place

Mausoleo di Galla Placidia

Architetture paleocristiane di RavennaMausolei d'ItaliaPagine che utilizzano collegamenti magici ISBNPagine con collegamenti non funzionantiPagine con mappe
Patrimoni dell'umanità d'ItaliaRavenna romanaVoci con codice GNDVoci con codice J9UVoci con codice LCCNVoci con codice VIAFVoci non biografiche con codici di controllo di autorità
Ravnna gallaplacidia
Ravnna gallaplacidia

Il mausoleo di Galla Placidia risale alla prima metà del V secolo, all’incirca dopo il 425 d.C., e si trova a Ravenna poco distante dalla basilica di San Vitale. La sua identificazione funzionale con un edificio funebre e quella della sua committente, l'imperatrice Galla Placidia, sono ampiamente diffuse in ambiente accademico, ma non vi è certezza di nessuna delle due: l'edificio potrebbe essere stato una semplice cappella pertinente alla chiesa di Santa Croce, cui era collegata con un nartece poi andato distrutto, come un martyrium o un oratorio. Il mausoleo è inserito, dal 1991, nella lista dei siti italiani patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, all'interno del sito seriale "Monumenti paleocristiani di Ravenna". Secondo la tradizione Galla Placidia, figlia di Teodosio, reggente dell'Impero romano d'Occidente per il figlio Valentiniano III, avrebbe fatto costruire questo mausoleo per sé, il marito Costanzo III e il fratello Onorio. Tale tradizione non è confermata da dati documentari ed è riportata come tradizione orale da Agnello Ravennate nel suo Liber pontificalis ecclesiae ravennatis. Quasi certamente non fu comunque utilizzato come mausoleo di Galla Placidia, poiché le fonti riportano come essa morì a Roma nel 450 e lì fu sepolta nel Mausoleo onoriano. Secondo una versione assai poco probabile, forse una leggenda, la salma di Galla, imbalsamata per sua espressa volontà, sarebbe stata riportata a Ravenna e collocata in un sarcofago nel mausoleo dove, per più di un millennio, la si sarebbe potuta osservare attraverso una feritoia finché un giorno, nel 1577, un visitatore disattento, per vedere meglio, avrebbe avvicinato troppo la candela alle vesti dell'imperatrice, mandando tutto a fuoco. Tuttavia è generalmente accettato che tale costruzione sia un mausoleo imperiale annesso alla chiesa di Santa Croce, secondo un modello documentato sia a Roma (mausoleo di Santa Costanza) che a Costantinopoli. Infatti l'edificio, in origine era collegato con un portico, ora perduto, alla chiesa della quale oggi rimangono pochi resti. In seguito fu probabilmente un oratorio dedicato a san Lorenzo e ai santi Nazario e Celso. La cupola con il suo cielo stellato, sembra essere stata fonte d’ispirazione per il compositore Cole Porter, durante il suo viaggio di nozze, per la creazione del noto brano Night and Day.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Mausoleo di Galla Placidia (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Mausoleo di Galla Placidia
Via Galla Placidia, Ravenna

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Mausoleo di Galla PlacidiaContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 44.42111 ° E 12.196945 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Via Galla Placidia
48121 Ravenna
Emilia-Romagna, Italia
mapAprire su Google Maps

Ravnna gallaplacidia
Ravnna gallaplacidia
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Porta Serrata
Porta Serrata

Porta Serrata è una porta situata al lato nord della cinta muraria della città di Ravenna. Porta Serrata si trova dove si situava l'argine del fiume Montone, deviato nel 1739 fino a via di Roma. L'attuale porta venne eretta nel 1583 e fino a quell'anno l'apertura principale della città verso nord era costituita da Porta Anastasia. Il progettista della porta fu l'ingegnere Giovanni Antonio Giappuccini e gli artefici furono Pier Francesco Piccinini e Marco Previati. Dal XIII secolo la porta cominciò ad essere chiamata Porta Anastaxe e fu aperta sul Murnuovo. La porta fu chiusa (ovvero serrata) dai Polentani nel XV secolo. Nel 1441 la chiusura venne confermata dai Veneziani (erano diventati i nuovi padroni della città spodestando i Da Polenta) per motivi di sicurezza militare. Venne chiusa per sortilegio perché una profezia disse che il casato Polentano sarebbe finito da gente entrata in quella porta. Nel 1511 con il Governo Pontificio venne riaperta, con grande soddisfazione del popolo. Nel 1582 il cardinale Guido Luca Ferrero realizzò un'opera di rinnovamento urbanistico della città, diventando però tristemente noto per aver distrutto la Porta Aurea. Per completare l'intervento urbanistico il Cardinale fece progettare una nuova porta facendo chiudere la vecchia Porta Anastasia. La porta per un certo periodo venne anche chiamata Giulia, proprio in onore di papa Giulio II, ma anche quest'ultima ereditò il nome dalla Porta antica. Negli anni successivi vennero anche fatti dei lavori di restauro, perché nel 1621 crollò la volta, assieme al ponte di legno che sovrappassava il fiume Montone uccidendo venti persone durante una festa. La porta fu restaurata dal cardinal legato Alderano Cybo. La ricostruzione terminò nel 1650, come si legge nell'epigrafe "S.P.Q. RAV. A.D. MDCL". Inoltre venne fatto scolpire il cognome "Cybo" sulla chiave di volta dell'arco esterno. All'esterno della porta si ergevano due grandi pilastri composti da quattro elementi: una base di laterizi, un piedistallo addossato ad un grosso dado e infine un vaso con una sfera di marmo nel cui contorno ricorreva quattro volte un'aquila bicipite del cardinal Cybo. Pur priva di funzioni difensive, la porta presenta un carattere militare che ricorda la significativa presenza della milizia a difesa della città. Maurizio Mauro, Mura porte e torri di Ravenna, Ravenna, Adriapress, 2000, ISBN 88-87337-04-7. Wladimiro Bendazzi, Riccardo Ricci, Ravenna. Guida alla conoscenza della città. Mosaici arte storia archeologia monumenti musei, Ravenna, Edizioni Sirri, 1992, ISBN 88-86239-00-9. Gianfranco Stella, Quaderni Ravennati, Ravenna, Settembre. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta Serrata Porta serrata Informazioni generali sulla città Archiviato il 28 agosto 2019 in Internet Archive. Sito del turismo di Ravenna, su turismo.ra.it. URL consultato il 28 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2019).