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Villa Paradiso

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Villa Paradiso Ingresso 100 6681
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Villa Paradiso è una edificio storico di Napoli, situato tra il Rione Alto e la Zona ospedaliera, nel quartiere Arenella. Essa nacque nei primi anni del Novecento dall'unificazione di due precedenti proprietà, la settecentesca Villa Romeo e l'ottocentesca Villa Ruffo di Scilla. L'unificazione delle due proprietà e la realizzazione dell'attuale villa Paradiso in stile neoclassico è dovuta al cavalier Enrico Paradiso di Potenza. La proprietà si trovava nella parte finale della Salita Montedonzelli all'Arenella, oggi chiamata via Castellino. Sopravvissuta alle speculazioni edilizie novecentesche, mantiene integra la parte superiore del suo giardino, che comprende una cappella ottocentesca (sconsacrata ed in seguito riabilitata al culto dal cardinale Ruffo nel 1923, per volere delle figlie del cavalier Paradiso), un pozzo ed alcune piccionaie; mentre nella parte inferiore è stato costruito un liceo scientifico ed un parco abitativo. Tenendo conto di alcune fonti, in quella che era la Villa Romeo, dovrebbe esserci ancora una sala affrescata da Luca Giordano nel 1704 (con la raffigurazione delle Muse che fanno da corona ad Apollo sulla volta).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Villa Paradiso (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 40.860492 ° E 14.225668 °
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Indirizzo

Lone Pine Koala Sanctuary

Jesmond Road 708
4069 , Fig Tree Pocket (Fig Tree Pocket)
Queensland, Australia
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Numero di telefono

call+61733781366

Sito web
koala.net

linkVisita il sito web

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Luoghi vicini

Villa Donzelli
Villa Donzelli

Villa Donzelli è una delle ville storiche di Napoli; è sita in zona collinare, nel quartiere Arenella, nei pressi del Rione Alto. La storia della struttura comincia grazie a Giuseppe Donzelli (1596-1670), un barone napoletano residente nei pressi di piazzetta Nilo che nel 1647 prese parte alla rivolta di Masaniello, sostenendola anche a livello teorico attraverso opere letterarie. In seguito al crollo della Repubblica Napoletana, fu costretto ad assistere alla distruzione dei suoi scritti e si ritirò su una delle colline ai margini della città, acquistando un terreno su cui fece costruire la villa in oggetto. Alla nuova struttura, qualche tempo dopo la costruzione, nel 1656, egli aggiunse anche una cappella (oggi scomparsa). L'edificio era circondato anche da un vasto giardino provvisto di numerose piante medicinali (alcune delle quali molto rare), ordinate dallo stesso Donzelli, al fine di scoprire nuovi rimedi curativi. Successivamente, la villa fu spesso capolinea di molte illustre personalità che la visitarono per la sua posizione felice o per allieviarvi vari disturbi. Nel XVIII secolo entrò a far parte delle proprietà dei De Alteris, imparentatisi successivamente con i marchesi di Paglieto; per questa ragione, in alcune vecchie mappe la villa e la zona prospiciente sono indicate con i nomi Alterio, Altieri e Paglieto. Nel corso del XIX secolo la villa cadde in rovina, ma nel 1898 fu acquistata da un ricco commerciante che la ristrutturò in maniera monumentale. Dopo alterne vicende, nei primi decenni del Novecento fu venduta alle Suore del Patrocinio di San Giuseppe, che vi realizzarono un orfanotrofio. Oggi la struttura storica appartiene alla comunità-famiglia "Paradiso dei bambini" gestita dalle Suore di Gesù Redentore. I giardini e le fontane che un tempo circondavano la villa sono andati quasi del tutto distrutti, mentre le facciate interna ed esterna sono in buone condizioni, ma vi si ravvisano appena le strutture originarie, a causa degli ampliamenti e delle modifiche subite a fine Ottocento. Inoltre, dagli anni trenta del Novecento, a poca distanza dalla villa, sorge l'enorme mole del ponte di via Fontana, sovrastante via Castellino. È probabile che la presenza della villa sia all'origine del nome Montedonzelli (o Monte Donzelli) con cui in passato era indicata la zona era indicata con il nome di Colle Fucunello; toponimo che sopravvive nella strada omonima e nella stazione della metropolitana Montedonzelli. Ville di Napoli Monumenti di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Donzelli

Chiesa di Santa Maria Antesaecula
Chiesa di Santa Maria Antesaecula

La chiesa di Santa Maria Antesaecula è una delle chiese sconsacrate di Napoli; si erge nella via omonima, nel rione Sanità. Il tempio ha una pianta a croce greca con presbiterio absidato ed è caratterizzata da una pregevole facciata, arretrata rispetto alla strada, che costituisce l'elemento architettonico di maggior spicco. Il portale è in piperno. L'edificio è uno dei punti di riferimento per l'arte e l'architettura del Rinascimento e del Barocco a Napoli. Nel 1622 il complesso monastico di Santa Maria a Sicola fu trasferito nella Sanità a causa del disordinato sviluppo edilizio per cui la zona della Vicaria Vecchia fu ritenuta inidonea a continuare ad ospitare l'istituto. Per l'educandato si riutilizzarono edifici preesistenti, riadattandoli ad ambienti monastici, mentre la chiesa fu costruita ex novo; il nome da Sicola fu corrotto in antesaecula, con allusione al passo biblico del libro del Siracide nella traduzione latina della Vulgata le cui parole sono state attribuite alla Madonna: ab inizio et ante saecula creata sum (sono stata creata fin dall'origine e prima dei secoli). Il complesso fu ben conservato fino alla seconda guerra mondiale, quando i bombardamenti recarono ingenti danni alla chiesa e al monastero. In anni recenti sono stati effettuati lavori di restauro e ripristino che hanno portato alla luce un putridarium: un ambiente seminterrato, ricavato grazie al dislivello fra via Santa Maria Antesaecula e vico Maresca, nel quale si notano otto sedili absidati ("cantarelle") utilizzati per il rituale della scolatura dei cadaveri. Attualmente l'edificio è sede di un presidio sanitario. Vincenzo Regina, Le chiese di Napoli. Viaggio indimenticabile attraverso la storia artistica, architettonica, letteraria, civile e spirituale della Napoli sacra, Roma, Newton Compton, 2004. ISBN 88-541-0117-6. Chiese di Napoli Monumenti di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria Antesaecula

Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori - fondazione Giovanni Pascale

L'Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori - fondazione Giovanni Pascale è un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) con sede in Napoli. Prende il nome dal suo fondatore e primo presidente, senatore e medico Giovanni Pascale. L'istituto si occupa in particolare di cure oncologiche, ed è un centro di eccellenza italiano nella cura dei tumori, è infatti anche denominato come Istituto Nazionale Tumori. La Fondazione G. Pascale fu disposta con R.D. n. 2303 il 19 ottobre del 1933. Il 14 marzo del 1934 si diede inizio ai lavori per la costruzione del primo edificio. L'11 aprile 1940 si ebbe il primo riconoscimento di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), che negli anni successivi ha sempre trovato conferma. Con decreto del Medico Provinciale n. 8984 del 4.5.1963 l'Istituto venne classificato quale "Ospedale Specializzato" di I categoria. Dal 1936 l'Istituto ha progressivamente ampliato gli spazi e da un originario edificio, attualmente riservato ai Laboratori di Ricerca, si è esteso in quattro fabbricati nei quali sono attualmente ubicati gli uffici amministrativi, i reparti di degenza, i laboratori di ricerca, gli ambienti per le attività ambulatoriali e per il day hospital. Nel 2020 è stato accorpato all'ospedale Ascalesi e al Crom di Mercogliano, divenendo una sede del "Polo Oncologico Mediterraneo". Sito ufficiale, su newportal.istitutotumori.na.it.

Ospedale Antonio Cardarelli
Ospedale Antonio Cardarelli

L' Azienda ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione Antonio Cardarelli, meglio conosciuto come ospedale Cardarelli, è una struttura ospedaliera ed universitaria ubicata nella Zona Ospedaliera di Napoli; è il maggior ospedale della Campania e dell'intero Meridione, nonché un'eccellenza nazionale per la cura dei grandi ustionati. Inoltre è sede del Dipartimento di emergenza-accettazione (DEA) di secondo livello, del Centro Antiveleni, del Centro per i Trapianti Epatici e del Centro di Terapia Iperbarica. La costruzione dell'ospedale iniziò nel 1927, (progetto ed esecuzione dell'architetto Alessandro Rimini) e fu terminata nel 1934 nel solo edificio centrale, destinato agli uffici amministrativi, mentre negli anni 1939-1940 furono completati i padiglioni retrostanti il corpo di fabbrica principale. L'intera struttura fu ufficialmente aperta e messa in funzione nel 1942. Il complesso venne edificato su una collina, con alle spalle i Camaldoli (458 s.l.m.) e di fronte un'ampia spianata panoramica sulla città, e quindi ottimamente esposta nella zona dell'attuale Rione Alto ritenuta ideale sia per l'altitudine (circa 250 m s.l.m.), sia per la possibilità di collegamento rapido da diverse direttrici cittadine. Al nome previsto inizialmente (Nuovo Ospedale Moderno di Napoli) fu inizialmente preferito quello di 23 Marzo; questo nome voleva ricordare, nel clima politico del tempo, la data di fondazione dei fasci di combattimento. Il 19 agosto del 1943 il complesso fu intitolato, definitivamente, ad Antonio Cardarelli clinico di chiara fama e famoso per le sue ricerche. L'eliporto presente nella struttura venne realizzato nel 1974, permette rapidi trasferimenti anche extra regionali ed è operativo anche in ore notturne. Nel 1988 venne inaugurata la struttura dedicata all'ortopedia ed alla riabilitazione, mentre nel 1990 fu inaugurato da Papa Giovanni Paolo II il nuovo padiglione dell'emergenza, un'eccellenza in campo nazionale. L'ospedale occupa una superficie di 250 000 m2, di cui 50 000 da 21 edifici di altrettanti padiglioni e i rimanenti da viali alberati e pinete. I padiglioni, costruiti tra il 1927 ed il 1990, sono collegati anche in sotterranea ad uso esclusivo delle attività tecniche e di servizio. Sette dei 21 padiglioni sono adibiti per i sevizi tecnico/amministrativi, mentre nei rimanenti sono dislocati le seguenti Unità Operative complesse e dipartimentali: Di seguito sono riportati i Dipartimenti ed i reparti: U.O.C. Ematologia U.O.C. Ematologia con Trapianto di midollo U.O.C. Oncologia U.O.C. Pneumologia U.O.C. Pneumologia e Fisiopatologia Respiratoria U.O.C. Servizio Pneumologia Interventistica U.O.C. Servizio di Terapia del Dolore U.O.S.D. Malattie Rare del Globulo Rosso U.O.C. Radiologia Generale e Pronto Soccorso U.O.C. Radiologia Vascolare ed Interventistica U.O.C. Neuroradiologia U.O.C. Medicina Nucleare U.O.C. Anatomia Patologica U.O.C. Patologia Clinica U.O.C. Genetica Medica e di Laboratorio U.O.C. Farmacia U.O.S.D. Fisica Sanitaria U.O.S.D. Diagnostica Senologica U.O.C. Immunoematologia e Medicina Trasfusionale U.O.C. Ortopedia 1 U.O.C. Ortopedia 2 U.O.C. Oculistica U.O.C. Otorinolaringoiatria U.O.C. Urologia U.O.C. Ostetricia e Ginecologia U.O.S.D. Andrologia U.O.S.D. “Day Surgery e Chirurgia Ambulatoriale Oculistica” U.O.C. Medicina interna 1 U.O.C. Medicina interna 2 U.O.C. Medicina interna 3 U.O.C. Cardiologia Riabilitativa U.O.C. Riabilitazione Specialistica U.O.C. Neurofisiopatologia U.O.C. Nefrologia ed Emodialisi U.O.C. Lungodegenza U.O.S.D. Dermatologia U.O.S.D. Diabetologia U.O.S.D. Servizio di Endocrinologia U.O.S.D. Reparto Detenuti U.O.C. Chirurgia Epatobiliare e Trapianto di Fegato U.O.C. Gastroenterologia U.O.C. Epatologia U.O.C. Terapia Intensiva Fegato (UTIF) U.O.C. Chirurgia U.O.C. Chirurgia 2 U.O.C. Chirurgia 3 U.O.C. Chirurgia Vascolare U.O.C. Chirurgia Maxillo Facciale U.O.C. Chirurgia Toracica U.O.C. Odontostomatologia U.O.C. Terapia Intensiva Post Operatoria U.O.S.D. Senologia Chirurgica U.O.S.D. Chirurgia Metabolica Grandi Obesi U.O.S.D. Day Surgery Chirurgico U.O.C. Terapia Intensiva Neonatale (T.I.N.) U.O.C. Cardiologia con UTIC U.O.C. Neurochirurgia U.O.C. Neurologia e Stroke Unit U.O.C. Centro Grandi Ustionati- Chirurgia Plastica ricostruttiva U.O.C. Rianimazione U.O.C. Terapia Intensiva Grandi Ustionati (T.I.G.U.) U.O.C. Pronto Soccorso – Osservazione Breve Intensiva (OBI) U.O.C. Chirurgia D’Urgenza U.O.C. Medicina DEA U.O.S.D. Trauma Center U.O.S.D. Coordinamento Attività Prelievi di Organo e Tessuti Centro Anti Veleni U.O.C. Direzione Medica U.O.C. Programmazione e Pianificazione Sanitaria U.O.C. Appropriatezza ed Epidemiologia Clinica e Valutativa U.O.C. Formazione, Ricerca e Cooperazione Internazionale U.O.C. Servizio Infermieristico Tecnico e Riabilitativo – SITR U.O.S.D. Attività Libero Professionale Intramoenia U.O.S.D. Gestione dell’Emergenza e Bed Management U.O.S.D. Medicina Legale e Rischio Clinico U.O.S.D. PreOspedalizzazione Centralizzata U.O.S.D. Ufficio Relazioni col Pubblico e Marketing sanitario U.O.C. Servizio Ispettivo U.O.C. Affari Generali e Patrimonio U.O.C. Affari Legali, Appalti e Contratti U.O.C. Gestione delle Risorse Umane U.O.C. Gestione delle Risorse Economico-Finanziarie U.O.C. Approvvigionamento Beni, Servizi e gestione Economato e magazzini U.O.C. Pianificazione e Controllo di Gestione U.O.C. Gestione Attività Tecniche e di Ingegneria Clinica U.O.C. Gestione Sistemi Informatici U.O.C. Servizio Prevenzione e Protezione e Sicurezza Antincendio U.O.C. Comunicazione e Innovazione In collaborazione con l'Università degli Studi di Napoli Federico II e con la Seconda Università di Napoli, presso l'Ospedale Cardarelli sono attivi i seguenti corsi di laurea: Corso di Laurea in Fisioterapia Corso di Laurea in Tecniche di Laboratorio BioMedico Corso di Laurea in Infermieristica Corso di Laurea in Tecniche Radiologiche L'ospedale è raggiungibile tramite: Metropolitana di Napoli Policlinico ingresso pedonale (Collegamenti con: Funicolare Centrale (piazza Fuga) – Funicolare di Montesanto) Colli Aminei ingresso principale (Collegamenti con: Funicolare Centrale (piazza Fuga) – Funicolare di Montesanto) Linee autobus 139 Cardarelli – Dante 143 Cardarelli (Ospedale) – Via Marano/Quarto (percorso suburbano) 144 Cardarelli (Ospedale) – Via Marano/Pianura (percorso suburbano) 150 Piazza Garibaldi – Piazzale Ruggieri (Ospedale Monaldi) 165 Marano (Castel Belvedere) Cardarelli (Ospedale) 540 Piazza Garibaldi – Ospedale Cardarelli C38 Cardarelli (Ospedale) – Via Gemito C40 Piazza Garibaldi – Cardarelli (Ospedale) C41 Piazzale Ruggieri (Osp. Monaldi) – Via Tino da Camaino C44 Via Suarez – Via dell’Eremo C51 Piazza Cavour – Fontanelle C76 Cardarelli (Ospedale) – Via Comunale Margherita R4 Cardarelli (Ospedale) – Via San Felice 540 Piazza Garibaldi – Ospedale Cardarelli C38 Cardarelli (Ospedale) – Via Gemito C40 Piazza Garibaldi – Cardarelli (Ospedale) C41 Piazzale Ruggieri (Osp. Monaldi) – Via Tino da Camaino C44 Via Suarez – Via dell’Eremo C51 Piazza Cavour – Fontanelle C76 Cardarelli (Ospedale) – Via Comunale Margherita R4 Cardarelli (Ospedale) – Via San Felice Tangenziale di Napoli Uscita Zona ospedaliera Azienda ospedaliera di rilievo nazionale e di alta specializzazione Zona Ospedaliera di Napoli Antonio Cardarelli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su ospedale Antonio Cardarelli Sito ufficiale, su ospedalecardarelli.it.

Rione Alto
Rione Alto

Il Rione Alto è un rione di Napoli, sorto a cavallo degli anni sessanta e settanta nella circoscrizione Arenella, presso la zona ospedaliera. Deve il suo nome al fatto di essere collocato nella parte più alta della collina del Vomero, un'area agreste assai poco popolata fino alla metà del XX secolo, edificata in maniera imponente solo a partire dagli anni sessanta, quando, esauritisi gli spazi nel Vomero, fu aggirato il vincolo di inedificabilità intorno all'ospedale Giovanni Pascale, rendendo così possibile uno degli interventi speculativi più redditizi della storia urbana di Napoli, determinato dall'altissimo incremento di valore acquisito dalle aree fabbricabili del Rione Alto. Dell'edificazione del quartiere ne ha parlato in un'intervista l'imprenditore e ingegnere Corrado Ferlaino: La struttura del Rione Alto è costituita prevalentemente da un intreccio di strade piuttosto ristrette, risultanti dagli spazi esigui rimasti liberi fra i vari edifici, costruiti senza alcun ordine. Le due principali vie del Rione, via Jannelli e via San Giacomo dei Capri, sono rimaste uguali in lunghezza, larghezza e percorso rispetto alle loro condizioni nei secoli scorsi, quando erano al servizio solo di capre e carretti agricoli. In particolare, la via Jannelli è fortemente trafficata perché collega il Rione Alto allo svincolo Camaldoli della Tangenziale di Napoli. Il Rione Alto è stata una delle prime aree ad essere servita dalla nuova Metropolitana Collinare (poi Linea 1) con la Stazione Rione Alto, che ha consentito una facile mobilità in direzione del centro del Vomero. Trattandosi di una zona di recente urbanizzazione, il Rione Alto possiede scarse preesistenze, peraltro tutte fortemente alterate dai profondi cambiamenti intervenuti nell'ultimo trentennio del XX secolo. A ciò si aggiunge la mancanza di veri centri di aggregazione sociale (piazze, giardini) dovuta agli eccessi dell'edilizia speculativa, tant'è vero che la successiva realizzazione della stazione Rione Alto della Linea 1 della metropolitana, non essendovi ulteriori spazi utili allo scopo, si è tradotta in un notevole restringimento della carreggiata stradale (occupata necessariamente dai relativi accessi e discenderie, nonché dal pozzo di stazione) di via Pasquale del Torto e parte di via Giulio Palermo, il che ha comportato altresì sostanziali varianti alla viabilità dell'intero rione con l'istituzione di sensi unici in varie strade. Nella Zona di Largo dei Cangiani esisteva in passato un piccolo nucleo abitativo agricolo attorno alla Cappella dei Cangiani, una chiesetta contenente un'icona di Santa Maria di Costantinopoli, fatta erigere alla fine del Cinquecento dalla famiglia Cangiano, che aveva notevoli possedimenti da quelle parti. A cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, dopo un restauro della chiesetta, si costruì nei pressi di essa una chiesa più grande, divenuta parrocchia autonoma (Parrocchia di S.Maria di Costantinopoli a Cappella Cangiani) dal 1925, restaurata nel 1951. Tra il 1969 e il 1976, in conseguenza dell'esplosione demografica della Arenella Alto, si giunse alla costruzione dell'attuale nuova Chiesa su progetto del napoletano Alberto Izzo, dall'ariosa nuova sistemazione, in cui risultano ben assorbite testimonianze antiche. In uno slargo di via Freud è stata collocata nel 1999 una statua dedicata al celebre attore comico partenopeo Antonio De Curtis inaugurata per l'occasione dalla figlia Liliana De Curtis, e l'area, pedonalizzata e ripavimentata, è stata denominata Piazzetta Totò (il toponimo tuttavia, pur divenuto noto alla popolazione residente della zona, non è mai stato ufficializzato dal Comune di Napoli). La statua, più volte imbrattata dai vandali con scritte e vernici (in un'occasione fu perfino dipinto di nero il volto), ha trovato nel 2008 una tutela maggiore in seguito alla apposizione di una recinzione all'intera aiuola in cui è collocata. Altri luoghi di rilievo sono i giardinetti sul primo tratto di via Domenico Fontana, dedicati all'attrice napoletana Tina Pica, deceduta in solitudine e quasi dimenticata nella casa di un suo nipote sita nella vicina via Bernardo Cavallino nel 1968. Di rilievo architettonico è l'edificio residenziale sito in via S.Giacomo dei Capri e progettato da Aldo Loris Rossi, dai distintivi modelli wrightiani e lecorbusiani. Nella zona del Ponte sotto via Fontana, sopravvivono alcune delle ville della vecchia Via Montedonzelli (Casina Russo, Villa Donzelli, Villa Paradiso). Distrutta invece la grande Villa Rota, per far posto al parco Il Poggio. Anche a via San Giacomo dei Capri, esistevano un tempo, oltre a modeste case rurali, alcune ville (Villa Tammaro, la Villa dell'avvocato e Ministro del Re, Pasquale Grippo, Villa Clemenza e Villa Pellerano, Villa Tafuri, Villa Giordano, Villa Valentino), solo alcune delle quali sopravvissute tra cui, per l'appunto, Villa Valentino recentemente restaurata dall'avv. P. Valentino. Fu edificata nel 1889 dal Commendatore Giovanni Valentino come casa di vacanza; l'arrivo della famiglia era, infatti, annunciato dall'apposizione, ad opera della servitù, di due levrieri di porcellana bianca sulla Torretta della Villa . Durante la seconda guerra mondiale le cantine erano utilizzate come ricovero durante i bombardamenti. Nella parte alta della via persiste tuttora una malandata Cappella ottocentesca.

Istituto di genetica e biofisica

L'Istituto di genetica e biofisica Adriano Buzzati-Traverso (IGB) è un istituto di ricerca di Napoli, parte integrante del Consiglio nazionale delle ricerche. Fondato nel 1962 dal genetista Adriano Buzzati Traverso, con finanziamento dell'Euratom, del CNEN e del CNR, con il nome di Laboratorio internazionale di genetica e biofisica (poi Istituto internazionale di genetica e biofisica), è situato attualmente in via Pietro Castellino 111. L'Istituto ha giocato un ruolo fondamentale in Italia, dove, nonostante una lunga tradizione di ricerca nel campo della genetica classica e applicata, in particolare in campo agricolo, le moderne conoscenze nel campo della genetica e della biologia molecolare tardavano a imporsi a causa di vincoli politici e finanziari in istituzioni accademiche restie ad accettare l'approccio "molecolare" dato alle scienze della vita. Dal 1980 al 1984 l'istituto fu diretto da Francesco Blasi. (EN) Mauro Capocci, Gilberto Corbellini, Adriano Buzzati-Traverso and the foundation of the International Laboratory of Genetics and Biophysics in Naples (1962–1969), in Studies in History and Philosophy of Science Part C: Studies in History and Philosophy of Biological and Biomedical Sciences, vol. 33, n. 3, 2002, pp. 489-513, DOI:10.1016/S1369-8486(02)00007-9. PDF Sito ufficiale dell'Istituto di genetica e biofisica, su igb.cnr.it. Sito ufficiale del CNR, su cnr.it. URL consultato il 25 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2014).

Cappella Cangiani

La cappella Cangiani è la chiesa del Rione Alto, sita in via Mariano Semmola nel quartiere Arenella a Napoli. La cappella attorno a cui si formò il primo nucleo della chiesa risale al 1575, quando Antonio Cangiano (appartenente ad una famiglia che possedeva vasti possedimenti in zona, tanto che il luogo era noto appunto come Cangiani) costruì una cappella attorno ad una immagine votiva di origine bizantina da lui ritrovata e considerata miracolosa, dedicandola alla Vergine di Costantinopoli con la celebrazione di una messa festiva per sé e per i contadini dei dintorni. Alla morte di Cangiano, per disposizione testamentaria dello stesso, la chiesetta con le case adiacenti passarono al Seminario Napoletano, con l'onore della messa festiva. Una lapide rinvenuta nel Novecento, durante i lavori per la costruzione della Polisportiva Pro Cangiani, informa che con "instrumento per notar Pietro Capasso ed assenso apostolico del 4 ottobre 1676 ed atti fatti nella rev.ma Curia Arcivescovile di Napoli per lo scrivano Don Giacinto Pazzaneto, le case sopraddette in territorio adiacente ad uso della cappella detta di S. Maria di Costantinopoli, senza cura, furono concesse dal Seminario Napoletano in enfiteusi perpetua a Don Benedetto Cuomo, segretario della Gran Corte della Vicaria per sé, suoi figli legittimi e naturali maschi e femmine ed eredi successori con il peso di annui ducati sette a beneficio di detto reverendo seminario e di far celebrare a sue spese una messa in ogni giorno di festa e di precetto, e di mantenere gli utensili necessari, con l'obbligo di rinnovare l'investitura di detta concessione ogni ventinove anni, da registrare negli atti della Curia di Napoli". Dopo la morte di Cuomo, tuttavia, gli eredi non rinnovarono la concessione, e la curia affidò la gestione della cappella ad un sacerdote che abitava la casa sovrastante. Carlo Celano, nel suo "Notizie del bello dell'antico e del curioso della città di Napoli" scrive: "Non ci resta che salire alla cima dei colli, traversando il piccolo casale dei Cangiani, nella cui chiesetta è da vedere una devota immagine di S. Maria di Costantinopoli". Anche D'Aloe nel suo "Catalogo di tutti gli edifizi sacri della città di Napoli 1863" dice: "La Cappella dei Cangiani si trova detta a volte all'Infrascata o ad Antignano". Nel Settecento la cappella Cangiani ospita l'eremita Jean Antoine Pellissier, detto Pellissario, originario della Valle d'Aosta. Con l'allargamento dei confini cittadini proclamato dalla Repubblica Partenopea e confermato da Murat, cappella Cangiani diviene uno dei punti di riferimento per il confine del Comune di Napoli e più in generale come elemento topografico. Nel 1878, con l'arrivo del canonico Federico De Maio, trentenne da poco ordinato sacerdote a Parigi, la chiesa, in pessime condizioni, fu restaurata e decorata; e il 17 dicembre 1904 fu acquistata dal marchese di Busceni, don Alfonso Tufarelli, assieme ad un suolo di fianco all'antica chiesa, ove fu costruito un nuovo luogo di culto, consacrato il 1º ottobre 1914. Pur non essendo di grandissime dimensioni (composta di una sola navata con soffitto a volta illuminato da sei finestroni), e nonostante l'importanza dell'area crescesse per la creazione del nuovo ospedale moderno di Napoli, la nuova chiesa (che, nel 1925, divenne parrocchia autonoma) soddisfaceva pienamente le esigenze della zona. Ma tra gli anni sessanta e gli anni settanta del XX secolo lo sviluppo edilizio indiscriminato che portò alla costruzione del Rione Alto rese insufficiente la vecchia chiesa. Ne fu perciò costruita una terza, ad opera dell'architetto Alberto Izzo, che realizzò un vero e proprio complesso parrocchiale, in un terreno alle spalle della vecchia. La nuova chiesa fu costruita tra il 1969 e il 1974 e consacrata nel 1976 dal cardinale Corrado Ursi. La nuova struttura di Izzo è caratterizzata da una struttura semplice e dinamica, scevra da ogni rigidezza compositiva, che mitiga la dirompente altezza degli edifici fiancheggianti la chiesa lungo via Mariano Semmola imponendosi non per mole o monumentalità, ma per il suo impianto attraverso particolari scorci prospettici capaci di riscattare l'intera zona. Il fronte della chiesa è preceduto dal piazzale del grande sagrato. Il passaggio dalla città alla chiesa è graduato dal sagrato e dalla leggera rampa d'ingresso. Sulla destra svetta l'alto campanile (con le campane sistemate altrove) composto da due sottili e slanciati pilastri a L. All'interno, la chiesa si articola in due aule assembleari sovrapposte. L'illuminazione naturale della navata è realizzata attraverso la grande apertura triangolare della facciata principale con una lunga vetrata multicolore. L'illuminazione è completata dalle alte feritoie da un lato e da piccole finestre dal lato opposto. Il Crocifisso, opera di Michelangelo Naccherino è stato trasferito a Cappella Cangiani dalla trecentesca chiesa dell'Incoronata in via Medina. Il complesso parrocchiale, fungendo anche da centro di aggregazione, ospita anche un cineforum, un piccolo teatro, un campo di basket e la sede della Polisportiva Pro-Cangiani. Cappella Cangiani è anche un luogo legato ad un episodio della Resistenza: il 22 agosto del 1943, infatti, si svolse nei pressi di essa (allora zona di aperta campagna) una riunione di 79 antifascisti di varie tendenze politiche (comunisti, socialisti, anarchici, membri del Partito d'Azione, liberali, soldati, marinai) per stringere le file del movimento clandestino ed organizzare la distribuzione del giornale Il Proletario, che si risolse con l'arresto di 49 dei partecipanti, denunciati al Tribunale Militare (che sotto Badoglio aveva sostituito il Tribunale Speciale). La polizia era stata informata da alcuni delatori. L'assise di San Giacomo dei Capri-Cappella Cangiani (che rappresentò, comunque, la sfida più clamorosa alle Autorità della città) era stata infatti avversata dal Partito Comunista ufficiale, che la boicottò e si rifiutò anche di soccorrere gli arrestati, difesi invece dal Partito Socialista e dal Partito d'Azione. Adriano Reale e Rocco D'Ambra (membri del P.d'A.) riuscirono ad ottenere per gli arrestati l'ordine di scarcerazione, che fu riemesso a loro carico due giorni dopo. La maggior parte degli imputati riuscì a far perdere le proprie tracce, ma cinque di loro (Matania, Morano, Focone, Canevaro e Perillo) furono deportati dai tedeschi, per non tornare mai più. Circa un mese dopo, durante le celebri Quattro giornate di Napoli, la zona fu teatro di scontri armati. A Cappella Cangiani il sergente di Marina Giuseppe Maenza, siciliano, rifiutò di obbedire al centurione della Milizia che voleva fargli abbandonare la 106ª batteria contraerea; rimasto solo a difenderla, uccise tre dei tedeschi che avanzavano e morì sotto il fuoco delle mitragliatrici; alla sua memoria è stata assegnata la Medaglia d'argento. Chiese di Napoli Sito della parrocchia, su cappellacangiani.org. URL consultato il 14 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 13 dicembre 2009).

Arenella (Napoli)
Arenella (Napoli)

L'Arenella è un quartiere facente parte della quinta municipalità del comune di Napoli insieme al quartiere Vomero. Confina, oltre che a sud con il Vomero: a ovest con Soccavo, a nord con Chiaiano e, per poco, anche col quartiere San Carlo all'Arena ed a est confina, infine, coi quartieri Stella e Avvocata. Secondo alcune fonti, l'origine del suo nome è probabilmente da ricollegarsi al fatto che uno dei nuclei antichi di tale zona, piazzetta Arenella, nei pressi della moderna piazza Muzij, si presentava e si presenta come una piccola arena, in cui in passato si svolgevano gli incontri, i mercati e le manifestazioni civili e religiose più importanti. Secondo il canonico Carlo Celano la denominazione (in comune con quella di Arenaccia), è dovuta ai detriti arenosi provenienti dalla collina dei Camaldoli trasportati dall'acqua piovana. In particolare prima del XX secolo nella zona collinare della città, costituita allora per lo più da zone agricole, non si denominavano mai o quasi gli spiazzi presenti sul territorio col termine di piazza o piazzetta, bensì col nome di "largo" (come ad esempio largo Antignano, tuttora esistente) o di "arena", le cui deformazioni quartierali sono appunto quelle di Arenella e Arenaccia. Il luogo, essendo isolato e molto scosceso, rimase, fino al '900, privo d'insediamenti di rilievo. Erano presenti, oltre a poche solitarie ville nobiliari (sorte dal '600 in poi ad opera di notabili napoletani, come dimore di villeggiatura), esclusivamente due nuclei abitativi rurali: il villaggio Arenella e le Due Porte. Le vie d'accesso erano sentieri in aspra salita, percorsi perlopiù a dorso d'asino. L'urbanizzazione del nuovo rione Arenella era già nei piani del Risanamento del 1886, ma la società Risanamento, per carenza di fondi, iniziò ad eseguire i lavori necessari solo nel 1926; con l'intenzione, peraltro, di destinare a giardini, vie e piazze più della metà del territorio da urbanizzare. Il nucleo della nuova sistemazione fu la struttura a raggiera di piazza Medaglie d'Oro. Prima della seconda guerra mondiale fu dunque realizzata l'ossatura dell'impianto viario, ma ben poche costruzioni abitative. Nel corso degli anni venti, inoltre, la salubrità dei luoghi spinse gli urbanisti a indicare la parte più alta dell'Arenella come sede più adatta per un grande complesso ospedaliero. Il nuovo rione Arenella iniziò gradualmente a rimodernarsi dal 1930, attraverso le costruzioni di nuove strade e palazzi, mentre il Vomero si avviava a diventare un quartiere residenziale signorile, espandendosi verso Posillipo e i Camaldoli. Configurandosi invece successivamente come un quartiere medio-borghese, incluse al suo interno il rione, non senza scempi edilizi. La crescita costruttiva del quartiere si arrestò durante gli anni quaranta. Precedentemente la zona, oggetto assieme al resto della quinta municipalità di un'urbanizzazione dalla bassa intensità caratterizzata dalla costruzione di un piccolo numero di palazzi sulle nuove strade, opere risalenti al regime fascista, rimase sostanzialmente invariata. La zona è stata massicciamente urbanizzata a partire dalla seconda metà del Novecento, conseguentemente alla saturazione edilizia del vicino quartiere del Vomero. Nei pressi della piazzetta Arenella, nel piccolo agglomerato di case attorno alla chiesa di Santa Maria del Soccorso all'Arenella (1607), era situata la casa natale del grande pittore Salvator Rosa, una vecchia masseria rurale sulla cui parete il 20 ottobre 1876 fu apposta una lapide commemorativa; ma nel 1938 l'edificio fu distrutto, insieme ad altre vecchie case contigue, per ottemperare al piano di ampliamento del rione Arenella e costruire nuovi palazzi. Nel febbraio del 1933 fu posto nella piazza un monumento in bronzo all'artista, su modello di una statua di Achille D'Orsi del 1871. Oggi è collocato al centro di piazza Francesco Muzii, nelle immediate vicinanze di piazzetta Arenella, essendo stato spostato da quest'ultima nel 1963 quando vi fu sistemata l'immagine della Madonna Immacolata. Altri importanti edifici di culto sono la parrocchia Beata Vergine Immacolata a piazza dell'Immacolata, la chiesa di Sant'Anna all'Arenella (1900), la Chiesa di Santa Maria della Provvidenza (1794) e la chiesa dell'Arciconfraternita di Santa Maria del Soccorso (1704), costruite prima del boom edilizio della seconda metà del XX secolo. In questo periodo infatti si aggiunsero il complesso parrocchiale di Santa Maria della Rotonda e la nuova Cappella Cangiani. Nel quartiere è anche presente una delle due statue dedicata a Totò, inaugurata il 17 aprile 1999, presso via Sigmund Freud, nella zona Rione Alto. Nel territorio dell'Arenella vi sono la zona ospedaliera (comprendente il Policlinico Universitario e le facoltà di Medicina, Farmacia e Biotecnologie dell'Università Federico II e gli ospedali Antonio Cardarelli, Pascale, Cotugno, e Monaldi), centri ricerca del CNR, del Tigem ed il parco urbano dei Camaldoli. Mimmo Piscopo, Vomero e dintorni: viaggio nella memoria di un vomerese accanito, Napoli, Guida Editori, 2000, ISBN 978-8871884196. Antonio La Gala, Vomero. Storia e storie, Napoli, Guida Editori, 2004, ISBN 978-8871888712. Vincenzo Vinciguerra, Dall’autenticità alla “McDonaldizzazione” di Napoli: Confronto tra storia e modernità di due realtà partenopee, PM edizioni, 2017, ISBN 978-8899565541. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Arenella