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Celva

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Celva è una frazione di Trento, dista 5,2 chilometri dalla città. Assieme a Cimirlo, Gabbiolo, Mesiano, Oltrecastello e Povo, è parte della circoscrizione amministrativa numero 7 del comune di Trento. Situata sotto l'omonimo monte, assolutamente modesto, appena 960 metri s.l.m., ma eccezionalmente strategico, soprattutto ai tempi della prima guerra mondiale data la forma di spuntone a cavallo tra Trento e la Valsugana e a strapiombo sulla gola del Fersina, dove si trova una delle storiche falesie per arrampicata. In tale località si trova anche la batteria Roncogno. Nei pressi del centro abitato, si trova anche il passo del Cimirlo che ancora oggi conduce in Valsugana, ma solamente per le biciclette. Piccola frazione tipicamente contadina è caratterizzata dalla sua posizione su un micro altipiano molto soleggiato. La piccola chiesetta recentemente ristrutturata è dedicata a San Francesco. Povo Oltrecastello Passo del Cimirlo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Celva Comune di Trento: Circoscrizione 7 Povo, su comune.trento.it. URL consultato il 28 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2009). Cartografia di Povo (PDF) , su comune.trento.it. Tuttapovo, su tuttapovo.it. Falesia di Celva, su sport.infotrentino.com. URL consultato il 19 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2013).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Celva (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Batteria Roncogno
Batteria Roncogno

La batteria Roncogno (in tedesco Batterie am Sattel von Roncogno) è una delle fortezze austro-ungarici facente parte della Fortezza di Trento (Festung Trient), presso la località di Celva al passo del Cimirlo. Il forte appartiene al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano. Durante la prima guerra mondiale, questa che sorgeva sulle pendici monte Celva assieme alle opere di Civezzano sul fronte opposto, costituiva uno dei capisaldi del fronte est della fortezza di Trento. La batteria si trova leggermente più in quota rispetto al passo del Cimirlo, presso la base del monte Celva, a 8 chilometri da Trento a 805 metri di altezza, e rientra a far parte della Fortezza di Trento. Assieme alla poco sottostante e collegata batteria Cimirlo e assieme alle di fronte Complesso fortificato di Civezzano, avevano il compito di sbarrare la via al nemico proveniente dalla Valsugana, in particolare nei pressi della chiusa denominata di Cantanghel. I lavori per la sua realizzazione durarono dal 1879 al 1881; nel 1904 venne ammodernato. Le sue pareti furono costruite utilizzando pietrame calcareo squadrato reperito in zona, diversamente dai forti di Lavarone e Folgaria. Ha una struttura a ferro di cavallo, e presenta un muro a est che lo stacca dalla collina. Altre ad una cisterna interna per la riserva d'acqua e magazzini per i viveri, il forte aveva dei fari a acetilene per l'illuminazione notturna per il suo settore di tiro ed il suo perimetro difensivo. Nel marzo 1913 vi erano a presidio della batteria un comandante, 6 Landesschützen, 16 artiglieri da fortezza, 6 di riserva, 4 genieri, per un totale di 32 soldati. Fin da prima dello scoppio del conflitto la batteria era ritenuto già obsoleto dagli austro-ungarici; fu quindi deciso di disarmarlo e spostare i suoi armamenti in apposite caverne, sulla pendice settentrionale del Celva. Questo sistema di trinceramenti e batterie sono ancora oggi visitabili se muniti di apposite torce; in particolare da visitare è il "sentiero dei 100 scalini". Dopo la guerra, divenuto territorio italiano, il Demanio Militare lo ha radiato il 12 agosto 1927 mediante il Regio Decreto n. 1882, e nel 1949 divenne proprietà del comune di Trento. Solo in tempi più recenti, ovvero nel 1989, si cercò di risistemarlo per poterlo preservare. Nel 2009 la Soprintendenza per i beni architettonici della provincia, assieme all'Azienda forestale di Trento - Sopramonte, ha presentato un progetto di restauro della struttura fortificata. Nell'anno seguente si sono realizzati al suo interno i lavori di riammodernamento su progetto degli architetti Port e Gorfer; questi hanno previsto una sala espositiva di 170 m², un magazzino e i servizi igienici, cercando di non modificare troppo la sua originale destinazione. All'inizio l'armamento previsto per questa batteria era di 2 cannoni da 9 cm M75/96 F.K. Venne invece dotato di: 3 cannoni da 9 cm M75 F.K. 2 batterie Seconda una seconda fonte, il forte era armato principalmente con quattro pezzi da 12 cm Mod. 61 posti in casamatta, con un tiro orizzontale pari a 45°. Sul versante sud ed ovest vi sono alternati 8 fuciliere e i 4 finestroni per i cannoni. G.P. Sciocchetti, Manoscritto 1999. A. Gorfer, I castelli del Trentino, Arti grafiche Saturnia, 1990. Giuseppe Gorfer e Matteo Visintainer, Il Monte Celva: l'ambiente e la storia, Azienda forestale Trento – Sopramonte, Trento, 2004. Volker Jeschkeit, Il fronte orientale della fortezza di Trento: la cintura di difesa interna, dal Monte Celva fino alla Vigolana, attraverso Cimirlo, Marzola e Maranza, Curcu&Genovese, Trento, 2011. Fortezza di Trento Celva Passo del Cimirlo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su batteria Roncogno

Complesso fortificato di Civezzano
Complesso fortificato di Civezzano

Il complesso fortificato di Civezzano è un sistema di fortificazioni austro-ungariche, in località Civezzano, in Alta Valsugana, in provincia di Trento. È parte della fortezza di Trento (Festung Trient) oltre che appartenente al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano. La Valsugana è già stata usata dal generale Medici, nelle operazioni militari del 1866, come porta di accesso alla città di Trento. Essendo questa via una buona entrata per degli ipotetici invasori, la stretta gola del torrente Fersina in Valsugana fu fatta fortificare dal generale Kuhn. L'area compresa tra il monte Celva, il monte Calisio e il Soprasasso costituiva il IV distretto di Trento. Lo sbarramento previsto era articolato in tre opere permanenti volte ad impedire l'accesso alla città di Trento attraverso le uniche due vie possibili: un forte (Hauptwerk); due tagliate stradali poste a sbarrare il controllo delle due strade dirette a Trento: quella superiore (Obere Strassensperre); quella inferiore (Untere Strassensperre). I lavori di costruzione furono affidati all'impresa trentina di Francesco Ranzi, e durarono dal 1868 e il 1876. Nell'ambito della fortezza di Trento il sistema fortificato di Civezzano offre motivo particolare interesse per lo studio di architettura militare, per la ragione che il progettista, Daniel von Salis da Soglio, lo utilizzò come laboratorio di ricerca di nuove soluzioni per le fortezze di montagna. Tanto nell'opera principale che nella tagliata stradale superiore, Salis stabilì di proteggere il fronte delle cannoniere tramite masse di terra nelle quali si aprivano le feritoie (sistema Haxo). Tale gioiello di architettura dove si erano sperimentate moderne soluzioni militari non entrò mai in guerra. Vari recuperanti riutilizzarono i materiali ancora presenti per la ricostruzione delle proprie abitazioni mentre le diverse gallerie e trincee vennero riutilizzate durante la seconda guerra mondiale. A causa della scarsa superficie disponibile, l'opera principale venne sviluppata in senso verticale, con un duplice ordine dei cannoniere su due livelli diversi: una soluzione questa che il progettista aveva già visto applicare a Peschiera del Garda, nel cantiere del forte Monte Croce. In questo modo era possibile assicurare al forte una notevole potenza di fuoco. Esso era posto sull'appendice del Dos di Castel Vedro, una postazione strategica per osservare e controllare la fine della valle. Questo era inizialmente un antico castelliere romano, divenuto nel Medioevo un vero e proprio castello. Venne distrutto nel 1254 dalla spedizione di Ezzelino III da Romano. Era armato con cinque grossi cannoni da 15 cm modello 61 e, per la difesa ravvicinata contro l'assalto di truppe di fanteria, 2 cannoni da 9 cm modello 75/96 posti a fianco dell'ingresso rivolti verso est. Erano inoltre compresi profondi fossati sia nella parte anteriore che sul lato sinistro, il tutto ben circondato da filo spinato. La guarnigione in tempo di guerra era calcolata in 3 ufficiali e 146 uomini. Purtroppo esso fu totalmente distrutto già nel 1915 e al suo posto venne collocata una batteria in caverna ancora presente sulla cima del Dos di Castel Vedro. Altre artiglierie vennero invece ricollocate in località Le Finestre, Dos Castion e Campell. La tagliata stradale superiore è un'opera in muratura a un solo piano posta sull'odierna strada che collega Civezzano a Cognola. Fu costruita tra il 1869 e il 1872 in pietra calcarea squadrata e rimodernata nel 1914. In seguito divenne polveriera fino ad essere dismessa dal Demanio Militare. Infine ha ospitato una cantina mentre oggi è l'unica parte visitabile, infatti la tagliata è stata restaurata nel 2016. L'opera consisteva di una batteria di casematte attorniate da fossati asciutti e da un tratto difensivo con un grosso portone per tenere sotto sorveglianza il traffico lungo la strada. Mediante le feritoie poste lungo le mura esterne si riusciva a controllare anche l'ingresso al forte principale. Per la tagliata stradale superiore l'armamento era ben più modesto, infatti consisteva in soli due cannoni da 12 cm modello 61 entrambe rivolte verso Pergine, fungevano anche da finestrature. In totale, vi erano 30 feritoie. Questa fortificazione poteva ospitare in tempi di guerra 48 soldati. Quest'opera subì durante il conflitto una chiusura del cortile interno e alla copertura del tetto in calcestruzzo, e sempre ben collegate mediante trincea coperta alla tagliata sottostante. I suoi cannoni furono trasferiti sul Dos Castion. Questa tagliata stradale fu costruita nella parte più stretta della serra di Cantanghel sul torrente Fersina su una posizione quasi invisibile e protetta da solide rocce; questa sbarrava la cosiddetta "strada dei Crozi". Su questa fortificazione vennero adottate le soluzioni più innovative, furono infatti realizzate due casematte per artiglierie scavate interamente nella roccia. Una novità per l'impero austro-ungarico. Una terza cannoniera fu aggiunta nel 1896 con lo scopo di sorvegliare la ferrovia della Valsugana, allora da poco compiuta. In seguito all'apertura della linea ferroviaria, nel 1897 si aggiunse allo sbarramento un fortino per fucilieri alla sbocco del tunnel "Serra". Questo fortino era collegato tramite un passaggio nascosto alla tagliata. L'armamento comprendeva 3 cannoni da 8 cm modello 95 e una guarnigione in tempi di guerra composta da 1 ufficiale e 60 soldati. Questa tagliata fu l'unica a non essere disarmata infatti già nel 1898 era armata con una batteria composta da tre cannoniere posta in caverna e che puntavano verso Civezzano. L'armamento previsto per l'intero complesso fortificato era: per il forte principale: 2 cannoni da 9 cm M75/96 F.K. 5 cannoni da 12 cm M61 K. 3 cannoni da 15 cm M61 K. per la tagliata stradale superiore: 2 cannoni da 12 cm M61 K. per la tagliata stradale inferiore: 3 cannoni da 8 cm M95 K.K. Fortezza di Trento Ecomuseo Argentario Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su complesso fortificato di Civezzano

Cappella dell'Addolorata (Civezzano)
Cappella dell'Addolorata (Civezzano)

La cappella dell'Addolorata, o cappella della Pietà, è una cappella cattolica situata a Civezzano, in provincia di Trento. È sussidiaria della parrocchiale di Santa Maria Assunta di Civezzano e fa parte dell'arcidiocesi di Trento. La cappella venne costruita nel 1855 in località Sfles o Palù, a scioglimento di un voto fatto dalla popolazione di Civezzano durante l'epidemia di colera del 1836, che causò 167 vittime; essa sorse nei pressi di un'edicola votiva, a sua volta eretta nel 1701 per ospitare una statuina della Madonna, su un terreno donato da tal Eufemia Borsieri il 2 giugno di quell'anno. Nel 1887 l'aula venne ingrandita e venne aggiunto il piccolo campanile, e il 22 agosto di quell'anno il sacello venne benedetto. Restaurata nel 1907 e nel 1919, la chiesetta venne dotata di sagrestia nel 1910-11 (per aggiungerla fu necessario chiedere il permesso di erezione, perché il fabbricato andava a ricadere in un terreno fortificatorio militare). Verso la metà del Novecento la cappella venne decorata da Marco Bertoldi. Un altro restauro è avvenuto nel 2002-04. La cappella è legata a una via Crucis, che si snoda da via "alla Madonnina" (che dal rione di Covelo conduce al luogo di culto), passando per il dosso del Calvario di fronte alla chiesetta e concludendosi all'interno della stessa, dove sono collocate le ultime tre stazioni. I capitelli sono stati eretti nel 1946, affrescati da Bruno Colorio e benedetti il 22 agosto dello stesso anno da un frate del convento di San Bernardino di Trento. La cappella, orientata verso sud, si trova in località Palù, lungo la strada provinciale 17 ai margini dell'abitato di Civezzano. La facciata neoclassica richiama un arco trionfale, con portale d'accesso architravato chiuso da una cancellata in ferro battuto; due coppie di semipilastri sostengono un'arcata a pieno centro con lunetta affrescata da Marco Bertoldi (quelli più interni) e un architrave, una fascia e il frontone triangolare (quelli più esterni). Il resto dell'edificio è semplice; il corpo della sagrestia emerge dal fianco sinistro, mentre dal tetto (a due falde, in tegole di laterizio) si eleva il piccolo campanile a base quadrato, con tettuccio a base piramidale. Sono presenti tre finestre a lunetta nell'aula, e due nella sagrestia. L'interno, interamente pavimentato con quadrotte bicolori disposte diagonalmente, consiste di un'aula unica, con presbiterio rialzato di un gradino. Le pareti sono ritmate da semipilastri con cornicione corrente, su cui s'impostano volte a vela (in navata), volta a crociera (nel presbiterio) e catino absidale; gli intradossi delle arcate sono percorsi da un motivo a cassettoni con rosette centrali, mentre sulle pareti sono presenti dipinti murali di Marco Bertoldi. Chiese della Comunità Alta Valsugana e Bersntol Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla cappella dell'Addolorata

Ecomuseo Argentario
Ecomuseo Argentario

L'Ecomuseo Argentario è un ecomuseo della Provincia autonoma di Trento, diffuso sul territorio intorno al Monte Calisio nei comuni di Trento (circoscrizioni Argentario e Meano), Civezzano, Fornace, Albiano e Lavis. Il territorio dell'ecomuseo è valorizzato fin dal 2001 dall'associazione di promozione sociale "Ecomuseo Argentario", riconosciuta come ecomuseo dalla Provincia autonoma di Trento nel 2005. Esso si occupa di "tutelare, documentare e valorizzare il patrimonio culturale, storico e ambientale di questo territorio, con il supporto delle amministrazioni, delle associazioni e delle comunità locali". Il nome dell'ecomuseo deriva dai giacimenti di argento presenti nel Monte Calisio, estratto fin dal Medioevo da minatori di origine germanica, i canòpi, che estraevano il materiale per conto del Principe vescovo di Trento per coniare le monete utilizzate nel principato. Le rocce maggiormente presenti nel territorio sono il Rosso ammonitico (zone di Civezzano e Trento) e il porfido (zone di Albiano e Fornace). Il territorio dell'ecomuseo è valorizzato in base a quattro filoni tematici: sottosuolo, natura, storia e agricoltura. Nell'ambito di questi filoni sono organizzate attività turistiche e di divulgazione e sono gestiti degli immobili e delle strutture, in convenzione con i comuni, i partner e proprietari privati. Sottosuolo Cave di Pila cave di porfido di Albiano Museo Casa Porfido Parco delle Coste l'argento e i canòpi Natura Lago di Santa Colomba Cascata del Mughetto torrente Avisio Orrido di Ponte Alto Storia Giardino dei Ciucioi Complesso fortificato di Civezzano Castel Vedro Riparo Gaban le opere idrauliche sul torrente Fersina Agricoltura appezzamenti a vigneto Molino Dorigoni l'orto in Villa Salvadori-Zanatta boschi di castagni AAVV, Ecomuseo Argentario - Guida agli itinerari nel territorio dell'ecomuseo, Ecomuseo Argentario, 2017. Fersina Altopiano dell'Argentario Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'Ecomuseo Argentario (IT, EN) Sito ufficiale, su ecoargentario.it. Ecomusei del Trentino, su ecomusei.trentino.it. URL consultato il 28 maggio 2022.

Batteria Cimirlo
Batteria Cimirlo

La batteria Cimirlo (in tedesco Cimirlo Batterie) è una delle fortezze austro-ungariche facente parte della Fortezza di Trento (Festung Trient). Il forte appartiene al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano. La batteria sorge al di sotto della gemella batteria Roncogno alla quota di 697 m s.l.m. da dove riusciva a tenere sotto il suo controllo il fianco sinistro della valle del Fersina. Purtroppo già ad inizio della prima guerra mondiale, ovvero nel 1915, venne parzialmente demolita in quanto considerata di concezione antica e la prova sta in alcune macerie disposte lungo la strada che porta alla fortificazione. Attorno al forte vennero invece scavate trincee, alcune di queste portavano al forte Roncogno. Inoltre era in grado di comunicare mediante segnali visibili con le altre fortezze in vista. Edificata come l'opera gemella su pietre squadrate reperite in loco, all'ingresso si trovavano gli alloggiamenti, cinque a destra e tre a sinistra in grado di ospitare 155 soldati. Proseguendo, a sinistra si incrociavano la cucina e 2 magazzini per i viveri mentre a destra gli alloggi per ufficiali, depositi per le munizioni e i bagni. Sui lati della fortificazione erano poste alcune feritoie per la difesa da vicino, mentre quello posto a sud-ovest era armato con i tre cannoni da 150 mm collocati. L'artiglieria era tutta esposta all'aperto, precisamente in barbetta e consisteva in: 3 cannoni da 150 mm in barbetta; 3 cannoni da 70 mm in barbetta. Una seconda fonte riferisce invece che l'armamento era invece costituito da 6 cannoni da 12 cm e 4 M75 da 9 cm. Mentre una terza scrive che era previsto un armamento di 10 cannoni da 9 cm M75/96 F.K. Per accedere al forte vi sono due possibilità: la prima da Trento, si seguono le indicazioni stradali per Povo e da lì verso il passo del Cimirlo; lasciata lì la macchina si tratta di svalicare solamente. altra possibilità è da Pergine Valsugana, ovvero dalla sua frazione di Roncogno. Da li, lasciata la macchina alla fine della via degli Alpini, si percorre il sentiero per la Marzola. Dopo circa venti minuti vi è un bivio: la prima strada conduce sul "sentiero storico" mentre l'altra è una stradina. Entrambe conducono al forte. Fortezza di Trento Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su batteria Cimirlo