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Forte Belvedere (Genova)

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Forte Belvedere Genova
Forte Belvedere Genova

Forte Belvedere (215 s.l.m.) è un'opera fortificata, della quale oggi rimangono ancora diverse testimonianze, che faceva parte delle fortificazioni difensive distaccate di Genova, situata sulla collina omonima, sulle alture di Sampierdarena.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Forte Belvedere (Genova) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Forte Belvedere (Genova)
Wilhelminenhofstraße, Berlin Oberschöneweide

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Latitudine Longitudine
N 44.4184 ° E 8.89092 °
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Wilhelminenhofstraße

Wilhelminenhofstraße
12459 Berlin, Oberschöneweide
Allemagne
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Forte Belvedere Genova
Forte Belvedere Genova
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Luoghi vicini

Belvedere (Genova)
Belvedere (Genova)

Belvedere (Bervei in ligure) è un quartiere del comune di Genova ed una delle unità urbanistiche che compongono la circoscrizione di Sampierdarena. Fa parte del Municipio II Centro Ovest. La collina su cui sorge (altitudine: 129 m slm) si affaccia sul versante sinistro della Val Polcevera e sul sottostante abitato di Sampierdarena. Gli antichi genovesi denominarono questa località Belovidere per la folta vegetazione e per la presenza di numerose ville e giardini patrizi che a partire dal XV secolo molte famiglie nobili di Genova vi avevano costruito come loro residenze di campagna. Il toponimo, di derivazione intuitiva, fa riferimento al panorama che si gode da questa collina, che insieme a quella di Coronata, sul versante opposto della valle, segna la fine della Valpolcevera. Il panorama spazia dal monte di Portofino a Capo Mele, con ampia vista sulla Valpolcevera, facendo della collina un luogo strategico, caratteristica che nell'Ottocento ne ha determinato la militarizzazione, con la costruzione di fortificazioni che hanno stravolto e sacrificato l'abitato. A poca distanza da Belvedere si trova la località detta Crocetta (in ligure Croxetta de Bervei), il cui nome fa riferimento all'incrocio tra due antiche strade, quella che da Sampierdarena, superato Belvedere, proseguiva a mezza costa per l'alta Valpolcevera e quella che da Genova (quartiere di San Teodoro) conduceva a ponente passando per il Campasso (altro rione sampierdarenese nella bassa Valpolcevera). Questo incrocio, anche se non più frequentato dai viaggiatori, è ancor oggi riconoscibile e ben delimitato da antiche case. Per secoli importante luogo di transito, fino all'apertura delle prime strade di fondovalle, anche questo borgo ospitò case di villeggiatura di ricche famiglie genovesi e nell'Ottocento subì anch'esso i disagi causati dalla presenza del vicino Forte Crocetta, costruito poco più a monte del citato quadrivio sulla struttura del soppresso convento agostiniano del S.S. Crocefisso, con annessa chiesa, risalente ai primi anni del Seicento. Sulla piazza principale, in posizione dominante sull'abitato di Sampierdarena, sorge il Santuario di Nostra Signora di Belvedere, la cui prima edificazione risale alla fine del XIII secolo come cappella dell'annesso convento delle monache agostiniane. La chiesa, citata per la prima volta in un documento del 1285, è composta da un'unica navata ed ha subito nel tempo una serie di rifacimenti. Nel 1665 è stata completamente rifatta ed arricchita dei due altari laterali. Le pareti sono ornate da pregevoli tele e dipinti. Nel 1351 alle monache agostiniane subentrarono i frati dello stesso ordine che, salvo un'interruzione dal 1409 al 1472, vi rimasero fino alla soppressione napoleonica del 1800. Nel 1819 la chiesa rischiò di essere demolita per far spazio alle fortificazioni volute dal governo sabaudo, provvedimento poi rientrato. La chiesa fu riaperta nel 1821, sotto la custodia di preti diocesani. Fu eretta in parrocchia dal 1931 (con decreto del 24 dicembre 1930) dal cardinale Carlo Dalmazio Minoretti, arcivescovo di Genova. La festa patronale viene celebrata nella solennità della Natività di Maria, l'8 settembre. Caratterizza il paesaggio di Belvedere anche la presenza di diverse fortificazioni (vedi anche Mura di Genova), costruite tra il 1815 e il 1830. Già durante gli assedi austriaci del 1746-1747 e del 1800 sull'altura di Belvedere erano state approntate delle postazioni difensive. Vista l'importanza strategica della collina, a partire dal 1815, dopo l'annessione della Liguria al Regno di Sardegna, stabilita dal Congresso di Vienna, furono erette dal governo sabaudo due nuove fortificazioni che avevano lo scopo di difendere le mura principali di Genova: Forte Belvedere, la cui struttura costituisce oggi il terrapieno del campo sportivo M. Morgavi; per la sua realizzazione furono demolite diverse case ed anche la chiesa rischiò di essere abbattuta. Alla fine dell'Ottocento, venute meno le motivazioni strategiche che avevano portato alla sua edificazione, fu trasformato in una batteria a difesa del porto di Genova. Nel 1938 vi fu collocata una batteria contraerea. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 fu occupato dai soldati tedeschi che lo tennero fino al termine del conflitto. Nel dopoguerra, dismesso dal demanio militare, fu ceduto a privati. Come detto, dagli anni settanta sulla sua struttura sorge il campo sportivo Morgavi. Forte Crocetta, sovrastato dall'imponente Forte Tenaglia (che fa parte delle mura secentesche di Genova, anch'esso ampliato tra il 1815 e il 1830), fu costruito poco a monte di Belvedere, presso il borgo della Crocetta, sull'area già occupata dal secentesco convento degli Agostiniani e dall'annessa chiesa del Santissimo Crocefisso. L'edificio religioso fu demolito nel 1818. La costruzione del forte, dopo una modifica di progetto intervenuta nel corso dei lavori, si concluse nel 1830. Dismesso dal demanio militare nel 1914, a varie riprese fu abitato fino al 1961. Oggi è chiuso e in stato di abbandono. Corinna Praga, Genova fuori le mura, Fratelli Frilli Editori, 2006. Goffredo Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, 1849. Stefano Finauri, Forti di Genova, Edizioni Servizi Editoriali, 2007. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Belvedere

Villa Serra Doria Monticelli
Villa Serra Doria Monticelli

Villa Serra Doria Monticelli è una villa patrizia genovese fatta erigere dalla famiglia Serra tra il XV secolo e il XVII secolo. L'epoca di costruzione dell'edificio è incerta, probabilmente quattrocentesca, mentre potrebbe appartenere ad un'aggiunta successiva la torretta difensiva e il corpo rustico, probabilmente settecentesco. Nel 1757 la planimetria di Matteo Vinzoni l'attesta come proprietà di Giuseppe Serra, appartenente ad un casato molto florido e che vantava proprietà soprattutto nella vicina Cornigliano. Sempre del Settecento e documentata dal Vinzoni è l'edificazione dell'edificio aggiunto, probabilmente un rustico poi riconvertito ad area industriale. La villa passa poi alla famiglia Doria, come testimoniato dall'Alizeri nel 1875, passa poi alla famiglia Monticelli nel XX secolo che la adibisce a mobilificio. Successivamente la parte posteriore venne accorpata con il fabbricato industriale di più tarda edificazione. La villa è oggi utilizzata come abitazione e suddivisa in appartamenti. La pianta trapezoidale e piuttosto irregolare della villa, così come la loggia a quattro arcate del piano nobile e le dimensioni ridotte rispetto ad altre costruzioni vicine (Villa Grimaldi (La Fortezza), Villa Imperiale Scassi) la classificano come un edificio eretto tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento. L'ingresso è su Via Daste dove la villa appare disadorna e priva di elementi decorativi sulla facciata escluso il marcapiano tra pianterreno e piano nobile e il grande portale rinascimentale di robusto bugnato in pietra di Promontorio, specularmente sul lato opposto si apriva un'altra entrata che immetteva nel giardino, più modesto rispetto a quelli degli altri parchi cinquecenteschi. La costruzione è dominata dalla loggia posteriore al piano nobile formata da quattro fornici decorati da capitelli ionici e dalla quale si accedeva al salone orientato a nord. All'interno i vani sono disposti a pettine e orientati a settentrione e a mezzogiorno. Il raccordo tra i piani avviene tramite lo scalone originale e una scala di più recente fattura posta vicino all'androne tra il muro antico e la nuova costruzione. Le decorazioni a soffitto e gli affreschi, attribuiti ai Calvi, sono oggi molto compromesse, ne sopravvivono alcuni spezzoni nelle volte dell'atrio e in alcune stanze del piano nobile (in particolare alcune scene dell'Orlando furioso al primo piano), mentre sono appena accennate nella loggia. L'Alizeri menziona una decorazione del salone, posta in cinque riquadri, e raffigurante le Fatiche di Ercole, mentre nella sezione centrale è raffigurato Ercole dinnanzi al concilio degli Dei. Il giardino, che in origine si estendeva verso il mare fino al convento e alla chiesa di Santa Maria della Cella, seguì il destino di molti altri nella zona, prima ridotto per la costruzione del viadotto della ferrovia Torino-Genova e l'apertura di Via Buranello (intorno alla metà dell'Ottocento) e infine smembrato e lottizzato. AA.VV., Ville del ponente e della Val Polcevera, Sagep 1986 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Serra Doria Monticelli Sampierdarena.it - Villa Serra Doria Monticelli, su sampierdarena.ge.it (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2014). Villa Serra Doria , su villaserradoria.it. Ville di Genova Sampierdarena, su stedo.it.

Villa Serra Doria Masnata
Villa Serra Doria Masnata

Villa Serra Doria Masnata è un edificio civile storico di Genova, risalente al XII secolo. Affacciata su via Cantore, il progetto della villa venne commissionato nel 1613 all'architetto Bartolomeo Bianco da parte del nobile Paolo Serra. Federico Alizeri, nella sua Guida del 1875, la indica di proprietà della famiglia Doria. Dalla planimetria di Matteo Vinzoni del 1757 si evince la presenza di un vasto terreno, oggi ridottissimo, che si sviluppava dall'asse fondamentale interno (via Nicolò Daste) sino alla la ripida "crosa" (l'attuale salita Salvator Rosa) che conduceva alla chiesa di San Bartolomeo Apostolo del Promontorio. Diverse le vicissitudini dell'edificio. Nel 1746 la villa divenne sede del quartiere generale austriaco, sotto il comando del Generale Antoniotto Botta Adorno inviato dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria. Nel XIX secolo la proprietà passò alla famiglia Masnata, poi al Comune di Sampierdarena, per ospitarvi nel 1874 l'Ospedale Civile. Tra il 1919 e il 1926 l'edificio ospitò un collegio femminile delle suore Cappellone. La villa con il giardino rimangono inalterati sino ai primi decenni del Novecento con l'apertura di via Cantore (1930-1935). Con l'abbassamento della quota del terreno, dovuto alla costruzione della via, l'edificio ha cambiato le proporzioni originarie. Il palazzo fu poi sede della Biblioteca Gallino, spostata e del Liceo Classico Giuseppe Mazzini e dal 1967 ospita la Scuola Media Statale "Nicolò Barabino". La decorazione originaria della facciata si è persa, come pure affreschi che decoravano gli ambienti interni. La tipologia architettonica richiama vagamente la vicina villa Imperiale Scassi, caratterizzata da una struttura rettangolare sviluppata in lunghezza e tripartita nella facciata. Le ali ed il poggiolo sono posteriori al progetto del Bianco. Gli ambienti interni sono caratterizzati al primo piano dalla sala retrostante all'ingresso e da un'apertura verso il giardino, tutto disposto in asse di simmetria. Al secondo piano si accede tramite lo scalone impostato a sinistra in fondo all'ingresso. Al piano superiore viene mantenuta la tripartizione degli ambienti come il piano sottostante, dove al centro sono disposti la loggia e il grande salone e ai lati i salotti e camere realizzando una continuità di visuale nella ripartizione degli ambienti da nord a sud verso il mare. Luciano Grossi Bianchi, Emmina De Negri, Cesare, Fera, Le Ville Genovesi, Genova, Italia Nostra, 1967, pag. 189. Armando Di Raimondo, Luciana Müller Profumo, Bartolomeo Bianco e Genova: la controversa paternità dell'opera architettonica tra '500 e '600, Genova, E.R.G.A., 1982, pp. 18-20. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su villa Serra Doria Masnata

Viadotto Polcevera
Viadotto Polcevera

Il viadotto Polcevera (noto anche come ponte Morandi o ponte delle Condotte) è stato un ponte autostradale che scavalcava il torrente Polcevera e i quartieri di Campi, Certosa e Rivarolo, nella città di Genova. Fu progettato dall'ingegnere Riccardo Morandi e venne costruito fra il 1963 e il 1967 dalla Società Italiana per Condotte d'Acqua. Il viadotto, con i relativi svincoli, costituiva il tratto finale dell'autostrada italiana A10 (gestita dalla Autostrade per l'Italia in quel punto), a sua volta ricompresa nella strada europea E80. Tale attraversamento rappresenta un tassello strategico per il collegamento stradale fra l'Italia settentrionale e la Francia meridionale, oltre a essere il principale asse stradale fra il centro-levante di Genova, il porto container di Voltri-Pra', l'aeroporto Cristoforo Colombo e le aree industriali della zona genovese. Il 14 agosto 2018 crollò l'intero sistema bilanciato della pila 9 del ponte, provocando 43 morti e 566 sfollati. Per due anni il traffico è stato quindi forzatamente deviato sia in entrata che in uscita della A10 nello svincolo di Genova Aeroporto, provocando grossi problemi alla circolazione urbana. Nel febbraio 2019 è stata avviata la demolizione dei resti del suddetto ponte, mediante tecniche di smontaggio meccanico. La demolizione è culminata, idealmente e a livello mediatico, nella demolizione con esplosivi dei due piloni strallati superstiti, avvenuta il 28 giugno 2019 e poi terminata (eccetto che per la rimozione delle macerie) con la demolizione dell'ultima pila il 12 agosto 2019. Il 3 agosto 2020 è stato inaugurato, in sua sostituzione, il nuovo viadotto Genova San Giorgio, costruito su disegno dell'architetto Renzo Piano e aperto al traffico il giorno dopo verso le 22 circa.