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Santuario di Nostra Signora dei Piani

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Piani campanile Assunta
Piani campanile Assunta

Il santuario di Nostra Signora dei Piani è un santuario situato nella frazione di Piani nel comune ligure di Imperia in provincia di Imperia. La principale festività si celebra il 15 agosto nella ricorrenza religiosa dell'Assunzione di Maria.

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Santuario di Nostra Signora dei Piani
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Santuario di Nostra Signora dei Piani

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Piani campanile Assunta
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Oratorio di San Pietro (Imperia)
Oratorio di San Pietro (Imperia)

L'attuale oratorio di San Pietro Apostolo è considerato, sulla scorta di affermazioni di alcuni storici ottocenteschi, il più antico edificio religioso della città di Imperia. Tuttavia, non si hanno documenti che permettano di stabilire con certezza la data della prima costruzione, che viene stimata al XII secolo o XIII secolo. Sacello della Compagnia dei Mercanti, divenne in seguito proprietà delle famiglie De Verdonis (1400) e Barla (1500) che lo trasformarono in cappella gentilizia. Dall'11 settembre 1599 appartiene alla Compagnia dei Disciplinanti sotto gli auspici di San Pietro Apostolo, il cui nome fu poi semplificato in Confraternita di san Pietro Apostolo, e solo da tale data possiamo fissare la sua storia come edificio sacro destinato al culto Confraternale. L'attuale forma dell'oratorio, in stile barocco, risale alla fine del XVIII secolo ed è opera dell'architetto Semeria; la facciata, con porticato e scalinate laterali, si deve al maestro milanese Giovanni Bossetti (1789). L'oratorio di san Pietro è situato nel rione medioevale di Porto Maurizio detto "Parasio". Dalla piazzetta antistante alla facciata, da cui si ha un'ampia vista sul mare, si accede alle Logge di Santa Chiara, costruite sulle antiche mura medievali. Un carrugio separa la chiesa da Palazzo Lavagna mentre Palazzo Acquarone si erge alle sue spalle. La struttura primitiva, di dimensioni ridotte rispetto all'attuale, presentava la porta di ingresso, affiancata da due finestrelle, su quella che è ora la parete laterale sinistra, di fronte al Palazzo Lavagna. Nella chiesa si svolsero per molto tempo, oltre alle funzioni religiose, le attività politiche e finanziarie della Compagnia dei Mercanti, di cui si sono conservati fino ad oggi gli originali di alcuni atti e contratti commerciali. Anche la vicina torre fortificata, di proprietà della nobile famiglia Pagliari, fu utilizzata per un certo periodo con scopi diversi da quelli originali: La Chiesa era considerata tra le più importanti di Porto Maurizio e, in quanto Chiesa della Compagnia, ricevette dal Comune ingenti somme di denaro, anche dopo l'approvazione degli "statuti" cittadini" del 1405. Nel XV secolo l'oratorio passò alla famiglia De Verdonis che eseguì lavori di manutenzione; nel 1511 ne divennero proprietari i nobili Barla che lo cedettero, l'11 settembre 1599 alla neo costituita Confraternita. L'oratorio fu ampliato verso sud nel 1752 sui resti delle antiche fortificazioni, ancora visibili sul lato sinistro. Fu completato nel biennio 1790-91 con la costruzione della porta maggiore, del campanile, della facciata, del loggiato e della scalinata verso ponente. Il campanile, di piccole dimensioni, si erge sull'antica torre di avvistamento, in linea con una fortificazione di guardia situata sul mare in zona Garbella, e chiamata "torre di Prarola" edificata nel 1564 in funzione anti barbaresca, per difendere la nostra costa dagli assalti dei Corsari provenienti dalla "barberia" e cioè le coste del nord Africa. Sempre nel 1790 e 1791 Tomaso Carrega dipinse l'interno. Nel 1837, l'11 marzo, quando venne "sconsacrata" la vecchia chiesa parrocchiale eretta nel borgo medioevale nel 1462, il grande crocifisso, detto "Cristo Nero" venne portato in oratorio. Attualmente è visibile, completamente restaurato e riportato all'antico splendore seicentesco, sulla parete sinistra dell'altare. Nel periodo 1788/89 terminò la realizzazione delle lunghe file di panche in legno scuro lungo tutto il perimetro interno della chiesa, necessarie per l'uso liturgico dell'Uffizio, cantato dai confratelli a cori alterni. Nel 1851 la maestosa ed elegante scala a forma di piramide della facciata, che permetteva l'accesso alla loggetta e all'ingresso principale, fu "tagliata" e sostituita con un'altra di dimensioni minori per aumentare la superficie della piazza antistante. Alcuni momenti della storia dell'oratorio sono richiamati nella lapide murata sopra la porta laterale: La facciata costituisce un esempio di barocco ligure e fu progettata da Giovanni Bossetti «con richiami stilistici evidenti allo schema compositivo di San Carlo di Via Balbi a Genova, dovuto all'architetto Bartolomeo Bianco». Lo stile dominante barocco è evidente soprattutto nei due lievi accenni di voluta del timpano, nelle cornici e nelle tre arcate della loggia. Tendono invece già al neoclassico i pennacchi piramidali. Il timpano è ornato lateralmente da un doppio ordine di lesene con capitelli, al centro da un decoro in terracotta con il triregno e le chiavi di San Pietro. Il rilievo, eseguito dall'imperiese Luigi Varese, è sormontato dalla scritta: e sovrasta l'iscrizione in latino, tratta dal vangelo di Matteo, incisa su un foglio leggermente arrotolato ai lati, anch'esso in terracotta: Il campanile, dalla forma originale, presenta anch'esso, come la facciata, stucchi e decorazioni barocche ad opera del Varese, mentre le pitture sono di Maurizio Carrega. Il loggiato si compone di tre arcate su colonne binate. La volta dell'arcata centrale è affrescata con decorazioni floreali che formano una ghirlanda sorretta da quattro putti. Sopra la grande porta, affiancata da doppie lesene con capitelli, risalta una scritta in latino che riporta gli anni in cui la chiesa subì le principali modifiche. L'oratorio, a pianta rettangolare, presenta un'unica grande navata con volta a botte. Le pareti sono riccamente affrescate con scene tratte dagli Atti degli Apostoli, dal Vangelo, e comprendono anche personaggi della storia sacra, angeli e persone del popolo, protagonisti di scene che continuano senza interruzione nell'immenso affresco della volta. L'artefice di tale decorazione fu, con tutta probabilità, Tomaso Carrega di Porto Maurizio che ricevette l'incarico dal priore Leonardo Guasco nel giugno 1789. Tomaso era nato in una famiglia di artisti pittori: Il padre Francesco Carrega, che si ispirava alla scuola romana del Batoni, affrescò alcune cappelle private in città, mentre il fratello Maurizio, allievo del maestro napoletano Placido Costanzo,fu non solo affreschista, ma anche pittore di tele in città e in provincia In fondo alla navata l'imponente altare seicentesco, rivestito di marmi policromi ed ornato da colonne in marmo verde scuro, si apre verso l'alto a ventaglio su tre ordini di piani. In origine a due soli piani, fu modificato nella forma attuale e staccato dal muro nei primi anni dell'Ottocento. (nota di A.T. Gazo, priore, 1821 - archivio) Al centro dell'altare si trova il tabernacolo con colonnine bianche, Lungo le pareti laterali, fino ai lati dell'altare maggiore, si susseguono i banchi in noce scuro, dalle alte spalliere decorate con sculture e motivi geometrici diversi, create nel 1789, e opera di artigiani locali. Fino ai recenti restauri dell'intero 'coro' ligneo, al di sopra delle spalliere erano visibili centinaia di piccole lampade votive, installate nei primi anni '60 una accanto all'altra, dedicate ai confratelli e benefattori defunti. Ai due lati della porta principale troneggiano due banchi più alti e finemente intarsiati, riservati un tempo al Priore e al Vice Priore. Il primo reca uno stemma ligneo con i simboli del triregno pontificio, l'altro lo stemma con doppia croce di Lorena su due chiavi incrociate. L'originale disposizione delle panche, unica in tutte le chiese di Imperia, lascia libera l'area centrale. L'organo dell'oratorio fu costruito nel 1694 da Mastro Carlo Peretti, detto il Milanese, per conto della Confraternita dell'Unione. Era, per grandezza, il terzo organo di tutta la città ed è tuttora uno dei più antichi fra quelli ancora in uso nelle chiese della riviera. 1.San Maurizio (affresco di Maurizio Carrega) 2.San Leonardo (affresco di Maurizio Carrega) 3.Crocifissione di San Pietro (affresco di Tommaso Carrega) 4.Prigionia di San Pietro (affresco di Tommaso Carrega) 5.Costernazione di Saffira (affresco di Tommaso Carrega) 6.San Pietro guarisce gli infermi (affresco di Tommaso Carrega) 7.La visione di San Pietro (affresco di Tommaso Carrega) 8.San Pietro sulle acque (affresco di Tommaso Carrega) 9.Deposizione dalla Croce (pittura ad olio di Maurizio Carrega) 10.Incontro con la Veronica (pittura ad olio di Lorenzo De Ferrari) 11.Caduta di Simon Mago (affresco di Tomaso Carrega) 12.La Vedova Tabita (affresco di Tomaso Carrega) 13.Il Cristo Nero (ora collocato davanti affresco n 11) 14.Pala dell'Altare Maggiore (pittura ad olio di Maurizio Francesco Bruno) 15.Tobia assistito dalla famiglia e Guarigione di Tobia (due quadri ad olio di Francesco Bruno) 16.Coena Domini (pittura ad olio di Francesco Bruno) 17.Altare Maggiore (opera di Giacomo Corbellino) All'esterno dell'oratorio, ai lati della porta principale, spiccano due grandi medaglioni affrescati da Maurizio Carrega nel 1802. A destra, sopra la scritta “PERENNIS PATRIÆ GLORIA”, San Leonardo predicatore, attorniato da confratelli in cappa, sorregge un Crocifisso. A sinistra, sulla parete dell'antica torre incorporata nella facciata, San Maurizio è rappresentato a cavallo in armatura rinascimentale sopra al motto “SEMPER PROPUGNATOR”. Le pareti laterali interne sono affrescate con numerose scene della vita di San Pietro, racchiuse in grandi cornici, intervallate da figure scultoree in chiaroscuro che sono di dimensioni maggiori ai lati dell'altare e ai lati dell'organo. Al di sopra sono dipinti balconi che lasciano intravedere scorci di navate ed archi; sulle balaustre siedono angeli, alcuni dei quali con violini e trombe dorate. Il tutto continua sulla volta con un cielo azzurro, al centro del quale appare San Pietro circondato da angeli festanti. Lungo la parete di sinistra, a partire dall'entrata principale, si trovano: La Crocifissione di San Pietro che raffigura il santo, con i piedi inchiodati sulla croce capovolta, mentre cerca di alzare il capo per guardare i suoi persecutori. La Costernazione di Saffira in cui Saffira, che ha ingannato lo Spirito Santo, sta morendo ai piedi di Pietro e di alcuni cristiani. La Visione di San Pietro dove San Pietro vede scivolare lungo un lenzuolo appeso in cielo un gran numero di animali che un angelo versa da un vaso. La Caduta di Simon Mago che ritrae Simon Mago, con il petto sanguinante, le braccia aperte e lo sguardo terrorizzato, mentre precipita nel vuoto dall'alto di un colonnato. Alla scena assistono in basso alcuni personaggi dall'aria sconvolta e, in cima ad una scalinata, i santi Paolo, con le braccia alzate in segno di ammonimento, e Pietro. Lungo la parete di destra, iniziando dall'ingresso, si osservano: La Prigionia di San Pietro che rappresenta il santo, in prigione ma libero dalle catene, che guarda l'angelo giunto a liberarlo. San Pietro guarisce gli infermi in cui l'apostolo, circondato da ammalati, è raffigurato nell'atto di benedire una donna che gli tende la mano. San Pietro sulle acque che ritrae Gesù mentre cammina sulle acque del lago in tempesta per soccorrere Pietro che lo attende in ginocchio. La Vedova Tabita dove San Pietro resuscita Tabita, le cui gambe sono piegate, come nell'atto di sedersi, ed il cui braccio sinistro è proteso verso il santo. Il grandioso affresco si estende su tutta la parete destra del presbiterio, di fronte a quello di Simon Mago, di cui rispecchia dimensioni e ricchezza di figure, di particolari architettonici e di colore. Oltre agli affreschi sono presenti i quadri ad olio: Deposizione dalla Croce (Maurizio Carrega): una grande tela, situata sopra la porta della sacrestia, dei primi anni dell'Ottocento. Domina la scena il Cristo morto, adagiato sulle ginocchia della Madre, accanto a cui pregano alcune donne. Sullo sfondo cupo del Calvario si vede la croce, a cui è appoggiata la scala usata per la Deposizione. Incontro con la Veronica (Lorenzo De Ferrari), posto di fronte alla Deposizione, rappresenta Gesù che, curvo e sofferente sotto il peso della croce, incontra la Veronica ed altre pie donne sulla via del Calvario. Alla sinistra si nota la figura del Cireneo che lo aiuta.Come la Deposizione è di grandi dimensioni (3 x 3m) e raffigura una delle quattordici stazioni della Via Crucis.L'autore Lorenzo De Ferrari, noto soprattutto per aver affrescato chiese e palazzi genovesi, rappresentò nell'arte ligure una svolta rispetto al barocco. Incoronazione della Vergine, San Pietro e Santa Caterina d'Alessandria (Francesco Bruno), del 1698, serve da pala per l'altare. L'autore Francesco Bruno risente dell'influenza di Pietro da Cortona nei volti e nel movimento delle figure. Tobia, cieco, assistito dalla famiglia e Guarigione di Tobia sono due tele di Francesco Bruno conservate nei locali della sacrestia. Coena Domini (Francesco Bruno) si trova, come i precedenti, nella sacrestia. Questo quadro, di 2 m x 1,50 m, è in cattive condizioni di conservazione e necessita di restauro. Santa Caterina V. M. (autore ignoto), piccolo e di forma ovale, è sistemato sulla parete di fronte alla porta laterale. La tela proviene dall'antica chiesa parrocchiale di San Maurizio e in precedenza era la pala dell'altare di Santa Caterina, dell'omonima confraternita maschile pre tridentina. Il Cristo Nero è un grande crocifisso, oggi collocato in "cornu evangelii". L'opera è stata completamente restaurata nel 2004 in occasione della mostra "la Sacra selva" per "Genova capitale della cultura europea" e ha riacquistato la colorazione originaria policroma dei primi del seicento. Secondo una leggenda tramandata oralmente tra i confratelli, fu trovata nel 1612 sulla spiaggia in zona San Lazzaro; si dice che fu perduta da un'imbarcazione durante una tempesta. Recuperata dalla Confraternita di San Pietro, fu custodita nella vecchia parrocchia in una cappella appositamente edificata. La storia vera del "Cristo" non si conosce. Vi è solo un atto notarile del 1615, in cui si parla "di un ampliamento della cappella in Cornu Evangelii per l'apposizione in loco della grande statua. Nel 1703 mastro Gio Pietro Ripa di Genova costruì in suo onore un altare. Successivamente, nel 1721 l'altare fu, nuovamente, completamente rifatto nella sua interezza. Il Cristo, nel 1837 fu portato nell'oratorio dove è tuttora conservato a seguito della allora prossima demolizione della vecchia parrocchiale. Questo crocifisso è sempre stato oggetto di culto e di grande devozione e considerato miracoloso dalla tradizione popolare, come testimoniato anche dal notaio Giuseppe Bartolomeo Gazo, storico di Porto Maurizio, nei suoi scritti dei primi anni del 1800. San Pietro, statua del 1731, intagliata da Giacinto Maggio in legno colorato, occupa una nicchia, chiusa da un vetro, a sinistra dell'altare. Oggetto di particolare venerazione, viene portata in processione ogni anno nella ricorrenza del 29 giugno. Dalla parte opposta si trova la statua di Sant'Antonio, donata da privati come risulta dall'inventario del 1932. Angelo orante, un piccolo angelo in marmo bianco inginocchiato su di un basamento quadrangolare, originariamente situato sul lato destro della gradinata dell'altare, è oggi collocato in presbiterio, davanti al "Cristo nero". Probabilmente è opera del noto scultore ottocentesco Salvatore Revelli di Taggia.Secondo la tradizione popolare è uno dei pochi reperti rimasti del cimitero del Meriello, l'antico cimitero di Porto Maurizio. All'interno della chiesa sono conservati diversi decori e suppellettili: Un crocifisso con pellicano, posto nel centro della chiesa su di un inginocchiatoio. Un grande crocifisso da processione, ora collocato sulla balaustra destra, Una croce da processione in legno nero come la precedente, .situata sulla balaustra sinistra. Due reliquiari di legno colorato a forma di busto, rappresentanti Sant'Innocenzo e San Benvenuto, il primo esposto a sinistra della nicchia di San Pietro e il secondo a destra di quella di Sant'Antonio. Quattro lampioni da processione in legno, con aste e vetri smerigliati, terminanti con l'emblema di San Pietro. Uno stendardo processionale, riprodotto a colori da una antica stampa ottocenteasca Uno stendardo grande da processione in damasco rosso che presenta due aste di legno dorato e riporta le effigi di San Pietro, Santa Caterina e della Santissima Trinità. Uno stendardo piccolo, con una sola asta in legno, che rappresenta la Madonna del Carmine, le anime del Purgatorio e l'Angelo della Resurrezione. Un cartelame , rappresentante la deposizione di Cristo dalla croce, realizzato da Tommaso Carrega nel 1780. Bracco, Marco (a cura di), San Pietro al Parasio, Sanremo, Tipo-Litografia Casabianca, 1975. De Moro, Gianni e Verda Scajola, Maria Teresa, Imperia. Due quadri, una città, Genova, Edizioni De Ferrari, 2002. Pazzini Paglieri, Nadia, Imperia. Guida Sagep, Genova, Editrice Sagep, 1993. De Moro, Gianni, Porto Maurizio fra aristocrazia e rivoluzione (700-1801) Volume Primo Porto Maurizio nel Settecento, Imperia, Tipolitografia Dominici, 1978. Porto Maurizio Imperia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su oratorio di San Pietro

Basilica di San Maurizio (Imperia)
Basilica di San Maurizio (Imperia)

La basilica concattedrale dei Santi Maurizio e Compagni Martiri è il principale luogo di culto cattolico di Imperia, in Liguria; basilica minore dal 22 settembre 1947, è sede dell'omonima parrocchia e concattedrale della diocesi di Albenga-Imperia. La costruzione che fu edificata in stile neoclassico su progetto di Gaetano Cantoni a partire dal 1781 e terminata nel 1838, fu costruita secondo canoni di sfarzo e maestosità a testimonianza delle ricchezze della Repubblica marinara di Genova e di Porto Maurizio. È la più grande chiesa di tutta la Liguria: le sue dimensioni esterne sono infatti di circa 70 × 42 m (82 m la lunghezza compresa la scalinata frontale), per una superficie totale di circa 3000 m². I campanili sono alti circa 36 m e la sommità della lanterna della cupola principale circa 48 m. Le dimensioni interne sono 69 × 35 m; la cupola principale è alta 33 m, quella secondaria 23 m. L'assunto iniziale era quello di condurre Porto Maurizio al livello delle vicine Oneglia, allora di possesso di Casa Savoia, e Sanremo, le quali avevano già rinnovato le loro chiese principali (con il santuario di Sanremo rifatto nel Seicento e la Collegiata di Oneglia nella prima metà del Settecento). La nuova San Maurizio doveva essere nello stile neoclassico più aggiornato. All'architetto Cantoni, la committenza cittadina richiese come modello la seicentesca chiesa gesuitica di S. Ignazio a Roma, ma è anche nettamente visibile il richiamo alla cinquecentesca Assunta di Carignano, a Genova. La ristrutturazione architettonica andava accompagnata da quella urbanistica, pur con tempi molto lunghi: i baluardi in disuso furono demoliti a partire dal 1781, e si ebbe un'accelerazione in periodo napoleonico, quando nel 1808 viene sistemata l'odierna Piazza del Duomo, con il nome di Piazza Napoleone, e per essa vengono richiesti progetti all'architetto Ferdinando Bonsignore, dell'Accademia di Torino. Oltre al Bonsignore, nella progettazione della piazza ebbe voce anche Michele De Tommaso, esule napoletano, architetto e filosofo, ecclesiastico e giacobino - seguace di Filippo Buonarroti al cui seguito era giunto quando quest'ultimo era divenuto in quegli anni prefetto francese di Oneglia. Questa serie di grandiosi progetti non vennero realizzati, anche per le resistenze del municipio e dello stesso De Tommaso. La chiesa divenne pertanto palestra dei migliori artisti disponibili per una città che per quanto possibile intendeva uscire da un ruolo subordinato. In essa operarono nel periodo successivo all'era napoleonica quegli artisti il cui stile, che percorre tutta la prima metà dell'Ottocento, oscillava tra un'impostazione neoclassica di fondo con in più l'aggiunta degli influssi di una pittura di Storia, questo inteso come dato di aggiornamento romantico filtrato dal Purismo. Vi operarono i pittori Massabò, Coghetti che del primo era stato maestro a Roma, lo scultore Carlo Finelli (1785-1853) forte della sua esperienza romana a fianco del neoclassico Thorwaldsen e autore di sculture per il Tempio della Gran Madre di Torino, la grande chiesa neoclassica progettata da Bonsignore; lo scultore Salvatore Revelli, la pittrice Francesca Calzamiglia che aveva seguito Tommaso Minardi acquisendone gli accenti puristi, ecc. La chiesa sorse occupando parte di quella che era la Piazza d'Armi, uno spazio aperto risultante dalla demolizione del Bastione dalla Nunziata della cinta di mura seicentesca, poco più esterna rispetto a quella medievale.Il nuovo duomo doveva sostituire quello omonimo, più antico (già citato in documenti del 1470) e divenuto angusto e pericolante, che sorgeva sulla sommità del borgo fortificato del Parasio. Il luogo in cui edificarlo pare sia stato indicato proprio da San Leonardo in persona, nel corso di una celebre predica ai concittadini del 1743. Nel punto in cui fu tenuta quella predica fu eretta nel 1967 una sua statua di bronzo. Nelle intenzioni del Cantoni, l'interno doveva essere ancora più arioso dell'attuale costruzione: l'idea primitiva era infatti quella di mantenere staccati i gruppi colonnari. Questa soluzione fu però abbandonata per motivi statici, imposti dal crollo della cupola durante la sua costruzione nel 1821, per cui si dovette riempire lo spazio fra i gruppi di colonne, che ora risultano solo in rilievo dal blocco di muratura, non più isolate una dall'altra. La facciata ha un atrio a otto colonne, affiancato da due campanili gemelli (ma solo quello di sinistra ospita effettivamente le campane). In alto sul frontone si può leggere la dedica e la data: Lo stile dei tre ordini di colonne della facciata è dorico (il loggiato in basso), ionico (il frontone e le semicolonne della parte centrale dei campanili) e corinzio (le colonne delle celle campanarie, più in alto). L'abside è rivolta ad est ed è annegata, esternamente, in un corpo di fabbrica a pianta praticamente rettangolare, che ospita le sacrestie, gli alloggi per il clero ed altri locali di servizio. Internamente, la concattedrale presenta una particolare pianta a croce a doppia traversa, con tre navate e doppio transetto; la crociera più vicina all'ingresso è coperta con una volta a vela a pianta ottagonale, mentre quella più vicina al presbiterio da una grande cupola con soffitto a cassettoni sopra la quale si eleva ancora una lanterna circolare. Vi sono poi altre sei cupole più piccole (senza rivestimento a cassettoni, per non appesantire eccessivamente la struttura) a copertura delle navate laterali, che ospitano un totale di altri dieci altari minori. Le volte della navata centrale e dei transetti, invece, è a botte. Il suo interno, rifinito con stucchi ad imitazione del marmo bianco e colonne (quasi un centinaio) in stile corinzio, ricorda le basiliche dell'antica Roma. Il pavimento in marmo presenta grandi disegni geometrici, evidenti soprattutto nella zona sotto la cupola principale. Il duomo è impreziosito da un ricco arredo pittorico e statuario dovuto in maggior parte ad artisti della seconda metà dell'Ottocento: statua di San Maurizio di Carlo Finelli (1842), in marmo bianco di ispirazione canoviana, che domina l'Altare Maggiore statua della Madonna della Misericordia (1618) ed un crocifisso, entrambi di Anton Maria Maragliano statue dei quattro Evangelisti, di Salvatore Revelli Ascensione e Gloria di Sant'Agostino del bergamasco Francesco Coghetti Cristo consegna le chiavi a San Pietro di Domenico Piola (in sagrestia) ciclo di cinque dipinti della controfacciata (opera di Cesare Viazzi): Il riposo in Egitto Quo vadis Domine? La caduta di San Paolo del 1903 Caino e Abele La cacciata dal Paradiso terrestre del 1904 Martirio di San Sebastiano del 1870, di Francesco Podesti Da segnalare anche opere di Gregorio De Ferrari, Domenico Piola, Sante Bertelli, Domenico Bruschi, Cesare Maccari, Leonardo Massabò, Paolo Mei. Il pulpito del 1640, in stile barocco e riccamente decorato con marmi policromi, è quello della precedente chiesa omonima. Vi aveva predicato anche San Leonardo da Porto Maurizio. Fu trasferito nella nuova chiesa al momento della demolizione della vecchia. San Maurizio: arte e cronaca del Duomo neoclassico di Imperia, 1780-1900, Genova, Regione Liguria-Settore beni e attività culturali, 1985, ISBN non esistente. Angelo Rossi, Un pittore per una grande basilica, Imperia, Basilica di San Maurizio, 1986, ISBN non esistente. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla concattedrale di San Maurizio Basilica di San Maurizio, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Stazione di Imperia Porto Maurizio
Stazione di Imperia Porto Maurizio

La stazione di Imperia Porto Maurizio era una stazione ferroviaria di RFI posta sulla linea ferroviaria Genova-Ventimiglia. Prende nome dall'omonimo rione della cittadina ligure. La stazione entrò in funzione nel 1872 in concomitanza con l'attivazione della tratta ferroviaria. È rimasta in servizio fino all'attivazione del nuovo tracciato a monte in galleria. Nella notte fra il 1º e il 2 novembre 2016, fra le stazioni di Alassio e di Diano Marina, della linea Genova-Ventimiglia, la circolazione venne interrotta per permettere alcuni lavori propedeutici all'attivazione del nuovo tracciato a doppio binario. La stazione (insieme a quella di Oneglia) venne chiusa definitivamente il 28 novembre 2016. La nuova stazione situata a monte, denominata Imperia, entrò in funzione a partire dall'11 dicembre 2016. Il fabbricato viaggiatori era disposto su due livelli ma soltanto il piano terra era aperto al pubblico. La stazione disponeva di uno scalo merci con annesso magazzino: nel 2010 lo scalo fu smantellato e convertito a parcheggio riservato al personale RFI e Trenitalia mentre il magazzino venne convertito a deposito. L'architettura del magazzino era molto simile a quella delle altre stazioni ferroviarie italiane. Era inoltre presente un piccolo edificio ad un solo piano che ospitava l'edicola della stazione. In seguito alla chiusura è rimasto inutilizzato. Il piazzale era composto da 2 binari dotati di banchina coperta da pensilina collegati fra loro da un sottopassaggio. La stazione, gestita dalla società Centostazioni era classificata da RFI come silver disponeva di: Biglietteria a sportello Biglietteria automatica Sala d'attesa Servizi igienici Ufficio informazioni turistiche Bar Sottopassaggi La stazione era servita da relazioni regionali operate da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Liguria e prima dell'interruzione da relazioni a lunga percorrenza, anch'esse svolte da Trenitalia. Il flusso annuale dei passeggeri si attestava a circa 600 000 passeggeri. Sul piazzale antistante la stazione fermavano sia le relazioni urbane che la linea interurbana Sanremo-Andora svolte da Riviera Trasporti. Fermata autobus Stazione taxi Sul piazzale era presente il servizio di taxi. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Imperia Porto Maurizio

Museo navale di Imperia
Museo navale di Imperia

Il Museo navale di Imperia (detto anche Museo navale internazionale del Ponente Ligure oppure Città dei Marinai) è un museo navale, situato a Porto Maurizio all'interno degli storici magazzini generali. Il museo, ristrutturato da poco, ospita la grande collezione del comandante Flavio Serafini, un prolifico divulgatore della tradizione marinara del Ponente ligure. Il museo nasce inizialmente come raccolta di cimeli e ricordi del comandante Flavio Serafini, riuniti grazie ai profondi legami con la comunità marittima imperiese. Originiariamente il museo era situato all'interno di un palazzo storico in piazza Duomo a Porto Maurizio, poi con l'aumentare del numero di reperti, si è dovuto traslocare negli ex magazzini generali dell'olio, che si trovano alla Marina di Porto Maurizio. Il percorso del museo viene suddiviso in quattro percorsi tematici, tutti accompagnati da video introduttivi con personaggi di vario genere (tutti interpretati da Simone Gandolfo). I vari temi dei quattro percorsi sono: In questo percorso vengono mostrati i vari aspetti del lavoro dell'uomo sul mare, con l'esposizione di tute da palombaro e stazioni di pompaggio dell'aria, accompagnati da filmati di d'epoca dell'Istituto Luce che mostrano le missioni della nave Artiglio, durante il recupero dei lingotti d'oro contenuti nel relitto della nave Egypt, affondata nella Manica. Le missioni più importanti delle varie guerre mondiali sono accadute in mare aperto, ed in questo percorso si raccontano le varie storie, se non le più conosciute, fatte dalla Regia Marina. Come ad esempio viene raccontata l'Impresa di Alessandria, accaduta nella notte del 18 dicembre 1941, quando sei incursori colpirono e affondarono nel porto di Alessandria d'Egitto le corazzate inglesi HMS Queen Elizabeth e HMS Valiant. Come per le missioni militari, il mare è molto importante anche per quanto riguarda il commercio, rappresentato dai vari reperti esposti, come i Dolia, enormi giare di terracotta recuperate al largo di Diano Marina, oppure può essere un un'opportunità di svago, come viene raccontato attraverso l'esposizione di modellini di trasantlatici. Da più di trent'anni Imperia è sede di una dei raduni vilistici più conosciuti a livello internazionale (le Vele D'Epoca) e nel museo questo sport trova il proprio spazio, grazie ai vari racconti, cimeli e addirittura con un simulatore virtuale che ti fa provare in prima persona questo splendido sport. All'interno del Museo navale si può trovare l'Auditorium, un vero e proprio teatro dotato di maxi schermo, dedicato a convegni e incontri sulla marineria, che può essere sfruttato per ospitare eventi di qualsiasi genere. Il 20 giugno 2022, oltre al museo ristrutturato, è stato inaugurato il Nuovo Planetario di Imperia, il più tecnologico della Liguria e terzo in Italia per dimensioni, dotato di sistemi tecnologici avanzati per la proiezione digitale e la visione di video 3D inerenti allo spazio ed i fondali marini, oltre che essere utlizzato per condurre conferenze, seminari e lezioni a tema astronomico. Giovanni Panella, Museo Navale di Imperia: finalmente rinato!, in Nautica, 29 febbraio 2024. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo Navale di Imperia

Porto Maurizio
Porto Maurizio

Porto Maurizio (localmente U Portu) è, assieme a Oneglia (da cui è divisa dal torrente Impero), uno dei due abitati che formano la città di Imperia. È definito dagli strumenti urbanistici del comune come una unità insediativa.Prima di essere accorpato con Oneglia, in un unico Comune, Porto Maurizio fino al 1923 è stato un Comune autonomo, nonché capoluogo dell'allora Provincia di Porto Maurizio. Di probabili origini romane, Porto Maurizio nel Medioevo è stato un Comune autonomo, anche se legato da stretti patti di alleanza e dipendenza alla vicina e potente Repubblica di Genova, noto in tutto il Mediterraneo per la produzione ma soprattutto il commercio dell'olio di oliva. Dopo il periodo napoleonico fu annesso al Piemonte e poi confluì nel Regno d'Italia. Durante la prima guerra mondiale, dal maggio 1917, era sede di una Sezione Idrovolanti che nella primavera 1918 diventa 267ª Squadriglia che rimane fino al 30 gennaio 1919. Nel 1923 si fuse con Oneglia e altri centri minori nel nuovo comune di Imperia. Precedentemente all'unificazione con Oneglia, Porto Maurizio aveva come stemma una differente rappresentazione grafica. Dopo essersi unito con Oneglia, ha trasformato il proprio stemma con questa rappresentazione: L'aspetto della città di Porto Maurizio verso la metà del secolo XVIII è documentato con notevole precisione da una nitida tavola ad acquarello dell'atlante Il Dominio della Serenissima Repubblica di Genova in Terraferma, compilato e terminato in Genova nel 1773 dal colonnello Matteo Vinzoni, dopo lunghi anni di studi e di lavoro alla ricerca del materiale necessario alla sua pubblicazione. Il Vinzoni aveva visitato Porto Maurizio quasi vent'anni prima, tra il febbraio e il marzo del 1754, accolto con cordiale curiosità dagli Anziani che gli misero a disposizione due facchini per aiutarlo nella misurazione delle strade e delle piazze, e nei rilevamenti topografici. Per alcuni giorni dunque, il cartografo, con il suo piccolo seguito di aiutanti e il pittoresco armamentario di aste, fettucce metrate, strumenti di misura e paletti colorati, percorse più volte le contrade della città e le borgate, diventando certo un personaggio popolare. Quindi seguendo le linee della mappa da lui tracciata, è un poco come se potessimo accompagnarlo per le strade portorine di duecento e più anni fa. Alla città di Porto Maurizio, che il Vinzoni vide «situata sopra un colle che dà in mare, cinta di forti muraglie, coi suoi baluardi…» facevano corona, nel secolo XVIII, tre ricche e popolose borgate, oltre al Borgo Parasio, l'agglomerato centrale della città stessa: a levante la Marina, così denominata per essere sempre stata il naturale approdo marittimo portorino, a ponente la Foce, sorta allo sbocco del torrente Caramagna, e a settentrione la Fondura, venutasi a formare in una zona bassa e pianeggiante suddivisa in numerosi fondi agrari e appezzamenti di terreno coltivato. Nella zona a ponente di Porto Maurizio sorgevano inoltre alcuni piccoli agglomerati di minore importanza: il Monte, i Cappuccini, Villa Gandolfi, la via Crosa e il Prino, detto anticamente "Case di San Nicheroso" (da una chiesetta oggi scomparsa). A nord della città, nell'immediato entroterra, gli unici insediamenti erano costituiti dai gruppi di case dell'Armanna e della Pacialla. L'abitato storico principale occupa quasi interamente il promontorio sul mare di fronte a Oneglia, detto Parasio, in dialetto Pařàxu (dal Palatium, un antico torrione quadrato usato come fortezza e come carcere - al suo posto, sulla sommità del promontorio, c'è ora una piazzetta alberata). Il quartiere, ancora oggi quasi completamente pedonale e con i caratteristici carùggi (vicoli) che intrecciano la strada principale che sale a spirale fino alla cima, era cinto di mura, dal Medioevo in avanti abbattute e ricostruite più esternamente per poter difendere e contenere l'abitato in crescita e poterle adeguare alle diverse tecniche militari. In particolare, il tessuto urbano è costituito da ellissi concentriche che seguono le curve di livello del terreno, collegate da scalinate trasversali secondo un impianto urbano a schema tipicamente strategico-difensivo. Fino all'Ottocento la densità degli edifici era ben maggiore di adesso: quasi tutti gli spazi aperti che si possono osservare oggi erano occupati da costruzioni poi abbattute per vari motivi (principalmente perché malsane e pericolanti), ad esempio il torrione detto Parasio, il vicino Oratorio della Buona Morte, l'antico Duomo barocco che sorgeva in uno dei punti più alti, un complesso di costruzioni pubbliche adibite a mercato coperto (i Maxelli) e un edificio adibito a teatro, oggi del tutto scomparsi. C'erano addirittura vie pensili, che in certi punti (come nella zona dei Macelli, oggi ridotta a un terrapieno a tre stretti livelli) formavano un vero e proprio intrico, anche considerando i molti archetti di collegamento fra le case, eretti con scopi di irrobustimento ma anche per permettere la fuga in caso di pericolo. Molti di questi archi, tipicamente liguri, sono ancora visibili oggi. Dopo la rivoluzione francese e la fine del lungo periodo passato sotto la Repubblica di Genova, le mura, divenute inutili, furono quasi completamente abbattute e sulla spianata di uno dei baluardi della cerchia più esterna (quello della Nunziata) fu costruito il nuovo Duomo di san Maurizio, per sostituire quello più antico, divenuto angusto e pericolante. Il Parasio perse così l'alto campanile sulla cima del borgo, ancora visibile nelle stampe risalenti agli inizi dell'Ottocento. Fino ai primi del Novecento il Parasio era a picco sul lato a mare (solo alcune porticine nelle mura aprivano una ripida via di fuga verso gli scogli in caso di necessità), e la strada nazionale verso la Francia passava nell'interno della cittadina, in vie divenute troppo strette per il crescente traffico. Così fu costruito l'odierno Corso Garibaldi che aggira il promontorio sul lato verso il mare. La Foce è l'antico e suggestivo borgo di pescatori di Porto Maurizio e prende il nome dalla foce del torrente Caramagna, intorno alla quale sorgono le case. È dotata di un porticciolo per barche da pesca (i gozzi) intitolato al marinaio Emanuele Aicardi caduto al Pireo il 25 gennaio 1941. Alla Foce è possibile vedere la casa natale di Giacomo Sciorato eroico generale in Sudamerica il quale, già Colonnello della squadra orientale uruguaiana tra il 1837 e il 1842, arruolò Giuseppe Garibaldi attribuendogli il grado di capitano. Sulla facciata della casa si può leggere la lapide in marmo bianco a lui dedicata da Bartolomeo Bossi. L'antico arco di Sant'Anna che anticamente sorgeva a fianco di una chiesetta coprendone l'ingresso, oggi in disuso ma ancora visibile, e che era munito di possenti battenti che rendevano sicuro il borgo dalle incursioni via mare. La presenza della chiesetta è documentata dal secolo XV come "oratorio di S. Nicolò" ed era sede del Consolato dei marinai. Il 15 luglio 1537, un gruppo di saraceni sbarcati nottetempo presso "i tre scogli", nella zona oggi detta "le Ratteghe", penetrarono nell'oratorio catturando e poi uccidendo le due guardie che ivi dormivano: Aloise Bruno ed Etolo Aicardi. Tali cognomi ancora oggi sono tipici del Borgo della Foce. Oltrepassato l'arco di Sant'Anna si entra in un nucleo che subì trasformazioni nel Seicento e Settecento. Le case più antiche, risalenti al XV e XVI secolo sono le più basse e adiacenti all'antico arco; in origine avevano delle finestre con delle grate in ferro che guardavano verso le abitazioni dell'attuale via De Tommaso, poi murate dalle costruzioni realizzate in aderenza ai primi nuclei abitativi. Alcune di queste antiche abitazioni, realizzate con massi, malta e pietre di mare, erano dotate di cisterne per la raccolta dell'olio e dell'acqua piovana e avevano finestre ad arco, contrariamente a quelle più recenti e settecentesche riscontrabili nei palazzi Berio sito in via De Tommaso (palazzo affrescato dai pittori liguri come Francesco Carrega che operarono nel XVIII secolo) e Lavagna, che ospitò anche Napoleone Bonaparte in attesa della prima campagna d'Italia. Nei secoli scorsi non esistevano né l'attuale molo frangiflutti né il lungomare a riparare dal mare le case: come in tutti gli altri borghi liguri costruiti in riva al mare, queste davano direttamente sulla spiaggia, dove normalmente erano tirate in secca le barche da pesca (vedere ad esempio uno degli ultimi borghi rimasti intatti: Varigotti, vicino a Finale Ligure). Naturalmente, in inverno le mareggiate arrivavano a colpire perfino i muri delle case! Nel 2014 l'area è stata sistemata a isola pedonale con pavimentazione in pietra e aiuole. La mancanza di ripari implicava anche che il mare dovesse essere calmo perché le navi potessero avvicinarsi a riva: a volte queste dovevano attendere per giorni in rada che si presentasse un momento favorevole alle operazioni di carico! Il borgo della Foce, per le caratteristiche dei suoi scorci, è stato anche sfondo per alcune scene del set di un film, realizzato e girato nel 2003 dalla produzione cinematografica tedesca . Dalla spianata intitolata al pittore Luigi Varese, che a fine Ottocento si affacciava dalla sua abitazione ispirandosi con la luce di Porto Maurizio per realizzare le sue opere, è possibile percorrere con facilità la passeggiata pedonale, che a picco sulla costa e sul mare conduce alle spiagge attrezzate del borgo Marina. Il percorso, di circa 10 minuti, avviene in mezzo a cespugli di macchia mediterranea, intervallati da panchine per la sosta su alcuni spazi creati apposta per fruire del panorama. La passeggiata è intitolata a Domenico Moriani, giovane partigiano trucidato dai nazisti nell'ottobre del 1944 all'età di 19 anni. Era nato alla "Foce" nella casetta sopra l'Arco di S. Anna Questa passeggiata risale agli anni settanta; in precedenza, da Corso Garibaldi, detto localmente "il Bulevàr" (la "circonvallazione a mare" costruita nei primi del Novecento per evitare che la strada Statale Aurelia dovesse attraversare il centro storico) al mare non c'era altro che la ripida scogliera detta delle "Ràtteghe" o "Bundàsci". Prima ancora, dalle case di Porto Maurizio, in alto sul promontorio, fino al mare c'era solo qualche orto, tra cui quello delle suore di clausura di Santa Chiara che è visibile ancora oggi, racchiuso da alte mura, sotto le logge del convento omonimo. La Fondura, uno dei primi gruppi di case sorti fuori dalle mura, lungo il letto del torrente Caramagna; il suo nome deriva probabilmente dai tanti orti (fondi) che vi si trovavano e dal fatto che in alcuni punti dà l'impressione di essere "sotto" il livello del mare. Il Prino, altro borgo di pescatori che prende il nome dal torrente omonimo, con le case dai colori pastello disposte in linea continua davanti al mare. L'attuale passeggiata sul mare e la spiaggia di sabbia e ciottoli sono entrambe frutto di lavori di allargamento eseguiti negli anni settanta. In precedenza la strada era più stretta e dava direttamente sugli scogli. È una zona turistica, con ristoranti, bar e locali notturni. Nell'estate 2012 è stata realizzata una spiaggia libera attrezzata. Borgo Marina, antico borgo di pescatori prospiciente il porto, notevolmente ingrandito dagli sviluppi edilizi più recenti. Negli ultimi duecento anni, il porto ha svolto funzioni commerciali, fino all'attuale conversione a soli scopi turistici dopo un lungo periodo di crisi. Un tempo le merci, scaricate a mano, venivano portate fino a Porto Maurizio su carri trainati da cavalli da tiro, lungo l'attuale Via Pirinoli, allora chiamata appunto "muntà di càri" (salita dei carri). Proprio la banchina di Borgo Marina (chiamata Calata Anselmi) ospita la manifestazione biennale internazionale delle Vele d'Epoca. A causa degli insabbiamenti, nei secoli precedenti la vera zona portuale di Porto Maurizio non era questa, quanto piuttosto il braccio di mare davanti al borgo della Foce, anche se gli sbarchi erano soggetti alle condizioni del mare in quanto non esistevano vere strutture di riparo dalle onde. Tutti i moli di difesa oggi visibili, tranne quelli del porto di Borgo Marina già presenti (anche se più piccoli) nell'800, non esistevano prima del Novecento: nella cattiva stagione, le onde colpivano direttamente le case. A partire dal Novecento, nuove costruzioni si sono aggiunte, fondendo fra loro questi borghi, fino ad allora ben distinti, e occupando altre zone prima destinate a orti, giardini e oliveti. Ultimamente la città si è espansa fin quasi a raggiungere anche alcune delle sue frazioni (Artallo, Caramagna, Piani) e a ridurre fortemente lo spazio che l'ha sempre separata da Oneglia. Alcune di queste costruzioni, per le dimensioni, il colore e lo stile contemporaneo sono fortemente stridenti con il panorama tipicamente ligure che il borgo antico offriva, risaltando in modo innaturale nel tessuto urbano originale, anche se alcuni interventi di ricoloritura effettuati negli ultimi anni con le tinte tipiche del Ponente ligure ne hanno in parte diminuito il contrasto con le costruzioni più antiche. Anche le zone collinari circostanti, fino a pochi decenni fa completamente verdi, sono ora puntellate di ville e case sparse. Sorge al centro della città, appena fuori dal nucleo medievale del Parasio ed è la più grande chiesa della Liguria. Il grandioso edificio, in stile neoclassico, su progetto di Gaetano Cantoni, fu consacrata il 28 ottobre 1838, Protagonista dei cicli pittorici che decorarono questa chiesa nei decenni attorno alla metà dell'Ottocento fu Leonardo Massabò. Ex oratorio della confraternita femminile di santa Caterina d'Alessandria, oggi conosciuta popolarmente col nome di "chiesa di San Leonardo da Porto Maurizio", che confina con la casa natale del santo patrono di Imperia (visitabile), in via santa Caterina, nel borgo medioevale di Porto Maurizio. Nella casa natale sono contenuti suoi oggetti personali (libri sacri, il saio, il cilicio) e il calco funebre del volto. All'interno dell'ex oratorio, un altare di Giovanni Battista Casella (1667) con marmo fior di pesco e tele di Gregorio De Ferrari (il suo capolavoro L'Addolorata e le anime purganti) e Sebastiano Conca (Morte di san Giuseppe) Chiesa barocca di Santa Chiara, sempre nel borgo medioevale, facente parte di un convento di monache di clausura (tuttora esistente). Vi sono conservate S. Domenico Soriano e Madonna di Domenico Fiasella e Madonna col Bambino e Santa Caterina del Conca. Il piccolo campanile ha una curiosa cupoletta con sezione triangolare. Annesso al convento è uno splendido loggiato, che domina il mare dall'alto del Parasio e incorpora un'antica torre di avvistamento contro i pirati. Chiesa di S. Maria Maddalena e annesso (ex) convento dei Padri Cappuccini, poi delle Carmelitane (ora trasformato in struttura per anziani), a Borgo Foce Chiesa di San Giuseppe, a Borgo Fondura Chiesa dell'Immacolata e annesso convento dei Padri Cappuccini, tuttora in uso, in Piazza Roma. Cappella medievale (sconsacrata) dei Cavalieri di Malta dedicata a S. Giovanni Battista, a Borgo Marina: si segnala per i portali e l'abside gotico. L'ospizio forniva ospitalità agli appartenenti all'antico ordine cavalleresco in corrispondenza di un importante scalo marittimo delle rotte mediterranee. Nel 1365 vi sostò anche Francesco Petrarca, di ritorno da Avignone. Chiesa Ave Maris Stella, bianca e in stile neogotico, di fronte al bacino portuale di Borgo Marina Oratorio di San Pietro in stile barocco, con un piccolo campanile triangolare posto su un'antica torre cilindrica di avvistamento, sempre nella parte occidentale del borgo medioevale. La costruzione attuale, di fine settecento, è legata a una confraternita di disciplinanti, che fu fondata, per unione di tre antiche casacce medioevali, il 5 settembre 1599. L'oratorio fu completamente affrescato da Tommaso Carrega nel 1790/91 e conserva, all'interno, arredi processionali ed una particolare composizione barocca, detta cartelami ,che erano grandi cartoni dipinti a tema sacro con figure a grandezza naturale, usati nelle rappresentazioni sacre del Seicento. Oratorio di Santa Caterina, in via S. Maurizio. Santuario di Santa Croce alla sommità del Monte Calvario (un colle di fronte a Porto Maurizio, a ponente, il cui vero nome è Monte Gagliardone) Tutte le ultime tre chiese sono sedi di antiche confraternite. Vedere qui una galleria delle chiese di Porto Maurizio. Dal Medioevo a tutto il Settecento la costa della riviera ligure di ponente era infestata da frequenti attacchi dei pirati musulmani provenienti dalle coste del nordafrica: dapprima i Saraceni, poi dai Turchi. Per difendersi da queste scorrerie, poiché i pirati agivano soprattutto con attacchi di sorpresa, fu necessario costruire una rete di torri per l'avvistamento e l'allarme. La rete era costantemente presidiata e, in caso di avvistamento di naviglio ostile, a mezzo di fuochi accesi sulla sommità delle torri trasmetteva in breve tempo l'allarme da una torre all'altra e anche all'entroterra (con questo sistema si poteva arrivare a distanze considerevoli: vi sono infatti torri di questo tipo anche fra Ormea e Garessio, ovvero a oltre cinquanta chilometri di distanza dal mare). Molte di queste torri, a base sia rotonda sia quadrata, rimangono ancora oggi (qualcuna è stata trasformata in abitazione, ma la sua funzione originaria rimane ancora leggibile). Negli immediati dintorni di Porto Maurizio ve ne sono parecchie, di cui la Torre di Prarola, immediatamente a ovest del centro storico, ancora oggi è ben visibile, direttamente sul mare. Una di esse è oggi inglobata nel complesso delle Logge di Santa Chiara. Una delle frazioni di Porto Maurizio si chiama proprio Torrazza ed è dominata ancora oggi dalla torre di avvistamento medioevale. Le mura di Porto Maurizio non esistono più, né la cerchia medievale, più stretta, né quella successiva, rinascimentale. La cerchia più recente comprendeva, seguendo la tecnica militare di allora, quattro baluardi sporgenti: della SS.Nunziata: dove fu poi costruita l'attuale Basilica di San Maurizio; di S. Bernardo (o del Macello): nella zona di fronte alla Basilica; di S. Gio Batta (o della Foce o Miradore delle Erbe): è l'unico in parte rimasto, adiacente all'attuale Palestra Maggi (in via Barnabò Silorata); di S. Maurizio (o Miradore d'Oneglia): in cima all'attuale via Aurelio Saffi. La fortificazione è scomparsa, ma i muri di sostegno dei palazzi sulla Piazzetta Miradore inglobano ancora una piccola garitta, risalente probabilmente a quell'epoca. Le mura comprendevano tre porte principali: Porta Martina: una doppia porta ad arco che fa capire quanto fosse piccola allora la città. Quella superiore è quella medievale ed è l'unica rimasta intatta. L'inferiore, rinascimentale, si trova in cima all'attuale via Carducci (ex Via Maria Cristina, luogo di nascita del poeta Conte Giuseppe). In passato era molto più grandiosa, ma la costruzione originale fu smontata e trasportata a Genova dove per anni, col nome di Porta Pila, segnò la fine dell'attuale via XX Settembre. Quando questa strada fu allargata, la porta fu nuovamente spostata appena sopra la stazione di Brignole, dove si può vedere tuttora (e naturalmente non fu più restituita a Porto Maurizio, nonostante varie richieste in tal senso); Porta da Strà: era fra i baluardi della Nunziata e di S. Bernardo e immetteva direttamente, dall'attuale via S. Maurizio, nel centro commerciale del borgo (Ina strà, l'attuale via Strafforello). Non ne resta più nulla; Porta di S. Gio Batta (o della Foce o delle Erbe): nei pressi del bastione omonimo. Anche se la porta non esiste più, è comunque rimasto identico il sottopasso che porta verso Borgo Foce tramite la muntà di Féri ("salita dei ferri"), l'attuale via Bartolomeo Bossi. esistevano infine due Portelli, di minore importanza perché solamente pedonali: il Portello di S. Maurizio: adiacente all'omonimo baluardo (nei pressi dell'attuale Salita Carrega), che immetteva su una mulattiera che scendeva velocemente a Borgo Marina attraverso gli orti (bràie). Anche questo è scomparso, ma quel percorso è rimasto nelle attuali vie (pedonali) Francesco Petrarca e Croce di Malta; il Portello delle Chiàzore (Purtéllu de Ciàsure): ancor oggi esistente e molto suggestivo (è in cima alla scalinata di via Fiume), che dal Parasio scendeva direttamente sulla scogliera sottostante (i cosiddetti Bundàsci o Ràtteghe) vedi Monumenti di Imperia Gli abitanti di Porto Maurizio vengono spesso chiamati Cacelòtti, poiché nei secoli scorsi la famiglia locale dei Cacello forniva i boia per le esecuzioni capitali, mentre quelli di Oneglia erano detti Ciantafùrche (costruttori di forche), perché costruivano il patibolo in uno scoglio piatto sul mare (detto appunto e Giüstìxe - "Le Giustizie"), in una zona fra le due località, ora interrata a causa delle espansioni edilizie del Novecento. La cittadinanza, in tempi in cui non esistevano assistenze pubbliche, era organizzata in confraternite a scopo religioso e assistenziale. Alcune (come la Confraternita della Buona Morte, che forniva i servizi funerari) si sono estinte, altre invece esistono ancora: Confraternita di S. Pietro; Confraternita della Santissima Trinità; Confraternita di S. Caterina (detta delle Caterinette); Confraternita di Sant Antonio (Borgo Marina). Un fatto curioso che riguarda la società portorina è la loro familiarità con i costumi sabaudi, diventati di uso comune in città. A differenza della Contea di Nizza e del Principato di Oneglia, seppur Stati dove la figura del regnante era ricoperta da un membro della casata Savoia, i loro costumi rimasero sempre più grezzi e popolari Sono tipiche di Porto Maurizio le celebrazioni della Settimana Santa, inalterate da secoli, in particolare: i cosiddetti Sepolcri, in realtà celebrazioni dell'Ultima Cena. In occasione del Giovedì santo, tutte le chiese abbelliscono un altare secondario con decorazioni floreali e vegetali (tipicamente con piatti in cui è stato fatto germinare del grano tenuto all'ombra, che rimane quasi bianco), petali di fiori o decorazioni con drappi e disegni fatti con polveri colorate con il tema dell'eucaristia. Poiché sono decorazioni gioiose, devono essere rimosse in occasione del Venerdì Santo per cui durano soltanto pochi giorni. Tipica della devozione popolare è la visita in successione di tutti i Sepolcri; la processione della sera del Giovedì santo, in cui le cantorìe delle varie confraternite della città passano di chiesa in chiesa, ripetendo antichissimi canti a cappella in latino; la Cařà d'a Cruxe (Calata della Croce) al Venerdì Santo: si rievoca ritualmente la Deposizione di Cristo nel Duomo spoglio, spento e silenzioso, con l'altare trasformato in Golgota coprendolo con cartapesta che simula la roccia (un po' come nei presepi, ma qui le dimensioni non sono ridotte) e utilizzando una statua con le braccia snodate, che permette di ricreare in modo realistico la scena della Deposizione. I membri della confraternita della Santissima Trinità si alternano a schiodare e calare dalla croce il Cristo, portandolo poi in processione nella piazza del Duomo insieme con gli oggetti utilizzati (chiodi, martello, scale, bende, eccetera). Tutto avviene nel silenzio più totale e le martellate e i rumori dell'operazione, amplificati dalle dimensioni della chiesa, rendono la cerimonia particolarmente toccante. Nel passato, la sua economia era basata sulla pesca e la navigazione, sia d'altura sia di piccolo cabotaggio (generazioni di portorini hanno praticato questa professione in tutti i mari del mondo, prima sui velieri, poi sui "vapori"), ma soprattutto sulla produzione e il commercio dell'olio di oliva, per cui era celebre nell'intero Mediterraneo. Oggi è quasi prevalentemente turistica, basandosi sulle spiagge, il porto turistico (di cui è in costruzione un radicale ampliamento) e il clima indubbiamente favorevole. La località era servita dalla stazione ferroviaria di Imperia Porto Maurizio, sulla linea Genova-Ventimiglia, sostituita nel 2016 dalla nuova stazione unificata di Imperia in conseguenza del raddoppio e dello spostamento a monte della ferrovia. Il trasporto pubblico è svolto con autoservizi svolti dalla Riviera Trasporti. Fra il 1893 e il 1895 la città era collegata alla vicina Oneglia tramite una tranvia a cavalli. Nel 1926 fu inaugurata sul medesimo tracciato una tranvia elettrica gestita dalla Società Tranvie Elettriche Provincia di Imperia (STEPI), che rimase in esercizio fino al 1947. Leonardo da Porto Maurizio Leonardo Massabò Pietro Bernabò Silorata Gustavo Stafforello Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porto Maurizio Sito ufficiale del comune di Imperia, su comune.imperia.it. URL consultato il 15 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2005).