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Lucento

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Chiesa San Bernardo e Brigida Lucento Torino
Chiesa San Bernardo e Brigida Lucento Torino

Lucento (Lusengh o Lusent in piemontese) è un quartiere della Circoscrizione 5 di Torino, situato nell'area periferica nord-ovest della città. Spesso è considerato come assimilato all'adiacente quartiere Vallette, in realtà i confini del quartiere sono: a sud, il tratto della Dora Riparia nel Parco della Pellerina e di Corso Regina Margherita tra il parco e Corso Potenza (confine con Parella della Circoscrizione 4) a nord, Corso Grosseto (confine con Madonna di Campagna) ad est, Corso Potenza (confine con Madonna di Campagna, Borgata Ceronda e San Donato) ad ovest, Via Cossa-Piazza Cirene-Via Sansovino (confine con le Vallette) Il quartiere in origine era un'area rurale in quanto periferico rispetto alla città di Torino. Sono documentati, nel territorio a occidente rispetto all'antico castrum, piccoli insediamenti di antichi romani della gens Avilia. Il primo toponimo Lucento invece, deriverebbe da un prediale del 1227, tal Guglielmo da Lucento; tuttavia, ipotesi più leggendarie lo farebbero derivare invece dal nome dello "scintillìo" delle baionette utilizzate durante lo storico assedio del 1706, che proprio in questa zona ebbe uno dei suoi teatri (teoria mai documentata).Nel XIV secolo poi, si sviluppò qui un antico castello (di proprietà della famiglia Beccuti), dotato di torri di avvistamento e di un borgo sottostante, poi inglobato dall'insediamento delle tenute di caccia di Emanuele Filiberto di Savoia nel XVI secolo, quindi ceduto a Filippo I d'Este dei San Martino, ramo cadetto degli Este, che ne fu proprietario fino al 1654. Oggi è sede di varie aziende all'interno del comprensorio di Via Pianezza, 123, vicino, appunto, alla Chiesa di S. Bernardo e S. Brigida.La suddetta Chiesa, che risale al XV secolo per volere dell'allora feudatario Ribaldino Beccuti, fu annessa al nascente castello e successivamente ampliata, prima nel 1605, e poi nel 1654 da Amedeo di Castellamonte. Il castello passò poi ai Tana, assoggettati agli stessi Savoia. Nel 1706, il quartiere fu teatro di battaglie tra le truppe francesi e quelle sabaude, queste ultime occupate a ritardare il noto assedio della città, bloccando i francesi da occidente: i combattimenti più duri si svolsero intorno al castello di Lucento ed all'area circostante, grazie alla posizione strategica del complesso, che venne incendiato durante la ritirata. Dopo l'assedio, il borgo si ricostituì con l'apertura della strada e della ferrovia verso Pianezza e verso Venaria Reale (1884 circa), con accessi viari provenienti dal podere della Cascina Bianchina (questa poi abbattuta per costruire le Ferriere FIAT-Vitali) di Parco Dora (Torino), creando nuovi agglomerati, quali Tetti di Lucento e, soprattutto, Borgata Ceronda. Questa borgata tra il fiume Dora Riparia, corso Svizzera, via Borgaro, via Verolengo e corso Potenza, sorse nel 1880-1884, per volere dei Signori Momigliano, a ridosso dell'omonimo canale artificiale, oggi non più esistente, che era a sua volta una diramazione del torrente Ceronda (torrente), che scorre più a nord (a Venaria Reale per poi sfociare nella Stura di Lanzo). Inizialmente, il borgo fu intestato al latifondista Adolfo Gastaldi, che lo rivendette al Comune nel 1889. Lo sviluppo urbano, dettato dalla nascita delle linee di collegamento per Pianezza, ovvero lo stradone e la tramvia a vapore, diedero lo slancio allo sviluppo produttivo e demografico, con l'apertura di nuove attività industriali verso la fine del XIX secolo, in particolare del settore tessile, come ad esempio l'opificio Marino-Paracchi, il cotonificio Italiano e il cotonificio Mazzonis, diedero alla zona una rapida espansione. Tale espansione urbana proseguì ancora grazie al boom industriale del XX secolo, a cui seguirono nuove case, infrastrutture e servizi. L'intero quartiere Lucento ebbe un picco demografico di immigrazione interna verso gli anni cinquanta, avvenuta parimenti al vicino quartiere Le Vallette. Nel 1992 inoltre, fu costruita la parrocchia Frassati, che dà il nome all'omonima Borgata a sud di Piazza Cirene. Il boom edilizio del quartiere continuò fino agli novanta, dove però molte fabbriche chiusero, per cui il quartiere da industriale divenne residenziale. Ancora oggi è ben visibile, nel verde dello storico castello, la vecchia ciminiera delle acciaierie, che svetta a 60 metri d'altezza come ricordo di un passato industriale. Di tale passato rimane ancora visibile tutta l'area industriale dietro via Pittara, compresa l'ex-acciaieria posta più a sud, a ridosso di Corso Regina Margherita, la Thyssenkrupp-Acciai Speciali Terni, che fu dismessa dopo il tragico incendio del 6 dicembre 2007. Nel tentativo di far fronte all'imponente esodo nel secondo dopoguerra dei profughi provenienti dalla Istria, dalla Dalmazia e dalle città di Fiume e di Pola, nel 1953 il Comune di Torino donò all'Istituto Case Popolari un ampio terreno tra le attuali Vie Parenzo, Via Pirano e Corso Cincinnato. Nel 1954 iniziarono i lavori di costruzione delle abitazioni, terminati nell'estate del 1955, con successivo trasferimento di famiglie provenienti dalle cosiddette "Casermette di Borgo San Paolo" (in realtà, oggi nel quartiere Mirafiori Nord) e dalla frazione Altessano di Venaria Reale. L'area fu chiamata "Santa Caterina", per via della coeva parrocchia di Via Sansovino, 85, dedicata a Santa Caterina da Siena. Nel 1959 vi fu un ulteriore ampliamento del rione abitativo, col raggiungimento dell'attuale condizione di ben undici fabbricati. L'isolamento dei primi anni fu successivamente assorbito dallo sviluppo edilizio degli anni sessanta, rendendo così il "villaggio" pienamente inserito nel tessuto metropolitano. Una targa è stata posta dal Comune di Torino nel 2005, in occasione del cinquantenario dell'evento, per ricordare le vicende degli abitanti di questa zona residenziale. Chiesa di San Bernardo e Brigida: la prima cappella fu costruita nel '400, ad opera dei contadini che abitavano quello che ancora era solo un villaggio, ma fu solo nel 1610 che venne costruita la prima chiesa, poi ampliata nel 1654 da Amedeo di Castellamonte, quindi parzialmente distrutta dall'assedio francese del 1706. Fu ricostruita nel 1884 nelle dimensioni attuali. Castello di Lucento: come già detto, la precedente struttura risale al XIV secolo come proprietà Beccuti, ma fu poi Emanuele Filiberto di Savoia nel XVI secolo a volerlo come piccola sede di residenza di caccia, vicino alla Chiesa di S. Bernardo e S. Brigida, quindi utilizzato come filatoio di seta, poi sede dell'"Istituto Bonafous" e ancora dalla ex azienda Teksid, quindi riqualificato come attuale sede di aziende. Stele e scultura commemorativa ai caduti del 1706: di fianco alla Chiesa, in via Foglizzo 4, una piccola stele in pietra commemora i caduti durante l'assedio del 1706, opera di Luigi Calderini nel bicentenario della commemorazione. Nel 2006 invece, per il terzo centenario dall'assedio, fu collocata anche una grande scultura in acciaio in via Foglizzo all'angolo via Pianezza, con la scritta 1706, opera di Luigi Nervo. Asilo Principessa Isabella: costruito nella metà dell'Ottocento, l'edificio ospitò dal 1879 fino al 1980 una scuola materna. Ha funzionato come sede dei laboratori teatrali e musicali fino al 1987 quando viene chiuso per inagibilità: sino alla fine degli anni novanta resta inagibile finché viene restaurato ed infine riqualificato come centro culturale e congressi. Castello Saffarone: situato in Corso Regina Margherita 497, segna gli estremi confini ovest di Torino. Prende il nome dall'antico proprietario del 1580, tal Marco Zaffarone, e comprende una grande tenuta con tre cascinali adiacenti. Viene ancor oggi utilizzato per grandi ricevimenti. Numerose sono le aree verdi del quartiere : la principale è il Parco Carrara, più comunemente chiamato Pellerina, il parco più grande di Torino, e che viene condiviso col vicino quartiere Parella, diviso dal passaggio e dalle anse del fiume Dora Riparia. Altra area importante è il parco di via Calabria, adiacente a quello della Pellerina e ad esso collegato da una pista ciclabile, recentemente prolungata a nord lungo Corso Cincinnato fino a piazza Giuseppe Manno, congiungendosi ad altro percorso ciclabile che porta sino a Venaria Reale ed al Parco naturale La Mandria, passando per la frazione di Altessano. Altra zona semi-boschiva e rurale è quella situata intorno al Castello di Lucento, seppur non aperta al pubblico.Vi sono inoltre i Giardini Felice Cavallotti, tra Corso Toscana e Strada Altessano ed altre piccole aree verdi sparse sul territorio. Più a nord-est, Lucento confina con il parco e il quartiere de "Le Vallette". A.C.D. Lucento, storica squadra di calcio dilettantistica torinese militante nel campionato di Eccellenza (nel 2014 salita alla ribalta delle cronache sportive per aver sconfitto la Juventus in occasione di un'amichevole estiva) con sede presso il piccolo stadio Riconda di C.so Lombardia 107. Adiacente alla struttura c'è anche la piscina comunale del quartiere Campus Sociale per ragazzi in Piazza Cirene Campo di Tennis in via Valdellatorre 169 Biblioteca civica "Francesco Cognasso", in corso Cincinnato angolo corso Molise. In Corso Lombardia, 190 ha sede lo storico stabilimento cinematografico italiano Lumiq Studios, proprietà pubblica posseduta da Comune di Torino, Regione Piemonte, Città metropolitana di Torino, Politecnico di Torino ed Università di Torino, nell'area di Virtual Reality Multimedia Spa, ossia presso i vecchi Studi Fert. Essa produce cartoni animati CGI e film in live action. Inoltre fornisce servizi tramite i propri teatri di posa e l'attività di post produzione e digital intermediate. In via Bravin, nonostante già sotto il vicino quartiere Madonna di Campagna, esiste ancora l'edificio dello storico Cinema Lucento, attivo dal 1937 al 1983 e oggi sede di un supermercato. Sul muro, anche una lapide che ricorda il partigiano Mario Roveri, qui ucciso dai fascisti il 7 aprile 1945. Le vie commerciali di Lucento sono: via Pianezza, via Borsi, corso Toscana, via Foglizzo, la continuazione verso Venaria di via Foglizzo che dopo corso Toscana cambia nome in strada Altessano, corso Lombardia, via Luini e via Val della Torre. Il quartiere è servito dalle linee tranviarie 3 e 9 e dai bus 2, 11, 29, 32, 59,62,72, 72/, 75, 77 ve1 e dalla Ferrovia Torino-Ceres e da alcune autolinee della rete urbana gestita da GTT. Tra il 1884 e il 1951 il quartiere fu servito dalle tranvie interurbane per Pianezza/Druento e per Venaria Reale. J-Museum J-Village Juventus Stadium Juventus Training Center (Torino) Enrico Bonasso, Lucento. Vallette e Ceronda, Graphot Editrice, 2018, ISBN 978-88-99781-29-3. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lucento Città di Torino - Circoscrizione 5 - Home, su comune.torino.it. URL consultato il 25 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2008). A.C.D. Lucento, su lucentocalcio.it. URL consultato l'11 settembre 2014 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2014).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Lucento (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Chiesa San Bernardo e Brigida Lucento Torino
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Incidente della ThyssenKrupp di Torino
Incidente della ThyssenKrupp di Torino

L'incidente della ThyssenKrupp di Torino fu un grave incidente sul lavoro avvenuto il 6 dicembre 2007 nello stabilimento ThyssenKrupp di Torino, nel quale otto operai furono coinvolti in un'esplosione che causò la morte di sette di loro. L'incidente è considerato tra i più gravi avvenuti sul lavoro nell'Italia contemporanea. Nella notte fra il 5 e il 6 dicembre 2007 gli addetti alla linea 5 (ricottura e decapaggio) dello stabilimento di Torino erano in attesa di riavviare l'impianto dopo un fermo tecnico per manutenzione. Trentacinque minuti dopo la mezzanotte l'impianto venne riavviato. In prossimità della raddrizzatrice, un irregolare scorrimento del nastro contro la carpenteria metallica (causato da una non precisa centratura del nastro stesso) produsse un forte attrito che innescò prima delle scintille e quindi un incendio dovuto principalmente alla presenza di carta intrisa di olio. Sulla linea c'era infatti molta carta imbevuta di olio (fuoriuscito dai circuiti oleodinamici usurati e/o proveniente dalla laminazione) in quanto in impianti di tale tipo la carta serve a proteggere il nastro di acciaio, che è arrotolato su sé stesso in bobina. Durante le fasi di lavorazione del nastro la carta viene rimossa, ma tale dispositivo nella linea 5 non funzionava a dovere e la carta (anche perché riutilizzata più volte) spesso si strappava accumulandosi nel reparto. L'addetto alla linea, rendendosi conto delle fiamme, si recò di corsa verso la sala di controllo per dare l'allarme: tutto il personale si precipitò quindi a tentare di spegnere l'incendio. Vennero prelevati gli estintori presenti lungo la linea, ma il loro impiego non riuscì a domare le fiamme; l'incendio si stava alimentando a causa della carta intrisa d'olio, della segatura, utilizzata sempre per assorbire l'olio, e di altra sporcizia. Si pensò allora di servirsi delle manichette antincendio e, mentre l'unico sopravvissuto (Antonio Boccuzzi) era in attesa del nulla osta per poter aprire l'acqua (i colleghi stavano completando l'operazione di srotolamento delle manichette), le fiamme danneggiarono un tubo flessibile dell'impianto idraulico oleodinamico da cui fuoriuscì dell'olio ad alta pressione nebulizzato, che immediatamente si incendiò come una grande nube (fenomeno del jet fire) investendo sette lavoratori. Uno di loro, Antonio Schiavone, che aveva cercato di spegnere l'incendio passando dietro all'impianto, morì poco dopo sul luogo dell'incidente, gli altri sei morirono nel giro di un mese, mentre Boccuzzi subì ferite non gravi. Critiche all'azienda furono sollevate da più parti, sia perché alcuni degli operai coinvolti nell'incidente stavano lavorando da 12 ore, avendo quindi accumulato 4 ore di straordinario, sia perché secondo le testimonianze di alcuni operai i sistemi di sicurezza non funzionarono (estintori scarichi, idranti inefficienti, mancanza di personale specializzato). L'azienda ha sempre ostinatamente smentito che all'origine dell'incendio vi fosse una violazione delle norme di sicurezza. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa, nell'ambito dell'inchiesta seguita all'incidente, la Guardia di Finanza avrebbe sequestrato all'amministratore delegato Herald Espenhahn un documento dove si afferma che Antonio Boccuzzi, l'unico testimone sopravvissuto, «va fermato con azioni legali», in quanto sostiene in televisione accuse pesanti contro l'azienda. Il documento attribuisce la colpa dell'incendio ai sette operai, che si erano distratti. A carico dell'amministratore delegato i pubblici ministeri formularono l'ipotesi di reato di omicidio volontario con dolo eventuale e incendio doloso (dolo eventuale), mentre altri cinque dirigenti furono accusati di omicidio colposo e incendio colposo, con l'aggravante della previsione dell'evento; fu contestata l'omissione dolosa dei sistemi di prevenzione antincendio e antinfortunistici. Fu rinviata a giudizio anche l'azienda come persona giuridica. Il 15 aprile 2011 la Corte d'assise di Torino, sezione seconda, ha confermato i capi d'imputazione a carico di Herald Espenhahn, amministratore delegato della ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni, condannandolo a 16 anni e 6 mesi di reclusione. Altri cinque manager dell'azienda (Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Daniele Moroni, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri) sono stati condannati a pene che vanno da 13 anni e 6 mesi a 10 anni e 10 mesi. Il 28 febbraio 2013 la Corte d'assise d'appello modifica il giudizio di primo grado, non riconoscendo l'omicidio volontario, ma l'omicidio colposo, riducendo le pene ai manager dell'azienda: 10 anni a Herald Espenhahn, 7 anni per Gerald Priegnitz e Marco Pucci, 8 anni per Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri, 9 per Daniele Moroni. Nella notte del 24 aprile 2014 la Suprema Corte di Cassazione ha confermato le colpe dei sei imputati e dell'azienda, ma ha ordinato un nuovo processo d'appello per ridefinire le pene. Queste non potranno aumentare rispetto a quelle definite nel 2013. La Corte d'Appello di Torino ha così ridefinito le pene il 29 maggio 2015: 9 anni ed 8 mesi a Espenhahn, 7 anni e 6 mesi a Moroni, 7 anni e 2 mesi a Salerno, 6 anni e 8 mesi a Cafueri, 6 anni e 3 mesi a Pucci e Priegnitz. Il 13 maggio 2016 la Cassazione ha confermato tutte le condanne ridefinite in Appello, non accogliendo le richieste del sostituto Procuratore Generale, Paola Filippi, la quale aveva chiesto di annullare la sentenza del 9 maggio 2015 per rimandare il procedimento in corte d'assise. Il 1º luglio 2008 i familiari più prossimi delle sette vittime accettarono l'accordo con l'azienda in merito al risarcimento del danno per una somma complessiva pari a 12.970.000 euro, rinunciando al diritto di costituirsi parte civile nel processo successivo. L'incidente ha causato la morte di sette degli otto operai coinvolti, deceduti tutti nel giro di 30 giorni dai fatti: Antonio Schiavone, 36 anni, deceduto il 6 dicembre 2007, nel luogo dell'incidente Roberto Scola, 32 anni, deceduto il 7 dicembre 2007 Angelo Laurino, 43 anni, deceduto il 7 dicembre 2007 Bruno Santino, 26 anni, deceduto il 7 dicembre 2007 Rocco Marzo, 54 anni, deceduto il 16 dicembre 2007 Rosario Rodinò, 26 anni, deceduto il 19 dicembre 2007 Giuseppe Demasi, 26 anni, deceduto il 30 dicembre 2007 Alle vittime è intitolata dal 2009 il Parco "Vittime del rogo del 6/12/2007 nello stabilimento Thyssenkrupp di Torino" che è una parte del Parco della Pellerina a nord della Dora Riparia (Lucento): esso si trova sul lato opposto all’acciaieria di corso Regina Margherita 400 La tragedia, corredata dai racconti inediti dei familiari delle vittime, è stata raccontata dallo scrittore torinese Stefano Peiretti nel libro "Non voglio morire. Torino 6 Dicembre 2007", edito da Echos Editore Il 6 dicembre 2020 al cimitero monumentale di Torino è stato consegnato alle famiglie delle vittime il Sacrario. Nel 2021 vi è stata la traslazione di 5 delle 7 salme delle vittime. Due famiglie hanno scelto di mantenere i congiunti nelle sepolture attuali, presso il cimitero Parco di Torino e presso il cimitero della città di Nichelino, ma potranno in ogni momento richiedere la traslazione delle salme al Memoriale. All'incidente è ispirato lo spettacolo teatrale "Acciaio Liquido" di Marco Di Stefano con la regia di Lara Franceschetti. La canzone "Torino Pausa Pranzo" dell'artista sardo Iosonouncane, contenuta nel suo primo album La macarena su Roma, è un tributo alle vittime dell'incidente Acciaierie di Terni ThyssenKrupp

Parco della Pellerina
Parco della Pellerina

Il Parco della Pellerina (ufficialmente Parco Carrara, La Pëlarin-a in piemontese) è il più grande parco urbano della città di Torino, con un'estensione di 837.220 m² (83,7 ettari). È collocato nella zona ovest della città tra il corso Regina Margherita a nord, il corso Appio Claudio a sud, via Pietro Cossa a ovest e corso Lecce a est. È attraversato dalla Dora Riparia e fa parte dei quartieri Lucento e Parella (incluso anche Campidoglio). Viene chiamato Parco della Pellerina da un'antica cascina, ubicata all'esterno del parco, per la precisione all'intersezione di corso Regina Margherita e via Pietro Cossa, che reca il nome di cascina della Pellerina (Cassin-a dla Pelarin-a in piemontese). Una possibile, ma interessante interpretazione del nome deriva dall'accostamento della dizione pellerina, abitualmente utilizzato per denominare gli edifici o i locali dove venivano giudicati ed esposti i debitori insolventi (vedi l'ala del Comune di Villafranca Piemonte che ne mantiene il nome), con la pietra della berlina o pera berlina dove venivano messi appunto alla berlina gli stessi soggetti. In Piemonte se ne trovano esempi numerosi. I debitori insolventi venivano esposti senza mutande, onde il detto "picchiare il culo per terra" per indicare i soggetti in rovina economica. Esiste un'altra possibile interpretazione: la cascina è situata lungo la strada che da Mont Saint Michel passa per la Sacra di San Michele in Val di Susa e termina al Santuario di San Michele Arcangelo, a Monte Sant'Angelo, conosciuta anche con il nome di "via di San Michele", il quale era un percorso frequentato da molti pellegrini e sembra che in questa località trovassero rifugio per la notte, prima di entrare in città. Di qui il nome del luogo, dove in seguito nacque la Cascina e "la Pellerina" sarebbe una contrazione del nome "la Pellegrina". Il parco è ufficialmente dedicato a Mario Carrara (1866-1937), antropologo dell'università di Torino, uno dei soli 12 docenti universitari su oltre 1.200 che rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo, ma è più noto ai torinesi come Parco della Pellerina. Dal 2009 tutta la porzione del parco a nord della Dora è stata dedicata alla memoria dei sette operai torinesi deceduti nel rogo della linea 5 dello stabilimento ThyssenKrupp il 6 dicembre 2007. L'area dello stabilimento si trovava in corso Regina Margherita 400, proprio di fronte all'ingresso nord della Pellerina ed attualmente (2024), dopo la tragedia e la dismissione dello stabilimento, è ancora in attesa di una definitiva destinazione d'uso, nonostante dibattiti ed innumerevoli proposte. La prima idea del parco venne agli inizi del '900, ma soltanto negli anni 1930 incominciarono i lavori. La costruzione del parco continuò dopo il conflitto mondiale e ottenne la sistemazione attuale nei primi anni 1980. Il corso del fiume Dora Riparia all'interno del parco fu ampiamente modificato, rendendolo molto più lineare. Il parco è molto sfruttato dagli abitanti della città di Torino come luogo di passeggiate e di allenamenti podistici, specialmente nelle giornate festive. Al suo interno vi sono alcune strutture sportive, tra le quali una piscina, campi da calcio (sia di proprietà di società sportive e non), una pista di pattinaggio liberamente fruibile, una pista da BMX in terra battuta, campi da bocce e da tennis.Oltre agli immancabili servizi igienici e chioschi, nella parte sud-est del parco è collocata una caserma dell'Arma dei Carabinieri. Nella zona est invece, al confine con corso Lecce, sorge un piazzale sterrato, creato negli anni '30 con le macerie derivate dalla demolizione della vecchia via Roma, che frequentemente accoglie il luna park, specialmente durante il periodo di carnevale. Due laghi artificiali, di differenti dimensioni, ospitano una fauna acquatica rappresentata da numerose famiglie di germani reali, folaghe, gallinelle d'acqua e cigni. In una depressione in prossimità dei due laghi si è recentemente, a seguito dell'alluvione dell'ottobre 2000, formato uno stagno completamente naturale, l'unico del genere nella città di Torino. Si tratta di una zona umida di modesta profondità (max 80 cm), circondata da una corona di canne di palude e di tife a foglie strette . Tra la Dora e il Lago Grande, nella porzione nord, sorge la seicentesca cascina la Marchesa, che è la sede organizzativa della annuale maratona di Torino (Turin Marathon). Teatro di grandi concerti e spettacoli negli anni 80', del Festival Pellerossa dal 1994 al 1996 e del Traffic Festival negli anni 2000 con nomi di spicco come Beppe Grillo, Los Lobos, Joan Baez e Iggy Pop, ha avuto un declino negli ultimi dieci anni a causa della poca sicurezza notturna del parco e delle continue chiusure della piscina estiva. Parchi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco della Pellerina Scheda del parco dal sito del comune di Torino, su comune.torino.it. URL consultato il 12 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2010).

Stadio delle Alpi
Stadio delle Alpi

Lo stadio delle Alpi è stato un impianto sportivo polivalente di Torino, inaugurato nel 1990 e demolito nel 2009. Si trovava nei quartieri Vallette e Lucento in prossimità dell'area Continassa, nella zona nord-occidentale del capoluogo piemontese, al confine con Venaria Reale. Progettato dallo studio Hutter in stile modernista al fine di accogliere alcune partite del campionato del mondo 1990, contava 69 041 posti a sedere (più 254 di tribuna stampa, per un totale di 69 295 posti), disposti su 3 anelli sovrapposti, con un'altezza massima dal terreno di gioco pari a 33 metri, il che ne fece il terzo scenario per capienza del Paese — il primo nel Piemonte — dopo il Giuseppe Meazza di Milano e l'Olimpico di Roma. I lavori di costruzione iniziarono nel 1988 e terminarono in poco più di due anni, grazie al largo uso di elementi strutturali prefabbricati in cemento. Classificato dall'UEFA come Five Stars Stadium ("Stadio a cinque stelle"), allora la massima categoria tecnica assegnata a livello confederale agli impianti calcistici, nei sedici anni successivi alla Coppa del Mondo, l'impianto costituì il terreno casalingo dei due principali club calcistici cittadini, la Juventus e il Torino, ospitando anche partite amichevoli della rappresentativa nazionale. Nel 2002 la società juventina rilevò dal Comune di Torino il diritto di superficie per una durata di novantanove anni sull'area dello stadio, che nel 2006 venne chiuso alle attività sportive. Nel bienno successivo lo stadio rimase aperto per ospitare alcuni concerti, fino alla sua chiusura definitiva nel 2008. Tra il 2008 e il 2009 la Juventus portò a termine l'abbattimento della struttura, cui seguì la costruzione sulla medesima area di un nuovo impianto di sua proprietà, lo Juventus Stadium, sorto nel 2011.

Juventus Stadium
Juventus Stadium

Lo Juventus Stadium (/juˈvɛntus stădĭum/), noto anche come Allianz Stadium per motivi di sponsorizzazione o più semplicemente come Stadium, è un impianto calcistico di Torino. Si trova nei quartieri Vallette e Lucento in prossimità dell'area Continassa, nella zona nord-occidentale del capoluogo piemontese, al confine con Venaria Reale. Di proprietà della società calcistica Juventus Football Club, è sede degli incontri interni della sua prima squadra maschile dalla stagione 2011-2012. Primo impianto moderno di proprietà di un club in Italia, è il sesto per capienza con 41 507 spettatori nonché il primo del Piemonte; sorge sulla stessa area del preesistente e demolito stadio delle Alpi, di cui riutilizza parte delle strutture. Prima struttura calcistica italiana costruita in stile postmoderno, senza barriere architettoniche nonché primo impianto ecocompatibile al mondo, è uno dei quattro stadi italiani (assieme all'Olimpico di Roma, al Giuseppe Meazza di Milano e all'Olimpico Grande Torino di Torino) a rientrare nella categoria 4 UEFA, ovvero quella con maggior livello tecnico. In tal senso, ha ospitato diversi incontri della nazionale italiana. Ritenuto tra gli impianti più avanzati a livello mondiale, uno dei simboli architettonici della Torino contemporanea nonché tra i maggiori poli di attrazione turistica della città, lo Stadium è stato premiato con lo Stadium Innovation Trophy al Global Sports Forum 2012 quale scenario sportivo più innovativo d'Europa. Inaugurato col nome ufficiale di Juventus Stadium – titolazione che tuttora mantiene in occasione delle competizioni confederali –, dal 1º luglio 2017 ha assunto il nome commerciale di Allianz Stadium a seguito della cessione dei diritti di denominazione ad Allianz. Nei pressi dell'impianto si trovano strutture correlate al club come il J-Museum, il J-Medical, un megastore e un centro commerciale oltreché il J-Village. Le radici dello Stadium affondano nel 1994, quando la Juventus inizia a coltivare l'idea di costruire uno stadio di sua proprietà. In quel periodo la squadra bianconera gioca le sue partite casalinghe, condividendolo coi concittadini del Torino, allo stadio delle Alpi, un impianto di proprietà comunale e, sebbene inaugurato in occasione dell'allora recente campionato del mondo 1990, già afflitto da molti problemi come gli alti costi di affitto e manutenzione, l'eccessiva lontananza del pubblico per la presenza di una pista di atletica leggera peraltro scarsamente utilizzata, il pessimo comfort sugli spalti e altre carenze strutturali che l'hanno reso presto superato, anche dinanzi alla sopravvenuta rivoluzione televisiva. Tutto ciò si traduce in uno stadio «troppo grande, troppo freddo (in ogni senso: ambientale e climatico [...] ) e troppo vuoto», coi tifosi che raramente riempiono il sovradimensionato impianto, tanto che la Juventus, sentendosi ormai come «ospite in casa d'altri», tra il 1991 e il 1994 inizia a minacciare più volte il Comune di lasciare il Delle Alpi o lo stesso capoluogo piemontese, per alcune partite o persino definitivamente; propositi che si concretizzano a partire dal 1995 quando, con una mossa «senza precedenti nella storia juventina», il club decide di giocare lontano da Torino varie sue gare interne, tra cui semifinale e finale di Coppa UEFA 1994-1995 (Milano), la finale di Supercoppa UEFA 1996 (Palermo), la Coppa Intertoto UEFA 1999 (Cesena) e alcuni turni preliminari della Coppa UEFA 1999-2000 (Palermo). Nel 1994 l'idea iniziale della società bianconera consiste nel trasformare la zona della Continassa, dove sorge il Delle Alpi, in un territorio a uso esclusivo del club, costruendovi un nuovo impianto di proprietà affiancato da altre strutture: in questa fase embrionale sono già ipotizzati un museo a tema juventino, un centro d'allenamento per la squadra e l'insediamento della sede sociale nella settecentesca Cascina Continassa. Nel 1996, invece, la Juventus intende acquistare e restaurare il vecchio stadio Comunale, sito nel quartiere Santa Rita, e riservare alla Continassa la funzione di centro sportivo, destinando il Delle Alpi solo ai grandi eventi sportivi; il progetto del nuovo impianto alla Continassa, proposto due anni prima, rimane come alternativa. Nel 1998 la Juventus accantona l'idea del nuovo Comunale per evitare problemi di ordine pubblico derivanti dalla vicinanza all'altro impianto cittadino del Filadelfia, storicamente legato al Torino e a sua volta interessato da un progetto di rifacimento; per il club bianconero, dunque, riprende corpo il progetto Continassa, che prevede la profonda ristrutturazione del Delle Alpi e la costruzione di nuove strutture a uso del club, più altre attività commerciali correlate. La Juventus vuole abbattere il Delle Alpi per fare posto a un nuovo stadio adatto alle famiglie con una capienza di 40 000 posti, destinato esclusivamente all'uso calcistico e sul modello degli stadi inglesi; tuttavia, la struttura è ancora di proprietà del Comune, con il quale la società bianconera fatica a trovare un'intesa. Passa quindi ancora qualche anno, in cui la squadra rispolvera a più riprese e con vari ultimatum al Comune l'intento di lasciare la città nel caso in cui non si sbloccasse la situazione. In questa fase vengono avanzate varie proposte: in particolare nel 2001, per risolvere l'impasse, si pensa di vendere il Delle Alpi in comproprietà alla Juventus e al Torino; una proposta che era stata già avanzata nel 1996, ma all'epoca rifiutata da entrambe le squadre per via dei costi giudicati troppo onerosi. Nonostante il Comune e le due società siano stavolta d'accordo, l'ipotesi viene scartata sul finire dello stesso anno poiché i due club si ritrovano in disaccordo sulla gestione congiunta dello stadio. Pertanto, le intenzioni della Juventus riguardo alla questione stadio e all'eventuale abbandono della città restano invariate. Il 18 giugno 2002 un accordo con la municipalità torinese consegna alla società bianconera il diritto di superficie sull'area del Delle Alpi per i successivi 99 anni, al prezzo di 25 milioni di euro. Il patto, oltre alla futura costruzione di un nuovo impianto adatto al calcio, sicuro e redditizio, prefigura la trasformazione della Continassa in una cittadella juventina con l'ulteriore edificazione di museo, centro medico, centro d'allenamento, sede sociale, vari spazi commerciali e altre iniziative rivolte ai tifosi. La Juventus riesce così a ottenere uno stadio di proprietà, abbandonando definitivamente l'idea di lasciare la città. L'allora amministratore delegato del club, Antonio Giraudo, affida il progetto dello stadio all'architetto Gino Zavanella: il piano prevede già caratteristiche che saranno proprie della versione finale, quali il dimezzamento della sovradimensionata capienza del Delle Alpi e l'eliminazione della pista di atletica. Nel 2006, con la chiusura del Delle Alpi alle attività sportive e in attesa del suo rifacimento, la Juventus fa temporaneamente ritorno nell'ex stadio Comunale, nel frattempo restaurato e ribattezzato in Olimpico in occasione dei XX Giochi olimpici invernali. Inizialmente intenzionata a giocare nell'impianto di Santa Rita per la sola stagione 2006-2007, in modo da attuare un veloce rinnovamento del Delle Alpi, il successivo coinvolgimento juventino in Calciopoli nell'estate 2006 porta la società a rivedere i suoi piani edilizi, protraendo quindi fino al 2011 la convivenza all'Olimpico con il Torino (club a cui era stata inizialmente destinata la gestione dell'impianto di Santa Rita, accordo poi stralciato per sopraggiunti problemi finanziari in seno alla società granata). Il 18 marzo 2008 il consiglio di amministrazione della Juventus delibera la costruzione di un nuovo impianto al posto dello stadio delle Alpi; l'investimento complessivo (comprensivo dell'acquisto della superficie per 99 anni dal comune), inizialmente stimato tra i 105 e i 120 milioni, è stato infine quantificato in 155 milioni di euro. Il progetto è stato affidato agli studi GAU e Shesa sotto il coordinamento degli architetti Hernando Suárez e Gino Zavanella, e agli ingegneri Francesco Ossola e Massimo Majowiecki. I lavori di demolizione del Delle Alpi sono iniziati l'11 novembre 2008 e sono stati portati a termine il 25 giugno 2009. La costruzione del nuovo impianto ha avuto inizio il 30 giugno 2009 e si è conclusa tra i mesi di agosto e settembre 2011. Lo Stadium, capace di ospitare inizialmente 41 147 spettatori, è stato progettato seguendo i massimi standard di sicurezza. L'accesso, privo di barriere architettoniche, avviene da quattro ingressi posti sugli angoli, con ampie rampe che seguono il profilo delle collinette verdi sulle quali sorge l'impianto e portano a un anello che circoscrive lo stadio. L'anello è un luogo sicuro, dove possono essere controllati i titoli d'ingresso e dove possono sostare i mezzi di servizio e di soccorso. Le panchine sono posizionate in prima fila all'interno della tribuna, come è solito negli stadi inglesi. Alle gradinate e alle tribune – che sono poste a 7,5 metri di distanza dal terreno di gioco – si accede da 16 passerelle distribuite nei diversi settori dell'impianto. In caso di emergenza, l'evacuazione dell'impianto può essere conclusa in meno di quattro minuti. Le gradinate hanno una pendenza tra i 27° e i 30° nel primo annello e tra i 30° e i 37° nel secondo annello, il che favorisce l'acustica dello scenario. Al di sotto delle gradinate sono state realizzate le aree di servizio allo stadio e alla squadra. Nella parte superiore, con un profilo di grande leggerezza ed essenzialità sorge lo stadio, con le gradinate e i palchi: il tutto è inserito in un unico profilo a semicerchio e senza elementi che si distaccano dalla linea di continuità. Inoltre lo stadio ingloba una vasta area, costituita da 4 000 posti auto, otto ristoranti e 21 bar. All'interno ci sono anche tre spogliatoi, un museo dedicato alla storia della Juventus, palchi VIP disegnati da Pininfarina Extra e affacciati direttamente sul prato, 34000 m² di aree commerciali e 30000 m² di aree verdi e piazze. La struttura esterna dello stadio è composta da 7 000 pannelli compositi in alluminio colorati in varie sfumature di grigio e bianco, oscillanti e riflettenti, i quali, secondo il designer Fabrizio Giugiaro che ha curato il disegno degli esterni, danno l'effetto di una «bandiera in movimento». Un lungo fregio tricolore cinge l'intera struttura, intervallato in vari punti da stelle gialle – inizialmente due e poi tre, seguendo l'evolversi del riconoscimento sportivo in casa juventina – che richiamano le similari presenti, all'interno, nelle curve. La copertura sospesa degli spalti, realizzata in polivinilcloruro, è sorretta da un sistema di stralli ancorati a due grandi piloni di 86 metri di altezza che richiamano architettonicamente la preesistente struttura del Delle Alpi – e che diverranno a posteriori tra i simboli più riconoscibili dell'impianto. Studiata nella galleria del vento, la copertura è stata realizzata ispirandosi al profilo delle ali degli aerei: una struttura di grande leggerezza, realizzata in una membrana in parte trasparente e in parte bianca, per permettere una visione ottimale del campo, sia diurna sia notturna, e in grado di garantire il passaggio della luce tramite i lucernari, in maniera tale che sia sufficiente per la crescita dell'erba del campo. Infine, la struttura è dotata di un impianto audio RCF costituito da 88 diffusori lungo le tribune e ulteriori sistemi dedicati alla sonorizzazione del campo da gioco. Il risultato architettonico finale è quello di un cosiddetto stadio all'inglese, ovvero un impianto comodo, moderno ed economico: il pubblico è molto vicino al campo e la visuale della partita risulta ottimale da ogni punto delle tribune, creando un'atmosfera di forte impatto tra i tifosi. In tal senso, nel 2015, la rivista calcistica britannica FourFourTwo l'ha collocato al 25º posto nella sua classifica dei 100 migliori stadi del mondo. Lo Stadium è tra i primi esempi di struttura sportiva postmoderna in Italia – la prima nel settore calcistico – nonché, a livello nazionale, il primo impianto calcistico privo di barriere architettoniche, il primo in cui le panchine sono inserite nelle tribune e il primo per estensione complessiva. L'impianto è anche il primo stadio eco-compatibile del mondo, dove tutto il materiale frutto della demolizione del Delle Alpi è stato separato per tipologia, riciclato totalmente e riutilizzato, in parte, nel nuovo cantiere con un risparmio globale di circa 2,3 milioni di euro. In particolare, i lavori hanno consentito il recupero di tutta la parte interrata del precedente stadio, compresa la zona del terreno di gioco. Lo Stadium è stato inaugurato l'8 settembre 2011 in concomitanza con i festeggiamenti per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia, con una cerimonia curata dalla K-events di Marco Balich, che ha visto il culmine in un'amichevole contro il Notts County, il club professionistico più antico al mondo, da cui nel 1903 la Juventus trasse ispirazione per i suoi colori bianconeri. L'evento, seguito da Juventus Channel, Sky Sport e Cielo, è stato diffuso anche in streaming sul sito web e sul canale YouTube della Juventus. La cerimonia d'inaugurazione, presentata da Linus e con Cristina Chiabotto, quale madrina, ha ripercorso l'intera storia della Juventus, e ha visto protagonisti alcuni dei più famosi calciatori legati alla squadra. Lo stadio è stato poi ufficialmente inaugurato dal presidente del club, Andrea Agnelli, e dal sindaco di Torino, Piero Fassino. Giampiero Boniperti e Alessandro Del Piero, uniti al centro del campo, hanno suggellato l'evento, al fianco della storica panchina sulla quale, nel 1897, alcuni studenti liceali fondarono il club bianconero. C'è stato anche un ricordo per i due fratelli Agnelli, Gianni e Umberto, per Gaetano Scirea e per le vittime della strage dell'Heysel. È seguita poi l'amichevole contro i Magpies, terminata 1-1, con Luca Toni che ha siglato il primo gol nel nuovo impianto. Tale cerimonia, l'anno seguente, ha vinto il premio come miglior evento celebrativo in Italia ai Best Event Awards Italia. La prima partita ufficiale nel nuovo stadio si è svolta l'11 settembre 2011, contro il Parma, in occasione della seconda giornata del campionato italiano di Serie A 2011-2012. L'incontro si è concluso con la vittoria dei padroni di casa per 4-1. Oltre alle gare della prima squadra maschile, l'impianto ha saltuariamente ospitato alcune gare di rilievo di altre squadre juventine. Per quanto riguarda le giovanili maschili, la squadra Under-19 ha debuttato allo Stadium in occasione della finale di andata della Coppa Italia Primavera 2011-2012 contro la Roma (1-2); a seguire, furono disputate le finali di andata delle edizioni 2012-2013 e 2015-2016. Per quanto concerne la prima squadra femminile, il 24 marzo 2019 lo Stadium ha ospitato per la prima volta un incontro di calcio femminile, quello contro la Fiorentina (1-0) valevole per il campionato di Serie A 2018-2019. Infine, per quanto riguarda la seconda squadra maschile, l'impianto è stato sede di gara della finale di andata della Coppa Italia Serie C 2022-2023 contro il L.R. Vicenza. In ambito internazionale, il 10 settembre 2013 lo stadio bianconero ha accolto per la prima volta la nazionale italiana per la sfida contro la Rep. Ceca (2-1) valevole per le qualificazioni UEFA al campionato del mondo 2014. A livello confederale la UEFA ha scelto lo Stadium come sede della finale della UEFA Europa League 2013-2014, ospitata il 14 maggio e conclusasi con la vittoria degli spagnoli del Siviglia sui portoghesi del Benfica (4-2 dtr); nell'occasione è divenuto il primo stadio in Italia in cui ha avuto luogo l'atto conclusivo, in gara unica, della seconda manifestazione continentale per club. Ancora la UEFA ha designato l'impianto come una delle due sedi, insieme allo stadio Giuseppe Meazza di Milano, per la fase finale della UEFA Nations League 2020-2021 (con la disputa a Torino di una semifinale e dell'incontro per il terzo posto), oltreché come sede della finale dell'edizione 2021-2022 della UEFA Women's Champions League, ospitata il 21 maggio e conclusasi con la vittoria delle francesi dell'Olympique Lione sulle spagnole del Barcellona per 3-1. Per via della pandemia di COVID-19 in Europa, a causa delle restrizioni di viaggio imposte da vari Paesi, nel 2021 sempre la UEFA ha scelto lo Stadium come sede alternativa dell'incontro di club tra Real Sociedad e Manchester Utd, valido per l'andata dei sedicesimi di finale della UEFA Europa League 2020-2021, e per la sfida tra le nazionali di Portogallo e Azerbaigian valida per le qualificazioni UEFA al campionato del mondo 2022. Il progetto è particolarmente rispettoso dell'ambiente grazie all'applicazione di sistemi a ridotto impatto ambientale e all'utilizzo di tecnologie avanzate ed ecosostenibili. Si è mirato alla riduzione del consumo energetico proveniente da energie non rinnovabili tramite l'adozione di tecnologie d'avanguardia che eliminano gli sprechi ottimizzando lo sfruttamento dell'energia. Tra le finalità previste vi saranno di produrre energia elettrica per tutto lo stadio sfruttando la luce solare attraverso pannelli fotovoltaici, produrre acqua calda e riscaldare ambienti e campo da calcio per mezzo di una rete di teleriscaldamento, scaldare acqua sanitaria per gli spogliatoi e le cucine dei ristoranti avvalendosi di impianti solari termici. Tutto questo, mediante strategie e fonti alternative di energia e pienamente ecologiche, rispetterà i criteri di ecocompatibilità dettati dal protocollo di Kyoto generando molteplici risultati: riduzioni delle emissioni di gas serra; nessun inquinamento atmosferico; zero rischi di incendio; integrazione con il teleriscaldamento; arginamento degli sprechi; sfruttamento intensivo dell'energia solare grazie ai dispositivi di inseguimento solare; nessuna produzione di emissioni chimiche, termiche e acustiche; riutilizzo delle acque piovane; riduzione di almeno il 50% del consumo idrico necessario per l'irrigazione del campo. Inoltre per la costruzione dell'impianto, si è recuperato il più possibile del materiale di risulta proveniente dal preesistente stadio delle Alpi: il calcestruzzo opportunamente triturato, l'alluminio, l'acciaio e il rame fusi di nuovo, sono stati riutilizzati per la nuova costruzione, diminuendo gli sprechi e ottenendo un risparmio di circa 2,3 milioni di euro. Il piano di compatibilità ambientale a carico dello Stadium ha valso alla struttura, nel settembre 2019, la certificazione internazionale ISO 14001 / UNI EN ISO 14001:2015, la prima assegnata a un impianto sportivo in Italia. Dalla stagione 2019-2020, la totalità dell'energia in uso dal club torinese è generata da fonti rinnovabili. Di seguito vengono elencate le caratteristiche tecniche dell'impianto. In seguito all'inaugurazione, l'impianto fu omologato con la categoria 4 UEFA, ovvero quella con maggior livello tecnico. Di seguito viene elencata la cronologia della costruzione dello stadio. Il 20 ottobre 2011 la procura della Repubblica di Torino aveva aperto un'inchiesta sulla costruzione dello stadio, in particolare sull'ipotesi dell'utilizzo di una presunta fornitura di acciaio non conforme alle normative CE da parte delle ditte appaltatrici; nell'immediato, il prefetto e il sindaco della città confermavano la solidità strutturale dell'impianto, dichiarandolo agibile e idoneo all'attività. Il 28 gennaio 2014 la procura torinese aveva poi presentato una richiesta di archiviazione per tutti gli indagati nella vicenda, cui la Juventus, parte lesa, non si è opposta. Per i suoi primi sei anni di vita, l'impianto non ha avuto un nome commerciale. Fin dall'approvazione del progetto di costruzione, tuttavia, il club torinese non aveva escluso future cessioni dei diritti di denominazione a uno sponsor: in tal senso già nel marzo 2008, tre anni prima della consegna dello stadio, la società di sportmarketing Sportfive si era aggiudicata, per 75 milioni di euro e per i dodici anni successivi all'inaugurazione dello Stadium, il diritto esclusivo di trovare aziende interessate ad abbinare il loro marchio alla struttura; per contratto, lo sponsor non sarebbe potuto essere né un concorrente dei fornitori tecnici della Juventus né una casa automobilistica – per via dello storico rapporto tra la squadra bianconera e la FIAT. Inoltre, dopo l'inaugurazione dello Stadium, la strada davanti all'impianto è stata ribattezzata in "Corso Gaetano Scirea", venendo così intitolata all'omonimo capitano della Juventus, scomparso nel 1989. Il 1º giugno 2017 il club ha ufficializzato l'accordo con la società di servizi finanziari Allianz, che dagli anni 2000 aveva già legato il suo marchio a vari impianti sportivi nel resto del mondo, e che nell'occasione ha acquisito i naming rights dello stadio torinese dal successivo 1º luglio fino al 30 giugno 2023, rinominandolo Allianz Stadium; nel 2020 l'accordo è stato ulteriormente esteso fino al 30 giugno 2030. All'interno della zona est dell'impianto ha sede il J-Museum, il primo museo calcistico ufficiale della squadra bianconera. Realizzato dall'architetto Benedetto Camerana, il museo dispone di diverse sale in cui sono esposti, tra gli altri, tutti i trofei vinti dal club e le maglie dei giocatori più importanti della storia della società torinese, aree interattive e ricche di foto storiche; tra le tante sale, una è dedicata alla memoria delle vittime della strage dell'Heysel, com'era stato promesso il 29 maggio 2010 dal presidente della Juventus Andrea Agnelli in occasione del 25º anniversario della tragedia. Il J-Museum è stato inaugurato il 16 maggio 2012, ed è presieduto dal giornalista Paolo Garimberti. Oltre all'ambito prettamente calcistico, il J-Museum si è presto aperto anche verso altri aspetti artistici, come l'organizzazione di cicli d'incontri con personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport, o l'allestimento di mostre d'arte temporanee all'interno dei suoi spazi. Nel corso degli anni, il museo è stato ampliato con l'aggiunta di ulteriori sale dedicate al club bianconero. Dal 2014, il polo museale bianconero si è affermato al primo posto tra le strutture sportive e, in modo pressoché stabile, complessivamente tra i 50 più visitati d'Italia (47º posto). Il J-Medical (originalmente Juventus Medical, /ˈdʒeɪː ˈmɛdɪkl̩/) è un centro medico il cui titolare è l'omonima società a responsabilità limitata risultante di un'associazione congiunta tra la Juventus e l'azienda sanitaria torinese Santa Clara Group. Capace di ospitare 20 000 pazienti, fu concepito originariamente con il nome di Juventus Medical su un'area iniziale di 3243 m² (includendo un soppalco di 238 m²) su iniziativa della società bianconera, più particolarmente dall'amministratore delegato Giuseppe Marotta, il consigliere di amministrazione Aldo Mazzia e il responsabile medico del club Gianluca Stesina, ed è operativamente attivo dal 23 marzo 2016, diventando il primo istituto ospedaliero italiano a essere gestito amministrativamente (seppur indirettamente) da una società sportiva. Il J-Medical gestisce le esigenze di cura e prevenzione della prima squadra maschile e femminile nonché del settore giovanile bianconero, oltreché fornire ai normali cittadini dei servizi su sei aree specifiche: chirurgia ambulatoriale complessa, diagnostico, poliambulatoriale, fisioterapia, medicina legale e sportiva. Il centro medico occupa un'area totale di 3500 m² sita accanto al J-Museum, nel settore Est dello stadio. L'impianto comprende, inoltre, diciannove poliambulatori, due sale operatorie e quattro aree dedicate alla fase di riabilitazione (due palestre, una piscina per l'idroterapia e uno spazio esterno per la riatletizzazione). Nel giugno 2021 l'istituto viene inserito tra i centri a disposizione dell'azienda sanitaria locale di Torino per la campagna vaccinale durante la pandemia di COVID-19. Il 30 giugno 2017 è stato inaugurato lo Juventus Megastore, un negozio di articoli firmati dalla società bianconera. Il megastore occupa un'area di 1000 m², di cui 800 dedicati al pubblico, ed è sito di fianco al J-Museum. Le vie di accesso sono due: una diretta dal museo e l'altra dall'area pedonale che fiancheggia ad est lo Stadium. Nel perimetro adiacente all'esterno del secondo anello dello stadio, posto a un'altezza di circa 18 metri rispetto al campo da gioco, è stato realizzato il cosiddetto Cammino delle stelle, ovvero una Walk of Fame in cui sono onorati i giocatori più rappresentativi della storia juventina. In questa zona dell'impianto, la pavimentazione è stata suddivisa in 50 settori al cui interno trovano posto altrettante grandi stelle dorate celebrative, dentro un pentagono bianco e nero di 1,85 m, ognuna delle quali reca al suo interno il nome di un calciatore che ha fatto la storia del club e una targa d'argento in cui sono impresse informazioni di rilievo correlate al periodo di militanza nella squadra, inclusi i titoli vinti. Il Cammino include anche 39 stelle d'argento, le quali recano incisi i nomi delle vittime della strage dell'Heysel di Bruxelles del 1985. Esse sono ubicate accanto alla stella d'oro dedicata a Gaetano Scirea – capitano della squadra bianconera in quell'anno –, in prossimità alla Tribuna Est dell'impianto. L'iniziativa Accendi una stella ha poi permesso a vari tifosi bianconeri di "acquistare" delle piccole porzioni di pavimentazione circostanti la stella del proprio beniamino, inscrivendo al loro interno i propri nomi; il progetto è stato promosso, tra gli altri, da un particolare spot pubblicitario interpretato dall'attore e tifoso bianconero Pietro Sermonti, nei panni di un insolito Giulio Cesare juventino. Quelli elencati di seguito sono i giocatori che hanno militato nella Juventus, eletti nel 2010 dai membri dei fan club riconosciuti dalla società bianconera e del programma Juventus Membership sulla base statistica (un minimo di 150 presenze o 100 reti segnate) e del palmarès durante il periodo di permanenza nella società torinese, sia a livello di club sia delle nazionali. Codici: P: Portiere, L: Libero, DC: Difensore centrale o stopper, TD: Terzino destro, TF: Terzino fluidificante. TS: Terzino sinistro, TZ: Terzino, MP: Marcatore puro. M: Mediano, CD: Centrocampista difensivo, CC: Centrocampista centrale, R: Regista, MZ: Mezzala, AD: Ala destra, AS: Ala sinistra, AT: Ala tornante, CdA: Centrocampista d'attacco, T: Trequartista, CA: Centravanti, PP: Prima punta, SP: Seconda punta. Legenda: Calciatori vincitori della Coppa del Mondo FIFA durante la loro militanza nella Juventus. Calciatori vincitori del Campionato d'Europa UEFA durante la loro militanza nella Juventus. Calciatori vincitori della medaglia d'oro del torneo olimpico di calcio durante la loro militanza nella Juventus. Calciatori vincitori del Pallone d'oro durante la loro militanza nella Juventus. Calciatori vincitori del FIFA World Player durante la loro militanza nella Juventus. * N.B. – Il 14 febbraio 2011 viene consegnata la stella a Edgar Davids al posto di Zbigniew Boniek. Su di un'area di 34000 m² di superficie utile facente parte dell'impianto, è stato realizzato un centro commerciale denominato Area12 (in onore del tifoso, dodicesimo uomo in campo). La costruzione del centro commerciale è stata aggiudicata al raggruppamento Nordiconad-Cmb-Unieco, mentre la direzione dei lavori è stata seguita dallo studio di ingegneria bolognese Tecnicoop. Progettato dallo Studio Rolla di Torino con la partecipazione di Giugiaro Design, ha una superficie di vendita pari a 29890 m² ed è suddiviso in tre corpi: quello centrale è costituito da un ipermercato a marchio Conad di 9050 m² accompagnato da una galleria commerciale con 60 negozi. Sono disponibili 2 000 posti auto, di cui 800 interrati. Il centro commerciale è stato inaugurato il 27 ottobre 2011. Tra i suoi servizi, è stato istituito uno speciale spazio che è dedicato alla divulgazione culturale. L'11 giugno 2010 la Juventus ha ottenuto, in accordo con il Comune di Torino, il diritto di superficie per 99 anni sull'area della Continassa, adiacente allo stadio di proprietà, al prezzo di un milione di euro. Oltre a dare continuità al progetto Stadium, la società bianconera intende riqualificare l'intera area di 270 000 metri quadrati. Nella suddetta area sorge il J-Village, una struttura di 148700 m² comprendente: la Cascina Continassa che ospita la sede sociale del club; il centro d'allenamento destinato alla prima e, occasionalmente, alla seconda squadra maschile, che ingloba un media centre comprendente a sua volta una sala per le riunioni tecniche, gli studi del canale tematico Juventus TV, la sala stampa e aree dedicate agli sponsor del club; il J-Hotel, albergo riservato sia al pubblico sia alle esigenze di giocatori e staff della squadra bianconera; una scuola internazionale che ospita anche il J-College, rivolto ai tesserati del settore giovanile juventino; e infine il concept store, una struttura che ospiterà attività educative, commerciali e d'intrattenimento ludico-sportivo. Il club piemontese riesce così a portare a compimento un altro proposito fissato nel 1994: trasformare la Continassa in un "quartier generale" riservato alle attività societarie. Juventus-Inter (1-1) del 26 novembre 2023, valida per la 13ª giornata del campionato di Serie A 2023-2024, è stata la partita in cui lo Juventus Stadium ha fatto registrare il primato di pubblico della capienza massima consentita, con 41 507 spettatori; Juventus-Ajax (1-2) del 16 aprile 2019, valida per il ritorno dei quarti di finale della UEFA Champions League 2018-2019, è stata la sfida in cui si è stabilito il record d'incasso con 5 016 924 euro. Juventus-Fiorentina (1-0) del 24 marzo 2019, valida per la 19ª giornata del campionato femminile di Serie A 2018-2019, ha fatto registrare l'allora primato di pubblico in Italia per una sfida di calcio femminile con 39 027 spettatori, mantenuto per il successivo quadriennio. Dati relativi alle sole partite ufficiali, aggiornati al 26 novembre 2023. Prima partita in assoluto: Juventus-Parma 4-1 (11 settembre 2011) Prima vittoria in assoluto: Juventus-Parma 4-1 (11 settembre 2011) Primo pareggio in assoluto: Juventus-Bologna 1-1 (21 settembre 2011) Prima sconfitta in assoluto: Juventus-Inter 1-3 (3 novembre 2012) In Serie A Spettatori massimi: 41 507 vs Inter (26 novembre 2023) Spettatori minimi: 0 vs Inter (8 marzo 2020 e 15 maggio 2021), vs Lecce (26 giugno 2020), vs Torino (4 luglio e 5 dicembre 2020), vs Atalanta (11 luglio e 16 dicembre 2020), vs Lazio (20 luglio 2020 e 6 marzo 2021), vs Sampdoria (26 luglio 2020), vs Roma (1º agosto 2020 e 6 febbraio 2021), vs Cagliari (21 novembre 2020), vs Fiorentina (22 dicembre 2020), vs Udinese (3 gennaio 2021), vs Sassuolo (10 gennaio 2021), vs Bologna (24 gennaio 2021), vs Crotone (22 febbraio 2021), vs Spezia (2 marzo 2021), vs Benevento (21 marzo 2021), vs Napoli (7 aprile 2021), vs Genoa (11 aprile 2021), vs Parma (21 aprile 2021), vs Milan (9 maggio 2021) In Coppa Italia Spettatori massimi: 40 791 vs Roma (22 gennaio 2020) Spettatori minimi: 0 vs Milan (12 giugno 2020), vs Genoa (13 gennaio 2021), vs SPAL (27 gennaio 2021), vs Inter (9 febbraio 2021) In UEFA Champions League Spettatori massimi: 41 470 vs Manchester Utd (7 novembre 2018) Spettatori minimi: 0 vs Olympique Lione (7 agosto 2020), vs Barcellona (28 ottobre 2020), vs Ferencváros (24 novembre 2020), vs Dinamo Kiev (2 dicembre 2020), vs Porto (9 marzo 2021) In UEFA Europa League Spettatori massimi: 41 019 vs Nantes (16 febbraio 2023) Spettatori minimi: 35 436 vs Trabzonspor (20 febbraio 2014) 2011-2012: 38 111 (4ª posizione, riempimento pari al 91,9% dei posti disponibili) Spettatori massimi: 40 944 vs Atalanta Spettatori minimi: 35 392 vs Siena Abbonati: 24 531 2012-2013: 38 979 (5ª posizione, riempimento pari al 93,9% dei posti disponibili) Spettatori massimi: 40 563 vs Inter Spettatori minimi: 36 556 vs Udinese Abbonati: 27 442 2013-2014: 39 140 (5ª posizione, riempimento pari al 94,4% dei posti disponibili) Spettatori massimi: 41 365 vs Roma Spettatori minimi: 32 352 vs Udinese Abbonati: 27 583 2014-2015: 39 067 (2ª posizione, riempimento pari al 94,2% dei posti disponibili) Spettatori massimi: 41 200 vs Roma Spettatori minimi: 36 556 vs Cesena Abbonati: 26 964 2015-2016: 38 755 (3ª posizione, riempimento pari al 93,4% dei posti disponibili) Spettatori massimi: 41 305 vs Napoli Spettatori minimi: 29 250 vs Chievo Abbonati: 27 033 2016-2017: 39 936 (3ª posizione, riempimento pari al 96,2% dei posti disponibili) Spettatori massimi: 41 470 vs Roma Spettatori minimi: 38 144 vs Bologna Abbonati: 29 300 2017-2018: 39 316 (4ª posizione, riempimento pari al 94,7% dei posti disponibili) Spettatori massimi: 41 418 vs Inter Spettatori minimi: 29 412 vs Genoa Abbonati: 29 300 2018-2019: 39 244 (3ª posizione, riempimento pari al 94,5% dei posti disponibili) Spettatori massimi: 41 495 vs Inter Spettatori minimi: 30 239 vs Chievo Abbonati: 29 300 2019-2020: 39 777 (4ª posizione, riempimento pari al 95,8% dei posti disponibili) Spettatori massimi: 40 841 vs Brescia Spettatori minimi: 37 790 vs Parma Abbonati: 27 700 2021-2022: 23 808 (6ª posizione, riempimento pari al 57,3% dei posti disponibili) Spettatori massimi: 40 515 vs Lazio Spettatori minimi: 5 000 vs Udinese Abbonati: Non disponibile 2022-2023: 37 672 (6ª posizione, riempimento pari al 90,7% dei posti disponibili) Spettatori massimi: 41 003 vs Roma Spettatori minimi: 33 565 vs Atalanta Abbonati: 20 200 2023-2024: 39 575 (6ª posizione, riempimento pari al 95,3% dei posti disponibili) Spettatori massimi: 41 507 vs Inter Spettatori minimi: 37 470 vs Salernitana Abbonati: 17 200 Media totale (2011-presente): 37 781 (pari al 91% dei posti disponibili) Media totale abbonati (2011-presente): 26 050 I dati sugli spettatori massimi, sugli spettatori minimi e sul numero degli abbonati relativi alla stagione 2020-2021 non sono compresi in quanto alcune partite sono state giocate con circa 1 000 spettatori, mentre altre a porte chiuse a causa della pandemia di COVID-19. (EN) Mark Doidge, Football Italia: Italian Football in an Age of Globalization, Londra, Bloomsbury Publishing, 2015, ISBN 14-72-51921-3. (IT, EN) Francesca Filippi, Lo stadio che cambia il calcio, Torino, Priuli & Verlucca, 2011, ISBN 88-8068-536-8. Relazione finanziaria annuale (PDF), su juventus.com, Juventus Football Club S.p.A., 30 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2016). Assemblea ordinaria degli Azionisti (PDF), su juventus.com, Juventus Football Club S.p.A., 23 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2016). AA.VV., Juventus Football Club S.p.A. e Santa Clara Group, J Medical, la presentazione, JTV, 23 marzo 2016. Juventus: Il nuovo stadio, su juventus.com, Juventus Football Club S.p.A, 1º marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2014). Juventus: Il “Cammino delle stelle”, su juventus.com, Juventus Football Club S.p.A, 1º ottobre 2014. Mario Sanna e Flaviano Masella, La febbre degli stadi. Quando il pallone aiuta il mattone, Rai News 24, 17 dicembre 2009. Continassa J-Museum J-Village Juventus Training Center (Torino) Stadio delle Alpi Stazione di Madonna di Campagna Stazione di Rigola Stadio Luoghi d'interesse a Torino Wikiquote contiene citazioni sullo Juventus Stadium Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sullo Juventus Stadium Sito ufficiale, su juventus.com. (EN) Juventus Stadium, su Structurae. (IT, EN, ES, ID, PT, ZH, JA, AR) Juventus Museum + Allianz Stadium Tour, su juventus.com, Juventus Football Club S.p.A. (IT, EN, ES) Virtual Tour, su juventus.com, Juventus Football Club S.p.A. (IT, EN) Juventus Stadium, su pininfarina.it, Pininfarina S.p.A. URL consultato l'11 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2012). Juventus Stadium, su museotorino.it, Città di Torino. Matchday allo Stadium, in Juventus Special, Juventus Football Club S.p.A (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2016). 1897-2017, 120 anni di Juventus e dei suoi stadi, su archistadia.it, 1º novembre 2017.

J-Museum
J-Museum

Il J-Museum (/ˈdʒeɪ mjuːˈziːəm/), noto per esteso come Juventus Museum, è un museo storico-sportivo multimediale bilingue dedicato alla società calcistica italiana per azioni Juventus Football Club, con sede nell'area nord-occidentale della città di Torino. Fu inaugurato nel 2012 in occasione del 115º anniversario di fondazione istituzionale del club bianconero, uno dei più antichi del Paese oltreché proprietario della struttura. Uno dei principali e più avanzati musei sportivi a livello mondiale, è stato dalla fondazione al 2022 l'unico spazio espositivo nel continente eurasiatico — oltre dell'House of European Football sita a Nyon, in Svizzera — in cui erano presenti in modo permanente i trofei delle sei competizioni maschili gestite dall'Unione Europea delle Federazioni Calcistiche (UEFA). Il J-Museum documenta la storia della Juventus e del calcio cittadino e nazionale, oltreché il proprio ruolo nella storia di Torino e d'Italia assieme agli avvenimenti più significativi accaduti nella Penisola e nel mondo dalla fine del XIX secolo, tramite l'uso di nuove tecnologie, fornendo un quadro sportivo e sociologico attraverso la storia dello sport. La struttura museale annovera anche una collezione di memorabilia, foto, documenti istituzionali ed equipaggiamenti calcistici usati dagli antichi giocatori che militarono nella Juventus, nonché i trofei vinti dalla prima squadra calcistica maschile e femminile della società torinese. Affiliato dal mese d'ottobre 2012 alla Federazione dei musei del calcio, organizzazione nazionale con lo scopo di promuovere la diffusione della cultura nello sport, e da febbraio 2016 all'International Council of Museums (ICOM); è il primo museo sportivo nel Paese per numero di visitatori (192 105 nel 2019), le ultime cifre rese pubbliche prima della pandemia di COVID-19 in Italia, nonché l'unico del suo genere a essere inserito ininterrottamente, dal bimestre successivo, nella classifica annuale dei cento siti d'interesse più visitati a livello nazionale stilata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT), affermandosi tra i primi cinquanta in modo pressoché stabile dal dicembre 2013.

Sacrario del Martinetto
Sacrario del Martinetto

Il Sacrario del Martinetto si trova a Torino in corso Svizzera angolo corso Appio Claudio ed è l'unica parte sopravvissuta del poligono di tiro della città. Sorge sul luogo dove, tra il settembre del 1943 e l'aprile del 1945, furono eseguite molte condanne a morte di partigiani e oppositori politici. Nel 1883 il Comune di Torino costruì nella zona dove oggi si trova il Sacrario il nuovo campo di tiro del Martinetto e lo affidò alla Società del tiro a segno nazionale. Il complesso era rettangolare, cinto da alte mura e si estendeva su una superficie lunga 400 metri e larga 120 al termine di Corso Regina Margherita. Dopo l'annuncio dell'armistizio, l'8 settembre 1943, e la nascita della Repubblica Sociale Italiana, il poligono fu usato come luogo per le fucilazioni. Vi trovarono la morte oltre 60 partigiani. Le esecuzioni avvenivano seguendo un preciso rituale: i condannati, di solito reclusi nel carcere "Le Nuove", venivano ammanettati e portati all'alba presso il poligono, dove militi fascisti li attendevano; una volta arrivati, venivano legati alle sedie con le spalle rivolte al plotone d'esecuzione; seguivano la benedizione del cappellano, la lettura della sentenza e infine la fucilazione. Il 5 aprile 1944 avvenne la fucilazione degli otto componenti del primo Comitato militare piemontese del CLN, catturati grazie ad una delazione. Si trattava di Giuseppe Perotti, Franco Balbis, Eusebio Giambone, Paolo Braccini, Enrico Giachino, Giulio Biglieri, Massimo Montano, Quinto Bevilacqua. Ancora in periodo clandestino il CLN dichiarò di volerlo considerare un luogo sacro e il 21 marzo del 1945 la proposta di farne un monumento nazionale venne approvata all'unanimità. L'8 luglio del 1945 con una solenne e partecipata cerimonia che vide la partecipazione del sindaco Giovanni Roveda, del vescovo Maurilio Fossati e del ministro Giuseppe Romita venne apposta e scoperta una lapide, che riporta i nomi di 59 fucilati, senza date e con l'indicazione della professione, così come era uso in quei primi anni del dopoguerra anche per le lapidi che il Comune poneva nelle vie e nelle piazze di Torino in ricordo dei caduti della Resistenza. Franco Antonicelli, allora presidente del Cln piemontese, tenne l'orazione ufficiale e fece riferimento a un elenco di 61 caduti riportato nel documento Elenco detenuti giustiziati al Martinetto. Nel 1950 Franco Antonicelli, Andrea Guglielminetti e Pier Luigi Passoni ottennero che il luogo fosse riconosciuto d'interesse nazionale e posto sotto vincolo. Nel 1951 il poligono fu definitivamente trasferito alle Basse di Stura. La sistemazione attuale risale al 1967, quando venne conservato il recinto delle esecuzioni, dove si trovano un cippo, la lapide con i nomi dei fucilati e una teca contenente i resti di una delle sedie usata per le fucilazioni. Il sacrario è circondato da un giardino, mentre sull'area in cui si sviluppava la struttura precedente vennero edificati nuovi palazzi destinati a abitazioni civili. Il luogo è il principale monumento cittadino della Resistenza, sede di una commemorazione civica che si svolge ogni anno il 5 aprile, anniversario dell'esecuzione degli otto componenti del primo Comitato militare piemontese. Storia di Torino Resistenza Italiana Museo diffuso della Resistenza Museo del carcere "Le Nuove" Caserma "La Marmora" (Torino) Albergo nazionale Comitato di Liberazione Nazionale Piazza C.L.N. Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti" Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sacrario del Martinetto Museo diffuso della Resistenza - scheda sul sacrario del Martinetto, su museodiffusotorino.it. URL consultato il 20 novembre 2022 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013). istoreto.it - storia del Martinetto, su istoreto.it. Il Sacrario del Martinetto, su comune.torino.it. URL consultato il 6 gennaio 2023. ancr.to.it. anpi.it.

Villa Arduino
Villa Arduino

Villa Arduino (anche nota come Palazzotto Arduino e, impropriamente, come la Villa di Macario) è un edificio storico di Torino, considerato uno degli ultimi e forse più interessanti esempi di dimora in stile neogotico presenti in città. Situata nel quartiere Parella e nel sotto-quartiere Campidoglio, Villa Arduino sorge in una zona prettamente residenziale a poca distanza dalla Pellerina. Tra l'Ottocento e il Novecento la città di Torino fu epicentro di un'intensa attività edilizia prevalentemente orientata allo stile Liberty. Parallelamente al naturalismo esasperato di questo stile architettonico si sviluppò la corrente del Neogotico di cui, oltre alla chiesa di Gesù Nazareno, gli esempi più eminenti di tale contaminazione in città sono alcune residenze private del quartiere Crocetta, della collina e la celebre Casa della Vittoria che sorse sul vicino corso Francia nel 1924. Nel 1928 il cavalier Giuseppe Arduino, ambizioso imprenditore edìle torinese, ebbe l'idea di commissionare all'architetto Paolo Napione, già autore del Teatro Alfa, un edificio adatto a ospitare la sede della sua azienda e, contemporaneamente, la propria dimora. Fu così che nacque il progetto di Villa Arduino, considerata uno degli ultimi esempi di gusto eclettico e neogotico a fronte dell’incalzante incedere dell'architettura razionalista che ha caratterizzato il decennio compreso tra gli anni trenta e gli anni quaranta del Novecento. L'edificio, fortemente voluto dal cavalier Arduino, fu realizzato su uno dei lotti di terreno di sua proprietà, un appezzamento oltre l'agglomerato urbano dell’epoca e adiacente ai vari altri limitrofi su cui, negli anni successivi, sorsero gli edifici condominiali pluripiano in chiaro stile razionalista realizzati proprio dalla stessa impresa edìle del cavalier Arduino. Nel corso dei decenni successivi Villa Arduino è stata erroneamente identificata come la residenza di Erminio Macario, il celebre attore comico torinese nato nel 1902, alimentando una sorta di leggenda metropolitana del tutto priva di fondamento. Questa diceria popolare è stata smentita ufficialmente molte volte poiché il noto attore, infatti, abitò in un grande appartamento in via Santa Teresa 10, proprio sopra il teatro "La Bomboniera" che aveva fatto costruire per mettere in scena alcuni suoi spettacoli di varietà. Un'altra credenza comune vorrebbe che Macario abbia abitato poco distante, presso Villa Gibellino nella vicina via Sismonda 18, ma anche questa notizia non è documentata. L'unico ospite illustre che ha risieduto per un breve periodo nella zona pare essere stato Michel de Notredame; secondo alcune testimonianze storiche, si afferma che il celebre Nostradamus soggiornò tra il 1556 e il 1562 come ospite presso la cosiddetta Domus Victoria, in seguito ribattezzata Cascina Morozzo, edificio poi demolito negli anni sessanta del Novecento. Nel corso degli anni Villa Arduino ha avuto più proprietari ed attualmente è una residenza privata. Dal 2010 l'edificio è sottoposto a provvedimento di tutela ai sensi del codice dei Beni Culturali con D.D.R. 27/10/2008. L'edificio a pianta angolare si sviluppa su quattro piani fuori terra e sorge sull'asse di corso Lecce, in corrispondenza dell’incrocio con via Michele Lessona. Villa Arduino, che nel progetto originario presentava facciate più movimentate, sfrutta strategicamente la posizione angolare per evidenziare il suo imponente ingresso padronale composto da un primo volume che avanza sino a filo strada e ingloba un portale d'accesso caratterizzato da un portico con due archi laterali che fiancheggiano un grande arco a tutto sesto che conduce all'ingresso principale dell'edificio. Il portico è sormontato da un ampio terrazzo al primo piano con balaustra in litocemento e dal volume principale più caratterizzante, ovvero una sorta di dongione dai chiari stilemi neogotici con balconi al secondo piano e un loggiato al terzo, costituito da ampie trifore su ciascun lato, con archi a tutto sesto e coppie di colonne binate. Attorno a questo principale corpo angolare si articolano le due ali laterali dell’edificio, le cui facciate sono interamente percorse da un ciclo di affreschi e da un rivestimento che alterna a contrasto il mattone a vista con l'ocra degli elementi del ricco apparato decorativo costituito da decori fitomorfi, zoomorfi, allegorie e riferimenti araldici realizzati in litocemento. Entrambe le ali laterali dell'edificio ospitano un vialetto con un'aiuola piantumata antistante e sono costituite da due piani a struttura mista di muratura e cemento armato, con parziali sopraelevazioni che ospitano il secondo e terzo piano, le cui facciate sono caratterizzate da una variegata alternanza di bifore, trifore, loggiati, archi, finestre con arco a sesto acuto e archi a tutto sesto, compresi i due archi strombati del dongione e quello principale, che affaccia sul terrazzo sopra il portale di ingresso angolare. L’edificio prevede a sinistra dell’ingresso pedonale e del passo carrabile presenti al civico 14 di via Michele Lessona, l’appartamento del custode. Alla sua destra vi è l'ala dell'edificio caratterizzata da un portico con volte a crociera e archi a tutto sesto, di cui uno costituisce il varco carrabile che conduce all'ampia corte interna, dove trovano posto un magazzino e un’autorimessa. Il piano superiore, sovrastato da pinnacoli e da un'ulteriore torre con un loggiato che affaccia sulla corte interna, era invece originariamente destinato interamente all’abitazione della famiglia Arduino. Il modulo laterale affacciato su corso Lecce, invece, appare più omogeneo, con una struttura quadrangolare costituita da prospetti più regolari e austeri, caratterizzati da finestre a sesto acuto per l'ultimo piano, bovindi, un grande affresco e un arco cieco a sesto acuto che contiene un'ampia vetrata a quadrifora al primo piano, che affaccia su un ulteriore terrazzo. Quest'ala dell'edificio ospitava originariamente gli uffici del cavalier Arduino con gli annessi locali per i disegnatori, la segreteria e l’amministrazione. Su questo stesso lato è presente un secondo accesso pedonale a filo strada sovrastato da un'edicola in muratura riportante tipiche decorazioni neogotiche, che conduce all'ingresso originariamente destinato agli uffici. Nel 1940 venne realizzata una recinzione in litocemento in sostituzione dell’originale cancellata in ferro battuto, smantellata per donare alla patria il metallo per fini bellici. Essa è stata demolita nel 1960 e nuovamente sostituita con una stilisticamente più coerente. Tuttavia i ferri battuti originali superstiti si ritrovano nel cancello principale e in quelli degli accessi pedonali, che riportano un decoro piuttosto fitto ed elaborato. A completamento della decorazione, vi sono alcuni ferri battuti di elaborata fattura anche sulla cima del dongione angolare, dove svetta un segnavento, e sulle falde di copertura dei moduli più alti, nonché sullo stipite dell'accesso angolare principale, dove si trovano affisse due targhe metalliche recanti la dicitura "Palazzotto Arduino" in caratteri gotici a rilievo. M1 Metropolitana, fermate: Rivoli, Racconigi. Bus 71, 2 AA. VV., 1928-1929, Guida di Torino, Torino, Paravia, 1928. AA.VV., Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Torino, Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, 1984, ISBN non esistente. B. Coda N., R. Fraternali, C. L. Ostorero, 2017, Torino Liberty. 10 passeggiate nei quartieri della città., Torino, Edizioni del Capricorno, 2017, ISBN 978-88-7707-327-3. M. Leva Pistoi, Mezzo secolo di architettura 1865-1915. Dalle suggestioni post-risorgimentali ai fermenti del nuovo secolo, Torino, Tipografia Torinese, 1969, ISBN non esistente. G. M. Ferretto, Dante e Nostradamus. L'enigma della lapide di Torino, Treviso, Edizioni G.M.F., 2001. Liberty a Torino Casa della Vittoria Ville e palazzi di Torino Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Arduino Villa Arduino, su museotorino.it.

Ospedale Amedeo di Savoia
Ospedale Amedeo di Savoia

L'ospedale Amedeo di Savoia, inaugurato nel gennaio 1900 come ospedale per malattie infettive in una zona circoscritta ed isolata su tre lati dalla Dora Riparia, fa parte dei servizi ospedalieri gestiti dalla Azienda Sanitaria ASL Città di Torino. È situato nel quartiere San Donato al confine con Borgata Ceronda. Durante l'alluvione dell'ottobre 2000, l'ospedale fu sgomberato velocemente ed i pazienti trasferiti in altri nosocomi a causa dello straripamento della Dora Riparia in prossimità del ponte Candido Ramello ed in via Pianezza. Il comprensorio ospedaliero, strutturato secondo una disposizione a padiglioni separati, è composto dall'ospedale Amedeo di Savoia, che è il riferimento regionale per la diagnosi e la cura delle malattie infettive, e dal padiglione Birago di Vische, a cui fanno capo le attività di medicina interna e geriatria. Il laboratorio di microbiologa e virologia è centro di riferimento della Regione Piemonte per la sorveglianza virologica dell'influenza della rete InfluNet, registrato presso il Centro europeo di controllo delle malattie (ECDC) di Stoccolma nonché centro di riferimento per la diagnosi nella recente pandemia di COVID-19. Il laboratorio effettua test per la diagnosi e la gestione delle malattie infettive mediante tecniche di biologia molecolare di alta specializzazione. Il laboratorio si avvale delle tecniche più avanzate della diagnostica molecolare, quali saggi quantitativi mediante real-time "Polymerase Chain Reaction", analisi di sequenza e studi mutazionali per la variabilità genetica dei virus e per la valutazione della resistenza ai farmaci. L'ospedale è centro di insegnamento e ricovero della Clinica universitaria di malattie infettive dell'Università di Torino, diretta dal prof. Giovanni Di Perri.

Vallette
Vallette

Le Vallette (Valëtte in piemontese) sono un quartiere della Circoscrizione 5 di Torino, situato nell'estrema periferia nord-ovest della città. Spesso viene assimilato insieme al vicino quartiere di Lucento, posto più a est. Più precisamente, il quartiere è delimitato: a sud confina con Corso Regina Margherita (quartiere Parella) verso nord la zona termina lungo Via Druento (confine con il comune di Venaria Reale) a est confina con Strada Altessano (quartiere Madonna di Campagna) e Via Cossa-Piazza Cirene-Via Sansovino (quartiere Lucento) a ovest da via delle Primule, estendendosi fino ai confini agresti della città il quartiere confina con la frazione Savonera di Collegno, separato dall'autostrada tangenziale nord. La storia delle Vallette s'intreccia tendenzialmente con il più antico quartiere di Lucento. Il toponimo è di origine incerta: le prime fonti storiche sono quelle di un insediamento romano di origine patrizia della famiglia d'Aviglia che, nel basso Medioevo, venne ritrasformata e ribattezzata lungo un'antica strada chiamata ad Valletas, indicando probabilmente un piccolo avvallamento del territorio più a occidente, e per il quale la cascina venne quindi chiamata Ad Valletas di Aviglio. Successivamente la cascina divenne un rudere, e fu quindi sostituita da un'altra cascina nel 1634, ribattezzata semplicemente Le Vallette, ed ancor oggi esistente in Via dei Ciclamini, 5. Tutta la zona poi, rimase prettamente rurale per lunghissimo tempo, come prolungamento della stessa tenuta sabauda di Lucento: testimoni di questo periodo i ruderi della Grangia di Giacomo Ferroglio, meglio conosciuta come Cascina Bianco, i cui resti sono ancor oggi presenti tra i giardini di via Parenzo e Corso Cincinnato, oltre che i ruderi della Cascina Mineur, il Cascinotto e le antiche abitazioni di Tetti Basse di Dora. Tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta del XX secolo, iniziò a delinearsi il profilo urbano di quartiere operaio, sotto la spinta della grande migrazione dalle regioni dell'Italia meridionale. Il piano urbanistico fu elaborato nel 1957 dall'ing. Gino Levi-Montalcini, insieme agli architetti Nello Renacco, Aldo Rizzotti, Gianfranco Fasana, Nicola Grassi e Amilcare Raineri. I lavori iniziarono nel 1958, le prime case furono consegnate nel novembre 1961, mentre le ultime abitazioni vennero consegnate nell'anno 1968, per ritardi nelle costruzioni e vari intoppi burocratici. Questo fu uno dei principali esempi dei piani previsti nel secondo settennato dell'INA-Casa. Coordinato dalla Commissione per l'Edilizia Popolare (CEP) ed appaltato dall'Istituto Autonomo per le Case Popolari (IACP), l'intervento previde la realizzazione di 16.500 vani su una superficie di 71 ettari, divisa in 12 lotti, su cui si alternarono blocchi residenziali a spazi per servizi e verde pubblico, per un totale di ventimila abitanti previsti a regime. Il complesso edificato presentò eterogeneità tra i vari lotti, dalle case a schiera di sei-sette piani tra corso Ferrara e via delle Pervinche (Gino Levi-Montalcini, Felice Bardelli, Carlo Angelo Ceresa, Domenico Morelli, Mario Passanti, F. Vaudetti) a quelle con ampie corti interne e tetti a falde sporgenti nella zona tra via delle Primule e viale dei Mughetti (Augusto Cavallari Murat, Roberto Gabetti, Aimaro Isola, Giorgio Raineri). Tuttavia, la scelta di una zona lontana dal centro e posta ai confini estremi della città sollevò molte polemiche ed opinioni contrastanti in Consiglio comunale, con molti che videro nel neonato quartiere l'occasione per le ipotesi di segregazione sociale, ghettizzazione, alienazione ed estraneità delle popolazioni allora migranti in Torino. Sul finire degli anni novanta la piazza centrale, dedicata a Eugenio Montale, fu oggetto di un intervento di riqualificazione da parte della città, con l'importante recupero del teatro parrocchiale e della zona pedonale antistante. Oggi la zona Vallette rimane un quartiere periferico e residenziale che però può vantare molteplici viali alberati e varie aree verdi, quali: Giardini "Felice Cavallotti" di Corso Toscana angolo Corso Cincinnato Parco "Vittime delle Foibe" su Corso Grosseto, con a fianco la Cascina Cavaliera, chiamata così perché edificata dal Cavalier General d'Envie nel XVIII secolo il grande parco "Le Vallette", lungo via dei Gladioli e via Pianezza, con annessa pista ciclabile l'area verde di Piazza Giuseppe Pollarolo, con presenza di giochi ed attrezzature sportive, ampiamente rinnovate nel 2018 l'area verde più grande rimane, ovviamente, il Parco della Pellerina, oltre il Corso Regina Margherita Nel quartiere si accesero varie polemiche e manifestazioni popolari quando, negli anni settanta, fu costruita la vasta discarica per gran parte dei rifiuti della città, nella zona detta di Barricalla-Cascina Gay, ai confini con la vicina frazione Savonera di Collegno. A tali polemiche, nel 2012 si aggiunse ancora la costruzione dell'adiacente nuova centrale elettrica e teleriscaldamento Iren per il nord-città: tuttavia, nel 2015 furono abbattute le due ciminiere della vecchia centrale di Strada Pianezza, con la riconversione dell'intera area in spazio verde, ed i cui lavori furono terminati nel maggio 2016, con l'inaugurazione da parte delle autorità cittadine. Verso nord, al di là del Corso Ferrara, nella zona detta Continassa, fu costruito (1990) lo Stadio delle Alpi, poi sostituito in toto (2011) dallo Juventus Stadium, quindi il J-Museum, il PalaTorino (o Mazda Palace o PalaStampa), il centro commerciale Area12 Shopping Center, l'Arena Rock, l'area dell'ex-mattatoio di Via Traves (1950-1975), quindi il mercato ittico di Corso Ferrara. Nel 1995, sul Viale dei Mughetti, fu eretta la nuova sede dei Giudici di Pace della città di Torino, mentre in Via Pianezza interno 300, oggi Via Maria Adelaide Aglietta, agli inizi degli ottanta fu costruito il nuovo complesso carcerario - Casa Circondariale "Le Vallette" -, che sostituì le carceri di Torino (le cosiddette "Nuove"), precedentemente collocate nel quartiere torinese di Cenisia. Dal 2011, la Casa Circondariale fu intitolata agli agenti di polizia penitenziaria torinese Giuseppe Lorusso e Lorenzo Cotugno, entrambi uccisi in agguati dai terroristi, rispettivamente nel gennaio 1979 e nell'aprile 1978. Molti dei concerti che Torino ospitò furono accolti nelle strutture della zona settentrionale del quartiere, detta Continassa, a partire dal PalaStampa (oggi in disuso), quindi lo stadio delle Alpi (poi demolito per lasciare spazio all'odierno Juventus Stadium), per finire con l'Arena Rock (ex Mattatoio di Via Traves). La zona Vallette è raggiungibile con la linea tram 3, inaugurata non senza molteplici polemiche ed accesi dibattiti con i residenti nell'ottobre 1987, su percorso protetto lungo tutto il rettilineo di Corso Toscana e successivamente di viale dei Mughetti, scavalcato da tre ponti pedonali e con capolinea nel piazzale Vallette, e con le seguenti linee di Bus e tram: 9/tram (esercita solo in concomitanza di manifestazioni allo Juventus Stadium) 29 bus 32 bus suburbano 59 bus suburbano 62 bus urbano 72 e 72/ bus suburbano 75 VE1 I tre sovrappassi pedonali, fortemente degradati dal tempo e dalle intemperie, sono stati chiusi per motivi di sicurezza nel 2017 e definitivamente abbattuti nel marzo 2019, su decisione del Comune di Torino, mutando definitivamente il volto ed il panorama del quartiere. J-Museum J-Village Juventus Stadium Juventus Training Center (Torino) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Vallette Sito ufficiale della Circoscrizione 5, su comune.torino.it. URL consultato il 16 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2008). Sito ufficiale del centro commerciale Area12 Shopping Center, su area12.to.it.