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Orle (Sesana)

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Orle (in sloveno Orlek) è un paese della Slovenia, frazione del comune di Sesana. La località che si trova a 346 metri s.l.m. e confina direttamente con l'Italia, è situata a 3 chilometri dal capoluogo comunale. A sud-est dell'insediamento, subito a nord della foresta di Gropada (Gropajska gmajna), ci sono i resti della vecchia polveriera di Orle (Stara Orleška smodnišnica). Un percorso ciclabile la collega con Trebiciano e Opicina in Italia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Orle (Sesana) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Orle (Sesana)
Unità amministrativa Sesana

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Latitudine Longitudine
N 45.690294 ° E 13.842903 °
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6210 Unità amministrativa Sesana
Slovenia
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Padriciano

Padriciano (Padrich in italiano originale, prima dell'italianizzazione, Padriciàn in dialetto triestino, Padriče in sloveno) è un quartiere del comune di Trieste, posto a 359 m s.l.m. nell'Altopiano Carsico. Fino al XVII secolo il territorio ove sorge il borgo era di proprietà delle monache benedettine di Trieste. Il nome deriva forse da Tomaso Padrichiar che acquistò la proprietà nel 1619; proprietà chiamata fino a quel momento Bovolenta. È tuttavia possibile anche un'altra etimologia: il nome Padriče deriverebbe dallo sloveno "podgrič", lett. "sottomonte"; Padričar sarebbe quindi da ritenersi un nome di persona derivante dal luogo di residenza, al pari di Furlan, Romano, Napolitano. È invece documentata la presenza di una famiglia Grgič (cognome tuttora presente in paese) sin dal 1584, anno che si ritiene fondativo per il paese. La chiesa di Padriciano è stata costruita nel 1898 dagli stessi abitanti del luogo, riuniti in un consorzio (l'attuale Consorzio boschivo - Gozdna zadruga). La chiesetta è consacrata ai SS. Cirillo e Metodio. Sulla facciata principale si erge un monumento che ricorda le vittime della seconda guerra mondiale. Durante in ventennio fascista e la successiva occupazione nazista sono state infatti molte le famiglie colpite da repressioni, deportazioni ed esecuzioni; per questo l'adesione alla lotta di liberazione, ed in particolare al movimento partigiano, è stata praticamente unanime. Prima dell'annessione all'Italia nel 1918/1920, Padriciano era abitato in stragrande maggioranza da sloveni; secondo l'ultimo censimento austriaco del 1911, il 97,3% della popolazione era di madrelingua slovena, in quello del 1900 la popolazione residente risultava di 254 unità . Padriciano è conosciuto per la presenza nel suo territorio di un ex campo profughi, attivo per un lungo periodo dopo l'esodo dall'Istria e dal 2004 sede del Museo di Carattere Nazionale C.R.P. (Centro Raccolta Profughi). Un altro campo, poco distante dal paese, è stato allestito successivamente per accogliere persone che fuggivano da Paesi comunisti dell'Europa orientale. La località oggi è nota in tutta Europa per la presenza, dal 1981, dell'AREA Science Park, il principale campus scientifico di Trieste e il più grande parco scientifico e tecnologico d'Italia; sono attive nel paese un'associazione culturale (Slovan) e due associazioni sportive, ASD Gaja e Tennis Club Triestino. Nelle immediate vicinanze di quest'ultima si trova un complesso di campi da golf.

Foiba di Monrupino
Foiba di Monrupino

La foiba di Monrupino, già nota come foiba 149 di Monrupino o abisso di Monrupino, si trova nel comune di Trieste a circa 11 km da Trieste in direzione Monrupino (TS).. Costituisce una tipica cavità carsica, profonda 180 metri, che si apre in fondo ad una dolina, con un'imboccatura di 10 metri per 15. Attualmente si presenta con una copertura tombale di 150 m² riportante la raffigurazione di una croce in pietra bianca del Carso. Alla fine della seconda guerra mondiale, dentro questa foiba furono gettate dalle truppe del maresciallo Tito circa una cinquantina di salme, principalmente militari tedeschi caduti durante la battaglia di Opicina o prigionieri fucilati. Il numero dei corpi risulta dall'esplorazione fatta dall'ispettore della Polizia Civile Umberto De Giorgi negli ultimi mesi del 1945 e i primi del 1946. Oltre a questi, a Monrupino furono infoibati i ferrovieri Vittorio Cima, Luciano Manzin e Mario Mauri. Accusati di aver rubato un maiale, vennero arrestati il 10 maggio 1945 su ordine del capo della sezione criminale della Difesa Popolare di Opicina - Žarko Besednjak - dalle guardie del popolo Michele Gallo, Bruno Vidali e Giuseppe Taucer e da altri uomini facenti parte della struttura di polizia messa in piedi dal Partito Comunista Jugoslavo e dall'OZNA nel periodo dell'occupazione militare di Trieste da parte dell'EPLJ. Condotti di fronte ad un tribunale del popolo, sito presso l'osteria "Da Giovanna" di Rupingrande, il 20 maggio successivo Cima, Manzin e Mauri vennero giudicati colpevoli di furto, portati presso la foiba, uccisi con un colpo di pistola alla nuca e gettati dentro. L'8 gennaio 1948 si aprì di fronte alla Corte d'assise di Trieste il processo per l'omicidio dei tre ferrovieri e di altre dodici persone. Accusati anche di sottrazione e distruzione di cadavere, tutti gli imputati vennero condannati: fra gli altri, Žarko Besednjak a 15 anni di prigione, Boris e Piero Vidali a 10 anni, Emilio Sossich e Miroslavo Purich a 6 anni e 3 mesi. Nel corso del processo risultò che i tre ferrovieri erano stati condannati ed uccisi senza interrogatorio nel corso del loro improvvisato processo, senza che venisse elevata un'accusa precisa e senza nessuna difesa.