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Sampierdarena

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Sampierdarena Stemma
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Sampierdarena (un tempo San Pier d'Arena, San Pê d'Ænn-a o Sanpedænn-a in genovese, pronuncia [saŋˈpeˈdɛŋa]) è uno dei più popolosi quartieri di Genova. Comune autonomo dal 1798 fino al 1926, quando insieme con altri diciotto comuni del genovesato fu inglobato nel comune di Genova, era un'importante cittadina industriale alle porte del capoluogo ligure; nella ripartizione amministrativa del comune fu dal 1969 una "delegazione" e dal 1978 una "circoscrizione". Nella nuova ripartizione in vigore dal 2005 fa parte del Municipio II Centro Ovest, assieme al quartiere di San Teodoro.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Sampierdarena (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Sampierdarena
Corso Onofrio Scassi, Genova Sampierdarena

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Ospedale Villa Scassi

Corso Onofrio Scassi
16149 Genova, Sampierdarena
Liguria, Italia
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Sampierdarena Stemma
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Luoghi vicini

Stadio di Villa Scassi
Stadio di Villa Scassi

Lo stadio Villa Scassi era un impianto sportivo di Sampierdarena, città del Genovese in seguito incorporata al capoluogo ligure. Era ricavato nel parco della cinquecentesca villa Imperiale Scassi, detta La Bellezza, acquistata nel 1888 dall'allora comune di Sampierdarena. Costruito dall'impresa Stura, poteva contenere sulle sue tribune in legno al massimo 5 000 spettatori stipati come in una scatola di pillole. "A scàtoa de pìloe" fu infatti il soprannome con cui i sampierdarenesi presero a chiamare l'impianto, benché il giornalista sportivo Carlo Bergoglio, detto "Carlin", preferisse chiamarlo "la scatola dei biscotti". Fu inaugurato nel 1920 con un derby amichevole tra i padroni di casa della Sampierdarenese e l'Andrea Doria terminato con il risultato di 4-1. La Sampierdarenese vi disputò i suoi primi 8 campionati nella massima serie nazionale, compresa la finale di andata del campionato di Prima Categoria FIGC 1921-1922 del 7 maggio 1922 contro la Novese, finita a reti inviolate. L'impianto ebbe vita breve, fu infatti chiuso nel 1928 e demolito per fare spazio all'attuale via Antonio Cantore. Nino Gotta, Pierluigi Gambino, 1000 volte Sampdoria, Genova, De Ferrari, 1991. Maurizio Medulla, Sampierdarena. Vita e immagini di una città, Genova, De Ferrari, 2007. Tito Tuvo, Marcello G. Campagnol, Storia di Sampierdarena, Genova, D'Amore Editore, 1975. Gino Dellachà, Una storia biancorossonera - Il calcio a San Pier d'Arena dal tempo dei pionieri del Liguria alla Sampdoria, Genova, Edizioni Sportmedia, novembre 2016, pp. 32-34. Società Ginnastica Comunale Sampierdarenese Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stadio di Villa Scassi

Villa Spinola di San Pietro
Villa Spinola di San Pietro

La villa Spinola di San Pietro è una villa patrizia situata nel quartiere genovese di Sampierdarena, edificata dalla famiglia Lercari, passata agli Spinola e sede del liceo statale Piero Gobetti. La villa fu fatta costruire nella seconda metà del XVI secolo da Giovanni Battista Lercari, doge della Repubblica di Genova nel biennio 1563-1565, proprietario del Palazzo Lercari-Spinola di via degli Orefici. Lo stesso doge ne finanziò la decorazione interna delle sale, che fu iniziata al piano terreno con l'affresco della vasta volta dell'atrio, con grottesche e paesaggi realizzati da un autore non identificato. Sempre al piano terreno, l'ambiente che presenta le decorazioni di maggior pregio, giunte fino a noi in ottimo stato di conservazione, è la sala con le Storie di Paride raffigurate sulla volta, attribuite a Bernardo Castello, che raffigura al centro il Ratto di Elena, affiancato da Paride fanciullo consegnato ai pastori, il Convito degli dei e Il giudizio di Paride, entro cornici bianche a stucco. A seguito della tragica scomparsa del figlio maggiore del doge, la campagna decorativa cinquecentesca venne interrotta. Successivamente, la villa pervenne per via ereditaria al nipote Giovanni Battista Spinola, che nel 1616 aveva acquistato il titolo ducale di San Pietro in Galatina. Giovanni Battista Spinola (cognato del celebre condottiero Ambrogio Spinola, ritratto da Velasquez nel famoso dipinto La resa di Breda) la fece rimaneggiare conferendole la struttura che ha ancora oggi e completando la decorazione interna. Con i lavori eseguiti tra il 1622 e il 1625 l'edificio subì sostanziali modifiche, con la chiusura delle logge e l'apertura di nuove finestre. Fino all'Ottocento rimase di proprietà degli eredi degli Spinola, fu poi ceduta a vari istituti religiosi (prima le Dame del Sacro Cuore e poi le Figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli, note come "Cappellone") ed infine nel 1920 al comune di Sampierdarena che la adibì a scuola. Nel drastico processo di trasformazione che subì il borgo di Sanpierdarena, da villaggio di pescatori e luogo di villeggiatura patrizia a polo industriale e logistico, la villa perdette completamente il vastissimo parco che si estendeva sia a valle fino quasi al mare, sia a monte sulle colline, abbellite da peschiere e giochi d'acqua per i quali i Lercari avevano fatto costruire un apposito acquedotto. La villa perse quindi completamente l'intenso rapporto con il paesaggio circostante, garantito dalle ampie logge al piano terreno e al secondo piano del progetto alessiano, visibili sulle incisioni che Rubens dedicò alla villa. Con la creazione della Grande Genova, nel 1926, è entrata a far parte del patrimonio del comune di Genova. Nel frattempo era stata sopraelevata di un piano; un tempo in posizione aperta e dominante, dal primo Novecento è circondata e quasi soffocata dai caseggiati costruiti intorno, tanto che l'ingresso dovette essere spostato nella facciata a monte perché lo spazio antistante era stato quasi interamente occupato da un edificio di abitazione che copre la vista della facciata principale. L'aspetto severo dell'edificio è anche dovuto alla perdita delle decorazioni pittoriche che ornavano la facciata principale e contribuivano ad ingentilire l'impatto. Attualmente è sede del liceo statale Piero Gobetti. La villa è costruita secondo il classico modello alessiano, simile nella struttura alla villa Giustiniani Cambiaso di Albaro, ma non si conosce il nome del progettista. È uno dei due palazzi sampierdarenesi descritti da Rubens nel volume Palazzi di Genova (l'altro è "La Fortezza"), dove è identificato come il palazzo "C". Come molte ville del Cinquecento, fu dotata di una torretta di protezione. All'interno è presente un importante ciclo di affreschi dei secoli XVI e XVII secolo riferibili a Bernardo Castello (Ratto di Elena e Storie di Paride) nell'atrio, Giovanni Carlone (Imprese di Megollo Lercari e Nozze di Pellina e Luca Spinola) nel salone del piano nobile e Giovanni Andrea Ansaldo (Imprese di Ambrogio Spinola e Gesta di Perseo) nelle stanze laterali, tutti di grande pregio. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su villa Spinola di San Pietro Sito del Liceo Gobetti, con immagini dell'interno e degli affreschi, su gobetti.edu.it. URL consultato l'11 Dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 3 agosto 2021).

Villa Grimaldi (Sampierdarena)
Villa Grimaldi (Sampierdarena)

Villa Grimaldi, nota anche come la Fortezza, è una storica dimora nobiliare del quartiere genovese di Sampierdarena, costruita nel Cinquecento per la famiglia Grimaldi. L'appellativo di "Fortezza" con cui è conosciuta è dovuto alla sua massiccia e severa struttura, con pochi decori esterni, circostanza che non ne pregiudica tuttavia l'aspetto monumentale. Il termine si pone anche in contrapposizione con gli appellativi "Bellezza" e "Semplicità" attribuiti rispettivamente alle adiacenti ville Imperiale e Lercari Sauli. La villa fu costruita negli anni sessanta del 1500 per il banchiere Giovanni Battista Grimaldi, all'epoca uno degli uomini più ricchi e influenti di Genova, su progetto del ticinese Bernardo Spazio che si ispirò per il suo progetto allo stile introdotto a Genova da Galeazzo Alessi, con il quale aveva collaborato, privilegiando però in questo caso la grandiosità della struttura architettonica piuttosto che gli elementi decorativi, peraltro non del tutto assenti nel progetto originario. Morto lo Spazio nel 1564, i lavori furono affidati dapprima a Giovan Battista Castello, noto come "il Bergamasco", e infine dal 1567 portati a compimento da Giovanni Ponzello, che in quegli anni stava curando la costruzione della vicina villa degli Imperiale. Alla morte di Giovanni Battista Grimaldi la villa passò al secondogenito Pasquale (mentre al primogenito Gio. Francesco fu assegnato il palazzo di famiglia di Genova, poi conosciuto come Palazzo della Meridiana). Nel Settecento ne è ancora documentata l'appartenenza alla famiglia Grimaldi. Durante l'assedio di Genova del 1800 fu utilizzata come ospedale dalle truppe napoleoniche, fino a che queste riuscirono a mantenere il controllo del comune di Sampierdarena, pressate dagli austriaci. Intorno alla metà dell'Ottocento fu acquistata da Agostino Scassi, figlio dell'Onofrio Scassi che nel frattempo era divenuto proprietario della villa Imperiale, alla quale aveva legato anche il suo nome, conosciuta infatti in epoca moderna come Villa Scassi. Il nuovo proprietario dopo averla affittata prima a un privato e poi all'Azienda delle Strade Ferrate, che la concesse provvisoriamente all'esercito come caserma, la diede in uso a una fabbrica di conserve alimentari Così la vide l'Alizeri nel 1875. All'inizio del Novecento fu acquistata dal proprietario della fabbrica di conserve, e ancora era adibita a quest'uso nel 1923, quando fu posta sotto vincolo della Soprintendenza alle Belle Arti e l'anno dopo acquistata dal comune di Sampierdarena, che mise in opera alcuni restauri liberandola delle baracche abusive che negli anni le si erano addossate intorno; nel 1926, con la costituzione della Grande Genova, entrò a far parte del patrimonio del comune di Genova. Parzialmente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, fu restaurata nel dopoguerra e adibita a sede scolastica, ospitando nel tempo diversi istituti professionali e poi dal 1965 la scuola media intitolata al pittore sampierdarenese Nicolò Barabino; parziali lavori di manutenzione vennero avviati a partire dal 1983 quando la villa era sede della succursale dell'IPC "G. Casaregis", ma nel 2008 gli ingenti costi necessari per l'adeguamento alle norme di sicurezza previste per gli istituti scolastici ne determinarono la chiusura. Nei successivi dieci anni, sebbene l'edificio non abbia avuto destinazioni d'uso specifiche, il cortile antistante è stato annualmente utilizzato come arena per trasmissioni cinematografiche all'aperto ed eventi teatrali. Nel 2022 l'edificio è stato sottoposto a restauro completo con l'obiettivo di dedicarlo a spazio per istituzioni culturali o eventi pubblici. Dopo l'interessamento di un centro di alta formazione danese, il Copenhagen Institute of Interaction Design, i locali della villa sono stati assegnati all'Accademia Ligustica di Belle Arti, al Teatro Nazionale di Genova, e al centro sociale Zapata. Nell'estate del 1607 Pasquale Grimaldi ospitò nella villa il Duca di Mantova Vincenzo Gonzaga accompagnato dal pittore Peter Paul Rubens che durante il suo soggiorno genovese acquisì i disegni di alcuni dei più bei palazzi di Genova, tra i quali la stessa "Fortezza", poi inseriti in un volume illustrato pubblicato ad Anversa nel 1622. Nel 1745 vi alloggiò il duca di Modena Francesco III, giunto a Genova in veste di comandante dell'armata spagnola (sia la Repubblica di Genova che il Ducato di Modena erano alleati della Spagna nel contesto della guerra di successione austriaca che sconvolgeva l'Europa in quel tempo). Qui Gian Giacomo Grimaldi quasi sessantenne (1705-1777) ospito' Giacomo Casanova nel 1764 onde persuaderlo a lasciare la sua amante, Rosalie, in isposa a un suo conoscente (Histoire de ma vie Vol 7, libri 3 e 4). La villa fiancheggia quella che era allora la strada principale di Sampierdarena, l'attuale via Nicolò Daste, ma l'ingresso e la facciata principale sono rivolti verso una strada laterale, diretta verso la spiaggia, l'antica "Crosa larga", oggi via Palazzo della Fortezza, su cui si affacciavano terreni coltivi di proprietà dei Grimaldi. Oltre che dal volume di Rubens la villa è documentata anche nei disegni e nelle planimetrie di Martin Pierre Gauthier del 1818-1832. La villa ha forma cubica, caratteristica dello stile dell'Alessi, di cui Bernardo Spazio era stato uno stretto collaboratore, ed è dotata di due logge, una al piano terreno nella facciata principale e una al piano nobile, orientata a nord, su via Daste. La facciata era ornata da un affresco in chiaroscuro di Battista Perolli, andato perduto. Si presenta oggi con un aspetto severo e totalmente privo di decorazioni. L'ingresso, sopraelevato rispetto al piano stradale, è costituito da una loggia a tre fornici. Successivi rifacimenti hanno del tutto eliminato l'originaria decorazione con semi-colonne doriche al piano terra e lesene corinzie al piano superiore, come si poteva vedere dai disegni del Rubens. L'eliminazione dei decori ha evidenziato la struttura architettonica, severa ma al tempo stesso armoniosa, che ben giustifica l'appellativo di "Fortezza". Sulle altre facciate non ci sono decorazioni, ed eccezione della balaustra della loggia, anch'essa a tre fornici, posta sulla facciata nord, che si apre nel salone del piano nobile. Al piano terra dal loggiato d'ingresso si accede ad un ampio vestibolo, in fondo al quale ha inizio lo scalone che porta al piano nobile. Sotto lo scalone si trovava un grande bagno ottagonale, oggi scomparso, simile a quello realizzato dall'Alessi per il palazzo Grimaldi in Bisagno e tanto lodato dal Vasari. Lo scalone disegnato dallo Spazio dà accesso alla loggia del piano nobile, da dove la vista spaziava verso le colline. La volta fu decorata da Battista da Carona (secondo alcuni in collaborazione con il fratello Andrea) con cassettoni in stucco ed altorilievi raffiguranti divinità marine realizzati su disegni di Luca Cambiaso. La loggia era priva di decorazioni e pitture alle pareti già nel progetto originale. La loggia è collegata con un grande salone, con tre grandi finestre rivolte a sud, da dove un tempo lo sguardo spaziava fino al mare. Il salone, lungo 18 m e alto nove, è anch'esso privo di decorazioni e pitture, ma gli stipiti scuri in ardesia di porte e finestre sul fondo bianco delle pareti conferiscono all'ambiente una grande solennità. Adiacenti al salone sono sei sale più piccole, tre per lato, le uniche che presentano affreschi nelle volte, oggi in cattivo stato di conservazione, opera del "Bergamasco" e del Perolli. I dipinti hanno in parte soggetto mitologico, con episodi dell'Iliade e dell'Eneide, altri rappresentano personaggi mitici dell'antica Roma. La struttura interna della villa e le decorazioni sono state in parte compromesse dalle varie destinazioni d'uso della villa a partire dal XIX secolo, in particolare quando fu trasformata in fabbrica di conserve. In origine sul lato a sud del palazzo si trovava un vasto giardino che arrivava sino al mare. Dopo che la costruzione della ferrovia lo aveva diviso in due parti, fu lottizzato e del tutto edificato intorno alla metà dell'Ottocento. La distanza dal mare fu ulteriormente aumentata dalla creazione del porto di Genova. Resta solo l'ampio cortile antistante all'ingresso, realizzato in posizione rialzata per superare il naturale dislivello del terreno. AA.VV., Ville del ponente e della Val Polcevera, Genova, Sagep, 1986. Guida d'Italia - Liguria, Milano, Touring Club Italiano, 2009. Ville di Genova Palazzo Gerolamo Grimaldi Palazzo Gio Battista Grimaldi (vico San Luca) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Grimaldi Villa Grimaldi (PDF), su opportunityliguria.it. Palazzo della Fortezza, su sanpierdarena.net. Le ville di Sampierdarena, su stedo.it. Il percorso storico delle ville di Sampierdarena, su opengenova.org. URL consultato il 10 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 10 febbraio 2015).

Villa Doria delle Franzoniane
Villa Doria delle Franzoniane

Villa Doria, ora Istituto Madri Pie Franzoniane, è una villa patrizia genovese situata nel quartiere di Sampierdarena. Venne fatta costruire dalla famiglia Doria nel XVI secolo, ma a differenza di altre ville del quartiere, tutte disposte su un asse immaginario ben riconoscibile, questa è disposta in posizione angolata, nella parte inferiore di via Nicolò D'Aste. Del progetto originale sopravvive l'edificio centrale e la torretta di difesa, mentre è aggiunta successiva il ninfeo del giardino, fatto erigere nel 1594 in occasione del matrimonio tra una Doria e Camillo Pavese. Il parco della villa, anche se notevolmente ridotto rispetto all'originale, presenta ancora caratteristiche tipiche del gusto tardo-manierista per le meraviglie artificiali e il richiamo a simboli astronomici e alchemici. Al termine del XVIII secolo la villa venne ceduta alla famiglia Franzoni, successivamente Paolo Gerolamo Franzoni, abate appartenente alla famiglia, la cedette alla congregazione delle Madri Pie che ancora oggi vi risiedono. Intorno agli anni venti del Novecento l'edificio divenne sede dei membri anziani del gruppo scout, i quali, con l'approvazione delle suore, in quel periodo scavarono e asportarono i detriti delle fondamenta della villa, ricavandosi alcuni spazi per l'aggregazione. Nel 1935 alla struttura originale dell'edificio venne aggiunta la parte affacciata su via Cantore. La villa, utilizzata oggi come scuola materna, è stata restaurata, anche se parte del suo splendore è andato perduto con l'aggiunta di altri edifici più recenti addossati alla costruzione.

Villa Lercari Sauli
Villa Lercari Sauli

Villa Lercari Sauli, detta "la Semplicità" è una storica dimora nobiliare del quartiere genovese di Sampierdarena, costruita nel Cinquecento per la famiglia Lercari. L'appellativo di "Semplicità" con cui è conosciuta è dovuto alla linearità delle sue forme che con semplici arcate e colonnine conferivano alla villa un'armonia perfetta. Il termine si pone anche in contrapposizione con gli appellativi "Bellezza" e "Fortezza" attribuiti rispettivamente alle vicine ville Imperiale e Grimaldi, con le quali forma il gruppo delle ville cinquecentesche noto come "triade alessiana", perché costruite secondo i dettami architettonici introdotti a Genova dal celebre architetto perugino. La villa fu fatta costruire tra il 1558 e il 1563 dalla famiglia Lercari su progetto di Bernardino Cantone in collaborazione con Bernardo Spazio, entrambi di origini ticinesi e seguaci di Galeazzo Alessi, che intorno alla metà del Cinquecento aveva introdotto a Genova il suo personalissimo stile architettonico. Come altre ville sampierdarenesi, per molti anni anche questa fu attribuita allo stesso Alessi e solo recenti ricerche hanno consentito di accertare l'effettiva paternità del progetto. Riguardo al committente le fonti non convergono. Secondo alcuni autori si sarebbe trattato di Giovanni Battista Lercari, doge della Repubblica di Genova nel 1563, secondo altri di Franco Lercari, detto "il ricco", altro autorevole esponente della famiglia, anch'egli attivo in politica e noto come committente di un altro palazzo in Strada Nuova. Nel 1599 nella villa fu ospitata la giovanissima Margherita d'Austria, di passaggio a Genova in viaggio per la Spagna dove andava ad incontrare il marito, il re Filippo III, in precedenza sposato per procura. Intorno alla metà del XVIII secolo la villa risultava sempre di proprietà della famiglia Lercari, ma verso la fine dello stesso secolo fu acquistata dalla famiglia Sauli. Come le ville vicine, anche questa durante l'assedio di Genova del 1800 fu requisita dalle truppe napoleoniche per essere utilizzata come alloggio per gli ufficiali. Alla fine dell'Ottocento, nel pieno dell'industrializzazione del territorio sampierdarenese, per lo storico edificio ebbe inizio un periodo di declino. Acquistato dell'imprenditore Silvestro Nasturzio divenne sede di uno stabilimento per la produzione di latta per imballaggi alimentari, impiantato sui terreni del giardino della villa, dove ora sorge il "Centro Civico" del quartiere; l'azienda tra alterne fortune sopravvisse fino al 1976 ma la villa fu abbandonata in seguito ai gravi danni causati durante la seconda guerra mondiale dal bombardamento aereo del 9 settembre 1944. Acquistata da una cooperativa di privati, negli anni sessanta, benché sottoposta nel 1957 a vincolo dalla soprintendenza per i beni architettonici della Liguria, ne fu autorizzata la ristrutturazione e la suddivisione in appartamenti, conservando solo la struttura esterna originale. Oggi le caratteristiche che ne hanno reso nota e apprezzata nei secoli l'architettura sono difficilmente percepibili sia per gli interventi di restauro molto invasivi che per l'affollamento di palazzi e costruzioni cresciute intorno all'edificio nell'ultimo secolo. La villa fiancheggia quella che era allora la strada principale di Sampierdarena, l'attuale via Nicolò Daste. La villa come si presentava nella prima metà dell'Ottocento è documentata dai disegni e dalla planimetria di Martin Pierre Gauthier. La villa, in stile manierista, ha la tipica forma cubica, caratteristica dell'innovativo modello architettonico introdotto a Genova intorno alla metà del Cinquecento da Galeazzo Alessi. Il modesto portone dell'attuale condominio si apre direttamente sulla via Daste, sotto il grande loggiato del prospetto nord, ma l'ingresso originario era rivolto a ponente, simmetrico ed opposto a quello della vicina "Fortezza" ed aperto sul giardino, che si estendeva nell'area oggi occupata dal "Centro Civico". La facciata principale era invece quella a levante, oggi nascosta dalla soffocante presenza di un moderno edificio. Le due logge sui prospetti laterali, che si aprivano sul salone centrale, sono il principale elemento distintivo del palazzo attuale. L'originale sistemazione dell'interno, documentata dalla planimetria del Gauthier, rispecchiava quella delle due facciate, con l'asse del sistema atrio-scala contrapposto a quello del piano nobile, ma non è più leggibile dopo i radicali interventi realizzati negli anni sessanta per suddividere l'edificio in appartamenti. Il giardino, stretto e allungato, che si trovava sul lato a sud del palazzo ed arrivava sino al mare, è stato totalmente lottizzato ed edificato intorno alla metà dell'Ottocento, dopo che la costruzione della ferrovia lo aveva diviso in due parti; alla fine dell'Ottocento nella parte adiacente al palazzo fu costruito lo stabilimento Nasturzio e dopo la chiusura di questo sulla stessa area negli anni ottanta è sorto il "Centro Civico", separato dalla villa solo da uno stretto passaggio. Guida d'Italia - Liguria, Touring Club Italiano, Milano, 2009 Ville di Genova Palazzo Lercari-Parodi Palazzo Lercari-Spinola Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Lercari Sauli Villa Lercari Sauli e gli altri edifici affacciati su via N. Daste, su www.sanpierdarena.net, su sanpierdarena.net. Le ville di Sampierdarena su www.stedo.it, su stedo.it. Il percorso storico delle ville di Sampierdarena, su opengenova.org. URL consultato il 14 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 10 febbraio 2015). Immagini del palazzo su www.sampierdarena.ge.it, su sampierdarena.ge.it (archiviato dall'url originale il 14 febbraio 2015).

Villa Serra Doria Masnata
Villa Serra Doria Masnata

Villa Serra Doria Masnata è un edificio civile storico di Genova, risalente al XII secolo. Affacciata su via Cantore, il progetto della villa venne commissionato nel 1613 all'architetto Bartolomeo Bianco da parte del nobile Paolo Serra. Federico Alizeri, nella sua Guida del 1875, la indica di proprietà della famiglia Doria. Dalla planimetria di Matteo Vinzoni del 1757 si evince la presenza di un vasto terreno, oggi ridottissimo, che si sviluppava dall'asse fondamentale interno (via Nicolò Daste) sino alla la ripida "crosa" (l'attuale salita Salvator Rosa) che conduceva alla chiesa di San Bartolomeo Apostolo del Promontorio. Diverse le vicissitudini dell'edificio. Nel 1746 la villa divenne sede del quartiere generale austriaco, sotto il comando del Generale Antoniotto Botta Adorno inviato dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria. Nel XIX secolo la proprietà passò alla famiglia Masnata, poi al Comune di Sampierdarena, per ospitarvi nel 1874 l'Ospedale Civile. Tra il 1919 e il 1926 l'edificio ospitò un collegio femminile delle suore Cappellone. La villa con il giardino rimangono inalterati sino ai primi decenni del Novecento con l'apertura di via Cantore (1930-1935). Con l'abbassamento della quota del terreno, dovuto alla costruzione della via, l'edificio ha cambiato le proporzioni originarie. Il palazzo fu poi sede della Biblioteca Gallino, spostata e del Liceo Classico Giuseppe Mazzini e dal 1967 ospita la Scuola Media Statale "Nicolò Barabino". La decorazione originaria della facciata si è persa, come pure affreschi che decoravano gli ambienti interni. La tipologia architettonica richiama vagamente la vicina villa Imperiale Scassi, caratterizzata da una struttura rettangolare sviluppata in lunghezza e tripartita nella facciata. Le ali ed il poggiolo sono posteriori al progetto del Bianco. Gli ambienti interni sono caratterizzati al primo piano dalla sala retrostante all'ingresso e da un'apertura verso il giardino, tutto disposto in asse di simmetria. Al secondo piano si accede tramite lo scalone impostato a sinistra in fondo all'ingresso. Al piano superiore viene mantenuta la tripartizione degli ambienti come il piano sottostante, dove al centro sono disposti la loggia e il grande salone e ai lati i salotti e camere realizzando una continuità di visuale nella ripartizione degli ambienti da nord a sud verso il mare. Luciano Grossi Bianchi, Emmina De Negri, Cesare, Fera, Le Ville Genovesi, Genova, Italia Nostra, 1967, pag. 189. Armando Di Raimondo, Luciana Müller Profumo, Bartolomeo Bianco e Genova: la controversa paternità dell'opera architettonica tra '500 e '600, Genova, E.R.G.A., 1982, pp. 18-20. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su villa Serra Doria Masnata

Stazione di Genova Via di Francia
Stazione di Genova Via di Francia

La stazione di Genova Via di Francia è una fermata ferroviaria, posta tra le stazioni di Genova Piazza Principe sotterranea e Genova Sampierdarena, sita nella zona di San Benigno nel quartiere di Sampierdarena, di fronte agli edifici del World Trade Center di Genova. Nell'ambito del potenziamento del nodo ferroviario genovese, nei primi anni 2000 venne progettata una fermata all'uscita della galleria per Santa Limbania, che passando sotto la collina di San Benigno raggiungeva direttamente la stazione sotterranea di Genova Piazza Principe. I lavori per la costruzione della fermata ebbero inizio nel 2004 e furono completati l'anno successivo. La fermata fu attivata l'11 dicembre 2005. Dei quattro binari che sono presenti in quella zona, collegando le stazioni di Piazza Principe e di Sampierdarena, solo due passano per la stazione, mentre gli altri due si trovano in posizione rialzata alle spalle della stazione stessa. Via di Francia è una fermata passante a due banchine laterali provviste di pensilina e collegate mediante sottopasso. Non dispone di servizi di biglietteria. Tra il 2019 e il 2020 presso il binario pari sono stati costruiti alcuni locali tecnici ed il nuovo futuro accesso della stazione, dotato di tornelli e ascensore. RFI la classifica nella categoria silver. Durante i primi mesi di esercizio i treni che fermavano in questa stazione, solo otto convogli in tutto, non effettuavano la fermata nella stazione principale del quartiere, suscitando numerose proteste da parte dei residenti e dei pendolari. Con il primo cambio di orario sono state ripristinate le fermate in entrambe le stazioni e nel tempo è aumentato il numero di convogli che effettuano la fermata. A partire dal 2013 il traffico ferroviario che interessa la fermata risulta fortemente penalizzato a causa dei lavori che interessano il nodo di Genova, i quali hanno comportato la soppressione provvisoria del binario pari di Genova Piazza Principe Sotterranea. Nel 2021 il binario pari è stato riattivato, mentre è stato chiuso quello dispari per consentire i lavori nell'altra galleria. Via di Francia è servita unicamente dai treni del servizio ferroviario urbano diretti verso Ponente. Nei giorni festivi non ferma nessun convoglio. La stazione è principalmente utilizzata dagli impiegati nel centro direzionale WTC e del complesso di San Benigno. Nelle vicinanze della stazione (poco più di 1 km) vi è l'accesso al percorso pedonale panoramico che arriva alla base della lanterna di Genova. All'uscita su Via di Francia transitano alcune autolinee e filovie urbane. Rete Ferroviaria Italiana, Fascicolo linea 74 (Genova-Savona). Servizio ferroviario urbano di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Genova Via di Francia

Villa Pallavicini Gardino
Villa Pallavicini Gardino

Villa Pallavicini Gardino, nota anche come Palazzo Gardino, è una storica dimora nobiliare italiana, sita nel comune di Genova. Si trova a Sampierdarena, anticamente comune autonomo e luogo di villeggiatura per le famiglie benestanti e dal 1926 integrato nel territorio del capoluogo ligure. Collocata sull'immediato litorale del Mar Ligure, la villa venne edificata nel XVI secolo su commissione della famiglia Pallavicini, che in questa zona aveva un nutrito gruppo di ville familiari, quasi tutte scomparse. Sebbene non si conosca la data esatta e il progettista, di questo complesso di ville, oltre alla Pallavicini Gardino, ai secoli ne sopravvissero solo due: la Villa Pallavicino, restaurata nel 2021, e la villa di cosa di Belvedere, mentre finirono distrutte quella di vico Cibeo, di via Dottesio e di Salita San Barborino. La villa, come uso all'epoca, era dotata di un ampio giardino, significativamente ridotto già nella prima metà dell'Ottocento per la costruzione della nuova ferrovia Genova-Ventimiglia. Ancora ben visibile nelle mappe del cartografo Vinzoni di metà Settecento, si spingeva sino a via Dondero, sia con coltivaizoni sia come giardino all'italiana. Ma fu con l'edificazione della cosiddetta "nuova strada Reale da Genova a Torino" - poi via Buranello - che andò infine del tutto perduto. Fino a quando San Pier D'Arena restò comune autonomo e l'area non si era sviluppata industrialmente, il litorale sampierdarenese era comunemente utilizzato dalle famiglie nobili o più abbienti come località di villeggiatura. Fu soprattutto dopo lo sbancamento del colle di San Benigno che cambiò radicalmente la topgrafia dell'area, rivoluzionata poi nel Novecento dallo sviluppo edizilizio industriale e civile, e dalla creazione del porto, che allontanò definitivamente l'edificio dalla linea di costa. La villa si ritrovò pertanto al centro di un'area prevalentemente dedicata a uffici e al centro della viabilità del casello autostradale di Genova Ovest, della Sopraelevata Aldo Moro e più avanti anche di Lungomare Canepa. Nel 1946 fu acquistata dalla ditta di legnami Fratelli Gardino Spa, che già la occupavano dal 1920 e avevano realizzato sui terreni a monte un deposito di legnami, trasferito altrove nel 2002, quando i terreni vennero venduti per costruire il centro direzionale di san Benigno. Nei decenni successivi la villa ebbe funzioni diverse, commerciali e civili. Fu oggetto di un restauro conservativo nel 1996 che ridisegnò gli spazi interni per destinarli ad appartamenti, ma non fu possibile trovare una destinazione d'uso definitiva, e cadde in disuso. Nel 1963, intanto, la soprintendenza per i beni archeologici della Liguria aveva sottoposto la villa a vincolo architettonico. Nei primi anni 2000 la famiglia Gardino vendette la villa a una società immobiliare, ma nei successivi venticinque anni l'edificio finì nuovamente in sostanziale disuso e dergado. Solo nel 2022 iniziò una completa opera di ristrutturazione degli esterni, terminati nel 2023, quando l'edificio venne posto in vendita per 2,3 milioni di euro, dopo essere stato periziato nel 2014 oltre tre milioni di euro. In ragione dell'importante costo, il comune non manifestò interesse, pur esistendo un progetto di conversione a centro direzionale approvato dalla soprintendenza e un progetto di collocazione della villa all'interno di un nuovo Parco della Lanterna. La villa presenta una struttura architettonica tipica dello stile monumentale di Galeazzo Alessi, molto popolare fra le famiglie nobili liguri fra il Cinquecento e il Settecento, con un impianto cubico regolare e un tetto a padiglione. Johann Christoph Volckamer nel 1708 nella propria mappa indica la villa come di proprietà dei Pallavicini, e riporta l'esistenza di una torre, che aveva probabilmente funzioni difensive, vista l'esposizione costiera e la frequente attività di pirati e predoni sulle coste liguri almeno sino al Seicento. Nel 1757 anche il cartografo Matteo Vinzoni riportava la presenza di una torre sul lato destro della villa, e attribuiva la villa ad Alessandro Pallavicino. La facciata meridionale, rivolta verso al mare, era molto vicina alla costa e perciò edificata lievemente oltre la linea della spiaggia. Sulla facciata sono presenti sette ampie finestre simmetriche al sopra dell'ingresso, dov'è visibile lo stemma della famiglia, uno scudo con una barra in rilievo, a simboleggiare una corona, e altri cinque elementi, rigati, in rilievo, a contorno della forma dello scudo. Il decreto di vincolo di tutela architettonica descrive la villa come una «importante opera di architettura gentilizia ligure del sec. XVI, con stemma marmoreo della famiglia Pallavicino e grande cornicione sorretto da mensole binate, scalone nobile in ardesia, con volte a botte profilate sulle rampe e a crociera sui pianerottoli». Gli interni, come in altre ville nobiliari cinquecentesche, presentano un piano terreno con ammezzato, un piano nobile con ammezzato, e un locale sottotetto adibito a cucine, quest'ultimo elegantemente decorato e affrescato, mentre i certamente fastosi decori degli altri piani sono andati perduti nei vari rimaneggiamenti secolari. I piani sono fra loro collegati con un ampio scalone a tre rampe in ardesia. AA.VV., Ville del ponente e della Val Polcevera, Genova, Sagep, 1986. Alessandro Mancuso, 70 ville antiche a san Pier d'Arena, Golden Press, 2012, ISBN 9788889558805. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su villa Pallavicini Gardino Villa Pallavicini Gardino, su catalogo.beniculturali.it, Ministero della cultura. Palazzo ex Pallavicino ora Gardino, su Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, Ministero della Cultura.