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Gabicce Mare

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Gabicce Mare.
Gabicce Mare.

Gabicce Mare (Al Gabez in romagnolo, El Gabéc' in dialetto gallo-piceno) è un comune italiano di 5 471 abitanti della provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche. Gabicce Mare è il comune più a settentrione della regione Marche, al confine con l'Emilia-Romagna. Risulta anche il comune meno esteso della provincia di Pesaro e Urbino. Sorge su una piccola baia detta Baia degli Angeli, sull'ultima propaggine della costa romagnola, alle pendici settentrionali del Monte San Bartolo. Nel territorio comunale scorrono il torrente Tavollo e il suo affluente Taviolo, che si uniscono nei pressi del centro cittadino. Il clima è temperato-subcontinentale, simile a quello della Pianura Padana con influsso mitigante marino. In inverno la nevosità media è di 10 cm, con neve portata generalmente dal vento di ponente proveniente dalla pianura. In alcuni casi si sono avuti accumuli nevosi notevoli per una città costiera (ad es 15-17 dicembre 2010 con 45 cm, 31 gennaio 2010 con 30 cm, febbraio 2018 con 35 cm). A causa della brezza di mare in estate la temperatura massima nell'arco della giornata supera raramente i 33 °C, con umidità relativamente elevata, mentre la brezza di terra mantiene le minime notturne lievemente più alte dell'entroterra romagnolo. Nei giorni in cui spira il garbino (o libeccio, vento catabatico che scende dall'Appennino), le temperature possono raggiungere anche i 38-39 °C, con umidità relativa bassa. Fra gli ordinari temporali estivi se ne verificano occasionalmente alcuni molto intensi; in qualche caso con generazione di trombe marine (come il 23 novembre 2001). Il vento maggiormente degno di nota, è la bora (nel settembre 2004 ha toccato i 150 km/h) che, insieme allo scirocco, produce anche forti mareggiate. L'attuale toponimo deriva da quello alto-medievale Castellum Ligabitii ("castello di Ligabizio"), poi divenuto Le Gabicce. Il sito era già abitato in epoca Romana, come testimoniano i ritrovamenti archeologici. Il primo aggregato urbano coincide con l'odierna Gabicce Monte, sul promontorio. L'abitato era dotato di una fortezza, menzionata dalle fonti per la prima volta nel 998 (Castellum Ligabitii). Nel Medioevo la storia di Gabicce seguì quella del Ducato di Urbino. Nel XVI secolo due abili vasai originari di Gabicce, Girolamo e Giacomo Lanfranco, idearono una particolare tecnica di lavorazione della ceramica con l'utilizzo di oro zecchino che li rese famosi in tutta Europa. Nel 1631, con la devoluzione del Ducato alla Santa Sede, Gabicce divenne un dominio diretto dello Stato della Chiesa. La città conobbe un vero sviluppo economico solo dopo la prima guerra mondiale, quando sulla foce del fiume Tavollo, in comune con l'adiacente Cattolica, venne costruito il porto. Fu così possibile incrementare l'attività di pesca e dare inizio alle attività turistiche. In pochi decenni la città bassa, chiamata Gabicce Mare, divenne la parte del paese più sviluppata demograficamente ed economicamente, tanto che nel 1942 vi fu trasferito il municipio e determinò la nuova denominazione del comune. Nei decenni del secondo dopoguerra Gabicce Mare ha conosciuto un notevole sviluppo turistico, legato a quello della Riviera romagnola, della quale segna, col promontorio di Gabicce Monte, l'estremità meridionale. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 23 ottobre 1997. Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di bianco. Abitanti censiti Secondo i dati ISTAT del 2016, la popolazione straniera era di 573 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate erano: Romania: 132 Albania: 88 Ucraina: 88 Senegal 29 Russia 29 Macedonia del Nord 27 Bulgaria 23 L'economia si basa essenzialmente sulle attività turistiche. Il comune si fregia della Bandiera Blu, riconoscimento conferito dalla FEE alle migliori località costiere europee. La città è collegata alla rete autostradale tramite il casello Cattolica - San Giovanni - Gabicce Mare dell'A14 Adriatica, situato poco fuori dal confine comunale, nel comune di San Giovanni in Marignano. Il collegamento ferroviario (linea Bologna-Ancona) è dato dalla stazione di Cattolica-S.Giovanni-Gabicce, di poco esterna ai confini comunali, nel territorio di Cattolica. A giugno 2008 è stato inaugurato un ponte mobile pedonale-ciclabile che collega Gabicce Mare (PU) alla confinante Cattolica (Provincia di RN). Ötigheim, dal 1999 Bruxelles, dal 2003 Eguisheim, dal 2007 Guastalla, dal 2009 Nocera Umbra, dal 2011 La squadra principale è A.S.D. Gabicce Gradara Calcio che milita in Promozione ed è unita sportivamente al comune di Gradara, l'altra è invece il F.C.D. San Bartolo che disputa il campionato di Seconda Categoria dell'Emilia-Romagna. Per tre volte Gabicce è stata sede di arrivo e/o partenza di tappa del Giro d'Italia: 1976, 1977, 2013. 1976: arrivo 11ª tappa Terni-Gabicce, vinta da Antonio Menéndez; partenza 12ª tappa Gabicce-Porretta Terme, vinta da Sigfrido Fontanelli; 1977: arrivo 6ª-1ª tappa Spoleto-Gabicce, vinta da Freddy Maertens; 6ª-2ª tappa Gabicce-Gabicce, vinta da Freddy Maertens; partenza 7ª Gabicce-Forlì, vinta da Freddy Maertens; 2013: 8ª tappa Gabicce-Saltara (cronometro individuale), vinta da Alex Dowsett. Linea Ferroviaria Bologna-Ancona Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gabicce Mare Sito ufficiale, su comune.gabicce-mare.pu.it.

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Gabicce Mare
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Stazione di Cattolica-San Giovanni-Gabicce
Stazione di Cattolica-San Giovanni-Gabicce

La stazione di Cattolica-San Giovanni-Gabicce è uno scalo ferroviario viaggiatori e merci della linea ferroviaria Bologna-Ancona, ubicato sul territorio di Cattolica (RN). La stazione venne edificata nell'ambito dei lavori di costruzione dell'asse ferroviario Bologna-Ancona ed entrò in esercizio in concomitanza con l'apertura ufficiale della tratta di 93 km Rimini-Falconara Marittima-Ancona, avvenuta il 17 novembre 1861, inaugurata dieci giorni prima dal passaggio di Vittorio Emanuele II diretto con la sua corte sino al nodo terminale di Ancona. Con tale inaugurazione si attuava il definitivo collegamento ferroviario tra Bologna e le località della Riviera adriatica. L'intera struttura ferroviaria venne gestita inizialmente dalla concessionaria Società generale delle strade ferrate romane, ma dopo il riordino delle ferrovie previsto dalla legge del 14 maggio 1865, n. 2279 fu affidata dallo Stato alla Società per le strade ferrate romane, per passare dopo pochi anni, a seguito della crisi di quest'ultima, alla Società Italiana per le strade ferrate meridionali che la mantenne fino alla statalizzazione delle ferrovie attuata del 1905. La stazione inizialmente era denominata "Cattolica-San Giovanni" (Cattolica rimase una frazione del comune di San Giovanni in Marignano fino al 1896); dal 1950 ha assunto la nuova denominazione di "Cattolica-San Giovanni-Gabicce" diventando scalo anche del comune marchigiano di Gabicce Mare. La stazione dispone di tre binari. L'impianto è servito solo da treni regionali nel periodo invernale mentre nel periodo estivo effettuano servizio di fermata nella stazione anche treni InterCity e Frecciarossa. Nella stagione estiva è anche fermata dei treni "Orobic Line". La stazione è priva di capostazione ed è gestita in telecomando dal Dirigente Centrale Operativo (DCO) di Bari Lamasinata. La stazione è servita da treni regionali svolti da Trenitalia Tper e Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la regione Emilia-Romagna e le Marche. A novembre 2019, la stazione risultava frequentata da un traffico giornaliero medio di circa 1 639 persone (822 saliti + 817 discesi). La stazione è classificata da RFI nella categoria silver. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Bar Servizi igienici Sala di attesa Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Cattolica-San Giovanni-Gabicce Ancona, dall'arrivo del primo treno alla attuale stazione

Chiesa di San Pio V (Cattolica)
Chiesa di San Pio V (Cattolica)

La chiesa di San Pio V è la parrocchiale di Cattolica, in provincia e diocesi di Rimini; fa parte del vicariato del Litorale Sud. L'edificio fu realizzato a seguito dello sviluppo della comunità residente nell'abitato di Cattolica e delle conseguenti opere di rinnovamento urbano che nella prima metà del XIX secolo avevano comportato la costruzione di un nuovo tratto stradale che aggirava la via Flaminia, l'unico asse stradale che attraversava il centro cittadino. La confluenza tra i due assi stradali aveva comportato la creazione di una nuova vasta piazza nel paese, alternativa a quella più angusta costituita dallo spazio fronteggiante l'unica chiesa cittadina, di origine medievale, dedicata a Sant'Apollinare. Fu pertanto decisa l'edificazione nella nuova piazza di una nuova chiesa, interamente finanziata da Papa Pio IX, colpito dalla religiosità dimostrata dagli abitanti. Il progetto fu eseguito dal riminese Filippo Morolli e dal verucchiese Antonio Tondini secondo gli stilemi del neoclassicismo. La costruzione iniziò nel 1858 e si protrasse fino al 1869, rallentata da problemi economici e dalla contemporaneo conflitto tra Savoia e Stato pontificio che portò Cattolica a far parte del Regno d'Italia nel 1861. La chiesa fu inaugurata nel 1870 e dedicata a San Pio V, che diverrà poi patrono del Comune di Cattolica, una volta ottenuta l'autonomia da San Giovanni in Marignano. Il campanile fu costruito quasi un secolo dopo, tra il 1950 ed il 1951, grazie alle offerte dei fedeli: alto 52 metri, fu progettato in stile romanico-padano dall'ingegnere Eligio degli Angeli, che si ispirò a quello dell'Abbazia di San Mercuriale di Forlì nel 1951 la Fonderia "Angelo Bianchi e figli" di Varesefornì un concerto di 4 campane in Mib3. Nel 1993 la fonderia "Paolo Capanni" di Castelnovo ne'Monti provvide alla rifusione della campana maggiore, a seguito di una crepa della precedente. La chiesa è stata oggetto di importanti restauri, sia esterni che interni, nel 2001: in particolare la facciata, che era stata rimodernata negli anni cinquanta con un rivestimento di piastrelle ceramiche trasformando le due lunette laterali della facciata in grandi vetrate circolari, è stata riportata alla originale configurazione ottocentesca. La chiesa è a tre navate, di impianto neoclassico, ed era in origine definita "disadorna e austera" in quanto priva di ogni opera pittorico. L'apparato decorativo ed iconografico interno, come lo si vede tutt'oggi, è frutto degli interventi eseguiti nel 1928 e di nuovo negli anni quaranta ad opera di Fortunato Teodorani. All'interno della chiesa vi è un grande quadro avente a soggetto il papa Pio V mentre addita sullo sfondo la battaglia di Lepanto, epocale vittoria navale cristiana sull'Impero ottomano, che ebbe luogo durante il suo pontificato: il quadro, all'atto della edificazione della chiesa, era posto sopra all'altare e solo in seguito è stato spostato su un muro perimetrale nella navata sinistra; anch'esso è stato oggetto di restauro nel 2001 assieme alle decorazioni interne. Pier Giorgio Pasini e Mario Zuffa, L'arte e il patrimonio artistico e archeologico, in Storia di Rimini dal 1800 ai nostri giorni, Bruno Ghigi, 1978. Cattolica (Italia) Diocesi di Rimini Parrocchie della diocesi di Rimini Regione ecclesiastica Emilia-Romagna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Pio V

Castello di Gradara
Castello di Gradara

Il castello di Gradara è il complesso che sorge sulla sommità di una collina nel comune di Gradara, in provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, costituito da un castello-fortezza medievale (la rocca) e dall'adiacente borgo storico, protetto da una cinta muraria esterna che si estende per quasi 800 metri, rendendo l'intera struttura imponente. Gradara è stata, per posizione geografica, un crocevia di traffici e genti; nel periodo medioevale la fortezza è stata uno dei principali teatri degli scontri tra le milizie fedeli al Papato e le turbolente signorie marchigiane e romagnole. Nel tempo il castello è progressivamente diventato uno dei monumenti più visitati della regione ed è teatro di eventi museali, musicali ed artistici. Nel 2015 sono stati registrati 205 536 visitatori. Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il Polo museale delle Marche, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei. La fortezza sorge su una collina a 142 m s.l.m.: il mastio, torrione principale, si innalza per 30 metri, dominando l'intera vallata; è possibile arrivare con lo sguardo fino al mare Adriatico, a nord, o verso il monte Carpegna, ad ovest. Fu costruito attorno al 1150 dalla potente famiglia dei De Grifo: successivamente caduta in disgrazia presso il papato, venne sottratta loro l'investitura della Curte Cretarie e affidata al condottiero dei guelfi di Romagna, Malatesta da Verucchio (detto Mastin Vecchio), capostipite e fondatore della dinastia dei Malatesta, i grandi signori di Rimini, Cesena e Pesaro. Furono i Malatesta a decidere l'edificazione delle due cinte di mura, erette tra il XIII e il XIV secolo. Nel 1445 Galeazzo Malatesta decise di vendere Gradara a Francesco Sforza per 20.000 fiorini d'oro; quando però Francesco arrivò a Gradara per entrarne in possesso, Sigismondo Pandolfo Malatesta, uomo d'arme e mecenate, si rifiutò di consegnargliela e anche di restituire il denaro. A seguito di ciò nel 1446 Francesco Sforza, alleato del Conte Federico da Montefeltro, mosse verso Gradara per prendersela con le armi: il suo esercito, ben fornito di cannoni, bombarde e schioppi, cinse d'assedio ed attaccò duramente per 40 giorni la fortezza, la quale sembrava destinata a cadere. Grazie alle intemperie e all'imminente arrivo dei rinforzi del Malatesta, Francesco Sforza fu tuttavia costretto a ritirarsi, lasciando Gradara nelle mani di Sigismondo. Il dominio del casato su Gradara finì nel 1463 quando Sigismondo Pandolfo Malatesta, scomunicato da papa Pio II, si scontrò direttamente con Federico da Montefeltro, che assediò Gradara per conto della Chiesa. La fortezza, che aveva resistito a numerosi assedi in passato, in quella circostanza dovette arrendersi, per poi essere consegnata in vicariato dal Papa agli Sforza di Pesaro, fedeli alleati della Chiesa. Durante la signoria di Giovanni Sforza il castello fu oggetto di importanti trasformazioni atte a renderlo un protetto e sicuro luogo di soggiorno e rappresentanza. Nel corso degli secoli Gradara passerà di mano diverse volte e alcune tra le più importanti casate della penisola si contenderanno il suo possesso: oltre ai Malatesta ed agli Sforza, essa diverrà dominio dei Borgia e dei Della Rovere, seguendo le sorti di queste famiglie nel complicato e tumultuoso scacchiere politico dei territori pontifici situati nelle attuali Marche e Romagna. Dal 1641 Gradara passò sotto il diretto controllo dello Stato della Chiesa tramite i legati pontifici, iniziando la sua lunga agonia. Quando, nel 1920, la famiglia Zanvettori acquistò la Rocca di Gradara, il castello e la cinta muraria erano ridotti allo stato di rudere. Umberto Zanvettori finanziò il restauro del castello e della cinta muraria del borgo e, pur intervenendo con un restauro più interpretativo che filologico, riportò il borgo fortificato all'originario splendore. Nel 1928 la rocca fu venduta allo Stato italiano, con diritto di usufrutto da parte della vedova di Zanvettori, Alberta Porta Natale, fino al 1983. Secondo la leggenda, la rocca ha fatto da sfondo al tragico amore tra Paolo e Francesca, cantato da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Intorno al 1275 Guido da Polenta, signore di Ravenna, diede in sposa la figlia Francesca al suo fedele alleato Giovanni Malatesta, signore di Rimini, chiamato Gianciotto perché "ciotto", sciancato, valoroso uomo d'arme ma brutto nella persona. Al momento di presentarsi a Francesca, inviò al suo posto il suo fratello Paolo, cavaliere nobile, bello e cortese, già sposato con Beatrice Orabile di Ghiaggiuolo, con la quale aveva due figli. I due s'innamorarono ma Gianciotto, messo in allarme da un servitore, li colse in flagrante tradimento e li uccise. Nel 1937 il castello fu location per le riprese del film Condottieri di Luis Trenker, ispirato alla figura del soldato di ventura Giovanni dalle Bande Nere. Nel 1949 vengono girate alcune scene del film vincitore di due Premi Oscar ll principe delle volpi (Prince of Foxes) diretto da Henry King, con Tyrone Power nei panni di Andrea Orsini, Orson Welles di Cesare Borgia e Marina Berti di Angela Borgia. Nel 1950 vi fu ambientato Paolo e Francesca di Raffaello Matarazzo. Nel 1961 il borgo e gli interni della rocca fecero da sfondo alla storia d'amore tra il rivoluzionario Pietro Missirilli e la protagonista del film Vanina Vanini, di Roberto Rossellini. Negli anni ottanta vi furono ambientati due film del filone vacanziero: Stesso mare stessa spiaggia (1983) di Angelo Pannacciò e Yesterday - Vacanze al mare (1985) di Claudio Risi. Paolo Dal Poggetto e Maria Rosa Valazzi, La Rocca di Gradara, Scala, Firenze, 1988 Fabio Fraternali, Paolo e Francesca, ed. Ciabochi, Fabriano, 2018 Francesca da Polenta Paolo Malatesta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su castello di Gradara Sito ufficiale, su roccadigradara.org. La Rocca nel sito della Pro Loco di Gradara, su gradara.org. URL consultato il 3 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 21 marzo 2008). Approfondimento storico, su comune.gradara.pu.it. URL consultato il 20 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2010). La rievocazione storica Assedio al Castello, su assedioalcastello.it.

Gradara
Gradara

Gradara (Gradèra in dialetto gallo-piceno) è un comune italiano di 4 866 abitanti della provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche. L'antico abitato è cinto da una doppia linea di mura medievali e dominato dalla Rocca di Gradara, ai primi posti tra i musei più visitati in Italia e, tra quelli marchigiani, al primo posto. È situato nell'entroterra della costa adriatica marchigiano-romagnola, poco distante dal mare, in area collinare, estrema propaggine dell'Appennino. È conosciuto soprattutto per la sua storica Rocca malatestiana, che assieme al suo borgo fortificato e alla sua cinta muraria costituisce un caratteristico esempio di architettura medievale. Secondo alcuni autori romagnoli, apparterrebbe alla regione della Romagna storica . La storia antica di Gradara è strettamente legata alle vicissitudini del suo castello, soggetto nei secoli al dominio delle famiglie Malatesta, Sforza, Della Rovere e dei Mosca. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con l'apposito Decreto del Presidente della Repubblica il 19 giugno 1998. Rocca demaniale Gradara War Cemetery Torre dell'orologio Camminamenti di ronda Teatro dell'Aria Museo storico e Grotte medievali Casa del mercante Palazzo Rubini Vesin Teatro comunale Casa del gufo Chiesa SS.Sacramento Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista La Rocchetta Il giardino degli ulivi Abitanti censiti Secondo i dati ISTAT, al 1º gennaio 2021 la popolazione straniera residente era di 318 persone e rappresentava il 6,5% del totale. Le comunità straniere più numerose (con percentuale sul totale della popolazione straniera) erano: Romania, 89 (27,99%) Ucraina, 31 (9,75%) Polonia, 30 (9,43%) Moldavia, 21 (6,60%) Albania, 21 (6,60%) Senegal, 15 (4,72%) Marocco, 15 (4,72%) Bulgaria, 14 (4,40%) Cuba, 12 (3,77%) Tra le attività economiche tradizionali, le più diffuse e importanti sono quelle artigianali, come la lavorazione ordinaria e artistica della ceramica e della maiolica. Il comune, a vocazione turistica, fa parte dell'associazione i borghi più belli d'Italia e nel 2004 è stato insignito della Bandiera arancione del Touring Club Italiano. Il Gradara Calcio si è fuso nel 2010 con il vicino club di Gabicce Mare per formare il Gabicce Gradara che milita nel campionato di Promozione. La squadra gioca le sue gare interne a Gabicce Mare. Nel 2016 il nome del Gradara è tornato in auge grazie al cambio di denominazione del Fanano, seconda società cittadina. Per il 2022-23 il club milita in Terza Categoria. Provincia di Pesaro e Urbino Marche Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gradara Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Gradara Portale Istituzionale Comune di Gradara Sito ufficiale, su gradara.org. Gradara, su sapere.it, De Agostini. Sito ufficiale della Rocca Demaniale di Gradara, www.roccadigradara.org

Colombarone (Pesaro)
Colombarone (Pesaro)

L'Area archeologica di Colombarone, in Strada San Cristoforo 136, si trova sull'ultimo tratto dell'antica via Flaminia che da Pesaro giungeva fino a Rimini, nelle vicinanze dei centri di Gradara e Gabicce Mare in provincia di Pesaro-Urbino. L'area archeologica si trova all'interno del Parco naturale regionale del Monte San Bartolo. L’Area archeologica di Colombarone ha riaperto al pubblico nel 2016 ed a essa si è aggiunto l’Antiquarium nel 2019. Il progetto promosso da MIBAC/Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, Ales arte lavoro e servizi spa, Comune di Pesaro, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Ente Parco San Bartolo. Colombarone appartiene alla regione della Romagna storica . Colombarone fu già oggetto di scavi nel XVIII secolo da parte dell'erudito pesarese Annibale degli Abati Olivieri. In questa sua ricerca l'Olivieri ipotizzò d'aver trovato l'antica Basilica di S.Cristoforo Ad Aquilam che, secondo il liber pontificalis, nel 743 d.C. fu luogo d'incontro tra l'esarca Eutichio e Papa Zaccaria. Le strutture rinvenute vennero così riportate su pianta dall'architetto Gian Andrea Lazzarini. Le ricerche dell'Olivieri sono state riprese soltanto nel 1980, nel momento in cui gli studiosi “riscoprono” la pianta del Lazzarini. Nel 1983 il Comune di Pesaro e il Dipartimento di Archeologia dell'Università di Bologna, prima con Nereo Alfieri e poi con Pier Luigi Dall'Aglio, danno il via ai lavori di scavo che portano dopo venticinque anni di attività, luglio 2008, ad aprire il sito ai visitatori. Nel complesso gli scavi hanno dato ragione all'Olivieri riguardo alla presenza in loco dell'antica Basilica, ma si è scoperto che i ritrovamenti effettuati dallo studioso pesarese riguardano una villa tardo romana del IV secolo. Il complesso residenziale d'età tardo romana, uno dei pochi della regione Marche, è costituito da cinque ambienti allineati tra loro con pavimenti a mosaico policromi e in bianco e nero che, caratterizzati da motivi geometrici e floreali. La villa acquisisce notevole importanza anche per la qualità dei resti messi in luce, tra cui bracciali e monete d'oro, anfore di provenienza orientale giunte con il commercio, tubazioni di bronzo e un bellissimo capitello. La residenza probabilmente distrutta durante le devastazioni della guerra greco-gotica, prima di questo suo definitivo abbandono deve aver conosciuto una fase di decadenza, come dimostrano gl'interventi di ripavimentazione, resti di fornaci e focolari che la configurano non più come struttura residenziale, ma di tipo produttivo. Nel VI secolo alcuni settori della struttura vengono abbandonati mentre quello che era di rappresentanza viene trasformato in chiesa cristiana; nasce in quel periodo quella che sarà la basilica altomedievale di San Cristoforo ad Aquilam. Successivamente sopra i resti della villa, si sviluppa una necropoli la cui presenza è senz'altro riconducibile all'esistenza della basilica, lo rivela il ritrovamento di una tomba a fossa che aveva come fondo il mosaico di un vano della villa e, all'interno come corredo, un pettine d'osso databile all'VIII secolo. Nei secoli a seguire la chiesa subisce più volte modifiche, assumendo dimensioni notevoli, fino poi a diventare una semplice pieve nel tardo medioevo. Alla fine del XII secolo la parte più antica viene demolita e al suo posto edificata la “Chiesola” (demolita nel 1858), di cui è stato recuperato un tratto di muro perimetrale. Poco lontano, nell’Ottocento viene costruita una chiesetta e nei primi decenni del Novecento l’attuale parrocchia. L’Antiquarium ha sede negli spazi della chiesetta ottocentesca recuperata dal Comune di Pesaro. Un video multimediale introduce al percorso con la ricostruzione degli ambienti della villa, ricchi di rivestimenti colorati e decorazioni parietali. Il piccolo museo racconta la storia degli scavi, a partire dall’individuazione del sito ad opera di Annibale Degli Abbati Olivieri, ed espone i reperti rinvenuti nel corso delle successive ricerche. A. degli Abbati Olivieri, Memorie di Gradara terra del contado di Pesaro., Pesaro 1775, (rist. a. c. di D. Bischi, Rimini 1980) P.L. Dall'Aglio, L'insediamento tardo antico di Colombarone, in Casteldimezzo paese di storia, Pesaro 1999, pp. 11–18 P.L. Dall'Aglio - M.T. De Luca, Gli interventi dell'Olivieri nel sito della Basilica di S. Cristoforo "ad Aquilam" alla luce dei recenti scavi, in L'antichità classica nelle Marche tra Seicento e Settecento, Ancona 1990, pp. 169–190 AA. VV., Colombarone. La villa romana e la basilica paleocristiana di San Cristoforo ad Aquilam., Pesaro 2008 ISBN 978-88-7849-032-1 Pesaro Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Colombarone Notizie storiche, su archeopesaro.it. URL consultato il 7 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2019). Pesaro Musei. Pesaro Cultura (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2020).

Conca (fiume)
Conca (fiume)

Il Conca è un fiume dell'Appennino riminese. È un corso d'acqua a carattere torrentizio, il principale esistente nella vallata ove anticamente scorreva il fiume Crustumium. Nasce a oltre 1300 metri di altitudine dal monte Carpegna. Dopo un corso di circa 47 km prevalentemente rettilinei sfocia nel mare Adriatico. Nel suo ultimo tratto fa da confine tra i comuni di Cattolica e di Misano Adriatico (ma la foce del fiume appartiene completamente al territorio di quest'ultimo comune). Riceve due affluenti nel comune di Misano Adriatico: la Fossa del molino ed il Ruscello. Il tratto iniziale scorre nel comune di Montecopiolo (RN). Attraversa le località di Monteboaggine, Monte Cerignone (qui entra nella provincia di Pesaro-Urbino), il territorio comunale di Monte Grimano Terme fino a raggiungere la piana di Mercatino Conca da dove il suo letto si allarga e il suo corso rallenta. Il fiume poi rientra in provincia di Rimini attraversando Fratte di Sassofeltrio e lambendo Santa Maria del Piano, Taverna, Morciano di Romagna, San Clemente, San Giovanni in Marignano, Santa Monica di Misano Adriatico, per riversarsi, presso Portoverde, nel mare Adriatico. Nel 1978 è stata costruita lungo il suo corso, per volontà dei comuni circostanti, una diga artificiale che ha formato un lago artificiale, il bacino del Conca: l'opera, ubicata a tre chilometri dal mare, aveva lo scopo di rifornire e mantenere a livello le falde acquifere, dalle quali era poi prelevata l'acqua e convogliata nella rete degli acquedotti comunali, oltre ad impedire il fenomeno della subsidenza. Negli anni '90 il rifornimento idrico assicurato dall'Acquedotto della Romagna ha reso sostanzialmente inutile a tali fini l'utilizzo della diga, i cui impianti vengono ora attivati solo durante la stagione estiva. Attorno ad essa e lungo il tratto terminale del fiume, tra Cattolica e Morciano di Romagna, si stende il Parco fluviale del Conca. La sua creazione creò non pochi problemi di erosione all'arenile a causa dell'ubicazione a tre chilometri dalla foce dello stesso fiume. Le specie ittiche presenti nelle sue acque riguardano in maggior modo i ciprinidi: possiamo trovare la carpa, il cavedano, il barbo padano e la più comune alborella. Nella zona della foce sono presenti inoltre pesci acqua salmastra, prevalentemente anguilla e cefali. Lungo il fiume, probabilmente sulla foce, è documentata storicamente la presenza di un insediamento fortificato di matrice bizantina (Conke), oggi scomparso. Tutt'oggi sulla foce del Conca permane la presenza di un piccolo colle emergente sulla sommità del quale esistono i resti di una antica torre, che dà il nome alla località Torconca. Nei secoli passati le cartografie riportavano la presenza al largo della foce, a Cattolica, dei resti sommersi di un'antica città, facendo nascere la leggenda della "città profondata" denominata Conca o Valbruna. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Conca

Gradara War Cemetery
Gradara War Cemetery

Il Gradara War Cemetery è un cimitero di guerra situato a Gradara. Esso custodisce le salme di 1 191 soldati appartenenti alle forze armate del Commonwealth costituenti l'Ottava Armata britannica ed un belga, caduti nel corso della Campagna d'Italia nella seconda guerra mondiale lungo la dorsale appenninica fra Marche e Romagna durante l'attacco alla Linea Gotica germanica nel settembre 1944. Il cimitero è stato progettato dall'architetto paesaggista Louis de Soissons utilizzando i canoni utilizzati per numerosi analoghi cimiteri anglosassoni in Italia e nel mondo. L'area recintata del cimitero fa parte del territorio del comune di Pesaro ed è situata a ridosso dell'asse stradale che originariamente collegava la via Flaminia e la locale stazione ferroviaria al centro storico del comune di Gradara, da cui dista circa un chilometro. Il cimitero si sviluppa su un versante collinare interamente terrazzato, in affaccio verso il vicino borgo fortificato, con le lapidi disposte su singole file parallele poste ognuna a diversa quota, accessibili tramite due lunghe scale laterali che si dipartono da uno scalone centrale il cui ampio terrazzo è delimitato da elementi cilindrici che simulano bastioni fortificati. Il terreno su cui sorge è stato donato in uso perpetuo dallo Stato italiano alla Gran Bretagna, la quale attraverso la Commonwealth War Graves Commission si occupa ancora oggi della custodia e manutenzione della struttura. Il cimitero è sempre aperto e può essere visitato liberamente. Compagnia Italiana Turismo(a cura di), The war graves of the British Commonwealth in Italy, Milano 1948. Commissariato generale per le onoranze ai caduti in guerra(a cura di), Sacrari e cimiteri di guerra in Italia, Roma 1961. Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in guerra (a cura di), Sacrari e cimiteri di guerra stranieri in Italia, Roma 1962. Maurizio Castelvetro, Il cimitero di guerra di Gradara, in Notiziario del Comune di Gradara, 2012 Archiviato il 14 marzo 2021 in Internet Archive.. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gradara War Cemetery Il cimitero di guerra di Gradara, su anpicattolicavalconca.wordpress.com. URL consultato il 9 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2021).