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Casciago

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Casciago 0523
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Casciago (Cas'ciàgh in dialetto varesotto) è un comune italiano di 3 588 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. Il comune è situato a pochi chilometri dal lago di Varese ed è facilmente raggiungibile tramite l'Autostrada A8 (uscita Varese) oppure con le Ferrovie Nord Milano (stazione Morosolo/Casciago). Presenta edifici religiosi interessanti quali la chiesa di Sant'Eusebio, la chiesa di San Giovanni, la chiesa parrocchiale dei Santi Agostino, Monica e Giovanni Battista, la chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio nella frazione Morosolo. Altri edifici rilevanti sono la Villa Andreani Castelbarco-Albani del 1780 e la Villa Stampa Foscarini del 1700 dove ha soggiornato Alessandro Manzoni. Casciago è lambito dal torrente Tinella. Le prime tracce certe sul paese di Casciago risalgono ad un documento anteriore al 959, nel quale è riportato il debito in denaro, vino e grano che alcuni abitanti avevano nei confronti del santuario di Santa Maria del Monte. Questa è solo una tra le testimonianze che si susseguono negli anni posteriori alla fine del regno longobardo, durante il dominio dei re italici e degli imperatori germanici, quando la Chiesa ambrosiana riveste anche un importante ruolo politico ed economico. Conseguentemente a donazioni e ad acquisti di terreni e immobili il santuario di Santa Maria del Monte diventa proprietario delle terre intorno al Campo dei Fiori e a Casciago. In quegli anni la popolazione, fatta di poveri agricoltori e allevatori, conta anche alcuni schiavi e servi, proprietà di pochi signori. Impossibile scindere Casciago dalla Chiesa di sant'Eusebio e dall'importante festa che vi si svolge il primo agosto di ogni anno. La prima notizia precisa di questa chiesa si trova in un atto di vendita del 1170, dove si afferma che la chiesa ha due custodi e che è di proprietà comunale, amministrata dai quattro consoli di Casciago. Dall'anno mille in poi le vicende si succedono in modo altalenante. La pressione di nuove classi sociali: valvassori, commercianti e artigiani, porta ad una parziale disgregazione delle antiche famiglie, a ciò si sussegue un periodo di tranquillità che vede fiorire il commercio e aumentare la crescita demografica. Casciago non resta estraneo alle lotte tra il pontefice Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV che coinvolgono i territori di Milano e di Varese, infatti, molte persone si rifugiano nel suo territorio per programmare piani di rivincita. Il paese vive profonde trasformazioni sociali, politiche ed economiche; nell'epoca dei Comuni i consoli e il curato di Sant'Eusebio entrano in conflitto con l'arciprete di Santa Maria del Monte. Lentamente cresce un relativo benessere e le nuove professioni, come quelle di giudice e di notaio, si affiancano a quelle tradizionali. Nel Duecento Varese si stacca dal Seprio e entra nell'orbita di Milano. In questo periodo diversi sono gli atti di vendita che riguardano Casciago: nel 1206 un prete vende, per conto della chiesa di Sant'Eusebio, delle terre al santuario di Santa Maria del Monte e molte altre vendite seguiranno, contribuendo ad aumentare l'influenza del santuario. L'arcipretura di Santa Maria del Monte concedeva ai massari contratti di varia durata nei quali era previsto un fitto in contanti e natura in cambio dell'utilizzo delle vaste terre. Durante il Trecento Varese vive un declino politico, ma il secolo è positivo economicamente. In un atto del 1396 un residente di Velate attesta un lascito ai poveri di Casciago. Risale a quest'epoca l'importanza del ramo casciaghese della famiglia Castiglioni. A metà del Quattrocento alcune donne condividono le loro vite e le dedicano all'aiuto dei pellegrini presso il santuario, e con l'approvazione del papa, nel 1474, la nascita del monastero di clausura è ufficiale. Questo fatto fa crescere la competizione tra le famiglie nobili per rendere il luogo sempre più adorno. In questo periodo il santuario acquista sempre più terre a Casciago per arrivare addirittura a 276 pertiche nell'anno 1469. Arriva nel Cinquecento il dominio dell'imperatore Carlo V, il quale nel 1538 autorizza la vendita dei territori della "Frazione Superiore di Varese", che comprendevano anche Casciago, e dà a Varese il privilegio di non essere mai infeudata, separando così la storia dei due paesi. Varese resta libera, mentre la Frazione passa ai Visconti Borromeo e in seguito ai Litta Visconti Arese, fino all'abolizione del feudalesimo, nel 1796. Nella seconda metà del Cinquecento, Varese diventa ricca e meta di visitatori, mentre la Frazione Superiore non vive mutamenti di rilievo. Tra il 1558 e il 1590 si può notare come i possidenti di Casciago diminuiscano e come le famiglie di piccoli proprietari spariscano, probabilmente costrette a vendere per debiti, sostituite da una nascente borghesia fatta da medici, mercanti e notai. In occasione della visita pastorale a Varese di Carlo Borromeo, nel 1567, alcuni suoi delegati visitano Casciago. Qualche anno dopo san Carlo si reca personalmente al paese e la preparazione a questa visita ci dà l'opportunità di conoscere le modeste dimensioni dei luoghi di culto che esistevano allora. Attenzione particolare è data agli arredi e ai paramenti sacri, il cardinale sottolinea che a Sant'Eusebio l'altare era piccolo e la necessità di ristrutturazioni. Il santo pensa anche ad aspetti meno pratici, e più importanti: spingendo lo studio della Dottrina e riorganizzando le feste votive. Nel 1581 un collaboratore del cardinale visitò il paese e trovò Sant'Eusebio in buono stato. Il cardinale Federico Borromeo visita Casciago nel 1612 e dà il suo appoggio alla costruzione del Sacro Monte di Varese. Nei primi anni trenta del secolo la peste colpì anche Casciago lasciando tracce profonde sul territorio. È durante il Seicento che si ha la certezza della coltivazione del gelso sui terreni del paese; i mestieri più diffusi continuavano ad essere quelli del contadino e del muratore. Malgrado la morte nera, dal 1631 al 1657 i nati sono 283. Le vicende della Lombardia durante il Settecento sono di arretratezza rispetto alle isole Britanniche e alla Francia e il nostro piccolo paese viene fotografato nel 1722 da un catasto che fissa la popolazione in poco più di 300 anime, impiegate maggiormente nella coltivazione di frumento, segale, gelso e viti, viene riportata l'esistenza di quattro torchi e di nessuna osteria, né di mulini o di fornaci. Degno di nota è l'oggettivo valore superiore delle terre di Casciago rispetto a quelle di Morosolo. Nella seconda metà del secolo ville e palazzi iniziano a sorgere grazie alla notevole bellezza del territorio casciaghese. Il palazzo sede del municipio è stato costruito dal nobile Andreani, ha visto la proprietà di Ballabio e dei Principi Castelbarco. Le abitazioni più diffuse, in questo secolo, sono le case massaricie, a più piani, costruite da pietre e calce, con annesso un rustico adibito a stalla o fienile. Una scala esterna unisce il porticato ai piani superiori e i bachi da seta sono allevati in cucina o nelle camere. Ogni casa è autonoma, possedendo forno e pozzo. Con l'assolutismo illuminato della dominazione austriaca di Maria Teresa e in seguito di Giuseppe II lo stato moderno muove i primi passi. La gestione della cosa pubblica è affidata ai proprietari terrieri e ai commercianti. Le riforme della modernità cancellano la tradizione democratica di Casciago che era molto antica, infatti c'era un consiglio generale con due sindaci, un console e nella pubblica piazza si tenevano assemblee. Con l'età napoleonica i mutamenti sono profondi: l'abolizione del feudalesimo, l'arruolamento obbligatorio, l'abolizione di enti religiosi — tra i quali il santuario di Santa Maria del Monte —, la vendita a privati — nobili e borghesi — di beni ecclesiastici, nuovi ordini amministrativi e il Codice Civile non possono che coinvolgere anche Casciago. Pochi sono arruolati, ma il grande cambiamento interessa alcune famiglie sia borghesi sia nobili che entrano in possesso delle proprietà degli enti religiosi. In quegli anni Casciago perde la municipalità entrando a far parte del vicino paese di Masnago. Il ritorno dell'Austria segna la partenza per la leva obbligatoria che durava otto anni e che coinvolge molti giovani del paese. Di questi anni è l'obbligatorietà di aprire scuole per i bambini, finanziate dai comuni e supervisionate dai parroci, atto che Casciago riesce a compiere. Nel 1845 i fratelli Talacchini aprono la prima filanda serica che nel giro di alcuni anni vedrà nascere altri stabilimenti darà lavoro a tantissimi operai. Con la seta continua, in modo economicamente rilevante, la coltivazione del gelso che molte famiglie compiono. Ciò non esclude l'esigenza d'emigrazione che si presenta in modo ricorrente. Un'entrata era anche fornita dagli esposti: diverse famiglie accettavano l'affidamento di questi bambini illegittimi e abbandonati in cambio di un compenso. La famiglia Talacchini si distingue anche per aver dato i natali ad Antonio, che da muratore diventa appaltatore del Lombardo-Veneto e costruisce il ponte della ferrovia, ancora utilizzato, che unisce Venezia a Mestre e localmente provvede a canalizzare l'acqua per uso domestico. All'apice del suo successo, la famiglia Talacchini commissiona a Carlo Gerosa, ritenuto il ritrattista per eccellenza dell'alta borghesia milanese dell'epoca, un ritratto di famiglia sullo sfondo delle loro proprietà di Casciago. Durante la visita pastorale dell'arcivescovo Romilli nel 1855 si annota che gli edifici sacri sono tenuti bene, ma ormai piccoli per il numero crescente della popolazione. Mentre le gesta di Garibaldi risuonavano, l'autorità austriaca obbliga Casciago ad un mutuo di 2000 lire nel 1848, per coprire le spese militari. Anche Casciago ebbe il suo patriota, Giuseppe Riboni, che morì nel 1860 combattendo per la libertà d'Italia. Fin dal 1898 i sindaci dello stato italiano erano nominati dal re, scelti tra i consiglieri e in seguito eletti dal consiglio comunale. Il primo sindaco di Casciago fu Antonio Talacchini, non l'impresario edile. Dall'Unità allo scoppio della Grande Guerra i cimiteri sono ampliati, costruiti gli uffici comunali, aiutata la parrocchia. La rete stradale, che aveva avuto importanti attenzioni durante dominazione austriaca, è migliorata e viene stanziato molto denaro per la scuola e i bisognosi. Agli inizi del Novecento il comune e le Congregazioni di carità danno l'avvio all'asilo. Con grandi sforzi, ma mediocri risultati si investe nell'istruzione. Casciago ha una scuola elementare per i bambini e una per le bambine. Le scuole serali sono frequentate specialmente dagli adulti. In questo periodo si afferma un monopolio politico fatto da idee liberali, moderati, democratici e cattolici come il principe Castelbarco e il conte Stampa. Alcuni erano dichiaratamente massoni. Dai parroci parte l'iniziativa di un'Unione rurale con intento antisocialista. La vita economica continua ad essere agricola e i maggiori proprietari terrieri sono i Talacchini, l'ospedale di Varese, i nobili tra cui Castelbarco, Maffei e Stampa e la parrocchia. L'attività industriale è intorno alle filande. Nel 1884 la ferrovia attraversa il territorio del paese, ma solo più tardi viene edificata una stazione con traffico ridotto. Nel 1914 il tram passa anche da Casciago e negli stessi anni gli abitanti iniziano anche ad usare un efficiente servizio postale. Gli abitanti crescono lentamente ma costantemente, così com'è costante la presenza di casciaghesi, in cerca d'impiego, all'estero; talmente rilevante che prima della partenza dei lavoratori stagionali a sant'Eusebio si fa una festa. Il 1885 vede la fondazione della Società di Mutuo Soccorso, ad opera dell'ingegnere Lanfranconi, questa si distingue per l'impegno verso i lavoratori. Nella sede vengono organizzati corsi serali e le sale sono affittate a costi contenuti. I soci raggiungeranno la cifra di 450. Sulla scia della Società di mutuo soccorso nel 1905 il Circolo familiare viene aperto, con il divieto d'accesso alle donne, e nel giro di breve tempo dei socialisti lo trasformano in sede di conferenze e riunioni di partito. In quegli anni la convivenza tra vita politica e rilegiosa non fu facile. In seguito all'omicidio di re Umberto I i rappresentanti del comune non mettono alcun segno di lutto attirando le critiche del parroco. Tra il 1866 e il 1868 la parrocchia è ampliata e il nuovo parroco riesce a creare dei gruppi di Luigini e di Figlie di Maria; ristabilendo anche la festa del patrono, san Giovanni Battista, preparando i bambini alla Prima Comunione e inaugurando l'oratorio dedicato a San Carlo. In risposta a queste opere positive ci sono profanazioni, sacrilegi, e furti di elemosine. L'arrivo del XX secolo porta con sé venti di guerra e la popolazione di Casciago ne è duramente colpita. Vasto è il numero dei giovani partiti per il fronte che non faranno ritorno ma è anche la miseria della guerra a far soffrire chi è rimasto. L'oratorio è chiuso, alla Società di mutuo soccorso - che aveva donato dei soldi alle famiglie dei soldati - sono requisiti i locali e i corsi scolastici sospesi. Per dare impiego ai disoccupati si amplia il cimitero. L'aiuto del Governo alle famiglie è irrisorio. Durante l'amministrazione socialista di Casciago, negli anni venti, la situazione economica è preoccupante e il sindaco sollecita le famiglie agiate, Castelbarco, dell'Acqua e Valerio a contribuire alle spese obbligatorie del comune. Il Fascismo penetra lentamente e con difficoltà nel paese, ma nel 1924 la cittadinanza onoraria viene data a Mussolini. Il Circolo familiare è costretto a mutare orientamento politico, e il consiglio di amministrazione della Società di mutuo soccorso viene sciolto e affidato ai commissari prefettizi. L'opera di fascistizzare Casciago comprende la realizzazione di lavori pubblici, e la presenza di numerose ville signorili (Castelbarco, Pirelli, della Torre, dell'Acqua, Pozzi, Galimberti, Valerio…) garantiva una dignitosa entrata all'erario comunale. Il podestà decide di realizzare con quei soldi, una diversa sede municipale, scuole, assistenza medica gratuita per chi non poteva permettersela, approvvigionamento idrico, illuminazione pubblica, telefono, e una pompa di benzina. Ma le condizioni di vita peggiorano, molti emigrano, i dipendenti hanno stipendi più magri. Fortunatamente la Società di mutuo soccorso aiuta gli ammalati, le vedove, istruisce la popolazione. Nel 1931 il Regime fa chiudere l'oratorio e scioglie le associazioni cattoliche del paese. Tuttavia la vita religiosa non cambia molto. La visita del cardinale Schuster segna un momento importante nella vita della parrocchia. Egli sottolinea l'esigenza della costruzione di una nuova chiesa, più grande, che grazie allo sforzo e ai sacrifici di tutti è eretta in poco più di un anno. La guerra torna, fin dal 1940 i beni di prima necessità sono razionati, e il campo sportivo trasformato in agricolo, le campane fuse per scopi militari. Partono i soldati per la Grecia, l'Africa, la Russia. La notte del 1º aprile 1943 Casciago è quasi colpita dal bombardamento Americano, teso a colpire la vicina Macchi, a Varese. La nottata si risolve in un grande spavento per la popolazione, ma fortunatamente non ci sono né danni, né feriti. Le prime elezioni libere dopo la conclusione della seconda guerra mondiale, alle quali le donne possono recarsi, si svolgono nell'aprile 1946. Negli anni seguenti, riflettendo il clima europeo, a Casciago si contrappongono le idee di una società liberal-occidentale e quelle del modello sovietico. Nel maggio del 1951 l'affermazione della Dc è schiacciante e l'allora conte Carlo Castelbarco Albani viene eletto sindaco, carica che mantiene fino al 1989. La sua amministrazione investe su strutture fondamentali come la rete elettrica, completa quella fognaria, asfalta le strade, e acquista la villa Castelbarco dal padre dello stesso Sindaco ove si trasferisce la sede comunale, l'ambulatorio, le scuole e gli uffici postali. Viene ampliato l'asilo e si collega, tramite i mezzi pubblici, Casciago inferiore con il capoluogo. La popolazione aumenta, fino a raddoppiare, a causa dello sviluppo edilizio non sempre ordinato. Secondo le ricerche fatte da Alessandro Manzoni, sollecitate da Jean Joseph Poujoulat, il rus Cassiciacum dove Agostino restò circa un anno e dove compose le sue prime opere, è proprio il paese di Casciago. In occasione del milleseicentesimo anniversario della conversione del santo, nel 1986 il Comune decise di promuovere un convegno di studi per raccogliere l'eredità agostiniana. Viene poi commissionato un monumento, una statua di marmo di Carrara realizzata dal professor Floriano Bodini, affinché anche l'arte non resti esclusa dai lavori culturali del convegno e come testimonianza fisica e tangibile del ricordo del santo. Nello stemma comunale è raffigurata una torre medievale posta sulla pianura di verde. Il gonfalone è un drappo di azzurro. La prima menzione della caratteristica chiesa è rintracciabile nel 1056, in seguito alla Riforma cattolica e in particolare al periodo della cattedra ambrosiana di Carlo Borromeo le testimonianze diventano più frequenti. Le pareti laterali e la facciata risalgono ad un'epoca non molto posteriore, anche se durante il Seicento sono state modificate. La monofora murata a doppio strombo sulla parete meridionale si fa risalire all'architettura romanica. I primi lavori importanti avvennero nel Seicento e si protrassero per diversi anni. Da notare è la statua lignea del santo, Eusebio di Vercelli, della quale si parla già nel 1683 e che era posta al di fuori dell'edificio, in una nicchia esterna sopra la porta. L'altare risale al Settecento e in una annotazione del 1855 l'arcivescovo indica che la statua è riposta al centro dell'altare in una nicchia protetta da vetri. Il decoro sobrio dell'interno risale al 1892. Negli anni 80 del XX secolo e successivamente a partire dal 2000 sono stati fatti dei lavori di mantenimento e ristrutturazione. Già nella seconda metà del Cinquecento si parla del sagrato come del cimitero dell'allora piccola comunità. Ai tempi di san Carlo il culto di sant'Eusebio diventa vistoso. Il primo di agosto numerosi devoti si riuniscono e celebrano il santo, al quale viene attribuita la virtù di risanare i malati dalla febbre. Agli inizi del XX secolo la festa diventa una sagra del Varesotto, con diversi aspetti profani, che ancora oggi si mantengono. La festa si apre alla vigilia, il 31 luglio con l'incendio del pallone, globo di materiale infiammabile che appeso all'esterno dell'edificio viene bruciato in memoria del martirio del santo. La mattina di buon'ora inizia la celebrazione della Messa che si ripete diverse volte fino a prima di pranzo. Durante il pomeriggio, intorno alla chiesa, si tiene una sorta di mercato con bancarelle di dolci, giochi, e oggetti vari. Culmine delle celebrazioni è l'arrivo della Processione dell'Offerta dove i fedeli portano delle "barelle" con ricchi doni che vengono messi all'incanto, tenuto rigorosamente in dialetto, e il ricavato è donato alla parrocchia. La sera attira migliaia di visitatori dai paesi limitrofi, anche grazie allo spettacolo pirotecnico. Chiesa di San Giovanni Battista Progettata da Leopold Pollack e inserita in un parco all'inglese curato da Emilio Alemagna, Villa Andreani-Castelbarco-Andreani (XVIII secolo) è un edificio in stile neoclassico. Iniziata a costruire nel 1780, la villa non fu mai completata. All'Alemagna si deve anche la costruzione dell'ala occidentale (1867), la più recente, che si presenta come un corpo di fabbrica a pianta quadrata, all'interno del quale fu realizzato lo scalone d'onore. La frazione di Morosolo ospita Villa Stampa Foscarini, edificio tardosettecentesco già appartenuto a Stefano Decio Stampa (marito della seconda moglie di Alessandro Manzoni). A Casciago, nella frazione di Morosolo, è attiva una stazione meteo gestita in collaborazione con il Centro Meteorologico Lombardo. 300 nel 1751 407 nel 1805 annessione a Masnago nel 1809 e a Luvinate nel 1812 613 nel 1853 Abitanti censiti Fra il 1914 e il 1940 Casciago ospitò una fermata della tranvia Varese-Angera, gestita dalla Società Anonima Tramvie Orientali del Verbano (SATOV). Ad oggi, il medesimo percorso è svolto dall'autolinea N20 Varese-Angera-Sesto Calende di Autolinee Varesine, la quale ha in carico anche la linea M che collega il capoluogo alla frazione di Morosolo. Il comune di Casciago, insieme alla frazione di Morosolo, è servito dalla linea ferroviaria FN Saronno-Varese-Laveno Mombello tramite la stazione di Morosolo-Casciago. Santino Langè, Ville delle province di Como, Sondrio e Varese, a cura di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Vol. Lombardia 2, Milano, Edizioni SISAR, 1968. Stazione di Morosolo-Casciago Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Casciago Sito ufficiale, su comune.casciago.va.it.

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Luvinate
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Luvinate (Lunà in dialetto varesotto) è un comune italiano di 1 300 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. Il comune è attraversato dal torrente Tinella. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 7 ottobre 1963. Nello stemma comunale è raffigurata una torre d'argento fondata sulla pianura di verde e affiancata da due girasoli. Il gonfalone è un drappo partito bianco e di azzurro. Chiesa di Sant'Antonio (ante 1150), edificio romanico che nel 1876 risultava essere dotato di absidi oggi non più visibili. Dell'ex-monastero benedettino di Sant'Antonio, attuale sede del Golf club Varese, sopravvive un chiostro databile al XV secolo. Inserita in un ampio giardino all'inglese, la villa fu costruita nel 1877 in stile eclettico, su commissione dei Mazzorin, famiglia veneta che nel 1930 passò la proprietà ai Rossi. Il complesso della villa comprende un rustico in stile neogotico. 225 nel 1751 284 nel 1805 Annessione di Barasso, Morosolo, Casciago e Oltrona nel 1812 505 nel 1853 557 nel 1859 annessione a Comerio nel 1927 810 nel 1961 Abitanti censiti Fra il 1914 e il 1940 Luvinate ospitava una fermata della tranvia Varese-Angera, gestita dalla Società Anonima Tramvie Orientali del Verbano (SATOV). Santino Langè, Ville delle province di Como, Sondrio e Varese, a cura di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Vol. Lombardia 2, Milano, Edizioni SISAR, 1968. Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Laura Tettamanzi, Romanico in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1981. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Luvinate Sito ufficiale, su comune.luvinate.va.it. Luvinate, su sapere.it, De Agostini.

Chiesa di Sant'Eusebio (Casciago)
Chiesa di Sant'Eusebio (Casciago)

La chiesa di Sant'Eusebio da Vercelli a Casciago, in provincia di Varese, è una chiesa romanica di origine medioevale dedicata alla memoria del vescovo Eusebio da Vercelli. È una delle quattro chiese presenti nel territorio del paese. I primi documenti che riguardano la chiesa di Sant'Eusebio risalgono alla metà del 1056. Pur ignorando chi fossero i promotori ed i finanziatori della costruzione dell'edificio, certo è che la chiesa rientrò sotto il governo della comunità locale: infatti un documento del 1170 attesta la vendita fatta da due possidenti il cui corrispettivo fu destinato, appunto, alla chiesa di Sant'Eusebio. Conserva dell'antica costruzione romanica il campanile snello e slanciato, scandito da larghe lesene che incorniciano cinque specchiature sormontate da serie di archetti pensili, similmente alla torre di San Pietro di Gemonio. Ulteriori e più completi documenti risalgono all'epoca del concilio di Trento: infatti è documentata la prima visita pastorale delegata a G.B. Carcano, arciprete di Monza effettuata, ne 1567; due anni dopo il gesuita padre Leonetto Chiavone precisava, in un suo documento, le misure della navata (5,95 x 8,93 m) e sottolineava lo stato di parziale dissesto della facciata e dell'abside, e segnalava l'inizio della costruzione della sagrestia. San Carlo Borromeo visitò personalmente la chiesetta nel 1574, e nel 1581 il visitatore generale mons. Antonio Seneca, rilevando il perdurare del dissesto e la mancanza della costruenda sagrestia ordinò, tra l'altro, di riparare, intonacare e rinnovare gli affreschi dell'abside; di intonacare le pareti; di fornire la chiesa di acquasantiera con piedistallo; di ampliare le finestre. Gli ordini di monsignor Seneca non furono immediatamente ottemperati: infatti l'arcivescovo Federico Borromeo, nel 1612, documentò che solo allora si stava dando inizio ad un sostanziale rinnovamento. Infatti si stava costruendo un nuovo presbiterio e le pareti, sebbene intonacate all'interno, all'esterno apparivano ancora rustiche; il pavimento era stato accomodato, ma le finestre non erano ancora state ampliate. Allora l'arcivescovo Borromeo ordinò che il presbiterio avesse forma rettangolare e che la navata fosse coperta da una volta. Ma ancora nel 1637, durante una visita del cardinal Monti, si registrò come i lavori fossero ancora in corso, compresa la persistente mancanza della sagrestia, e si ribadirono quindi gli ordini precedenti. Gli atti preparatori alla visita del cardinal Federico Visconti, datata 1687, rilevarono il nuovo presbiterio rettangolare e la copertura a volta della navata, ma denotarono ancora la mancanza della sagrestia. Pur avendo notizia di altre cronache risalenti al 1732 e 1742, l'ultima descrizione significativa risale alla visita del cardinal Pozzobonelli nel 1755, che attestò le pareti intonacate a stucco, il pavimento, anche del presbiterio, di sabbia mista a calce, gli accessi muniti di porte lignee e la presenza di due acquasantiere; la cappella maggiore rialzata di due gradini e la costruzione avvenuta della sagrestia. Gli ornamenti attuali della facciata con lesene (pilastri lievemente sporgenti dal muro) cornici e frontone si possono datare intorno al 1787, quando una cronaca giornalistica dell'epoca ne parla. La statua lignea di Sant'Eusebio, oggi conservata sopra l'altare in una nicchia chiusa da vetrata, viene menzionata per la prima volta in una relazione del 1683 ad opera del parroco Borzio: dal documento pare possa dedursi che la statua stessa, all’epoca, fosse posta all'esterno della chiesa, sopra la porta principale. Successivamente, nel corso di una visita pastorale dell'arcivescovo Romilli, nel 1855, si menziona la presenza della statua di Sant'Eusebio all'interno della costruzione, protetta da vetro. L'attuale pavimento in piastrelle di cemento e graniglia risale al XX secolo. Il restauro del tetto e degli esterni risale agli anni ottanta, mentre nel 2000 è cominciato il restauro della torre campanaria e degli interni. Eusebio nacque nel III secolo in Sardegna e fu uno dei maggiori paladini della lotta contro l'eresia; fu il primo vescovo di Vercelli, consacrato nel 345. A Vercelli fondò un monastero per la vita comune degli ecclesiastici e un monastero femminile. Esiliato a Scitopoli di Palestina dal concilio di Milano nel 355 per essersi opposto alla fazione ariana, patì per sei anni penosi tormenti. Liberato nel 361 rimase a lungo in Asia Minore ad operare come apostolo e come medico. Tornò a Vercelli dove morì il 1º agosto 371 logorato dalle sofferenze dell'esilio e dalla fatica dell'apostolato, e per questo gli fu riconosciuto il titolo di martire. Fu sepolto nella chiesa che egli edificò sulla tomba del martire San Teonesto, laddove oggi sorge la basilica a lui dedicata. Fin dal 1200 si attesta la ricorrenza della festa di Sant'Eusebio con la celebrazione del 1º agosto, giorno in cui numerosi devoti si riuniscono e celebrano il santo, al quale viene attribuita la virtù di risanare i malati dalla febbre. Già ai tempi di san Carlo il culto di sant'Eusebio diventa vistoso. Agli inizi del XX secolo la festa diventa una sagra del Varesotto, con diversi aspetti profani, che ancora oggi si mantengono. La festa si apre alla vigilia, il 31 luglio, con l'incendio del pallone, globo di materiale infiammabile che appeso all'esterno dell'edificio viene bruciato in memoria del martirio del santo. La mattina di buon'ora inizia la celebrazione della Messa che si ripete diverse volte fino a prima di pranzo. Durante il pomeriggio, intorno alla chiesa, si tiene una sorta di mercato con bancarelle di dolci, giochi e oggetti vari. Culmine delle celebrazioni è l'arrivo della Processione dell'Offerta dove i fedeli portano delle "barelle" con ricchi doni che vengono messi all'incanto, tenuto rigorosamente in dialetto, ed il ricavato è donato alla Chiesa. Le "barelle" consistevano nelle offerte del popolo portate in panieri, in ceste oppure su carriole adornate di fiori e nastri: erano quindi particolari doni che venivano confezionati da famiglie, gruppi rionali o intere corti, con generi alimentari e prodotti stagionali, che poi venivano messi all'incanto. Oggi poi, come degna conclusione di una festa sempre intensamente vissuta dalla comunità, si usa terminare la sagra con bellissimi fuochi d'artificio. Informazioni tratte da Una chiesa millenaria – S.Eusebio – già parrocchiale di Casciago di P. Frigerio e C. Ciotti – Parrocchia dei Ss. Agostino e Monica – Casciago – 2000 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Sant'Eusebio http://www.comunitasanteusebio.com/santeusebio/ Archiviato il 10 novembre 2018 in Internet Archive.

Stazione di Morosolo-Casciago
Stazione di Morosolo-Casciago

La stazione di Morosolo-Casciago è una fermata della Saronno – Laveno situata al km 55 della linea a metà strada dei due paesi a cui è intestata, Morosolo e Casciago. È gestita da Ferrovienord. Prima dei lavori di ammodernamento la fermata era presenziata, trattandosi di un casello per la chiusura del passaggio a livello della Varese-Morosolo. Dal 1994, in seguito appunto a tali lavori e all'installazione del Comando Centralizzato del Traffico (CTC) e l'attivazione del Dirigente Centrale Operativo sedente a Varese, la fermata è diventata un Posto di Blocco Automatico (PBA). Per questo c'è ancora la Leopolder funzionante. L'impianto è costituito da un piccolo edificio e da un marciapiede, dotato di panchina. Parte del fabbricato è stato murato, ma rimane aperta la piccola sala d'attesa. Il marciapiede è in curva ed è interrotto dal passaggio a livello della strada Varese-Morosolo. Il passaggio a livello è comandato da Varese-Casbeno con verifica tramite Televisione a circuito chiuso (TVCC). Dal 1998, non è presente alcun servizio di biglietteria. La fermata è servita dai treni regionali Trenord della direttrice Laveno Mombello-Milano Cadorna. Essi effettuano soste ad orari cadenzati al minuto 06 in direzione Milano Cadorna e al minuto 56 in direzione Laveno. Negli orari di punta la cadenza diventa semioraria. Inoltre la fermata è servita dai treni RegioExpress RE1 Laveno - Varese - Saronno - Milano. Trasporti in Lombardia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Morosolo-Casciago Ferrovienord.it - Stazione di Morosolo-Casciago, su ferrovienord.it. URL consultato il 18 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2013).

Morosolo
Morosolo

Morosolo (Morissoeu in dialetto varesotto, AFI: [muˌriˈsøː]) è una frazione del comune di Casciago, in provincia di Varese. A partire dall'ultima rilevazione censuale (2001) e a fini esclusivamente statistici, i suoi abitanti vengono conteggiati insieme a quelli di Casciago. Fino al 1929 costituiva un comune autonomo. Il vicino lago di Varese e il Varese Golf Club ne fanno una nota località turistica. Citato per la prima volta nel X secolo (sia sotto il nome di Mauresiolo che di Maurisiolo), assunse, dopo altre svariate trasformazioni, la denominazione attuale agli albori dell'età moderna (XVI secolo). Registrato agli atti del 1751 come un borgo di 176 abitanti, nel 1786 Morosolo con Mustonate entrò per un quinquennio a far parte dell'effimera Provincia di Varese, per poi cambiare continuamente i riferimenti amministrativi nel 1791, nel 1798 e nel 1799. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 496 abitanti. Nel 1809 il comune si allargò per l'annessione di Oltrona, ma nel 1812 fu a sua volta annesso da Luvinate su risultanza di un regio decreto di Napoleone. Il Comune di Morosolo fu poi ripristinato con il ritorno degli austriaci. L'abitato crebbe poi discretamente, tanto che nel 1853 risultò essere popolato da 750 anime, salite a 909 nel 1871. Una discreta crescita demografica nella seconda metà del XIX secolo portò poi ai 1007 residenti del 1921. A seguito del regio decreto N. 813 del 28 marzo 1929, il comune venne smembrato: parte del territorio fu annessa al comune di Varese e parte al comune di Casciago. A Varese toccò la porzione più consistente e quasi il 70% dei residenti totali (692 su 1007) con le frazioni di Calcinate, Gudo, Gaggio e Mustonate, mentre Morosolo propriamente detto, sede del comune, passò a Casciago. Costruita sulla base di un precedente complesso rurale fortificato di età bassomedievale, verso la fine del XVIII secolo fu trasformata in una dimora signorile della famiglia Stampa. Della struttura originaria sopravvivono i resti di alcune torri. Fra i proprietari della villa si ricorda Stefano Decio Stampa, primo marito della seconda moglie di Alessandro Manzoni. La villa presenta una pianta a "U" aperta verso due cortili, trasversalmente separati da una fila di tre archi Novecenteschi ispirati ad analoghe strutture presenti nelle ville Recalcati e Menafoglio Litta Panza di Varese Morosolo, insieme al comune di Casciago, è servita dalla linea ferroviaria FN Saronno-Varese-Laveno Mombello tramite la stazione di Morosolo-Casciago. Inoltre la frazione è servita dalla Linea autobus M (Varese-Morosolo) gestita da Autolinee Varesine, e che rientra nei servizi di area urbana di competenza del Comune di Varese. Santino Langè, Ville delle province di Como, Sondrio e Varese, a cura di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Vol. Lombardia 2, Milano, Edizioni SISAR, 1968. Stazione di Morosolo-Casciago Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Morosolo

Chiesa dei Santi Agostino e Monica (Casciago)
Chiesa dei Santi Agostino e Monica (Casciago)

La chiesa dei Santi Agostino e Monica a Casciago, in provincia di Varese è una delle quattro chiese presenti nel paese ed è l'attuale chiesa parrocchiale. Completata nel 1938, fu voluta dall'allora arcivescovo di Milano, il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, come luogo di culto dedicato alla memoria di Sant'Agostino, la cui conversione spirituale è legata al periodo trascorso proprio in questi luoghi, e della madre, Santa Monica. Progettata dall'architetto Cornelio Bregonzio, la prima pietra fu posata il 28 agosto 1937, completata la costruzione in un solo anno fu consacrata il 22 settembre 1938 dal beato cardinal Schuster, arcivescovo di Milano. Le decorazioni furono completate fra il 1968 ed il 1971. Negli affreschi del soffitto sono riportate frasi tratte dagli scritti di Sant'Agostino. Secondo un'ipotesi, non completamente verificata, il paese di Casciago sarebbe infatti Cassiciacum, la località citata dallo stesso Agostino in cui egli con la madre Monica, il fratello Navigio, il figlio Adeodato, l'amico Alipio e i discepoli Rustico, Lastidiano, Taigezio e Licenzio hanno soggiornato, ospitati dall'amico Veracondo, nel periodo precedente al battesimo, ricevuto da Agostino durante la veglia pasquale, il 24 aprile 387, per mano di Sant'Ambrogio, vescovo di Milano. Il cardinale Schuster volle che si ponesse particolare attenzione alle "sofferenze vissute dalle madri per causa della cattiva condotta dei figli, dando loro una speranza qualora le loro lacrime si mescolino alle lacrime di Monica". Nei progetti originali era stata prevista anche l'edificazione di un battistero esterno e di un campanile, la cui costruzione, però, non è mai stata realizzata. Dante Isella professore emerito e filologo all’Università degli Studi di Pavia, ha scritto un opuscolo intitolato: Alessandro Manzoni e il rus Cassiciacum di S. Agostino, edito per cura del comune di Casciago nel 1986. Isella scrive come Manzoni partecipò alle ricerche cui era stato invitato da uno studioso francese, Jean Joseph Poujoulat che stava scrivendo una Storia di S. Agostino, circa quel Cassiciacum in cui Agostino si ritirò nel 386 in meditazione, abbandonata la cattedra milanese di retorica. Il Manzoni fu il primo a stabilire un nesso tra quel Cassiciacum e Casciago in relazione a Sant’Agostino. Casciago = Cas’ciagh = Cassiciacum. Come nella pronuncia viva dei suoi abitanti e come esito fonetico. Da un punto di vista linguistico era difficile identificare Cassiciacum con Cassago = Cassiacum (oggi Cassago Brianza) ove esiste solo una pietra nella chiesa su cui era voce che il santo avesse celebrato, e un documento del XVII secolo. Il punto di partenza è l’accertamento testuale delle Confessioni di Agostino con la sua descrizione delle amenità dei luoghi e l’accertamento filologico che attesta nelle edizioni critiche dell’opera rus Cassiciacum, mentre la lezione Cassiacum appare solo nei codici recentiores et deteriores. Nel 2014 sono cominciati i lavori, conclusi il successivo anno, per la costruzione di un battistero all'interno della chiesa, realizzato nel transetto destro (che precedentemente era stato murato) e decorato con un mosaico ad opera dell'artista padre Marko Ivan Rupnik, raffigurante la discesa agli inferi. Cassago Brianza Alfredo Ildefonso Schuster Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa dei Santi Agostino e Monica Chiesa di Sant’Agostino e santa Monica Archiviato l'8 novembre 2018 in Internet Archive.

Barasso
Barasso

Barasso (Baràs in dialetto varesotto) è un comune italiano di 1 649 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. Nei secoli II e III a.C. Barasso, che era compreso nella Gallia Cisalpina o Insubria, entra a far parte della Provincia Romana. Durante la dominazione Longobarda il nome di Barasso comincia ad entrare nei documenti storici e viene citato nel celebre “Diploma” con cui il Re Longobardo Liutprando donava, nel 725 d.C., molte terre, specialmente del Varesotto, ai monaci agostiniani in memoria del fatto che S. Agostino era stato in questi luoghi e precisamente a Casciago (Cassiciacum), ospite del suo amico Verecondo (357). In base ai documenti dell'archivio della Curia Arcivescovile di Milano, si può affermare che a Barasso e nelle frazioni di Molina e Cassini esistevano tre Chiese già prima dell'anno Mille. Nel 1786, con la suddivisione della Lombardia austriaca in province, Barasso fu assegnata alla provincia di Gallarate, ribattezzata l'anno successivo provincia di Varese; nel 1791, in seguito a una modifica territoriale, passò alla provincia di Milano. In età napoleonica (1797) Barasso fu assegnata all'effimero dipartimento del Verbano, passando l'anno successivo al dipartimento d'Olona, e nel 1801 al dipartimento del Lario. Nel 1809 fu aggregato a Barasso il comune di Luvinate, ma nel 1812 fu Luvinate ad assumere lo status di comune, e Barasso ne divenne frazione. Con l'istituzione del Regno Lombardo-Veneto (1816) Barasso recuperò l'autonomia, e venne inserita nella provincia di Como; con l'emanazione del Decreto Rattazzi (1859) il comune di Barasso entrò nel circondario di Varese della provincia di Como. All'Unità d'Italia (1861) il comune contava 693 abitanti. Nel 1927 il comune di Barasso venne aggregato al comune di Comerio, recuperando l'autonomia nel 1957. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con D.P.R. del 21 dicembre 1989. L'albero è caratterizzante la natura stessa del territorio comunale, coperto da boschi di piante di alto fusto; la ruota di mulino rappresenta gli antichi mulini esistenti nella frazione Molina; il compasso rende onore a due cittadini contraddistintisi in opere di architettura civile e cioè l'architetto Emilio Alemagna e l'architetto Cornelio Bregonzio.; le due stelle sono a ricordare due insigni personaggi storici: S. Nicone da Barasso e lo storico Giacomo da Barasso. Il gonfalone è un drappo di bianco. Chiesa parrocchiale di San Martino Chiesa di Sant'Ambrogio, via F. Rossi, località Molina, risalente all'XI secolo con la fondazione dell'Ospedale dei Poveri addossato alla chiesa Chiesa di Maria Immacolata, via Cassini, frazione Cassini 390 nel 1751 457 nel 1805 unione con Luvinate in età napoleonica 606 nel 1853 624 nel 1859 Abitanti censiti Secondo lo statuto comunale, il territorio comunale comprende, oltre al capoluogo, le frazioni di Cassini e Molina, quest'ultima oggetto per secoli di una disputa territoriale col confinante Comune di Casciago. Secondo l'ISTAT, il territorio comunale comprende il solo centro abitato di Barasso. Barasso è attraversata dalla strada statale 394 del Verbano Orientale, che collega Varese a Luino e alla frontiera svizzera. Il centro abitato è servito dalla stazione di Barasso-Comerio, posta sulla ferrovia Saronno-Varese-Laveno, gestita da Ferrovienord e servita da treni regionali svolti da Trenord nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lombardia. Fra il 1914 e il 1940 Barasso una fermata della tranvia Varese-Angera, gestita dalla Società Anonima Tramvie Orientali del Verbano (SATOV). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Barasso Sito ufficiale, su comune.barasso.va.it. Barasso, su sapere.it, De Agostini.

Stazione di Barasso-Comerio
Stazione di Barasso-Comerio

La stazione di Barasso-Comerio è una stazione ferroviaria della linea Saronno-Laveno. Sorge piuttosto in basso rispetto ai paesi a cui è intestata, più o meno a mezza costa fra Comerio ed il Lago di Varese. L'impianto è gestito da Ferrovienord, società del gruppo FNM S.p.A, che la qualifica come stazione di tipo secondario La stazione ha vinto il concorso Stazioni Fiorite nel 1991. Il fabbricato viaggiatori è in ottimo stato. L'impianto si compone di due binari passanti più un tronchino corto a lato Saronno. Sono presenti marciapiedi lunghi 220 m, raggiungibili dall'utenza grazie ad un sottopassaggio, pensiline e una sala d'attesa. Siccome tutti gli incroci da orario avvengono in questa stazione, sono stati effettuati degli interventi di potenziamento: prolungamento lato Laveno per circa 300 metri del binario d'incrocio (distanza fra segnale e deviatoio maggiore di 100 metri) ed installazione di un deviatoio percorribile a 60 km/h sul ramo deviato in direzione Laveno. A ciò va aggiunto un tronchino di salvamento lato Varese, il quale permette l'ingresso contemporaneo dei treni in stazione. La circolazione è gestita in Dirigente Centrale Operativo (DCO) da Varese. La stazione è impresenziata. La stazione è servita dai tutti i treni regionali Trenord della direttrice Milano Cadorna-Saronno-Laveno Mombello. Grazie all'orario cadenzato e simmetrico delle corse, la stazione è un nodo secondario di interscambio: presso di essa al medesimo orario si incrociano i treni provenienti dalle due direzioni opposte. Nel caso specifico, gli incroci avvengono al minuto 00 di ogni ora ai quali si aggiunge il minuto 30 negli orari di punta. Inoltre la stazione è servita dai treni RegioExpress RE1 Laveno - Varese - Saronno - Milano. Trasporti in Lombardia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Barasso-Comerio

Aeroporto di Calcinate del Pesce
Aeroporto di Calcinate del Pesce

L'Aeroporto di Calcinate del Pesce (codice ICAO: LILC) è una struttura aeroportuale situata sulle rive del Lago di Varese che si dedica principalmente al volo a vela, il volo silenzioso senza motore effettuato in aliante. L'idea di un aeroporto per la città di Varese cominciò a manifestarsi in parallelo con le esigenze della Aeronautica Macchi - oggi Aermacchi (azienda). La lunga tradizione costruttiva di idrovolanti e il ruolo di prestigio svolto dalla ditta varesina nella Coppa Schneider (vinta peraltro nel 1926, con il'idrovolante Macchi M.39) fecero sì che come pista naturale fosse utilizzato il Lago di Varese. Il graduale passaggio alla produzione sia civile, sia militare, di aerei terrestri portò la ditta ad utilizzare un suo spazio a Malpensa (oggi Aeroporto di Milano-Malpensa). Contemporaneamente però le autorità varesine si stavano convincendo che sarebbe stato utile realizzare una pista di volo sia per le esigenze della Macchi, sia per il trasporto di merci e persone per la città di Varese. Lo studio di un tale ambizioso progetto venne affidato all'Ing. Pedoja che, prendendo in esame l'area lacuale, cercò di individuare una soluzione ponte tra le diverse esigenze, non solo civili e militari, ma anche per il decollo e l'atterraggio su acqua e su pista. Le aree prescelte ricadevano in direzione Capolago e Calcinate (entrambe frazioni del Comune di Varese che si affacciano sul suo lago). Fu subito evidente che l'area di Capolago era la meno adeguata a causa delle incombenti colline retrostanti. Fu così che ci si orientò per la realizzazione di un impianto a Calcinate del Pesce (VA). L'aeroporto di Varese è un piccolo campo volo situato 5 chilometri a ovest della città..L'aeroporto non venne mai utilizzato per scopi bellici o civili. Tuttavia, per la sua effettiva realizzazione bisognerà attendere il Luglio 1960, quando si costituì il CSVVA - Centro Studi Volo a Vela Alpino grazie al fondamentale sostegno finanziario e amministrativo dei coniugi Adele e Giorgio Orsi, appassionati piloti di aliante, la cui famiglia ancora oggi ne è garante.. L'anno successivo, il 3 Settembre 1961, Umberto Bertoli e Roger Biagi ne inaugurarono l'attività di volo atterrandovi per la prima volta. L'aeroporto venne inaugurato ufficialmente il 25 marzo 1962 e dedicato a chi l'aveva progettato e costruito, l'ing. Paolo Contri, deceduto pochi mesi prima. Oggi l'aeroporto è denominato "Aeroporto Adele e Giorgio Orsi" in ricordo di chi lo ha fortemente voluto e finanziato. L'attività di volo proseguì l'anno successivo con la costituzione dell'AVAL (Aeroclub Volovelistico Alta Lombardia) e poi, dal 1998, con ACAO (Aero Club Adele Orsi). Nel 2011, in occasione del 50º anniversario dell'aeroporto, fu sede dei Campionati Mondiali di Volo a Vela - FAI Sailplane Grand Prix, classe 18m. Nel 2017, il club disponeva di una flotta di 19 velivoli, di cui 11 alianti, 2 motoalianti e 6 aerei a motore. E contava il maggior numero di volovelisti iscritti in Italia ed ospita annualmente i campionati a livello nazionale dello sport. Dal 28 maggio al 5 giugno L'aeroporto è inoltre sede dal 1979 dell'organizzazione Elilombarda, specializzata nelle attività di elisoccorso. L'aeroporto di Calcinate dispone di una pista in erba lunga circa 600 metri e larga 50, utilizzata principalmente per l'atterraggio degli alianti. La struttura è inoltre dotata di una striscia d'asfalto parallela alla pista in erba utilizzata principalmente per i decolli lunga circa 450 metri. Da alcuni anni l'aeroporto è contestato da parte di alcuni abitanti della zona, che lamentano il forte inquinamento acustico e la mancanza di supporto da parte delle autorità locali. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Aeroporto di Varese (Calcinate del Pesce) Sito ufficiale, su acao.it.