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Chiesa di Santo Stefano degli Ulivi

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Chiesa di Santo Stefano degli Ulivi Ravenna
Chiesa di Santo Stefano degli Ulivi Ravenna

La chiesa di Santo Stefano degli Ulivi è un ex edificio di culto cattolico situato in piazza Mameli, nel centro storico di Ravenna.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santo Stefano degli Ulivi (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santo Stefano degli Ulivi
Piazza Goffredo Mameli, Ravenna

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48121 Ravenna
Emilia-Romagna, Italia
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Chiesa di Santo Stefano degli Ulivi Ravenna
Chiesa di Santo Stefano degli Ulivi Ravenna
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Luoghi vicini

Porta Serrata
Porta Serrata

Porta Serrata è una porta situata al lato nord della cinta muraria della città di Ravenna. Porta Serrata si trova dove si situava l'argine del fiume Montone, deviato nel 1739 fino a via di Roma. L'attuale porta venne eretta nel 1583 e fino a quell'anno l'apertura principale della città verso nord era costituita da Porta Anastasia. Il progettista della porta fu l'ingegnere Giovanni Antonio Giappuccini e gli artefici furono Pier Francesco Piccinini e Marco Previati. Dal XIII secolo la porta cominciò ad essere chiamata Porta Anastaxe e fu aperta sul Murnuovo. La porta fu chiusa (ovvero serrata) dai Polentani nel XV secolo. Nel 1441 la chiusura venne confermata dai Veneziani (erano diventati i nuovi padroni della città spodestando i Da Polenta) per motivi di sicurezza militare. Venne chiusa per sortilegio perché una profezia disse che il casato Polentano sarebbe finito da gente entrata in quella porta. Nel 1511 con il Governo Pontificio venne riaperta, con grande soddisfazione del popolo. Nel 1582 il cardinale Guido Luca Ferrero realizzò un'opera di rinnovamento urbanistico della città, diventando però tristemente noto per aver distrutto la Porta Aurea. Per completare l'intervento urbanistico il Cardinale fece progettare una nuova porta facendo chiudere la vecchia Porta Anastasia. La porta per un certo periodo venne anche chiamata Giulia, proprio in onore di papa Giulio II, ma anche quest'ultima ereditò il nome dalla Porta antica. Negli anni successivi vennero anche fatti dei lavori di restauro, perché nel 1621 crollò la volta, assieme al ponte di legno che sovrappassava il fiume Montone uccidendo venti persone durante una festa. La porta fu restaurata dal cardinal legato Alderano Cybo. La ricostruzione terminò nel 1650, come si legge nell'epigrafe "S.P.Q. RAV. A.D. MDCL". Inoltre venne fatto scolpire il cognome "Cybo" sulla chiave di volta dell'arco esterno. All'esterno della porta si ergevano due grandi pilastri composti da quattro elementi: una base di laterizi, un piedistallo addossato ad un grosso dado e infine un vaso con una sfera di marmo nel cui contorno ricorreva quattro volte un'aquila bicipite del cardinal Cybo. Pur priva di funzioni difensive, la porta presenta un carattere militare che ricorda la significativa presenza della milizia a difesa della città. Maurizio Mauro, Mura porte e torri di Ravenna, Ravenna, Adriapress, 2000, ISBN 88-87337-04-7. Wladimiro Bendazzi, Riccardo Ricci, Ravenna. Guida alla conoscenza della città. Mosaici arte storia archeologia monumenti musei, Ravenna, Edizioni Sirri, 1992, ISBN 88-86239-00-9. Gianfranco Stella, Quaderni Ravennati, Ravenna, Settembre. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Porta Serrata Porta serrata Informazioni generali sulla città Archiviato il 28 agosto 2019 in Internet Archive. Sito del turismo di Ravenna, su turismo.ra.it. URL consultato il 28 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2019).

Mausoleo di Teodorico
Mausoleo di Teodorico

Il Mausoleo di Teodorico, a Ravenna, è la più celebre costruzione funeraria degli Ostrogoti. Non sappiamo con precisione quando e da chi fu costruito, vale a dire se alla sua realizzazione provvedesse lo stesso Teodorico il Grande (pertanto prima del 526), o se vi provvedesse la figlia Amalasunta a ridosso della morte del padre. Il mausoleo è inserito, dal 1996, nella lista dei siti italiani patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, all'interno del sito seriale "Monumenti paleocristiani di Ravenna". Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il Polo museale dell'Emilia-Romagna, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei. Il monumento fu costruito all'esterno della cerchia muraria della città, in una zona da tempo occupata da una necropoli, che forse aveva un settore riservato ai Goti. Dopo la Prammatica Sanzione (a. 560) l'edificio entrò a far parte dei beni della Chiesa di Ravenna. Non sappiamo se l'edificio fosse riconsacrato in quella occasione. Il Protostorico Andrea Agnello, che visse nella prima metà del IX secolo, informa che ai suoi tempi l'edificio era adibito al culto con il nome di "Santa Maria ad Farum", per la vicinanza di un porto dotato di faro. Oggi il mausoleo è inserito in un parco nell'immediata vicinanza del centro di Ravenna. La costruzione si distingue da tutte le altre architetture ravennate per il fatto di non essere costruito in mattoni, ma con blocchi di pietra d'Aurisina per ricordare il Palazzo di Diocleziano a Spalato; il mausoleo presenta una pianta decagonale e l'impostazione a pianta centrale riprende la tipologia di altri mausolei romani (come il Mausoleo di Cecilia Metella), ed è caratterizzato da due ordini: Il primo è esternamente decagonale, con nicchie su ciascun lato coperte da solidi archi a tutto sesto, mentre all'interno ha un vano cruciforme, con destinazione di camera sepolcrale; Il secondo è più piccolo, raggiungibile da una scala esterna e anticamente circondato da un deambulatorio con colonnine che lo rendevano più aggraziato e del quale restano solo tracce nell'attaccatura di archi alla parete. È anch'esso a forma decagonale all'esterno, ma diviene circolare al livello del fregio. Il vano interno è circolare, con una sola nicchia ad arco provvisto di croce. Oggi vi si trova la vasca di porfido rosso, priva di lastra superiore e che conteneva il corpo del re, i cui resti furono rimossi durante la dominazione bizantina. La caratteristica più sorprendente dell'edificio è costituita dalla copertura formata da un enorme unico monolite a forma di calotta, anch'esso in pietra Aurisina, di 10,76 metri di diametro e 3,09 di altezza, per un peso di circa 230 tonnellate. Fu trasportato per mare e issato sull'edificio tramite le sue dodici anse (occhielli). Il forte senso di massa dell'edificio dovuto all'utilizzo della pietra segnala la continuità di questo con gli heroon di tradizione romana (la calotta presenta una spaccatura che diede origine a diverse leggende riguardanti Teodorico). Come si sia riusciti a posizionare il monolite in cima alla costruzione non è ancora oggi del tutto chiaro; due possibili ipotesi potrebbero essere che esso sia stato alzato sull'edificio man mano che questo veniva costruito, o che gli architetti fecero costruire una specie di diga, una "piscina", attorno al mausoleo completato e che quindi abbiano trasportato con una zattera il monolite fino alla cima. Inoltre qui si trova all'esterno una fascia decorativa con un motivo "a tenaglia", l'unica testimonianza a Ravenna di una decorazione desunta dall'oreficeria gota invece che dal repertorio romano-bizantino. Oltre a rifarsi alla tradizione romana e nordica (gota), l'edificio presenta influssi siriaci nell'accentuata cornice di coronamento. Das Grabmal Theoderichs zu Ravenna, untersucht und gedeutet von Robert Heidenreich und Heinz Johannes; unter Mitarbeit von Christian Johannes und Dieter Johannes, Wiesbaden 1971. Raffaele Santillo, Il "Saxum ingentem" a Ravenna a copertura del mausoleo di Teoderico. Problemi e soluzioni, "Opuscola Romana 20., Acta instituti romani regni sueciea", pp. 106-133. Manolis Korres, Wie kam der Kuppelstein auf den Mauerring? Die einzigartige Bauweise des Grabmals Theoderichs des Grossen zu Ravenna und das Bewegen schwerer Lasten, in Zwischen Rom und Karthago: Beiträge für Friederich Rakob zum 25. juli 1996, Sonderdruck aus Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Römische Abteilung, b. 104, 1997, pp. 220-258. Giordano Conti, Michele Berti, Lacune e integrazioni murarie nel mausoleo di Teodorico a Ravenna, "Scienza e beni culturali", 13 (1997), pp. 362-378. Pierluigi De Vecchi, Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, vol. 1, Milano 1999. Louis Hautecoeur, Mistica e architettura. Il simbolismo del cerchio e della cupola, edizione italiana a cura di Guglielmo Bilancioni, Torino 2006, pp. 153, 363-364. Jean-Jacques Terrin, Cupole, Milano 2006, pp. 46, 100, 161-162. Deborah Mauskopf Deliyannis, Ravenna in late antiquity, Cambridge 2010, pp. 124-136. Arte ravennate Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul mausoleo di Teodorico mausoleo di teodorico leggenda Scheda del mausoleo con dati e orari d'apertura, su turismo.ravenna.it.