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Galleria San Federico

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Galleria San Federico Torino
Galleria San Federico Torino

La Galleria San Federico è un edificio commerciale del centro storico di Torino. Realizzato negli anni Trenta del XX secolo, ospita al suo interno numerosi locali commerciali, uffici e uno storico cinema. Nel 1931, su proposta del podestà Thaon di Revel, avanzò l'ipotesi della ristrutturazione della precedente Galleria Natta (poi Geisser) presente nell'Isolato San Federico, creando una nuova area commerciale coperta che andasse ad aggiungersi alle già esistenti Galleria Subalpina e Galleria Umberto I. Il progetto fu dunque inserito nel contesto dell'imponente ristrutturazione di via Roma e degli isolati circostanti avvenuta tra il 1931 e il 1937; nel 1932 venne avviato il cantiere su progetto dell'ingegnere Giovanni Canova e dell'architetto Vittorio Bonadè Bottino, che si occupò anche della contestuale realizzazione del vicino Hotel Principi di Piemonte. Il progetto si contraddistinse subito per i suoi connotati di modernità e prestigio rispetto alla precedente struttura, prevedendo ampi spazi per negozi, la realizzazione di magazzini e autorimesse sotterranee e, inoltre, numerosi locali per uffici e un nuovo cinematografo, in sostituzione del vecchio Cinema Meridiana. I lavori si caratterizzarono per il loro ritmo serrato e terminato nel 1933, ad appena un anno dall'apertura del cantiere. Ad occupare i primi uffici fu la sede storica del quotidiano La Stampa e, nel 1934, venne inaugurato anche il grande Cinema Rex. In seguito stabilì qui la sua sede anche la compagnia assicuratrice SAI. Da allora la Galleria San Federico è prestigiosa sede di negozi, gioiellerie, studi professionali, ospitando anche la sede sociale della società calcistica Juventus dal 1965 al 1985. Sempre nel corso degli anni duemila, la galleria è stata sottoposta a restauri che hanno anche compreso la totale ristrutturazione dello storico Cinema Lux. La Galleria San Federico è un tipico esempio di edificio "cielo-terra" in stile eclettico, presente nelle maggiori città italiane ed europee. La sua impostazione, con planimetria a "T", consente tre vie d'accesso dalle circostanti via Bertola, via Roma e via Santa Teresa. Essa si sviluppa per sei piani, di cui quattro fuori terra, più il relativo ammezzato e il sottotetto. La copertura è caratterizzata da una volta ellittica a botte, sormontata da cupole in corrispondenza dei tre accessi e dalla grande cupola centrale che sovrasta lo scalone d'accesso dell'attuale Cinema Lux. Al piano stradale trovano sede numerosi locali commerciali, mentre nel mezzanino e i piani superiori ospitano uffici di rappresentanza e studi professionali. Una rampa d'accesso posta in via Bertola conduce ai due piani sotterranei adibiti ad autorimessa e area magazzino. Progettato dall'architetto Eugenio Corte e dall'ingegner Giovanni Canova, fu inaugurato il 31 marzo 1934 come Cinema Rex e, con i suoi 1 573 posti, fu il più grande e moderno cinematografo di Torino. Rinominato Dux nel 1942, assunse l'attuale nome Lux nel 1945, quando venne rilevato dalla G.I.A.C. Dopo oltre settant'anni di servizio pressoché ininterrotto, nel 2004 è stato oggetto di un'attenta, ma radicale ristrutturazione, che ha visto la realizzazione di tre sale cinematografiche e di un'area ristorante. All'interno della galleria vennero girate alcune scene del celebre thriller Profondo rosso di Dario Argento, nonché la scena finale di Giallo, del medesimo regista. In occasione delle celebrazioni, organizzate dal Comune di Torino, per i dieci anni dalle Olimpiadi Invernali di Torino 2006, a Febbraio 2016, sono stati organizzati anche Dj-Set nei luoghi più belli della movida Torinese, compreso quello in Galleria San Federico che ha raccolto la folta comunità di ballerine e ballerini di Tango Argentino di Torino https://www.youtube.com/watch?v=Uf6Y70IBuVY Agostino Magnaghi, Mariolina Monge, Luciano Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Lindau, Torino 1995 Galleria Subalpina Galleria Umberto I (Torino) Via Roma (Torino) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Galleria San Federico Sito ufficiale della Galleria San Federico, su sanfederico.it.

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Galleria San Federico
Galleria San Federico, Torino Centro

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Luoghi vicini

Torre XX Settembre
Torre XX Settembre

La Torre XX Settembre (anche conosciuta come Torre o Grattacielo Santa Teresa) è uno dei principali edifici residenziali multipiano del centro storico di Torino. L'edificio fu progettato dall'architetto Gino Salvestrini e dall'ingegner Gabriello Gabrielli di Quercita, e rappresenta oggi uno dei primi esempi emblematici di inserimento postbellico all'interno del contesto storico-architettonico di Torino. Posta all'incrocio di due storici assi viari della città: via XX Settembre e via Santa Teresa, con ingresso principale al numero 3 di quest'ultima, la costruzione trova la sua origine in un progetto della fine degli anni '30, concepito nell'ambito della ristrutturazione di via Roma. La configurazione attuale risale al 1947 (progetto presentato per conto della società IRAS) mentre, nella versione primigenia, l'edificio doveva contare un'altezza di ben 21 piani: la vicinanza con piazza San Carlo, tuttavia, contribuì alla correzione del progetto e alla riduzione dell'altezza e dei volumi complessivi. Iniziato nel 1947 e completato nel 1951, l'edificio è collocato a filo di via Santa Teresa, ma in posizione arretrata rispetto all'asse di via XX Settembre. La sua imponenza, seppur sgravata dalla tonalità chiara del rivestimento in tessere di pietra calcarea, è percepibile anche dalla vicina piazza San Carlo. L'edificio si compone di un corpo verticale (torre), posto in corrispondenza dell'incrocio viario, di quattordici piani fuori terra più attico, e di un corpo orizzontale posto lungo via Santa Teresa, di cinque piani fuori terra. Il basamento di entrambi i corpi, avvolgente i due piani inferiori degli stessi, presenta un rivestimento in pietra verde ed elementi metallici. Il corpo verticale dell'edificio è impostato al di sopra di una sorta di pensilina a sbalzo dove ampie finestre quadrangolari e file di balconi incassati caratterizzano i prospetti principali fino al tetto pensile con attico (già studio dell'ingegner Gabrielli) e giardino, mentre il corpo orizzontale presenta gli ultimi piani loggiati, a costituire un modulo di altezza inferiore che consente l'ideale raccordo visivo con la vicina chiesa barocca che dà nome alla via. Lo sviluppo delle facciate (ad esempio il rapporto dimensionale tra finestre e volume costruito), così come la decorazione dell'androne e degli spazi interni risentono ancora degli influssi del Razionalismo italiano, di cui l'edificio, nel suo complesso, costituisce un tardo esempio. A. Grelli, Torino e la ricostruzione post-bellica: i grattacieli, Tesi di laurea, Politecnico di Torino, Facoltà di Architettura, 1977-78, relatore G. Varaldo Gli edifici alti nell'area centrale, in Agostino Magnaghi, Mariolina Monge, Luciano Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Lindau, Torino 1995, pp. 136–137 Razionalismo italiano Torre Solferino Casa Saiba Costruzioni di Torino più alte Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Torre XX Settembre

Chiesa di San Tommaso (Torino)
Chiesa di San Tommaso (Torino)

La chiesa di San Tommaso apostolo è un luogo di culto cattolico di Torino, situato nel cuore del suo centro storico, all'incrocio tra Via Pietro Micca, Via San Tommaso e Via Monte di Pietà. La chiesa è uno degli edifici di culto più antichi della città. Eretta probabilmente nell'XI secolo, viene menzionata per la prima volta in documenti del 1115, e nel 1351 il rettore era Pietro Della Rovere. Attorniata da tre piccoli cimiteri, si trovava tra quelle che erano al tempo la 'via dei due boui' e la 'via della barra di ferro'. Crollò e venne ricostruita una prima volta nel 1447, poi a partire dal 1584, poiché da quasi cent'anni risultava inagibile. I Frati Minori Osservanti, che avevano perso la parrocchia di Santa Maria degli Angeli nel 1536 e si erano sistemati a San Tommaso nel 1542, rilevarono la cura della parrocchia nel 1575. Il 9 Luglio 1545 papa Papa Paolo III aveva emesso una bolla che definiva la convenzione tra i Frati ed il canonico Buschetti. I Frati presero ufficialmente possesso della parrocchia il 18 Agosto 1576. Nel 1584 avviarono la ricostruzione del nuovo edificio e la prima pietra fu posato il 19 giugno da Carlo Emanuele I di Savoia. L'edificio venne consacrato l'8 maggio 1621, ma nel 1698 fu danneggiato da uno scoppio in una vicina polveriera. Nel 1703 il cantiere fu affidato ad Agostino Rama, che iniziò la costruzione della cupola, rivestita in piombo nel 1831. Il convento fu soppresso nel 1801 dal governo napoleonico e poi dopo il ritorno dei Savoia, restaurato ed ingrandito fino ad occupare un intero isolato ed ospitare circa cento frati. Il convento fu poi soppresso definitivamente con la Legge Rattazzi Alla fine dell'Ottocento, dovendo costruire la nuova diagonale di Via Pietro Micca, il comune di Torino decretò la soppressione della chiesa e la sua distruzione, poiché situata al centro del tracciato della strada. L'edificio si salvò per volere dell'architetto Carlo Ceppi, che stava progettando il tracciato della nuova arteria: nel 1895 la navata venne demolita e, su modello della Basilica di Santa Maria della Salute di Venezia, costruito il nuovo avancorpo. La pianta passò così da croce latina a croce greca, e sulla nuova facciata ricurva furono collocate le statue di San Francesco e Sant'Antonio, rimosse dalla facciata precedente. I lavori terminarono nel 1897. Dell'antica chiesa, dopo la ricostruzione, rimangono l'abside, il transetto, il campanile e l'altare. Chiesa molto amata dai torinesi, venne visitata assiduamente dai grandi santi sociali di Torino, come San Giuseppe Benedetto Cottolengo e San Giuseppe Cafasso. Parrocchiani furono i servi di Dio fra Leopoldo Musso e Angela Catterina Lucia Bocchino e Paolo Pio Perazzo, le cui spoglie riposano nella chiesa. Nel 2013 la parrocchia fu soppressa e la chiesa annessa al Duomo di Torino. L'avancorpo della chiesa, costruito nel 1895 su progetto dell'architetto torinese Carlo Ceppi in sostituzione della demolita navata, è semicircolare con deambulatorio. All'esterno, è caratterizzato, nella parte inferiore, dal portale, situato al centro, con ricca cornice e frontone in marmo e, in quella superiore, da tre finestre ellittiche intervallate da volute sormontate da guglie barocche. La cupola, posta immediatamente oltre l'avancorpo, possiede sia il tamburo, con finestre circolari, sia la lanterna, sormontata da una croce in ferro. Alla sua destra, il campanile. L'interno della chiesa, interamente affrescato, è costituito dalla crociera coperta dalla cupola, intorno alla quale vi sono i due bracci del transetto, ognuno costituito da una campata a pianta quadrata coperta con volta a botte lunettata, dall'abside semicircolare e dall'avancorpo, anch'esso semicircolare, intorno al quale corre il deambulatorio. Le cappelle ai lati dell'altar maggiore sono opera dell'architetto messinese Francesco Martinez, pronipote di Filippo Juvarra. L'altare maggiore fu rinnovato nel 1838 utilizzando i marmi del precedente altare seicentesco. Il pulpito fu realizzato in legno di noce dall'ebanista Carlo Maria Ugliengo nel 1724. Sulla cantoria in controfacciata, si trova l'organo a canne, costruito nel 1889 da Carlo Vegezzi-Bossi riutilizzando la cassa e parte del materiale fonico del precedente organo Serassi. Lo strumento, racchiuso entro una cassa sobriamente decorata con dorature, con mostra composta da 33 canne di principale disposte in cuspide unica, possiede due consolle, entrambe con due tastiere di 58 note ciascuna e pedaliera di 30 note: una in cantoria, a trasmissione pneumatica, con pedaliera dritta; una nei pressi del presbiterio, a trasmissione elettrica, con pedaliera concava. Ferrero Giuseppe, Sotto il campanile di san Tommaso Apostolo in Torino, 2000, Torino. Arcidiocesi di Torino San Tommaso apostolo Barocco piemontese Via Pietro Micca Edifici di culto in Torino Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Tommaso Scheda della chiesa sul sito visitatorino.com, su visitatorino.com. URL consultato il 15 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2012). L'organo a canne (PDF), su vegezzi-bossi.com. URL consultato il 15 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).

Chiesa di Santa Teresa (Torino)
Chiesa di Santa Teresa (Torino)

La chiesa di Santa Teresa è un edificio religioso di Torino, in stile barocco, sito in Via Santa Teresa, perpendicolarmente e non lontano da Piazza San Carlo. La chiesa fu costruita per i padri carmelitani su iniziativa della Madama Reale Cristina di Francia nel 1642, nell'ambito del nuovo ampliamento della città; sembra infatti che nel cantiere venissero utilizzate le pietre dell'adiacente Porta Marmorea, una delle quattro porte di epoca romana. Il progetto viene tradizionalmente attribuito ad Andrea Costaguta, anch'egli carmelitano, molto legato alla casa regnante sabauda, che portò la fabbrica quasi a completamento, sostituito dal confratello Alessandro Valperga. La facciata è del 1764 e fu donata dall’Arcivescovo di Torino Cardinale Giambattista Roero di Pralormo, il cui stemma adorna la facciata e il cui monumento funebre si trova all’interno. Il cardinale è menzionato nella dedicata sulla facciata. La chiesa subì rilevanti danni dai bombardamenti del 1943, la facciata rischiò di staccarsi e parte del tetto venne distrutto provocando danni all'interno tra cui una delle due porte intarsiate dal celebre ebanista Pietro Piffetti. Gli eventi bellici sono inoltre responsabili della distruzione degli edifici attigui, poi ricostruiti nel secondo dopoguerra. La facciata fu realizzata nel 1764 su progetto di CARLO FILIPPO ALIBERTI. L’ordine inferiore è scandito da paraste laterali e quattro colonne con capitelli compositi ai lati del portale d’ingresso con timpano a lunetta ornato da festoni. Nell’ordine superiore prosegue la ripartizione per mezzo di colonne e paraste e tra le colonne ai lati del finestrone sono inserite le statue della Religione a sinistra e della Carità a destra. L'interno è a croce latina con un’unica navata e sei cappelle laterali scandite da paraste scanalate con capitelli corinzi dorati, intercomunicanti tra loro per mezzo di porte con battenti in legno intarsiato e sormontate da cupolette con oculo centrale, quasi tutte decorate ad affresco. Le pareti laterali delle arcate delle cappelle presentano attualmente decorazioni a finto marmo su cui sono applicate decorazioni floreali. Addossati alle paraste che separano le Cappelle sono collocati dei magnifici confessionali in legno intagliato. È in legno intagliato anche il pulpito con baldacchino, posto sulla destra, al fondo della navata. In controfacciata, sopra al portale è collocato l’organo a canne all’interno di una magnifica cassa intagliata in stile tardo-barocco con ornati dorati su fondo bianco. La prima a sinistra è la Cappella di Sant’Anna, già di San Giusto, riedificata nel 1769 su progetto di GIOVANNI TOMMASO PRUNOTTO da FRANCESCO VANOGLIO e modificata nel 1939. Sull'altare in marmo, tra le colonne con capitelli compositi che sostengono un timpano arcuato interrotto, è collocata la tela settecentesca di VITTORIO AMEDEO RAPOUS raffigurante i Santi Anna e Gioacchino con Maria Bambina. Nella nicchia sulla parete sinistra è collocato il fonte battesimale in marmo del 1744. La successiva è la Cappella intitolata dal 1826 alle Anime Purganti e alla Madonna del Carmine, già di San Giuseppe. Eretta tra il 1685-’88 su progetto di ALESSANDRO VALPERGA, fu decorata da pitture non più esistenti di GIOVANNI ANTONIO BURRINI per quanto riguarda le figure e di TOMMASO ALDROVANDINI per le quadrature e da marmi e sculture di GIUSEPPE CARLONE e GIACOMO VIANELLO. Sull'altare in marmo del 1688 vi è la statua in legno dorato del 1726 che rappresenta la Madonna col Bambino, collocata in una teca. Sulla parete destra è la tela seicentesca di BARTOLOMEO CARAVOGLIA raffigurante Santa Teresa d’Avila. La terza Cappella a sinistra è quella del Crocifisso, edificata nel 1677 su progetto di ALESSANDRO VALPERGA, realizzata da GIUSEPPE SALA e affrescata da GIOVANNI PAOLO RECCHI. Il Crocifisso sull'altare in marmo del XVII secolo è attribuito a STEFANO MARIA CLEMENTE. Ai lati, nelle nicchie tra le colonne tortili, sono presenti le statue della Madonna e di San Giovanni Battista. Sulle pareti laterali sono presenti gli episodi della Flagellazione e della Caduta di Gesù. Nel transetto sinistro è la Cappella di San Giuseppe progettata tra il 1733-’35 da FILIPPO JUVARRA per volere di Carlo Emanuele III. Lo stesso altare fu ideato da F. JUVARRA e realizzato da suo nipote, SIMONE MARTINEZ MARTINEZ che realizzò il gruppo in marmo bianco che raffigura San Giuseppe in gloria con Gesù Bambino (1736), coronato dalle statue allegoriche della Fede a destra e della Carità a sinistra, in asse con le sottostanti colonne più esterne (sei in totale con capitelli compositi). La volta a botte fu decorata ad affresco da CORRADO GIAQUINTO con la Gloria di San Giuseppe. Sulle pareti laterali sono presenti due pale di C. GIAQUINTO che illustrano il Riposo durante la Fuga in Egitto ed il Transito di Giuseppe (1735-’39) e due porte intarsiate da PIETRO PIFFETTI nel 1745 con legni pregiati, avorio e madreperla. Accanto ad esse sono due grandiosi ceri intagliati e dorati. La cupola, all’incrocio con il transetto, fu decorata nel 1820 da LUIGI VACCA che vi raffigurò la Gloria di Santa Teresa e di San Giovanni della Croce e gli Evangelisti nei pennacchi. Al centro del presbiterio si trova l'altare maggiore del 1681, ma rimaneggiato nel 1844; il paliotto in stucco raffigura l'Immacolata entro estrosi ornati ad intreccio. Tra le colonne a spirale dell’altare è la pala con la Trasverberazione di Santa Teresa d’Avila, opera del 1640 attribuita a GUGLIELMO CACCIA detto il MONCALVO. RODOLFO MORGARI nel 1878 dipinse ad affresco sulla volta a botte del coro, divisa in due campate, la Transverberazione e la Morte di Santa Teresa. Sulle pareti laterali sono collocate tele raffiguranti la Visione mistica di San Giovanni della Croce di anonimo del 1675 ca., Elia rapito sul carro di fuoco di CHARLES DAUPHIN (1675 ca.), l'Adorazione dei pastori e l'Adorazione dei Magi di GIOVANNI ANTONIO MARI (1716). Nel transetto destro è l'Altare della Sacra Famiglia, realizzato fra il 1715-’18 su progetto di FILIPPO JUVARRA. Il basamento dell’altare segue l’andamento sinusoidale della balaustra. Sui gradini poggia la mensa costituita da un'urna bronzea ottocentesca con ai lati due Putti in marmo bianco e verso l’esterno partiture in marmi rossi e verdi profilati di giallo. Il secondo ordine di basamento in marmo porta due tronchi di colonnine scanalate, supporto per i due Angeli adoranti in marmo bianco. Due colonne in marmo per parte fiancheggiano la pala centinata raffigurante la Sacra Famiglia di SEBASTIANO CONCA. L’architrave incompleto consta nel frontone triangolare spezzato; sugli spioventi divergenti stanno le statue della Fede a sinistra e della Carità a destra, opera di CARLO ANTONIO TANTARDINI. Gli spioventi convessi incorniciano lo Stemma dei Tana contornato da quattro Putti. L’affresco della volta a botte fu eseguito nel 1878 da RODOLFO MORGARI e rappresenta l'Apparizione dell’Angelo a San Giuseppe; sulle pareti laterali sono disposte le tele che rappresentano la Disputa di Gesù con i dottori e la Fuga in Egitto. La terza Cappella a destra è quella di San Giovanni della Croce, costruita nel 1677 su progetto di A. VALPERGA. Sulla volta della cupoletta sono dipinte illusionistiche architetture abitate da Putti. Sull'altare in marmo di CARLO BUSSO con Stemma gentilizio al centro del timpano è la pala seicentesca raffigurante San Michele che sostiene la Croce di San Giovanni di GIOVANNI BATTISTA PERUZZINI. Sulle pareti vi sono affreschi del PERUZZINI con Storie del Santo titolare e le statue dei Santi Elia e Teresa provenienti dall’altare maggiore e qui trasferite nel 1844. Segue la Cappella di Santa Teresa del Bambino Gesù, già dell'Addolorata, realizzata a fine Seicento e rimaneggiata nel 1767, con pala sull’altare della Pietà di IGNAZIO NEPOTE, autore anche delle figure degli affreschi con quadrature a motivi architettonici e Putti di GAETANO PEREGO. Nel 1936 furono eseguiti lavori diretti dall’ing. GALLO, con volte, lesene e sott’archi di ENRICO TAGLIAFERRO, un affresco raffigurante la Morte della Santa titolare di NICOLA ARDUINO sulla parete sinistra che ha coperto le quadrature di G. Perego, stucchi lucidi delle pareti di PIETRO PIATTARELLI ed EUSEBIO ALBERTINO, pala in marmo a rilievo di VIRGILIO AUDAGNA, tabernacolo e portali in marmo di ALBINO BOSCO. La prima a destra è la cappella di Sant’Erasmo. Nella nicchia sulla parete destra è collocata la Tomba della Madama Reale Cristina di Francia con semplice lastra in marmo bianco, proveniente dalla Chiesa gemella di Santa Cristina e qui collocata il 1º dicembre 1855. Sull'altare, tra le colonne tortili, è la tela raffigurante il Martirio di Sant’Erasmo di TARQUINIO GRASSI (1720 ca.). Il monumento funebre di Ambrogio Fassetto d’Alba è opera di CARLO ANTONIO TANTARDINI. La Cappella è priva di affreschi su pareti e cupola. Luca Mana, Giuseppe Sala da Lugano. 'Scultore in pietra' e commerciante di marmi nella Torino di secondo Seicento, in Giorgio Mollisi (a cura di), Svizzeri a Roma nella storia, nell'arte, nella cultura, nell'economia dal Cinquecento ad oggi, «Arte&Storia», anno 11, numero 52, ottobre 2011, Edizioni Ticino Management, Lugano 2011, 246-259. Arabella Cifani, Franco Monetti, L'altare di San Giovanni della Croce a Santa Teresa; Il Theatrum doloris e l'altare maggiore di santa Teresa, Note di scultura, in: A. Cifani e F. Monetti, Arte e artisti nel Piemonte del '600. Nuove scoperte e nuovi orientamenti, Torino 1990. Amedeo di Castellamonte Edifici di culto in Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Teresa

Palazzo Bellia
Palazzo Bellia

Palazzo Bellia è un caratteristico edificio storico del Centro di Torino, prossimo a Piazza Castello. Rappresenta l'emblema di una prima sperimentazione che, da un'impostazione ancora evidentemente eclettica, lascia trasparire primi stilemi Liberty e, insieme ad opere successive (Villa Scott, Casa Fenoglio-La Fleur, Villino Raby), rappresenta uno dei massimi esempi torinesi di questo periodo. L'area urbana su cui sorge l'edificio fu inserita nel piano regolatore che, tra il 1885 e il 1915, nel contesto di riqualificazione dell'"Isolato San Lazzaro", portò a demolire parte della vecchia e malsana "Contrada delle Quattro Pietre", tradizionalmente correlata al degrado delle aree intorno a via Barbaroux. L'edificio fu terminato nel 1898, dopo sei anni di lavori e prese il nome dall'impresa edile Bellia che lo realizzò. Realizzato su progetto di Carlo Ceppi a seguito dello sventramento di fine Ottocento, il "Palazzo Bellia" sorse in asse con la nuova «via Diagonale», che in seguito venne rinominata via Pietro Micca. Tecnicamente all'avanguardia, fu il primo edificio civile torinese ad applicare il Systéme Hennebique per l'utilizzo del calcestruzzo armato per i solai realizzati a cura dell'impresa di G. A. Porcheddu e, stilisticamente, anticipò i temi fitomorfi e le sinuosità dello stile liberty che stava nascendo in Europa, ma che si affermò pienamente a Torino soltanto un lustro più tardi. L'edificio presenta un largo uso di decorazioni in litocemento e si inserisce armonicamente nel contesto urbano della nuova arteria centrale di via Pietro Micca, garantendo anch'esso la continuità dei portici analogamente agli edifici attigui. L'ampio portico sottostante presenta archi trilobati sostenuti da colonne con capitelli antropomorfi. Il piano stradale ospita locali commerciali sormontati dal mezzanino e il prospetto principale affacciato su via Pietro Micca presenta decori floreali, finestre ad arco e bow-windows inseriti in quattro slanciate torrette, due di cui angolari, dettaglio che ne fa uno degli edifici più caratteristici di via Pietro Micca. Il soffitto ligneo del portico presenta una fitta decorazione fitomorfa che contrasta con la pavimentazione di piastrelle quadrangolari in litocemento decorato e con il rivestimento in pietra bianca e nera dei passi carrabili. G.A. Porcheddu, Elenco dei lavori eseguiti in calcestruzzo armato, sistema Hennebique, dal 1895 a tutto il 1909, Torino, Società Porcheddu ing. G.A., 1909, ISBN non esistente. Vera Comoli Mandracci, collana Le città nella storia d'Italia, Laterza, Roma-Bari, 1983, ISBN non esistente. Paolo Scarzella (a cura di), Torino nell'Ottocento e nel Novecento. Ampliamenti e trasformazioni entro la cerchia dei corsi napoleonici, Celid, Torino, 1995, ISBN non esistente. Ville e palazzi di Torino Liberty Liberty a Torino Palazzo Priotti Casa Fenoglio-Lafleur Villa Scott Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Bellia