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Parco Rignon

Giardini di TorinoPagine con mappe
Torino 07 2012 panoramio (8)
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Il parco Rignon è un piccolo parco urbano, di 46.200 m² di estensione, situato a Torino, a sud-ovest della città, nel quartiere di Santa Rita. Nel 1650, l'area risultava ancora una semplice cascina rurale, quando l'acquistò tal Don Giambattista Amoretti, un giovane sacerdote ligure originario di Oneglia, da poco divenuto elemosiniere e diplomatico presso la corte ducale. Entrato nelle grazie del marchese Filippo San Martino di Agliè, di Madama Cristina di Francia e di Carlo Emanuele II di Savoia, il giovane prete, dotato di spiccata diplomazia e senso degli affari, sia a Torino che in Francia, fu altresì nominato abate di corte.. Oltre la Casina Amoretti, fu nominato amministratore dell'Abbazia di Casanova di Carmagnola, nonché dell'Abbazia di Abondance in Alta Savoia, entrambe appartenenti all'Ordine Cistercense. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1686, l'abate finanziò i lavori di ristrutturazione della cascina, elevandola a "commenda", con pianta a "L". Come accadde per alcuni suoi nipoti, Lorenzo Giovanni Batta Amoretti Conte d’Envie e Benedetto Amoretti, anche questa proprietà finì in eredità, questa volta ad terzo nipote, tal Carlo Giacinto Amoretti, che finanziò un ulteriore ristrutturazione dell'area dopo l'Assedio di Torino del 1706. Carlo Giacinto, nel frattempo divenuto marchese di Osasio, ebbe un primogenito, Giuseppe Antonio Amoretti, che però morì prematuramente, e alla proprietà quindi subentrò il secondogenito, il marchese Giambattista Amoretti di Osasio. Nel 1760, su volere del marchese Giambattista Amoretti di Osasio, partirono i lavori di costruzione dell'attuale Villa, situata al centro del parco, su dei progetti dell'architetto torinese Plantery, che già si era occupato di interventi urbanistici in città. L'edificio fu progettato su di un piano rialzato, accessibile da due scalinate simmetriche centrali, quindi sormontato ancora da due ampi piani di residenza. Il marchese Giambattista Amoretti ebbe un figlio, Carlo, che fu anche ultimo marchese di Osasio, il quale ebbe a sua volta una sola figlia, la quale però morì presto nel 1807, lasciando quindi la villa in eredità ai famigliari di sua moglie, i Guasco di Castelletto d'Erro d'Alessandria, già decurioni di Torino. I Guasco, a loro volta, cedettero la villa nel 1828, comprensiva dei terreni circostanti, ai Signori Provana di Collegno, che a loro volta vendettero ai fratelli Conti Pietro Amedeo e Paolo Luigi Rignone, o Rignon. Nel 1899, l'eredità passò al figlio di Paolo Luigi Rignon, il Conte Vittorio Rignon. Fu quest'ultimo, il Conte Vittorio Rignon, che nel periodo 1900-1910 condusse degli importanti rimaneggiamenti a tutta la proprietà: la villa fu totalmente ristrutturata, mentre il parco circostante fu totalmente ridisegnato, con elegante giardino fiorito, in stile liberty, quindi dotato di cinta muraria con tre ingressi, uno principale sul Corso Orbassano, due laterali su Via Filadelfia e Via Piscina. La commenda originaria fu totalmente demolita, per dar spazio alle scuderie e all'edificio semicircolare, progettato dall'ingegner Giovanni Chevalley e destinato ad aranciera, ed ancor oggi visibile sul lato nord, ovvero vicino all'ingresso di via Filadelfia. Alla morte del Conte, suo figlio, Felice Rignon, già sindaco di Torino e senatore del Regno, donò la villa, senza i terreni circostanti, al Comune di Torino. Nel 1970 poi, il Comune di Torino riuscì ad acquistare anche i terreni circostanti, e ne prese quindi la gestione come parco pubblico cittadino, mentre la villa fu destinata a Biblioteca Civica e spazio espositivo, punto strategico del quartiere Santa Rita di Torino. La stessa villa fu poi ulteriormente ristrutturata nel 2001, dotandola di sala riunioni sotterranea, e fu costruito un nuovo padiglione bibliotecario sul retro, nel 2004. Il parco, frequentato soprattutto per la Biblioteca, in estate è sede di eventi musicali e di altre manifestazioni di quartiere; è stata sede di lavori del Teatro Stabile e di varie importanti attività artistiche. Nel parco vi sono anche dei giochi per bambini ed una bocciofila. Parchi di Torino (e luoghi d'interesse a Torino in generale) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco Rignon Scheda del parco dal sito del comune di Torino, su comune.torino.it. URL consultato il 14 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2011).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Parco Rignon (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Parco Rignon
Parco Rignon, Torino Santa Rita

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Coordinate geografiche (GPS)

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N 45.04369 ° E 7.63679 °
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Indirizzo

Biblioteca civica Villa Amoretti

Parco Rignon
10137 Torino, Santa Rita
Piemonte, Italia
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Numero di telefono
Comune di Torino

call+390114438604;+390114438605

Sito web
bct.comune.torino.it

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Torino 07 2012 panoramio (8)
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Luoghi vicini

Torri Pitagora
Torri Pitagora

Le Torri Pitagora sono parte di un comprensorio residenziale di Torino. Sorte tra il 1964 e il 1965 in una zona periferica della città (Mirafiori Nord), sono frutto di un collaudato sodalizio tra l'architetto Elio Luzi e Sergio Jaretti Sodano che, dopo aver già progettato la Casa dell'Obelisco sulla prestigiosa collina torinese, realizzeranno anche la famosa Torre Mirafiori e il complesso edilizio circostante. Realizzate su progetto del duo Luzi-Jaretti per l'impresa edile Manolino, le Torri Pitagora fanno parte delle cosiddette "residenze alte" della Torino del dopoguerra. Ubicate sull'area compresa tra i corsi Siracusa, Orbassano e Cosenza, con affaccio sull'antistante piazza Pitagora, il complesso edilizio comprende le due torri che, con i loro dieci piani, si distinguono per l'elevata altezza rispetto al contesto edilizio circostante, privo di una particolare coerenza. Complice dell'altezza è lo slancio conferito dalla scelta di basare l'edificio su alti "pilotis", dove trovano posto anche degli spazi a doppia altezza per attività commerciali. La scelta di una planimetria variegata giustifica la caratteristica struttura a moduli sovrapposti che, con un equilibrato gioco di sporgenze, sottolinea la varietà dei prospetti con un ritmo di crescente trasformazione verso l'alto, culminando con il tetto pensile. Impossibile non notare, infine, i ricorrenti elementi decorativi tipici della progettualità di Luzi e degli edifici dell'impresa Manolino, ovvero il largo impiego del mattone a vista con posa "a coltello" (atta a mostrare l'incavo volutamente lasciato vuoto) e l'ampio uso di moderne ringhiere in vetro armato. Red., Le torri Pitagora a Torino, in «L'architettura. Cronache e storia», 131, settembre, 1966, pp. 286–291 Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984, p. 482 Le Torri Pitagora, in Agostino Magnaghi, Mariolina Monge, Luciano Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Lindau, Torino 1995, p. 235 Luca Barello, Andrea Luzi (a cura di), Le case Manolino: storia di una famiglia di costruttori e due architetti, Il Tipografo, Buttigliera d'Asti 1997 Sergio Pace, Torri Pitagora, in Vera Comoli, Carlo Olmo (a cura di), Guida di Torino. Architettura, Allemandi, Torino 1999, p. 219 Maria Luisa Barelli, Davide Rolfo, Il palazzo dell'Obelisco di Jaretti e Luzi. Progetto e costruzione, Gangemi, Roma 2018. Casa dell'Obelisco Torre Mirafiori (Torino) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Torri Pitagora

Chiesa del Gesù Redentore (Torino)
Chiesa del Gesù Redentore (Torino)

La chiesa del Gesù Redentore è un edificio di culto cattolico a Torino, nel Borgo Cina del quartiere Mirafiori Nord (Circoscrizione 2). La chiesa venne costruita per sostituire una piccola cappella bianca (situata verso l'imbocco di Via Giacomo Dina) in risposta all'aumento della popolazione circostante di fedeli. Il progetto si deve all'architetto biellese Nicola Mosso, ed è considerato la sua realizzazione più significativa nel campo dell'edilizia religiosa. Inaugurate la chiesa e la casa parrocchiale nel maggio 1957, il cantiere fu completato alla fine degli anni '60 con l'inaugurazione dell'oratorio, del cine-teatro, della cappella feriale e della casa per le associazioni cattoliche. Alla fine degli anni '50 era stata nel frattempo realizzata anche una sala polivalente, oggi intitolata a Mario Operti (poi dedicata anche a Giovanni Fornero) nei locali sotterranei. Nel 2002 viene restaurata la copertura della chiesa. Le facciate presentano un paramento di mattoni a vista. La navata è singola. La volta, sfaccettata, è in cemento armato, mentre i muri dell'aula principale sono sempre in mattoni (al rustico). La chiesa è considerata, tra i progetti realizzati a Torino negli Anni Cinquanta del Novecento, uno degli edifici che destano interessi architettonici "più ampi di quelli locali". La sua copertura a nervature incrociate, che permette di evitare il ricorso a pilastri all'interno dell'edificio, è considerata dalla critica posteriore una soluzione "di chiara matrice guariniana". La conformazione sfaccettata della volta, con le sue numerose aperture vetrate, crea un particolare effetto dovuto ai raggi luminosi che danno luce alla navata e richiama la cappella della Sindone. Edifici di culto a Torino Luoghi d'interesse a Torino Parrocchie dell'arcidiocesi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa del Gesù Redentore Scheda sulla Parrocchia Gesù Redentore (Arcidiocesi di Torino) Chiesa di Gesù Redentore, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. (Conferenza Episcopale Italiana)

Cascina Giajone
Cascina Giajone

La Cascina Giajone, o Giaione, è una cascina storica di Torino, situata nella Città Giardino del quartiere Mirafiori Nord. Costruzione campestre di rilevanza documentaria ed ambientale, si tratta di un esempio significativo della peculiare cascina in pianura con torre colombara. Nella Carta della Montagna di Torino redatta da Vittorio Amedeo La Marchia, che ritrae Torino tra il 1694 ed il 1703, la cascina Iayon figura per la prima volta. Il nome in questione derivava forse dal piemontese ghiajron o giajron (ghiaia grossa, ciottolo), poiché in passato era ivi presente una cava. Durante l'assedio di Torino (1706) la cascina, come altre della zona, risultò pesantemente coinvolta negli eventi bellici. Tra il 1762 e il 1785, il conte Giuseppe Martini Montù di Beccaria fece radere al suolo e ricostruire la vecchia cascina ora 'Giaion' dei Padri della Consolata d'Asti. Nella Guida alle Cascine e Vigne del Territorio di Torino e suoi contorni (1790), l’architetto Giovanni Amedeo Grossi descrive il nuovo edificio in questo modo: “[…] L’edificio di dette cascine formanti tre maniche, due delle quali sono lunghe trenta trabucchi [90 metri] circa, fabbricati tutti di nuovo da pochi anni, è una de’ singolari edificij, che vi sono sul territorio di Torino, che gareggia co’ migliori di què contorni; comode sono le abitazioni pegli affittajuoli, e bovari, grandiose le stalle tutte a volta, ed i granaij, tuttoché posti al secondo piano, vi si ha nondimeno l’accesso colle bestie per via di comode rampe; in dette cascine sono impiegati continuamente sei paja di buoi essendo composte da 180 giornate […]”. Nel Catasto Particellare (1823) di Andrea Gatti, “Il Giajone” appare come un corpo di fabbrica a corte chiusa e con planimetria a “C”, di proprietà del nobile Luca Martin di San Martino. Tra il XIX e il XX secolo, la cascina ospitò l'allevamento della Società Torinese Cavalli. A metà agosto 1943, durante i bombardamenti alleati, una bomba precipitò nella corte distruggendo due fabbricati. Il soffio dell'ordigno provocò il distacco della copertura, varie lesioni, e rottura violenta della chiassileria di un piano. Numerose altre bombe colpirono i dintorni. Negli anni successivi fu deposito di rottami, abitazione di fortuna e comprensorio di officine. Abbandonata e degradata per molto tempo (dopo il 1972 venne abbattuto l’edificio delle scuderie), nella seconda metà degli anni '80 fu restaurata e ristrutturata allo scopo di accogliere gli uffici della circoscrizione, ai quali si aggiunse la Biblioteca Civica Alessandro Passerin d'Entrèves (già Biblioteca Civica Cascina Giaione) nel 1992. Nel 1996 ospitò la mostra I Guastafeste del Centro Arti Umoristiche e Satiriche. Il complesso è costituito da 3 corpi di fabbrica su tre lati, a formare una corte rettangolare limitata sul quarto lato da una recinzione muraria. Il progettista dello stabile rurale è ignoto, ma la ricercatezza compositiva delle diverse parti funzionali suggerisce possa trattarsi di qualche autorevole architetto che operasse nella capitale sabauda in quel tempo. Cascina Roccafranca Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cascina Giajone Cascina Giajone, il Giaione La cascina "il Giajone"

Circolo della Stampa - Sporting
Circolo della Stampa - Sporting

Il Circolo della Stampa – Sporting è un complesso sportivo polifunzionale situato in corso Giovanni Agnelli, nel quartiere torinese di Santa Rita, nella zona sud-occidentale della città. Deve il nome all'associazione ricreativa dell'omonimo quotidiano torinese, parzialmente beneficiaria dell'area durante gli anni 1930. Nel corso della sua storia è stato noto come Circolo «La Stampa», Circolo Juventus (o, più brevemente, come Circolo) e, in seguito, Sporting, per via del nome dei consorzi e delle maggiori associazioni sportive che si sono succedute nella proprietà nonché del suo utilizzo. Durante i suoi primi quarant'anni d'attività fu considerato tra le più importanti e lussuose sedi sportive d'Europa oltreché una delle icone dell'architettura razionalista e modernista torinese, tanto da essere descritto dal Politecnico di Torino quale «un significativo esempio di impianto sportivo e ricreativo di gusto Novecento». Opera dell'architetto partenopeo Domenico Morelli, fu inaugurato nel 1941 come Circolo Sportivo Juventus per ospitare le attività extracalcistiche del club inizialmente proprietario della struttura (tennis, disco sul ghiaccio, nuoto e bocce). Fu anche sede di incontri sportivi internazionali, tra cui quelli della Nazionale italiana di tennis in sei edizioni della Coppa Davis tra il 1948 e il 1973, dell'Italia di pallacanestro contro l'Inghilterra nel 1948, gli Internazionali d'Italia 1961 e la totalità d'incontri disputati nella Federation Cup 1966 includendo la finale tra le squadre nazionali femminili di Stati Uniti e Germania Ovest. L'impianto andò incontro a numerosi cambi di proprietà fino a essere acquisito nel 1957, insieme a tutta l'area su cui insiste, dal comune di Torino che nel 2004, in vista della XXIII Universiade invernale disputatasi tre anni più tardi, lo sottopose a ristrutturazione. Dal 2009 il Circolo della Stampa — Sporting (associazione che già dalla metà degli anni 1960 usufruisce dell'impianto) ha ottenuto in concessione dal Comune il diritto di superficie parziale per venticinque anni; oltre all’attività sportiva il Circolo della Stampa ha storicamente ospitato anche conferenze e iniziative culturali. Infine, il complesso fu dichiarato nel 2015 bene tutelato sottoposto a vincolo architettonico dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT).

Palasport Tazzoli

Il palasport Tazzoli è una struttura sportiva polivalente per gli sport del ghiaccio, che si trova a Torino, nel quartiere Mirafiori Nord (zona Sud-Ovest della città), vicino alle storiche officine della Fiat Mirafiori; è stato ricostruito - sul sito che ospitava una pista all'aperto - per i XX Giochi olimpici invernali. Le dimensioni del campo di gara principale sono di 30 x 60 metri, il che consente di disputare competizioni ufficiali di hockey su ghiaccio (vi giocano le squadre maschile e femminile del Real Torino HC e la squadra dell'HC Torino Bulls) e di Ice sledge hockey (con i Tori Seduti Torino). È presente anche una seconda pista raggiungibile attraverso un tunnel sotterraneo L'impianto stato utilizzato anche in occasione delle Universiadi invernali di Torino 2007 ed attualmente viene utilizzato dalle società iscritte alla Federazione Italiana Sport del Ghiaccio della Regione Piemonte e dalle loro squadre agonistiche che competono nelle discipline dell'hockey, del pattinaggio di figura, del pattinaggio di velocità e short track e del curling. Venne progettato nel 2002, in vista di Torino 2006, dall'architetto bolzanino Claudio Lucchin, Cesare Roluti, assieme allo studio De Ferrari e allo studio Lee (che hanno progettato anche il palaghiaccio olimpico di Torre Pellice). Fu poi realizzato tra il 2003 ed il 2005. Il 12 e 13 gennaio 2013 si è svolta la "final four" Coppa Italia di Hockey su ghiaccio vinta dal Hockey Club Valpellice. Tra gli atleti che hanno calcato la pista del Tazzoli, la medaglia d'argento olimpica di short track Fabio Carta. Palasport Olimpico HC Torino Real Torino Hockey Club Tori Seduti Torino Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palasport Tazzoli

Città Giardino (Torino)
Città Giardino (Torino)

Città Giardino (Sità Giardin in piemontese) è il nome dato a un piccolo rione della città di Torino, nel quartiere Mirafiori Nord (parte sud-ovest della città), al confine con Grugliasco (frazione Gerbido), tra corso Allamano, via Guido Reni e la Cascina Giajone. Costruito con alterne vicende dal 1949 al 1970, è chiamato così perché il progetto iniziale (poi realizzato molto parzialmente), si ispirava proprio al modello architettonico e urbanistico inglese della cosiddetta "Garden City". Un modello di borgata simile fu altresì attuato, nello stesso periodo, nel vicino quartiere di Mirafiori Sud, tra via Biscaretti di Ruffìa e via Plava, inizialmente chiamato "Città Giardino" e poi, dopo la costruzione di un rione adiacente con palazzi più alti, ribattezzato come il Villaggio. Lo schema di una Città Giardino è infatti quella di zona residenziale a bassa densità abitativa, con tanti moduli di ridotte dimensioni, come case basse o villette, immersa nel verde e dotata di tutti i servizi. Tuttavia, verso il 1950, la costruzione della "Città Giardino" a Mirafiori Nord fu subito segnata da uno scandalo edilizio. Dopo la seconda guerra mondiale, uno dei problemi più acuti per la città di Torino fu la crisi degli alloggi. Era andato distrutto il 37% delle abitazioni e la città si andava lentamente ripopolando, anche grazie al ritorno di profughi e sfollati. Dal 1945 cominciarono ad affluire numerosi profughi dall'Istria e dalla Dalmazia e nel 1949 le "Casermette" erano ormai abitate da tremila persone. Tra gli anni '50 e '70, poi, la zona sud-ovest di Torino subì un vero e proprio "boom" edilizio e demografico, in particolare nei quartieri di Santa Rita, Mirafiori Nord e Mirafiori Sud. In questo periodo di forte richiesta immobiliare, l'uomo d'affari Vittorio Carosso fondò, con altri imprenditori, la Società Torinese Edile di "Città Giardino", il 17 luglio 1948. Il progetto iniziale prevedeva 475 villette mono o bifamiliari, a uno o due piani, ciascuna dotata di giardino da 350 m2. Il nuovo quartiere avrebbe compreso anche chiesa, piscina, scuola, esercizi commerciali. Il pagamento di ogni singola unità abitativa sarebbe avvenuto a rate, pagabili in cinque anni. La consegna delle prime case fu prevista tra la primavera e l'autunno del 1949. La nuova "città giardino" fu promossa con una campagna pubblicitaria eccezionale, a diffusione nazionale. La prima villetta fu consegnata l'11 aprile 1949, ma, siccome i lavori andavano a rilento, le prenotazioni diminuivano. Nacque allora la Cooperativa Edile Città Giardino, che riuniva tutti i futuri proprietari e si proponeva di trovare i soldi per la costruzione tramite sovvenzioni e contributi statali per l'edilizia popolare. Anche le condizioni di pagamento erano più favorevoli. Una nuova campagna pubblicitaria portò all'iscrizione di nuovi soci alla cooperativa, ma ormai Carosso, presidente della Stecg, aveva esaurito i fondi e i lavori si bloccarono. L'assemblea dei soci della Cooperativa scoprì varie irregolarità contabili nei registri della società e denunciò il Carosso all'autorità giudiziaria. Il tribunale spiccò allora un mandato di cattura per bancarotta fraudolenta, mentre la Stecg veniva dichiarata fallita con sentenza del 2 febbraio 1950. Lo scandalo travolse anche l'assessore all'edilizia comunale Casalini, che fu costretto alle dimissioni nel settembre 1950, mentre il Comune decise di non intervenire sulla vicenda, lasciando la questione interamente nelle mani della magistratura. Intanto Carosso era fuggito e l'inchiesta rivelò un ammanco di 200 milioni nel bilancio della società. La Cooperativa, preso atto della disastrosa situazione finanziaria, decise di non sciogliersi e di continuare la costruzione, rilevando la passività della fallita Stecg. L'Istituto Nazionale di Credito Edilizio di Roma erogò un mutuo di 340 milioni di lire, ma molti soci furono costretti a vendere il proprio lotto, mentre alcuni proseguirono i lavori con risorse proprie. Furono ridisegnati i lotti di terreno, adottando la soluzione di unità abitativa a schiera. Lo stato dei lavori era molto eterogeneo: molte costruzioni non erano ancora fuori terra, alcune solo tracciate, altre nemmeno iniziate. Mancavano tutte le opere di urbanizzazione ed i servizi essenziali (acquedotto, illuminazione pubblica, asfaltatura). I soci della Cooperativa erano intanto calati a 153. Il 27 febbraio 1955 nacque il Consorzio Pro Città Giardino, che si proponeva di tutelare in sede istituzionale i diritti dei soci della Cooperativa. Grazie al suo intervento, il Comune concesse i permessi di costruzione e abitabilità e contribuì con un milione alle opere di urbanizzazione, ma quasi tutti i costi furono coperti dai soci. Verso il 1960-1961 tutta l'area risultava finalmente edificata ed abitabile. Giancarlo Libert, Città Giardino. Mezzo secolo di vita di un borgo di periferia, Torino, Associazione Amici degli Archivi Piemontesi, 2003. INA-Casa Mirafiori Nord Cascina Giajone Santa Rita (Torino) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Città Giardino

Stazione di Torino San Paolo
Stazione di Torino San Paolo

La stazione di Torino San Paolo è una stazione ferroviaria di Torino, abilitata al solo traffico merci. È posta sulla linea del Frejus, ed è origine della linea diretta allo scalo merci di Torino Orbassano. La stazione è stata sempre in uso per il solo traffico merci fin dall'apertura negli anni intorno al 1950, con treni che trasportavano autovetture per la FIAT, poi come bivio per lo scalo di Orbassano dall'ampliamento. Il piazzale binari è composto da un totale di 11 binari, di cui 7 tronchi. L'impianto è collegato allo scalo della Stazione di Torino Orbassano da una doppia linea di rotaia che si affianca per un breve tratto alla Ferrovia Torino-Bardonecchia prima di sottopassarla e svoltare a sinistra. Con un altro raccordo, a linea doppia di rotaia, è collegata al il Bivio Crocetta sulla ferrovia Torino-Milano, che permette l'instradamento dei convogli verso la stazione di Torino Porta Susa, evitando di allungare sino a Porta Nuova e fare retromarcia. L'impianto è utilizzato esclusivamente per il traffico merci e per lo smistamento del traffico proveniente o diretto dallo scalo di Torino Orbassano: da qui transitano, senza fermare, i treni della linea SFM3 diretti a Susa e Bardonecchia del servizio ferroviario metropolitano di Torino. È previsto il progetto di costruzione di una nuova stazione per viaggiatori, per i convogli della linea SFM3 e della futura linea SFM5. A giugno 2023 la gara per i lavori è stata aggiudicata a un raggruppamento di imprese. L'appalto, finanziato in parte coi fondi del PNNR, prevede la realizzazione entro il 2026. L'opera prevede l'adeguamento della attuale stazione, con la realizzazione di una banchina per i viaggiatori. Nei dintorni della stazione ci sono le fermate della rete urbana di bus delle linee 2, 56, 66, 71. La stazione dispone di: Servizi igienici RFI Spa. Fascicolo Linea 2 Modane/Susa – Torino. Scalo merci di Torino Vanchiglia Stazione di Torino Dora Stazione di Torino Porta Milano Stazione di Torino Porta Susa (1856) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Torino San Paolo

Cascina Roccafranca
Cascina Roccafranca

La Cascina Roccafranca è una cascina storica di Torino, situata nel quartiere Mirafiori Nord. La cascina venne costruita nella prima metà del XVII secolo (l'impostazione seicentesca è evidente dalle tre elevazioni fuori terra della villa rispetto ai bassi rustici). Di proprietà della Compagnia della Concezione, fu da essa venduta nel 1689 al signor Ballard, il quale, nel 1734, riceverà l'investitura del titolo "conte di Roccafranca", con feudo comprendente il Gerbido tra le odierne vie Tirreno, Arbe, Veglia, Strada del Barocchio e Corso Orbassano. Nella Carta della Montagna (1694-1703), la “Cassina Belarde” si presenta come costruzione campestre a corte chiusa e dalla planimetria ad “L”. Nel 1790, l’architetto Giovanni Amedeo Grossi la illustra come segue: “cascina dell’illustrissimo signor Conte di Roccafranca situata alla destra della strada d’Orbassano, e lungo la strada, che tende al Gerbo vicino all’Anselmetti, lungi due miglia e mezzo da Torino”. Agli inizi dell'Ottocento, l'aggiunta di una manica rese "a C" la pianta. La Mappa Napoleonica del 1805 documenta questa novità, denominando "Ferme Rocafranca" il complesso. Nel 1840, la Topografia della città e del territorio di Torino (firmata da Antonio Rabbini) fa risultare alla baronessa Chionio la proprietà, in séguito ulteriormente ampliata. Negli anni 1930, lavoratori di fabbriche cittadine quali FIAT e Lancia dimorarono in cascina. Durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, i danni furono lievi. Nel 1957, dalle originali 96 "giornate" il terreno agricolo si ridusse a 35 di esse e negli anni ’70 diminuì ulteriormente a causa dello sviluppo residenziale: ciò portò all'abbandono progressivo della cascina. A fine settembre 2002, il Comune acquistò il bene e sotto la promozione del programma Urban 2 dell'Unione Europea, dal 2004 la struttura venne recuperata e riqualificata. La cascina come centro civico è stata inaugurata il 18 maggio 2007. Sono qui ospitate due sedi: quella circoscrizionale dell'Ecomuseo Urbano di Torino, e quella delle "Case del Quartiere" APS (rete cittadina che include la cascina stessa, prima "Casa" creata). Ecomuseo Urbano di Torino Cappella Anselmetti Cascina Giajone Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cascina Roccafranca https://www.museotorino.it/view/s/da6cce0a579646dcb29a1e76c9aadb88 http://www.comune.torino.it/circ2/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2143.html http://www.retecasedelquartiere.org/cascina-roccafranca/

Stadio Olimpico Grande Torino
Stadio Olimpico Grande Torino

Lo Stadio Olimpico Grande Torino è un impianto sportivo multifunzionale di Torino. Sorge in via Filadelfia, nel quartiere torinese di Santa Rita, nel parco di Piazza d'Armi. Si affaccia sui corsi Sebastopoli e Agnelli, via Filadelfia e piazzale Grande Torino in prossimità al Circolo della Stampa. Rilevante testimonianza del razionalismo italiano, fu inaugurato nel 1933 come Stadio Municipale Benito Mussolini. Nel dopoguerra fu ribattezzato Stadio Comunale, nome tenuto fino al 1986, quando il comune di Torino deliberò di rinominarlo in Stadio comunale Vittorio Pozzo. Nel 2005, con la designazione di Torino a sede dei Giochi olimpici invernali del 2006, assunse il nome di Stadio Olimpico e, nel 2016, intitolato alla memoria del Grande Torino perito sul colle di Superga nel 1949. Lo stadio fu sede degli incontri interni di Juventus e Torino fino al 1990, anno del trasferimento di entrambi i club allo stadio delle Alpi. Ristrutturato in occasione dell'appuntamento olimpico del 2006, nel settembre dello stesso anno lo stadio tornò a ospitare le due compagini cittadine; con l'inaugurazione dello Juventus Stadium nel 2011, da tale data lo stadio ospita solo il Torino. Benché l'uso prevalente sia quello calcistico, ha ospitato anche incontri internazionali di rugby, sia a XIII (nel 1952) che a XV (dal 2008). Infine, nel 1959 e nel 1970 ospitò, rispettivamente, i I e i VI Giochi universitari. Sottoposto dal 2013 a vincolo architettonico dal Ministero della cultura, è uno dei quattro stadi italiani, assieme al succitato Stadium, all'Olimpico di Roma e al Meazza di Milano, a rientrare nella categoria 4 UEFA, quella con maggior livello tecnico.