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Casazza (Brescia)

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Italy provincial location map 2016
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Casazza è un quartiere del comune di Brescia. L'area occupata dal quartiere è pianeggiante e urbanizzata. I confini sono delimitati a est da via Triumplina, tratto nel comune di Brescia dell'ex statale delle Tre valli, a nord dalla tangenziale detta Montelungo, a ovest da via Stretta e a sud da via Mortirolo e da via Fisogni. Il toponimo deriva dalla corruzione del nome della cascina «Casaccia» che sorgeva all'interno del perimetro del quartiere. All'inizio del Novecento via Casazza era detta "strada consorziale della Casazza" e collegava la «Conceria Girelli», sul Bova, al centro di Mompiano. L'urbanizzazione della zona iniziò negli anni Sessanta del Novecento quando si costruirono le prime case IACP. Nel 1970, si manifestò l'intenzione di istituire un comitato di quartiere sulla falsariga di quanto effettuato a San Polo e a Mompiano. Spinto dai vari comitati che sorsero in quegli anni, nel luglio 1972, il consiglio comunale approvò l'istituzione dei consigli di quartiere. Nonostante le ridotte dimensioni, nel quartiere c'erano 2 703 residenti, a Casazza fu costituito un consiglio che fu eletto per la prima volta il 16 dicembre 1973. Nel 1977, il quartiere fu assegnato alla Seconda circoscrizione, assieme ai quartieri di Mompiano, Prealpino, San Rocchino-Costalunga e Crocifissa di Rosa. Trent'anni dopo, con la riforma delle circoscrizioni voluta dalla Giunta Corsini, il quartiere fu assegnato alla nuova Circoscrizione Nord. Nel 2014, a seguito dell'abolizione delle circoscrizioni per i nuovi limiti imposti dalla legge 191/2009, la Giunta Del Bono decise di riattivare i consigli di quartiere: le prime elezioni del nuovo organismo si tennero il 14 ottobre. La chiesa locale è dedicata a Maria "Madre della Chiesa" e appartiene alla Diocesi di Brescia. Dal 2 marzo 2013, il quartiere è servito sia dalla stazione omonima che da quella di Prealpino della linea metropolitana. Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione Nord, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. URL consultato il 28 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2022). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Casazza

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Casazza (Brescia)
Via Carlo Fisogni, Brescia Casazza (Zona Nord)

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25136 Brescia, Casazza (Zona Nord)
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Casazza (metropolitana di Brescia)
Casazza (metropolitana di Brescia)

Casazza è una fermata della metropolitana di Brescia a servizio del quartiere omonimo. La stazione fu inserita nei primi studi di fattibilità della linea metropolitana stesi nella primavera del 1987 dall'ASM Brescia, come capolinea settentrionale. Nei progetti successivi, il capolinea nord fu spostato all'altezza del confine del comune di Concesio, ma Casazza rimase come fermata al servizio sia del quartiere omonimo sia del flusso di traffico proveniente da Nave e Caino: per questo fu posizionata sul tracciato in viadotto all'incrocio fra l'ex statale delle Tre Valli e la ex statale del Caffaro. Nel 2003, in sede di Valutazione di impatto ambientale (VIA), il percorso fu convertito in trincea coperta, ma l'impianto mantenne comunque la sua posizione strategica. Fu inaugurata il 12 gennaio 2013, nell'ambito di una serie di cerimonie in cui le singole fermate della metropolitana furono mostrate al pubblico prima dell'effettivo inizio del servizio metropolitano. Fu quindi aperta al servizio pubblico il 2 marzo seguente, come il resto della linea. La fermata si trova lungo il tracciato in trincea coperta, ma ha la particolarità di avere una struttura molto più simile alle stazioni profonde che a quelle in trincea. È stata costruita su tre livelli: sul piano stradale si trovano cinque lucernari a forma piramidale che forniscono la luce naturale al piano banchina a 11 m di profondità. L'ingresso è unico, sotterraneo, posto sul secondo livello in direzione del complesso commerciale e amministrativo Futura. Le banchine sono collegate all'atrio d'ingresso grazie a due rampe di scale mobili e da due linee di ascensori. La struttura complessiva, comprendente anche la piazza aperta del complesso Futura, è stata concepita per essere al centro di un palcoscenico della cavea di un teatro. Come in tutte le altre stazioni della metropolitana, sono presenti le porte di banchina, che impediscono ai viaggiatori di accedere ai binari in assenza del treno. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Fermata autobus Loris Zanirato (a cura di), Stazioni metropolitane = Underground-upperpeople, Brescia, Brescia Mobilità, 2012. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione Casazza (EN) Casazza, su Structurae.

Prealpino (metropolitana di Brescia)
Prealpino (metropolitana di Brescia)

La stazione di Prealpino è la fermata della metropolitana di Brescia a servizio dell'omonimo quartiere. È il capolinea settentrionale della linea. La stazione fu aggiunta nel 2004 in sede di Valutazione di impatto ambientale (VIA). Nel progetto definitivo presentato dall'ASM nel 2000, infatti, il capolinea era posizionato ai confini con il comune di Concesio al termine del tracciato in viadotto iniziato a Kossuth. Quando si decise di convertire il tracciato su viadotto in trincea coperta, per contenere i costi di costruzione il capolinea fu spostato più a sud, nei pressi del Villaggio Prealpino. L'impianto fu concepito con la possibilità che la metropolitana potesse proseguire a nord in direzione della Val Trompia, com'era nelle intenzioni degli amministratori locali agli inizi degli anni Novanta. Fu inaugurata il 2 febbraio 2013 alla presenza del Sindaco Adriano Paroli, nell'ambito di una serie di cerimonie in cui le singole fermate della metropolitana furono mostrate al pubblico prima dell'effettivo inizio del servizio metropolitano. Il Sindaco colse anche l'occasione per annunciare pubblicamente l'apertura della linea completa il 2 marzo: due settimane dopo la conclusione del preesercizio, per evitare di far coincidere l'evento con le elezioni politiche del 24-25 febbraio. All'infrastruttura ferroviaria fu affiancato un parcheggio scambiatore di circa cinquecento posti che, a causa di ritardi nella conclusione dei lavori, fu messo in funzione solo nel mese di maggio 2013. Data l'elevata richiesta di parcheggi, nel 2021 l'amministrazione Del Bono iniziò le procedure per portare a un migliaio i posteggi disponibili costruendo una struttura multipiano che funga anche da terminal per le autolinee extraurbane e da nuova sede di Brescia Infrastrutture. Nel maggio 2017, dopo circa sei mesi di lavori, furono completate le coperture agli accessi in superficie, aggiungendo due strutture in vetro e acciaio. Per quanto riguarda l'estensione verso la Val Trompia, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) di Brescia, approvato nel 2018, inserì la possibilità di proseguire in direzione di San Vigilio, a nord di Concesio. Tuttavia, il progetto preliminare del prolungamento triumplino risale al 2001 e rispetta le specifiche del tempo con il tracciato settentrionale ancora in viadotto. Di conseguenza, secondo Federico Manzoni, assessore alle politiche della mobilità del comune di Brescia, nel lungo termine dovrà essere avviata una procedura di riprogettazione complessiva del prolungamento che richiederà la compartecipazione di Concesio e degli enti sovracomunali della comunità montana triumplina e della provincia. L'impianto rispetta le specifiche delle altre fermate di tipo seminterrato della metropolitana bresciana: le due banchine a servizio dei binari di corsa hanno accesso separato con una rampa di scale e una linea di ascensori ciascuna, mentre l'illuminazione delle stesse è naturale, fornita da otto lucernari a forma piramidale. Come in tutte le altre stazioni della linea, sono presenti le porte di banchina che impediscono ai viaggiatori di accedere ai binari in assenza del treno. Fermata autobus La stazione dispone di: Biglietteria automatica Loris Zanirato (a cura di), Stazioni metropolitane = Underground-upperpeople, Brescia, Brescia Mobilità, 2012. Gianpiero Belotti e Mario Baldoli, Una corsa lunga cent'anni - Storia dei trasporti pubblici di Brescia dal tram a cavalli al progetto Metrobus, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 1999. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Prealpino

Mompiano (metropolitana di Brescia)
Mompiano (metropolitana di Brescia)

Mompiano è una fermata della metropolitana di Brescia a servizio dell'omonimo quartiere. La fermata fu inserita nei primi studi di fattibilità della linea metropolitana stesi nella primavera del 1987 dall'ASM Brescia. Fu denominata Kossuth dal nome del piazzale dove fu posizionata inizialmente, in prossimità dello Stadio Mario Rigamonti, entrambi nel quartiere di Mompiano. Nel progetto definitivo presentato dall'ASM nel 2000, la stazione Kossuth fu posizionata al termine settentrionale della galleria diretta a Bresciadue. In sede di Valutazione di impatto ambientale (VIA), divenne invece una fermata in trincea coperta dopo che si decise di convertire in tale forma il tracciato a nord della fermata di Ospedale fino al capolinea. Fu spostata a sud-est dalla precedente posizione, nel piazzale compreso tra via Ildebrando Vivanti e via Famiglia Boccacci, e le fu cambiato nome in Mompiano, dal nome del quartiere. I lavori di costruzione furono occasione per riqualificare l'area, armonizzando la fermata con l'ambiente e migliorando l'illuminazione pubblica. L'impianto fu inaugurato il 3 novembre 2012, nell'ambito di una serie di cerimonie in cui le singole fermate della metropolitana furono mostrate al pubblico prima dell'effettivo inizio del servizio metropolitano. Fu aperta al servizio pubblico il 2 marzo 2013, assieme al resto della linea. Mompiano riprende le stesse strutture delle altre fermate di tipo seminterrato: le due banchine a servizio dei binari di corsa hanno accesso separato con una rampa di scale e una linea di ascensori ciascuna, mentre l'illuminazione delle stesse è naturale, fornita da otto lucernari a forma piramidale. Come in tutte le stazioni sono presenti le porte di banchina, che impediscono ai viaggiatori di accedere ai binari in assenza del treno. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Accesso per persone con mobilità ridotta. Fermata autobus Loris Zanirato (a cura di), Stazioni metropolitane = Underground-upperpeople, Brescia, Brescia Mobilità, 2012. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione Mompiano

San Bartolomeo (Brescia)
San Bartolomeo (Brescia)

San Bartolomeo è un quartiere di Brescia. Fino al 30 giugno 1880 fu un comune autonomo il cui territorio inglobava parte dell'attuale zona nord-occidentale di Brescia. Il territorio del quartiere è pianeggiante, delimitato a ovest dal corso del fiume Mella, a sud da via Guglielmo Oberdan, a est da via Triumplina e a nord dai quartieri Prealpino e Casazza. Il quartiere è ricco di corsi d'acqua come i canali Bova e Grande, entrambi derivati dal Mella. Il toponimo deriva dalla chiesa di san Bartolomeo apostolo. Le prime testimonianze della chiesa di San Bartolomeo risalgono al 1299, quando in alcuni documenti lo si cita come "in Clausuris": con il termine "chiusure" si indicava l'area del suburbio attorno alla cinta muraria. Presso San Bartolomeo sorse un cenobio dedito all'assistenza degli ammalati e gestito dagli Agostiniani che, dal Quattrocento, divenne sede del lazzaretto per la cura degli appestati. Dalla fine del Quattrocento il Lazzaretto fu gestito dai carmelitani. Esso rimase funzionante fino al Settecento, quando per l'assenza di pestilenze cadde in disuso: ceduto in affitto ad aziende agricole, poi rifugio di sbandati, nel 1884 il comune di Brescia decise di abbattere parzialmente l'edificio in modo da poterne riutilizzare l'area per la costruzione di una scuola comunale. Negli anni Cinquanta del Novecento, quanto rimase del Lazzaretto fu donato dalla Giunta Boni alla parrocchia. Sotto la Repubblica di Venezia, nel Cinquecento, San Bartolomeo divenne comune con un apposito statuto riconosciuto dalla città di Brescia. L'amministrazione fu affidata a un consiglio formato dai "Giudici dei chiosi". Grazie alla presenza dei corsi d'acqua Bova e Grande Superiore, San Bartolomeo conobbe lo sviluppo di numerose attività artigianali a partire dal Seicento. Sorsero officine per la lavorazione del ferro, del rame, delle pelli e del legno. Nel 1688, per ordine del capitano Gerolamo Corralo fu costruita una polveriera. Alla fine del Settecento, l'arrivo dei rivoluzionari francesi portò alla costituzione della repubblica Bresciana (1797) presto sostituita dalla Cisalpina (1797-1802) e dall'Italiana (1802-1805). Nel 1797, San Bartolomeo fu indicata come comunità appartenente alle "Chiusure a sera della Garza fuori di Porta Pile" del Cantone di Garza Occidentale. Dal settembre 1798 fino al giugno 1805 fece parte del comune di Stocchetta e San Bartolomeo del Dipartimento del Mella. Nel giugno 1805, sotto il regno Italico di Napoleone, fu accorpato al comune di Brescia. Il 1º maggio 1816, con la riorganizzazione amministrativa del Regno Lombardo-Veneto prevista dalla notificazione del 12 febbraio, San Bartolomeo riacquistò l'autonomia comunale, diventando uno dei cinque comuni delle chiusure o corpisanti di Brescia, assieme a Fiumicello, Mompiano, Sant'Alessandro e San Nazzaro. Il comune si estendeva presso tutta l'area nord-occidentale dell'attuale comune di Brescia: a nord con i comuni di Collebeato e Concesio, a ovest con il comune di Mompiano fino alla cinta muraria di Brescia, comprendendo Borgo Pile (ora Borgo Trento), a sud con Brescia e il comune di Fiumicello fino alla località Ponte Crotte, dove il confine occidentale era delimitato dal fiume Mella. Negli anni Quaranta dell'Ottocento, la famiglia Hoessly, di origini svizzere, impiantò uno stabilimento meccanico di cotone: l'attività fu aperta dal padre Kaspar (1773-1857) e proseguì sotto la conduzione del figlio Gaspare. Dopo l'esito della Battaglia di Solferino e San Martino e secondo quanto previsto dalla legge Rattazzi, San Bartolomeo mantenne l'autonomia comunale sia sotto il Regno di Sardegna (1859-61) sia sotto il Regno d'Italia. Fu inserito nel III Mandamento e nel I Circondario di Brescia. Negli anni Settanta dell'Ottocento, si svolse un dibattito sulla necessità di accorpare i cinque comuni delle chiusure al capoluogo. Nonostante le resistenze delle amministrazioni locali del suburbio, tra cui anche quella di San Bartolomeo, i comuni furono soppressi e i territori assegnati a Brescia. A partire dagli anni Cinquanta del Novecento, si edificarono alcuni quartieri residenziali, primo tra tutti quello IACP dedicato agli esuli giuliano dalmati e si costruirono le scuole superiori Tartaglia e Abba-Ballini. La fonderia «Ori Martin» si trasferì a San Bartolomeo dalla precedente sede di via Fiume. Una parte del quartiere ha mantenuto un aspetto rurale con alcune ville settecentesche. Tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta, anche a San Bartolomeo, come presso alcuni quartieri di Brescia, sorse un comitato di quartiere che chiedeva all'amministrazione comunale Boni un riconoscimento ufficiale e la disponibilità di mezzi e strumenti per partecipare alla stesura del bilancio comunale e intervenire nelle decisioni urbanistiche a carattere locale. Il consiglio comunale votò l'istituzione dei consigli di quartiere nel luglio 1972, delimitando i confini di quello di San Bartolomeo in un quadrilatero composto dal fiume Mella, via Oberdan, via Triumplina e il confine con Concesio. Ne era esclusa l'area residenziale di Casazza che fu costituita a quartiere separato. Le elezioni si tennero il 21 ottobre 1973. Nel 1977, la Giunta Trebeschi recepì la legge 278/1976, suddividendo il territorio comunale in nove circoscrizioni. Il quartiere fu assegnato alla Prima circoscrizione, assieme a Borgo Trento, Casazza e Sant'Eustacchio. Vent'anni dopo, la Giunta Corsini ridusse il numero delle circoscrizioni portandole da nove a cinque e San Bartolomeo fu assegnato alla nuova Circoscrizione Nord. Nel 2014 a seguito dell'abolizione delle circoscrizioni per i nuovi limiti imposti dalla legge 191/2009, la Giunta Del Bono decise di ricostituire gli organi consultivi di rappresentanza dei quartieri. Le prime elezioni del consiglio di quartiere si tennero in tutta la città il 14 ottobre. prima chiesa di san Bartolomeo apostolo, originaria chiesa del Lazzaretto; seconda chiesa di san Bartolomeo apostolo, edificata negli anni Sessanta del Novecento. Presso il quartiere ha sede la scuola primaria Giambattista Melzi, letterato nato nel soppresso comune di San Bartolomeo, e gli istituti tecnici Tartaglia e Abba-Ballini. Il Museo del ferro è stato aperto nel 2001 presso un antico maglio in via del Manestro. Si tratta del primo polo museale del Museo dell'industria e del lavoro di Brescia e si sviluppa come un breve percorso espositivo che racconta l'impiego della forza idraulica nella lavorazione del ferro. San Bartolomeo è servita dalla linea 11 (Botticino-Sant'Eufemia-San Bartolomeo-Collebeato) della rete di trasporti urbani di Brescia. Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione Nord, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Michela Capra, "Vi sono due fiumi in questa parte di chiusure". Economia, società e cultura materiale nell'antico comune di San Bartolomeo (Brescia) e guida ai luoghi di interesse storico, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 2020. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. URL consultato il 9 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2022). San Bartolomeo, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano e di altre carte pubblicate a quell'epoca colle stampe. Volume secondo, Brescia, Tipografia dipartimentale del Mella, 1804. Raccolta delle leggi, proclami, ordini ed avvisi nell'anno VI Repubblicano. Tomo V, Milano, Luigi Velandini, 1798. Raccolta delle leggi, proclami, ordini ed avvisi nell'anno VII Repubblicano. Tomo VI, Milano, Luigi Velandini, 1798. Bollettino delle leggi del Regno d'Italia. Parte Prima. Dal I gennaio al 30 giugno 1805, Milano, Stamperia Reale, 1805. Atti del Governo di Lombardia. Parte Prima. Dal 1° Gennajo al 30 Giugno 1816, Milano, Imperial Regia Stamperia, 1816. Collezione celerifera delle leggi, decreti, istruzioni e circolari pubblicate nell'anno 1859, Torino, Stamperia Reale, 1860. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Bartolomeo

Europa (metropolitana di Brescia)
Europa (metropolitana di Brescia)

Europa è una fermata della metropolitana di Brescia situata nell'omonimo viale della città. Si trova in prossimità delle facoltà di Medicina e Ingegneria dell'Università di Brescia. La fermata fu inserita nei primi studi di fattibilità della linea metropolitana stesi nella primavera del 1987. Denominata provvisoriamente Viale Europa, fu pensata per essere a servizio del polo universitario delle facoltà di Ingegneria e Medicina dell'Università degli Studi di Brescia e della zona residenziale presso la strada omonima. Nel progetto definitivo presentato dall'ASM nel 2000, la fermata di Europa si sarebbe dovuta trovare nel tratto in galleria Kossuth-Bresciadue. In sede di Valutazione di impatto ambientale (VIA), divenne invece una fermata in trincea coperta dopo che si decise di convertire in tale forma il tracciato a nord della fermata di Ospedale fino al capolinea. Fu inaugurata il 3 novembre 2012, nell'ambito di una serie di cerimonie in cui le singole fermate della metropolitana furono mostrate al pubblico prima dell'effettivo inizio del servizio metropolitano, ed entrò in servizio il 2 marzo 2013, assieme a tutta la linea. La fermata riprende le stesse strutture degli altri impianti di tipo seminterrato: le due banchine a servizio dei binari di corsa hanno accesso separato con una rampa di scale e una linea di ascensori ciascuna, mentre l'illuminazione delle stesse è naturale, fornita da otto lucernari a forma piramidale. Come in tutte le stazioni sono presenti le porte di banchina, che impediscono ai viaggiatori di accedere ai binari in assenza del treno. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Fermata autobus Loris Zanirato (a cura di), Stazioni metropolitane = Underground-upperpeople, Brescia, Brescia Mobilità, 2012. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Europa

Chiesa di San Giovanni Battista (Brescia)
Chiesa di San Giovanni Battista (Brescia)

La chiesa di San Giovanni Battista è la parrocchiale di Stocchetta, frazione di Brescia, in provincia e diocesi di Brescia; fa parte della zona pastorale di Brescia Nord. Una cappella a Stocchetta risultava già esistente nel Seicento; questo edificio venne interessato da un rifacimento nel XVIII secolo. La chiesa fu eretta a parrocchiale il 27 febbraio 1860 dal vescovo di Brescia Girolamo Verzeri; all'epoca faceva parte del vicariato di Concesio. Nel 1932 venne costruito il campanile e, il 18 aprile 1954, la chiesa entrò a far parte del vicariato urbano di Brescia, come decretato dal vescovo Giacinto Tredici il 24 marzo precedente. Il nuovo altare postconciliare rivolto verso l'assemblea venne realizzato nel 1971 e nel 1982 si provvide ad eseguire le decorazioni dell'interno; il 14 aprile 1989, in ossequio al Direttorio diocesano per le zone pastorali, la parrocchia fu aggregata alla zona pastorale di Brescia Nord. La facciata a capanna della chiesa, rivolta ad occidente, è suddivisa da una cornice marcapiano in due ordini, entrambi tripartiti da quattro lesene tuscaniche: quello inferiore presenta al centro il portale d'ingresso con coronatura mistilinea e in quello superiore, terminante con il timpano semicircolare, si apre invece una finestra. Ad alcuni metri dalla parrocchiale sorge il campanile a base quadrata, la cui cella presenta su ogni lato una monofora ed è coronata dalla cupola poggiante sul tamburo. L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata, sulla quale si affacciano le cappelle laterali e le cui pareti sono scandite da lesene sorreggenti il cornicione aggettanti sopra il quale si imposta la volta; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio a base quadrangolare. Brescia Regione ecclesiastica Lombardia Diocesi di Brescia Parrocchie della diocesi di Brescia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giovanni Battista Chiesa di San Giovanni Battista, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Parrocchia di S. GIOVANNI BATTISTA, su parrocchiemap.it. URL consultato il 1º febbraio 2022. PARROCCHIA SAN GIOVANNI BATTISTA IN STOCCHETTA, su chiese.top10posti.it. URL consultato il 1º febbraio 2022.

Villaggio Prealpino
Villaggio Prealpino

Il Villaggio Prealpino è un quartiere del comune di Brescia. L'area occupata dal quartiere è sostanzialmente pianeggiante. Esso si pone a nord del territorio comunale, confinando a nord con i comuni di Bovezzo e Concesio, a ovest con quello di Collebeato. A sudovest confina coi quartieri di San Bartolomeo e Casazza e a sudest con Mompiano, delimitato rispettivamente dalla tangenziale detta Montelungo, da via Triumplina (parte dell'ex statale delle Tre valli) e da via Conicchio, parte dell'ex statale del Caffaro. Presso la cascina «Miracampo» avviene la derivazione del canale "Bova" dal fiume Grande. Il toponimo deriva dalla contrazione del nome originario dell'area residenziale. Inizialmente si chiamava Villaggio Famiglia Prealpina, dal nome delle due cooperative, legate a Ottorino Marcolini, che l'avevano costruito: «La Famiglia» e «Prealpina». Fino alla prima metà degli anni Cinquanta del Novecento, l'area del futuro quartiere del Villaggio Prealpino era per la maggior parte rurale, tra le località abitate della Stocchetta e Conicchio. La prima era suddivisa fra Brescia e Concesio, mentre la seconda era condivisa con il comune di Bovezzo. Tra il 1958 e il 1971 su quest'area agricola fu edificato un "villaggio" secondo i principi espressi da padre Ottorino Marcolini. La costruzione fu effettuata da due cooperative a lui legate: «La Famiglia» e «Prealpina». Da subito furono costruite le scuole elementari, che per i primi anni funzionarono anche da centro aggregativo con l'attivazione di un cinema provvisorio nello scantinato. Nel 1960 fu aperto l'Oratorio e nel 1961 la chiesa di Santa Giulia. Qualche anno più tardi fu aperto il Cinema-Teatro «Excelsior», con 600 posti, che a partire dagli anni Ottanta assunse il nome di Teatro Santa Giulia. Fu ristrutturato negli anni Duemila. Nel 1965, la mancanza di servizi, come le linee di trasporto urbano, e di infrastrutture adeguate, spinsero alcuni abitati a organizzare un comitato. L'esperienza fu di breve durata, ma tre anni dopo fornì l'esperienza per costituire nella vicina Mompiano un comitato di quartiere. Nel 1970, quello del Prealpino si ricostituì e si tennero nuove elezioni. Solo nel luglio 1972, il consiglio comunale diede una struttura organizzata e ufficiale agli organismi di rappresentanza locale, istituendo i consigli di quartiere e suddividendo la città in trenta quartieri, tra cui quello denominato "Villaggio Prealpino". Il primo consiglio di quartiere fu eletto il 27 ottobre 1974. Nell'aprile 1977, il consiglio comunale approvò il regolamento predisposto dalla Giunta Trebeschi per l'attuazione delle circoscrizioni secondo quanto stabilito dalla legge 278/1976. Il Villaggio fu assegnato alla Seconda circoscrizione. Trent'anni dopo, con la riforma voluta dalla Giunta Corsini, il quartiere divenne parte della Circoscrizione Nord. Nel 2014, a seguito dell'abolizione delle circoscrizioni per i nuovi limiti imposti dalla legge 191/2009, la Giunta Del Bono decise di riattivare i consigli di quartiere: le prime elezioni del nuovo organismo si tennero il 14 ottobre Con l'occasione furono ridefiniti i confini di alcune suddivisioni: la località della Stocchetta, fino a quel momento suddivisa tra il quartiere del villaggio e quello di Casazza, fu assegnato completamente al primo. All'interno del territorio sono presenti due chiese parrocchiali: santa Giulia, a servizio del villaggio Prelpino. All'interno si conservano la maggior parte delle reliquie della martire. Nei pressi del complesso parrocchiale è presente il Teatro Santa Giulia, gestito da un'associazione culturale di quartiere. san Giovanni Battista, a servizio della frazione della Stocchetta, eretta nel 1860 e situata nel limite ovest del quartiere. Il quartiere è collegato al centro cittadino dalla linea 10 (Concesio - Poncarale) della rete di trasporti urbani, mentre la frazione Stocchetta è servita dalla linea 11 (Collebeato - Botticino). Prealpino, capolinea della linea metropolitana, formalmente si trova nel territorio del quartiere Casazza, ma è anche a servizio del Villaggio. È presente inoltre una stazione di Bicimia all'incrocio tra via Tovini e traversa Decima. Il quartiere ha una società di calcio, due di pallavolo ed una di atletica: la Running Prealpino che annovera una settantina di tesserati. Nel 2012 è nata una nuova società calcistica con denominazione USO UNITED che ha raggruppato le società dell'USO Bovezzo, dell'oratorio della Stocchetta e dell'Uso Prealpino Santagiulia. Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione Nord, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. URL consultato il 28 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2022). Ottorino Marcolini Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villaggio Prealpino Parrocchia Santa Giulia, su parrocchiasantagiulia.org. Teatro Santa Giulia, su teatrosantagiulia.org.

Collebeato
Collebeato

Collebeato (Cobiàt in dialetto bresciano) è un comune italiano di 4 457 abitanti della provincia di Brescia, nella bassa Val Trompia, in Lombardia. Collebeato, nell'hinterland nord di Brescia è racchiuso all'interno della conca dei monti Picastello, Campiani, Peso, Dosso Boscone e Sasso nella parte in cui la bassa Val Trompia si incontra con la pianura padana, sul confine più orientale della Franciacorta, bagnato dal fiume Mella. In epoca romana il territorio di Collebeato era una zona collinare poco abitata a ridosso delle paludi create dal fiume Mella. Vi sono stati rinvenuti pochissimi reperti: quattro cippi sepolcrari di età imperiale e i resti dell'antico tracciato romano che da Brixia attraverso il Ponte Crotte portava alla Valle Trompia salendo sulle colline. Nel 958 nel diploma di Berengario II e Adalberto una chiesa dedicata a San Paolo risulta come proprietà dell'Abbazia di Leno, si tratta probabilmente del primo riferimento alla comunità di Collebeato. Nel 1014 il nome Cubiadum (Cubiado) compare in modo esplicito per la prima volta fra le proprietà dell'Abbazia di Leno nel diploma imperiale di Enrico II. L'etimologia del nome deriva dal latino "copulatum" e sta a significare "accoppiato". Il nome ricorre anche nel diploma di Enrico II del 1019 e poi in quelli di Corrado II del 1026 e 1036 e risulta presente in bolle papali e diplomi imperiali fino al 1434. I monaci benedettini di Leno provvedono ad ampie bonifiche delle paludi del Mella. A fianco dei territori gestiti dagli abati sorge una vicinia comunale nelle terre da cui trae le decime il vescovo di Brescia. Dal 1186 al 1194 risulta attivo il notaio Gerardus de Cubiado, nominato dall'imperatore Federico Barbarossa. Ci sono pervenuti otto documenti da lui firmati. Nel 1194 (15 novembre) si tiene un processo per determinare se le proprietà terriere di Cubiado fossero sotto l'Abate di Leno o sotto il Vescovo di Brescia. Testimoniano i due capofamiglia anziani di Cubiado Villano di Fra Le Corti e Alberto da Pozzo. Nel 1274 Padre Giovanni da Cobiado è direttore del complesso ospitaliero della Chiesa di San Giacomo al Mella, sulla via che da Brescia porta a Milano. Nel 1280 Cobiato è annoverato tra i comuni che debbono mantenere il Ponte delle Crotte sulla strada verso Brescia. Il 1º dicembre 1336 Jacopo da Cobiado, medico in Brescia, è annoverato come teste in una investitura feudale in città presso il vescovo Giacomo de Actis. Nel 1483 il nobile veneziano Marco Sanuto descrive nel suo itinerario nella terraferma veneziana il "giardino bellissimo" del nobile conte Antonio Martinengo. Nel secolo XV Collebeato diviene luogo di villeggiatura per nobili e religiosi della città di Brescia per la stagione estiva, sono edificate importanti ville e due monasteri (Santa Croce e Santo Stefano). Nel 1512 Collebeato subì assedio militare da parte di soldatesche francesi che attaccavano la veneziana Brescia. Mariotto Martinengo, ispirato dalla distruzione delle battaglie, scrive il poemetto in volgare italiano "Il Pianto del dio Pan per la rovina del Colle beato", utilizzando per la prima volta il nome poetico "Colle-beato" invece del più medievale "Cobiato". Nel clima rinascimentale e di umanesimo portato dai nobili che villeggiavano a Collebeato, oltre allo sviluppo di ville e palazzi, nascono anche maestranze artistiche locali, tra queste risulta attivo nel XVI secolo un pittore e decoratore nativo del paese Jacobino da Cobiato, di cui però non si conoscono opere. Nel 1554 Galeazzo dagli Orzi, segretario di Mariotto Martinengo, pubblica a Brescia una prima edizione del poema in volgare bresciano "La massera da bé" (la brava massaia) primo libro che nobilita la lingua bresciana come lingua letteraria. La protagonista del libro è la massaia Flor da Coblat. Nel 1565 esce la versione veneziana del libro. Nel 1609 il veneziano Giovanni Da Lezze descrive nel Catastico Bresciano il territorio di Cobiato, le ville e gli edifici religiosi. Nel 1640 il Comune di Cobiato si dota di precisi statuti per l'amministrazione delle acque e per regolare la vita comune. Nel 1701 inizia l'uso ufficiale del nome Collebeato sulle cartine francesi e dal 1779 sulle carte lombardo-venete il nome resterà ufficialmente questo. Dal 1770 al 1794 risulta attivo a Collebeato il notaio Bartolomeo Mattanza. Dal 1737 al 1800 risulta attivo il notaio Gaetano Bonera. Nel 1833 il patrimonio dei Conti Martinengo, alla morte di Girolamo Silvio Martinengo, nobile veneziano (traduttore nel 1801 del Paradiso perduto di Milton), passò al cugino Alessandro Molin e attraverso la figlia di questi, Maria ai conti friulani Panciera di Zoppola tuttora possessori dei giardini e della splendida villa. Nel 1850 il Conte Giuseppe Torre presso i giardini della sua villa (l'attuale Parco 1º Maggio) seleziona un nuovo tipo di fiore, la Camelia Japonica "Vergine di Collebeato", un particolarissimo tipo di camelia bianca a spirali concentriche, descritto e ammirato nel 1857 dallo statista Giuseppe Zanardelli in una sua lettera. Dal 1851 al 1856 Collebeato fu centro dei moti risorgimentali bresciani, vi si rifugiavano i mazziniani ospitati e nascosti presso le ville e le corti del paese; vi era installata una stamperia clandestina. Il patriota Tito Speri radunava e allenava le truppe rivoluzionarie antiaustriache presso i campi del paese. Nel 1889 nasce a Collebeato il sacerdote, scrittore e intellettuale Pietro Rigosa. Ebbe come allievo e amico Giovan Battista Montini (futuro papa Paolo VI), scrisse molti racconti, tra questi Il leone di Brescia (Gatti, Brescia 1932) romanzo ambientato a Collebeato e dedicato alla vita di Tito Speri. Nel 1910 l'industriale e benefattore Filippo Rovetta importa dalla Louisiana piantine di pesco americano e nel 1919 avvia una produzione di pesche su larga scala, dissodando ampi appezzamenti di terreno nella zona nord del paese, frutteti ancora oggi esistenti. L'esempio fu seguito ben presto da tutti i proprietari terrieri del paese trasformando l'agricoltura locale in modo radicale. Collebeato fu il principale produttore di pesche nel bresciano fino agli anni Quaranta e tra i principali a livello nazionale producendo oltre novanta specie diverse di pesche. Nel 1936 il "Dopolavoro" organizza la prima Sagra delle Pesche, festa per cui ancora oggi il paese è rinomato nella provincia di Brescia. Dal 1956 al 1965 fu attiva la cava e la fabbrica del cementificio CEMBRE, attività che portò al declino della peschicoltura per l'incompatibilità ambientale tra le due attività produttive che insistevano sullo stesso territorio. Nel dopoguerra iniziò l'espansione edilizia del paese, prima con i villaggi delle cooperative bianche di padre Ottorino Marcolini negli anni Cinquanta e Sessanta e negli anni successivi con cooperative rosse. Oggi il territorio pianeggiante è quasi completamente costruito di ville e condomini con ampio giardino. L'abitato residenziale di pregio è inserito nel locale "Parco delle Colline". Nel settembre 2012 è stato completato il nuovo centro sportivo, un'opera che ha riqualificato completamente la zona dell'ex cementificio Cembre. Nel 2018 Collebeato vince il premio "La Città per il Verde 2018”. Il premio è stato assegnato all'unanimità dalla giuria della XIX edizione quale riconoscimento della validità ambientale del “Corridoio ecologico del Fiume Mella”. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 6 ottobre 1975. L'albero da frutto nello stemma allude alla tradizionale e rinomata coltura delle pesche di Collebeato; nel capo, la ruota dentata rappresenta le attività industriali e l'uva, quelle agricole. Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di azzurro. Unico palazzo a Collebeato ancora oggi abitato dai diretti discendenti della nobile famiglia Martinengo è quello dei conti Panciera di Zoppola, una grande proprietà in zona pedecollinare con boschi, giardini e un bellissimo vigneto storico prospiciente l'ingresso principale. Palazzo Conti Martinengo, già Maggi Via (XV e XVI secolo, sede della Biblioteca); Villa Nobili Quaglieni (XV - XIX secolo); Palazzo ex-Congrega Apostolica, già Villa Conti Durandi (XV - XVII secolo); Municipio, già Villa Nobili Ferrari (XV - XX secolo); Villa Peschiera (XVIII secolo); Villa Del Bono, già Conti Torre (XIX secolo); Villa Rota, già Rovetta (XVII secolo); Villa Trebeschi, già Uberti (XIX secolo); Palazzo Galesi (XIX secolo). Seppur le prime notizie di una comunità a Collebeato siano attestate all'XI secolo, la parrocchia di Collebeato fu costituita, staccandosi dalla Pieve di Concesio, solo nel XV secolo ed intitolata a San Paolo. L'attuale chiesa parrocchiale fu costruita ingrandendo la precedente a fine XIX secolo e inaugurata nel 1901. Essa contiene opere d'arte del XVI/XX secolo tra le quali i cicli di affresco del Rubagotti sulla Conversione di San Paolo e un Sant'Antonio Adorante opera di Piero Agnetti (1982). Più antiche le fondamenta del Santuario della Madonna della Calvarola con resti pavimentali del XII secolo. L'attuale edificio è una costruzione settecentesca al cui interno sono presenti affreschi di Pietro Scalvini. Edifici ecclesiali presenti nel territorio: chiesa parrocchiale Conversione di San Paolo (XIX secolo); santuario Madonna della Calvarola (XVIII secolo); cappella di Sant'Antonio ai Campiani (XVIII secolo); cappella cimiteriale dei sacerdoti defunti (XIX secolo); cappella del Ricovero Comini (XX secolo); monastero di Santo Stefano (XV secolo). Parte del territorio comunale è incluso nel Parco delle colline, che comprende le alture di Dosso Boscone, Monte Zuccolo, Monte Calvarola, Monte Picastello, Monte Ratto e il Monte Peso; quest'ultimo raggiunge un'altitudine massima di 487 m che rappresenta anche il punto più elevato del territorio comunale. Nel territorio di Collebeato, accanto all'italiano, è parlata la lingua lombarda prevalentemente nella sua variante di dialetto bresciano. Abitanti censiti L'economia agricola di Collebeato, principalmente basata nel Novecento sulla coltivazione delle pesche, oggi si trova ad essere quasi completamente soppiantata dall'edilizia privata. Sono presenti agriturismi e trattorie tipiche bresciane, nonché ristoranti noti per la qualità dei prodotti. La parte produttiva più consistente è però data dal tessuto artigianale e dalla piccola industria, collocata nella zona sud del paese. Molto attivi anche alcuni noti marchi di pasticceria e abbigliamento che hanno la loro sede nel paese. Di seguito l'elenco dei sindaci eletti direttamente dai cittadini (dal 1993): Collebeato è stata gemellata, nel biennio 2004-2005, al fine di favorire la produzione di pesche, con: Bivona La principale squadra di calcio del paese è la Polisportiva Collebeato 1984 che milita nel girone E bresciano di Seconda Categoria. D. Andreoli, Il Sacro a Collebeato, Fondazione Civiltà Bresciana, Collebeato 2011. S. Agnetti, F. Maffezzoni, Breve storia di Collebeato, Centro Culturale 999, Collebeato 2002. S. Agnetti, F. Maffezzoni, Nel giardino all'ombra dei cachi, Fondazione Civiltà Bresciana, Collebeato 2004. S. Agnetti, F. Maffezzoni, Report. 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Mompiano
Mompiano

Mompiano (Mompià in dialetto bresciano) è un quartiere di Brescia, già comune autonomo fino al 1880. L'area del quartiere è delimitata a nord, da via Conicchio e dal confine comunale con Bovezzo e con Nave; a est, dal territorio montuoso del monte Maddalena; a ovest, da via Triumplina, parte dell'ex statale delle Tre valli; a sud, dallo Ospedale Civile, da via Riccobelli e dalla parte pedemontana della Maddalena appartenente al quartiere di San Rocchino. La parte settentrionale del territorio è dominata dalla collina del Monte San Giuseppe (393 m), mentre quella orientale corrisponde a una parte della fascia pedemontana del Monte Maddalena. Il resto del territorio è pianeggiante. Il torrente Garza attraversa la parte occidentale del quartiere, mentre il canale Celato, derivato dal fiume Mella, corre nella zona centrale. Il toponimo deriva da Monte Plano che designerebbe il territorio pianeggiante delimitato dal colle San Giuseppe, a nord, e dal Monte Maddalena, a sud e a est. L'area occupata dall'attuale quartiere fu bonificata dall'intervento dei monaci benedettini del cenobio di san Faustino maggiore nell'XI secolo. In epoca medievale, Mompiano fece parte delle "chiusure" di Brescia: tra le aree abitate al di fuori della cinta muraria, ma sottoposta agli statuti comunali della città. Nel Quattrocento, fu inserita tra le quadre di San Faustino, come ottava in ordine di numero. Di Mompiano è originario il francescano Giovanni Bodeo che il 15 febbraio 1611 fu martirizzato a Praga dai protestanti insieme ad altri colleghi. Furono proclamati beati da papa Benedetto XVI. Alla fine del Settecento, l'arrivo dei rivoluzionari francesi portò alla costituzione della repubblica Bresciana (1797) presto sostituita dalla Cisalpina (1797-1802) e dall'Italiana (1802-1805). Nel 1797, Mompiano fu indicato come luogo appartenente alle "Chiusure a mattina della Garza fuori di Porta Pile" del Cantone di Garza Orientale. Nel settembre 1798, fu definito come comune appartenente al Dipartimento del Mella. A seguito della riorganizzazione della Repubblica in Regno d'Italia, nel giugno 1805 il comune di Mompiano fu soppresso e aggregato al comune di Brescia. Riottenne l'autonomia comunale il 1º maggio 1816, con la riorganizzazione amministrativa del Regno Lombardo-Veneto prevista dalla notificazione 12 febbraio 1816. Appartenne al I Distretto della Provincia di Brescia. Il confine del comune era più esteso di quello dell'odierno quartiere, perché occupava tutta l'area nord-orientale dell'attuale comune di Brescia: a nord, comprendeva il Conicchio e a sud la Pusterla, arrivando fino alle pendici del colle Cidneo. Dopo l'esito della Battaglia di Solferino e San Martino e secondo quanto previsto dalla legge Rattazzi, San Bartolomeo mantenne l'autonomia comunale sia sotto il Regno di Sardegna (1859-61) sia sotto il Regno d'Italia. Nella nuova riorganizzazione amministrativa fu inserito nel III III Mandamento e nel I Circondario della nuova Provincia di Brescia. Negli anni Settanta dell'Ottocento, la politica locale discusse la necessità di accorpare i comuni delle chiusure, tra cui Mompiano, al capoluogo. Nonostante le resistenze delle amministrazioni comunali del suburbio, i comuni furono soppressi e i territori assegnati a Brescia. Nel Novecento, la frazione di Mompiano ebbe l'illuminazione elettrica, ottenne l'ampliamento delle scuole e fu servita, dal 1915 fino al secondo dopoguerra, da una linea tranviaria. A partire dagli anni Cinquanta fu oggetto di successive urbanizzazioni che ridussero le aree rurali: si segnalano le edificazioni del villaggio Giorgio Montini, costruito secondo i dettami di Ottorino Marcolini, e del quartiere «Europa 70». Nel marzo 1967, a Mompiano fu uno il secondo quartiere della città dove si costituì un comitato, dopo l'esperienza di San Polo. Questi organismi, del tutto spontanei, chiedevano alla Giunta Boni un riconoscimento ufficiale e la disponibilità di mezzi e strumenti per partecipare alla stesura del bilancio comunale e per intervenire nelle decisioni urbanistiche a carattere locale. Il dibattito fu stimolato dalla nascita in altri quartieri di nuovi comitati, arrivando all'istituzione dei consigli di quartiere: organismi elettivi ufficiali previsti dallo Statuto. Nel luglio 1972, il consiglio comunale ne votò l'istituzione suddividendo la città in trenta quartieri. I nuovi consigli si insediarono in tempi diversi tra il 1973 e il 1974 e per un periodo sperimentale di diciotto mesi: le elezioni di quello di Mompiano si tennero il 16 dicembre 1973. Nel 1977, la Giunta Trebeschi recepì la legge 278/1976, riorganizzando i quartieri in nove circoscrizioni. Mompiano fu assegnato alla Seconda circoscrizione, assieme a Crocifissa di Rosa, San Rocchino-Costalunga e Villaggio Prealpino. Nel 1989, alcuni componenti dell'originario comitato di quartiere di fine anni Sessanta si organizzarono per evitare la trasformazione di un'area verde in parcheggio per il vicino Stadio. Le loro iniziative portarono alla costituzione del «Parco Castelli» nella prima metà degli anni Novanta. Nel 2007, la Giunta Corsini ridusse il numero delle circoscrizioni portandole da nove a cinque e Mompiano fu assegnato alla nuova Circoscrizione Nord. Sette anni dopo, a seguito dell'abolizione delle circoscrizioni per i nuovi limiti imposti dalla legge 191/2009, la Giunta Del Bono decise di ricostituire gli organismi di rappresentanza dei quartieri. Le prime elezioni del consiglio di quartiere si tennero in tutta la città il 14 ottobre. Chiesa di sant'Antonio Abate, annessa all'istituto canossiano Chiesa di sant'Antonino, edificata nel Trecento Chiesa di san Calimero Chiesa di san Cristoforo, annessa alla chiesa di sant'Antonino, risale all'XI secolo Chiesa di san Gaudenzio, chiesa parrocchiale del quartiere Chiesa di santa Maria, originaria chiesa parrocchiale di Mompiano Chiesa del santo Crocifisso, annessa al cenobio delle Ancelle della carità Acquedotto di Mompiano, la condotta originaria fu costruita sotto l'amministrazione del re longobardo Desiderio e poi completamente ricostruita in ghisa nel 1902 Stadio Mario Rigamonti, dal 1959 è utilizzato dal Brescia Calcio Parco Benedetto Castelli, istituito negli anni Novanta, su richiesta di alcuni abitanti del quartiere Parco Croce Rossa italiana Presso il quartiere hanno sede le facoltà di medicina e d'ingegneria dell'Università degli Studi di Brescia e il secondo campus dell'Università Cattolica di Brescia. Mompiano è servito dalla scuola primaria Cesare Arici e dalla scuola secondaria di primo grado Virgilio. Nel quartiere ha sede l'ITC Astolfo Lunardi. Nel quartiere è presente la parrocchia di san Gaudenzio, appartenente alla diocesi di Brescia. Dal 1915 al secondo dopoguerra, Mompiano ebbe una linea tranviaria che la collegava a Piazza della Loggia. Dal 2013, il quartiere è attraversato dalla metropolitana di Brescia ed è servito da due fermate: Mompiano, in Piazzale Vivanti, ed Europa, all'incrocio tra viale Europa e via Branze. Mompiano è anche servito da due linee della rete di trasporti urbani della città: la 10 (Concesio-Poncarale) e la 15 (Villaggio Montini-Noce). Lisa Cesco, Diego Serino, 30 anni di partecipazione: l'esperienza delle circoscrizioni a Brescia. Circoscrizione Nord, Brescia, Comune di Brescia, 2010. Maurillio Lovatti, Marco Fenaroli, Governare la città. Movimento dei quartieri e forze politiche a Brescia 1967-77, Brescia, Nuova ricerca editrice, 1978. Le elezioni dei Consigli di Quartiere a Brescia nel 2014 (PDF), su comune.brescia.it. URL consultato il 16 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2022). Gianpiero Belotti, Mario Baldoli, Una corsa lunga cent'anni - Storia dei trasporti pubblici di Brescia dal tram a cavalli al progetto Metrobus, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 1999, ISBN 88-86670-13-3. Mompiano, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano e di altre carte pubblicate a quell'epoca colle stampe. Volume secondo, Brescia, Tipografia dipartimentale del Mella, 1804. Raccolta delle leggi, proclami, ordini ed avvisi nell'anno VI Repubblicano. Tomo V, Milano, Luigi Velandini, 1798. Raccolta delle leggi, proclami, ordini ed avvisi nell'anno VII Repubblicano. Tomo VI, Milano, Luigi Velandini, 1798. Bollettino delle leggi del Regno d'Italia. Parte Prima. Dal I gennaio al 30 giugno 1805, Milano, Stamperia Reale, 1805. Atti del Governo di Lombardia. Parte Prima. Dal 1° Gennajo al 30 Giugno 1816, Milano, Imperial Regia Stamperia, 1816. Collezione celerifera delle leggi, decreti, istruzioni e circolari pubblicate nell'anno 1859, Torino, Stamperia Reale, 1860. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mompiano

Spedali Civili di Brescia
Spedali Civili di Brescia

Gli Spedali Civili di Brescia (ufficialmente Azienda Socio Sanitaria Territoriale degli Spedali Civili di Brescia), sono un ospedale e un'Azienda Sanitaria Locale che dispone di personalità giuridica pubblica e di autonomia imprenditoriale. È stato dichiarato secondo miglior ospedale italiano nella classifica stilata dall'Agenas nel 2013. La storia dell'odierna Azienda Ospedaliera ha origini risalenti al XV secolo ed è legata a quella della città. Gli Spedali Civili furono fondati nel 1427 con il nome Hospitale unum magnum et universale, conosciuto anche come Ospedale di San Luca, ma il nome odierno è entrato nell'utilizzo comune dalla fine dell'Ottocento. L'antico ospedale fu costituito dall'insieme delle istituzioni che si preoccupavano di soccorrere infermi ed indigenti. All'inizio del Novecento, l'insufficienza dei locali adibiti ad uso ospedaliero, unito al grande fabbisogno dei cittadini, portò alla costruzione di un nuovo ospedale. I lavori partirono nel 1938 e vennero conclusi più di dieci anni dopo, anche a causa della seconda guerra mondiale. La nuova struttura venne inaugurata il 10 dicembre 1950. Per ulteriori richieste, nel 1966 vennero avviati i lavori per la costruzione del Policlinico Satellite. Terminati i lavori nel 1972, si avviò la ristrutturazione di parte dell'ospedale. Nel 1997 al nome Spedali Civili, a seguito della D.C.R. 18/11/97 n. VI/742, venne aggiunta la sigla Azienda Ospedaliera e l'anno successivo vennero annessi all'ospedale i Presidi ospedalieri di Gardone Val Trompia e di Montichiari, e l'Ospedale dei Bambini. Nell'ottobre 2013 gli Spedali Civili arrivano al secondo posto nella classifica dei migliori ospedali d'Italia stilata dell'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, dietro al San Raffaele di Milano. Dal 1º gennaio 2016 a seguito dell'entrata in vigore della legge Regionale 11 agosto 2015 - n. 23 viene convertita in ASST (Azienda Socio Sanitaria Territoriale) degli Spedali Civili di Brescia. Gli Organi Istituzionali dell'Azienda Socio Sanitaria Territoriale sono: il Direttore Generale, Luigi Cajazzo, cui fanno capo tutti i poteri di gestione; il Direttore Sanitario Aziendale Frida Fagandini; il Direttore Amministrativo Aziendale Fabio Agrò; il Direttore Socio Sanitario Enrico Burato. Inoltre, nell'Azienda sono presenti organi di consultazione e organi di supporto per i dirigenti, e altri organismi di tutela dell'utente. L'Azienda Socio Sanitaria Territoriale si articola nelle seguenti strutture: L'ospedale è raggiungibile tramite la fermata Ospedale della metropolitana di Brescia. Statuto degli Spedali Maggiore e Donne in Brescia, Brescia, Tipografia Pio Istituto Pavoni, 1880. Giuseppe Bonelli, L'archivio dell'ospedale di Brescia. Notizia e inventario (PDF), Brescia, Tipografia Pio Istituto Pavoni, 1916. URL consultato il 7 aprile 2019. Ospitato su misinta.it. (IT, EN, FR, ES, DE) Felice Grondona, Centro italiano di storia ospitaliera, Assistenza ospitaliera a Milano e Brescia nella campagna del 1859, Atti del primo congresso europeo di storia ospitaliera, Reggio Emilia, 6-12 giugno 1960, Rocca San Casciano, Arti Grafiche Cappelli, 1962. Marcello Zane, Il "Civile" di Brescia. Mezzosecolo, Brescia, Fondazione Luigi Micheletti, 1988. Franco Robecchi, Spedali civili di Brescia: mezzo millennio di carità e di assistenza sanitaria, vol. 1, Brescia, Edimet, 2000, ISBN 9788886259200. Franco Robecchi, Spedali civili di Brescia: mezzo millennio di carità e di assistenza sanitaria, vol. 2, Brescia, Edimet, 2001, ISBN 9788886259217. Francesco Gussago, Radici bresciane. La proprietà immobiliare extra-moenia, Brescia, Azienda Ospedaliera "Spedali Civili di Brescia", 2004. Università degli Studi di Brescia Istituto superiore di sanità Brescia Metodo Stamina Ospedale Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su azienda socio sanitaria territoriale degli Spedali Civili di Brescia Sito ufficiale, su spedalicivili.brescia.it.