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Falchera

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Falchera da superga
Falchera da superga

La Falchera (Farchera in piemontese) è un quartiere della Circoscrizione 6 di Torino, situato nell'estrema periferia nord della città. Sino al tardo Ottocento il territorio della Falchera era un'area prevalentemente rurale, costellata di terreni agricoli e pastorizi e di un discreto numero di cascine. Fra le più antiche, ad esempio, si ricordano le quattrocentesche Ranotte e Antioca, la cinquecentesca Ca Bianca, le settecentesche Barberina e Gli Stessi e infine la cascina Falchera, risalente anch'essa ai primi del Settecento. Proprio a quest'ultimo edificio, originariamente di proprietà della famiglia Falchero, deve il nome l'intero quartiere. Fin dai quei tempi la zona era attraversata da un'importante arteria stradale, il cosiddetto stradone o strada di Leinì (l'attuale strada provinciale di Cuorgnè), che collegava Torino con l'area nord del Canavese. Lungo questa strada nacque il primo nucleo della Falchera, oggi noto come il Borgo Vecchio, un agglomerato di poche case rurali ed alcuni esercizi commerciali (botteghe artigianali, negozi di generi alimentari, un'osteria, ecc.) che, fra l'altro, si dotò presto di una scuola elementare, la cosiddetta scuola di Ponte Stura (1898). Grazie alla sua particolare ubicazione, il Borgo Vecchio era un punto sia di transito sia di sosta per quei commercianti che, con i loro carretti, portavano le merci dal basso Canavese ai mercati della città. In quegli anni, inoltre, la provinciale di Cuorgnè era attraversata da una linea tranviaria detta Canavesana o tramway Torino-Leinì-Volpiano a vapore, che, dal 1883 al 1929, collegava la cintura nord di Torino al resto della città, giungendo fino a Porta Palazzo. Al di là della provinciale, altre strade di rilievo erano la strada del Villaretto e la strada vicinale dell'Abbadia di Stura, che conducevano rispettivamente allo storico borgo del Villaretto e all'antica Abbazia di Stura, di origine medievale. In passato entrambi questi luoghi erano dei punti di riferimento importanti per l'abitato dell'Oltrestura, tenendo presente che, già nel Settecento, gran parte di questa regione era compresa nel Contado di Villaretto e Cascinette e faceva parte della Parrocchia dell'Abbadia di Stura. Ad ogni modo, l'abitato del Borgo Vecchio si sviluppò principalmente lungo la strada di Cuorgnè, punto di ingresso significativo nella periferia nord di Torino. Al di fuori di quest'asse, nuclei minori di case sorsero anche attorno ai vecchi cascinali della zona, soprattutto nei pressi della Barberina e dell'Antioca e, nel lato est, in prossimità delle Ranotte. All'indomani della seconda guerra mondiale, di fronte alle necessità di "incrementare l'occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori", il Comitato di Attuazione dell'INA-Casa acquistò l'area a nord della ferrovia, ampiamente non urbanizzata, e sotto la direzione dell'architetto e urbanista Giovanni Astengo realizzò un quartiere ex novo, noto fin da subito col nome Falchera (l'attuale Falchera Vecchia). Il progetto, realizzato fra il 1952 e il 1954, diede vita a un borgo a sé stante rispetto al resto della città, caratterizzato da uno schema di condomini sistematicamente a tre piani e dalle caratteristiche facciate in mattone rosso; i caseggiati, articolati in tre o quattro ali che si raccolgono su ampie aree di verde pubblico, sono disposti a raggiera attorno a un centro comune, che ha il suo cuore nell'attuale piazza Giovanni Astengo (già piazza Falchera fino al 2007), la piazza centrale del quartiere. Attorno alla piazza, sul lato est, venne inaugurata nel 1957 la Parrocchia di San Pio X, con annesso l'ampio oratorio a tutt'oggi esistente, e negli anni furono realizzati diversi servizi quali, ad esempio, la scuola materna e la scuola elementare Antonio Ambrosini. Dal punto di vista urbanistico, i nomi delle vie furono curiosamente ispirati al mondo floreale (per la precisione ai nomi degli alberi), escludendo da questa logica solo il viale e la piazza centrali (viale Falchera e piazza Giovanni Astengo). Rimasero inalterati, tuttavia, i vecchi nomi delle strade preesistenti (strada della Barberina, strada dell'Antioca, strada vicinale dell'Abbadia di Stura, ecc.), mentre il circondario delle Ranotte sviluppò un'odonomastica tutta sua legata ai nomi dei fiumi (con l'unica eccezione di via Antonio Sant'Elia). Una breve parentesi riguardo a quest'ultima zona, mai interessata dai piani di edilizia pubblica (diversamente da gran parte del quartiere): per quanto piccola e circoscritta nell'ambito di poche vie, l'area delle Ranotte ha conosciuto uno sviluppo diverso rispetto a quello di Falchera Vecchia, sia sotto l'aspetto urbanistico-edilizio sia dal punto di vista commerciale e di servizi pubblici. Edificata in edilizia privata, la zona è infatti composta di qualche casa indipendente e di condomini di piccole o medie dimensioni, sviluppati in un classico sistema viario a griglia (secondo la concezione tipica dell'urbanistica torinese); ancora oggi sono attivi diversi servizi pubblici (studio medico, studio dentistico, centro di assistenza fiscale, ecc.) oltre a un certo numero di esercizi commerciali, mentre in passato la zona contava anche un cinema di quartiere. Un po' diverso è il caso di strada della Barberina, che, per via del suo isolamento rispetto al centro di Falchera, risulta meno sviluppata dal punto di vista di strade e abitazioni (frutto anch'esse di edilizia privata) e ancora oggi mantiene l'aspetto di un piccolo sobborgo rurale. Nei primi anni settanta, a seguito del costante aumento demografico in città, il quartiere della Falchera venne ampliato nei suoi confini settentrionali, realizzando così un nuovo nucleo urbano noto con il nome di Falchera Nuova. Caratterizzata da edifici parzialmente a schiera (di 4 piani) e parzialmente a torre (sedici edifici di 10 piani), disposti in maniera lineare e dalle facciate rosse o bianche, la Falchera Nuova conobbe uno sviluppo urbanistico e architettonico diverso da quello della Falchera Vecchia (fra le differenze maggiori, ad esempio, vi fu il ricorso a sistemi di prefabbricazione), uno sviluppo che, come nel caso dell'INA-Casa per Falchera Vecchia, fu strettamente vincolato alle richieste Gescal e IACP (l'attuale ATC). Già negli anni settanta il nuovo quartiere si dotò di strutture scolastiche (scuola materna, scuola elementare e scuola media) e di servizi sociali e commerciali (lungo via degli Abeti) e nel 1976 inaugurò la Parrocchia di Gesù Salvatore. Va ricordato, a difesa della memoria storica, che nell'area est dell'odierna Falchera Nuova un tempo sorgeva la cascina Gli Stessi, di origine settecentesca e ancora attiva alla fine degli anni sessanta. Anche noto come Gli Istesi o cascina della Mensa Arcivescovile di Torino, l'edificio venne abbattuto nei primi anni settanta per far posto al nuovo quartiere. A pochi passi dalla cascina si stendeva un boschetto molto fitto con al suo interno un piccolo specchio d'acqua, chiamato da tutti "Laghetto", dal quale la gente attingeva l'acqua per dissetarsi; nei medesimi anni, tuttavia, al posto del laghetto venne costruito il Centro Commerciale di Falchera Nuova, ancora oggi presente lungo via degli Abeti. Dal punto di vista urbanistico Falchera Nuova mantiene la stessa toponomastica stradale di Falchera Vecchia, ispirata ai nomi degli alberi, anche se la disposizione del tracciato stradale è notevolmente diversa rispetto a quella del vecchio quartiere. Le due eccezioni toponomastiche sono i casi di piazza Tonino Miccichè, dedicata ad un militante di Lotta Continua ucciso il 16 aprile 1975 da una guardia giurata durante le lotte per l'occupazione delle case , e piazzale Volgograd. È delimitato: a nord dai confini di Mappano (delineati indicativamente dalla tangenziale nord) a est dai confini di Settimo Torinese a sud dalla ferrovia Torino-Milano e da un breve tratto del torrente Stura di Lanzo a ovest dal raccordo autostradale Torino-Caselle Oltre ai comuni di Mappano e Settimo, la Falchera confina dunque con i quartieri del Villaretto (lato ovest) e di Pietra Alta (lato sud), assieme ai quali condivide buona parte dell'Oltrestura torinese (relativamente all'abitato della zona). Per consuetudine locale, la zona viene suddivisa in tre borgate: Borgo Vecchio Falchera Vecchia Falchera Nuova le quali da Strada Provinciale di Cuorgnè si sviluppano in direzione est; il versante ovest, dal canto suo, ha conosciuto una minore espansione urbanistica e architettonica (per lo più lungo strada della Barberina) e presenta ampi tratti di territorio a tutt'oggi non urbanizzati. Sul lato ovest di strada provinciale di Cuorgnè sorge la cascina Falchera, un antico cascinale di inizio Settecento che, grazie alla sua imponenza e centralità lunga la tratta del vecchio borgo, finì col prestare il suo nome all'intero quartiere. In origine la cascina apparteneva alla famiglia Falchero, che a partire dalla metà del Seicento fu tra le famiglie di maggior prestigio all'interno della Parrocchia di Lucento (comprendente un ampio territorio tra la Dora e lo Stura, oltre una parte dell'Oltrestura). Gestita a lungo dai Falchero, di cui si ricordano ad esempio i fratelli Giacomo e Francesco, proprietari nel 1790, col passare dei secoli la cascina cambiò proprietà finché, fra gli anni ottanta e novanta dello scorso secolo, l'Ufficio Tecnico del Comune di Torino modificò pesantemente il complesso rurale, allestendo al suo interno laboratori botanici e spazi didattici (a cura dell'Assessorato all'Ambiente in collaborazione con l'Assessorato all'Istruzione). Attualmente la cascina Falchera ospita il "Centro di Cultura per l'Educazione all'Ambiente e all'Agricoltura della Città di Torino", una fattoria didattica, cioè, con un'area dedicata all'allevamento e una alla coltivazione, un laboratorio di trasformazione alimentare, spazi polifunzionali e ricreativi, nonché una sala riunioni. Fanno inoltre parte della struttura un ristorante e un ostello. Nell'area a nord-est di Falchera Nuova, in una porzione di territorio mai edificato, si stendono i cosiddetti laghetti della Falchera, due grandi specchi d'acqua artificiali che, assieme ai campi circostanti, costituiscono l'estremo confine nord-est del quartiere, a ridosso della tangenziale nord. È interessante notare che questi laghetti non sono sempre esistiti, ma come il resto della Falchera fanno parte di un processo evolutivo che ha accompagnato la storia del quartiere. Fino alla fine degli anni sessanta, in effetti, il terreno su cui essi sorgono si presentava come una grande spianata di terra in superficie; il territorio, tuttavia, è sempre stato molto acquitrinoso e ricco di acque sorgive nel sottosuolo. Al momento di costruire la Falchera Nuova, poco più a sud dell'area in questione, ci si rese conto che il terreno presentava delle difformità in fatto di livelli, cosa che rendeva difficile l'edificazione dei nuovi caseggiati. Si pensò allora di ovviare all'inconveniente estraendo terra e ghiaia da riporto dalla spianata a nord-est, così da riutilizzarla per livellare la superficie del nuovo quartiere in costruzione. Per via indiretta, questa soluzione portò alla nascita degli odierni laghetti. Difatti, la terra e la ghiaia rimossi produssero un invaso molto grande nell'area di estrazione, facendo affiorare in superficie parte dell'acqua proveniente dal sottosuolo. Alla formazione dei laghetti, inoltre, contribuirono anche gli scavi per la costruzione della tangenziale nord, seguendo un processo simile a quello descritto per la Falchera Nuova. Nel corso degli anni, l'area dei laghetti è stata abbandonata all'incuria. Per via di ciò si è formulato un progetto di riqualificazione dell'intera zona, che ha visto nascere un parco urbano con pista ciclabile e giochi per bambini attorno ai laghi (inaugurato ad inizio agosto 2020). A Falchera vi sono due chiese, che in entrambi i casi sono anche due parrocchie. La più vecchia delle due, appartenente al territorio di Falchera Vecchia, è la Parrocchia di San Pio X (inaugurata nel 1957), mentre la più recente, sita a Falchera Nuova, è la Parrocchia di Gesù Salvatore (inaugurata nel 1976): sia l'una che l'altra dispongono anche di un piccolo oratorio con parco giochi. Se si esclude la vecchia scuola di Ponte Stura (attiva fino al 1983 come scuola media succursale), la Falchera conta due scuole materne, due scuole primarie e una scuola secondaria di primo grado. Alla Falchera Vecchia hanno sede la scuola dell'infanzia San Pio X e la scuola elementare Antonio Ambrosini; alla Falchera Nuova risiedono la scuola materna Rosa Luxemburg, la scuola elementare Pablo Neruda e la scuola media inferiore Leonardo Da Vinci (anche nota come Istituto comprensivo Leonardo Da Vinci). Fra i servizi dedicati alla cultura e all'informazione vanno menzionati la biblioteca civica Don Lorenzo Milani, sita dal 2014 in una vecchia ala della scuola Antonio Ambrosini, e il giornale Gente di Falchera, un periodico locale che, a partire dal 1993, offre uno strumento di espressione e coinvolgimento riguardo alle vicissitudini del quartiere. Nell'ambito dei servizi sociali offerti ai giovani va ricordato il Centro per il Protagonismo Giovanile El Barrio, spazio di "creatività e socializzazione" dedicato a "musica, arte, creatività, solidarietà internazionale, stili di vita, sviluppo sostenibile". All'interno delle strutture oratoriali, in particolar modo presso l'Oratorio San Pio X, ha sede una polisportiva giovanile salesiana (PGS Conquista), che agli sport di squadra unisce attività di fitness, ginnastica dolce e ginnastica adulti. Sia alla Falchera Vecchia che alla Falchera Nuova, inoltre, vi sono due grandi impianti sportivi dotati di campi da calcio, campi da calcetto, campi da tennis e, nell'impianto della Falchera Vecchia, anche di un campo di tiro con l'arco. Grazie alla sua peculiare pianta urbanistica, la Falchera gode di molti spazi di verde pubblico, ai quali vanno aggiunti tre parco giochi attrezzati, rispettivamente a Falchera Vecchia, in via delle Betulle, e Falchera Nuova, in piazzale Volgograd. Un tempo in stato di degrado, inoltre, l'area dei laghetti è stata oggetto del sopra citato piano di bonifica e riqualificazione del quartiere, con l'intenzione di adibirla nuovamente a parco urbano (comprendente fra l'altro servizi e piste ciclabili). A causa del suo isolamento e della sua posizione periferica, la Falchera è un territorio di poco passaggio per i non residenti, che attraversano la zona principalmente da strada provinciale di Cuorgnè in direzione Torino o provincia. Questo fatto è dovuto allo sviluppo stesso del quartiere, che, racchiuso in gran parte nel quadrilatero ferrovia-autostrada-tangenziale-strada provinciale, era accessibile sino al 2020 quasi esclusivamente dalla provinciale di Cuorgnè, se si escludono due accessi più indiretti ed estremamente marginali nel sistema viario locale (uno proveniente da Settimo Torinese e l'altro dalle Basse di Stura). Da luglio 2020, dopo sei anni di lavoro dalla sua approvazione, un nuovo cavalcavia a due corsie, con annessa pista ciclopedonale, congiunge corso Romania alla Falchera, scavalcando la ferrovia e la stazione Stura. Il quartiere, ad ogni modo, gode di due piazze principali al suo interno, distribuite rispettivamente a Falchera Vecchia (piazza Giovanni Astengo) e Falchera Nuova (piazzale Volgograd). Falchera è raggiungibile sia attraverso la rete urbana e suburbana (le linee principali sono il 50 e il 46), sia attraverso la rete tranviaria di Torino (linea 4). Alla stessa maniera del 50, anche il 4 fa capolinea a Falchera Nuova, mentre il 46 prosegue in direzione Mappano. Altre linee secondarie (le cosiddette "navette" o gli "speciali stabilimento") attraversano ancora il quartiere e lo collegano sia a Torino sia alla provincia torinese, specialmente alla cintura nord. Va ricordato, inoltre, che l'allungamento della linea 4 sino a Falchera è relativamente recente (anno 2006) e, tramite un tunnel che passa al di sotto della ferrovia, permette di collegare i due poli opposti della città: la Falchera nella periferia nord e Mirafiori nella periferia sud. Fra le infrastrutture più importanti del quartiere vi è la stazione di Torino Stura, che, posta sul lato sud di Falchera (al confine con Pietra Alta), è attraversata dalla Torino-Milano e dal passante ferroviario di Torino. L'intera struttura, comprensiva di binari ferroviari e fabbricato viaggiatori, è stata ricostruita e potenziata fra il 2006 e il 2011. Nell'estate del 2015, RFI ha indetto un evento di arte urbana che ha portato alla realizzazione di numerosi murales lungo le pareti della stazione Stura, sui muri delle banchine nel sottopasso ovest e su una parete all'ingresso: all'opera hanno partecipato sessanta artisti provenienti dalla scena italiana ed europea. Urbanistica n. 7. Amilcare De Leo, Mario Alba, Umberto Grassi, Falchera 50 anni, Torino, Redazione "Gente di Falchera", 2004. Mario Alba, Amilcare De Leo, Umberto Grassi, L'altra storia - Vent'anni dopo: Falchera Nuova, Torino, Redazione "Gente di Falchera", 2009. Circoscrizioni di Torino Pietra Alta Villaretto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Falchera Associazione Gente di Falchera, su gentedifalchera.it. URL consultato il 18 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2013). Biblioteca civica Don Lorenzo Milani, su comune.torino.it. URL consultato il 31 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 31 marzo 2014). Cascina Falchera, su cascinafalchera.it. URL consultato il 24 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2014). Centro per il protagonismo giovanile El Barrio, su elbarriotorino.wordpress.com. Istituto comprensivo statale Leonardo da Vinci, su icleonardodavincitorino.it. URL consultato il 24 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2014). Scuola elementare Antonio Ambrosini, su 123click.it. Storia degli obiettori di coscienza a Falchera, su obiettoriafalchera.blogspot.com. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 14 febbraio 2019).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Falchera (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Falchera da superga
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Musei Reali (Torino)
Musei Reali (Torino)

I Musei Reali sono un ampio complesso museale, situato nel cuore della città Torino e comprendente il Palazzo Reale, i Giardini Reali, la Biblioteca Reale, l'Armeria Reale, la Galleria Sabauda, il Museo di Antichità, il pian terreno di Palazzo Chiablese e la Cappella della Sacra Sindone. I Musei Reali offrono un itinerario storico, artistico e naturale che si estende su circa 50.000 mq, e che si è costituito progressivamente tra il XVI e il XX secolo, di pari passo con la storia della famiglia dei Savoia, inglobando anche reperti ben più antichi all'interno delle proprie collezioni. Il complesso museale dei Musei Reali nacque nel 2014 con il nome di Polo Reale per merito della art. 30 del D.P.C.M. n.171 del 29 agosto 2014 (la cosiddetta “Riforma Franceschini”, cioè il Regolamento di organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, degli uffici della diretta collaborazione del Ministro e dell’Organismo indipendente di valutazione della performance). Si trattò di un'area museale comprendente istituti fino ad allora autonomi per gestione e controllo: il Palazzo Reale, l’Armeria Reale, la Biblioteca Reale, la Galleria Sabauda, il Museo di Antichità e i Giardini Reali. A seguito del D.M. n. 43 del 23/01/2016 (Modifiche al decreto 23 dicembre 2014, recante “Organizzazione e funzionamento dei musei statali”), il Polo Reale cambiò il proprio nome in quello attuale di Musei Reali, aggiungendo al percorso di visita anche la Cappella della Sindone e il pian terreno di Palazzo Chiablese. Il cambio del nome corrispose alla volontà di proseguire nel percorso di autonomia dell'istituto e di definizione di una sua nuova identità come organismo unico. Sin dal 2014 i Musei Reali si configurano come un unico museo, di rilevante interesse nazionale, dotato di autonomia speciale in ambito scientifico, finanziario, contabile e organizzativo. Nell'anno della sua istituzione (2016) è stato il ventiduesimo sito statale italiano più visitato, con 314.195 visitatori, che salgono a circa 470.000 aggiungendo gli ingressi allo spazio per le esposizioni temporanee di Palazzo Chiablese. Nel 2018 l'intero complesso, incluse le mostre ospitate nelle Sale Chiablese, è stato visitato da 515.632 visitatori. Musei di Torino Luoghi d'interesse a Torino Sito ufficiale, su museireali.cultura.gov.it. Musei reali, su residenzerealisabaude.com. è Reale – Il canale dei Musei Reali, su mrereale.cultura.gov.it. Musei Reali di Torino sul sito del MiBAC Musei Reali, già Polo Reale Torino (MuseoTorino)

Torri Di Vittorio
Torri Di Vittorio

Le Torri Di Vittorio sono una coppia di torri attigue, ad uso residenziale, che sorgono nel quartiere di Pietra Alta, alla periferia nord di Torino. Per l'esattezza, il complesso si trova nei pressi dell'ex piazzale del dazio, nel triangolo compreso fra corso Vercelli, corso Giulio Cesare e via Stefano Tempia. Progettate su commissione del Comune di Torino dalla Cooperativa Polithema, le due coppie di torri furono realizzate dalla Cooperativa Giuseppe Di Vittorio nel 1980 come edifici pubblici ad uso residenziale. Rappresentarono per Torino uno dei più evidenti segni di espansione urbana e, sotto la spinta dell'edilizia popolare di quegli anni, una delle più imponenti realizzazioni di edifici ad uso pubblico. Le Torri sono un segno dell'allargamento urbano torinese, dovuto essenzialmente al flusso migratorio proveniente dal meridione d'Italia, flusso formato da numerosi cittadini che, attratti da prospettive di lavoro mancanti nelle loro terre d'origine, si dirigevano dunque nel settentrione d'Italia, motivo che comportò la costruzione di molti nuovi edifici capaci di contenere il nuovo numero di residenti a Torino. Durante i Giochi Olimpici Invernali Torino 2006, le torri furono illuminate nelle ore serali, con colorazioni giallo-blu, colori simbolo della città di Torino. Le torri sorgono sull'area una volta occupata dal dazio nord e, alte circa 70 metri, sono annoverate tra gli edifici più alti del capoluogo piemontese. Esse rappresentano un primo esempio di un'edilizia pubblica innovativa, poiché sono state realizzate utilizzando la tecnologia coffrage tunnel in cemento armato, già usata in Francia. Gli edifici si compongono di due moduli doppi di torri che contano 21 piani sormontati da un tetto pensile su cui campeggiano due grandi insegne pubblicitarie. Le torri sono di particolare impatto visivo, in quanto sono il primo elemento architettonico significativo per coloro che entrano in città dall'autostrada A4 Torino-Milano, che termina proprio in corrispondenza dell'area degli edifici. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su torri Di Vittorio

Pietra Alta
Pietra Alta

Pietra Alta, anche nota come Pietralta (Pràuta in piemontese), è un quartiere della VI Circoscrizione di Torino, situato nella periferia nord della città. Si tratta di un piccolo borgo dell'Oltrestura torinese, sorto in prossimità di importanti arterie stradali che raccolgono il traffico diretto all'interno e all'esterno di Torino. Sebbene spesso ricordata, se non del tutto confusa, con i vicini quartieri di Falchera e Rebaudengo (talvolta addirittura con Barriera di Milano), Pietra Alta è una zona sostanzialmente a sé stante rispetto ai borghi limitrofi, cresciuta così com'è in un territorio fortemente circoscritto, e sviluppatasi in modo indipendente dal contesto urbano circostante. È delimitata: a nord e a ovest, dalla Ferrovia Torino-Milano (confine con Falchera) a est dalla Autostrada A4 e da Corso Giulio Cesare a sud dalla Stura di Lanzo Il toponimo Pietra Alta affonda le sue radici nella seconda metà del XVIII secolo, quando al bivio fra la strada di Chivasso (attuale corso Vercelli) e la strada di Leinì (attuale via Cuorgnè col suo proseguimento strada provinciale di Cuorgnè) venne eretto un cippo in pietra di forma piramidale, anche noto come la Piramide. Come ricorda il Grossi, si trattava di una pietra miliare o cippo chilometrico che segnalava una distanza di due miglia da Torino, seguendo un uso antico che risale ai principi di urbanistica romana. Nel corso del tempo, il valore simbolico del manufatto dovette promuovere l'utilizzo del nome Pietra Alta quale toponimo locale, in una zona che sin dal tardo Settecento si connotava principalmente come terra di transito e punto di snodo per chi entrasse o uscisse da Torino. In età moderna, prima della nascita di una vera e propria borgata, il territorio di Pietra Alta offriva un paesaggio in parte rurale e in parte selvatico, con abbondanza di boschi a ridosso dello Stura e una significativa presenza di terreni agricoli attorno alle strade di Leinì e Chivasso (anche note nel loro insieme come strada di Agliè e Chivasso). Le mappe a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo mostrano chiaramente la morfologia della zona, che già allora rappresentava un crocevia nell'area nord di Torino. Dal punto di vista stradale, in effetti, quest'area era intersecata da due strade provinciali, le suddette strade di Leinì e Chivasso, che nel loro insieme fornivano una via di accesso primaria a chi entrasse in città da settentrione (in particolar modo dal Canavese e dalla provincia nord-est di Torino): si trattava, in realtà, non soltanto di due rotte provinciali ma in un certo senso di una primitiva strada statale, che collegava Torino con la Lombardia. Di uso locale, invece, era la strada vicinale delle Cascinette (l'odierna via Cavagnolo nel tratto di Pietralta), che collegava la zona alla borgata delle Cascinette e, più alla distanza, all'antica Abbadia di Stura, un istituto religioso fondato nel Medioevo alle porte di Torino, verso il confine con Settimo Torinese. Al di là delle strade, inoltre, un ruolo fondamentale era svolto dal porto di Leinì, un porto fluviale posto sullo Stura lungo la strada di Chivasso, vicino al bivio con la strada di Leinì: in assenza di ponti, il porto di Leinì era l'unico mezzo che permettesse di attraversare il fiume in questo tratto di Torino, grazie alle barche e ai traghetti di servizio che trasportavano i viandanti da una sponda all'altra. A proposito dello Stura, una breve parentesi merita di essere aperta al riguardo. Per molti secoli il transito del torrente era garantito da una rete portuale, che si estendeva da ovest a est nel suo percorso torinese, sino alla confluenza con il Po. L'alveo dello Stura, infatti, era soggetto a forte divagazione e, di conseguenza, non era possibile erigere ponti al di sopra di esso, correndo il rischio che, con lo spostamento del corso fluviale e l'erosione del terreno, una struttura fissa quale un ponte si rendesse inutile, se non addirittura pericolante, nel lungo periodo. Nell'area di Pietra Alta, inoltre, va anche detto che lo Stura non seguiva esattamente il suo corso odierno, in quanto il fiume scorreva un po' più a nord (in prossimità del bivio fra la strada di Chivasso e quella di Leinì) e attraversava il territorio in senso obliquo, privandolo di una porzione del suo attuale perimetro. Per quanto riguarda l'abitato, a inizio Ottocento Pietralta contava un piccolo numero di cascine, nella fattispecie le cascine Sant'Antonio (anche nota col nome Sartoris) e la Splua (altrimenti detta Bernardi). In quell'epoca, tuttavia, la comunità locale era strettamente connessa con l'abitato più a nord (la futura borgata di Falchera) poiché, prima dell'insediamento della ferrovia, non vi era alcuna divisione fra questi due luoghi. L'affinità fra queste terre trovava conferma nella realtà amministrativa e comunitaria dell'Oltrestura torinese, che a quei tempi offriva uno scenario molto più omogeneo e coeso rispetto a quello attuale: compresa per intero nel Contado di Villaretto e Cascinette, l'area sottostava alla Parrocchia dell'Abbadia di Stura al punto che il nome dell'Abbadia divenne un toponimo generico per le terre a nord del fiume. Nel corso dell'Ottocento, in una fase di forti cambiamenti nell'urbanistica torinese, Pietra Alta conobbe una lenta e graduale evoluzione, realizzata pienamente solo nel secolo successivo. Si trattò in breve di uno sviluppo tanto territoriale quanto sociale, che portò alla formazione di una prima borgata rurale e al consolidarsi di una più ampia rete viaria e di trasporti. Il territorio, innanzitutto, andò incontro a una netta definizione dei suoi confini, per via da un lato della rettifica dello Stura, il cui alveo fu spostato un po' più a sud rispetto a quello precedente, e dall'altro a causa della costruzione della ferrovia per Novara (l'attuale Torino-Milano), che delineò con precisione il confine nord-ovest della zona. La rettifica del fiume, come prima conseguenza, permise di ridisegnare la strada di Chivasso, tanto a sud quanto a nord del nuovo alveo: nell'area di Pietralta la strada venne allungata parzialmente in direzione sud-ovest, nel tratto oggi compreso fra via Cuorgnè e il ponte sullo Stura, ponendo così i presupposti per la realizzazione di un ponte (in sostituzione del vecchio porto di Leinì) e regalando alla zona un nuovo spazio di insediamento. La ferrovia per Novara, dal canto suo, apportò un cambiamento radicale nel paesaggio dell'Oltrestura, incidendo profondamente sugli sviluppi del luogo: il rettilineo dei binari, di fatto, compromise la continuità del territorio, sia nel lato settentrionale (in direzione della futura Falchera) sia nel tratto ad ovest della ferrovia (verso le cosiddette Basse di Stura); la frammentazione di quest'area ebbe effetti non secondari sull'insediamento della zona e sul sistema viario locale e, in ultima analisi, pose le basi per la suddivisione in quartieri dell'Oltrestura, processo consolidatosi pienamente solo nel Novecento. In questo scenario, il borgo di Pietra Alta cominciò a prendere forma a cavallo fra il XIX e il XX secolo quando alle cascine del posto si aggiunsero le prime case rurali, seguite da un piccolo numero di esercizi commerciali. L'abitato, in assenza di una più vasta pianificazione urbanistica, si sviluppò inizialmente in modo spontaneo e all'apparenza caotico, seguendo i tracciati delle vecchie strade: diversi edifici, alcuni dei quali ancora in piedi ai giorni nostri, furono costruiti lungo le attuali via Cuorgnè e corso Vercelli (in direzione del ponte sullo Stura), ovvero lungo le due vecchie provinciali della zona; a questi edifici se ne aggiunsero altri al di sotto di corso Vercelli, per l'esattezza in strada vicinale delle Cascinette (l'odierna via Cavagnolo) e in alcuni vicoli più interni. Un caso singolare fu quello del villaggio SNIA, un caratteristico agglomerato di case operaie costruito negli anni venti del Novecento, poco più a est dello stradone di Leinì (lungo la strada di Vercelli): il complesso residenziale, raro esempio di villaggio operaio nell'intera città, ospitava i dipendenti e le maestranze di una delle prime sedi della fabbrica "SNIA Viscosa", un grosso impianto industriale situato poco più a est, verso la zona Abbadia di Stura, tra Strada Vicinale delle Cascinette e la Strada per Vercelli (per Settimo Torinese, ovvero l'attuale Corso Romania), utilizzata per la fabbricazione della seta artificiale, fondato dai torinesi Riccardo Gualino e Giovanni Agnelli, e con altre sedi già presenti oltre a questa. Contestualmente al villaggio, venne eretta la cappella di San Michele Arcangelo, che per lungo tempo costituì la sola chiesa della zona, e negli stessi anni fu inaugurata la stazione di Torino Stura, che trovò posto in questa sede proprio grazie alla sua vicinanza con la fabbrica SNIA Viscosa. Sempre in quel periodo, fra gli anni venti e anni trenta, si attestarono a Pietralta delle importanti infrastrutture stradali e di trasporto, che, nel loro complesso, favorirono i collegamenti interni ed esterni della zona. Nel 1927, innanzitutto, fu costruito il ponte Ferdinando di Savoia, che, oltrepassando lo Stura sulla direttrice di corso Ponte Mosca (l'attuale corso Giulio Cesare), garantì un nuovo accesso da e verso Torino e permise di prolungare il corso sino all'estrema periferia nord della città, servendo così anche l'area della SNIA Viscosa. Sul proseguimento di questo corso, all'incrocio con lo stradale di Vercelli, venne realizzata nel 1932 la rampa di ingresso dell'autostrada per Milano, che di fatto consolidò ancor di più il ruolo di transito della zona, cancellando però la borgata Splua che sorgeva in questo punto. Pochi anni più tardi, nel 1934, venne eretto il cavalcavia di strada di Cuorgnè, che, scavalcando la ferrovia Torino-Milano, soppiantò definitivamente il passaggio a livello di strada di Leinì (via Cuorgnè ai giorni nostri), relegando questo tratto a un vicolo marginale nel sistema viario locale. Contestualmente al cavalcavia fu disegnato il tracciato di via Ivrea, punto di raccordo fra il ponte Ferdinando di Savoia e il nuovo asse di strada provinciale di Cuorgnè. Nel secondo dopoguerra, terminata la sua espansione verso l'esterno, Pietralta conobbe un lento e graduale sviluppo del suo abitato, fondamentalmente diverso rispetto a quello della vicina Falchera (tanto nella forma quanto nei tempi di realizzazione). La zona, di fatto, crebbe in modo incostante fino agli inizi del XXI secolo, assumendo un carattere poco omogeneo nella sua architettura e nel suo impianto urbanistico: le cause di tutto ciò vanno cercate in diversi fattori, quali ad esempio le diverse fasi di crescita del borgo, la complessa pianificazione del territorio o ancora la mescolanza fra edilizia pubblica ed edilizia privata (più accentuata rispetto al caso di Falchera). Procedendo con ordine, ad ogni modo, una prima fase di sviluppo si verificò fra gli anni cinquanta e sessanta del Novecento, quando alla vecchia borgata rurale si aggiunsero condomini e abitazioni suburbane, soprattutto sul fronte di corso Vercelli, via Ivrea e via Cavagnolo. Si trattava per lo più di costruzioni private, rappresentate in parte da piccole palazzine, talvolta solo bilivello, e in parte da stabili di medie o grandi dimensioni; non mancarono, però, anche le prime case popolari del quartiere, costruite dalla Gescal nell'isolato fra via Ivrea, via Cavagnolo e corso Vercelli. Nei decenni successivi, fra gli anni settanta e ottanta, ulteriori sviluppi riguardarono soprattutto il versante est della zona, con la fabbricazione di caseggiati e scuole (sia primarie che secondarie) e la costruzione della nuova chiesa di San Michele Arcangelo. A proposito dei caseggiati, fu abbandonato il modello della piccola palazzina e i nuovi edifici vennero sviluppati maggiormente in altezza, come avvenne, per esempio, in corso Giulio Cesare, via Ivrea, via Ribordone e, in modo ancora più evidente, in via Stefano Tempia, nei pressi dell'ex piazzale del Dazio (laddove prima vi era la cascina Sant'Antonio): in questo punto vennero erette le torri Di Vittorio, due coppie di grattacieli ad uso residenziale che segnarono profondamente il panorama di Pietra Alta. Lo stabilimento SNIA Viscosa, cessata la sua attività nel 1954, fu quindi totalmente dismesso nel 1961 e ceduto alla fabbrica di pneumatici Michelin, che ne fece uso soltanto fino ai primi anni ottanta. Dell'antico impianto degli anni trenta rimane oggi, verso Corso Romania, soltanto la curiosa Torretta dell'acqua, una torretta di circa 40 metri, eretta per conservare l'acqua per gli operai, in una graziosa imitazione di stile gotico valenzano, a sezione ottagonale. Una parte dei fabbricati poi, fu restaurata e riadibita a centro commerciale, ospitando dal 1989 il primo ipermercato Auchan di Italia e, dal 2016, anche una sede di Leroy Merlin. L'insediamento di nuovi centri per la grande distribuzione commerciale ebbe importanti ricadute sul piccolo commercio locale, tenendo presente che, sin da allora, la zona era priva di un mercato rionale e gli esercizi commerciali si limitavano tradizionalmente alle vetrine su strada, soprattutto lungo via Ivrea, via Cavagnolo e corso Vercelli. Agli inizi degli anni duemila, gli sviluppi del quartiere toccarono soprattutto il lato ad ovest di via Ivrea, con l'insediamento di imponenti complessi residenziali in via Angelo Tasca (anch'essi della cooperativa Giuseppe Di Vittorio) e la sistemazione a parco delle sponde dello Stura (il cosiddetto parco Stura nord o parco di Pietra Alta): nei pressi del parco fu ricostruito il centro sportivo del River Mosso, polisportiva locale di lunga tradizione nel quartiere.La riqualificazione del borgo negli stessi anni interessò anche corso Vercelli, con nuove aree gioco e spazi verdi (presso il bivio di strada di Cuorgnè) e il rinnovamento del piazzale di fronte alla chiesa. A nord del corso il potenziamento della ferrovia, in stretta relazione con i lavori del passante di Torino, portò al totale rifacimento della stazione Stura e alla riorganizzazione parziale dell'area circostante, ancora in fase di completamento ai giorni nostri. Si tratta di un caratteristico esempio di villaggio operaio risalente alla seconda metà degli anni venti, composto da un complesso di sedici palazzine a schiera di quattro piani ciascuna, intervallate da giardini e spazi verdi comuni. Alcuni dei progetti dell'epoca di Riccardo Gualino per dare dimora ai dipendenti ed alle maestranze della vicina fabbrica SNIA Viscosa dovevano prevedere ulteriori ampliamenti lungo corso Vercelli e corso Giulio Cesare ma, di fatto, questi sviluppi rimasero solo sulla cartaLa Torretta dell'Acqua, già citata, è ancor oggi presente nel parcheggio dell'attuale centro commerciale, lungo Corso Romania. Nel secondo dopoguerra, risanato dai danni subiti a causa dei bombardamenti, l'agglomerato di case sopravvisse alla chiusura della fabbrica SNIA Viscosa (1954), e la proprietà fu rilevata dall'Istituto Autonomo Case Popolari (IACP), oggi noto come Agenzia Territoriale per la Casa (ATC). Rotonda o rotatoria di rappresentanza posta dal 2006 all'incrocio fra corso Giulio Cesare, corso Vercelli, corso Romania e l'autostrada da e per Milano. Al centro della rotonda è fissata una riproduzione - in scala ridotta - della Sfinge di Giza, celebre monumento dell'antico Egitto che simboleggia lo storico Museo Egizio di Torino. Esempio significativo di razionalismo italiano, la palazzina del dazio - meglio nota come il Dazio o ex Dazio ai giorni nostri - fu costruita negli anni trenta per ospitare i nuovi uffici delle imposte di consumo, in seguito all'abolizione della cinta daziaria. L'edificio sorge sul piazzale posto a fronte dell'autostrada per Milano (il cosiddetto piazzale del Dazio) e nel corso degli anni ha mutato la sua destinazione d'uso (fino agli inizi del duemila vi era un comando dei vigili urbani) ed è attualmente in attesa di riqualificazione funzionale. Coppia di torri o grattacieli residenziali realizzata nel 1980 dalla Cooperativa Giuseppe Di Vittorio, facendo uso di tecnologie moderne prese a prestito dall'edilizia pubblica francese. Sorte alle spalle del piazzale del Dazio, le torri Di Vittorio si affacciano direttamente sull'autostrada per Milano e sono di fatto il primo elemento architettonico significativo per chi giunge in città dall'autostrada, per via soprattutto della loro imponente altezza (70 metri scanditi in 21 piani). A Pietra Alta la parrocchia locale fa capo alla chiesa di San Michele Arcangelo, inaugurata nel 1971 per dar spazio ai fedeli del quartiere che, fino ad allora, si riunivano nella piccola cappella del villaggio SNIA, tuttora esistente e dedicata anch'essa a San Michele. Il complesso parrocchiale, di audace architettura anni settanta, si fregia di un ulteriore titolo alla Madonna del Buon Cammino (per via della sua vicinanza all'autostrada Torino-Milano) ed è dotato di uffici parrocchiali, saloni per riunioni e spazi per la vita di oratorio. Nell'autunno 2011, inoltre, l'Assemblea Apostolica della Fede in Cristo Gesù ha inaugurato una sua chiesa nel quartiere, per l'esattezza in corso Vercelli: l'istituto, conosciuto come Chiesa apostolica antioca, prende il nome dalla vicina strada dell'Antioca, che un tempo superava la ferrovia e si dirigeva verso la storica cascina Antioca, nel territorio di Falchera. Il quartiere ospita la società River Mosso, polisportiva locale fondata nel 1970 a seguito di una preesistente società di calcio (istituita a sua volta nel 1951): la polisportiva, ad oggi, annovera diverse discipline quali calcio (anche a 5 e a 7), nuoto, pallavolo, pallacanestro, danza e arti marziali; dal 1994, inoltre, la società distribuisce un suo periodico di divulgazione (dal titolo Informa River) e al 1995 risale invece l'ente La Lokomotiva, che si occupa di tutte le attività socioculturali del River Mosso. Gli spazi verdi di Pietralta sono dislocati in più punti del quartiere, soprattutto nei suoi tratti più periferici (es. in corso Vercelli al bivio di strada di Cuorgnè o in corso Giulio Cesare nei pressi delle torri Di Vittorio). Polmone verde per eccellenza, tuttavia, è il parco Stura nord, anche noto come parco di Pietra Alta, un parco urbano realizzato nei primi anni duemila sulle sponde dello Stura, in una zona fino ad allora in forte stato di degrado: il progetto di recupero ha permesso una completa riqualificazione dell'area, dotata oggi di percorsi ciclopedonali, aree gioco e aree di sosta (anche al coperto) e contrassegnata al suo ingresso da un suggestivo belvedere, posto sulla sommità di una collinetta sagomata da stradini concentrici. In data 23 ottobre 2015 il Comune di Torino ha intitolato una porzione di giardino in Via Cavagnolo 12 ai caduti della battaglia di El Alamein, alla presenza delle autorità civili e militari. A dispetto delle sue modeste dimensioni, Pietra Alta gode di un buon numero di strade maestre dirette all'interno e all'esterno di Torino, che rendono la zona un vero e proprio crocevia nella periferia nord torinese. Da qui, infatti, nascono corso Giulio Cesare e corso Vercelli, che, sviluppati lungo le direttrici storiche della città, collegano la borgata allo stesso centro di Torino. Sul proseguimento di corso Giulio Cesare si estende poi l'autostrada per Milano, che fa di Pietralta un importante punto di ingresso per chi giunge in città da nord. La strada di Cuorgnè, dal canto suo, accoglie il traffico proveniente dal Canavese, trattandosi infatti di una strada provinciale, e sul modello delle provinciali vi è anche corso Romania, prolungamento di corso Vercelli diretto in primo luogo a Settimo Torinese. Via Ivrea, infine, svolge un ruolo di raccordo fra corso Giulio Cesare e strada di Cuorgnè e, di fatto, costituisce la via principale del quartiere al di fuori dei corsi. A proposito delle piazze è da segnalare il piazzale del Dazio (anche detto ex piazzale del Dazio), che deve il suo nome alla vecchia palazzina del dazio collocata all'interno di quest'area: di forma triangolare, il piazzale nasce all'incrocio fra corso Giulio Cesare e corso Vercelli, esattamente di fronte all'ingresso dell'autostrada, svolgendo così una funzione di rappresentanza in questo angolo di quartiere. La posizione di Pietralta, costretta fra lo Stura e la ferrovia Torino-Milano, rende necessarie delle strutture di attraversamento quali ponti, cavalcavia e sottopassi (un tempo anche passaggi a livello). I due ponti fluviali sono il ponte Ferdinando di Savoia (sull'asse di corso Giulio Cesare) e il ponte Vittorio Emanuele II (sull'asse di corso Vercelli), costruiti in tempi diversi nel corso del Novecento: mentre il primo fu eretto nel 1926 e ampliato nel 1966, il ponte Vittorio Emanuele II risale al 1964 e fu costruito in sostituzione di un vecchio ponte crollato nel 1961; fra il 1961 e il 1964 venne installato un ponte mobile provvisorio (poco più a valle del costruendo ponte Vittorio Emanuele II), una struttura di cui oggi rimangono solo più i piloni di sostegno sul letto dello Stura. Vi sono poi due ponti ferroviari al di sopra del fiume, uno dei quali ormai dismesso da prima dei lavori del passante. A proposito della ferrovia, il superamento dei binari è consentito per un verso dal cavalcavia di strada di Cuorgnè, ancora oggi il tratto più battuto per chi giunge da nord (es. da Falchera), e in misura minore dal sottopasso di via Germagnano, che collega Pietra Alta alle Basse di Stura. Di diversa natura è il sottopasso tranviario di corso Giulio Cesare, destinato unicamente al passaggio del tram 4 e inaugurato nel febbraio del 2006. Fino agli inizi del duemila vi era ancora un passaggio a livello nei pressi della stazione Stura, che collegava la zona con il lato sud di Falchera: il rifacimento della stazione, tuttavia, ha cancellato completamente questo vecchio collegamento, rendendo necessaria la costruzione di un ulteriore cavalcavia (pochi metri più a est della nuova stazione Stura), lavoro durato sei anni ed inaugurato ufficialmente dal Sindaco di Torino in data 15 luglio 2020. Provvista di strade di grande traffico, nonché di un'importante ferrovia, Pietra Alta è una zona ben servita dai mezzi pubblici, siano essi autobus, tram o treni. Il quartiere, infatti, è attraversato da più linee del GTT, su tratta sia urbana che suburbana (es. il tram 4 e gli autobus 46, 50, 51, SE1 e SE2), e il suo ruolo di snodo è confermato dalla presenza del parcheggio Stura (anch'esso del GTT), attestatosi in quest'area nel 2006 come punto di interscambio fra mezzi pubblici e privati, a servizio di chi entra o esce da Torino. Alle porte del quartiere, lungo il tracciato della ferrovia, vi è poi ancora la stazione di Torino Stura, aperta nel 1926 per rispondere alle necessità della nascente SNIA Viscosa (insediatasi in quest'area negli stessi anni) e sopravvissuta allo stabilimento sino a giungere ai giorni nostri, nonostante un radicale ammodernamento della struttura a seguito dei lavori del passante (la stazione, di fatto, è stata completamente ricostruita e ampliata tra il 2006 e il 2011). La stazione Stura, ad oggi, è attraversata dal moderno servizio ferroviario metropolitano (SFM), che offre un'importante alternativa alla rete metropolitana di Torino. Giovanni Lorenzo Amedeo Grossi, Guida alle cascine, e vigne del territorio di Torino e' suoi contorni, Torino, 1790. Pietro Abate Daga, Alle porte di Torino: studio storico-critico dello sviluppo, della vita e dei bisogni delle regioni periferiche della città, Torino, Italia industriale artistica, 1926. Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino - Vol. 1, Torino, Politecnico di Torino - Dipartimento Casa-Città, 1984. Amilcare De Leo, Mario Alba, Umberto Grassi, Falchera 50 anni, Torino, Redazione "Gente di Falchera", 2004. Paola Sereno, Torino reti e trasporti: strade, veicoli e uomini dall'Antico Regime all'età contemporanea, Torino, Archivio storico della Città di Torino, 2009. Falchera Parco Stura Rebaudengo Villaretto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pietra Alta Agenzia per lo sviluppo di Pietra Alta, su pietraalta.it. Polisportiva River Mosso, su rivermosso.it. URL consultato il 2 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2014).

Parco Stura
Parco Stura

Il parco Stura è un parco cittadino situato nella periferia nord di Torino, all'interno della VI Circoscrizione. Sorge lungo le sponde del torrente Stura di Lanzo ed è suddiviso in due aree: parco Stura Sud (meglio noto semplicemente come "parco Stura"), posto sul versante sud del fiume e delimitato da corso Giulio Cesare, via Sandro Botticelli, parco dell'Arrivore e torrente Stura parco Stura Nord (anche noto come "parco di Pietra Alta"), posto sul versante nord della Stura e delimitato da corso Vercelli, via Cavagnolo, via Carema, via Ivrea, piazzale Romolo e Remo e fiume Stura. Dichiarato parco dal piano regolatore di Torino del 1995, il parco Stura risulta realizzato in gran parte - principalmente nel versante nord - ed è in fase di avanzato completamento nel 2021. La evidente e progressiva situazione di degrado urbano e sociale ha fatto sì che nei primi anni duemila il parco assumesse il nome popolare di Tossic Park, per l'alta concentrazione di tossicodipendenti e spacciatori che sino alla prima metà del 2008 hanno frequentato la zona, con i conseguenti problemi di ordine pubblico e degrado della zona. Dall'attivazione del pattugliamento misto di forze dell'ordine ed esercito, i molteplici arresti e "blitz" ai danni del narcotraffico hanno causato lo spostamento della situazione al più vicino parco Sempione, fattore che ha causato le proteste della popolazione locale. Allo stato attuale, il parco Stura Sud non è più una delle zone disagiate individuate dal pacchetto sicurezza descritto su Torino, poiché i continui blitz delle forze dell'ordine e dell'esercito hanno smantellato il più grosso mercato della droga all'aperto dopo quello di Porta Palazzo. Estesi lavori di rifacimento dell'area e piantamento di nuovi arbusti e di 700 nuovi alberi hanno richiesto alcuni anni di lavoro ed hanno portato all'inaugurazione del nuovo parco in data 5 giugno 2019, nell'ambito della "Giornata Internazionale dell'Ambiente". L'area verde, di circa 80.000 m², si estende lungo la sponda sinistra del fiume Stura tra corso Vercelli e corso Giulio Cesare/via Ivrea, delimitata anche dal perimetro di via Carema, via Cavagnolo e via Ernesto Rossi ed ospitava prima dell'intervento orti abusivi e varie attività improprie (rottamatori, carrozzerie abusive, discariche di materiali vari) : la riqualificazione ha fatto parte del programma "Torino Città d'Acque" ed è terminata nell'anno 2008. L'opera di bonifica e ristrutturazione è avvenuta con il consolidamento e la ripulitura delle sponde e con il piantamento di 350 alberi come salici, aceri, tigli e querce, insieme a circa 500 arbusti. Inoltre è stato ripreso il tracciato dell'esistente viale alberato lungo la sponda, per evidenziarne la funzione di collegamento ciclopedonale con il tratto proveniente dal Lungo Stura Lazio, oltre alla realizzazione di ulteriori vialetti interni attrezzati con panchine o muretti per aree di sosta. Il parco è caratterizzato verso corso Giulio Cesare e piazzale Romolo e Remo da una collinetta sagomata culminante in un belvedere sulla sommità, come significativa porta di ingresso e punto di osservazione. Sono stati realizzati infine impianti sportivi ad accesso libero ed un parco giochi per la prima infanzia, a ridosso delle vie Carema e Cavagnolo. Parchi di Torino (e luoghi d'interesse a Torino in generale) Corso Giulio Cesare Pietra Alta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco Stura Progetto del parco Stura Nord, su comune.torino.it. URL consultato il 16 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015). Progetto del Parco Stura Sud, su comune.torino.it. URL consultato l'8 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2004).

Villaretto
Villaretto

Il Villaretto (Vilaret in piemontese) è un quartiere della Circoscrizione 6 di Torino, situato nell'estrema periferia nord della città. È delimitato: a nord, dal Comune di Borgaro Torinese a est, dal Raccordo Autostradale 10 (confine con Falchera) a ovest, dal Comune di Borgaro Torinese e dal tratto di Strada Aeroporto tra la Tangenziale Nord e la Stura di Lanzo (confine con Madonna di Campagna) a sud, dalla Stura di Lanzo Come testimonia lo stesso toponimo "Villar", si tratta di un piccolo borgo o villaggio rurale che ancora oggi, caso unico in tutto il Comune di Torino, conserva quasi per intero il suo patrimonio architettonico originario: ciò è stato reso possibile da una scarsa urbanizzazione del territorio, posto in una posizione estremamente periferica e isolata nell'Oltrestura torinese. Si trova a nord della tangenziale ed un tempo era una tranquilla borgata agricola menzionata già nel XVI secolo. Ai tempi dell'Assedio di Torino del 1706 il piccolo centro abitato fu occupato dalle truppe francesi e gravemente danneggiato, ma venne in seguito ricostruito. Oggi il vecchio nucleo abitativo è circondato da fabbriche e da nuovi insediamenti residenziali. In data 26 febbraio 2016 la piazza antistante la Chiesa di San Rocco è stata intitolata dal Comune di Torino a Don Giuseppe Puglisi, ucciso dalla mafia nel 1993. Chiesa parrocchiale di San Rocco Vera Comoli Mandracci, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino. Vol. 1, Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, 1984, Pag. 553. Falchera Pietra Alta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villaretto Scheda del quartiere, su quartieri.torino.it.

Museo del fantastico e della fantascienza

Il Mu.fant (abbreviazione di Museo del fantastico e della fantascienza) è un piccolo museo della città di Torino, il primo in Italia interamente dedicato a tematiche fantastiche e fantascientifiche. Vi si trovano collezioni che afferiscono alle differenti espressioni del genere fantastico-fantascientifico: letteratura, cinema, fumetto, collezionismo, modellismo, televisione, illustrazione. Il Mu.fant è nato nel 2009 ad opera di due esperti e appassionati, Silvia Casolari e Davide Monopoli, che hanno coinvolto nel progetto altri esperti e collezionisti. Il museo costituisce un esperimento "bottom up", "dal basso", in quanto la sua creazione è avvenuta attraverso il lavoro volontario dei suoi creatori e la partecipazione spontanea di tutti gli altri collaboratori. Nel corso del tempo, il museo è andato arricchendosi di materiali provenienti dalle collezioni dei fondatori e dalle collezioni di amici e sostenitori, nonché appassionati del genere fantastico e fantascientifico. La collezione permanente del museo include 5.000 pezzi e oggetti: libri, illustrazioni, manifesti, locandine, modelli, dischi, gadget, francobolli, riviste. La collezione è alquanto eterogenea: materiali ottocenteschi, soprattutto libri illustrati e non, stampe e cartoline; riviste di fantascienza pulp di inizio Novecento; oggetti, modelli e riviste degli anni cinquanta, come i primi robot giapponesi e le prime riviste italiane di fantascienza, sezioni specifiche dedicate alle serie cinematografiche e televisive degli anni sessanta e settanta, come Star Trek e Guerre stellari, sezioni dedicate a tematiche specifiche, come i robot, le città del futuro, gli alieni, Jules Verne, la televisione italiana di fantascienza, la proto fantascienza italiana, ecc. Delle collezioni fa parte anche una piccola biblioteca con circa 3.000 libri e 2.000 fumetti. Tutte le collezioni sono di proprietà dei fondatori e dei numerosi collezionisti che fanno parte del comitato organizzativo. "Urania" e il Mu.fant, in L'ultimo teorema, Urania, Mondadori, 9 ottobre 2012, pp. 322–, ISBN 978-88-520-2933-2. Storia della fantascienza italiana Musei di Torino (e luoghi d'interesse a Torino in generale) Sito ufficiale, su mufant.it. URL consultato il 2 febbraio 2020. Mu.Fant nel sito del comune di Torino, su comune.torino.it. URL consultato il 10 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2015). Puntata del programma televisivo Rai Wonderland dedicata al museo, su wonderland.rai.it.

Museo piemontese dell'informatica

Il Museo Piemontese dell'Informatica, in sigla MuPIn detiene una delle più ricche collezioni di computer d'Europa. Complessivamente le collezioni sono composte da oltre 6000 pezzi. Il museo conserva e valorizza le collezioni di proprietà dell'associazione e dei soci che sono utilizzate per attività, senza scopo di lucro, volte alla divulgazione tecnico scientifica e mostre itineranti. Le sezioni principali in cui sono suddivise le collezioni sono: mainframe, mini computer, personal computer, home computer, console, calcolatrici e altri calcolatori. Nel 1999 nasce il progetto museale. Dopo alcuni anni di attività in collaborazione con altri gruppi di appassionati, nel 2010, prende corpo l'attuale progetto, che raduna persone dell'area torinese e non solo. Essi decidono di costituire un'associazione, senza scopo di lucro, volta alla conservazione, allo studio e alla divulgazione, attraverso mostre itineranti, sulla storia dell'informatica il cui fine è l'identificazione, la classificazione, il restauro e la conservazione non solo dei calcolatori ma di tutto ciò che è a loro legato. Nell'ottobre 2010 viene presentato il progetto allo SMAU che si tiene ogni anno a Milano. Il primo settembre 2011 viene firmato lo statuto. Nel 2016 Alluvione nel Piemonte danneggia la collezione. Il 21 dicembre Comune di Torino anonimamente vota per salvare il museo. Il museo ha anche iniziato una campagna di crowdsourcing per restaurare la collezione. Nel 2018 il Museo ha ricevuto in uso dal Comune di Torino una nuova sede in via Reiss Romoli, 49 bis, ora piazza Riccardo Valla, 5 a Torino accanto al MUFANT - Museo del Fantastico e della Fantascienza con cui realizza un polo museale nell'area nord di Torino. Il nuovo Polo Museale prevede la realizzazione di un allestimento continuo e fruibile con luoghi condivisi come l’atrio, la biglietteria, gli uffici, i laboratori, gli spazi espositivi, la biblioteca, la zona ristoro, la sala video/conferenze e l’organizzazione di attività comuni come mostre, rassegne, conferenze, presentazioni di libri con autori, proiezioni e laboratori. Il Polo museale darà vita a una narrazione condivisa fra immaginario fantastico/fantascientifico e tecnologia informatica e scienza. La collezione museale è composta da svariate sezioni; si spazia dalle calcolatrici ai mainframe, dalle console ai personal computer. Fanno parte della collezione anche prodotti non direttamente legati ai calcolatori come gadget. Il pezzo più antico della collezione risale al 1840 e si tratta di una delle medaglie del secondo Congresso degli scienziati del regno, a cui partecipò, come invitato Charles Babbage. Il MuPIn ha allestito un laboratorio di restauro, il "MuPIn Lab", per il recupero di tutti quei calcolatori che devono essere riparati e riportati alla loro originaria funzione. Questo è stato presentato durante la Mini Maker Faire di Torino, nel 2020. La biblioteca del MuPIn è una biblioteca tecnico scientifica, dispone di circa 20.000 volumi tra sezione antica e moderna, monografie, opuscoli e periodici. C'è un progetto di smaterializzazione per arrivare a digitalizzare tutto il materiale disponibile il cui pezzo più antico risale al 1865 Harper's Monthly Magazine Vol. 30. Dopo le esperienze acquisite con la partecipazione alla Notte dei Ricercatori, il MuPIn, a inizio 2015, ha avviato attività divulgative prettamente orientate all'infanzia, aderendo all'iniziativa CoderDojo della CoderDojo Foundation e creando il gruppo torinese: CoderDojo Torino. Dal 2012, il MuPIn organizza, ogni seconda settimana di ottobre, un evento indipendente legato all'Ada Lovelace Day e ha dato vita all'Ada Lovelace Day Italia. Si tratta di un evento dedicato ad Ada Lovelace, considerata la prima programmatrice della storia, e a tutte le donne che si sono affacciate al mondo STEM. Fine ultimo è rendere omaggio a queste donne e invogliare le ragazze ad approcciare il mondo della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica, colmando il gap di genere. Nel 2016 è nato il format A bit of history, un evento contenitore in cui ad una mostra di reperti storici da parte del museo e di appassionati e musei partecipanti, si affiancano laboratori di coding e robotica, per ragazze e ragazzi, e conferenze sulla storia dell'informatica dalla sua nascita al futuro che ci aspetta e al suo impatto nella società. I video dell'evento si trovano all'interno del canale YouTube del museo. Per condividere con un pubblico non solamente piemontese le proprie iniziative è stata data vita ad un canale YouTube MuPIn TV del museo al cui interno vengono pubblicati video degli eventi. Sempre legati al canale YouTube sono stati creati due format divulgativi durante la pandemia di COVID-19. Si tratta dei format "Mupin Talk" e "Umani e Macchine". Il primo è costituito da un'intervista doppia con esperti del tema della puntata. Il secondo è un'intervista singola per approfondire argomenti specifici. Inoltre, è stata data vita ad un terzo format di approfondimento relativo a personaggi o marchi specifici, dal titolo "MuPIn racconta...". A partire dall'8 dicembre 2023 è stata inaugurata una mostra semi-permanente presso l'Ecomuseo del Freidano di Settimo Torinese, dal titolo "In continua scrittura" che terminerà, se non diversamente deciso, il 29 settembre. Il museo persegue, poi, la realizzazione di eventi espositivi all'esterno della propria sede, in fase di restauro, per avvicinarsi di più al pubblico. Inoltre, partecipa ad eventi di terzi creando sinergie sul territorio piemontese ed extra piemontese. Il MuPIn sin dalla sua nascita ha iniziato ad imbastire contatti e collaborazioni con alcuni enti come l'associazione Luoghi di Relazione organizzatrice del Digital Festival o ALD per il Finding Ada. Museo nazionale degli strumenti per il calcolo (Pisa) Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci Deutsches Museum Museo regionale di scienze naturali e, in generale, musei di Torino e luoghi d'interesse a Torino Città della scienza Sito ufficiale, su mupin.it. Ecomuseo del Freidano, su ecomuseodelfreidano.it. Fondazione Galileo Galilei, su fondazionegalileogalilei.it. Museo del calcolo di Pennabilli, su mateureka.it. Finding Ada Italia, su findingada.it. URL consultato l'8 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2016). La 27ª Ora - Corriere.it, su 27esimaora.corriere.it. CoderDojo Torino, coderdojotorino.it

Ospedale San Giovanni Bosco

L'ospedale San Giovanni Bosco fa parte dei servizi ospedalieri gestiti dalla ex-ASL TO2, ora ASL Città di Torino . L'ospedale San Giovanni Bosco è il più grande ospedale della zona nord di Torino, nato su un progetto approvato nel 1955 dal Consiglio comunale della città ed inaugurato nel 1961. L'ospedale è uno dei cinque ospedali generali di riferimento per l'area metropolitana di Torino e, come tale, sede di DEA - Dipartimento di emergenza ed accettazione (pronto soccorso). In seguito alla rimodulazione della rete emergenza urgenza prevista dalla Regione Piemonte l’ospedale è stato identificato come ospedale principale (HUB) dell’area nord della città di Torino e per gli abitanti delle aree confinanti e sede di DEA di II° Livello e riferimento per l’assistenza di maggior complessità. Le strutture attualmente presenti all’interno dell’ospedale sono : Anatomia patologica Anestesia e rianimazione Cardiologia Chirurgia generale Chirurgia toracica Chirurgia vascolare Chirurgia maxillo-facciale DH – DS multidisciplinare e centralizzato Ematologia Gastroenterologia Laboratorio Analisi Medicina e Chirurgia d’accettazione e urgenza Medicina interna per intensità di cura Nefrologia e dialisi Neurochirurgia Neurologia Neuroradiologia Oncologia Ortopedia e traumatologia Otorinolaringoiatria e chirurgia del distretto cervico-facciale. Pneumologia ambulatoriale Radiologia Recupero e rieducazione funzionale Urologia Luoghi d'interesse a Torino Sito ufficiale, su aslcittaditorino.it.

Parco Sempione (Torino)
Parco Sempione (Torino)

Il Parco Sempione è un parco pubblico della Città di Torino, posto a cavallo fra i quartieri di Borgo Vittoria (lato ovest), Barriera di Milano (lato sud-est) e Rebaudengo (lato nord-est).Si tratta del ventiseiesimo parco più grande della città, con una superficie di 88.210 m². Sino ai primi anni duemila il Parco Sempione era suddiviso in due grandi aree, separate allora dal passante ferroviario di Torino: l'area est, parte integrante dei quartieri Rebaudengo e Barriera di Milano, compresa grosso modo fra il passante ferroviario, corso Grosseto, via Luigi Boccherini, via Arturo Toscanini, via Francesco Cigna e il comprensorio dell'azienda Gondrand l'area ovest, parte integrante di Borgata Vittoria, racchiusa indicativamente fra corso Grosseto, via Sospello, via Ala di Stura, via Fossata e il passante ferroviario Fra il 2005 e il 2006 il progetto di interramento del passante ha avuto un forte impatto sull'area del parco, principalmente nella zona ovest (dal lato di Borgata Vittoria).Questa zona, di fatto, è stata invasa dai cantieri per la rimozione dei binari in superficie e per la costruzione della stazione di Torino Rebaudengo Fossata, il nuovo scalo ferroviario posto nell'ambito della Spina 4. In tal modo, l'area ovest del parco è stata fortemente rimaneggiata nella sua integrità, riducendo di gran lunga gli spazi verdi a disposizione del pubblico. D'altro canto, il lato est risulta invece integro nelle sue dimensioni e gran parte del territorio ospita oggi alcune strutture sportive, fra le quali una piscina comunale dotata di due ampie vasche, una al coperto e l'altra allo scoperto, gestita dalla storica società di nuoto Rari Nantes Torino. In passato, fra gli anni settanta e ottanta, il Parco Sempione fu più volte sede dei Punti Verdi, una rassegna estiva di spettacoli musicali e teatrali organizzata in diversi parchi della città, su iniziativa dell'Assessorato alla Cultura di Palazzo Civico. Ai giorni nostri, invece, i lavori di copertura del passante sono destinati a modificare il futuro del parco e delle zone circostanti, in quanto l'intera area occupa un tassello importante nel progetto della Spina Centrale. Si tratterà, infatti, della futura “Porta Nord di Torino”, posta sull'asse del costruendo viale della Spina e collegata direttamente al raccordo autostradale Torino-Caselle, all'altezza di corso Grosseto. Non casuale, tra l'altro, è stata la scelta di costruire qui la stazione Rebaudengo e il futuro capolinea della Linea 2 della metropolitana di Torino. Parchi di Torino (e luoghi d'interesse a Torino in generale) Spina Centrale Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco Sempione Sito della Rari Nantes Torino - Piscina Sempione, su rarinantestorino.com. URL consultato il 21 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2014).

Stura di Lanzo
Stura di Lanzo

La Stura di Lanzo (Stura 'd Lans in piemontese) è un torrente del Piemonte, affluente di sinistra del Po, lungo 68,8 km e con un bacino idrografico ampio 836 km². Dal 1993 un lungo tratto dell'alveo della Stura e delle sue rive sono tutelati dalla Zona di salvaguardia della Stura di Lanzo, che si estende dallo sbocco del corso d'acqua sulla pianura fino ai comuni di Villanova Canavese e Nole. L'area fa parte inoltre del Sito di interesse comunitario Stura di Lanzo (cod. IT1110014). Nasce al Pian della Mussa con il nome di Stura di Ala. Scorre impetuosa sino a giungere nella zona del comune di Ceres dove si unisce con la Stura di Valgrande e prende il nome di Stura di Lanzo. Con dimensioni raddoppiate scorre rapida bagnando Pessinetto sino a giungere nel territorio del comune di Traves dove si unisce alla Stura di Viù. Nei pressi di Lanzo riceve da sinistra il torrente Tesso, proveniente da Coassolo Torinese e Monastero di Lanzo. Da qui costeggia il Parco regionale La Mandria allargandosi in un ampio greto ciottoloso e sfiora la città di Venaria Reale ricevendo da destra il Ceronda. In breve giunge nella periferia nordoccidentale di Torino e, scorrendo pesantemente arginata, si immette da sinistra nel Po. È regolata da diverse dighe, tra cui tre importanti a Mezzenile, a Germagnano e a Lanzo. Molto frequentata dai canoisti, insieme ai suoi affluenti, presenta nel tratto tra la confluenza con la Stura di Ala e la Stura di Viù difficoltà di IV classe. Rio Bonello Rio Saulera Rio dell'Uia Rio Uppia Stura di Viù Tesso Ceronda La Stura di Lanzo è un corso d'acqua a regime marcatamente torrentizio. La sua portata media annua presso la foce è notevole (32 m³/s), ma il fiume alterna a lunghi periodi di magra estivi e invernali, piene anche improvvise e devastanti, come quella dell'ottobre 2000 in cui il fiume sfiorò i 2000 m³/s. L'attività erosiva è quindi cospicua e l'alveo in continuo divenire. Durante il proprio tragitto la Stura costruisce e modifica il suo alveo, erodendo le rocce cristalline periferiche del Massiccio del Gran Paradiso, le rocce verdi della Zona Piemontese e le ofioliti del Massiccio Ultrabasico di Lanzo (Peridotiti, Serpentiniti, Gabbri). Oltre lo sbocco vallivo, durante l'impetuosa corsa verso il Po, il torrente depone metri e metri di pietrisco: rocce e ciottoli di svariatissime dimensioni e tipologie, ghiaioni, sabbie e limi; i tipici materiali di deposito torrentizio, insomma. Questi materiali possono raggiungere uno spessore di 40/50 metri. I depositi affioranti sono prevalentemente limoso-sabbiosi e hanno colore bruno - giallastro - rossiccio quando sono ossidati ("arrugginiti"), mentre appaiono grigio-verdastri laddove l'ossigeno non è arrivato ad alterarli. Negli anni le frequenti e violente piene a cui è soggetta la Stura di Lanzo, hanno operato, nel tratto in questione, un'intensa erosione dei depositi torrentizi quaternari, portando allo scoperto ampi affioramenti di argille ricchi di resti vegetali "fossili", risalenti ad un intervallo di tempo denominato Pliocene (circa 5 - 2 milioni di anni fa). Ceppi di cospicue dimensioni, grazie all'azione erosiva di varie piene durante le quali la Stura si è scavato una specie di canyon profondo 7/8 metri circa, sono oggi particolarmente visibili e formano quella che viene definita la Foresta fossile. Le loro qualità specifiche ne fanno un sito geologico di grande rilievo e importanza che dal 1993 è tutelato dall'istituzione della Zona di salvaguardia della Stura di Lanzo. Attualmente i resti fossili più significativi si trovano nel comune di Nole, al confine con Cirié, e sono osservabili su entrambe le rive. Viene riportata con il nome Stura fin dal 1198 e in seguito, una volta sola, con il nome Sturia. Come per la Stura di Demonte, l'idronimo viene probabilmente da radici preromane. Nel novembre 1962 una alluvione provocò il crollo del ponte di Corso Vercelli ed il danneggiamento di quello di Corso Giulio Cesare a Torino. È straripata inoltre sia durante l'alluvione del 1994 che durante quella del 14 ottobre 2000, in cui crollò il ponte di Robassomero. Nelle vicinanze di Lanzo Torinese si trova il Ponte del Diavolo (o del Roc), che ha dato origine a numerose leggende legate ad una sua mitica costruzione da parte del diavolo stesso. Torino Valli di Lanzo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stura di Lanzo