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Villa di Licinio Lucullo

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Ville romane della Campania
Villa Lucullo
Villa Lucullo

La Villa di Licinio Lucullo era una villa romana di Lucio Licinio Lucullo edificata nel I secolo a.C. a Napoli. L'estensione della villa andava dall'isolotto di Megaride fino al monte Echia sul lato sud e, molto probabilmente, stando agli ultimi rinvenimenti archeologici, sul lato sud-est anche fino al circondario del Maschio Angioino, nei pressi di piazza Municipio.La villa era dotata di laghetti di pesci e di moli che si protendevano sul mare, di una ricchissima biblioteca, di allevamenti di murene e di alberi di pesco importati dalla Persia, che per l'epoca erano una novità assieme ai ciliegi che il generale aveva fatto arrivare da Cerasunto. La villa divenne così celebre per i suoi banchetti, tanto che ancora oggi esiste un aggettivo in lingua italiana "luculliano", che sta ad indicare un pasto particolarmente abbondante e delizioso.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Villa di Licinio Lucullo (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Villa di Licinio Lucullo
Via Antonio Tarsia in Curia, Napoli Municipalità 1

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Via Antonio Tarsia in Curia
80132 Napoli, Municipalità 1
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Villa Lucullo
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Palazzo d'Aquino di Caramanico al Chiatamone
Palazzo d'Aquino di Caramanico al Chiatamone

Il Palazzo d'Aquino di Caramanico al Chiatamone è un palazzo storico di Napoli, ubicato in via Chiatamone, nel quartiere San Ferdinando. Il palazzo venne probabilmente costruito agli inizi del XVII secolo e successivamente fu la residenza temporanea del viceré Iñigo Vélez de Guevara. Nel tempo ebbe vari cambi di proprietà. Un'incisione di Etienne Giraud del 1771 (nel quale è chiamato Palazzo Marotti; in quanto all'epoca il proprietario era il duca di Castelnuovo, Alessandro Marotta) ci permette di vedere l'aspetto che possedeva all'epoca: il palazzo allora si presentava come un edificio di soli tre piani dal pregevole portale cuspidato ricoperto di bugne; mentre le finestre del piano ammezzato erano munite di grate "protettive" e quelle dei due piani superiori sormontate da eleganti timpani che si alternavano in forme triangolari e curve. Agli inizi dell'Ottocento venne acquistato (e lo testimonia il Catasto "murattiano" del 1815) dai D'Aquino, principi di Caramanico, i quali possedevano anche una grandiosa villa a San Giorgio a Cremano. I D'Aquino attuarono un profondo rifacimento del palazzo (forse in seguito ai danni del terremoto del 1805): venne innalzato fino a quattro piani; mentre il portale cuspidato a bugne di gusto barocco venne sostituito da un sobrio portale in piperno dall'arco a tutto sesto. Sempre i D'Aquino (che tutt'oggi ne abitano alcune porzioni) realizzarono nei primi decenni del secolo scorso un'ulteriore sopraelevazione di un piano e mezzo che rende asimmetrico il profilo della facciata. Ci visse nei suoi ultimi anni Bartolommeo Capasso, ricordato con una lapide posta nel 1904 sulla facciata.