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Chiesa di Santa Rita (Torino)

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Chiesa Santa Rita Torino
Chiesa Santa Rita Torino

La chiesa di Santa Rita, nota anche come Santuario monumentale di Santa Rita, è una chiesa di Torino, che dà il nome alla piazza su cui si affaccia nell'omonimo quartiere.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Rita (Torino) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Rita (Torino)
Piazza Santa Rita da Cascia, Torino Santa Rita

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Piazza Santa Rita da Cascia
10136 Torino, Santa Rita
Piemonte, Italia
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Chiesa Santa Rita Torino
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Stadio Olimpico Grande Torino
Stadio Olimpico Grande Torino

Lo Stadio Olimpico Grande Torino è un impianto sportivo multifunzionale di Torino. Sorge in via Filadelfia, nel quartiere torinese di Santa Rita, nel parco di Piazza d'Armi. Si affaccia sui corsi Sebastopoli e Agnelli, via Filadelfia e piazzale Grande Torino in prossimità al Circolo della Stampa. Rilevante testimonianza del razionalismo italiano, fu inaugurato nel 1933 come Stadio Municipale Benito Mussolini. Nel dopoguerra fu ribattezzato Stadio Comunale, nome tenuto fino al 1986, quando il comune di Torino deliberò di rinominarlo in Stadio comunale Vittorio Pozzo. Nel 2005, con la designazione di Torino a sede dei Giochi olimpici invernali del 2006, assunse il nome di Stadio Olimpico e, nel 2016, intitolato alla memoria del Grande Torino perito sul colle di Superga nel 1949. Lo stadio fu sede degli incontri interni di Juventus e Torino fino al 1990, anno del trasferimento di entrambi i club allo stadio delle Alpi. Ristrutturato in occasione dell'appuntamento olimpico del 2006, nel settembre dello stesso anno lo stadio tornò a ospitare le due compagini cittadine; con l'inaugurazione dello Juventus Stadium nel 2011, da tale data lo stadio ospita solo il Torino. Benché l'uso prevalente sia quello calcistico, ha ospitato anche incontri internazionali di rugby, sia a XIII (nel 1952) che a XV (dal 2008). Infine, nel 1959 e nel 1970 ospitò, rispettivamente, i I e i VI Giochi universitari. Sottoposto dal 2013 a vincolo architettonico dal Ministero della cultura, è uno dei quattro stadi italiani, assieme al succitato Stadium, all'Olimpico di Roma e al Meazza di Milano, a rientrare nella categoria 4 UEFA, quella con maggior livello tecnico.

Piazza d'armi (Torino)
Piazza d'armi (Torino)

Piazza d'Armi a Torino è stata una delle piazze destinate, nella storia della città sabauda, ai raduni delle truppe e alle loro parate. Nel corso della sua storia, la capitale sabauda ha sempre avuto l'esigenza di disporre di grandi spazi per radunare l'esercito, necessità immancabile per tutte le città durante i secoli passati. Essa ha cambiato più volte la sua ubicazione nel corso dei secoli per l'espansione urbanistica. La città medievale e quella di antico regime non fu mai dotata di uno spazio monofunzionale destinato alle esercitazioni e alle manovre militari. Sebbene aree di questo tipo fossero diffusamente utilizzate (si pensi alle cittadelle quattrocentesche o ai «campi di marte» diffusi sin dal primo Cinquecento), Torino, sino all'epoca napoleonica, non risulta però esserne dotata. Nei secoli XVII e XVIII, invece, si preferì "militarizzare" la città stessa, assegnando funzioni logistiche per l'esercito alle piazze che andavano prendendo forma entro le aree di ampliamento urbano, le quali assunsero così, assai spesso, un connotato polifunzionale. Appartennero a questa categoria di spazi pubblici non solo l'area di rispetto che precedeva la cittadella – formalizzatosi, anche attraverso demolizioni, all'atto stesso della sua costruzione a partire dal 1564 –, ma anche la piazza del castello, la piazza reale (oggi San Carlo) sull'asse della contrada nuova (1646) e la piazza Susina (oggi Savoia) alle spalle dei Quartieri Militari juvarriani (1729). E, nel contesto della progettazione della città sei-settecentesca, assumeva dunque un'importanza prioritaria anche garantire il collegamento organico tra questi spazi e i sistemi deputati alla difesa, cittadella e capisaldi del fronte bastionato in primis. Di nuova piazza d'armi si può parlare a partire dal 1817, quando a svolgere questa funzione fu adibita la zona a sud-ovest della città, nell'area oggi compresa tra le attuali direttrici di corso Giacomo Matteotti, via Alessandro Volta e la sua continuazione, via Giovanni Camerana, via Assietta e corso Galileo Ferraris (un'altra piazza d'armi, ora di San Secondo). Nel 1850, sotto la spinta dell'aumento demografico, la piazza d'armi di San Secondo venne dismessa e il terreno lottizzato ed edificato. Per qualche anno fu adibita a tale funzione la zona compresa tra gli attuali corsi Matteotti, re Umberto, Stati Uniti e Vinzaglio, finché nel 1872 la nuova piazza d'armi divenne la zona compresa tra gli attuali corsi Galileo Ferraris, Peschiera (ora Luigi Einaudi), Castelfidardo e Montevecchio. Questa collocazione esistette fino agli inizi del 1900. A seguito dell'urbanizzazione che portò al completamento del quartiere Crocetta, dello storico Stadium e dell'attuale isola pedonale in corso Duca degli Abruzzi (all'epoca corso Vinzaglio), la piazza d'armi venne nuovamente spostata nel 1910 in un’allora zona periferica dove, a partire dagli anni 1930, sorgerà il quartiere di Santa Rita, che conoscerà un maggiore sviluppo urbanistico a partire dagli anni 1950, fino ad espandersi totalmente negli anni 1960-1970. Intorno alla nuova piazza d'Armi verranno edificate le caserme La Marmora (per un Reggimento di Bersaglieri, ridenominata Monte Grappa pochi anni dopo), Dabormida (per un Reggimento di Fanteria), Morelli di Popolo (per un reggimento di Cavalleria) e Riberi (Ospedale Militare) Qui, davanti all'ampia spianata, sorse il nuovo Stadio Municipale Benito Mussolini (1933-1945), poi Stadio Comunale (1945-1986) e Stadio Comunale Vittorio Pozzo (1986-2005), in seguito Stadio Olimpico (2005-2016) e oggi Stadio Olimpico Grande Torino. La piazza ha geometria quasi rettangolare (in realtà leggermente trapezoidale) con i lati minori allineati con la direzione del "decumano massimo", cioè est-ovest, e quelli maggiori allineati con il "cardine massimo", cioè direzione nord-sud. Il lati minori sono fiancheggiati a nord da corso Monte Lungo e a sud da corso Sebastopoli (oggi piazzale Grande Torino), mentre a quelli maggiori, a ovest, da corso IV Novembre, e a est da corso Galileo Ferraris. In Piazza d'Armi, nei primi anni del Novecento, la Juventus (dal 1897 al 1899 in gare non ufficiali; poi, dal 1900 al 1902, nel 1904 e nel 1907, in gare ufficiali) e il Torino (dal 1910 al 1913) disputarono le loro partite casalinghe. Prima partita Juventus (Campionato Italiano di Football 1900) Ultima partita (casalinga) Juventus (Prima Categoria 1907) Prima partita (casalinga) Torino (Prima Categoria 1909-1910) Ultima partita Torino (Ultimo incontro ufficiale) (Prima Categoria 1912-1913) Attualmente, Piazza d'Armi è diventato solo un toponimo a retaggio della propria storia e nome popolare, in quanto la zona in cui sorgeva è stata adibita a parco (ad eccezione di una porzione all'interno del parco stesso, denominata "Campo Porcelli", di proprietà del demanio e gestita dalla scuola d'applicazione dell'Esercito, comprendente un campo di atletica, un galoppatoio e servizi annessi); in essa operò dal 1958 al 1971 anche l'eliporto "Aldo Cavallo", per cui l'area divenne nota come parco dell'Eliporto fino alla fine degli anni settanta, quando assunse il corrente nome di "parco Cavalieri di Vittorio Veneto". Da molti anni il suo quadrilatero (2 152 metri il perimetro della cancellata) è il luogo di allenamento di numerosi atleti mezzofondisti e podisti, anche se principalmente amatoriali. Dal 2005 quest'area è stata profondamente trasformata in occasione dei XX Giochi olimpici invernali del 10-26 febbraio 2006, vedendo la sua completa ristrutturazione, la riorganizzazione del parco e rendendo pedonale un tratto di corso Sebastopoli che è il viale d'accesso all'attuale Stadio Olimpico Grande Torino, il quale è stato sede delle cerimonie di apertura e di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali e della cerimonia di apertura dei IX Giochi paralimpici invernali tenutasi il 10 marzo 2006, nonché al Palasport Olimpico. La sua forma rettangolare (con esclusione dell'area dello stadio) ha il lato minore lungo 400 metri e il lato maggiore lungo 755 metri. Inaugurata l'11 gennaio 2006, la piazzetta pedonale, che è stata creata al fine di unire le strutture olimpiche al parco Cavalieri di Vittorio Veneto (ex Piazza d'Armi), rappresenta una sorta di "giardino olimpico", dove è collocata una fontana a specchi, somigliante ad un canale d'acqua di 150 m che esalta la monumentalità dell'adiacente Torre Maratona : non a caso la piazzetta è sita proprio all'esterno della torre. Palasport Olimpico Piazzale Grande Torino Santa Rita (Torino) Stadio Olimpico Grande Torino Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piazza d'armi Parco Cavalieri di Vittorio Veneto (Piazza d'Armi), su comune.torino.it. URL consultato il 3 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2013).

Circolo della Stampa - Sporting
Circolo della Stampa - Sporting

Il Circolo della Stampa – Sporting è un complesso sportivo polifunzionale situato in corso Giovanni Agnelli, nel quartiere torinese di Santa Rita, nella zona sud-occidentale della città. Deve il nome all'associazione ricreativa dell'omonimo quotidiano torinese, parzialmente beneficiaria dell'area durante gli anni 1930. Nel corso della sua storia è stato noto come Circolo «La Stampa», Circolo Juventus (o, più brevemente, come Circolo) e, in seguito, Sporting, per via del nome dei consorzi e delle maggiori associazioni sportive che si sono succedute nella proprietà nonché del suo utilizzo. Durante i suoi primi quarant'anni d'attività fu considerato tra le più importanti e lussuose sedi sportive d'Europa oltreché una delle icone dell'architettura razionalista e modernista torinese, tanto da essere descritto dal Politecnico di Torino quale «un significativo esempio di impianto sportivo e ricreativo di gusto Novecento». Opera dell'architetto partenopeo Domenico Morelli, fu inaugurato nel 1941 come Circolo Sportivo Juventus per ospitare le attività extracalcistiche del club inizialmente proprietario della struttura (tennis, disco sul ghiaccio, nuoto e bocce). Fu anche sede di incontri sportivi internazionali, tra cui quelli della Nazionale italiana di tennis in sei edizioni della Coppa Davis tra il 1948 e il 1973, dell'Italia di pallacanestro contro l'Inghilterra nel 1948, gli Internazionali d'Italia 1961 e la totalità d'incontri disputati nella Federation Cup 1966 includendo la finale tra le squadre nazionali femminili di Stati Uniti e Germania Ovest. L'impianto andò incontro a numerosi cambi di proprietà fino a essere acquisito nel 1957, insieme a tutta l'area su cui insiste, dal comune di Torino che nel 2004, in vista della XXIII Universiade invernale disputatasi tre anni più tardi, lo sottopose a ristrutturazione. Dal 2009 il Circolo della Stampa — Sporting (associazione che già dalla metà degli anni 1960 usufruisce dell'impianto) ha ottenuto in concessione dal Comune il diritto di superficie parziale per venticinque anni; oltre all’attività sportiva il Circolo della Stampa ha storicamente ospitato anche conferenze e iniziative culturali. Infine, il complesso fu dichiarato nel 2015 bene tutelato sottoposto a vincolo architettonico dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT).

Campo Juventus
Campo Juventus

Il Campo Juventus, più comunemente noto come stadio di Corso Marsiglia oppure Società Spettacoli Sportivi di Corso Marsiglia per via sia della strada dove sorgeva e della società che l'amministrava, fu un impianto sportivo multifunzione di Torino, di proprietà del Foot-Ball Club Juventus. Sorgeva all'incrocio tra Corso Marsiglia (l'attuale via Tirreno) e via Tripoli e l'ingresso era ubicato in quello che oggi è noto come largo Tirreno, nel quartiere di Santa Rita. Primo impianto costruito in Italia nel primo dopoguerra, fu ritenuto negli anni 20 e 30 del XX secolo la più moderna struttura sportiva nazionale. Con una capienza massima di 25 000 spettatori, in tale sito la squadra bianconera disputò le proprie partite casalinghe dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 1922, fino al 1933; in questo lasso di tempo ospitò anche alcune partite amichevoli della nazionale calcistica italiana, mentre la sezione tennistica juventina usufruì dell'impianto fino alla fine del decennio. In disuso ufficialmente dal 1939 e de facto dal 1940, fu distrutto dai vari bombardamenti su Torino durante la seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra l'area è stata destinata a edilizia residenziale. Costruito durante la presidenza dell'avvocato Gino Olivetti nei pressi della prima sede amministrativa della casa automobilistica FIAT, fu il primo impianto sportivo italiano realizzato interamente in cemento armato nonché, tra gli anni 20 e 30, il primo nel Paese a dotarsi d'illuminazione artificiale per iniziativa della successiva gestione condotta dal vicepresidente della FIAT, Edoardo Agnelli. La progettazione dell'impianto fu realizzata dall'architetto Amedeo Lavini e del geometra Piero Monateri, allora dirigente bianconero, mentre i lavori di costruzione furono realizzati dall'azienda edilizia di quest'ultimo. Oltre che degli uffici dirigenziali del club e del campo principale di calcio — le cui dimensioni erano di 110 × 65 m. — l'impianto disponeva di un altro campo (94 × 55 m.) usato per gli allenamenti della squadra, situato dietro le tribune popolari; adiacenti a esso erano siti, tra altro, gli spogliatoi e tre campi da tennis, a uso dell'allora sezione tennistica juventina, in cui si svolgevano incontri a livello nazionale e internazionale — tra cui quello valevole per quarti di finale dell'International Lawn Tennis Challenge disputato nel 1928 tra le rappresentative d'Italia e India, il primo giocato nella capitale sabauda, vinto dai padroni di casa per 4 set a 1. L'ingegner Daniele Donghi descrisse così la struttura del Campo Juventus: La costruzione dell'impianto, iniziata nel 1921, fu finanziata dalla Società Spettacoli Sportivi (S.S.S.) — società composta dai soci del club torinese, costituita con un capitale di 530 000 lire in 1 600 azioni da 500 lire ciascuna — che spese oltre un milione del tempo per sostituire il vecchio stadio di Corso Sebastopoli. Costruito su un'area di 40000 m² per ospitare inizialmente circa 15 000 persone, in occasione degli incontri più attesi la capienza veniva incrementata di circa il doppio (tra 20 000 e 25 000 persone). Lo storico Luigi Firpo, sul finire degli anni 70, così ricordò l'atmosfera del Campo Juventus, da lui frequentato durante il periodo adolescenziale: Il club utilizzò l'impianto fino al 1933, anno in cui si trasferì nel nuovo stadio Municipale Benito Mussolini. In corso Marsiglia la squadra bianconera vinse quattro scudetti, nel 1925-1926 e poi tre consecutivi, nel periodo del Quinquennio d'oro, dal 1930-1931 al 1932-1933. Inoltre, il Campo Juventus ospitò, nel 1925, un incontro dell'Italia che ivi batté 7-0 la Francia. Dopo il trasferimento di quasi tutte le attività dell'azienda polisportiva Juventus – Organizzazione Sportiva S.A., l'impianto fu utilizzato per gli incontri interni delle squadre rugbistiche cittadine, il GUF Torino e il Torino. Anche con le tribune completamente demolite entro aprile 1939 (l'8 aprile fu la data dell'ultimo incontro con pubblico pagante presente su quanto rimaneva degli spalti, successivamente demoliti) il suo campo era ancora agibile e fu usato nella stagione rugbistica di Divisione Nazionale 1939-40 dalle due citate squadre e, ancora nel maggio 1940, fu sede di alcune gare di rugby dei Littoriali di quell'anno. L'area su cui sorgeva era compresa tra le attuali vie Tirreno (all'epoca corso Marsiglia), Tripoli, Monfalcone e Ricaldone (o forse Gradisca), un territorio riconvertito in seguito a edilizia residenziale pubblica. Dopo la demolizione dell'impianto, nel 1940 la tettoia che sovrastava la tribuna coperta venne venduta alla Società Metallurgica Italiana e utilizzata per uno dei suoi stabilimenti a Limestre. Presso il campo sportivo c'era anche la sede amministrativa dell'allora polisportiva Juventus e, più precisamente, della sezione tennistica e della Juventus O.S.A., fino al 1939. La struttura, come detto sopra, ospitò, per undici stagioni, le gare interne della Juventus. Il primo incontro ufficiale, disputato dai bianconeri all'interno dell'impianto, fu la terza giornata del campionato di Prima Divisione 1922-1923, che si concluse con una vittoria per 4-0 ai danni del Modena. L'ultima partita ufficiale della Juventus, all'interno dello stadio, fu una vittoria per 5-0 sul Palermo, in occasione dell'ultima giornata del campionato di Serie A 1932-1933. Il Campo Juventus è stato sede di due incontri amichevoli della nazionale di calcio dell'Italia: il primo, disputato il 22 marzo 1925 contro la Francia e terminato con il punteggio di 7-0 in favore degli Azzurri; il secondo, giocato il 21 marzo 1926 contro l'Irlanda e terminato in questo caso con il punteggio di 3-0 per i padroni di casa. Daniele Donghi (a cura di), Manuale dell'architetto, Torino, UTET, 1930. Mario Pennacchia, Gli Agnelli e la Juventus, Milano, Rizzoli, 1985, ISBN 88-17-85651-7. Maurizio Ternavasio, È facile vivere bene a Torino se sai cosa fare, Roma, Newton Compton, ISBN 88-54-19848-X. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Campo Juventus Società Spettacoli Sportivi di corso Marsiglia, Museo Torino (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2018). 1897-2017, 120 anni di Juventus e dei suoi stadi, su archistadia.it, 1º novembre 2017.

Campo sportivo Gianpiero Combi
Campo sportivo Gianpiero Combi

Il campo sportivo Gianpiero Combi, meglio noto come Campo Combi e successivamente riportato anche come i Campi Combi-Marchi-Caligaris visti i settori in cui era suddiviso, fu un centro sportivo sito in via Filadelfia, nel quartiere torinese di Santa Rita, nella zona sud-occidentale della città. Inaugurato nel 1943 come «Campo Sportivo Juventus» e ribattezzato tredici anni più tardi alla memoria di Gianpiero Combi, portiere pluricampione d'Italia con la Juventus nonché campione del mondo con la nazionale italiana nel 1934, l'area ebbe una dimensione di 30000 m², capace di 2 500 posti. Fu usata come impianto d'allenamento delle varie squadre appartenenti alla sezione calcistica dell'allora società polisportiva italiana Juventus, usufruttuaria dell'impianto per circa sessant'anni dal 1943 al 2003 oltreché proprietaria sino alla fine degli anni 1940, ospitando anche la nazionale militare italiana di calcio durante il decennio successivo e quella maggiore durante le fasi di preparazione al campionato del mondo 1978 e al campionato d'Europa 1980. Abbandonato a seguito del trasferimento delle squadre giovanili della Juventus alla Sisport, nonché della riqualificazione urbanistica della zona in vista dei XX Giochi olimpici invernali, ospitati a Torino nel 2006, l'area è occupata dal 2011 dal Palazzo del Nuoto e da un parcheggio sotterraneo a uso della facoltà di economia e commercio dell'Università degli Studi di Torino. Nel 1941 la Juventus ottenne dal Comune di Torino la concessione per usufruttare una superficie di 30000 m² sita di fronte alla curva Sud dello stadio Municipale Benito Mussolini, in via Filadelfia, a ridosso dell'Istituto di Riposo della Vecchiaia e dei terreni del Circolo ricreativo del quotidiano La Stampa, quale campo per quegli allenamenti fin lì svolti negli stessi stadi casalinghi. Dopo lavori di costruzione durati un biennio, la nuova struttura della sezione calcistica della Juventus, all'epoca parte del maggior complesso sportivo della città che si estendeva tra corso IV Novembre e corso Unione Sovietica, fu inaugurata nel 1943 dall'allora presidente del club Piero Dusio. La prima squadra della Juventus usò l'impianto per le sue attività dal 1943 al 1990, anno in cui si trasferì al complesso Sisport di Orbassano. Tuttavia, nel 1993, su proposta del CONI, la Juventus pensò di realizzare un nuovo campo nell'area del campo Combi e che sarebbe stato parte di un "villaggio dello sport" nell'area del vicino stadio Comunale. Successivamente dal 1994 al 2003 gli allenamenti della prima squadra si tennero proprio al Comunale, in attesa dell'approvazione del progetto societario circa un centro d'allenamento di proprietà. In quegli anni, la Juventus farà spesso ritorno al Combi, ma non in pianta stabile come nei 47 anni precedenti. Il campo Combi subì quindi una profonda ristrutturazione a opera del club torinese, che ora ospitava gli allenamenti delle squadre giovanili bianconere, nonché, fino al 2003, gli incontri validi per i rispettivi campionati nazionali di categoria. Nel mese di gennaio dello stesso anno, le attività di tutte le formazioni juventine si trasferirono alla Sisport in vista della programmata riqualificazione del complesso urbanistico per i XX Giochi olimpici invernali del 2006 – di cui il campo Combi inizialmente faceva parte, ma alla fine escluso dal comitato organizzatore dell'evento a causa di errori di progettazione e quindi abbandonato. Nel 2001, intanto, lo storico campo sportivo di via Filadelfia venne abbandonato anche dalla squadra Primavera. Il comune lo abbatté nel 2004 dividendo l'area in due settori: uno destinato al Palazzo del Nuoto, opera dell'architetto Arata Isozaki inaugurata nel 2011, e l'altro ad autorimessa, a uso sia della facoltà di economia e commercio dell'Università di Torino che del rinnovato stadio Olimpico, quest'ultimo per delibera dell'Unione delle Federazioni Calcistiche Europee (UEFA). La struttura dell'area fu ispirata dall'architettura degli impianti sportivi inglesi degli anni 1940, comprendendo tra l'altro: un campo di gioco per la squadra professionistica di 105 × 70 m. intitolato postumo, nel 1956, a Gianpiero Combi, portiere cresciuto nel vivaio juventino; ulteriormente, l'intera area urbanistica sarebbe divenuta nota con tale nome. Ritenuto il campo principale della struttura, era dotato anche di una tribuna in legno aperta al pubblico, con una capienza di 2 500 spettatori, sita sul lato ovest; un campo di gioco di 94 × 55 m. intitolato ai fratelli Pio e Guido Marchi, giocatori cresciuti nel settore giovanile del club nella seconda metà degli anni 1910. Esso veniva usato anche dalle squadre ospiti come terreno di rifinitura, nel giorno precedente gli incontri sportivi in programma allo stadio Municipale Benito Mussolini; un campo di gioco di 94 × 55 m. intitolato postumo, nel 1973, a Umberto Caligaris, terzino sinistro bianconero durante gli anni 1930, a disposizione di tutte le squadre del settore giovanile del club; un capanno per gli attrezzi. Marco Sappino (a cura di), Dizionario biografico enciclopedico di un secolo del calcio italiano, vol. 2, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2000, ISBN 88-8089-862-0. Renato Tavella, Franco Ossola, Il Romanzo della Grande Juventus, Roma, Newton & Compton, 2003 [1997], ISBN 88-8289-900-4. Urban Center Metropolitano, Torino città universitaria (PDF), Comune di Torino, dicembre 2012. URL consultato il 2 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2014). Roberto Beccantini, Via Filadelfia, giungla d'asfalto, ogni pietra raccontava un mito (PDF), in Sport Universitario, n. 140, Centro Universitario Sportivo Italiano, aprile 2013. URL consultato il 20 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2014). Piero Soria (a cura di), La grande Torino. Le strade, le piazze, i quartieri, la storia, Stampa Sera, 5 novembre 1980. URL consultato il 20 gennaio 2014. Città di Torino: Bilancio sociale (PDF), su comune.torino.it, Comune di Torino, 2004. URL consultato l'11 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016). Concorso di progettazione per l'intervento nell'area del Comunale, su comune.torino.it, Comune di Torino, 19 febbraio 2002. URL consultato il 6 gennaio 2014. Elenco e caratteristiche generali delle aree oggetto della sponsorizzazione (PDF), su comune.torino.it, Comune di Torino, 28 dicembre 2002. URL consultato il 2 gennaio 2014. Ridistribuiti i contributi sulle aree parcheggi, su comune.torino.it, Comune di Torino, 11 giugno 2003. URL consultato l'8 gennaio 2014. Divisione edilizia ed urbanistica, Deliberazione del Consiglio Comunale (proposta dalla G.C. 25 luglio 2002), su comune.torino.it, n. ord. 155, Comune di Torino, 18 novembre 2002. URL consultato il 2 gennaio 2014. Vice Direzione Generale Servizi Tecnici, Ambiente, Edilizia Residenziale, Deliberazione della Giunta Comunale, su comune.torino.it, Città di Torino, 25 ottobre 2011. URL consultato il 20 gennaio 2014. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Campo sportivo Gianpiero Combi Ubicazione del Campo Combi sulla mappa della città di Torino (PDF), in ProToCoLLo, progetto di ricerca del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, 2004. La squadra della Juventus si allena nel campo Combi, su YouTube, Istituto Luce Cinecittà S.r.l., 30 agosto 1963. URL consultato il 30 giugno 2012.

Regio Istituto di Riposo per la Vecchiaia
Regio Istituto di Riposo per la Vecchiaia

Il complesso dell'Ex Regio Istituto di Riposo per la Vecchiaia (IRV), conosciuto a Torino anche col nome di “Poveri Vecchi” fu progettato da Crescentino Caselli, allievo di Alessandro Antonelli, e costruito tra il 1883 e il 1887 per ospitare circa duemila anziani in stato di povertà. L’edificio, situato su Corso Unione Sovietica a ridosso dei quartieri Lingotto e Santa Rita, è costituito da un corpo centrale e quattro padiglioni, misura 351,5 metri e occupa un'area di 25000 mq. Ora collocato in piena città, nei pressi dello Stadio Olimpico “Grande Torino”, al tempo in cui fu progettato si trovava in una zona di campagna, sulla strada che dal centro conduce alla Palazzina di Caccia di Stupinigi. Nei pesanti bombardamenti che colpirono l'edificio durante la seconda guerra mondiale, il padiglione Sud venne in gran parte distrutto, per essere poi ricostruito nel dopoguerra. L'edificio negli anni ha subito diversi interventi di modernizzazione, fra i quali l'aggiunta di parti in vetro e acciaio su progetto dell'architetto Andrea Bruno e più recentemente l'aggiunta di un nuovo corpo di fabbrica seminterrato a tre livelli, situato nel cortile tra il padiglione centrale e il padiglione adiacente in direzione Nord. Di proprietà del Comune di Torino, l’edificio è stato utilizzato negli anni da vari enti. Attualmente, la parte sud dell'edificio ospita una residenza assistenziale per anziani e i Servizi Socio Assistenziali dell'ASL di Torino, mentre il padiglione centrale e le due ali a nord sono occupate dalla Scuola di Management ed Economia dell'Università degli Studi di Torino e dalla sede centrale del Consorzio CSI-Piemonte.

Parco Rignon
Parco Rignon

Il parco Rignon è un piccolo parco urbano, di 46.200 m² di estensione, situato a Torino, a sud-ovest della città, nel quartiere di Santa Rita. Nel 1650, l'area risultava ancora una semplice cascina rurale, quando l'acquistò tal Don Giambattista Amoretti, un giovane sacerdote ligure originario di Oneglia, da poco divenuto elemosiniere e diplomatico presso la corte ducale. Entrato nelle grazie del marchese Filippo San Martino di Agliè, di Madama Cristina di Francia e di Carlo Emanuele II di Savoia, il giovane prete, dotato di spiccata diplomazia e senso degli affari, sia a Torino che in Francia, fu altresì nominato abate di corte.. Oltre la Casina Amoretti, fu nominato amministratore dell'Abbazia di Casanova di Carmagnola, nonché dell'Abbazia di Abondance in Alta Savoia, entrambe appartenenti all'Ordine Cistercense. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1686, l'abate finanziò i lavori di ristrutturazione della cascina, elevandola a "commenda", con pianta a "L". Come accadde per alcuni suoi nipoti, Lorenzo Giovanni Batta Amoretti Conte d’Envie e Benedetto Amoretti, anche questa proprietà finì in eredità, questa volta ad terzo nipote, tal Carlo Giacinto Amoretti, che finanziò un ulteriore ristrutturazione dell'area dopo l'Assedio di Torino del 1706. Carlo Giacinto, nel frattempo divenuto marchese di Osasio, ebbe un primogenito, Giuseppe Antonio Amoretti, che però morì prematuramente, e alla proprietà quindi subentrò il secondogenito, il marchese Giambattista Amoretti di Osasio. Nel 1760, su volere del marchese Giambattista Amoretti di Osasio, partirono i lavori di costruzione dell'attuale Villa, situata al centro del parco, su dei progetti dell'architetto torinese Plantery, che già si era occupato di interventi urbanistici in città. L'edificio fu progettato su di un piano rialzato, accessibile da due scalinate simmetriche centrali, quindi sormontato ancora da due ampi piani di residenza. Il marchese Giambattista Amoretti ebbe un figlio, Carlo, che fu anche ultimo marchese di Osasio, il quale ebbe a sua volta una sola figlia, la quale però morì presto nel 1807, lasciando quindi la villa in eredità ai famigliari di sua moglie, i Guasco di Castelletto d'Erro d'Alessandria, già decurioni di Torino. I Guasco, a loro volta, cedettero la villa nel 1828, comprensiva dei terreni circostanti, ai Signori Provana di Collegno, che a loro volta vendettero ai fratelli Conti Pietro Amedeo e Paolo Luigi Rignone, o Rignon. Nel 1899, l'eredità passò al figlio di Paolo Luigi Rignon, il Conte Vittorio Rignon. Fu quest'ultimo, il Conte Vittorio Rignon, che nel periodo 1900-1910 condusse degli importanti rimaneggiamenti a tutta la proprietà: la villa fu totalmente ristrutturata, mentre il parco circostante fu totalmente ridisegnato, con elegante giardino fiorito, in stile liberty, quindi dotato di cinta muraria con tre ingressi, uno principale sul Corso Orbassano, due laterali su Via Filadelfia e Via Piscina. La commenda originaria fu totalmente demolita, per dar spazio alle scuderie e all'edificio semicircolare, progettato dall'ingegner Giovanni Chevalley e destinato ad aranciera, ed ancor oggi visibile sul lato nord, ovvero vicino all'ingresso di via Filadelfia. Alla morte del Conte, suo figlio, Felice Rignon, già sindaco di Torino e senatore del Regno, donò la villa, senza i terreni circostanti, al Comune di Torino. Nel 1970 poi, il Comune di Torino riuscì ad acquistare anche i terreni circostanti, e ne prese quindi la gestione come parco pubblico cittadino, mentre la villa fu destinata a Biblioteca Civica e spazio espositivo, punto strategico del quartiere Santa Rita di Torino. La stessa villa fu poi ulteriormente ristrutturata nel 2001, dotandola di sala riunioni sotterranea, e fu costruito un nuovo padiglione bibliotecario sul retro, nel 2004. Il parco, frequentato soprattutto per la Biblioteca, in estate è sede di eventi musicali e di altre manifestazioni di quartiere; è stata sede di lavori del Teatro Stabile e di varie importanti attività artistiche. Nel parco vi sono anche dei giochi per bambini ed una bocciofila. Parchi di Torino (e luoghi d'interesse a Torino in generale) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco Rignon Scheda del parco dal sito del comune di Torino, su comune.torino.it. URL consultato il 14 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2011).

Opera per Torino
Opera per Torino

Opera per Torino è un'opera dell'artista danese Per Kirkeby realizzata tra il 2004 e il 2005 nell'ambito del progetto Artecittà: 11 artisti per il Passante Ferroviario e collocata a Torino, nel Largo Orbassano (quartiere Borgo San Paolo). Si tratta di un porticato a doppia altezza realizzato principalmente in mattoni. La realizzazione dell'opera si colloca nel quadro del vasto progetto di trasformazione urbana denominato Spina Centrale che, sfruttando il progetto parallelo della copertura dei binari del passante ferroviario di Torino, sta portando alla riqualificazione delle aree circostanti e alla creazione di un grande boulevard che attraversa la città in senso nord-sud. Nel 1995 con la committenza del Comune di Torino e sotto la direzione di Rudi Fuchs venne avviato il progetto Artecittà. 11 artisti per il Passante Ferroviario, che coinvolse affermati artisti italiani e stranieri chiedendo loro la presentazione di bozzetti di opere d'arte da collocare in alcuni luoghi significativi del passante. Le prime due opere realizzate furono una Fontana ad Igloo di Mario Merz e l’Albero Giardino di Giuseppe Penone. L'Opera per Torino "si colloca a breve distanza da queste, in un'aiuola al centro di largo Orbassano, la cui risistemazione superficiale dopo i lavori di scavo del passante fu avviata a fine 2001. Si trova all'interno di un importante nodo del traffico veicolare urbano ed è stata concepita dall'artista" in funzione del luogo ed in funzione del fatto che ci dovevano transitare le persone. L'opera è stata inaugurata il 22 febbraio 2005. Come previsto dal direttore artistico del progetto Artecittà Rudi Fuchs, il quale dichiarò poco dopo l'inaugurazione che "Ci vuole del tempo per comprendere a fondo quest'opera perché il giudizio cambia col passare del tempo, non bisogna essere impazienti", "Opera per Torino" sin dall'inizio non è stata apprezzata dai cittadini e continua tuttora ad essere criticata in modo anche aspro da alcuni settori dell'opionione pubblica, critiche in parte recepite da forze politiche presenti nel consiglio comunale. Reazioni di tutt'altro segno sono invece venute dalla critica, come ad esempio il giudizio lusinghiero di Vittorio Sgarbi che nel 2005 dichiarò: "Ho sentito giudizi terribili su quest'opera, in realtà mi pare una specie di ricamo tutt'altro che dannoso in quel contesto, anzi decorativo". Spina Centrale Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Opera per Torino