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Chiesa di San Martino a Gonfienti

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San Martino a Gonfienti 09
San Martino a Gonfienti 09

La chiesa di San Martino a Gonfienti si trova a Gonfienti, frazione del comune di Prato. Di antica origine, fu ricostruita nel Duecento e trasformata fra il Settecento e l'Ottocento. Nel semplice interno sono conservate due pale del XV e XVII secolo, dell'ambito del Balducci e di Giovan Pietro Naldini. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Martino Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Martino a Gonfienti (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Martino a Gonfienti
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San Martino a Gonfienti 09
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Luoghi vicini

Gonfienti
Gonfienti

Gonfienti è un sito archeologico nell'omonima frazione di Prato, con i resti di un'antica città etrusca estesa per circa 17 ettari fra il fiume Bisenzio, il torrente Marinella e i monti della Calvana, ai margini del bacino lacustre-fluviale Firenze-Prato-Pistoia. Gli scavi sono stati avviati tra il 1996 e il 1997. Risalente alla fine del VII secolo a.C., la città etrusca presso Gonfienti costituiva il baricentro dell'importante via di comunicazione tra l'Etruria centrale e l'Etruria padana ed aveva pianificato l'intera piana tra Firenze e Agliana. Abbandonata intorno alla fine del V secolo a.C. per ragioni ancora ignote, viene riconosciuta come una delle principali città etrusche dell'epoca arcaica, testimoniata dall'importanza dei reperti finora riemersi da scavi ancora nella sua fase iniziale, come le ceramiche attiche di grande pregio recuperate, fra le quali la kylix attribuita a Douris, artista greco attivo ad Atene, tra il 500 e il 475 a.C. La città, anche se intuibile solo parzialmente per la rapida urbanizzazione nella sua area, era quasi certamente collegata commercialmente a Kainua-Marzabotto al fine di favorire gli scambi attraverso l'Appennino, lungo la direttrice che collegava le città di Spina e Pisa nel corso del VI-V secolo a.C. fino a decadere quasi improvvisamente al termine del V secolo a.C., per circostanze ancora non chiare. A seguito della sua scomparsa non si hanno tracce documentarie ma possiamo ipotizzare con buona probabilità che gli stessi abitanti abbiano provveduto a spostarsi in aree più protette, dove la difesa da attacchi esterni (i celti dal nord) sarebbe stata maggiormente garantita. In effetti la città, che non disponeva di mura, si sviluppò partendo da un progetto di pianificazione che sembrerebbe anticipare la struttura delle città ippodamee, fattore reso possibile per la stabilità che si era venuta a creare nell'Etruria Settentrionale nell'arco temporale che separa la battaglia contro i greci focesi (540 a.C.) e la conquista di Veio (396 a.C.) da parte di Roma, ed il conseguente spostamento verso nord del tradizionale baricentro etrusco dell'area meridionale della Toscana. Le aree in questione potevano essere state Artimino, Fiesole e, anche se parzialmente perché più lontana, ma sulla stessa direttrice geografica, Volterra, che nel secolo successivo ampliarono o costruirono la loro cerchia muraria a seguito di un imponente sviluppo demografico. Infine la piana fu abitata dai Romani (vi passava la via Cassia, nel tratto che collegava Firenze con Pistoia, sulla via per Luni). Gli storici hanno collocato nei pressi dell'antica città etrusca la mansione "Ad Solaria" della antica Via Cassia, e riportata nella celebre Tavola Peutingeriana. Recentemente è stata avanzata l'ipotesi (basandosi su alcuni toponimi della zona) che questa possa essere la mitica Camars , che spesso invece è identificata con la latina Clusium, patria del re Porsenna, ovvero Chiusi. In effetti la città aveva assi viari ben pianificati (indicanti quindi una presenza costante nel territorio di genti etrusche), con una strada di oltre dieci metri di larghezza e un'estensione notevole (sono circa 30 gli ettari sottoposti a vincolo dalla soprintendenza). All'interno di essa è stata rinvenuta una "domus" di circa 1440 m² (la più grande dell'Italia antica, prima della Roma Imperiale), sviluppata sul modello delle ville pompeiane (ma di alcuni secoli precedente) con una rete di canali idrici ancora in parte funzionanti e un'eccezionale quantità di ceramiche greche a figure rosse e nere, su cui spicca una kylix attribuita a uno dei più importanti artisti greci del V secolo, Douris e delle pregevoli antefisse a figure femminili. Indizi sull'esistenza in loco di una città etrusca erano già stati ipotizzati nel corso del XVIII secolo, quando vennero raccolti svariati reperti di quell'epoca (tra cui il cosiddetto "offerente" esposto al "British Museum"), suggerendo per essa il nome di Bisenzia, una mitica città etrusca scomparsa secoli fa e citata da locali letterati rinascimentali. Una forte presenza etrusca nel territorio della piana pratese è testimoniata dai tanti reperti trovati in aree limitrofe di Prato: Carmignano, Comeana e nei territori comunali di Sesto Fiorentino e di Calenzano sui monti della Calvana. Già nel 1735, a pochi chilometri da Gonfienti, fu rinvenuto l'offerente bronzeo di Pizzidimonte, oggi conservato presso il British Museum di Londra. Inoltre, non molto distanti da Gonfienti sorgevano le città etrusche di Artimino, Fiesole, nota dal IV secolo a.C. come Vipsul e, sulla via per Felsina, quella di Kainua, nel comune di Marzabotto, probabilmente fondata da coloni provenienti da Gonfienti. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gonfienti

Mezzana (Prato)
Mezzana (Prato)

Mezzana è una frazione del comune di Prato, situata circa 3 km a sud-est del centro, in direzione di Firenze. Il territorio del quartiere è convenzionalmente compreso in un'area che si estende a forma trapezoidale tra il fiume Bisenzio e il confine comunale a est, viale Leonardo da Vinci a sud (che fino al 1962 era un tratto dell'autostrada A11, poi "declassato" a strada urbana), viale della Repubblica a ovest (che la divide dalla frazione di Ponzano), viale Montegrappa e viale Guglielmo Marconi a nord. Presso la sua estremità sudorientale è stato realizzato negli anni sessanta il nuovo raccordo all'autostrada A11 (casello di "Prato est"), dopo il raddoppio di carreggiata della stessa Firenze-Mare e lo spostamento del suo tracciato. Il nome di Mezzana (dal latino medius, "medio", "che sta in mezzo", e quindi "via di mezzo") è citato in un documento del 767 e nel XIII secolo compare fra le ville pratesi, ma già nel XII secolo vi sorgevano la chiesa di Sant'Andrea a Tontoli e la chiesa di San Pietro a Mezzana, l'attuale parrocchiale abbattuta e ricostruita in stile neoromanico nel 1937-1939. Al secolo successivo risale il Mulino degli Albizi, nel XIV secolo venne innalzata l'imponente mole di Villa Martini e nel Seicento il Mulino Caciolli. Nonostante le antiche testimonianze, l'abitato ha assunto un aspetto moderno soprattutto in seguito all'espansione edilizia avvenuta nel corso degli anni ottanta; sviluppatasi attorno a nuove ed emblematiche strutture come il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, la crescita demografica ha colmato ogni distanza portando all'inglobamento senza soluzione di continuità di Mezzana nel tessuto urbano cittadino di Prato e, accanto ai benefici di un'effettiva compenetrazione e compiutezza dei servizi civici, ha comportato anche gli abituali disagi delle periferie urbane. Nell'ottobre 2006, nella frazione sono state girate alcune scene del film Sweet Sweet Marja con Maria Grazia Cucinotta. A Mezzana sono presenti due societá di calcio: il Mezzana Calcio e il Mezzana Club Un'indagine dell'antropologo Tommaso Sala, amico intimo di Aleksey Igudesman, che ne ha permesso anche l'esibizione live al Museo Pecci di Prato ha dimostrato come Mezzana sia il centro nevralgico in cui vi è il maggiore affollamento giovanile alle macchine distributrici notturne. Nel suo studio "Mezzana: la ritualità e il cibo come medium - indagine sulle gioventù bruciate" egli analizza il fenomeno di accentramento di buona parte della gioventù fiorentina nelle fornitissime aree di sosta del quartiere pratese. Il semiologo Mirko Matteis dè Mannelli ha definito questa tendenza come una "conformazione psichica che evapora, si scioglie in una interpretazione lirica dell'inconscio giovanile, dovuta forse ad un senso di inadeguatezza, legata al volersi riunire" in un suo intervento all'Alma Mater Studiorum di Bologna nel settembre del 2011. Prato Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mezzana

Fabbrica Goti

La fabbrica Goti è un edificio ad uso industriale situato a Capalle in via dei Confini 236,nel comune di Campi Bisenzio. È considerata uno degli esempi più interessanti di architettura industriale dell'900 in Toscana. Alla fine degli anni cinquanta Nazareno Goti, impresario tessile pratese, decide di edificare una nuova sede, produttiva e commerciale, per la propria manifattura. Leonardo Ricci viene incaricato di studiare un edificio che coniughi i luoghi della produzione, della rappresentanza e dell'abitare: il progetto viene redatto dall'architetto nel 1959 e approvato poco dopo. I lavori sono pressoché conclusi, relativamente al corpo della manifattura, nel 1962; il nucleo meridionale della filatura verrà invece realizzato alla fine degli anni sessanta. Quando alla fine degli anni ottanta la Manifattura Goti cessa la propria attività, i locali vengono abbandonati, con l'unica eccezione dell'area della filatura, data in affitto a terzi. Nel febbraio del 1996 l'edificio viene venduto alla Manifattura Gori che avvia uno studio di ristrutturazione dei locali, sempre destinati alla lavorazione e commercializzazione del tessile. Unico giudizio critico rintracciato quello, entusiastico, di Giovanni Klaus Koenig (1968) secondo cui la fabbrica si impone all'attenzione di chi vi passa davanti come raro esempio di fabbrica pratese che esce dalla tipologia del "capannone" a volta laterizia; i pilastri, l'andamento delle coperture e la continuità dello spazio interno, sono tutte invenzioni di Ricci per una nuova forma degli stabilimenti tessili. Sul versante dell'originalità strutturale, il critico ipotizza inoltre che il passo in avanti segnato da Michelucci nella chiesa dell'Autostrada, non sarebbe forse avvenuto se l'allievo non avesse, in quel momento, influenzato a sua volta il maestro. A seguito del passaggio di proprietà dalla manifattura Goti alla manifattura Gori, il progettista incaricato (l'ingegner Alessandro Moscardi) ha redatto un progetto di ristrutturazione (febbraio 1997) che prevede le seguenti trasformazioni, già in parte realizzate: abbassamento del solaio del piano terra (40 cm per il corpo dei magazzini, 20 per quello del salone di produzione); tamponamento dei lucernari a forma esagonale che permettevano la visione del salone di produzione dal sovrastante salone delle vendite; abbassamento del solaio del corpo dei magazzini al primo piano; diversa suddivisione dei nuclei degli uffici al primo piano, che vengono a occupare parte del salone vendite; apertura e chiusura di varie aperture ai piani terra e primo a seguito di nuove destinazioni e relazioni tra i diversi vani. È intenzione dell'attuale proprietà utilizzare il complesso edilizio non per la produzione ma per il controllo e la commercializzazione delle merci; il nucleo della filatura al piano terra (già ristrutturato) e i quattro appartamenti al piano secondo saranno affittati. La fabbrica è situata in località Capalle, in prossimità del confine con il territorio del comune di Prato, in un'area a prevalente destinazione artigianale. Il complesso, a sviluppo longitudinale, si sviluppa lungo l'asse di via dei Confini, che collega l'area pratese con l'area metropolitana fiorentina, ed è compreso in un lotto definito a ovest dalla citata via e a est dalla via Galilei (strada interna su cui si affacciano capannoni artigianali di recente costruzione) e confinante a sud con un altro edificio artigianale e a nord con un lotto quadrangolare a verde pubblico, in corrispondenza del quale sono situati i due ingressi di rappresentanza alla manifattura. Il complesso presenta un impianto e una volumetria articolate - sviluppate su uno, due e tre piani fuori terra, più una piccola porzione di seminterrato e ammezzato - e è caratterizzato dalla coesistenza di tre funzioni: artigianale, commerciale e residenziale. Dal punto di vista lessicale, il progetto di Ricci si fa portatore, da una parte, di un'interessante sintesi tra memorie lecorbuseriane, wrightiane ed espressioniste e dall'altra di una ricerca funzionale e tipologica sui luoghi del produrre e dell'abitare, dando vita a uno degli esempi più interessanti di fabbrica-casa, la cui immagine nasce dall'attenta calibratura dei volumi e della partitura delle cortine murarie in vetro, pietra faccia vista ed intonaco. L'edificio ha un impianto longitudinale, parallelo ai due assi stradali, dato dalla sommatoria di tre diversi corpi: lungo la via dei Confini si sviluppa il nucleo della produzione e della vendita, lungo la via Galilei quello dei magazzini e, infine, a sud, il volume indipendente della filatura. Tali corpi, collegati tra di loro tramite un interessante gioco di dislivelli, si differenziano nell'impianto e nel trattamento delle facciate. Il fronte occidentale presenta, in corrispondenza del nucleo produzione-vendita, tre fasce, continue e sovrapposte, a forte sviluppo orizzontale: un basamento in pietra, una fascia finestrata al piano terra e una seconda fascia finestrata a parete inclinata, alla quale è sovrapposta una cortina di brise-soleil; conclude il tutto la teoria dei dodici frontoni della copertura articolata. A tale fronte si aggancia, tramite la torretta in pietra del corpo scale, quello della filatura il cui prospetto vetrato su un unico livello (vetrina e luce sovrapposta) è concluso a sud da un secondo corpo in pietra, testa murata del ballatoio interno. Il fronte settentrionale dell'edificio, dove sono collocati gli ingressi di rappresentanza, presenta al piano terra un basamento in pietra nel quale si inserisce, in corrispondenza del nucleo produzione-vendita, una parete vetrata dove due scale simmetriche conducono agli ingressi (volumi geometrici in ferro e vetro aggettanti dalla cortina trasparente); al piano primo viene riproposta la soluzione del fronte occidentale, fascia finestrata con cortina brise-soleil. Il fronte sulla via Galilei presenta invece un'altra partitura, divisa in tre corpi diversi per altezza ed articolazione: il corpo dei magazzini presenta, da nord verso sud, due nuclei: il maggiore è caratterizzato da una corte con muro di recinzione in pietra e da due volumi trasparenti contenenti i corpi scala e presenta un fronte scandito orizzontalmente da tre fasce vetrate e intonacate, con balconi aggettanti al primo e secondo livello; il minore, su due livelli, è caratterizzato da una muratura intonacata con speroni in pietra e presenta al piano terra un portale con tettoia e al primo un nastro finestrato. Una torretta in pietra, centrale elettrica segnata da asimmetriche, e un volume tecnico ad un piano separano tale nucleo da quello della filatura, il cui fronte è un semplice muro intonacato con due portali ed una luce intermedia: conclude il tutto un'ultima torretta in pietra con feritoie sede della cabina Enel. Per quanto concerne gli interni, dall'ingresso sul fronte settentrionale si accede direttamente al grande salone della produzione, cuore dell'opera, ben visibile anche dall'esterno: tale spazio (un vano rettangolare di mt.22x77) è connotato dalla teoria di pilastri - 12 su ciascuno dei lati lunghi, tricuspidati e portanti delle travi ricalate - e dalla parete finestrata continua (i lucernari di collegamento col vano superiore sono attualmente murati); al piano secondo è situata una sala delle medesime dimensioni e con lo stesso tema: pilastri bicuspidati con travi ricalate e parete finestrata inclinata. Dalla scala di rappresentanza, situata in prossimità dell'ingresso, si accede a un vano che porta agli uffici (testa settentrionale dell'edificio), al salone della vendita e, a est, ai magazzini. Dalla corte recintata sulla via dei Confini si accede direttamente ai magazzini del piano terra (collegati al salone della produzione tramite due collegamenti interni) e, tramite i due corpi scala, ai ballatoi esterni che immettono, al primo piano, ai due vani del magazzino e, al secondo, a quattro appartamenti di quattro e cinque vani (in origine per i dipendenti della manifattura). Al piano ammezzato è inoltre situato, con accesso da una scala esterna situata all'angolo nord-orientale dell'edificio, l'appartamento del casiere, con quattro vani e un ampio salone. Il corpo meridionale della filatura è costituito da un unico vano a doppio volume (pianta quadrangolare di mt.30x46), scandito longitudinalmente da un telaio a quattro pilastri e da un ballatoio su pilastri; tale spazio è caratterizzato dall'uso sapiente della luce diffusa, che penetra dal fronte occidentale e dalle superfici curve degli shed di copertura. Italia. Gli ultimi trent'anni, AA.VV., 1992, p. 278 Architettura in Toscana 1931-1968, Giovanni Klaus Koenig, Torino, 1968, pp. 148–149 Firenze,Leonardo Ricci, Nardi A. 1982, pp. 42–43 Architetture di Leonardo Ricci in Toscana , Masiello E., "La Nuova Città", n.5-6, settembre-dicembre 1999, pp. 66–84 Architetture del '900 in Toscana, su web.rete.toscana.it.

CID / Arti Visive

Il Centro di Informazione e Documentazione / Arti Visive è la biblioteca del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e fa parte del Sistema bibliotecario provinciale pratese. Raccoglie decine di migliaia di cataloghi di mostre e monografie sull'arte contemporanea, centinaia di audiovisivi e di riviste di settore con l'obiettivo di documentare i movimenti artistici del XX e XXI secolo e gli eventi espositivi di maggior rilievo, nazionali e internazionali. All'inizio degli anni Ottanta Egidio Mucci, docente di Semiologia alla Facoltà di Architettura di Firenze, il curatore e critico d'arte Pier Luigi Tazzi ed Enzo Bargiacchi, funzionario della Regione Toscana con competenze informatiche, proposero un progetto di centro di documentazione sulle arti visive contemporanee al Comune di Prato, che lo attivò a partire dal 1982. Il concetto di centro di documentazione era stato sviluppato da Egidio Mucci e Pier Luigi Tazzi in due convegni sui problemi della critica d'arte tenutisi a Montecatini Terme: Critica 0 nel 1978 e Critica 1 nel 1980. Fu però nel 1984 che i due organizzarono insieme a Enzo Bargiacchi e al personale dell'Assessorato del Comune di Prato il convegno Progetti d'Archivio, che si svolse dal 6 al 8 aprile e che si focalizzò sulla situazione degli archivi di arte contemporanea in Italia e in Europa. Con l'occasione furono presentati i progetti per il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e quello per il CID / Arti Visive, che si prefiggeva di raccogliere riviste e pubblicazioni specializzate sull'arte contemporanea, ma anche conservare il cosiddetto materiale minore, cioè inviti, dépliant e manifesti relativi a mostre ed eventi. In un primo periodo, il materiale fu riunito e conservato presso la sede dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Prato. Successivamente la biblioteca fu inclusa nel progetto degli spazi del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e aperta al pubblico nel 1989. La collezione della biblioteca si costituisce nel gennaio 1984 a partire da un’emeroteca specializzata e dalla successiva acquisizione di materiali (cataloghi, inviti, locandine e manifesti) relativi all’attività espositiva pratese e toscana degli anni Settanta - primi anni Ottanta. A partire dal 1985 il primo nucleo della raccolta è integrato da acquisti programmatici, dal mutuo scambio di pubblicazioni con istituti di rilevanza nazionale e internazionale, dalle donazioni di raccolte private di critici, editori, artisti e studiosi d’arte. A questi si aggiungono le pubblicazioni e i materiali legati all'attività espositiva e didattica del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, incluse le registrazioni dei laboratori di Bruno Munari. All'interno della collezione del CID / Arti Visive si individuano i seguenti fondi: Il Fondo Ferruccio Marchi è stato acquistato dal Comune di Prato nel 1985 in seguito alla morte del fondatore della casa editrice d’arte Centro Di, con sede a Firenze. La raccolta è formata da libri d'artista, manifesti, monografie e cataloghi di mostre che documentano in particolare i movimenti artistici degli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. Il Fondo Giancarlo Politi è stato acquistato fra il 1986 e il 1987 e raccoglie cataloghi di mostra e saggi monografici pubblicati negli anni Settanta e Ottanta del XX secolo. La formazione del fondo è avvenuta in concomitanza con i primi anni di attività della rivista d’arte Flash Art, di cui Giancarlo Politi è stato fondatore. Il Fondo Libri d’artista comprende le opere in forma di libro d'arte risalenti agli anni Sessanta e Settanta del XX secolo parte dei Fondi Marchi e Politi, a cui dal 1994 si sono aggiunte successive donazioni. Il Fondo Ermanno Migliorini è stato acquistato nel 1986 ed è formato in prevalenza da cataloghi di mostre italiane prodotti negli anni Settanta e Ottanta del XX secolo. Il Fondo Galleria Metastasio è stato donato fra il 1988 e il 1992 dal collezionista pratese Carlo Palli e documenta l’attività espositiva della galleria e le sue relazioni con il mondo artistico contemporaneo durante gli anni Ottanta del XX secolo. Il Fondo Enrico Crispolti è stato acquisito fra il 1988 e il 1992 e raccoglie una parte di volumi e opuscoli appartenuti allo storico e critico d’arte. Il Fondo Galleria Il Bisonte, Firenze è stato acquisito fra il 1988 e il 1992 e documenta l’attività artistica fiorentina e toscana degli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. Il Fondo Sergio Santi è stato acquisito fra il 1988 e il 1992 e testimonia prevalentemente l’arte del XX secolo. L'Archivio Francesco Vincitorio è un fondo donato nel 1994 e comprende il carteggio e l'archivio fotografico di Vincitorio e la raccolta in cinque volumi della rivista “NAC-Notiziario Arte Contemporanea”(1968-1974), di cui era direttore. Il Fondo Salone di Villa Romana è stato acquisito all’inizio degli anni Novanta del XX secolo e incrementato da una successiva donazione nel 2006 da parte della residenza per artisti Villa Romana (Firenze). Il fondo documenta l’arte moderna e contemporanea, con particolare riferimento al periodo dell’Espressionismo tedesco e alle correnti artistiche italiane e straniere del secondo dopoguerra. Il Fondo Loriano Bertini è stato acquisito fra il 2002 e il 2015. La raccolta, appartenuta a uno dei soci fondatori del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, documenta prevalentemente le avanguardie storiche e il secondo dopoguerra. Il Fondo Carla Lavatelli è stato donato nel 2018 ed è costituito da materiale bibliografico appartenuto all’artista italo-americana in cui si rileva una prevalenza di pubblicazioni dedicate alla scultura contemporanea internazionale. Inoltre, la biblioteca conserva in comodato d'uso il Fondo Mario Mariotti e il Fondo Leonardo Savioli. Il primo documenta nel suo complesso l'attività dell'artista fiorentino Mario Mariotti e contiene materiali rari e inediti, tra cui progetti, fotografie e registrazioni. Il secondo comprende materiale proveniente dallo studio dell'architetto Leonardo Savioli e fa parte di una donazione più ampia risalente al 2008 ed effettuata dalla vedova Flora Wiechmann Savioli alla Regione Toscana. Maria Teresa Bettarini e Pier Luigi Tazzi, Il Centro di Informazione e Documentazione / Arti Visive, in Archivio: bollettino periodico del Centro di Informazione e Documentazione Arti Visive, I, n. 0, Prato, CID Arti Visive, giugno 1985, pp. 23-29. Egidio Mucci, Ipotesi di lavoro per la costituzione del Centro di Informazione e Documentazione / Arti Visive di Prato, in Archivio: bollettino periodico del Centro di Informazione e Documentazione Arti Visive, I, n. 0, Prato, CID Arti Visive, giugno 1985, pp. 45-48. Annaelisa Benedetti e Emanuela Porta Casucci, Centro informazione e documentazione CID/Arti Visive, in Marco Bazzini e Stefano Pezzato (a cura di), La collezione, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci Prato, 1ª ed., Prato, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 2009, pp. 339-347, ISBN 978-88-09-74273-4. Maria Teresa Bettarini, Il Centro Pecci a Prato. Costruire un'idea. La politica culturale tra il 1980 e il 1995. Fatti e antefatti visti dall'interno, 1ª ed., Pistoia, Gli Ori, 2018, ISBN 978-88-7336-735-2. Prato Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci Sistema bibliotecario provinciale pratese Sito ufficiale, su centropecci.it. CID / Arti Visive, su Anagrafe delle biblioteche italiane, Istituto centrale per il catalogo unico.