginnasio comunale. In seguito l'istituto fu trasferito in un edificio storico cittadino, opera di Filippo I Ghini, adiacente alla Biblioteca Malatestiana, nel centro cittadino. Qualche anno più tardi venne intitolato a Vincenzo Monti e intanto l'istituto fu sede di esame anche per alunni esterni. Nel 1911 venne celebrato il cinquantenario dell'Unità d'Italia (e del liceo) alla presenza di Gaspare Finali e del ministro della pubblica istruzione Luigi Credaro. Durante il periodo fascista vennero allontanati dall'istituto alcuni docenti invisi al regime. Durante la seconda guerra mondiale, con l'occupazione alleata dal 1944 al 1945, le sue aule divennero camerate per ospitare i soldati inglesi feriti. Dal 2008 il liceo ha cambiato sede, abbandonando quella storica occupata quindi dall'istituto della Biblioteca Malatestiana, e si è trasferito nel Cubo, una nuova struttura che condivide con l'istituto tecnico per geometri "Leonardo Da Vinci", in piazza Sanguinetti. Dopo pochi anni, il Leonardo Da Vinci ha dato spazio al liceo linguistico Ilaria Alpi. Alberto Gagliardo, La Scuola in camicia nera: la fascistizzazione della scuola italiana nella storia del liceo classico di Cesena, Cesena (Forli), il Ponte Vecchio, 2005, ISBN 88-8312-469-3, OCLC 493551601. Sito ufficiale, su liceomonticesena.edu.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Liceo ginnasio statale Vincenzo Monti (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Liceo ginnasio statale Vincenzo Monti
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Luoghi vicini

Strada statale 726 Tangenziale di Cesena

La strada statale 726 Tangenziale di Cesena (SS 726), già nuova strada ANAS 230 Secante di Cesena (NSA 230) e ancor prima in parte nuova strada ANAS 230 bis Tangenziale di Cesena (NSA 230 bis) e anche comunemente nota come Secante di Cesena, è una strada statale italiana che assolve al servizio di tangenziale della città di Cesena. È costituita da quattro corsie per nove chilometri e mezzo di lunghezza, da Case Missiroli a Torre del Moro, con lo scopo di alleggerire il traffico di attraversamento della città, gravante in precedenza sulla strada statale 9 Via Emilia. Il progetto ha avuto un costo di quasi 82 milioni di euro, finanziato in gran parte dall'ANAS, con soluzioni tecniche all'avanguardia messe a punto per la prima volta nel paese: la galleria Vigne, lunga 1,6 km, è un tunnel ecologico, in grado di tenere sotto controllo gas e polveri sottili sia all'interno che all'esterno e ha il primato di essere primo tunnel eco-compatibile costruito in Italia (il terzo in Europa). L'infrastruttura è suddivisa in tre lotti aperti in tre momenti diversi di cui il primo aperto (lotto I) corrisponde al tratto finale dell'arteria dallo svincolo Savio all'innesto sulla strada statale 3 bis Tiberina risale al luglio 1990. Il successivo tratto a essere inaugurato è il lotto III dallo svincolo Stadio all'innesto sulla strada statale 9 Via Emilia in data 23 febbraio 2004, provvisoriamente denominato nuova strada ANAS 230 bis Tangenziale di Cesena (NSA 230 bis). Il lotto II invece è stato inaugurato il 13 febbraio 2008. Con il completamento dell'arteria, la stessa venne provvisoriamente denominata nuova strada ANAS 230 Secante di Cesena (NSA 230) fino alla classificazione definitiva avvenuta nel 2012, col seguente itinerario "Innesto con la S.S. n. 9 (km 22+500) presso Cesena - Innesto con la S.S. n. 3 bis (km 225+445) presso Cesena". Cesena Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su strada statale 726 Tangenziale di Cesena

Barriera Cavour
Barriera Cavour

La Barriera Cavour è una porta cittadina di Cesena costituita ai lati da due padiglioni e chiusa, fino agli inizi del XX secolo, da un cancello in ferro. Venne costruita in sostituzione della precedente Porta Cervese di origine malatestiana della quale rimangono visibili i resti di un barbacane. L'abbattimento dell'antica Porta Cervese, risalente al XIV secolo, e l'edificazione di questa costruzione, nel 1864, su progetto di Davide Angeli, costituiscono uno degli interventi di maggior rilievo tra i tanti che, dopo l'Unità d'Italia e in nome della modernità, intesero dare alla città un indiscutibile aspetto "borghese". In questo caso la porta, che segnava da secoli il punto in cui la romana Via del Sale, oggi Corso Cavour, usciva dalla città in direzione di Cervia, venne sostituita da due neoclassici padiglioni a lesene doriche, chiusi da una robusta cancellata. Negli intendimenti il risultato era quello di offrire, a chi entrasse in città provenendo dalla stazione ferroviaria, la miglior immagine di Cesena. I due padiglioni ottocenteschi speculari ai lati fungevano da barriera daziaria. Sono entrambi porticati su di un lato e ornati da lesene doriche e da un fregio con triglifi. Nel 2002 un'opera di restauro ha restituito alla città l'originale cancello che oggi si trova all'ingresso dei Giardini Pubblici. Gianfranco Lauretano, Cesena, nello sguardo, nella mente, nel cuore, a cura di Marisa Zattini, Cesena, Il Vicolo, 2010, ISBN 978-88-96431-15-3. Pierluigi Moressa, Guida storico-artistica di Cesena e del suo comprensorio. Il monte, il ponte, il fonte, Forlì, Foschi, 2008, ISBN 978-88-89325-43-8. Denis Capellini, Guida di Cesena, Città Malatestiana, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2001, ISBN 88-8312-175-9. Mura di Cesena Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Barriera Cavour Le Mura di Cesena, su homolaicus.com.

Palazzo Romagnoli
Palazzo Romagnoli

Il palazzo Romagnoli (ex palazzo Maraldi) è situato lungo l'antica contrada Uberti, a Cesena, a lungo proprietà della famiglia Romagnoli. Acquistato da Prospero Romagnoli che nel 1717 andò ad abitarvi, rimase sino alla estinzione della casata nel 1899 di proprietà dei marchesi Romagnoli. Il marchese Prospero Romagnoli acquistò un primordiale edificio dalla famiglia Maraldi nel 1711 ; venne poi ristrutturato dal figlio Michelangelo Romagnoli (1719-1780) fra il 1753 e il 1765 su un progetto da lui stesso elaborato. L'architetto Pietro Carlo Borboni curò la chiusura del cortile sul lato delle mura. L'ala sinistra venne eretta dal Melchiorre Romagnoli dopo il 1789. Successivamente il palazzo venne suddiviso fra diversi proprietari. Le volte del piano nobile e della galleria del secondo piano furono affrescate da Giuseppe Milani mentre le logge e gli angoli del salone vennero arredate con sculture di Francesco Callegari; le porte e le superfici lignee intagliate con stile rococò sono opera di Giovanni Urbini. La pianta dell'edificio è a "U" con corpo centrale a tre piani affiancato da due ali più basse. Attraverso un profondo androne si raggiungono le scale laterali simmetriche, conducenti ai piani superiori. L'esterno si caratterizza per il suo grande portale a tutto sesto, inquadrato da colonne in pietra d'Istria e, e sormontato da un balcone anch'esso di pietra d'Istria. All'interno, nel piano di riposo dello scalone di destra si trovano statue di Francesco Calligari, nel salone d'onore sono collocati i dipinti del Milani(tra cui la grande "Apoteosi di Giulio Cesare" dipinta dal 1755 al 1760) sempre di Giuseppe Milani, e della sua bottega sono le decorazioni pittoriche degli altri ambienti del palazzo; gli arredi lignei sono della bottega di Giovanni ed Antonio Urbini. Denis Capellini, Guida di Cesena, Città Malatestiana, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2001, ISBN 88-8312-175-9. Lelio Burgini, "I Marchesi Romagnoli" in Corriere Romagna, ed.Cesena, 21 marzo 1999 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Romagnoli

Palazzo Ghini
Palazzo Ghini

Il Palazzo Ghini si trova nel centro storico di Cesena in corso Sozzi, su un'area nella quale i ritrovamenti effettuati accertano la presenza di edifici romani del I secolo a.C. Fu per oltre un secolo la residenza dei marchesi Ghini. Esiste un secondo palazzo omonimo nella vicina via Chiaramonti. La famiglia Ghini nel 1654 acquistò dei terreni per trasferirsi in città. Il palazzo venne commissionato nel 1680 dai fratelli Giacomo Francesco e Alessandro Bruno Ghini all'architetto cesenate Pier Mattia Angeloni; venne costruito all'incrocio dell'antica strada Cervese e la contrada S. Zenone. Inizialmente il progetto prevedeva una pianta ad "U" ma poi furono realizzati solo i corpi di fabbrica su corso Sozzi e, parzialmente, su via Uberti; la facciata su corso Sozzi rimase incompiuta nelle finiture lapidee. All'interno, nel salone d’onore, vennero eseguite intorno al 1720 delle pitture con soggetti storico-mitologici tipiche del tardo barocco. In seguito ad una divisione tra eredi, Monsignor Ghino Ghini riuscì ad acquistare l'intera proprietà del palazzo dando poi al palazzo la connotazione di residenza ecclesiastica per poi donarlo all'Ordine dei Gesuiti cesenati, che, secondo la sua volontà, vi stabilì la propria sede dal 1942 al 1962 e vi aprì una scuola apostolica. Divenne poi proprietà della curia. Sugli spigoli in pietra d'Istria si trovano le insegne pontificie di Papa Pio VI. La facciata interna del cortile presenta uno degli squarci più suggestivi di tutta la Romagna: si tratta di uno splendido loggiato a tre ordini, con colonne in pietra bianca ai due inferiori, dal quale è possibile godere di una delle visioni frontali della Biblioteca Malatestiana. Dallo scalone si accede a una loggia ornata da quattro statue di Francesco Calligari (Minerva, Cerere, Gloria e Marte); da qui si accede al grande salone d'onore, caratterizzato dal ciclo pittorico di Giacomo Bolognini, realizzato tra il 1719 e il 1721. Sono presenti tuttora, dono ufficiale e personale dei Papi Pio VI e Pio VII parenti stretti della famiglia, i busti marmorei raffiguranti gli stessi Papi e per cui i due Sommi Pontefici avevano posato. Denis Capellini, Guida di Cesena, Città Malatestiana, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2001, ISBN 88-8312-175-9. Curzio Maria Ghini, I Ghini di Roccabernarda. Baldoni, Daniela (a cura di), Scavi archeologici a Cesena: storia di un quartiere urbano, Ravenna, Essegi, 1998, ISBN 978-88-7189-260-3. Denis Capellini, Guida di Cesena, Città Malatestiana, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2001, ISBN 88-8312-175-9. Curzio Maria Ghini, I dipinti di palazzo Ghini a Cesena, Forlì, 1977. Archeologia dell'Emilia-Romagna 1/2, 1997. Palazzi di Cesena Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Ghini

Pinacoteca comunale di Cesena
Pinacoteca comunale di Cesena

La Pinacoteca comunale di Cesena è una galleria d'arte antica, moderna e contemporanea. Ha sede dal 1984 nell'Ex-convento di San Biagio. La collezione dei dipinti di proprietà del comune di Cesena si venne formando fra il XIX secolo e il XX secolo a seguito delle soppressioni napoleoniche e post-unitarie e, successivamente, vi furono altre acquisizioni di dipinti provenienti dalla Congregazione di Carità e da collezioni private. Dopo un primo allestimento in alcune stanze della Biblioteca Malatestiana nel 1883, si ebbero sistemazioni provvisorie e, solo dal 1984, la collezione è stabilmente raccolta ed esposta presso l'ex-convento di San Biagio. Le opere esposte coprono un arco di tempo compreso tra il XV secolo e l'età contemporanea, offrendo anche una panoramica della produzione di dipinti locali e arricchita da alcune importanti presenze di rilevanza nazionale. Il museo espone opere di: Gino Barbieri, Guercino, Corrado Cagli, Antonio Cardile, Vittorio Matteo Corcos, Girolamo Forabosco, Bartolomeo Gennari, Renato Guttuso, Maestro dei Baldraccani, Giannetto Malmerendi, Pompilio Mandelli, Roberto Melli, Sante Monachesi, Bartolomeo Passarotti, Giovanni Battista Piazzetta, Francesco Francia, Scipione Sacco, Giovanni Battista Salvi, Cristoforo Serra, Mario Schifano, Alberto Sughi, Giulio Turcato, Luigi Veronesi e altri. L'ambiente centrale: la Sala 1, ospita i dipinti più antichi che vanno dal XV secolo fino al XVII secolo; la sala a sinistra: la Sala 2, le tele sono del XVIII secolo e del XIX secolo e quella a destra: la Sala 3, è la sezione dedicata all'arte contemporanea, intitolata a Luigi Veronesi, costituita da opere lasciate da artisti e da recenti acquisizioni. Denis Capellini, Guida di Cesena, Città Malatestiana, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2001, ISBN 88-8312-175-9. Romina Rossi, Cesena: Lo scorpione e l'elefante., Città di Castello, Edimond, 2007. Galleria dei dipinti antichi della Cassa di risparmio di Cesena Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pinacoteca comunale di Cesena (IT, EN) Sito ufficiale della pinacoteca, su servizi.comune.cesena.fc.it.

Mura di Cesena
Mura di Cesena

Le mura di Cesena sono una cinta muraria a protezione della città risalenti al periodo intorno all'anno Mille. La signoria cittadina dei Malatesta racchiuse la cittadina con una cinta muraria dalla forma "a scorpione" della quale si conservano ampi tratti. Delle antiche porte ne rimangono solo tre: Porta Montanara, Porta Santi e Porta Fiume. Un'altra porta (detta Cervese) venne sostituita nell'800 dalla Barriera Cavour; delle altre due porte, Porta Figarola e Porta Trova, non rimane traccia. Di tre antiche porte ci è stata tramandata l'esistenza: Porta Ravegnana all'incrocio tra le attuali Via Boccaquattro e Via Chiaramonti; Porta dei Leoni all'incrocio fra le attuali Via Beccaria e Via Fra' Michelino; Porta Sapigna davanti al Teatro La relazione del cardinale Anglico de Grimoard del 1371 (Descriptio Romandiole) descrive circa 1660 fuochi (famiglie) dentro le mura e un castello (la Rocca Vecchia, ormai diruta) di otto porte. Alla cittadella fortificata detta "Murata" si accedeva attraverso tre varchi: Porta Montanara, fino al 1625 posta sulla cortina dello Sferisterio, poi nell'attuale posizione; una seconda porta, detta più tardi Porta del Leone, che può essere identificata con l'attuale arco su Piazza del Popolo; una terza porta, detta più tardi Porta del Soccorso, ubicata all'inizio dell'odierna via Fattiboni, venne poi demolita del XVIII secolo. Cinque erano, poi, le apertura della cinta muraria principale: Porta Figarola, dal 1684 Porta di Santa Maria, venne demolita intorno al 1867; Porta Santi o Porta Romana, trasformata nella attuali forme da Curzio Brunelli nel 1819; Porta Cervese, abbattuta nel 1864, venne sostituita dalla Barriera Cavour; Porta Trova, abbattuta nel 1867; e infine Porta del Ponte o Porta Fiume, che con l'annesso Ponte di San Martino costituiva l'unico punto d'accesso alla città da Forlì, prima dell'apertura dell'attuale Via Canonico Lugaresi; venne restaurata nel 1822 da Curzio Brunelli. Fu l'ultimo signore di Cesena, Novello Malatesta, a dare alla città, nel XIV secolo, il volto che conserva ancora oggi. Le modifiche e gli ampliamenti apportati ai quartieri "Chiesa Nuova" e "Strada Fuori" portarono la cinta muraria, circondata dal fossato (oggi non più), ad assumere la caratteristica forma a scorpione che la contraddistingue. Il numero di quartieri raggiunge il totale di dieci (San Giovanni, Porta Ravegnana, Porta Trova, San Zenone, Croce di Marmo, Talamello, San Severo, Strada Dentro, Strada Fuori, Chiesa Nuova). Sempre sotto Novello, in corrispondenza del torrente Cesuola, vennero aperte due porte, denominate Portacce. Dopo l'Unità d'Italia, dei sette varchi nelle mura medievali alcuni furono abbattuti, altri modificati. Alcuni tratti di mura, in special modo lungo l'odierna Via Padre Vicinio da Sarsina, vennero rasi al suolo, altri accorpati ad abitazioni, mentre il fossato veniva riempito dalla perforazione del Tunnel (1882-1892). Oggi la compagine muraria risulta ancora per la maggior parte intatta e ben individuabile nel tessuto urbanistico, anche se l'altezza della cortina è in certi parti alquanto inferiore all'originale. Quattro infine le porte superstiti tra quelle menzionate: Porta Santi, Porta Fiume, una delle due Portacce e Porta Montanara. Denis Capellini, Guida di Cesena, Città Malatestiana, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2001, ISBN 88-8312-175-9. Barriera Cavour Cesena Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su mura di Cesena Le Mura di Cesena, su homolaicus.com.