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Velate (Varese)

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Torre di Velate
Torre di Velate

Velate (Velaa in dialetto varesotto) è una frazione della città di Varese posta nel quadrante nordoccidentale dell'area urbana, ai piedi del Monte San Francesco e del monte Campo dei Fiori.

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Velate (Varese)
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Torre di Velate
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Chiesa dei Santi Agostino e Monica (Casciago)
Chiesa dei Santi Agostino e Monica (Casciago)

La chiesa dei Santi Agostino e Monica a Casciago, in provincia di Varese è una delle quattro chiese presenti nel paese ed è l'attuale chiesa parrocchiale. Completata nel 1938, fu voluta dall'allora arcivescovo di Milano, il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, come luogo di culto dedicato alla memoria di Sant'Agostino, la cui conversione spirituale è legata al periodo trascorso proprio in questi luoghi, e della madre, Santa Monica. Progettata dall'architetto Cornelio Bregonzio, la prima pietra fu posata il 28 agosto 1937, completata la costruzione in un solo anno fu consacrata il 22 settembre 1938 dal beato cardinal Schuster, arcivescovo di Milano. Le decorazioni furono completate fra il 1968 ed il 1971. Negli affreschi del soffitto sono riportate frasi tratte dagli scritti di Sant'Agostino. Secondo un'ipotesi, non completamente verificata, il paese di Casciago sarebbe infatti Cassiciacum, la località citata dallo stesso Agostino in cui egli con la madre Monica, il fratello Navigio, il figlio Adeodato, l'amico Alipio e i discepoli Rustico, Lastidiano, Taigezio e Licenzio hanno soggiornato, ospitati dall'amico Veracondo, nel periodo precedente al battesimo, ricevuto da Agostino durante la veglia pasquale, il 24 aprile 387, per mano di Sant'Ambrogio, vescovo di Milano. Il cardinale Schuster volle che si ponesse particolare attenzione alle "sofferenze vissute dalle madri per causa della cattiva condotta dei figli, dando loro una speranza qualora le loro lacrime si mescolino alle lacrime di Monica". Nei progetti originali era stata prevista anche l'edificazione di un battistero esterno e di un campanile, la cui costruzione, però, non è mai stata realizzata. Dante Isella professore emerito e filologo all’Università degli Studi di Pavia, ha scritto un opuscolo intitolato: Alessandro Manzoni e il rus Cassiciacum di S. Agostino, edito per cura del comune di Casciago nel 1986. Isella scrive come Manzoni partecipò alle ricerche cui era stato invitato da uno studioso francese, Jean Joseph Poujoulat che stava scrivendo una Storia di S. Agostino, circa quel Cassiciacum in cui Agostino si ritirò nel 386 in meditazione, abbandonata la cattedra milanese di retorica. Il Manzoni fu il primo a stabilire un nesso tra quel Cassiciacum e Casciago in relazione a Sant’Agostino. Casciago = Cas’ciagh = Cassiciacum. Come nella pronuncia viva dei suoi abitanti e come esito fonetico. Da un punto di vista linguistico era difficile identificare Cassiciacum con Cassago = Cassiacum (oggi Cassago Brianza) ove esiste solo una pietra nella chiesa su cui era voce che il santo avesse celebrato, e un documento del XVII secolo. Il punto di partenza è l’accertamento testuale delle Confessioni di Agostino con la sua descrizione delle amenità dei luoghi e l’accertamento filologico che attesta nelle edizioni critiche dell’opera rus Cassiciacum, mentre la lezione Cassiacum appare solo nei codici recentiores et deteriores. Nel 2014 sono cominciati i lavori, conclusi il successivo anno, per la costruzione di un battistero all'interno della chiesa, realizzato nel transetto destro (che precedentemente era stato murato) e decorato con un mosaico ad opera dell'artista padre Marko Ivan Rupnik, raffigurante la discesa agli inferi. Cassago Brianza Alfredo Ildefonso Schuster Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa dei Santi Agostino e Monica Chiesa di Sant’Agostino e santa Monica Archiviato l'8 novembre 2018 in Internet Archive.

Museo Baroffio e del Sacro Monte
Museo Baroffio e del Sacro Monte

Il Museo Baroffio e del Santuario del Sacro Monte sopra Varese è uno dei musei lombardi di più antica fondazione, venne, infatti, inaugurato originariamente nell'agosto del 1900 in locali annessi al Santuario del Sacro Monte di Varese. L'edificio in cui attualmente è esposta la collezione venne inaugurato nel 1936 grazie ai lasciti del barone Giuseppe Baroffio dall'Aglio, da cui il museo prende il nome, con un allestimento curato da Lodovico Pogliaghi. Dopo una chiusura quasi decennale è stato riaperto nel dicembre 2001, grazie alla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte. Al patrimonio storico-artistico legato a Santa Maria del Monte, Patrimonio dell'Umanità UNESCO dal 2003, si uniscono la collezione del barone Giuseppe Baroffio Dall'Aglio e la sezione d'arte sacra del Novecento donata da monsignor Pasquale Macchi, arciprete del santuario e già segretario di Papa Paolo VI. La visita in museo consente di tuffarsi nella storia del Sacro Monte di Varese, con alcuni capolavori dell'arte lombarda, come la scultura raffigurante la Madonna con Bambino (1196 circa) di Domenico e Lanfranco da Ligurno, le miniature di Cristoforo de' Predis (1476) o i tessuti donati da Ludovico il Moro (1494 – 1495) e contemporaneamente di volare lontano, sulla scia delle tante opere fiamminghe e olandesi o verso alcuni protagonisti dell'arte italiana ed europea del XX secolo, come Guttuso, Sironi, Bodini, Matisse e Rouault. Il museo conservava uno studio preparatorio del Bacco di Leonardo da Vinci, rubato nel 1974.

Stadio Franco Ossola
Stadio Franco Ossola

Lo stadio comunale Franco Ossola - velodromo Luigi Ganna è uno stadio polisportivo sito nella città italiana di Varese, utilizzato principalmente per la pratica del calcio: attualmente accoglie le gare casalinghe della principale squadra cittadina, il Città di Varese militante in Serie D nella stagione 2020/2021 Ha inoltre ospitato competizioni a carattere nazionale ed internazionale di ciclismo su pista e vari eventi di altri sport o extra-sportivi. Il progetto per l'edificazione di uno stadio polisportivo in località Masnago (da dedicare essenzialmente alla pratica di calcio, atletica leggera e ciclismo su pista) fu presentato all'Ufficio Tecnico del Comune di Varese il 3 gennaio 1935 e i lavori di costruzione furono conclusi entro la fine di quell'anno. Lo Stadio del Littorio fu quindi inaugurato l'8 dicembre, allorché la Varese Sportiva vi giocò la prima partita interna e abbandonò il vecchio campo di gioco in località Bettole (sul cui sito venne poi costruito l'ippodromo cittadino, precedentemente ubicato proprio a Masnago). Dopo la caduta del fascismo, l'impianto (che nel 1945 venne adibito a campo di prigionia temporaneo sotto la responsabilità del CLNAI) venne denominato informalmente Stadio di Masnago, per poi assumere l'intitolazione a Franco Ossola a seguito della tragedia di Superga, in cui perse la vita l'intera squadra del Grande Torino (ivi compreso il calciatore varesino). L'adozione di tale nome venne resa ufficiale il 3 settembre 1950 con la posa di un cippo presso la cancellata principale. La struttura originaria disponeva di una sola tribuna, posizionata sul lato est del terreno di gioco, attorno al quale si sviluppavano la pista di atletica leggera e il velodromo, costruito con un'impalcatura di ferro e calcestruzzo; gli spogliatoi erano seminterrati, ubicati in una bassa costruzione al di sotto della curva meridionale della pista ciclistica e l'accesso al campo era possibile mediante un tunnel che sbucava dietro il relativo lato corto del terreno di gioco. Successivamente l'impianto fu più volte rimaneggiato e dotato di spalti lungo pressoché tutto il suo perimetro: il 13 settembre 1959, in occasione dell’arrivo della Tre Valli Varesine, il sindaco Lino Oldrini inaugurò la tribuna coperta in cemento armato (poco prima era stata abbattuta la vecchia struttura d’epoca fascista); nella circostanza si giocò un’amichevole tra Varese e Torino. In seconda battuta si procedette alla costruzione delle due curve (nord e sud) e del settore distinti sul lato ovest, dapprima in legno e tubi d'acciaio e poi in calcestruzzo. Ciò consentì, negli anni delle maggiori fortune del Varese Calcio (che tra gli anni 1960 e 1970 disputò più volte il campionato di Serie A), di portare la capienza fino a 23.000 spettatori (complice il fatto che i posti non erano numerati e si permetteva agli spettatori di accomodarsi non solo sulle gradinate, ma anche sul velodromo o sulla pista di atletica). Per ragioni di sicurezza, la capienza massima dell'impianto venne via via stabilizzata a poco meno di 10.000 posti. Gli spogliatoi e i locali tecnici dello stadio vennero poi progressivamente trasferiti dalla curva sud (i cui locali finirono in abbandono o usati come deposito) all'interno della tribuna. Nel 1967 l'Azienda Autonoma di Soggiorno varesina commissionò all'architetto Luigi Vermi un progetto di sistemazione urbanistica della zona adiacente allo stadio (che non venne mai attuato). Esso prevedeva la creazione di una sorta di "quartiere polisportivo", comprendente un campo da hockey su ghiaccio, delle piscine e piste di atletica leggera, più altri spazi e locali pubblici. Nel 2007, dinnanzi alle necessità di adeguare lo stadio (le cui infrastrutture erano ormai obsolescenti) ai regolamenti in vigore per la Serie C2 (categoria in cui a quel tempo militava il Varese), l'amministrazione comunale e il club biancorosso decisero di chiudere la curva nord (obbligando i gruppi della tifoseria organizzata a spostarsi nei distinti) e ridurre la capienza complessiva degli spalti al di sotto dei 7.500 posti. Al fine di contenere ulteriormente i costi di gestione, negli anni successivi vennero attuate ulteriori chiusure di settori e limitazioni all'accesso del pubblico. Ulteriori difficoltà derivarono altresì dall'inefficienza dell'impianto di illuminazione (sia sul campo che sugli spalti e nelle pertinenze) Lo stadio poté essere riaperto nella sua quasi totalità solo a seguito della promozione del Varese in Serie B: in occasione dei play-off e soprattutto al termine della stagione 2009-2010, il comune di Varese si occupò infatti di implementare una sistemazione dell'impianto che, dopo alcune valutazioni, fu portato ad una capienza di 8 213 posti. Contestualmente fu rivista la mappa degli ingressi agli spalti (che vennero riverniciati e dotati di numerazione dei posti), al fine di separare il più possibile i tifosi a seconda del settore di appartenenza, fu potenziata la videosorveglianza e furono installate gabbie e tornelli elettronici per il prefiltraggio del pubblico. In tal modo curva nord e distinti poterono essere riaperti integralmente. In occasione delle gare di playoff della Serie B (nelle stagioni 2010-2011 e 2011-2012) la capienza delle tribune è stata ulteriormente aumentata, fino ad un massimo di 9 926 posti (ferma restando la necessità di mantenere chiuso uno spicchio degli spalti per dividere il settore dei distinti dalla curva sud). Contestualmente, tra il 2011 e il 2012 si provvide ad intitolare la tribuna centrale e la curva nord dello stadio rispettivamente a Bruno Arcari e Pietro Maroso. Nell'estate 2011 sono partiti altri lavori di adeguamento della struttura: installazione di ulteriori telecamere di videosorveglianza, ampliamento degli spogliatoi ed altri interventi di minore entità. Nel luglio 2013, su iniziativa del presidente in carica del Varese, Nicola Laurenza, alcuni writers hanno realizzato 88 graffiti di vario tema sulle mura esterne di recinzione. Nel 2015 la dirigenza societaria del Varese ha intrapreso una nuova opera di ristrutturazione dell'impianto, comprendente il risanamento del campo sterrato alle spalle del settore distinti e di quello in sintetico prospiciente la tribuna, la ristrutturazione dei locali siti al di sotto delle curve (trasformati in spogliatoi e spazi di servizio e per il settore giovanile) e la realizzazione di spazi dedicati a dirigenti e sponsor sulla tribuna centrale. Contestualmente, date le ridotte necessità di capienza richieste dal campionato di Eccellenza (donde il club è ripartito a seguito del fallimento della vecchia società), si è optato per aprire stabilmente al pubblico solo la tribuna e i Distinti, aggiungendo la curva sud solo in caso di un significativo afflusso di tifosi ospiti. La prassi è proseguita anche nei tre anni a seguire (addirittura nel 2019 l'accesso dovette essere ridotto alla sola tribuna per motivi di sicurezza). Nell'estate 2018 il Varese provvide ad attuare alcuni lavori sulla tribuna centrale, sostituendo i seggiolini e ritinteggiando le parti murarie rivolte verso il campo di colore rosso. A causa di una nuova crisi, tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019, lo stadio venne lasciato privo da ogni manutenzione minima a causa del mancato pagamento delle utenze di metano e corrente elettrica, la cui interruzione obbligò a chiudere tutto l'impianto. Dopo circa un anno lo stadio fu riaperto per estemporanee partite di altre squadre cittadine, tra le quali il Città di Varese, erede informale del cessato Varese; proprio quest'ultima infine ne ottenne la concessione, consentendone la stabile riapertura. Negli anni 2000 la crescente obsolescenza dell'impianto stimolò il dibattito sull'ipotesi di effettuarvi un'opera di ristrutturazione o di praticarne la demolizione e successiva riedificazione ex novo in un'altra località. Nel dicembre 2005, durante la presidenza di Riccardo Sogliano, il Varese 1910 presentò un progetto preliminare per la riattazione dell'intera area del quartiere di Masnago ove sorge lo stadio. Essa prevedeva la realizzazione di un grande parco, che inglobasse il limitrofo palasport e la nuova arena, dotata di campo in erba sintetica, spalti capaci di contenere 9 900 spettatori, totalmente coperta (indoor) e con spazi contigui dedicati ad esercizi commerciali di vario genere. Il costo stimato di un tale intervento era di 150 milioni di euro. Negli anni successivi si continuò a parlare del suddetto progetto, e ne vennero altresì presentati altri (dapprima sempre durante la gestione Sogliano, poi rispettivamente dai presidenti Antonio Rosati, Nicola Laurenza, Alì Zeaiter e Gabriele Ciavarrella), senza che però si riuscisse ad arrivare ad alcun risultato concreto, complici anche i tre fallimenti patiti dal club nel corso dei primi anni del terzo millennio. Lo stadio presenta una configurazione a pianta ellittica. Gli spalti sono costruiti in calcestruzzo e cemento armato e si dividono nei seguenti settori: Tribuna Bruno Arcari, posizionata lungo il lato ovest del campo, è suddivisa in tribuna centrale (ove sono ubicati i posti d'onore), tribuna laterale nord, tribuna laterale sud, tribuna parterre e tribuna stampa (dedicata agli operatori giornalistici). È l'unico settore dotato di copertura e di posti provvisti di seggiolino e ospita al suo interno gli spogliatoi principali, la sala stampa e buona parte delle infrastrutture di servizio dello stadio. Curva nord Peo Maroso, di forma semicircolare, ospita usualmente i gruppi della tifoseria organizzata varesina. Distinti nord, costituisce lo spicchio orientale della curva casalinga ed è parte integrante del settore dei distinti. Distinti, posizionato lungo il lato est del campo, è il settore più capiente di tutto l'impianto. Al di sotto di esso, a livello del terreno di gioco, è ubicato il sotto-settore distinti parterre. Distinti sud, costituisce lo spicchio orientale della curva meridionale ed è usualmente chiuso al pubblico per ragioni di sicurezza. Curva sud, riservata alle tifoserie ospiti, ospita al di sotto di essa gli spogliatoi secondari dello stadio. Curve e distinti (seppur aventi altezza e capienza differenti) sono raccordate tra loro e costituiscono di fatto un'unica struttura, mentre la tribuna è un settore a sé stante, del tutto separato ed indipendente dal resto degli spalti. Tutti i posti dello stadio sono a sedere e numerati. Le tribune sono separate dal campo da gioco (la cui superficie è in erba naturale) dall'ex pista di atletica (ormai usurata) ora coperta in asfalto e da un velodromo scoperto in cemento, lungo 446 metri e dedicato al ciclista varesotto Luigi Ganna. L'illuminazione dello stadio è garantita da quattro torri faro angolari. Le pertinenze dello stadio comprendono inoltre tre campi da gioco laterali, più piccoli del principale (utilizzati essenzialmente dalle squadre giovanili del Varese) e alcune abitazioni originariamente destinate all'alloggio del custode, che dal 2015 ospitano la sede legale ed operativa del Varese e dell'associazione dei tifosi del club. Il 1º novembre 1970, si disputò al Franco Ossola una partita della Nazionale Under-23 contro i pari età dell'Austria. Il risultato finale fu di 3-1 a favore dell'Italia. Il 1º giugno 1988, la Nazionale italiana disputa al Franco Ossola un'amichevole contro il Lugano, chiusa sul punteggio di 4-1 per l'Italia. Il 10 agosto 2011 lo stadio ospitò per la terza volta una partita di una Nazionale italiana: l'amichevole tra l'Italia Under-21 e i pari età della Svizzera, terminata 1-1. Nel 1971 il velodromo Luigi Ganna ha ospitato i campionati mondiali di ciclismo su pista (assegnati a Varese congiuntamente a quelli di ciclismo su strada, svoltisi nella vicina città svizzera di Mendrisio). In tale occasione la pista ciclistica venne integralmente ricostruita, con un aumento della pendenza delle curve. Il 7 luglio 2012 la struttura ha ospitato la Vª edizione dell'Italian Superbowl, la finale del campionato di Serie A1 IFL di football americano, vinta dai Panthers Parma. Lo stadio è servito dagli autobus della rete urbana dei trasporti di Varese, gestiti dalla società Autolinee Varesine, tramite le seguenti linee e fermate: E Palasport-Bizzozero (fermate di via Daniele Manin, via Giovanni Borghi, via Giuseppe Bolchini, via Severo Piatti e via Aurelio Saffi) H Scuola europea-San Fermo, P Olona-Velate (fermate di via Giuseppe Bolchini, via Stadio e via Vellone) Z Bregazzana-Calcinate degli Origoni (fermata di via Sorrisole). Nei giorni di gara le linee talora modificano i loro percorsi e sono affiancate da servizi suppletivi dedicati. Masnago PalaWhirlpool Varese Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stadio Franco Ossola GLI STADI DI 1a e 2a DIVISIONE (PDF), su lega-calcio-serie-c.it, F.I.G.C. Lega Italiana Calcio Professionistico, 200. URL consultato il 03-04-2009 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2012). Stadio comunale "Franco Ossola" Archiviato il 18 febbraio 2019 in Internet Archive. - comune.varese.it Lo Stadio Franco Ossola - varese-calcio.it Stadio - varese1910.it

Palasport Lino Oldrini
Palasport Lino Oldrini

Il palasport Lino Oldrini, dal 2023 denominato per ragioni di sponsorizzazione Itelyum Arena, è la più importante arena coperta della città di Varese; ospita le partite casalinghe della Pallacanestro Varese, maggiore club cestistico cittadino. Verso la metà degli anni 1960 l'interesse della popolazione varesina per il gioco della pallacanestro era in notevole crescita; di riflesso, la vetusta e poco capiente palestra XXV Aprile (fin dal 1945 campo di casa della principale squadra cittadina) non era più in grado di ospitare il volume di pubblico che desiderava seguire le partite. Ciò palesò la necessità di procedere alla costruzione di un nuovo palazzetto, il cui sito venne individuato nelle adiacenze dello stadio comunale, nel quartiere di Masnago. Il sindaco in carica Lino Oldrini promosse l'iniziativa e appaltò il progetto allo Studio di architettura Brusa Pasquè. I lavori partirono nel 1961 e durarono poco più di tre anni: il 6 dicembre 1964 l'edificio fu inaugurato con la disputa della partita di campionato Pall. Varese-Milano 1958 78-64. Il palasport fu intitolato allo stesso sindaco Oldrini (scomparso proprio nel 1964 a causa di un tumore); a seguito della stipula di contratti di sponsorizzazione, la struttura assunse via via i nomi ufficiali di PalaIgnis, PalaWhirlpool, PALA2A, Enerxenia Arena e Itelyum Arena Nel 1989 sono iniziati dei lavori di ampliamento atti a creare un secondo ordine di gradinate (denominato "galleria"), poi interrotti nel 1995 e da allora rimasti incompiuti. A partire dal 2011, grazie alla convenzione tra il proprietario dell'impianto ovvero il Comune di Varese e Pallacanestro Varese, il palazzetto è oggetto di un intervento di ristrutturazione, comprensivo di aumento dei posti a sedere, ridipintura delle opere murarie, ampliamento ed adeguamento delle strutture di servizio e dell'accessibilità a carico della società cestistica varesina. Tra la fine del 2017 e l'inizio del 2018 sono stati ultimati i lavori per la creazione del nuovo settore "courtside" e quelli per l'installazione del "jumbotron" (cluster di maxischermi sospeso sopra il campo). Il palazzetto dello sport di Masnago è suddiviso in diversi settori: Tribuna Gold Est Tribuna Silver Est Parterre Est (panchine e tavolo) Tribuna Galleria (settore est) Curva Nord Parterre Nord Tribuna Stampa (sotto la curva ospiti) Curva ospiti Parterre Sud Tribuna Silver A e B Tribuna Gold Ovest Tribuna Silver Ovest Parterre Ovest Oltre che per manifestazioni sportive, il palazzetto è usato anche per eventi di spettacolo come concerti, mostre, competizioni di eSports e conferenze. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su palasport Lino Oldrini Il progetto originale e l'ampliamento presentati dallo Studio Brusa Pasqué, su brusapasque.it. URL consultato il 31 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016). Il progetto originale sulla rivista VITRUM N. 161/1967 (PDF), su brusapasque.it. URL consultato il 31 luglio 2013 (archiviato dall'url originale l'8 settembre 2015).