place

Oratorio di Santa Maria Maddalena dei Malsani

Chiese di PratoPagine con mappe
Santa Margherita ai malsani 3
Santa Margherita ai malsani 3

L'oratorio di Santa Maria Maddalena dei Malsani si trova a Prato lungo via Firenze, che porta verso Calenzano. Sorto di fianco allo "spedale degli Infetti"(lebbrosario) di Sant'Iacopo, fu costruito alla fine del 1100 e ampliato nel 1221. La lebbra era stata diffusa da pellegrini e viaggiatori di ritorno dall'oriente, ma con la progressiva scomparsa della malattia dal territorio lo spedale fu soppresso, e i suoi beni passarono nel 1377 al Ceppo vecchio. La chiesetta absidata, con regolare paramento in alberese, ha portale con arco bicromo e bifora retta da un colonnino in serpentino verde; all'interno la volta a crociera sul presbiterio conserva frammenti di rari affreschi della metà del Duecento con i simboli degli evangelisti, mentre nell'abside sono dipinti un Cristo benedicente e santi, di Pietro di Miniato (1414). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su oratorio di Santa Maria Maddalena dei Malsani Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Oratorio di Santa Maria Maddalena dei Malsani (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Oratorio di Santa Maria Maddalena dei Malsani
Pista Ciclopedonale di via Firenze, Prato La Macine

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Oratorio di Santa Maria Maddalena dei MalsaniContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 43.869036 ° E 11.124822 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Pista Ciclopedonale di via Firenze

Pista Ciclopedonale di via Firenze
59100 Prato, La Macine
Toscana, Italia
mapAprire su Google Maps

Santa Margherita ai malsani 3
Santa Margherita ai malsani 3
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Villa Aldobrandini (Prato)
Villa Aldobrandini (Prato)

Villa Aldobrandini, detta anche Banchieri Rospigliosi, è un edificio storico di Prato, situata in via Firenze 83. Ai primi del Quattrocento esisteva qui una "casa da signore" della famiglia Banchelli. Nel corso di quel secolo la dimora passò agli Aldobrandini di Firenze, i quali la trasformarono in villa e ne mantennero a lungo la proprietà. Nell'Ottocento, a seguito delle nozze di Camilla di Salvestro Aldobrandini con Giovanni Francesco di Pietro Banchieri, passò ai Banchieri e poi, in seguito alle nozze di Olga di Cesare Banchieri con Bati Rospigliosi, ai Rospigliosi. Posta al termine di un lungo filare di cipressi, alle pendici del poggio Bartoli, ha un aspetto per lo più cinquecentesco, con aggiunte settecentesche. La facciata principale guarda a sud e si sviluppa asimmetricamente per cinque assi su tre piani (quello terreno affonda seminterrato nella collina nella parte posteriore). Per dare un maggiore ordine, nel Settecento vennero dipinti tre ulteriori assi di false finestre e una serie di riquadri, che mascherano efficacemente il disequilibrio. Spostata verso sinistra sporge un'antica torre colombaia, mentre al centro si vede uno stemma marmoreo della famiglia Aldobrandini. A sinistra si trovano alcuni edifici colonici, più bassi; a destra invece si sviluppa una piccola ma adorna facciata orientale, con portale centrale rialzato da gradinata, la cui importanza era dovuta al fatto che fosse l'accesso principale per il piano nobile. Il prospetto posteriore, che guarda alla collina, non venne interessato dai lavori settecenteschi, e presenta un impianto più semplice e irregolare. Al Settecento risale anche il giardino all'italiana, che si trova delimitato da un alto muro sul lato orientale. Diviso in quattro aiuole quadrangolari e adorno di vasi di limoni nel periodo estivo, è abbellito da due fontane con statue alle estremità dell'asse nord-sud, e da un pregevole ninfeo, nell'angolo nord-est, con decorazioni a spugna, mosaici e una statua di Ganimede. Alla villa pertineva anche un oratorio pubblico, per i lavoratori dei campi, che si trova dall'altro lato della moderna strada (all'interno, sotto una volta ughiata, è ricordata una tela di Dio Padre e angeli attorno a una nicchia che conteneva un'antica statua della Madonna col Bambino). La famiglia pregava invece in una cappella privata al piano nobile della villa, situata subito a destra dell'ingresso principale. Cerretelli Claudio, Prato e la sua provincia, Firenze, Giunti, 1996. ISBN 88-09-03425-2 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Rospigliosi

Chiesa di Santa Cristina a Pimonte
Chiesa di Santa Cristina a Pimonte

La chiesa di Santa Cristina a Pimonte si trova su una propaggine collinare di Prato lungo la via omonima ed è dedicata a Santa Cristina di Bolsena, mentre "Pimonte" indica la locazione dell'edificio ai piedi della Calvana da cui Piemonte poi contratto in Pimonte. La chiesa fu edificata agli inizi del Duecento o del Trecento presso un'antica torre di avvistamento (l'attuale sacrestia). Tale torre a base quadrata, prospiciente la via Cassia edificata presumibilmente tra i secoli XI e XII, doveva già essere diroccata quando fu edificata la chiesa, ma comunque servì da appoggio per parte della nuova costruzione. La chiesa presenta un pavimento in pietra alberese, con bella abside semicircolare su cui poggia un piccolo campanile a vela con due archetti. All'interno, in controfacciata e sulla parete destra restano affreschi della seconda metà del Trecento, raffiguranti una Pietà, una Madonna con bambino e San Niccolò, mentre nel presbiterio è un pregevole ciborio (1452) della bottega di Bernardo Rossellino. Il ciborio recherebbe lo stemma degli Inghirami secondo alcuni o dei Buonamici secondo altri, alla sua base la scritta Benedetto del M.o Bartolommeo 1452 e sulla porticina dello stesso un intarsio in legno raffigurante un calice con l'ostia. Al centro della navata si trova la tomba di Ginevra degli Albizi, altre sepolture sono presenti nella zona dell'altare e sul piazzale della chiesa. Dal giardino antistante alla chiesa si può ammirare una meridiana dipinta a parete con stilo polare, linee orarie e indicazione degli equinozi sulla linea meridiana, realizzata dal priore Andrea Tofani che ne realizzò molte altre nella zona di Prato tanto che divenne celebre per il gran numero di orioli. Santa Cristina a Pimonte subì dei primi lavori nel 1943, pare che durante tale intervento furono demoliti e ricostruiti il presbiterio e l'altare maggiore, in seguito la chiesetta, parzialmente in rovina, subì un'opera di restauro tra il 1974 e il 1977 a cura del parroco Tommaso Carlesi al fine di riportarla nello stato originario rimuovendo anche alcune aggiunte degli anni quaranta tra le quali una transenna che divideva il presbiterio dalla platea. Athos Mazzoni, Carlo Paoletti, Sentieri dell'appennino pratese - Guida breve, Club Alpino Italiano - Sezione Emilio Bertini, Prato, 1985, Renzo Fantappiè, Il bel Prato, Edizioni del Palazzo, Prato 1984, pp. 399–401 Padre Tommaso Pierfrancesco Carlesi, Storia fantastica quasi vera di Santa Crisina a Pimonte - Scritta, trascritta e illustrata dal suo priore, Prato 1978. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Cristina Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it. Diocesi di Prato: S. Cristina a Pimonte, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2009).

Mezzana (Prato)
Mezzana (Prato)

Mezzana è una frazione del comune di Prato, situata circa 3 km a sud-est del centro, in direzione di Firenze. Il territorio del quartiere è convenzionalmente compreso in un'area che si estende a forma trapezoidale tra il fiume Bisenzio e il confine comunale a est, viale Leonardo da Vinci a sud (che fino al 1962 era un tratto dell'autostrada A11, poi "declassato" a strada urbana), viale della Repubblica a ovest (che la divide dalla frazione di Ponzano), viale Montegrappa e viale Guglielmo Marconi a nord. Presso la sua estremità sudorientale è stato realizzato negli anni sessanta il nuovo raccordo all'autostrada A11 (casello di "Prato est"), dopo il raddoppio di carreggiata della stessa Firenze-Mare e lo spostamento del suo tracciato. Il nome di Mezzana (dal latino medius, "medio", "che sta in mezzo", e quindi "via di mezzo") è citato in un documento del 767 e nel XIII secolo compare fra le ville pratesi, ma già nel XII secolo vi sorgevano la chiesa di Sant'Andrea a Tontoli e la chiesa di San Pietro a Mezzana, l'attuale parrocchiale abbattuta e ricostruita in stile neoromanico nel 1937-1939. Al secolo successivo risale il Mulino degli Albizi, nel XIV secolo venne innalzata l'imponente mole di Villa Martini e nel Seicento il Mulino Caciolli. Nonostante le antiche testimonianze, l'abitato ha assunto un aspetto moderno soprattutto in seguito all'espansione edilizia avvenuta nel corso degli anni ottanta; sviluppatasi attorno a nuove ed emblematiche strutture come il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, la crescita demografica ha colmato ogni distanza portando all'inglobamento senza soluzione di continuità di Mezzana nel tessuto urbano cittadino di Prato e, accanto ai benefici di un'effettiva compenetrazione e compiutezza dei servizi civici, ha comportato anche gli abituali disagi delle periferie urbane. Nell'ottobre 2006, nella frazione sono state girate alcune scene del film Sweet Sweet Marja con Maria Grazia Cucinotta. A Mezzana sono presenti due societá di calcio: il Mezzana Calcio e il Mezzana Club Un'indagine dell'antropologo Tommaso Sala, amico intimo di Aleksey Igudesman, che ne ha permesso anche l'esibizione live al Museo Pecci di Prato ha dimostrato come Mezzana sia il centro nevralgico in cui vi è il maggiore affollamento giovanile alle macchine distributrici notturne. Nel suo studio "Mezzana: la ritualità e il cibo come medium - indagine sulle gioventù bruciate" egli analizza il fenomeno di accentramento di buona parte della gioventù fiorentina nelle fornitissime aree di sosta del quartiere pratese. Il semiologo Mirko Matteis dè Mannelli ha definito questa tendenza come una "conformazione psichica che evapora, si scioglie in una interpretazione lirica dell'inconscio giovanile, dovuta forse ad un senso di inadeguatezza, legata al volersi riunire" in un suo intervento all'Alma Mater Studiorum di Bologna nel settembre del 2011. Prato Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mezzana

Gonfienti
Gonfienti

Gonfienti è un sito archeologico nell'omonima frazione di Prato, con i resti di un'antica città etrusca estesa per circa 17 ettari fra il fiume Bisenzio, il torrente Marinella e i monti della Calvana, ai margini del bacino lacustre-fluviale Firenze-Prato-Pistoia. Gli scavi sono stati avviati tra il 1996 e il 1997. Risalente alla fine del VII secolo a.C., la città etrusca presso Gonfienti costituiva il baricentro dell'importante via di comunicazione tra l'Etruria centrale e l'Etruria padana ed aveva pianificato l'intera piana tra Firenze e Agliana. Abbandonata intorno alla fine del V secolo a.C. per ragioni ancora ignote, viene riconosciuta come una delle principali città etrusche dell'epoca arcaica, testimoniata dall'importanza dei reperti finora riemersi da scavi ancora nella sua fase iniziale, come le ceramiche attiche di grande pregio recuperate, fra le quali la kylix attribuita a Douris, artista greco attivo ad Atene, tra il 500 e il 475 a.C. La città, anche se intuibile solo parzialmente per la rapida urbanizzazione nella sua area, era quasi certamente collegata commercialmente a Kainua-Marzabotto al fine di favorire gli scambi attraverso l'Appennino, lungo la direttrice che collegava le città di Spina e Pisa nel corso del VI-V secolo a.C. fino a decadere quasi improvvisamente al termine del V secolo a.C., per circostanze ancora non chiare. A seguito della sua scomparsa non si hanno tracce documentarie ma possiamo ipotizzare con buona probabilità che gli stessi abitanti abbiano provveduto a spostarsi in aree più protette, dove la difesa da attacchi esterni (i celti dal nord) sarebbe stata maggiormente garantita. In effetti la città, che non disponeva di mura, si sviluppò partendo da un progetto di pianificazione che sembrerebbe anticipare la struttura delle città ippodamee, fattore reso possibile per la stabilità che si era venuta a creare nell'Etruria Settentrionale nell'arco temporale che separa la battaglia contro i greci focesi (540 a.C.) e la conquista di Veio (396 a.C.) da parte di Roma, ed il conseguente spostamento verso nord del tradizionale baricentro etrusco dell'area meridionale della Toscana. Le aree in questione potevano essere state Artimino, Fiesole e, anche se parzialmente perché più lontana, ma sulla stessa direttrice geografica, Volterra, che nel secolo successivo ampliarono o costruirono la loro cerchia muraria a seguito di un imponente sviluppo demografico. Infine la piana fu abitata dai Romani (vi passava la via Cassia, nel tratto che collegava Firenze con Pistoia, sulla via per Luni). Gli storici hanno collocato nei pressi dell'antica città etrusca la mansione "Ad Solaria" della antica Via Cassia, e riportata nella celebre Tavola Peutingeriana. Recentemente è stata avanzata l'ipotesi (basandosi su alcuni toponimi della zona) che questa possa essere la mitica Camars , che spesso invece è identificata con la latina Clusium, patria del re Porsenna, ovvero Chiusi. In effetti la città aveva assi viari ben pianificati (indicanti quindi una presenza costante nel territorio di genti etrusche), con una strada di oltre dieci metri di larghezza e un'estensione notevole (sono circa 30 gli ettari sottoposti a vincolo dalla soprintendenza). All'interno di essa è stata rinvenuta una "domus" di circa 1440 m² (la più grande dell'Italia antica, prima della Roma Imperiale), sviluppata sul modello delle ville pompeiane (ma di alcuni secoli precedente) con una rete di canali idrici ancora in parte funzionanti e un'eccezionale quantità di ceramiche greche a figure rosse e nere, su cui spicca una kylix attribuita a uno dei più importanti artisti greci del V secolo, Douris e delle pregevoli antefisse a figure femminili. Indizi sull'esistenza in loco di una città etrusca erano già stati ipotizzati nel corso del XVIII secolo, quando vennero raccolti svariati reperti di quell'epoca (tra cui il cosiddetto "offerente" esposto al "British Museum"), suggerendo per essa il nome di Bisenzia, una mitica città etrusca scomparsa secoli fa e citata da locali letterati rinascimentali. Una forte presenza etrusca nel territorio della piana pratese è testimoniata dai tanti reperti trovati in aree limitrofe di Prato: Carmignano, Comeana e nei territori comunali di Sesto Fiorentino e di Calenzano sui monti della Calvana. Già nel 1735, a pochi chilometri da Gonfienti, fu rinvenuto l'offerente bronzeo di Pizzidimonte, oggi conservato presso il British Museum di Londra. Inoltre, non molto distanti da Gonfienti sorgevano le città etrusche di Artimino, Fiesole, nota dal IV secolo a.C. come Vipsul e, sulla via per Felsina, quella di Kainua, nel comune di Marzabotto, probabilmente fondata da coloni provenienti da Gonfienti. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gonfienti

Stadio Lungobisenzio
Stadio Lungobisenzio

Lo stadio comunale Lungobisenzio è uno stadio polisportivo ubicato nella città italiana di Prato. Costruito tra il 1938 e il 1941 e più volte ristrutturato nei decenni successivi, è principalmente adibito alla pratica del calcio: storicamente ospita (fatta salva una parentesi tra il 2017 e il 2022) le gare interne del maggior club cittadino dedito a tale disciplina, il Prato. Ha inoltre accolto alcune partite del club di rugby a 15 I Cavalieri. Inaugurato il 7 settembre 1941 con la disputa di un'amichevole tra Prato e Genoa, lo stadio sorge nei pressi del fiume Bisenzio (da cui poi trasse il nome ufficiale). Originariamente capace di 10.000 posti (suddivisi tra la tribuna centrale sul lato del fiume e una gradinata in legno sul lato opposto), lo stadio mostrava una vocazione marcatamente polisportiva, giacché attorno al campo erboso si sviluppava una pista d'atletica leggera. Oltre al campo da gioco principale, esso disponeva di un campo accessorio (c.d. antistadio) sul lato settentrionale. Pur se gravemente danneggiato dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale (terminata la quale venne ristrutturato), lo stadio pratese mantenne siffatte caratteristiche. Alla metà degli anni 1960 l'impianto iniziò a palesare i propri limiti strutturali, rivelandosi troppo piccolo e poco funzionale ad ospitare le partite del maggior club calcistico cittadino. La dirigenza di quest'ultimo richiese di poter realizzare un nuovo stadio da 30.000 posti e demolire il Lungobisenzio, ma l'amministrazione comunale non concesse il nullaosta. Dovendo comunque far fronte al pubblico sempre più numeroso che assisteva alle partite di calcio, lo stadio dovette comunque essere ampliato, pur se in maniera posticcia: accanto e sotto alla tribuna centrale furono aggiunte due tribune laterali e un parterre in legno, che portarono la capienza totale a 15.000 posti. Di queste, la tribuna sinistra venne dedicata alle tifoserie ospiti. Neppure la crisi che nei decenni successivi investì il Prato (tale da farlo retrocedere dalla Serie B fino al Campionato Interregionale) intaccò l'affluenza allo stadio, che finanche negli anni di militanza del club tra i dilettanti registrò più volte il tutto esaurito. L'arrivo di Andrea Toccafondi alla presidenza del Prato consentì l'avvio dei lavori di ricostruzione del Lungobisenzio. Nel corso degli anni '80 vennero demolite le tribune in legno a lato ferrovia, sostituite da tre nuove gradinate: a nord la "curva ferrovia", al sud la "maratona scoperta" (prive di tettoia) e al centro la "maratona coperta" (dotata di tettoia). Il settore "maratona scoperta" venne riservato ai tifosi ospiti (onde sommarsi alla preesistente tribuna laterale sinistra), mentre la "curva ferrovia" divenne la sede dei tifosi organizzati pratesi. A fronte di tale ammodernamento la capienza venne ridotta a 10.000 posti e conferì allo stadio un aspetto peculiare: mentre le tribune "propriamente dette" si presentavano tutte perfettamente allineate al terreno di gioco, gli spalti a lato ferrovia erano sfalsati e disallineati, con la curva e la "maratona scoperta" inclinate verso gli angoli del campo. A fine anni '90 furono abbattute la tribuna parterre (ubicata al di sotto della tribuna centrale) e la tribuna laterale destra, ormai vetuste e pericolanti per via della loro ultraventennale struttura lignea. Non venne interessata dall'intervento la tribuna laterale sinistra, pur se coeva della destra. Nel 2003 fu implementato un nuovo impianto di videosorveglianza sull'area dello stadio e si provvide a smantellare la pista di atletica (caduta ormai in disuso), nonché ad aprire una nuova entrata agli spalti a beneficio dei tifosi locali. La capienza calò ulteriormente da 10.000 a 5.000 posti. Con l'avvento degli anni 2000 i problemi del Lungobisenzio si acuirono: il Prato dovette spesso ricorrere a deroghe per mantenere l'agibilità dello stadio, le cui strutture (complice la carente manutenzione) s'erano vieppiù fatte obsolescenti, pericolanti e limitate. Nel 2004 la società Valore, interessatasi all'acquisto dell'A.C. Prato, presentò un progetto denominato Prato Plaza Stadium: esso prevedeva l'edificazione di un nuovo stadio da 20.000 posti (con annessi centro commerciale, palestra e piscine) in un'altra zona della città; ciò avrebbe permesso la demolizione del Lungobisenzio, sul cui terreno sarebbero poi sorte palazzine residenziali. Tutto ciò rimase lettera morta e l'impianto pratese continuò ad essere fonte di problemi. Nel febbraio 2012, poco prima dell'inizio della partita Prato-Fidelis Andria, una forte raffica di vento provocò il distacco di un riflettore da una delle torri faro: la lampada cadde però su una parte delle tribune priva di pubblico, senza creare danni a persone o cose. Nello stesso anno la scadenza della deroga d'agibilità al settore ospiti obbligò il Prato a giocare una giornata di campionato ad Agliana. Nell'estate del 2012 il perdurante stato di degrado dello stadio portò il Prato vicino all'estromissione dal campionato di Lega Pro Prima Divisione 2012-2013: l'ipotesi fu scongiurata solo previo consolidamento e messa a norma dell'impianto d'illuminazione. Un primo intervento di ristrutturazione venne intrapreso nell'estate 2014, con la demolizione della vecchia tribuna laterale sinistra, destinata alla tifoseria ospite, e la chiusura al pubblico della Tribuna Maratona scoperta e della Curva Ferrovia. La nuova tribuna ospiti, ricollocata al posto della precedente, venne inaugurata il 7 settembre 2014 in vista della partita Prato-Tuttocuoio, terminata 1-4 per i ponteaegolesi. Contestualmente venne formulato ed approvato il progetto del "nuovo Lungobisenzio", volto a conseguire la totale ristrutturazione dell'arena. L'attuazione del progetto vero e proprio prese il via nel 2015, allorché si provvide a costruire una vera e propria "curva" dietro la porta settentrionale (a beneficio dei tifosi organizzati locali) e a demolire le ormai inagibili Curva Ferrovia e Tribuna Maratona scoperta. La nuova curva, costruita in prefabbricato metallico, venne inaugurata ufficialmente il 16 gennaio 2016 nel match Prato-Pisa terminata 0-1 per i nerazzurri. La capienza venne così transitoriamente attestata a 4.000 posti a sedere. Nel giugno 2017 sono ufficialmente cominciati i lavori di completo restyling e di ristrutturazione dello stadio. Il terreno di gioco viene spostato di 15 m in direzione ovest, onde avvicinarlo alla tribuna centrale Biancalani: la rizollatura viene effettuata ancora in erba naturale, anziché (come inizialmente pianificato) in erba sintetica. Per quanto concerne gli spalti, l'ultimo settore rimasto della Maratona (la tribunetta coperta) e i due settori a latere della tribuna coperta vengono abbattuti: sul lato orientale del campo viene poi implementata un'unica piccola gradinata in acciaio, che viene adibita a settore ospiti. Nessuna modifica interviene invece sulla curva nord. La capienza viene così decrementata sotto i 3.000 posti a sedere, tenendo però pronto un progetto supplementare che, in caso di necessità, consentirebbe di riportarla fino a perlomeno 6.000 unità. I lavori procedono però a rilento: tra i mesi di luglio e agosto 2017 il cantiere viene posto sotto sequestro dalla Procura cittadina su segnalazione dell'azienda sanitaria locale, che aveva ravvisato alcune carenze nella documentazione inerente ai lavori di abbattimento di parte degli spalti. I lavori ripartono solo a dissequestro avvenuto, a fine agosto; il ritardo fa dunque slittare la data di fine cantiere all'anno solare seguente, obbligando il Prato a giocare tutta la stagione 2017-2018 in campo neutro, presso lo stadio Ettore Mannucci di Pontedera. A far saltare la riconsegna dell'impianto intervengono tuttavia le vicissitudini del club cittadino, che nel maggio 2018 retrocede in Serie D e a stretto giro viene messo in vendita (senza esito) dal patròn Toccafondi. Il 3 agosto seguente il municipio, adducendo a motivo proprio la mancata cessione del sodalizio, col quale erano sorti ormai da tempo gravi dissapori, delibera lo sfratto dell'Associazione Calcio Prato dal Lungobisenzio, che il 3 settembre successivo viene forzosamente riacquisito dagli emissari comunali. La decisione viene poi confermata (previo respingimento del ricorso presentato dal club laniero) dal TAR della Toscana e dal Consiglio di Stato; da ultimo il 9 aprile 2019 il locale giudice per le udienze preliminari rigetta le opposizioni dell'A.C. Prato (che aveva anche denunciato per abuso d'ufficio il sindaco in carica Matteo Biffoni) e dispone l'archiviazione del caso. In ragione di ciò lo stadio, rimasto privo di gestore/usufruttario, rimase per mesi in stato di abbandono, per poi essere riaperto in occasione di estemporanei eventi ludico-sportivi patrocinati dal comune di Prato. Cinque anni dopo, a seguito del cambio di proprietà del club e della ricucitura dei rapporti con l'amministrazione, il Prato fa ritorno al Lungobisenzio in occasione della gara di campionato del 30 gennaio 2022 contro il Rimini. La prolungata assenza del calcio giocato dall'impianto ha comportato però la necessità di attuare alcuni interventi manutentivi, in particolare alla tribuna centrale, che in attesa di tornare agibile viene sostituita da una piccola gradinata coperta in tubolare metallico. Concluse tutte le operazioni, il 9 settembre 2022 anche il rettilineo coperto riapre al pubblico. A seguito degli ultimi lavori di ristrutturazione (2017-2018), lo stadio Lungobisenzio presenta una struttura a pianta rettangolare. Gli spalti si suddividono nei seguenti tre settori indipendenti: Tribuna centrale Marcello Biancalani: struttura permanente dotata di copertura, ospita i posti d'onore e le postazioni dedicate a giornalisti e radiotelecronisti. Al suo interno si collocano i locali tecnici principali dell'impianto. Dal 2014 è intitolata alla memoria di un dirigente in forza al Prato dal 1975 al 2013 (anno della sua scomparsa). Tribuna est: costruita opposta alla centrale, ma spostata verso il lato meridionale del rettangolo, assolve la funzione di settore riservato ai tifosi ospiti. La struttura è a impalcatura metallica. Curva Ferrovia Matteo Ventisette: costruita in tubolari metallici lungo il lato corto settentrionale del campo, è priva di copertura. Ospita i gruppi della tifoseria organizzata locale. Dal 2009 è intitolata alla memoria di un ultras pratese scomparso in giovane età a seguito di un malore. I settori dismessi nel 2014 e demoliti entro il 2017 erano invece i seguenti: Curva Ferrovia, Maratona coperta e Maratona scoperta: opposte alla tribuna centrale, erano costruite con una struttura mista in ferro e cemento. Erano destinate ad accogliere rispettivamente le tifoserie organizzate interne, il generico pubblico di casa e (dopo l'abbattimento della tribuna laterale sud) i supporters ospiti. Tribuna laterale sud e Tribuna laterale nord: costruite negli anni '60 con struttura lignea e poi riedificate nei decenni a seguire, era in parte dedicata ai tifosi ospiti. L'8 dicembre 2004, il Lungobisenzio ha ospitato un'amichevole tra le selezioni under-21 di Italia e Germania. Pur se dedicato principalmente al calcio, lo stadio Lungobisenzio ha anche ospitato partite di rugby a 15. La nazionale maggiore italiana vi ha disputato due amichevoli: nel marzo 2005 contro la Francia e nel novembre 2005 contro Tonga. Il club cittadino I Cavalieri (generalmente basato al più piccolo stadio Enrico Chersoni) ha invece utilizzato il Lungobisenzio nel 2011 come stadio di casa per i gironi della Challenge Cup 2011-12. Tra gli eventi non sportivi svoltisi al Lungobisenzio si annoverano i seguenti: 6 luglio 1989: Liberi liberi Tour (Concerto musicale di Vasco Rossi) 3 settembre 1991: Tour Le Nuvole (Concerto musicale di Fabrizio De André) 7 settembre 2007: Tutto Dante (Spettacolo teatrale di Roberto Benigni) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stadio Lungobisenzio